4. Orme
Lo shock derivato
dall’aver ritrovato il cadavere di Frank in quelle condizioni parve svanire in
un attimo, così com’era arrivato. Bellocchio si alzò, disturbato dal chiasso
che precedeva i soccorsi che stavano irrompendo in quel momento. Percorse a
ritroso la strada che aveva fatto per giungere in cucina, diretto verso
l’esterno della casa. Una porzione di soffitto crollò davanti la porta dalla
quale era entrato, ostruendone il passaggio. L’intera casa parve lamentarsi,
mura e infissi scricchiolarono e ondeggiarono, creando un continuo e basso
boato che cresceva secondo dopo secondo.
Bellocchio
tossì quando la polvere sollevata andò a investirlo. Si portò l’incavo del
gomito vicino al viso e inspirò quanta più aria possibile. Dopodiché iniziò a
guardarsi attorno, cercando un qualsiasi modo per uscire da lì. Si diresse
verso la finestra, dovendosi però bloccare a metà strada quando una grossa
trave andò a bloccarne l’accesso, sfondando i vetri e facendo volare schegge
tutt’intorno.
Bellocchio
stava per chiedere il soccorso di Croagunk quando un nuovo lamento si levò
dalla casa: pezzi enormi di soffitto iniziarono a piovere verso di lui.
Istintivamente, Bellocchio scartò verso sinistra, rotolando fra le macerie,
andando poi a colpire il muro che divideva la cucina dalla zona da cui era
entrato. Sentì le voci concitanti dei soccorritori, rimasti all’esterno, e di
Bianca, che cercava di trovare la sua posizione.
- Sono qui! –
urlò lui, alzandosi.
Diresse la
torcia verso il muro contro cui era rovinato, notando delle crepe nel punto di
impatto. Provò a dare un calcio con la suola dello scarpone: il muro perse
ancora più integrità. Immediatamente mosse lo sguardo per tutta la lunghezza
della stanza, proiettando il fascio di luce della torcia in ogni dove, alla
ricerca di qualcosa da poter utilizzare. Quando la luce andò a colpire una
delle sedie attorno al grosso tavolo circolare. Bellocchio notò che si trattava
di sedie in metallo, decise quindi di provare. Ne raccolse una per lo schienale
e, usando tutta la forza che aveva in corpo, caricò il colpo torcendo il corpo
verso destra e allungando le braccia, per poi colpire violentemente il centro
delle crepe. L’impatto ebbe il suo effetto, allargando quelle precedenti e creandone
di nuove. Dall’esterno, sentì Bianca indicare ai soccorsi dove dirigersi.
Bellocchio
continuò a colpire a ripetizione, sempre più violentemente, a intervalli
regolari. Altri colpi giunsero dall’altro lato del muro. Continuò così fino a
che un grosso pezzo di muro cedette, aprendo uno spiraglio.
- Bellocchio,
sono qui! – gli disse Bianca, la sua mano che fuoriusciva dal foro nel muro.
- Allarghiamolo
ancora un poco – rispose lui.
Una violenta
scossa percorse l’intera struttura, facendo vibrare tutto.
- Non c’è più tempo,
afferrala.
Lui non se lo
fece ripetere due volte e afferrò il braccio di Bianca, per poi abbassarsi
quanto bastava. S’infilò nel buco, mentre il muro si sgretolava tutt’attorno.
Fece leva sui piedi, mentre Bianca continuava a tirare.
Con un ultimo
sforzo riuscì a passare dall’altra parte, stracciandosi buona parte del suo
cappotto.
Un’altra scossa
percorse la casa.
Senza perdere
tempo, Bellocchio reagì d’istinto: mise un braccio attorno alle spalle di
Bianca e la condusse fuori, verso la luce che stava scomparendo oltre la porta.
Lei lo seguì, correndo assieme. Il soffitto iniziò a crollare quando ormai
erano a un passo dall’esterno. Bellocchio caricò sulle gambe, passò un braccio
attorno ai fianchi di Bianca, sollevandola, e si lanciò fuori, atterrando poi
sulla neve, mentre una zaffata di polvere li investiva da dietro.
