La notte passò più in fretta del previsto; era molto tempo che Kyle non riuscisse a dormire in modo così sereno e tranquillo, senza la paura di risvegliarsi con una squadra di Sacerdoti tutt’attorno. Passò la notte all’aperto, si addormentò osservando le stelle, per poi sognare l’ultima cosa che vide in cielo. Dopo tutto quel tempo, l’essere bianco che aveva sognato ad occhi aperti nella tenda di Earl, si era rifatto vivo nella mente di Kyle.
Come la prima volta, Kyle si trovò circondato da luce bianca, gli sembrava di camminare nel vuoto e di volare su di una grossa pedana fatta di pura energia luminosa. Lui, si trovava a pochi metri di distanza da Kyle, imponente nel suo splendore. La luce che emanava era così potente da disintegrare i limiti tangibili del suo corpo e distruggere la sua immagine agli occhi di Kyle che, così, si ritrovava a dover osservare una figura del tutto indistinguibile.
Quella notte, però, fu l’essere ad avvicinarsi a Kyle. Ogni passo da Lui fatto, rendeva il ragazzo più resistente ai fasci di luce che colpivano la retina dei suoi occhi. Alto almeno il triplo di Rhyperior, Lui si fermò a pochi passi da Kyle, sovrastandolo di decine di metri.
Il ragazzo provò a parlare, a esprimersi e a chiedere chi egli fosse ma, nonostante i suoi sforzi, dalla sua gola non fuoriusciva una sola sillaba. Era come bloccato, inerme e vulnerabile.
Ma non aveva paura, sapeva di non doverne avere. Non riusciva a spiegarsene il motivo, ma era sicuro che l’essere fatto di luce fosse un suo amico, qualcuno di cui ci si potesse fidare.
Fu proprio quando Kyle iniziò a pensare di chiedergli il suo nome, o almeno provare a chiedere, che Lui lo irradiò con tutto il suo splendore. Davanti agli occhi di Kyle comparve un bellissimo cielo del mattino, col Sole di mezzodì che splendeva sulla natura e la vita libera e selvaggia. Delle nuvole si scostarono dalla vista che aveva dall’alto della terra, rivelando la figura di un’imponente torre bianca, eretta come a sfidare il cielo. Kyle provò ad allungare un braccio, cercando di raggiungerla per poi coglierla come si coglie un fiore in un bel giardino, quando tutto scomparve. Ci fu di nuovo un potente lampo, poi ritornò nella sala di luce dove aveva avuto inizio il suo sogno. Lui era ancora lì, intento a fissarlo. Ci fu come un gemito nell’aria, un sussurro di dolore, poi Lui rispedì Kyle indietro, ricongiungendo la sua mente col corpo. Poco prima di veder tutto dissolversi, Kyle fu in grado di scorgere per un’ultima volta l’entità luminosa: due grosse ali bianche si stagliarono nel cielo, poi calò nuovamente il buio.
Kyle si svegliò di soprassalto, con la sensazione di essere precipitato dalle profondità dello spazio, fin sulla Terra e poi ripiombare nel suo corpo. I suoi Pokémon e Hoothoot dormivano placidamente, il Sole stava ancora acquisendo potenza, come una lampada a incandescenza, appena svegliato dal suo riposo notturno. Nonostante questo, New Hope era già sveglia e libera della brina mattutina. Il vento portava alle orecchie di Kyle le prime voci, quasi dei sussurri, provenienti dai lunghi e intrecciati sentieri fra le case della gente. La cittadella stava lentamente riprendendo vita.
Kyle preferì non perdere tempo, aveva bisogno di parlare con qualcuno del suo sogno, finché fosse stato ancora vividamente impresso nella sua mente. Si alzò, destando dal sonno i suoi compagni.
Hoothoot stiracchiò le ali, prima di lanciarsi in aria e sgranchire il corpo. Descrisse dei cerchi concentrici mentre si alzava sempre più in alto, volteggiando sulle loro teste. Kyle lo osservò per qualche istante, rapito dalla sua capacità di librarsi in aria e, libero da ogni pensiero, volare via da tutto e seguire solo il suo desiderio di volare sulle ali del vento. Arcanine lo riportò nel mondo reale quando, per scrollarsi di dosso la rugiada notturna, lo colpì con una pioggia di acqua gelida.
- ‘Giorno, ragazzi – esordì Kyle, vedendo che i tre fossero svegli.
