Cole si trovava sottoterra ormai da parecchio tempo. Era arrivato al sesto grosso ramo utilizzato come torcia. Non si spiegava il motivo ma, entrando nella stanza successiva, riusciva praticamente sempre a trovare un ricambio alla sua torcia, nel momento in cui quest’ultima sia sul punto di esaurirsi. Così diede alle fiamme l’ennesimo ramo, per poi ricontrollare la sua posizione.
Tramite il calcio del fucile che aveva raccolto dai cadaveri dei Sacerdoti, aveva continuato a fare segni sulle pareti e le rocce delle stanze, senza però riuscire mai a ritrovarne neanche uno. Non ci riuscì neanche quando provò a tornare indietro, non appena superato un antro. Anzi, quella era la cosa più strana: tornando indietro dalla porta d’ingresso di una stanza, si ritornava sempre nella stessa grande sala, al cui centro si stagliava l’enorme pilastro su cui si poteva leggere, a caratteri cubitali, due numeri romani; due enormi “I”, stando a significare due numeri uno.
Cole controllò nuovamente il computer, che non diede la minima risposta. La batteria che era oltre il settanta per cento, era morta d’improvviso una volta entrato in quel posto. Anche l’energia cinetica che accumulava la tuta con il movimento, pareva essere svanita. Nonostante fosse in cammino da molto tempo, non sapeva neanche più lui quanto, il display riportante l’energia totale utilizzabile era addirittura spento. Lì sotto c’era qualcosa che distruggeva ogni forma di tecnologia.
D’un tratto, un fascio di luce investì Cole, partendo da una delle aperture nella nuda roccia. Alle sue spalle, la grossa porta nella terra su cui era visibile un gigantesco bassorilievo di Giratina, sembrò aprirsi all’improvviso.
La luce filtrò all’interno, allontanando l’oscurità. Le restanti tre porte, tuttavia, restarono nell’oblio.
Cole riuscì a vedere il giorno, nell’esterno del mondo. Il Sole brillava alto sulla foresta, in tutto il suo splendore e calore, così tanto che Cole rimase abbagliato e sentì la pelle bruciargli addosso, abituato al freddo glaciale di quel posto.
Si avvicinò, incredulo, all’apertura. Torcia ancora in mano, mentre l’altra andava a tentoni verso l’uscita. Si lanciò verso l’esterno, entusiasta di essere finalmente libero e di rivedere la luce del Sole.
Qualcosa, però, parve bloccarlo dal correre via, permettere alla tuta di ricaricarsi e di trovare un segnale radio con cui chiamare i soccorsi, prima di mettersi in viaggio con Pidgeot.
Si girò verso l’interno della Grotta, sentendo come un richiamo dall’oscurità. Sembrava solo un sibilo del vento, eppure Cole credeva che ci fosse qualcosa lì dentro che stava cercando di trovarlo. La cosa lo inquietava e non poco, soprattutto aggiungendo il fatto che non sapeva come avesse fatto a ritrovare la luce.
“Dannazione, questa non ci voleva proprio. Che cavolo mi prende?” pensò lui, stringendo la Poké Ball di Rhyperior da cui proveniva conforto e calore.
- Che dici, compare, ci buttiamo nell’esplorazione?
La sua mano venne investita da un forte calore, e vibrazioni che erano la manifestazione del ruggito del proprio Pokémon.
- Ottimo, ma tu vieni con me, sia chiaro.
Estrasse la Ball dal cinturone, liberando Ryp. Fuoriuscì con un potente ruggito, imponendosi immediatamente a capo della catena alimentare di quella zona della foresta.
- La tecnologia sembra non funzionare lì dentro, quindi meglio tu mi segua dall’inizio. Inoltre puoi portare molta più legna, meglio non sfidare la sorte.
Cole ordinò a Rhyperior di raccogliere dei vecchi tronchi secchi e ormai morti, che all’occorrenza sarebbero stati fatti in pezzi più piccoli e utilizzati come fiaccole. Inoltre estrasse una grossa radice, anch’essa morta, dal terreno, per poi affilarla con le grosse zanne e consegnare a Cole.
- Sempre meglio che niente… - commentò lui, abbandonando con rammarico il suo fucile automatico preso “in prestito” dai Sacerdoti.
- Non ti preoccupare, Ryp, c’è abbastanza spazio per te, lì dentro. Le porte sono il doppio di te. Ma non hai scuse, quando si torna a casa, dieta!
Raccolse una gran quantità di Bacche varie dagli alberi lì vicini, assieme a una grossa partita di mele, per poi inserire il tutto all’interno del grande spazio vuoto che riempiva le tasche degli zaini che aveva trafugato.
