I Meravigliosi Twinky Spugnosi Alla Vaniglia
La mattina seguente, su a Picco Corvo, arrivò con tutta la calma e tranquillità immaginabili. La tempesta sfogò tutta la sua furia durante la notte, col rombo del vento che impauriva dall’esterno delle mura della casa di Maisy.
Kyle si svegliò di soprassalto, impaurito da un incubo. Si alzò a sedere, madido di sudore ma parve non riuscire a ricordare il motivo della paura che sentiva alla bocca dello stomaco.
“Poco importa. Ho già fin troppe cose a cui pensare, non posso permettermi di rimuginare su un qualcosa di inesistente” pensò mentre si stiracchiava, liberando dal viso i peli di Arcanine che gli si erano appiccicati durante la notte.
Solo allora si accorse di aver dormito sulla pancia del Pokémon. Arcanine era rivolto zampe all’aria e russava rumorosamente, le zampe posteriori chiuse attorno alla vita di Kyle, mentre le anteriori penzolavano nell’aria. Kyle pensò che probabilmente si era svegliato così sudato poiché aveva dormito a stretto contatto col corpo caloroso del Pokémon, che lo protesse dal freddo vento.
Il ragazzo si sforzò per poter scivolare via senza svegliare Arcanine. Allentò un minimo la presa delle sue zampe, per poi scivolare verso il basso, facendole scorrere sopra il suo corpo. Riuscì a districarsi senza far svegliare Arcanine che, dal suo canto, continuava a dormire beatamente.
Kyle si alzò allora in piedi e prese a guardarsi intorno: la camera era spoglia se non per il letto e il grosso camino nel quale la brace ardeva ancora, illuminando tiepidamente le pietre che componevano la facciata. Un piccolo armadio, sul quale Hoothoot dormiva appollaiato, e un altrettanto piccolo tavolo con sedia annessa era tutto ciò che si poteva trovare in quella stanza, rigorosamente costruiti con legno grezzo. Sul tavolo era stato sistemato il suo zaino, probabilmente da Ursaring, mentre dormiva.
Un rapido sguardo bastò immediatamente a capire come mai Kyle si fosse risvegliato addosso ad Arcanine: Riolu.
Stava dormendo beatamente nel suo letto, avvolto nelle coperte. Non appena Kyle si avvicinò al capezzale del letto, Riolu si svegliò lentamente. Aprì un solo occhio, a metà, pigramente e molto, molto lentamente. Non appena vide Kyle, mandò verso la mente del ragazzo le sue emozioni, fu come liberarsi da un enorme peso.
Per contro, Kyle si sentì come bombardato mentalmente; calma e felicità s’impadronirono di lui, contagiato da ciò che provava Riolu, che in quell’istante stava tirandosi su.
Kyle fu nuovamente sbalordito dall’improvviso bombardamento psichico, tanto da mozzargli il fiato.
- Come… come hai fatto? – chiese Kyle, a bassa voce per non svegliare gli altri.
Riolu piegò la testa di lato, lo sguardo innocente e ingenuo di chi non abbia idea di cosa si stesse parlando.
- Va be’ lascia perdere, sembra tu non lo faccia neanche apposta. Quando ti senti abbastanza operativo, sveglia gli altri e venite di là. Io inizio a vedere Sur e Maisy cosa stanno facendo, se sono svegli.
Detto questo, il ragazzo si diresse verso il suo zaino, sul tavolo. Lo aprì ed estrasse su quest’ultimo tutta l’attrezzatura che ora gli era inutile, come l’acciarino e le pentole da campo, compresa la tenda espandibile. Abbastanza soddisfatto del risultato, tirò a sé lo zaino per poterlo indossare sulle spalle. Nel farlo, strusciò la mano destra sulla superficie ruvida del tavolo, finendo col far conficcare una grossa scheggia di legno fra le nocche di indice e medio. Il dolore lo raggiunse subito, e Kyle gemette, ritraendo rapidamente la mano. Una parte del legno era ancora esterna alla mano, quindi il ragazzo cercò di estrarla il prima possibile.