- Devo assolutamente vedere Sur o Cole, ho fatto uno strano sogno e devo raccontarglielo. È troppo strano sognare due volte quel tizio, senza che significhi qualcosa… - il ragazzo, colto dal dubbio, iniziò a credere di essere ancora sotto l’effetto di Mismagius.
- Visto che mi trovo qui vicino, proverò prima da Cole. Forza, andiamo.
Kyle iniziò a camminare, con le gambe ancora molli e deboli per la dormita. Arcanine recuperò immediatamente terreno, portandosi alla sua destra, con Riolu sempre appollaiato sulla sua testa. Hoothoot si librava ancora nel cielo ma, ogni volta che Kyle lo osservasse, notava sempre che il Pokémon non li perdeva d’occhio.
Non ci misero molto a tornare nei pressi della periferia della cittadella, dove Cole aveva stabilito la sua casa. Kyle non ricordava esattamente la strada percorsa la sera prima e se non fosse stato per l’aiuto di Hoothoot, ci avrebbe messo molto più tempo a ritrovarla. Il Pokémon volante si librava in aria poco più avanti dei tre, fermandosi a ogni svolta da prendere, girandosi indietro per assicurarsi di essere seguito. Così riuscirono a giungere molto più facilmente davanti alla casa di Cole. Hoothoot li aspettava già lì, appollaiato sui rami di un grosso melo, le cui foglie gettavano nell’ombra la facciata della casa color giallo chiaro. Kyle non perse tempo a cogliere ulteriori particolari e andò a bussare immediatamente alla porta, ripetendo mentalmente i vari passi del suo sogno, per evitare di dimenticarsi il tutto. Dall’interno provenne la voce delicata di Daisy, che incitava ad attendere un momento. Subito dopo seguirono un paio di imprecazioni da parte di Cole, per il disturbo a prima mattina.
La porta si aprì di scatto, quasi volando dai cardini.
- Oh, eccoti qua ometto – Cole gli diede un paio di pacche sulla spalla, smontandogli la colonna vertebrale.
- Zio, quanto ne capisci di interpretazione di sogni?
- Come mai una domanda simile, di prima mattina?
- Ho fatto uno strano sogno. Molto strano.
- Hai sognato Suraji nudo?
- Chi? – chiese Kyle, con un’espressione del tutto estraniata dal concetto.
- Sur, in realtà si chiama Suraji. Ma non chiamarlo così, potrebbe ucciderti.
- N-no, ho sognato un Pokémon, con tanta luce e altre cose. Però la cosa strana è che ho avuto una visione, credo, dello stesso Pokémon quando sono andato nella tenda di Earl, assieme a Sur.
- Sei sicuro fosse lo stesso Pokémon? – Daisy si intromise nel discorso, incuriosita e preoccupata allo stesso tempo.
- Sì, ne sono sicuro. Daisy tu cosa ne pensi?
- Non è nostra competenza. Earl era molto colto su queste cose, la sua famiglia era specializzata in antiche leggende e miti – Cole espresse il suo pensiero ad alta voce.
- Credi che Sur sappia cavarci qualcosa? – Daisy s’intromise nuovamente, stavolta con più energia.
- Non c’è cosa che quell’uomo non sappia. Dubito che Green, Blue o chiunque altro sia in grado di darci una risposta, se Sur non ne sarà in grado. Kyle, dopo pranzo ti ci porto io, adesso ho un Mismagius da inserire fra i Pokémon addetti alla barriera psichica che elude ogni metodo per entrare qui in città.
- Non ti preoccupare, Cole. Porto io Kyle da Sur, non avrei nulla da fare in qualsiasi caso. E poi, sono curiosa di sentire ciò che ha sognato. Datemi solo il tempo di vestirmi e rendermi più presentabile.
Daisy si voltò di corsa e si lanciò in direzione del bagno, dove poco prima aveva lasciato i suoi vestiti per il giorno in corso.
- I tuoi capelli sono bellissimi anche da selvaggi – commentò Cole, mentre Daisy si chiudeva la porta alle spalle.
- Fottiti – urlò di rimando quella, prima di scomparire nel vapore della doccia bollente che la stava aspettando.
- Ah le donne, come non amarle – Cole scosse la testa, trattenendo a stento una risata.
- Su, ragazzo, non restare qui sull’uscio. Entrate pure tutti, dovete fare una bella colazione, è il pasto più importante di tutta la giornata.
Cole li invitò a entrare, spalancando la porta e indicando il tavolo, già imbandito di qualsiasi tipo di cibo potesse venire in mente a una persona: dal bacon con uova alla frutta, era praticamente possibile trovare di tutto.
