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Linnea - Bulletproof Cupid - 3 - Never thought I'd fill with desire (My Sweet Prince)

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M y s w e e t p r i n c e
(never thought i’d fill with desire)



Contiene: porn without plot, la prima volta da bottom di Gold.
Cronologicamente si trova tra Exit Wounds e Lost Without a clue.




Quando Gold gli aveva telefonato per avvertirlo di non avere il cuore di lasciare l’uovo che faticava a schiudersi senza la sua supervisione Silver ci aveva messo meno di tre ore prima di presentarsi alla pensione con un panetto di Hashish nelle mutande. Avevano rollato due canne e per questo ora che erano saliti al piano di sopra Gold si sentiva un po’ cretino, facendo il verso che faceva quando mangiava i cheeseburger mentre mordeva il culo bianco e nudo che Silver gli aveva involontariamente messo in faccia nel tentativo di tirarsi su le mutande dopo una doccia frettolosa.
“Ahi! Coglione” aveva fatto lui dandogli uno schiaffo più forte di quanto intendesse mentre saltellava con la stoffa nera dei boxer stretta attorno alle cosce.
“Staresti bene con un tanga” fece come se stesse parlando del tempo, Silver si fermò coi pantaloni della tuta attorno alle ginocchia e lo guardò con aria disinteressata.
“Non ti facevo il tipo di persona che apprezza gli uomini in lingerie”
“Non li apprezzo” Gli occhi di Silver divennero due aghi argentei mentre lo guardava con aria omicida, la risata di Gold riverberò nel suo petto nel tentativo di essere trattenuta; sfottere Silver era il suo passatempo, insieme a quello di fargli male – non così tanto da soffrirne davvero, ma quanto bastasse per farlo imbestialire. Gli stringeva le dita e le piegava all’indietro fino a costringerlo in ginocchio, gli pizzicava la pelle morbida all’interno del braccio, quella dietro il collo. Nel suo stato fattissimo pensò che magari avesse potuto davvero offenderlo dandogli della femminuccia, quello tra di loro era un discorso abbastanza sensibile e Silver aveva continuato a vestirsi in silenzio.

Quando gli anziani gli avevano passato la pensione aveva anche ereditato la casa al secondo piano dello stabile, in stile giapponese coi fastidiosissimi separé di carta e le stanze microscopiche e un kotatsu rotto. Aveva buttato fuori un sacco di cianfrusaglie ed era riuscito a spremere dentro la stanzetta più grande una brandina col materasso sottile sottile nel quale chiunque avesse il turno di notte potesse riposare. Silver gli dormiva addosso comunque, con lui dormiva solo con le mutande perché lo faceva morire di caldo e i suoi capelli gli finivano puntualmente in bocca.
“Oh” gli fece, Silver continuò ad infilarsi i suoi calzini dispari, uno a righe e l’altro nero e così consunto da essere a tratti trasparente.
“Mi mozzichi il culo e poi mi dai della femmina” fece, avvicinandosi a lui con uno sguardo crudelissimo. Gold afferrò il cellulare ed aprì l’app di amazon.
“Barbie, le mutande te le prendo rosso scuro che sei troppo pallida per il nero”. Prima ancora che potesse digitare niente nella barra di ricerca Silver gli aveva già tolto l’iPhone di mano, aveva iniziato a spingere le mani dentro il suo spazio personale nel modo che sapeva odiava e Gold aveva insintivamente cercato di allontanarsi piegandosi. I suoi muscoli bruciavano e protestavano sotto lo sforzo atroce che doveva fare per sostenere il busto in quella posizione scomoda, per un attimo cedettero quando Silver gli strizzò con forza un capezzolo per vendicarsi, così come aveva fatto tante altre volte quando erano adolescenti e non riusciva a prevalere sulla forza fisica dell’altro mentre litigavano. Le spalle di Gold sbatterono sul muro e lui si riprese, appallottolandosi sul lettino che protestava animosamente sotto i suoi novantatré chili che si agitavano come un pesce fuori dall’acqua, e cercò d’afferrare l’altro per il cavallo dei pantaloni e riprendere il dominio di quella lotta assolutamente cretina.
“Ah, cristo” fece Crystal dall’uscio, apparendo nel raggio visivo di Gold quando Silver saltò indietro per scansarsi dalla sua mano molesta.
“Che schifo. Torno dopo, o mai”
“C’è scritto accesso riservato solo al personale per un motivo, Crys”
E tu mica fai parte del personale”
“Non stavamo facendo niente”
“Certo, sì”
“Mi ha detto che sono femmina” Silver gli diede un coppino per buona misura, Crystal grugnì cercando di non ridere e ritornò nel corridoio.
“Mi avevi detto saresti rimasto alla pensione, non pensavo di trovarvi a fare le cosacce sul lavoro”
“Non stavamo facendo proprio un cazzo!”
“Elm mi ha detto di portarti un uovo, l’ho lasciato sul bancone”
e sicuramente sul bancone di legno, all’interno di un contenitore c’era un uovo dai ghirigori esotici.
Gold lo esaminò da vicino con interesse, quasi schiacciò il suo naso contro il vetro.
“Hai idea di cosa sia?”
“No, ma ci vorranno circa sei settimane per saperlo con certezza” Gold lasciò l’uovo al caldo, insieme all’altro che faticava a schiudersi nella piccola sala sul retro della pensione, poi andò a prendere un testo grosso quanto un mattone e lo sfogliò velocemente.
“Non ho mai visto nulla di simile”, commentò, infilando il naso tra le pagine plastificate.
“Elm dice di esserne venuto in possesso dopo un blitz a Violapoli, era in mezzo alla sporcizia in una stalla, insieme a Pokémon rari di Unima e Alola
destinati alla vendita illegale
“Ah, sì. Da noi è arrivato uno Zorua piuttosto traumatizzato e malato, è uno strazio fargli le iniezioni”
“Senza nessuna informazione non so a che temperatura lasciarlo a covare, porca miseria...”