Avvicinò l’altra mano all’estremità che fuoriusciva, iniziando a tirare piano, un po’ bloccato dal dolore, un po’ dalla paura. Mano a mano che la scheggia scivolava fuori dalla carne, sentiva brividi di freddo e dolore pervadergli tutto il braccio, partendo dalle dita fin dietro la nuca, dove i capelli si stavano lentamente rizzando. Fece quanta più attenzione possibile in modo da evitare che il legno si scheggiasse e dividesse, lasciando dei residui all’interno. Trattenne il fiato quando il dolore iniziò a creare fuoco e fiamme all’interno del braccio, tanto da sentirlo bollire. Riolu, vedendolo in difficoltà, si precipitò verso di lui, preoccupato.
Fu solo allora che Kyle riuscì a liberarsi dalla scheggia, lasciandola cadere a terra, insanguinata. Un debole fiotto di sangue cominciò a fuoriuscire dalla mano, mentre la vista di Kyle esplodeva in infiniti puntini bianchi. Si resse appena sulle gambe, diretto verso lo zaino. Con la mano destra in alto, lontano dal tavolo, frugò all’interno, trovando rapidamente bende e il nastro adesivo medico.
Stava per ripulire la ferita con delle bende imbevute di disinfettante, quando Riolu avvicinò le proprie mani alla mano insanguinata. Un debole pallore azzurro nacque fra i palmi del Pokémon e Kyle sentì la ferita bruciare. Fu tutto questione di pochi secondi, e poi il foro smise di sanguinare e una piccola crosta si formò in superficie, avviando il processo di cicatrizzazione. Confuso, il ragazzo guardò Riolu che sorrideva felice. Ripulì mano e braccio con degli stracci che si trovavano sulla sedia, per poi bendare la ferita. Dopo essersi assicurato che il bendaggio tenesse, si preoccupò di ripulire il pavimento.
- Non so ancora come hai fatto, e cosa hai fatto, ma grazie – Kyle accarezzò Riolu sulla testa.
Le bende fecero il solletico al Pokémon, che si ritirò istintivamente. Dopodiché, Riolu tornò al suo posto, sul letto. In un attimo fu nuovamente avvolto dalle coperte, dando a Kyle l’impressione di star guardando un enorme kebab.
Finalmente prese lo zaino e se lo mise in spalla, varcando la soglia della sua camera. Ed eccolo di nuovo lì, nell’unica camera della casa, esclusi il bagno e la camera di Maisy. Nel camino il fuoco era ancora acceso, dando a quello che doveva essere il salotto un calore e odore di legno molto più intensi che nel resto della casa. L’enorme tavolo in marmo grigio su cui avevano cenato era adesso spoglio da piatti e quant’altro. Un lato della stanza era occupato per tutta la sua lunghezza dagli elettrodomestici, fra cui il frigo e il fornello elettrico, ai quali era costantemente attaccata la grossa batteria. Il lato opposto ospitava il camino e i suoi attrezzi, la legna e il divano a ferro di cavallo. Di fronte a Kyle e le porte delle stanze, si trovavano unicamente l’ingresso e un piccolo appendiabiti, sul quale si trovava appeso un grosso bastone da passeggio che sembrava fatto in legno massiccio.
Sul tavolo, Kyle vide una lettera, trattenuta sotto una confezione di Twinky alla vaniglia, per evitare che il vento la portasse via. La prese e l’osservò, la calligrafia precisa e impeccabile così recitava:
“Mia cara Maisy, nonostante stia diventando sempre più difficile procurarceli, sono ben lieta di farti ricevere questa confezione di Twinky. È il minimo per la tua collaborazione e per la tua amicizia. A breve Green dovrebbe consegnarti altre scorte, vedrò di farci inserire qualche altro Twinky.
P. S. Sto ancora aspettando per quella bottiglia di Bourbon da aprire assieme.
Con affetto, Blue.”
Kyle la ripose nella stessa e identica posizione in cui l’aveva trovata, quando la voce di Maisy lo fece saltare dalla paura.
- C’è qualcosa che devi dirmi, Kyle? – chiese lei, con le braccia conserte attorno al petto.
Era già vestita e pronta per la giornata. Indossava un lungo kimono completamente blu notte, con delle piccole rose bianche attorno alla vita e vicino i bordi delle braccia e le gambe. I capelli raccolti ancora una volta nella treccia che Kyle aveva visto il giorno prima.
- Oppure – continuò lei – Sei semplicemente curioso?
