19. Claustrophobia Johto, Amarantopoli, Casa di Angelo Come un pugno nello stomaco. Angelo osservava quella scena, con quei due che dormivano l’uno accanto all’altra, e qualcosa di insano cominciò a passargli per la mente. Xavier era lì, immobile, con gli occhi chiusi. Vulnerabile. Portò il braccio, quello sano, al fianco e sbuffò, con la televisione che ancora continuava a raccontargli, inutilmente, ciò che era successo quella notte. La spense e vide Xavier aprire gli occhi; dal canto suo, l’inventore non aveva programmato nulla di tutta quella situazione. Non che fosse successo qualcosa. Lo vide, cercò di fare mente locale, di capire dove si trovasse e perché quello lo stesse guardando con tutta quell’acredine. Sentì il profumo dei capelli di Cindy e ricordò rapidamente tutto, e in testa gli balzò l’immagine di quel bacio, interrotto dal fischio della teiera. Ritornò a fissare il volto di Angelo, col braccio rotto e il petto nudo. “Credo mi spetti una spieg
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