Crystal se n’era andata quando Gold s’era messo a chiamare un contatto dopo l’altro per ottenere più informazioni riguardo l’uovo, facendo ogni tipo di ricerca al computer e tentando di ricostruire con Elm le circostanze in cui era stato trovato per cercare di capire di che tipo fosse. Alla fine Elm si era convinto fosse un tipo normale, roccia o volante, che non avesse bisogno di essere covato in condizioni particolari data la sua sopravvivenza in un contesto nel quale nessun Pokémon lo aveva riconosciuto come suo e lo aveva covato, ma comunque abbastanza caldo e umido. Lo aveva lasciato accanto al Poochyena che il proprietario aveva lasciato perché debole – a Gold saliva il sangue in testa solo a pensarci – avvolto in una coperta pulita sotto le luci.
Mentre continuava a lavorare al pc Silver s’era messo alle sue spalle a guardare i suoi soliti anime a volume bassissimo, sospirando si voltò e lo guardò con aria desolata.
“Mi dispiace che tu debba passare tutto il tempo qui. Se vuoi riposare perché non vai a casa?” Silver poggiò il tablet sul pavimento accanto a lui e arricciò leggermente il labbro.
Pensavo di stare qua con te...” Si alzò dal letto con un colpo di reni, lo abbracciò.
“Hai l’aria di uno che non dorme da giorni, se vuoi restare qui ti lascio il letto e controllo io le uova” Gold sospirò sulla spalla di Silver, nonostante non se ne fosse lamentato erano giorni che quell’uovo di Po
ochyena non gli faceva chiudere occhio; l’idea che morisse lo terrorizzava, sarebbe stata in ogni caso colpa sua. Nei mesi in cui erano stati separati aveva dimenticato il conforto che potesse dargli il semplice contatto fisico con Silver. Faticava a riabituarsi a quella sensazione di calore e morbidezza che lo avvolgeva ogni volta che Silver gli stava vicino, sospirava e si lasciava stringere.
“Alzati” fece, afferrandolo per i lembi della felpa ai fianchi e forzandolo ad alzarsi.
“Poco fa mi hai dato della femmina, adesso ti faccio vedere” per un istante Gold si era dimenticat
o della loro piccola zuffa poche ore prima, ricadendo sul letto ogni risposta intelligente gli morì in gola quando Silver si chinò fra le sue gambe ed iniziò a spingergli i pantaloni giù per le cosce.