Il ragazzo andò nel panico, si sentiva sporco nell’essersi intromesso negli affari privati di qualcuno. Non gli era mai capitata una situazione simile, prima d’ora.
- N-no, è solo che l’ho vista lì e…
- Ho fatto una domanda, rispondi coerentemente. Regola numero zero, si fa sempre quello che ci viene detto, in maniera naturale e intuitiva. Ti faccio una domanda, tu rispondi a quella domanda, chiaro? – il tono di Maisy fu piuttosto autoritario, simile alla voce di Daisy quando scopriva Kyle fuori la notte, senza permesso.
- Sì, chiaro. E sono semplicemente curioso.
- La curiosità è una buona cosa ma, come tutto, deve essere moderata o si finisce nel danneggiare gli altri e se stessi. E so che hai infinite domande per me, te lo leggo negli occhi.
Maisy scoppiò a ridere. La sua risata sembrava acqua limpida che scorreva in un ruscello montano, Kyle pensò che avrebbe potuto guarire qualsiasi ferita semplicemente ridendo.
- Scusami, dovresti vedere la tua faccia adesso – si fece scappare un altro risolino – Ma sappi che l’idea del sembrare severa e impassibile è stata di Sur.
- Sur ha fatto cosa? – chiese Kyle.
- Mi ha detto di farti questo piccolo scherzo, e ha predetto esattamente come avresti reagito.
- Adesso dove sta?
- È già partito, ha ricevuto una chiamata dalla base. Non faceva altro che ripetere euforico “Gold ha portato delle donne poco raccomandabili alla base, devo assolutamente tornare lì” e mentre mi salutava rozzamente e diceva di avvisarti al posto suo che per ovvi motivi è dovuto fuggire così, è corso via, inciampando su praticamente tutto ciò che incontrava. Un tipo molto particolare a mia idea.
- Sì… Sur è molto strano su certe cose. Ma, Maisy, posso farti quella domanda?
- Oh, ottimo, vedo che non ti dimentichi nulla; fa’ pure.
L’osservo, rivolgendogli un debole sorriso accennato.
- Che cos’è il Bourbon?
A sentire quella domanda, Maisy sorrise ancora più intensamente.
- Kyle, dimmi, hai mai assaggiato un Twinky?
- No, a dire la verità li ho visti ora, per la prima volta.
- Allora la conversazione di stamattina si svolgerà davanti a dei bei Twinky spugnosi. Sono buonissimi, devi assolutamente provarli. Inoltre, sarà una scusa per farti fare qualche domanda; ieri sono stata io a interrogarti, ora tocca a te. Il che ci porta alla lezione numero uno di oggi “Ricevi qualcosa di prezioso da qualcuno, regalagliene il doppio”. Tienilo sempre a mente.
Lei gli diede per un istante le spalle, avvicinandosi alla tavola. Estrasse due sedie in legno da sotto al marmo e si sedette su di una, offrendo l’altra a Kyle.
- Comunque, il Bourbon è un tipo di whisky, pure piuttosto buono – continuò lei, aprendo la confezione del suo Twinky.
Ne assaporò la fragranza, prima di addentarlo e mangiarlo come fosse la cosa più buona al mondo.
- Non c’è nulla di meglio che un meraviglioso Twinky – disse lei, guardando Kyle coi suoi occhi azzurri.
Ci fu un momento di imbarazzante silenzio, prima che Maisy prendesse nuovamente la parola.
- Avanti, Kyle, chiedi pure.
Lui soppesò se fare o meno quella domanda, troppo personale dal suo punto di vista. Cercando poi di evitare il suo sguardo, si decise a parlare.
- Tu e Blue siete molto amiche?
Maisy inarcò un sopracciglio, prima di rispondere.
- Beh… adesso sì, anche se in passato ci sono stati degli inconvenienti fra di noi. È stato divertente, però.
- Cioè?
- Abbiamo lottato, Ursaring contro Blastoise, la lotta è durata diverse ore.
- Come mai? – ormai Kyle aveva eliminato ogni barriera e iniziava a parlare con naturalezza, come rasserenato dalla presenza della ragazza che in qualche modo lo faceva sentire a suo agio.