Fatto questo, si avviò all’interno, nuovamente. Stavolta però con una torcia più che consistente e una scorta degna di nota.
C’era pur sempre Rhyperior con lui.
I due, non appena rimisero piede all’interno della Grotta Ritorno, vennero avvolti dall’oscurità. Piombò su di loro come un condor, separandoli all’istante dal mondo esterno.
Cole riprese a camminare, affiancato dal suo Rhyperior. I pesanti passi del Pokémon riecheggiavano in tutto il sistema di gallerie e stanze, facendo vibrare le pareti stesse.
Cole provò nuovamente a procedere in linea retta, poi a zig zag, per poi provare anche ad affidarsi al più disparato chaos, scegliendo una direzione totalmente a caso.
Ma per quanto si sforzassero, i due non riuscirono a ottenere altro che sassi, pietre e stanze che sembravano una identica all’altra, esclusione fatta per il numero di rocce e sassi presenti in ogni stanza.
Ogni tanto ritornavano a visualizzare l’enorme pilastro in pietra che segnava il doppio numero romano. Cole capì che era matematicamente certo che, ogni qualvolta provasse a riprendere la strada da cui fosse arrivato, si ritrovava nuovamente al grande pilastro. Quindi il modo per tornare all’uscita era semplicemente ritornare sui propri passi. E ciò significava ridurre la scelta a sole tre porte. Cosa che però non si rivelò di grande aiuto.
Continuarono per quella che sembrava essere un’eternità, andando di stanza in stanza con le gambe e i piedi dolenti. Poi, quando l’ennesimo tizzone fu utilizzato per accendere l’ennesima torcia, Cole e Rhyperior attraversarono, casualmente, la porta alla destra di quella da cui erano giunti nell’ennesima stanza, ritrovandosi nuovamente d’innanzi al pilastro. Cole perse i successivi cinque minuti a trovare bestemmie sempre più fantasiose.
Poi, mosso da non seppe cosa, si decise a dare uno sguardo al pilastro, notando che i numeri erano cambiati: segnava, in sequenza, un due e un ventotto.
- Allora quello che ho letto su questa Grotta era verità e non solo mito. Quei pilastri sono una specie di collegamento col Mondo Distorto e Giratina. Ecco cosa mi tratteneva qui.
Come evocato dal solo pronunciare quelle parole, Cole avvertì l’aria farsi improvvisamente rarefatta e gelida. Istintivamente, portò la mano alla base del coltello.
- Se è tutto come diceva quel vecchio libro polveroso, questa grotta è un collegamento con Giratina e quei pilastri sono uno dei mezzi per giungere a destinazione. Se non erro, ogni trenta stanze si ritorna a quella di partenza, più o meno; a meno che non si trovino le stanze contenenti tutti e tre i pilastri e, quindi, si giunga da Giratina.
Cole analizzò meglio il pilastro, per essere sicuro delle sue supposizioni.
- Quindi ho solo altri due tentativi, prima di dover ricominciare tutto daccapo. Sono nella merda…
Cole, pensieroso, osservò per brevi istanti il numero ventotto, per poi avere ciò che lui narrò come “la sua illuminazione”.
- A meno che… - indirizzò lo sguardo verso di Rhyperior, con una scintilla negli occhi che il suo fedele Pokémon riconosceva fin troppo bene.
- Ryp, dato che sei così bravo nell’usare Perforcorno, per caso ti andrebbe di scavare un po’?
Base segreta della Resistenza, località confidenziale, nome in codice “New Hope”
Non appena i prigionieri liberati furono coi piedi per terra, vennero accolti da centinaia di persone, fra urla e applausi. Immediatamente venne dato loro cibo, acqua, e qualsiasi cosa di cui avessero necessità o bisogno. Poi vennero portati nei loro alloggi dove, uno alla volta, vennero interrogati per ottenere informazioni su loro familiari o conoscenti che potessero essere ancora in vita e quindi salvati a loro volta. Non venne chiesto loro nulla di personale che non volessero rivelare, al momento avevano solo ed esclusivamente bisogno di riposo. Tutta New Hope parve mettersi a loro disposizione. Eccezion fatta per Blue. Lei era ancora al limitare della foresta, da cui avrebbe potuto vedere arrivare Green.
Era stato riferito ormai da tempo, tramite contatto radio con le truppe inviate come squadra di recupero, che Green aveva preferito restare indietro e coprire la ritirata agli altri, mentre Cole si occupava di altri Sacerdoti nel cuore della foresta. Non era per niente in pena per quest’ultimo: era fin troppo coriaceo e a suo agio sul campo di battaglia, per poter essere fatto fuori. Inoltre aveva il Pidgeot di Green con lui, che l’avrebbe riportato a casa sano e salvo.