Silver era spesso ritenuto un lupo solitario perché la gente che non si sottometteva a lui gli dava l’impulso di sragionare, anche se sempre non lo dava a vedere e cercava semplicemente di farsi i fatti suoi. Nonostante tutto, per il bene di Gold almeno a letto aveva messo da parte quel suo lato, ma visto che Gold si divertiva a scimmiottare la sua virilità gliel’avrebbe data a vedere.
Allora, ad essere onesti Silver aveva un tipo di uomo che lo faceva impazzire, e quel tipo di uomo era colui capace di tenergli testa caratterialmente e più grosso di lui, sicché potesse dominarlo fisicamente. Gold soddisfava entrambi questi due requisiti e Silver non si lamentava affatto del loro arrangiamento, tuttavia si trovò più eccitato che mai all’idea
di stare sopra dopo due mesi in cui a stento riusciva a camminare dritto.
Gold non disse niente quando mentre glielo succhiava gli infilò un dito dentro, lo faceva abbastanza spesso che ormai era diventata routine,
al secondo dito alzò la testa dal cuscino con le sopracciglia così aggrottate da formare un’ombra inquietante sui suoi occhi nella poca illuminazione della stanza.
“La smetti?” Silver ghignò attorno al cazzo nella sua bocca e piegò leggermente le dita, facendolo sobbalzare.
“Ahi! Smettila, deficiente, non mi piace” Gold si ritirò, sedendosi più indietro per prendersi un po’ di spazio, Silver non gli lasciò respiro seguendolo sul materasso che si lagnò sotto i loro quasi duecento chili combinati, l’erezione nascosta dai pantaloni che gli pesava tra le gambe.
“Mi hai dato della femmina” fece, “forse è meglio se ti ricordo che non lo sono affatto”. Gold credette che fosse davvero incazzato, ma uno sguardo gli bastò a capire che non ci fosse vera rabbia dietro le azioni di Silver, bensì quella era solo una scusa. Ugh, aveva cercato di ignorare la cosa, sperando che Silver non gli chiedesse mai di scambiare le dinamiche, la sola idea di avere qualcosa di tanto grosso infilato nel didietro lo repelleva. Sent
ì la frustrazione dibattersi nel suo ventre, proprio ora che aveva bisogno di una scopata Silver si metteva a tirare in ballo ‘ste discussioni delicate. Il rosso sembrò leggergli nella mente perché gli fece quel suo mezzo sorriso da cretino che si crede sexy (non lo era, il suo cazzo non si era irrigidito per quello) e lo spinse nuovamente sdraiato sul letto, gli promise varie cose e ciò che gli interessava fu solamente la sua bocca che si riallacciava al suo pisello facendogli girare gli occhi all’indietro, quelle maledette dita di nuovo a premergli contro la prostata, nonostante tutto.
Prima di rendersene conto s’era ritrovato in ginocchio, cercando di non sbattere contro al muro quando Silver s’era infilato un preservativo di fretta e furia e gli era entrato dentro. La pressione aveva fatto breccia sulla scia del lubrificante, poi il rosso lo aveva preso per il
collo e lo aveva sbattuto contro il materasso, la faccia schiacciata sul cuscino e lui che si faceva leva sul suo corpo, piegando ad angolo retto una gamba per scoparlo come se sapesse perfettamente dove puntare per farlo godere – cosa che probabilmente sapeva. Ad ogni spinta la pressione dentro di lui aumentava piacevolmente, ogni volta che si ritirava la pelle d’oca lo faceva trasalire, e così per minuti interi in cui gli unici suoni erano il cigolìo del letto rovinato, i loro respiri tesi e i loro corpi che si incontravano con un suono sordo e sottile. Silver aderiva completamente alla sua schiena, i suoi gemiti leggeri erano spinti contro al suo orecchio bollente mentre con una mano gli stringeva i testicoli e con l’altra lo teneva fermo per un fianco. Senza che se ne accorgesse proprio quella mano che lo teneva fermo lo afferrò e cominciò a masturbarlo, ribaltando totalmente il modo in cui percepiva il piacere. Sentiva Silver godere sopra di lui, usarlo come un giocattolo, sentiva la pressione e quella sensazione totalmente nuova, era terribilmente eccitato e nelle sue mani, adesso che quella mano callosa aveva iniziato a stringerlo in quel modo che amava Gold si ritrovò a gemere senza rendersene conto, dalla sua gola uscì questo suono totalmente incontrollato e involontario, e i muscoli della sua schiena si rilassarono e Silver dovette fare del suo meglio per reggersi su. Nel petto il cuore di Gold si dibatteva istericamente, un calore sconosciuto lo stava rapendo e il suo cervello ci mise un po’ a processare ciò che il corpo ed il suo inconscio gli stavano dicendo: gli piaceva, gli piaceva da impazzire; Silver se lo stava scopando con la stessa facilità con cui ci si scopa una ragazza e a lui stava piacendo; Silver aveva preso il comando e lo teneva bloccato in quella posizione e lo stava annichilendo ed i suoi fianchi facevano un suono lezzo ed osceno e schifosamente eccitante ogni volta che sbattevano contro il suo didietro, quasi trovava conforto nel non doversi preoccupare di niente se non stare fermo e lasciarsi fottere, finalmente non aveva la coscienza sporca perché Silver finalmente stava sopra così come voleva e lui non gli aveva negato il sesso che voleva, e Silver gli gemeva all’orecchio, così vicino e caldo, e la sua voce erotica e bassa lo faceva impazzire e-