- Non so se ti hanno mai parlato di mio nonno, Franz. Lui era uno dei più bravi fabbricatori di Poké Ball, prima che le grandi aziende le producessero in massa. Ogni Ball da lui creata, era unica. Per esempio, sono sicura che Sur ha ancora quella che gli fece mio nonno, all’epoca. Ero molto piccola, quindi non ricordo bene a cosa servisse però ogni Ball aveva un potere particolare, unica nel suo genere, ecco.
Kyle osservava con febbrile eccitazione le parole di Maisy. Aveva sempre adorato ascoltare le storie altrui, in qualche modo erano in grado di farlo viaggiare in luoghi e tempi in cui lui non era mai stato. Inoltre, ascoltare era il suo modo migliore per poter capire una persona e capire quanto possa essere sicuro essere al suo fianco o fidarsi di lei.
Maisy si accorse che Kyle fosse come bloccato, col Twinky fermo a mezz’aria. Dopo una debole risata, spinse la mano di Kyle verso la bocca di quest’ultimo, che morse il Twinky come per reazione automatica.
- Comunque, come puoi immaginare, le materie prime per creare Poké Ball scarseggiano e quando i tuoi amici si trasferirono qui e Blue mi conobbe, volle a tutti i costi delle nuove Ball da poter utilizzare. Io non volevo, come mi insegnò mio nonno, non si crea nulla se non si conosce la persona a cui deve essere donata. Quindi lottammo, è il modo migliore per capire una persona. Mi assicurai che valesse la pena aiutarla e da quel momento siamo in contatto. Lei porta i materiali, io le costruisco le Ball che le servono.
- Non hai detto che le Poké Ball che crei sono uniche, per ogni persona?
- Esattamente. Se fossi meno impaziente, finirei il racconto.
Kyle arrossì e incassò la testa fra le spalle. Maisy parve divertita dalla cosa e continuò poi a parlare.
- Quindi, quando c’è la necessità, Blue fa arrivare qui coloro che ne hanno bisogno e io dono loro le Poké Ball. Forse un giorno, se ne sarai degno, te ne farò una anche per te.
- Davvero? – Kyle si eccitò così tanto da traballare sulla sedia.
- Certo, anzi a proposito – Maisy si alzò e si diresse all’esterno. Rientrò dopo poco, mantenendo una sezione orizzontale di tronco di albero, su cui poggiavano tre Poké Ball.
- Queste sono pure Poké Ball, senza alcun segno particolare. Sono per i tuoi Pokémon ma tranquillo, non sono come quelle in commercio. Le mie non agiscono allo stesso modo della loro tecnologia. Queste ricreano l’ambiente perfetto per il Pokémon e funzionano solamente se è lui ad acconsentire. Inoltre, generano un piccolo fattore di guarigione, quindi i Pokémon all’interno saranno in grado di recuperare energie con il tempo e di curare ogni ferita. È il segreto di famiglia, all’epoca i Centri Pokémon non esistevano e i miei antenati inventarono un metodo per poter aiutare i loro Pokémon.
- Beh oggi non è cambiato molto, per noi…
Kyle si adombrò un istante, per poi ritornare raggiante quando il pensiero delle Poké Ball tornò nella sua mente.
- Quindi, posso tenerle? – chiese euforico.
- Certo che puoi, non appena i tuoi Pokémon accetteranno. Adesso però mi spieghi perché hai la mano bendata.
Kyle impiegò il successivo quarto d’ora a parlare a Maisy del problema avuto col tavolo in legno e di come Riolu avesse stranamente accelerato la guarigione della mano. Su questo punto in particolare, Maisy rimase piuttosto interdetta, non sicura delle capacità di Riolu.
- Sicuro che sia andata così? Riolu non è ancora in grado di utilizzare l’aura in quel modo.
- Sì, è andata così.
- Dunque il tuo Riolu è a uno stato molto avanzato. Avete un rapporto molto stretto?
- È con me da quando riesco a ricordare di esistere.
- Bene, molto bene – fece lei, alzandosi di scatto.
- Scusami, torno subito – Maisy scomparve nella sua camera.
Ne uscì pochi minuti più tardi, parendo molto soddisfatta. Entrò poi in camera di Kyle, i cui Pokémon erano in piedi e stavano per dirigersi all’esterno.
