La
Villa Losca non era mai stata caotica e disastrosa come quel giorno,
quando il Natale era alle porte le Reclute si lasciavano trasportare
dall’entusiasmo della festività, correndo da una
parte all’altra
per riempire di cianfrusaglie ogni stanza della magione. Succedeva di
tutto in quei frangenti, dai canti natalizi storpiati in onore del
Team Skull, alle litigate per decidere la decorazione migliore da
appendere all’albero.
Plumeria in quel momento era appoggiata contro lo stipite della porta e teneva le braccia intrecciate al petto, osservava gli episodi che accadevano nel salone senza battere ciglio. Era tutto il giorno che si aggirava per i corridoi affollati per mantenere sotto controllo la situazione, era suo il compito di porre fine ai vari litigi e spronare i ragazzi ad andare d’accordo. Era faticoso impersonare il ruolo da sorella maggiore e far funzionare le cose, le Reclute erano infantili quanto i bambini dell’asilo, ma almeno provava un certo piacere ad essere una guida e un sostegno per ognuno di loro, per questo si spremeva fino all’osso e cercava di portare avanti i propri incarichi senza mai trovare un motivo per lamentarsi.
Plumeria sospirò e scrollò le spalle poco prima di sciogliere la posa, abbandonò la sua postazione per camminare in direzione della cucina, facendo attenzione a non urtare qualcuno o inciampare nelle varie bottiglie sparse sul pavimento. Era intenzionata a preparare qualcosa di caldo e salire al piano di sopra, erano giorni che il boy si era isolato nella sua stanza e voleva andare a trovarlo per vedere cosa combinava, lui non era il tipo che si lasciava condizionare da certe sciocchezze per bambini, ma non era un valido motivo per ignorarlo e lasciarlo da solo con i suoi pensieri.
Plumeria entrò dentro alla sala del boy con il vassoio su cui trasportava la tazza colma di Cioccoskitty fumante, l’atmosfera che si respirava in quella camera era lugubre proprio come il legittimo proprietario. Le luci erano spente e non c’era traccia di alcuna diavoleria natalizia, il trono era girato nella direzione opposta e solo lo schermo luminoso del televisore permetteva alla ragazza di avanzare senza cascare da qualche parte.
Salì gradino dopo gradino e senza fare il minimo rumore, sentì un brivido lungo la schiena quando si ritrovò faccia a faccia con Guzma. Il ragazzone dai capelli bianchi non faceva niente di particolare per intrattenersi, si limitava a occupare il suo posto e fissava l'apparecchio televisivo con uno sguardo inespressivo. Plumeria cercò di trattenere i nervi saldi e riportò il Capo alla realtà con qualche schiocco delle dita.
«Boy, ti ho portato qualcosa di caldo».
Esclamò senza alzare il tono della voce per paura di disturbarlo, posando il vassoio sul comodino dove vi era appoggiato il telecomando mal ridotto.
Non vi fu una risposta precisa, Plumeria percepì solamente un lungo e profondo grugnito provenire dalla figura mascolina appoggiata contro allo schienale del trono. «Le Reclute si stanno divertendo a decorare la Villa» continuò a parlare e con estrema delicatezza, sistemandosi una ciocca dei capelli finita fuori posto. «Se vuoi puoi venire a vedere cosa hanno combinato, saranno contente di mostrarti gli addobbi natalizi che hanno scelto. So che non sei il tipo che perde tempo con queste frivolezze, ma ti volevo ricordare che il Natale arriva solo una volta all'anno».
Sospirò e intrecciò le braccia contro al petto.
«Ci penserò».
Borbottò Guzma e, in un secondo momento, afferrò il manico della tazza in ceramica per portarsela alla bocca e sorseggiare il contenuto con estrema lentezza. «Vieni, Plum» il ragazzone la invitò a sedersi sulle sue gambe con un gesto svelto della mano, Plumeria non ci pensò due volte e si accomodò su di esse con un balzo. Si accoccolò contro al petto dell'altro per riuscire a cogliere il battito cardiaco, preoccupandosi di chiudere gli occhi per lasciarsi cullare da quella sottospecie di sinfonia. Di norma non era la ragazza che amava le coccole o le carezze, ma quando si trattava di Guzma non riusciva più a controllarsi, per non parlare delle sensazioni che provava quando si sollazzava grazie al calore corporeo emanato dal Capo.