E poi, cosa fondamentale, Green era il suo uomo.
Così Blue attese per più di un’ora dall’arrivo dei prigionieri, prima di poter vedere un piccolo bagliore rosso stagliarsi nel cielo, visibile fra le nuvole, nell’ora che precede il calare delle tenebre.
Nonostante fosse molto lontano, impiegò quasi un tempo nullo a giungere fino al punto in cui sostava Blue. Al suo passaggio le nuvole si deformavano per poi creare delle spirali attorno alla traiettoria del Pokémon di Green: volava a velocità così elevata da sembrare fendere lo stesso cielo.
Si bloccò d’improvviso a mezz’aria, investendo Blue di una forte raffica di vento che andò a scombussolarle l’orologio interiore, oltre la capigliatura già discutibile di suo.
Green scese dal suo Charizard, che era ancora nella sua forma Megaevoluta, per poi farlo rientrare nella Pokéball e fargli godere il meritato riposo.
Blue gli corse incontro, tempestandolo di domande.
- Come stai? Cole che fine ha fatto? È successo qualcosa di grave laggiù? Sei ferito?
Blue continuò ancora a lungo, sparando parole a raffica, mentre Green si avvicinava a sua volta, spegnendo l’udito.
Arrivò nei pressi della sua donna, per poi spostarle dolcemente una ciocca dal viso, e baciarla.
Lei inspirò a fondo, assorbendo l’essenza di Green e facendola sua, portando il cuore a trentamila giri.
- Lo hai fatto apposta, vero?
- Cosa? – sorrise Green.
- Il vento, hai detto a Charizard di farlo solo per potermi dare quel bacio. Mi hai rovinato la pettinatura.
- Forse – Green sorrise ancora – Avete avuto notizie di Cole?
Cinse Blue con un braccio attorno alle spalle, per poi controllare eventuali comunicazioni archiviate sul suo computer.
- No, ancora niente da lui. Credi che… gli sia successo qualcosa?
- A Cole? Impossibile, quel bastardo non muore mai. Io vado a farmi una doccia, ne ho un bisogno fisiologico. Se entro un’ora non si sa niente dimmelo, torno lì.
- Perché sempre tu? È pericoloso, ci sono un sacco di uomini ben addestrati e – Green le fece segno di no con la testa.
- È il mio partner, è mio dovere pensare a lui. Finito il tempo a sua disposizione, tornerò lì a cercarlo.
- Inutile provare a farti cambiare idea, vero?
- Direi di sì.
- Allora meglio non sprecare il nostro tempo: abbiamo un’ora.
- Un’ora per? – chiese Green, sicuro di essersi perso qualche dettaglio.
Blue si alzò sulle punte dei piedi, avvicinando la sua bocca alle orecchie di lui, come a marcare la segretezza di quel che stava per dire, quasi sussurrando.
- Per farci la doccia.
Grotta Ritorno, in prossimità dell’antro di Giratina.
- Wohooooo – urlò Cole, fra la polvere e i detriti che fluttuavano nell’aria, roteando e rombando attorno alla sua testa.
Rhyperior si stava aprendo una strada all’interno dell’infinito labirinto generato dalla follia del chaos di Giratina, perforando e polverizzando le rocce più solide come fossero fatte di carta straccia. Il suo corno roteava all’impazzata e, l’enorme energia prodotta dal Pokémon, era tale da creare un’aura azzurra che avvolgeva il suo corpo, partendo dal corno e generando delle spirali di energia pura che polverizzavano ogni cosa che veniva in contatto con loro. Erano quest’ultime a proteggere Cole dall’enorme quantità di detriti che volavano via.
Rhyperior aveva iniziato lentamente, per tastare la resistenza di quei locali ma, una volta capito che non correva alcun rischio, si lasciò prendere dall’euforia e dalla furia incontenibile. Correva a tutta forza, con il capo chino e il corno spinto in avanti, mentre le braccia erano incassate sui fianchi, per ridurre la porzione di corpo a contatto con la roccia.
Così facendo, passarono di stanza in stanza, devastando tutto al loro passaggio. Un paio di volte Cole sentì le cavità da loro attraversate crollare e implodere su loro stesse.
Continuarono così finché, dopo una serie infinita di demolizioni e urla e grida di gioia, si ritrovarono in un’enorme sala, mai vista prima.
