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Sakichan - Addictions - 5/6



Sakichan24
ADDICTIONS
 
 
5.
 
Videogames addiction...





In camera mia è tutto buio, tengo sempre la luce spenta e le tende tirate. Troppa luce mi dà fastidio, a malapena sopporto quella dello schermo che mi si trova davanti.
Dovrei staccarmene, sono ore che sto giocando ininterrottamente senza quasi andare in bagno, ma non ce la faccio. Anche il mio corpo mi dice che è ora di smetterla, ho la nausea, una nevralgia molto fastidiosa e mi lacrimano gli occhi, ma non posso proprio spegnere la mia console.
Mamma dice che è colpa di Tapso, è stato lui a farmi scoprire questo mondo e a farmici appassionare fin troppo. Per questo ormai non vuole più che ci vediamo: vuole cercare di farmi smettere di giocare e il modo migliore sarebbe - secondo lei - far sì che io e Tapso non ci vediamo.
Per ora non è servito a nulla: finché lei è a casa, sono costretto a non giocare troppo. Ogni tanto mi ha anche staccato la console dalle mani e l’ha nascosta per non farmela trovare.
Ma appena si allontana da casa, chiamo immediatamente mio cugino. Lui riesce sempre a scoprire dove mamma la nasconde e grazie a lui posso tornare a giocare.
È l’unico che mi capisce: se non mi metto a giocare, inizio a stare pure peggio di quando gioco.
Comincio a camminare avanti e indietro per la casa, mi sento molto nervoso e se cerco di fare altro non riesco a concentrarmi. Non riesco neppure più a lottare coi miei Pokémon o leggere un manuale di informatica, che erano le cose che prima mi interessavano di più. Posso solo accendere una console e giocare, battere record su record e portare a termine tutti i giochi che ho.
I miei genitori dicono che non è normale, che alla mia età dovrei pensare ad uscire e ad andare a scuola, ma Tapso dice che è normalissimo. Da ragazzini è normale cambiare spesso passioni, dice, questo è solo un periodo che forse prima o poi mi passerà.
E anche se non mi passasse, va bene così: non c’è niente di male ad adorare i videogiochi. È vero, forse è una passione un po’ particolare rispetto a quelle dei miei coetanei, ma mica siamo tutti uguali. Il mondo è bello perché è vario, giusto?
Stacco un attimo gli occhi dallo schermo illuminato per gettare un’occhiata a mio cugino, seduto a terra vicino alla presa elettrica. Non ci siamo ancora detti niente, ma ultimamente non ci parliamo nemmeno più.
Lo invito quando i miei non ci sono, lui viene, mi trova la console e tutti i giochi e poi si mette a passare il tempo al suo computer. Non so cosa faccia, ma in fondo non mi interessa.
Riprendo a guardare il videogioco: a breve dovrò affrontare una battaglia importante, non posso permettermi di distrarmi.
Mentre le mie dita viaggiano sui tasti, però, la mia mente è altrove. Anche se dovrei rimanere concentrato su quello che sto facendo.
Sono mesi che non esco di casa se non è strettamente necessario, ormai non vado quasi più nemmeno a tavola a mangiare. Appena posso, mi rinchiudo in questo mondo digitale e non me ne stacco. Mi sembra più bello del mondo reale: qui posso veramente sentirmi me stesso. È difficile da spiegare.
Tapso mi ha chiarito le idee, qualche tempo fa: ha detto che riesco a proiettare tutte le mie emozioni nei videogiochi, quindi non ho bisogno di vivere esperienze reali. Sicuramente lo sa meglio di me, d’altronde si occupa di informatica da molto più tempo di me. Fatto sta che ho deciso di farmi bastare questo piccolo mondo fatto di zeri e di uno, perlomeno le delusioni qui sono poche.
Mi asciugo col dorso della mano gli occhi: capita spesso che inizino a lacrimare dopo tante ore passate davanti ad uno schermo.






6.
 
Internet addiction...