Mostrò un sorrisetto e provò a dissociarsi dalle riflessioni, leccandosi il labbro superiore con un movimento rapido della lingua.
«Cosa guardavi?»
«Un documentario sui coleotteri, ma è roba già vista»
«Davvero? Molto interessante. Eppure sembravi molto più interessato alle lotte dello Stadio Royale, non dirmi che hai già perso la tua nuova passione»
«Plumeria, non ti impicciare»
Plumeria in quel momento era appoggiata contro lo stipite della porta e teneva le braccia intrecciate al petto, osservava gli episodi che accadevano nel salone senza battere ciglio. Era tutto il giorno che si aggirava per i corridoi affollati per mantenere sotto controllo la situazione, era suo il compito di porre fine ai vari litigi e spronare i ragazzi ad andare d’accordo. Era faticoso impersonare il ruolo da sorella maggiore e far funzionare le cose, le Reclute erano infantili quanto i bambini dell’asilo, ma almeno provava un certo piacere ad essere una guida e un sostegno per ognuno di loro, per questo si spremeva fino all’osso e cercava di portare avanti i propri incarichi senza mai trovare un motivo per lamentarsi.
Plumeria sospirò e scrollò le spalle poco prima di sciogliere la posa, abbandonò la sua postazione per camminare in direzione della cucina, facendo attenzione a non urtare qualcuno o inciampare nelle varie bottiglie sparse sul pavimento. Era intenzionata a preparare qualcosa di caldo e salire al piano di sopra, erano giorni che il boy si era isolato nella sua stanza e voleva andare a trovarlo per vedere cosa combinava, lui non era il tipo che si lasciava condizionare da certe sciocchezze per bambini, ma non era un valido motivo per ignorarlo e lasciarlo da solo con i suoi pensieri.
Plumeria entrò dentro alla sala del boy con il vassoio su cui trasportava la tazza colma di Cioccoskitty fumante, l’atmosfera che si respirava in quella camera era lugubre proprio come il legittimo proprietario. Le luci erano spente e non c’era traccia di alcuna diavoleria natalizia, il trono era girato nella direzione opposta e solo lo schermo luminoso del televisore permetteva alla ragazza di avanzare senza cascare da qualche parte.
Salì gradino dopo gradino e senza fare il minimo rumore, sentì un brivido lungo la schiena quando si ritrovò faccia a faccia con Guzma. Il ragazzone dai capelli bianchi non faceva niente di particolare per intrattenersi, si limitava a occupare il suo posto e fissava l'apparecchio televisivo con uno sguardo inespressivo. Plumeria cercò di trattenere i nervi saldi e riportò il Capo alla realtà con qualche schiocco delle dita.
«Boy, ti ho portato qualcosa di caldo».
Esclamò senza alzare il tono della voce per paura di disturbarlo, posando il vassoio sul comodino dove vi era appoggiato il telecomando mal ridotto.
Non vi fu una risposta precisa, Plumeria percepì solamente un lungo e profondo grugnito provenire dalla figura mascolina appoggiata contro allo schienale del trono. «Le Reclute si stanno divertendo a decorare la Villa» continuò a parlare e con estrema delicatezza, sistemandosi una ciocca dei capelli finita fuori posto. «Se vuoi puoi venire a vedere cosa hanno combinato, saranno contente di mostrarti gli addobbi natalizi che hanno scelto. So che non sei il tipo che perde tempo con queste frivolezze, ma ti volevo ricordare che il Natale arriva solo una volta all'anno».
Sospirò e intrecciò le braccia contro al petto.
«Ci penserò».
Borbottò Guzma e, in un secondo momento, afferrò il manico della tazza in ceramica per portarsela alla bocca e sorseggiare il contenuto con estrema lentezza. «Vieni, Plum» il ragazzone la invitò a sedersi sulle sue gambe con un gesto svelto della mano, Plumeria non ci pensò due volte e si accomodò su di esse con un balzo. Si accoccolò contro al petto dell'altro per riuscire a cogliere il battito cardiaco, preoccupandosi di chiudere gli occhi per lasciarsi cullare da quella sottospecie di sinfonia. Di norma non era la ragazza che amava le coccole o le carezze, ma quando si trattava di Guzma non riusciva più a controllarsi, per non parlare delle sensazioni che provava quando si sollazzava grazie al calore corporeo emanato dal Capo.