Gold si forzò indietro, sgroppò Silver e finì per sederglisi in grembo mentre si veniva sugli addominali. Non voleva venire sulle lenzuola che avrebbe dovuto lavare qualcun altro.
“Ahhhhhh, cazzo” faceva Silver dietro di lui, ovattato dal suo peso, mentre veniva e si dibatteva cercando un po’ di frizione in più.
Gold si spostò e afferrò la confezione di kleenex che avevano lasciato cadere accanto al lettino, Silver si era già liberato del preservativo e con tutta la tranquillità del mondo lo aveva appallottolato in dei fazzolettini e lo aveva lasciato cadere sul pavimento. La sua voce vibrò nel petto nell’abituale colpo di tosse post-coito. Se ne stava sdraiato sulla branda con le mani sullo stomaco e il rossore che si dissolveva dal suo petto ed il collo sottile. Senza dire niente Gold si infilò la prima cosa capitatagli in mano e scese le scale per l’ambiente schiusa; il Poochyena aveva scelto proprio quel momento per sbirciare il mondo dalla crepa che aveva allargato nel suo guscio. Il sollievo e l’emozione gli ribollivano nel petto mentre lo aiutava a liberarsi dei resti del suo involucro, avvolse il cucciolo umidiccio nella copertina e lo strinse leggermente.
“Ciao, piccolino...” Il cucciolo aprì la rosea bocca sdentata e vagì in risposta.
Due braccia serpentine lo avvolsero alla vita nuda, accarezzando delicatamente i suoi addominali e la striscia di peluria che dal suo ombelico si tuffava sotto i pantaloni di tuta rubati a Silver. Lui, delicatamente, amabilmente, gli baciava il collo; privo di malizia.
“Lo terrai?”
“No, una pensione non è adatta ad un Pokémon di tipo buio. Gli troverò un buon partner”, voltò il collo in quella posizione scomoda per baciarlo
e il cucciolo guaì toccandogli il petto con una zampetta come un batuffolo di cotone, Gold si sbrigò a nutrirlo con una soluzione adatta a lui in un biberon, dopo averne accuratamente calcolato le dosi a seconda del peso. Lo lavò in acqua calda, lo sistemò in una gabbietta riscaldata; dall’altra parte, nella sua gabbietta apposita un Mime Jr. gli faceva compagnia. Anche l’altro uovo era in salute, il calore della vita al suo interno iniziava a trasparire attraverso il guscio, insolidito, più colorato. Senza accorgersene scaricò tutta la tensione di quell’ultima settimana, così velocemente lasciò il suo corpo che i suoi muscoli rimasero molli e per la prima volta in molto tempo ebbe voglia di coricarsi e semplicemente, dormire.
I capelli di Silver sul cuscino erano puliti e morbidi, le sue labbra pallide perfettamente piene, morbide, pronunciate; era la prima volta in molto tempo in cui non erano screpolate al punto di sanguinare.
Si liberò dei pantaloni, si arrampicò sul letto incurante della sua nudità, per istinto le braccia di Silver si ritrovarono attorno al suo torso; la foresta di ciglia rosse schiusasi per mostrare le lune dei suoi occhi. Le sue dita lunghe tracciavano sentieri tra le vallate dei suoi muscoli dorsali, fuori dalla finestra il temporale estivo ammutoliva il canto dei Pokémon insetto con il gentile fruscio dell’acqua, la temperatura che si abbassava dolcemente e stemperava il legno solido e caldo in cui era costruita la pensione. Sotto le lenzuola consumate la pelle fresca di Silver era confortante, in una sua mano le ciocche di capelli corvini si anellavano alle sue dita. Non poté far altro che accoccolarglisi ancora più impossibilmente vicino, scavando un posticino per la sua testa nell’incavo del mento del rosso.
“Mi schiacci”, gli ricordò Silver.
Ti amo” gli rispose lui.
“Oggi sei di buon umore”, comment
ò allora il rosso, nel suo tono scherzoso la nota estasiata non gl’era sfuggita.
“Mi sento molto meglio rispetto a prima”, commentò semplicemente Gold.
“Le magie del sesso anale, huh” Il pugno lasciò un leggero livido sulla spalla di Silver.

Note:
My sweet prince dà così tanti spunti che ho avuto problemi a scegliere a quale ispirarmi, hahaha. Sicuramente questa sarà la prima di molte altre shot ispirate a questo capolavoro di canzone.

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