herr
PREVIOUSLY ON CARDS dopo
aver tradito Bianca, Hilda si trova alla deriva e viene convinta da N a
partecipare ad un talk show, nonostante le fosse stato vietato da
Francis. Shauntal, a Opelucid, sta raccogliendo una serie di
informazioni che potrebbero aiutare Looker a far luce sulla faccenda
della Lega mentre Natalie, dopo che Zinzolin ha ordinato la sua morte,
viene costretta da N a buttarsi da un palazzo alto svariati piani. Ora,
Hilda si ritroverà ad affrontare le conseguenze delle sue azioni,
addentrandosi in un sentiero sempre più oscuro
Chapter VII
The Guilty Girls' Handbook
The Guilty Girls' Handbook
I
primi raggi di luce fecero capolino sul lussuoso parquet brunastro,
disegnando una raggiera di tonalità rossastre sulle assi del legno.
Migliaia di venature gettate sulla parete, interrotte solo dall’ombra
delle particolari persiane poste verticalmente sull’ampia finestrata del
loft, una delle quali particolarmente fastidiosa, posatasi sul viso
della corvina, ebbe l’effetto di svegliarla.
Shauntal diede un’occhiata fugace a Grimsley, notandolo ancora assopito sul lato sinistro del letto, dopodiché porto lo sguardo alla sveglia: non era ancora partita. Ottimo. Come prima cosa, staccò ogni congegno che potesse anche lontanamente ridestare l’uomo, per poi vestirsi in fretta e furia stando attenta a non far rumore. Era nella tana del lupo ed esso dormiva, l’occasione che aveva sperato potesse avversarsi era sua. Corse nel suo ufficio, che mise sottosopra alla ricerca di prove, rivoltando allo stesso modo ogni centimetro dell’appartamento.
I suoi occhi correvano lungo la ricca e costosa mobilia con la quale era stato arredato l’appartamento, non potendo evitare gli ovvi confronti con la sua, molto più modesta. Più volte la tentazione di farsi scappare qualche soprammobile le passò per la testa, ma capì che la situazione non era più delle adatte per sgraffignare qualcosa.
Dopo una buona mezz’ora e dopo molti tentativi vani, riuscì a recuperare dei fascicoli che con molta probabilità avrebbero fatto al caso suo, e sazia di prove se ne andò.
Shauntal diede un’occhiata fugace a Grimsley, notandolo ancora assopito sul lato sinistro del letto, dopodiché porto lo sguardo alla sveglia: non era ancora partita. Ottimo. Come prima cosa, staccò ogni congegno che potesse anche lontanamente ridestare l’uomo, per poi vestirsi in fretta e furia stando attenta a non far rumore. Era nella tana del lupo ed esso dormiva, l’occasione che aveva sperato potesse avversarsi era sua. Corse nel suo ufficio, che mise sottosopra alla ricerca di prove, rivoltando allo stesso modo ogni centimetro dell’appartamento.
I suoi occhi correvano lungo la ricca e costosa mobilia con la quale era stato arredato l’appartamento, non potendo evitare gli ovvi confronti con la sua, molto più modesta. Più volte la tentazione di farsi scappare qualche soprammobile le passò per la testa, ma capì che la situazione non era più delle adatte per sgraffignare qualcosa.
Dopo una buona mezz’ora e dopo molti tentativi vani, riuscì a recuperare dei fascicoli che con molta probabilità avrebbero fatto al caso suo, e sazia di prove se ne andò.
♦︎ ♦︎ ♦︎
Hilda si rigirò nelle coperte, strattonando il tessuto violaceo verso il suo viso. Aveva vagliato tutta un serie di idee sul come arrivare alla soglia della porta sana e salva, ma probabilmente sarebbe stramazzata al suolo come la sera precedente, in preda alla più vuota coscienza di sé stessa. Conosceva già la sorta che l’aspettava al lavoro, e forse per masochismo, forse per sprezzo del pericolo, trovò il modo di liberarsi dalla calda morsa del proprio letto e di buttarsi qualcosa addosso.
Il viaggio sino alla redazione dello Scirocco fu veramente breve, tanto che si stupì lei medesima di come fosse volato il tempo in quelle gallerie. In cuor suo sperava che anche la più qualsiasi delle reazioni di Francis raggiungesse quella durata, ma tristemente si fece che un sogno destinato a svanire.
« COSA TI È PASSATO PER IL CERVELLO! »
Non era decisamente nel suo miglior stato. Il suo viso era corrotto da innumerevoli rughe espressive che correvano lungo tutta la faccia, accentuando la rabbia dell’individuo. Gesti febbrili e fulminei lo guidarono, i suoi occhi ribollivano di rabbia. Con uno scatto rovesciò quanto giaceva sulla scrivania per terra, lanciandolo contro il muro. I fogli presero a svolazzare in aria, ed una lampada si frantumò.