Mostrò un sorrisetto e provò a dissociarsi dalle riflessioni, leccandosi il labbro superiore con un movimento rapido della lingua.
«Cosa guardavi?»
«Un documentario sui coleotteri, ma è roba già vista»
«Davvero? Molto interessante. Eppure sembravi molto più interessato alle lotte dello Stadio Royale, non dirmi che hai già perso la tua nuova passione»
«Plumeria, non ti impicciare»
Erano
passate ore da quando Plumeria aveva lasciato da solo il boy,
se ne stava accucciata sul divano del salotto per lucidare le proprie
Pokéball, con le Reclute che si facevano in quattro per
montare
l'albero natalizio senza distruggere niente. L'Ufficiale del Team
amava quei momenti ricchi di collaborazione e affetto reciproco, il
mese di Dicembre era diverso dal resto dell'anno, era una delle poche
occasioni in cui Plumeria poteva rilassarsi e chiudere un occhio
senza pensare alle conseguenze, dopotutto quei ragazzi erano
diventati la sua nuova famiglia e lei, tutto sommato, era felice di
poterne fare parte.
«Yoi, sister, che regalo facciamo al Capo quest'anno?!».
Esclamò una ragazza di punto in bianco, gesticolando come una forsennata.
Plumeria si fermò e alzò lo sguardo in direzione di colei che aveva appena aperto bocca, fissandola senza nascondere la perplessità. «Il Boy ha detto espressamente di non voler ricevere regali, credo proprio che quest'anno dovremo festeggiare il Natale senza di lui. Sapete benissimo com'è fatto Guzma, quando si mette in testa qualcosa è difficile fargli cambiare idea».
«Ma non possiamo festeggiare il Natale senza il nostro Capo, che festa è se non siamo tutti al completo?! » urlò uno dei ragazzi che, preso alla sprovvista, scivolò dalla scala su cui era salito e restò appeso al ramo dell'albero. Plumeria osservò la scena e scrollò le spalle, alzandosi per correre in soccorso del malcapitato.
«Già! E ancora dobbiamo pensare a tutte le leccornie che dobbiamo preparare per la cena, è meglio se qualcuno di mia conoscenza non si mette ai fornelli o rischia di avvelenarci tutti!» sbuffò la ragazza di poco prima, intrecciando le braccia al petto con occhi pieni di disappunto.
«EHI, NON E' VERO!» urlò una terza ragazza, la quale iniziò a gesticolare come solo una Recluta del Team Skull sapeva fare. «Io non avveleno proprio nessuno, i miei manicaretti sono così squisiti che Narciso di Kalos ha approvato le mie opere di cucina!».
«Sì, nei tuoi sogni sorella, l'ultima volta che hai fatto il caffè abbiamo trascorso tutti la notte al bagno per colpa tua!».
E lì scoppiarono le risate generali.
«Adesso smettetela, abbiamo tutto il tempo necessario per riuscire a fare il cenone senza avvelenarci a vicenda» esclamò Plumeria per intervenire e porre fine alla discussione, intrecciando le braccia contro al petto per guardare tutte le Reclute che le stavano intorno. «Ma quest'anno dovremo metterci l'anima in pace e cavarcela da soli, mi dispiace tantissimo ragazzi, so che ci tenete davvero tanto a trascorrere il tempo insieme, ma il boy non sembra dell'umore adatto e non credo che si unirà ai festeggiamenti. Non riesco a fargli cambiare idea, non possiamo fare altro se non sperare in un miracolo di Natale».
«Yoi, sister, che regalo facciamo al Capo quest'anno?!».
Esclamò una ragazza di punto in bianco, gesticolando come una forsennata.
Plumeria si fermò e alzò lo sguardo in direzione di colei che aveva appena aperto bocca, fissandola senza nascondere la perplessità. «Il Boy ha detto espressamente di non voler ricevere regali, credo proprio che quest'anno dovremo festeggiare il Natale senza di lui. Sapete benissimo com'è fatto Guzma, quando si mette in testa qualcosa è difficile fargli cambiare idea».