Rhyperior precedette l’ordine di Cole e si arrestò, lasciando che l’aura azzurra scomparisse lentamente, dando il tempo a Cole di approfittare della luce emessa per poter riaccendere delle fiaccole. Si avviò verso il cuore dell’immensa sala, il cui soffitto si perdeva nell’oscurità diverse decine di metri sopra le loro teste. A parte le mura da cui erano arrivati con una breccia, non si vedeva altro. Camminò per diversi minuti, sforzandosi di tenere una linea retta nonostante lì non ci fosse alcun metodo per orientarsi. Neanche un misero sasso da prendere come riferimento.
Poi, finalmente, dall’ombra iniziò a spuntare un pilastro. Cole ci si avvicinò, leggendoci il numero tre, in romano, non seguito però da altro.
- Strano… le coppie dovevano essere due.
Al suono della sua voce, un potente fascio di luce illuminò una porta distante, sulla sua sinistra. Non riuscì a vedere l’origine della luce, e questo lo snervava abbastanza.
Ma ormai si era spinto fin troppo oltre per restare sul posto. Se Giratina o chiunque altro voleva che lui passasse per quella porta, trappola o meno, lui non si sarebbe tirato indietro e, nel caso necessario, avrebbe sventato qualunque attacco.
Quindi ci si lanciò incontro quasi correndo, seguito a ruota da Rhyperior.
I due percorsero la grande volta su cui erano visibili diverse incisioni raffiguranti entrambi gli aspetti di Giratina, affiancati da una specie di grosso gioiello che emanava un debole bagliore grigio, nonostante fosse solo un’incisione.
Una voce gli penetrò dritto nel cervello, parlandogli con voce autoritaria e ferma.
- Hai l’opportunità di avvisare i tuoi compagni del tuo stato di salute. Starà a te riuscire a rivederli o meno. Quindi decidi se utilizzare ora il tuo misero aggeggio elettronico o continuare oltre. Tocca l’immagine della Grigiosfera e potrai utilizzarlo.
Cole non ci pensò su due volte e si fidò del suo istinto. Presse il palmo contro la tenue luce grigia, affondando nella nuda pietra. Il suo computer portatile si accese, già inoltrando la chiamata a Green.
Preferì non perdere tempo e quindi, invece di aspettare una risposta, si limitò a lasciare un messaggio.
- Ehy, Green vecchio mio, qui parla Cole. Non preoccuparti per me, ho superato un bel po’ di merda ma sto benone. Più o meno. Io e Ryp ci troviamo adesso nella Grotta Ritorno, i Sacerdoti sono KO ma ho ancora qualche questione da svolgere qui. Quindi non ti preoccupare, sarò di ritorno a breve. Ah Blue, so che stai ascoltando e sarai molto in pena per me, ma non ti preoccupare, sto benissimo. E dato che ti voglio bene, volevo avvisarti che ho “preso in prestito” una collana davvero niente male da uno dei Sacerdoti morti: era una lei, bel culo e tette ma sparava di merda. Ok ora vado, pace a tutti e fate il tifo per il grande Cole!
Cole estrasse la mano senza fatica, nel mentre il computer andava spegnendosi.
Sentì dei movimenti provenire dalle proprie spalle e vide che Ryp se n’era accorto a sua volta. Non ci pensò due volte, lì sotto nulla poteva essere amichevole.
Con un solo scambio d’occhiate Cole diede il comando a Ryp, il quale sparò con violenza immane due grossi sassi dai palmi delle mani, generando una Sassata letale, diretta contro il loro nuovo ospite.
I due sassi si infransero e disintegrarono a mezz’aria, colpendo quello che sembrava uno scudo di energia violastra.
Cole estrasse il coltello, mentre Ryp si mise in posizione difensiva, aumentando notevolmente la densità della sua corazza.
Un essere umanoide si mostrò alla luce della torcia di Cole, avanzando lentamente e con passo sicuro. Appena fu più vicino alla fonte di luce, Cole capì che non era ovviamente umano, dato che aveva una coda viola che si univa poi al ventre e il resto del corpo, completamente grigio. Lui si arrestò, mostrando i suo occhi luminosi, viola.
- Vedo che hai preferito inviare il messaggio – proferì lui, mentalmente.
La voce era maschile, profonda e seria.
- Sì, è stato grazie a te? – chiese Cole.
- Diciamo che è stata una cortesia, prima di procedere.
- Procedere con cosa?
- La valutazione – sentenziò lui, mostrandosi più aggressivo del dovuto.
- Non abbiamo certo paura di una copia cinese di Freezer.
- Dovresti – disse, iniziando a levitare a mezz’aria.
Gli occhi gli brillarono di un blu intenso, mentre le mani si proiettavano davanti al suo viso, protese verso Cole e Rhyperior.
- Io, sono Mewtwo.
- Hancock
Commenti
Posta un commento