« No, non parlare » sbraitò, voltandole la schiena « hai detto abbastanza »
« Senti Francis— »
« Non azzardarti a chiamarmi così »
« Ok, ok, signor Wiseman, senta, quel tipo mi stava facendo dire quello che voleva lui! Era falso, e mi sentivo veramente scomoda in quella posizione, senza contare che era la mia prima volta ad un talk show ed io—
L’uomo schiaffò il gilet beige sulla sedia, avvicinandosi alla ragazza con l’indice puntatovi « Sai cosa? Sai cosa, eh? Io te l’avevo detto! Ma tu, oh no, tu no, tu sei Hilda Baskerville » portò le mani in alto, e si atteggiò con modi piuttosto forzati ad una ragazza « mi stavo solo chiedendo se il gossip di cui si occupa la potesse elevare a giornalista »
La castana indietreggiò « Io—
« Questo è il tuo problema! Devi sempre cercare una scusa per le tue azioni, come se non fosse possibile cambiare! Io, io, io! Come se il mondo ruotasse attorno a te, news flash: non lo fa! Non so se ti rendi conto di quello che hai fatto.
« Ma non ti permetterò di andare avanti oltre. Vai, distruggiti, affondati, ma io non scendo con te » inarcò le labbra al quale seguì un lungo respiro a pieni polmoni « sei licenziata »
Fatto.
Con il senno di poi avrebbe detto che era la scelta giusta, lei stessa si sarebbe licenziata, ma la ragione non era di certo per le motivazioni. Il futuro, quello come lei lo conosceva, non sarebbe stato il medesimo senza quella scelta, ma in quel momento l’unica cosa che poteva provare era dolore e rabbia.
Non riuscì a non farsi scappare una lacrima.
« Io… »
« Vai, Hilda. Quella è la porta »
♦︎ ♦︎ ♦︎
Shauntal aveva passato le ultime ore a sistemarsi il colletto della camicia, lanciando occhiate furtive alla porta del caffè sperando in un’improvvisa entrata del castano, ma con suo grande disappunto non pareva volersi mostrare ai suoi occhi. Era stata molto sbrigativa, lo doveva ammettere, ma d’altronde non le era rimasto tanto tempo. Mano a mano che le lancette proseguivano nel loro cammino, i ticchettii che vibravano lungo le sue membra, le pareva che la situazione peggiorasse. Non poteva permetterselo.
Sfilò la forcina dalla sommità del plico e lo sparpagliò sul tavolo, per poi sistemarlo nella situazione iniziale con dei movimenti poco delicati. Rimise infine il foglio alla sua destra, e posizionò l’orologio sotto il suo naso.
Passò così un altro quarto d’ora, al fine del quale Looker decise che era giunto il momento di presentarsi all’incontro, facendo capolino sulla soglia del caffè con un giornale stracciato sotto braccio. Indossava un trench beige che nascondeva parte dei suoi jeans color denim, non sembrava portare alcun berretto o cappello. Alla luce del sole, poté notare meglio il viso, una carnagione alla quale non avrebbe dato più di trentacinque anni, e due occhi blu cobalto che andavano cercando la ragazza.
« Signor Looker, qui, eccomi! » accennò ad un saluto con il braccio, senza scomodarsi dal tavolo « sono felice che lei sia giunto all’incontro »
L’uomo le restituì un caldo sorriso « È un piacere, madame, e mi scuso ancora per l’inconveniente »
Shauntal inarcò le labbra « Nessun problema »
Dopo aver ordinato un the Shauntal gli porse quanto era stata capace di trovare nell’appartamento dell’Elite, facendo particolare menzione al foglietto rinvenuto nel suo ufficio il giorno prima. Aveva mancato di dire riguardo la violenza dell’uomo, al contrario, nascondendo la ferita al braccio causata dall’ultimo. Non sarebbe stato importante, aveva supposto.