- Per… un pelo…
- Bianca, col fiato corto, tossì.
Un paio di
pompieri si avvicinò ai due e, reggendoli sotto le braccia, li aiutarono ad
alzarsi.
Bellocchio
guardò alle proprie spalle, la casa di Frank stava lentamente collassando su se
stessa. Tutt’intorno, si era radunata rapidamente una gran folla.
- Bianca, stai
bene? – Bellocchio le prese il viso fra le mani, esaminando un lieve taglio che
lei si era procurata poco sopra il sopracciglio destro.
- Sì, non ti
preoccupare per me. Tu che hai visto lì dentro? La casa era vuota, vero?
In quel
momento, Bellocchio sentì ancor più freddo. Non era mai facile dire una cosa
simile, per lui. Si trovò completamente allo sbaraglio, quindi decise di essere
diretto.
- Frank era
dentro. Quando sono entrato, ho trovato il suo corpo nella cucina. Era già
senza vita, mi dispiace.
Bianca aprì e
chiuse la bocca un paio di volte, troppo stordita per riuscire a dire qualcosa.
Dopodiché si lasciò andare verso il petto di Bellocchio, appoggiandoci la
testa. Iniziò a piangere, stringendo forte il colletto del cappotto di lui.
Bellocchio la
strinse in un abbraccio, cercando anche di proteggerla dai venti gelidi che
turbinavano attorno al gruppo di persone lì riunito.
I due vennero
disturbati da un violento boato. Bellocchio rivolse la sua attenzione verso la
casa di Frank, ancora intenta a piegarsi su se stessa. Lo scricchiolio del
legno, unito allo stridere delle pareti che ripiegavano su se stesse, creò un concerto
cacofonico. Il rumore fu assordante, per poi placarsi improvvisamente.
Bellocchio riuscì a notare una profonda depressione sulla facciata principale
della casa, come se qualcosa vi si fosse impattato contro e, nascosto dai
detriti, uno strano liquido verdastro si notava sulla punta di un’asse di legno
spezzata.
Poi, accompagnata
da un boato simile a una bomba, l’abitazione di Frank crollò su se stessa.
L’impatto col terreno di mura, tetto e mobili vari, e vetri che esplosero, alzò
una violenta raffica di vento che andò ad allontanare tutta la neve depositata
lì intorno, riportando alla vita l’erba fresca e verde del giardino ben curato
di Frank.
Esclusa la zona
immediatamente avanti all’ingresso.
Lì, l’erba era
cresciuta a dismisura: liberati dal peso della neve, moltissimi fiori s’erano
innalzati, accompagnati da verdissimi steli d’erba, raggruppati in chiazze non
troppo distanti le une dalle altre.
La cosa che più
stupì Bellocchio, però, fu il ghiaccio che si trovava alla base dell’erba.
- Che strano…
qui c’è qualcosa che non va – disse, più diretto a sé che ad altri.
Lasciò la presa
su Bianca, che lo stava guardando incuriosita, per poi inginocchiarsi davanti a
un gruppo di fiori, nati da ciò che sembrava una colossale impronta; solo che,
invece di aver lasciato una depressione nel terreno, quella era stata colmata
da una patina di ghiaccio.
Guidato dal
buon senso, prese i suoi occhiali e li indossò.
- Ellie, fa una
scansione del terreno qui davanti. Dimmi cosa ha provocato questa crescita
improvvisa dell’erba.
Aspettò un paio
di secondi, mentre i dati venivano raccolti e apparivano a schermo.
- Secondo i
miei calcoli, la crescita rapida è stata provocata da quel liquido situato
sotto il ghiaccio. La formula mi è sconosciuta, non ho nulla di simile nei miei
database. Ho però trovato delle corrispondenze fra diversi campioni di questa
sostanza, crea una pista, accompagnata da orme simili a questa. Traccio un
percorso?
- Sì, grazie
mille – Bellocchio aveva già capito dove questo lo avrebbe portato.
- Ecco fatto.