Da lì chiamò il ragazzo e gli disse di andare all’esterno a prendere le lime e le raspe per il legno, che si trovavano nella capanna degli attrezzi, vicino il pozzo alla destra della casa. Kyle obbedì e corse fuori, non notando quasi nessun particolare del paesaggio che si apriva davanti ai suoi occhi. Prese gli strumenti necessari e tornò dentro, sempre correndo. Entrò in camera sua e trovò Daisy in piedi davanti al tavolo.
- Altra regola del giorno: tenere cura delle proprie cose e imparare a migliorarle e conoscerle – lo invitò ad avvicinarsi al tavolo.
I due passarono le successive ore a levigare il legno, passando poi in rassegna il resto dei mobili, discorrendo nel frattempo di vari argomenti, tutti incentrati per lo più sulla cura dei Pokémon.
Quello stesso giorno, nel tardo pomeriggio, a New Hope.
Sur passò tutta la mattinata a discendere dalla montagna, sul dorso del suo Pokémon che sfrecciava veloce fra gli alberi. Una volta giunto a New Hope, si diresse immediatamente nel laboratorio di Green. Nel grande piazzale che dava sulle strutture, vi trovò numerose tende dalle dimensioni e i colori più diversi. Fece rientrare il suo Pokémon e si incamminò nell’accampamento. Ovunque posasse lo sguardo, vi vedeva bellissime donne intente a parlare con la gente del posto.
Estasiato dalla vista e benedicendo Arceus per tutto quello che gli stava donando, continuò a camminare fino a una tenda molto più grande delle altre, di spesso telone color porpora. Davanti il suo ingresso, Gold stava parlando con una ragazza stupenda, che rideva a ogni sua parola.
- Gold! – urlò Sur.
- Vecchio mio! Stavo proprio pensando a te in questo momento.
Gold gli andò incontro, abbracciandolo a metà strada. Sur, però strinse fin troppo, carico di felicità e testosterone.
- Piano, piano, mi rovini la camicia! – Gold indicò la camicia che indossava, color blu scuro con delle scimmie intente a lanciarsi bucce di banana.
La ragazza si avvicinò ai due, muovendo le anche come fosse una dea.
- Lei, Sur, è Zitanna. Mia intima amica e capo delle meravigliose signorine qui.
- Oh, il piacere è tutto mio mi creda, mia cara – Sur fece un profondo inchino, finendo col baciare la mano di Zitanna.
Lei fu colpita da tale comportamento, per niente abituata.
- Abbiamo un gentiluomo qui – fece lei, mettendo le mani suoi fianchi.
- Non è come sembra, Zitanna. Sur è quasi peggio di me. E sottolineo quasi.
- Allora mi piace già.
- Comunque, Sur, stavo raccontando a Zitanna del duello fra me e Cole, contro i Sacerdoti, ero arrivato alla parte divertente, in cui picchiavo il loro capo, vuoi ascoltare anche tu?
- Certamente! Il rapporto a Blue su Maisy può benissimo aspettare. Non credo mi allontanerò mai più da questo accampamento.
Gli occhi verdi, luminosi, di Zitanna brillarono per un istante, quando lei li posò su quelli di Sur. I capelli sparpagliati dal vento.
- Fa piacere sapere di importare così tanto per qualcuno – Zitanna si sistemò una ciocca ribelle che continuava a dare fastidio davanti al viso.
Gold riprese il racconto dall’inizio, in modo da far capire l’intero svolgimento anche a Sur.
Dopo circa una ventina di minuti, gli ultimi dei quali Sur li passò a sbudellarsi dalle risate per via dell’inusuale arma di Gold, Blue, Green e Daisy fecero il loro ingresso in scena, provenienti dal laboratorio di Green.
Ci fu uno scambio di saluti e presentazioni, dopodiché Zitanna iniziò a spiegare a tutti loro chi fosse la sua gente e come avevano fatto a trovarsi lì in questi giorni.
A racconto finito, tutte le ragazze di Zitanna si erano raccolte attorno a loro.
- Non vi dovete più preoccupare, qui avrete tutto il riparo necessario. Nessuno vi potrà fare del male finché sotto la nostra protezione – Green gli diede il benvenuto.
- Oh, ma noi non vogliamo essere protette – Zitanna sorrise e schioccò le dita.
All’unisono, le sue ragazze caricarono le loro armi e urlarono come delle amazzoni.
- Noi vogliamo vendetta.
Blue sorrise a Zitanna, la quale ricambiò con grande felicità.
- Hancock
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