Sono a casa di Chrys, seduto a terra. Devo tenere attaccato il computer alla presa, non posso permettere che si scarichi. La batteria non durerà parecchio se la sforzo in questo modo, ma ci penserò quando sarà il momento.
I rumori della stanza mi toccano appena appena: sento il basso ronzio del ventilatore, la musica che proviene dalla console che mio cugino sta usando e ogni tanto le sue imprecazioni quando sbaglia una mossa.
Non ho tempo per concentrarmi su tutto questo, però: c’è un motivo per cui sono qui ed è trovare finalmente un po’ di pace. A casa mia la situazione è diventata pesante: i miei genitori dicono che sto troppo spesso davanti al computer e che dovrei anche fare altro. Non sono più un bambino e ho delle responsabilità da assumermi. La verità è che questo mondo è troppo complicato: non sono all’altezza di quello che gli altri si aspettano da me.
Una casa, un lavoro, una nuova famiglia: sono obiettivi difficili da raggiungere. Troppo.
All’inizio aprivo Internet solo per svagarmi un pochino, era la mia evasione quotidiana dalla realtà, anche se durava poco. Per i primi tempi mi bastava un’ora, massimo un’ora e mezza al giorno, ma poi quel poco tempo non mi faceva più sbollire il nervosismo che accumulavo durante la giornata.
La soluzione più ovvia era aumentare il tempo da dedicare alla mia evasione, e così ho fatto. Sono passato da un’ora e mezza a due ore.
Che poi sono diventate tre, quattro, cinque.
Adesso per stare bene ho bisogno di starci almeno dieci ore, ma ultimamente non mi basta più nemmeno quel tempo. È un circolo vizioso: più sto su Internet, più vengo rimproverato. Più vengo rimproverato, più ho bisogno di stare su Internet. Non c’è uscita.
L’unico che mi capisce è Chrys: anche lui ha una passione poco convenzionale che lo porta a stare molto in casa, tra noi ci intendiamo. Ci veniamo a trovare appena possiamo e abbiamo i nostri momenti di solitudine: pur essendo insieme, siamo isolati. Non ci guardiamo, non ci parliamo, non interagiamo in alcun modo. Solo un breve saluto quando ci incontriamo e quando ci separiamo.
Ogni tanto ripenso a com’era la mia vita prima che passassi tutto questo tempo sulla rete: andavo a scuola, avevo degli amici. Una vita da adolescente normale.
Eppure non rimpiango nulla: la rete è un altro mondo. Qui tutto è concesso, si trovano milioni di informazioni e, soprattutto, si può rimanere connessi solo con le persone più interessanti. Estromettere chi ci è antipatico dalla nostra vita è parecchio facile: basta bloccarlo. Non bisogna sostenere l’imbarazzo di vederlo tutti i giorni e doverlo salutare per circostanza.
Spesso mi si obietta che il mondo della rete non è come il mondo reale, che non si conoscono mai a fondo gli amici virtuali. Paradossalmente, nella sua falsità Internet è il mondo più vero che esista: nascondi la tua identità, ma sei veramente te stesso. Puoi dire quello che pensi e fare quello che vuoi senza preoccuaprti di cosa accadrebbe se i tuoi genitori, i tuoi famigliari o i tuoi conoscenti lo venissero a sapere.
È questo che mi piace: poter essere me senza dovermi mostrare troppo.
Scorro rapidamente la pagina di recensioni che avevo iniziato a leggere a casa: è stato lanciato da poco un nuovo prodotto capace di immagazzinare diversi terabyte di dati, devo capire se funzioni davvero o sia solo fuffa. La maggior parte delle recensioni in realtà è positiva: potrei acquistarlo, mi aiuterebbe parecchio. Per le prestazioni che offre non costa nemmeno troppo.
Sposto il portatile sul pavimento: è diventato troppo caldo e mi sta scottando le gambe. Sfilo gli occhiali per pulirmeli e per un attimo le scritte nelle sullo schermo si sfocano.
Meno male che Chrys ha un ventilatore in casa, con questo computer morirei di caldo.





ANGOLINO AUTRICE

Ciao e bentornati a questa edizione di Addictions!
Questo mese ho fatto una cosa un po’ particolare: ho scelto due personaggi molto legati tra di loro (Chrys e Tapso, appunto) per parlare di due vizi piuttosto simili (rispettivamente quello per i videogiochi e quello per internet). La scelta non era obbligata, ma quasi: sono entrambi molto legati alla tecnologia e, data la loro giovane età, non sarebbe impossibile sviluppare una dipendenza. Contando anche il fatto che appunto sono molto legati, è facilissimo che uno trascini l’altro in una brutta spirale: è proprio quello che è successo in questa puntata. Anche per questo motivo i due episodi sono legati tra di loro, non ne ho fatto uno unico solo per mantenere una certa continuità con gli episodi precedenti e successivi (e soddisfare in questo modo il mio OCD). Ciancio alle bande, che vi sarete già rotti le scatole di leggere, ringrazio solo Andy Black per avermi concesso questo spazio di pubblicazione!
Al mese prossimo!

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