Lui alzò gli
occhi, seguendo la scia tracciata da Ellie. I punti in cui erano presenti
tracce del liquido erano segnati in verde ai suoi occhi, mentre le orme in
rosso. I due andavano di pari passo.
- Ho trovato
una pista. Aspetta qui – disse Bellocchio, diretto a Bianca.
- Io vengo con
te, invece. Credi che qualcuno abbia fatto questo, non è vero?
- Sì.
- E allora
voglio trovare il colpevole. Tutti volevano bene a Frank.
- Non puoi
venire.
Bianca stava
per controbattere, ma Bellocchio fu più rapido.
- Guardati
intorno, sono già all’opera per trovare il corpo di Frank. Credo ci sia bisogno
di te, qui.
Lui le indicò tutta
la folla che stava ancora crescendo di numero, facendole notare i volti
afflitti di tutti loro.
Anche se titubante,
Bianca acconsentì.
- Prendi
questa, però. E se incontri un altro Pokémon come Delibird, non esitare a
chiamarmi – gli porse la radiotrasmittente utilizzata poco prima.
- Certo.
Dopodiché,
Bellocchio si mise a seguire la nuova pista, mentre Bianca iniziava a coordinare
i lavori dei volontari.
Camminò per
quelle che parvero ore. Aveva seguito le tracce che si dirigevano nel bosco a qualche
chilometro di distanza dall’abitazione di Frank. Passò per i suoi campi, le cui
coltivazioni testarde continuavano a combattere contro il freddo e il gelido bacio
della neve. Vide un paio di Miltank osservarlo, incuriosite, dall’interno di
una stalla, per poi fuggire a rifugiarsi all’interno quando un Tauros aveva
fatto la sua comparsa. Il suo fu l’ultimo sguardo ad abbandonarlo, appena prima
di mettere piede nel sottobosco.
Lì, il gran
numero di alberi aveva creato uno scudo naturale, grazie alle proprie foglie, riducendo
al minimo l’accumulo di neve sul terreno. In alcuni punti, mancava
completamente. Ed era lì dove prendevano vita i più disparati fiori montani,
molti dei quali sconosciuti a Bellocchio. Mano a mano che s’inoltrava nel
bosco, la neve cedeva sempre più il passo al verde dell’erba, ancora fresca di
rugiada. Anche il vento parve fermarsi, d’improvviso.
Lentamente,
Bellocchio sentì di essersi immerso in un'altra dimensione temporale, dove
esisteva solo lui e il suono dei suoi passi.
- La pista
finisce qui – avvisò Ellie, una volta arrivato ai piedi di un imponente albero,
completamente ricoperto di neve.
Bellocchio si
abbassò, individuando una grossa pozza di quel liquido verde. Dal suo centro,
stava già crescendo una grande varietà di fiori, a un ritmo fin troppo veloce:
gli steli dei più grandi riuscivano a crescere anche di un paio di centimetri
al minuto.
Lui rimase a
osservarli a lungo, analizzandoli, fissandoli nella mente, cercando di capire
come fosse possibile una cosa simile. Si mise un guanto di lattice e allungò
una mano, intento a toccare quel liquido, cercando di capire di cosa si tratti.
Arrivò quasi a
sfiorarlo con un dito, quando una grossa goccia dello stesso cadde dall’alto,
finendogli sull’indice.
Bellocchio alzò
lo sguardo, senza notare nulla di particolare, tranne una porzione di liquido
che era rimasto attaccato a uno dei rami del grosso albero, misto a neve. Stava
per rivolgere la sua attenzione nuovamente alla pozza ai suoi piedi, quando un
improvviso bagliore apparve fra le fronde.
Due grossi
zaffiri, freddi come il ghiaccio.
Una paura
viscerale s’impadronì del suo corpo, e fu solo grazie soltanto a quella che
ebbe la prontezza di lanciarsi di lato, ruzzolando nella neve. Un attimo dopo,
lì dove si trovava lui fino a poco prima, andò a impattare quello che sembrava
un immenso ramo, le cui foglie finali erano libere dalla neve.