«Ma non possiamo festeggiare il Natale senza il nostro Capo, che festa è se non siamo tutti al completo?! » urlò uno dei ragazzi che, preso alla sprovvista, scivolò dalla scala su cui era salito e restò appeso al ramo dell'albero. Plumeria osservò la scena e scrollò le spalle, alzandosi per correre in soccorso del malcapitato.
«Già! E ancora dobbiamo pensare a tutte le leccornie che dobbiamo preparare per la cena, è meglio se qualcuno di mia conoscenza non si mette ai fornelli o rischia di avvelenarci tutti!» sbuffò la ragazza di poco prima, intrecciando le braccia al petto con occhi pieni di disappunto.
«EHI, NON E' VERO!» urlò una terza ragazza, la quale iniziò a gesticolare come solo una Recluta del Team Skull sapeva fare. «Io non avveleno proprio nessuno, i miei manicaretti sono così squisiti che Narciso di Kalos ha approvato le mie opere di cucina!».
«Sì, nei tuoi sogni sorella, l'ultima volta che hai fatto il caffè abbiamo trascorso tutti la notte al bagno per colpa tua!».
E lì scoppiarono le risate generali.
«Adesso smettetela, abbiamo tutto il tempo necessario per riuscire a fare il cenone senza avvelenarci a vicenda» esclamò Plumeria per intervenire e porre fine alla discussione, intrecciando le braccia contro al petto per guardare tutte le Reclute che le stavano intorno. «Ma quest'anno dovremo metterci l'anima in pace e cavarcela da soli, mi dispiace tantissimo ragazzi, so che ci tenete davvero tanto a trascorrere il tempo insieme, ma il boy non sembra dell'umore adatto e non credo che si unirà ai festeggiamenti. Non riesco a fargli cambiare idea, non possiamo fare altro se non sperare in un miracolo di Natale».
«Plumeria!».
La ragazza sentì una voce esterna perforarle le orecchie, Plumeria cominciò a esprimersi in grugniti poco femminili, il tutto prima di voltarsi dall'altra parte e di continuare a crogiolarsi nel sonno con il cuscino tra le braccia. «Plumeria, per Arceus, ti vuoi svegliare?!».
Solo a quel punto l'Ufficiale del Team Skull spalancò gli occhi, girandosi di scatto e ritrovandosi davanti la figura imponente e mascolina di Guzma. Si parò la bocca per occultare lo sbadiglio, stropicciandosi gli occhi incollati dal troppo sonno.
«Guzma, che c'è?» brontolò lei e sbuffò dalle narici, rendendosi conto di essersi addormentata sul divano.
«C'è che è successo un casino imperdonabile!».
«Cosa?!» esclamò lei, allarmata.
«Quegli impiastri si sono messi in testa l'idea di infondermi lo spirito natalizio, riempiendo camera mia di stronzate che non ti lascio immaginare. Tu dov'eri?! È compito tuo fermare queste cose, lo vuoi capire oppure no?!».
Plumeria sospirò dal nervoso e scrollò le spalle, scivolando giù dal divano. Si passò una mano tra le code variopinte con l'intento di sistemarle, intrecciando le braccia contro al petto per assumere la postura minacciosa e scontrosa di sempre. «Non c'è bisogno di fare così Boy, loro volevano solo fare un gesto carino per te, ci sono rimasti male quando gli ho detto che non eri intenzionato a partecipare, vogliono solo farti capire – a modo loro, si intende - che gli manchi e che la tua presenza conta molto per noi».
Guzma sospirò. «Non mi interessa, io vado a fare un giro. Vedi di far sistemare quel casino prima del mio ritorno»
«Sarà fatto».
La ragazza sentì una voce esterna perforarle le orecchie, Plumeria cominciò a esprimersi in grugniti poco femminili, il tutto prima di voltarsi dall'altra parte e di continuare a crogiolarsi nel sonno con il cuscino tra le braccia. «Plumeria, per Arceus, ti vuoi svegliare?!».
Solo a quel punto l'Ufficiale del Team Skull spalancò gli occhi, girandosi di scatto e ritrovandosi davanti la figura imponente e mascolina di Guzma. Si parò la bocca per occultare lo sbadiglio, stropicciandosi gli occhi incollati dal troppo sonno.