« È certamente molto materiale sul quale lavorare, devo dire anche interessante, ma purtroppo per muovermi dovrei chiedere l’aiuto della polizia internazionale e non mi trovo nella situazione adatta »
« Non c’è proprio nulla che si possa fare? »
Looker fece finta di riguardare il foglio, cercando nei ricordi delle memorie di eventi simili « Forse, ma non posso assicurarti nulla, e dovrei esser sicuro che ci sia effettivamente qualcosa »
« La data! La data, puoi usare quella! C’era una data, scritta, sul… » rivoltò il plico alla ricerca del brandello di carta « qua! Ecco, il giorno 19 ottobre si è recato in questo bar! Puoi farci qualcosa, vero? »
Il castano prese in mano il quadratino, e se lo rigirò sul dorso della destra « Vedrò quello che posso fare »
« Se ti può essere d’aiuto, quel giorno Grimsley aveva preso una giornata libera per recarsi a Castelia, penso che tu debba cercare lì »
L’uomo le sorrise « Farò del mio meglio, signora », dopodiché si alzò stirando sulle proprie gambe i lembi della giacca « ma ora devo andare, ho prenotato una visita al palazzo di Opelucid e non ho intenzione di perdermela. La ringrazio comunque per la disponibilità e le assicuro che mi metterò in azione al più presto »
Uscì con la medesima velocità con la quale era entrato, scomparendo dietro il bancone del caffè; il tavolo spoglio da ciò che Shauntal aveva recuperato che Looker si era portato dietro.
Sospirò.
♦︎ ♦︎ ♦︎
Il parco di Castelia era un rigoglioso spazio verde dalla geometrica forma del pentagono che presentava un laghetto artificiale a forma di sfera Poké nel suo cuore. Era habitat per una vastissima varietà di specie di Pokémon, dai tipi più acquatici ai volatili ed era considerato un ottimo luogo di studio e di relax dagli abitanti della metropoli che, spesso e volentieri, si trovavano a sostare per tempi più o meno lunghi in quello splendido luogo.
A Hilda, per quanto esso possa sembrare strano, non aveva mai attratto tanto l’idea di passare del tempo libero in un parco, tanto era stata abituata a vivere con la natura durante gli anni della rincorsa alla Lega che ora la sola idea le pareva ripugnante. Il suo appartamento le andava più che bene, ancor meglio se il movente dell’incontro era N in persona.
Sedevano su di una panchina immersa nel lussureggiante verde, dove solo che pochi raggi di luce potevano giungere ad un incontro con le loro pelli, riparati da un fitto labirinto ed intreccio di rami sopra le loro teste. Non si degnavano di sguardi reciprochi, ognuno fissava un imprecisato punto nel vuoto senza proferire parola.
N tossì.
« E così… sei stata licenziata »
La castana soffocò una risata d’isteria « Non pensavo che le tue doti deduttive arrivassero a tanto, Sherlock Holmes »
N sospirò, seguendo con lo sguardo un bambino intento a giocare con il suo Minccino « È in qualche modo colpa mia? »
Non ritrasse lo sguardo « Tua è la colpa di tutto ciò che mi sta succedendo, ridurre a così poco la tua influenza non ti renderebbe onore »
Il bambino dai capelli biondi stava ora cercando un aiuto per arrampicarsi su di un piccolo arbusto, fallendo ad ogni tentativo. « Non intendevo questo »
« Ti stai per caso scusando? »
« Vorrei solo sapere se in me trovi parte parziale o totale della colpa »
Il bambino cadde.
« Vuoi sapere se sono arrabbiata con te, allora »
Seguì un lungo silenzio.
« Cosa farai, ora? »
Hilda accennò ad un sorriso con le labbra, appoggiando il suo capo sulla spalla sinistra del ragazzo « Non so, N »
Aveva un senso così strano e particolare pronunciare quel nome, quasi etereo. Una semplice sillaba, un banale enne.
« Sono sicuro che troverai a breve qualcosa, poi si vedrà »
Si asciugò una lacrima dall’occhio « Poi ricomincerà tutto, intendi? » fece, la voce spezzata « perché non penso di averne la voglia »
« ... » interruppe più volte quanto intendeva dire, preferendo alle parole un calmo e piatto silenzio. Assieme alla giovane, così, si mise a fissare lo skyline mozzafiato della city che in tutta la sua magnificenza risplendeva del sole al suo stato più puro; le vetrate che scintillavano d’oro ed il plumbeo cemento che restituiva agli osservatori un fugace luccichio opaco.
« E tu? » soggiunse la castana, alzando la schiena dalla panchina « cos’hai intenzione di fare? »
Ora il loro sguardo si rifletteva l’uno negli occhi dell’altro, i brillanti occhi del giovane verde con quelli della castana.
Spiegò le labbra in un labile sorriso « Devo andare, Hilda » per poi alzarsi ed allontanarsi dalla giovane, che tentò invano di raggiungere il suo polso e costringerlo a lei.
« Aspetta! »
Alzatasi, gli corse incontro e tentò di afferrare la giacca; tirandola verso di sé ottenne che girasse di 180 gradi sul suo asse.
Hilda avvicinò le labbra alle sue « Mi è mancato baciarti »
Il giovane portò il suo braccio attorno alla vita della giovane « Sono sicuro che per questo problema c’è una soluzione »
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