- Pensavo saresti passato di qui e, colta la possibilità, ho chiesto un favore a Bryan per farti trovare una bella colazione. Quanto tempo era che non la facevi per bene?
- Cole, credo di non aver mai visto così tanto cibo in vita mia.
Mentre i due parlavano, Arcanine e Riolu si fiondarono sulla tavola, iniziando a razziare il tutto.
Kyle uscì fuori casa per poter chiamare Hoothoot e farlo unire al banchetto. Il Pokémon, non appena lo vide, si alzò in volo e andò ad appollaiarsi sul braccio che Kyle gli offrì. I due entrarono all’interno della casa e Cole chiuse la porta. Kyle raggiunse i suoi Pokémon al tavolo, concedendosi una delle migliori mangiate della sua vita.
Circa trenta minuti dopo, Kyle, accompagnato da Daisy, giunse alle porte della casa di Sur.
Lo trovarono all’esterno, intento a piantare un paletto nel terreno, sul quale un grosso cartello recitava “Se non sei Belen, non bussare a questa porta”.
Sur li riconobbe prima che loro potessero arrivare a portata d’orecchio, quindi li salutò da lontano, agitando la mano con cui reggeva il martello utilizzato per il lavoro. Disse qualcosa rivolto verso l’interno della casa, per poi entrarci. Sulla soglia invitò i due a entrare, poi scomparve all’interno.
Kyle e Daisy lo seguirono, entrando a loro volta. Lì vi trovarono Sur e Blue intenti a prendere un thè seduti sul grosso tavolo in legno che occupava gran parte dell’unica stanza, escluso il bagno.
- Benvenuti nella casa del negro più bello di tutti. Kyle, figliolo, ti ho mai raccontato della volta in cui c’eravamo io e Belen?
- Sì Sur, almeno tredici volte.
- Peccato, stavo per raccontarla anche a Blue, avresti potuto sentirla anche tu. Comunque sedetevi pure, cosa vi porta qui?
- Uno strano sogno che ha fatto Kyle, dopo aver avuto una specie di visione dello stesso soggetto – interloquì Daisy – E buon giorno, Blue, non so ancora come ringraziarti per l’ospitalità data al mio popolo.
- Non è il tuo popolo, Daisy. Tutti noi siamo la tua famiglia adesso, e tu la nostra – la ragazza dagli occhi blu sorrise e Kyle venne di nuovo rapito dal suo sguardo.
Ci fu uno scambio di ringraziamenti e di diversi “No, è un piacere per me” ma Kyle era come estraniato, con la mente fissa sul sogno, per evitare di perdere qualsiasi dettaglio.
Ritornò sulla Terra quando Sur stava prendendo la parola.
- … Quindi è successo quando stavamo andando da Earl, perché non ne hai parlato prima?
Kyle ci mise qualche attimo per rispondere, ancora con la testa fra le nuvole, letteralmente.
- Non credevo fosse importante.
- Beh a quanto pare potrebbe esserlo, avanti ragazzo, parla pure.
Così Kyle iniziò a parlare, ricordando prima quello che sembrava essere stata una visione, nella tenda di Earl, per poi passare al sogno, e all’imponente torre bianca.
Sur e Blue ascoltarono attentamente ogni parola di Kyle. Ogni tanto Sur annuiva o lasciava lo sguardo vagare, fino a trovare un oggetto da utilizzare come ancora, fissandolo a lungo. Quasi come a volerlo far esplodere con la sola forza del pensiero.
Quando ebbe finito, Sur prese la parola.
- Quello che dici può essere vista come una coincidenza: molte persone sognano o immaginano luoghi reali, persone mai viste prima o Pokémon sconosciuti. Ma praticamente mai si avvera ciò che sognano. L’altra possibilità è piuttosto brutta, molto brutta.
- E tu quale pensi sia, Sur? – chiese Blue, preoccupata.
- La seconda.
Ci furono degli attimi di attesa, nei quali nessuno proferì parola.
- In poche parole – continuò Sur – fin dalle antiche radici della tribù da cui discendo, si narra di questo tipo di eventi: le persone coinvolte venivano portate immediatamente dal Grande Sciamano, che li interrogava e interpretava i loro racconti. Quello di Kyle ha molteplici interpretazioni, di cui ovviamente solo una ne è vera; questo però suppone che voi crediate almeno un pizzico alla magia di Arceus e tutti i suoi figli.