«Guzma, che c'è?» brontolò lei e sbuffò dalle narici, rendendosi conto di essersi addormentata sul divano.
«C'è che è successo un casino imperdonabile!».
«Cosa?!» esclamò lei, allarmata.
«Quegli impiastri si sono messi in testa l'idea di infondermi lo spirito natalizio, riempiendo camera mia di stronzate che non ti lascio immaginare. Tu dov'eri?! È compito tuo fermare queste cose, lo vuoi capire oppure no?!».
Plumeria sospirò dal nervoso e scrollò le spalle, scivolando giù dal divano. Si passò una mano tra le code variopinte con l'intento di sistemarle, intrecciando le braccia contro al petto per assumere la postura minacciosa e scontrosa di sempre. «Non c'è bisogno di fare così Boy, loro volevano solo fare un gesto carino per te, ci sono rimasti male quando gli ho detto che non eri intenzionato a partecipare, vogliono solo farti capire – a modo loro, si intende - che gli manchi e che la tua presenza conta molto per noi».
Guzma sospirò. «Non mi interessa, io vado a fare un giro. Vedi di far sistemare quel casino prima del mio ritorno»
«Sarà fatto».
«Guzma,
sei proprio uno stupido» fece
Plumeria senza trattenere la rabbia, gettando con violenza l'ennesimo
balocco natalizio. Doveva ammettere che le Reclute avevano dato il
meglio in quell'occasione, erano passate ore da quando aveva iniziato
con le pulizie, quello era il secondo sacco nero che riempiva di
cianfrusaglie. «I ragazzi non vedevano l'ora di trascorrere
il
Natale insieme a te, cosa ti costava fare buon viso a cattivo gioco
per una sera?! A quest'ora potevo essere altrove».
«Già, hai ragione...».
Plumeria sussultò, voltandosi di scatto.
Guzma era proprio lì, sulla soglia della porta e che la guardava con le braccia intrecciate al petto. «Dovrei ammettere di essermi comportato male, ma lo sai come sono fatto, quindi non credo che lo farò».
Il boy si incamminò in direzione dell'Ufficiale, infilandosi le mani dentro alle tasche dei pantaloni.
«Questo non cambia il mio punto di vista».
«E quando mai?» borbottò lui e con una risatina, scrollando le spalle.
A quel punto Guzma alzò lo sguardo in direzione del soffitto e Plumeria, incuriosita dal gesto, si comportò di conseguenza per imitarlo. Arrossì quando intravide il ramoscello di vischio appeso sulla propria testa, scrollò le spalle e tornò a fissare il boy con un'occhiata assassina.
«Scordatelo!».
«Cosa c'è? Adesso sei tu quella che detesta il Natale?!» Guzma si lasciò scappare una risata divertita, mettendole le mani sopra alle spalle. «Dobbiamo rispettare una tradizione, che dici?».
«Dico che sei un cretino!» urlò Plumeria, il tutto prima di entrare in stretto contatto con le labbra di Guzma.
«Già, hai ragione...».
Plumeria sussultò, voltandosi di scatto.
Guzma era proprio lì, sulla soglia della porta e che la guardava con le braccia intrecciate al petto. «Dovrei ammettere di essermi comportato male, ma lo sai come sono fatto, quindi non credo che lo farò».
Il boy si incamminò in direzione dell'Ufficiale, infilandosi le mani dentro alle tasche dei pantaloni.
«Questo non cambia il mio punto di vista».
«E quando mai?» borbottò lui e con una risatina, scrollando le spalle.
A quel punto Guzma alzò lo sguardo in direzione del soffitto e Plumeria, incuriosita dal gesto, si comportò di conseguenza per imitarlo. Arrossì quando intravide il ramoscello di vischio appeso sulla propria testa, scrollò le spalle e tornò a fissare il boy con un'occhiata assassina.
«Scordatelo!».
«Cosa c'è? Adesso sei tu quella che detesta il Natale?!» Guzma si lasciò scappare una risata divertita, mettendole le mani sopra alle spalle. «Dobbiamo rispettare una tradizione, che dici?».
«Dico che sei un cretino!» urlò Plumeria, il tutto prima di entrare in stretto contatto con le labbra di Guzma.
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