In quel
momento, il grosso albero prese vita. Due imponenti piedi comparvero dal suolo,
distruggendo tutto il terreno lì intorno. Rivoltò intere zolle colme d’erba
come se fossero semplici foglie secche, lanciandole tutt’intorno. Bellocchio si
fece scudo con le braccia mentre una grandinata di terreno gelido misto a
pietre andò a colpirlo. Ci fu un sonoro ruggito e tutta la terra parve tremare,
sotto i passi di quell’essere.
- Un Abomasnow…
- Bellocchio si rimise in piedi, osservando il Pokémon.
Quello che fino
a poco prima credeva si trattasse di altri rami di un albero, in realtà non
erano altro che alcune delle assi del tetto della casa di Frank, conficcate
nelle braccia e alcune nel petto del Pokémon.
- Quindi sei
stato tu. Non so perché, la cosa non mi stupisce affatto. Speravo il contrario,
ma a quanto pare…
Bellocchio mise
mano alla tasca, estraendo la Poké Ball di Croagunk. Il Pokémon si era rimesso
perfettamente grazie alle cure ricevute a casa di Bianca.
- Vediamo un
poco che cosa sai fare.
In tutta
risposta, Abomasnow iniziò a eruttare una violenta tempesta di gelo e ghiaccio
dalla bocca. Bellocchio scartò a destra, mentre Croagunk prendeva la direzione
opposta. Mentre il suo Pokémon si preparava al contrattacco, lui schivò un
ulteriore attacco, rotolando. Fece perno sulla spalla destra mentre scivolava
sul terreno, approfittando della manovra per indossare i suoi guanti.
- L’energia è
al quarantasette per cento – avvisò Ellie.
Bellocchio non
le diede retta e, mentre Abomasnow era impegnato a cercare di colpire Croagunk,
lui ne approfittò per scivolargli alle spalle, e colpirlo lì dove si sarebbe
dovuto trovare il suo tendine d’Achille, dietro la gamba destra. Utilizzò tutta
l’energia presente nelle batterie. Il Pokémon parve non accusare minimamente il
colpo e si limitò a scrollare il piede, lanciando indietro di diversi metri
Bellocchio.
- Credo che
neanche al massimo della potenza un tuo colpo potrebbe fare un minimo danno –
disse Ellie.
- Grazie mille
del consiglio – sbuffò Bellocchio.
- Di nulla.
- Sarcasmo –
lui scansò un violento pugno a martello.
Uno dei
Fangosberla di Croagunk andò a colpire l’asse conficcata nel petto di
Abomasnow, il che lo fece ruggire di rabbia. Altro liquido verde, rivelatosi il
suo sangue, andò a riversarsi fuori dalla ferita.
- Croagunk,
mira all’asse, io lo distraggo.
Bellocchio si
lanciò contro di Abomasnow, che stava in quel momento preparando un nuovo
colpo. Un raggio gelido come il tocco della morte andò a sprigionarsi dalla sua
bocca, diretto verso l’agente. Lui lasciò che il colpo si avvicinasse, per poi
scansare all’ultimo momento. Così facendo, Croagunk ebbe tutto il tempo di
prepararsi e colpire con un violento Centripugno. Mirò all’estremità sporgente
dell’asse, centrandola in pieno. Il colpo fu talmente violento da spingerla
interamente all’interno del corpo di Abomasnow. Il Pokémon strabuzzò gli occhi,
stupito, per poi accasciarsi al suolo emettendo un sommosso gorgoglio,
affogando nel suo stesso sangue.
Bellocchio si
asciugò la fronte, madida di sudore. Con ancora il fiatone, si accertò delle
condizioni di Croagunk, trovandolo pressoché illeso.
- Ottimo
lavoro, partner – gli diede qualche pacca sulla testa, trasmettendogli la sua
approvazione.
Dopodiché prese
la radio che gli aveva ceduto Bianca e l’attivò.
- Bianca, mi
ricevi?
Aspettò un paio
di secondi, ascoltando il disturbo da essa prodotto.
- Sì, ci sono –
rispose lei, fra i rumori prodotti nel spostare le macerie della casa di Frank.
- L’ho preso,
ho trovato il colpevole.
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