- Come facciamo a sapere qual è la giusta interpretazione? – chiese Kyle.
- Oh, Earl ti avrebbe saputo rispondere in due secondi, lui era il Grande Sciamano della nostra generazione. Sì, oltre alle tette siamo molto legati anche alle nostre tradizioni.
- Tu non sei in grado di aiutarci, quindi?
- Certo che posso ma non con estrema precisione, Daisy.
Sur rifletté per qualche istante a occhi chiusi, poi riprese a parlare.
- Penso di poter restringere le possibilità a due interpretazioni: la prima, sei riuscito non so come a captare le onde psichiche di qualche Pokémon davvero potente, quasi al livello di Arceus, che risiede nella Torre Bianca di Astoria e credo tu abbia sentito aria di guerra, come se si stessero muovendo le pedine sulla scacchiera per attaccarci.
I tre rimasero ammutoliti, Blue sbiancò in volto.
- La seconda possibilità – continuò Sur – È sempre incentrata sul Pokémon che stavolta ha volontariamente mandato un messaggio psichico a Kyle, cercando aiuto per il dolore subito, o in arrivo. E ha cercato di far vedere al nostro ragazzo dove poterlo trovare, per liberarlo. Un messaggio di aiuto, in pratica.
- Preferisco di gran lunga la seconda… - Kyle sentì la testa girare e si dovette sedere.
- Sì, assolutamente la seconda. Kyle, hai detto che la seconda volta sei riuscito a vedere più chiaramente il Pokémon, giusto?
- Sì, perché?
- Allora non ci resta che aspettare, a breve avrai altri episodi, stavolta più forti e nitidi. Le forze del Pokémon sembrano crescere, riuscirai ad avere più dettagli, e stavolta corri immediatamente da me.
- Certamente lo farà, Sur. Se adesso vuoi scusarci, sono troppo traumatizzata per poter restare ancora qui, dobbiamo andare ad informare Cole immediatamente, soprattutto se c’è un attacco in arrivo – Daisy prese Kyle per la mano, dandogli una mano ad alzarsi.
- Mi dispiace dover andare via così ma è meglio non rischiare nulla.
- Hai ragione, Daisy – Blue si alzò a sua volta, avvicinandoli – Mi raccomando fate il prima possibile e, Kyle, riposa. A quanto pare sei più interessante di quanto volevi sembrare, o sbaglio?
- Certo, andate pure a parlare con Cole. Io e Blue ci dirigeremo al laboratorio, aveva delle cose da farmi vedere; spero sia qualche vecchio giornaletto di Pamela Anderson, pace all’anima sua – Sur rise di gusto, come suo solito. La sua risata da baritono risuonò in tutta la stanza.
- Allora ci vediamo dopo, grazie mille dell’aiuto, Sur.
- Di niente, ometto – Sur fece un occhiolino, togliendo da testa il suo berretto da baseball blu scuro, sgualcito dal tempo e le intemperie.
Kyle e Daisy tornarono fuori, unendosi ad Arcanine, Riolu e Hoothoot che aspettava appisolato sul grosso cranio di Arcanine. Assieme a loro si diressero verso il campo di addestramento, dove Cole stava dando lezioni di combattimento.
All’interno della casa, Sur cominciò a preparare il suo zaino. Prese il cinturone con la sua Pokéball e si diresse verso la porta.
- Aspetta un attimo – fece Blue.
- Cosa succede, signorina?
- Abbiamo delle cose di cui parlare, meglio che non ci senta nessun altro per il momento. E non fare battutacce sessuali, è una cosa seria.
- Vedo che inizi a conoscermi – Sur rise di nuovo – Allora, che succede?
- Credo che dovremmo spostare momentaneamente Kyle.
- Perché mai? Suvvia Blue, ti credevo meno credente alle catastrofi mistiche, non ci porterà del male.
- Lo so benissimo, non sono affatto stupida. Green mi ha resa una donna di scienza, certe cose per me sono impossibili. Credo però di poter aiutare il vostro ragazzo, ho una persona adatta a lui. Vive non lontano da qui, in prossimità delle vette.
- Chi sarebbe?
- Hai mai sentito parlare di Maisy? – chiese Blue, col sorriso sulle labbra – Credo tu abbia un’invenzione di suo padre con te.
Sur guardò immediatamente la sua Pokéball.
- Non dirmi che il vecchio alla fine lo ha fatto.
- Sì, Sur, alla fine Franz lo ha deciso.
- Hancock
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