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Herr - Ditching Cards - 6/0 - Be All My Sins Remember'd/A Dateless Bargain

DITCHING CARDS


Ho aggiunto il capitolo 0 - A Dateless Bargain (che è una specie di promo per la trilogia di capitoli finale) a fine di questo. Prima, per chi non ne fosse al corrente, era messo come capitolo a sé.

CAPITOLO 6
Be All My Sins Remember'd

I know that you're hiding
I know there's a part of you that I just cannot reach
You don't have to let me in
Just know that I'm still here
I'm ready for you whenever, whenever you need
Whenever you want to begin
(Florence + The Machine; Hiding)

flashback – Anville Town – 08/02/13
Looker uscì dalla stazione di gas stringendo in una mano un pacchetto di patatine alla paprika e nell’altra un Magnum confezionato, il cui involucro giaceva per terra presso lo zerbino. Come mise piede fuori dal negozio si guardò attorno, notando che la macchina fosse vuota, e girò una buona decina di minuti attorno al locale, che trovò deserto.
« Ethan? Dove sei, Ethan? ».
Aprì lo sportello della macchina e ci gettò le patatine, portando il magnum sotto i suoi denti. Chiuse lo sportello con una manata, tanto che dall’impetò vibrò la carrozzeria stessa della berlina, e andò sul portabagagli, un brivido che gli corse lungo la schiena.
La pistola era scomparsa.
« Merda! ».

𐌳 𐌳 𐌳
presente – Castelia City – 16/02/13
Erika uscì dall’edificio provando sulle sue braccia un peso più grave di quello che, a conti fatti, non fosse: la conoscenza che ascoltare quei cd le avrebbe portato, l’avere le risposte di una vita davanti a sé, così vicine, le sembrava di portarsi appresso un macigno. Lo stesso macigno che, a breve, si sarebbe tolta dal cuore.
Arrivata all’hotel, ebbe premura di chiedere alla reception uno stereo, col quale sarebbe riuscita a leggere i cd che Looker le aveva consegnato qualche ora prima. Trascinò quindi l’enorme peso con sé, sia l’apparecchiatura che la mole digitale, sino alla stanza, e si gettò a letto non appena chiuse la porta alle sue spalle.
Se da una parte l’attesa di scoprire quali informazioni Looker celasse la logorava, dall’altra la paura che una reazione simile a quella avuta con Ethan l’avrebbe assalita controbilanciava perfettamente la sua fame intellettuale. Si era ritrovata ad un bivio le cui due strade, pur diverse, l’avrebbero condotta entrambe in luoghi sconosciuti: sapere o non sapere?
Si girò supina sul materasso, il sottile strato di polvere sulla coperta che le accarezzava il viso, e s’appisolò. I cd e lo stereo, silenziosi, giacevano sulla moquette accanto al letto.

Non seppe dire quanto tempo aveva dormito, anche se, al suo risvegliarsi, il sole era ancora alto in cielo. L’orologio segnava le 3:00 PM, quindi doveva aver dormito attraverso il pranzo.
Si alzò dal letto disorientata, persa la concezione del tempo, ed i suoi occhi vagarono per la stanza alla ricerca di qualche punto di riferimento. Finalmente caddero sullo stereo, e le tornò a mente quale fosse, dall’inizio, la sua missione.
Tirò le tende al massimo e lasciò che la maggior quantità di luce possibile potesse zampillare attraverso le finestre, dando una palette di colori profondamente diversa dalla situazione di penombra nella quale era immersa la stanza prima. Issò lo stereo sulle spalle e lo poggiò su una sedia di legno che faceva ad angolo, per poi aprirlo: i cd, numerati, non furono difficili da distinguere. Inserì quello che recitava il numero 1 sul lato A.
« … ».
Un rumore disturbato riempì la stanza. Sin da subito, poteva udire che il suono non giungeva cristallino ai suoi occhi; doveva esser stato trasportato da un nastro, constatò.
« Puoi cominciare, Hilda » proruppe una voce maschile, che le ricordò molto quella di Looker, prima che la seconda voce in questione parlò. « Allora… Questa è la mia confessione, suppongo… Be’, direi di saltare i convenevoli di dove sono nata e tutto… ».
La mascella di Erika si congelò. I suoi occhi erano persi nel vuoto, la sua mente in tilt. Tentò di muovere il braccio via dal pulsante PLAY ma non riuscì a compiere il movimento. Ogni cosa nel suo corpo, in quel momento, era scolpita nella pietra: quella voce, la voce che aveva sentito provenire dalla registrazione, era la sua.
« …ciato quando ho incontrato un certo N, Natural Melodia Gropius credo si chiami… Harmonia, si chiama Harmonia… Oh, giusto, Harmonia, vabbè. Comunque, aveva il mio numero telefonico, anche se credo lo avesse frega— ahem, preso da qualcuno, e quel giorno mi chiama—, no, non era una chiamata, era un messaggio credo… sì, un messaggio… mi dice di incontrarlo il giorno dopo… E cos’hai risposto? Non— non ho risposto. Cioè ho lascia—».
Erika fermò il cd.
Il suo dito era poggiato sul pulsante blu, esitante. Era sicura di voler continuare?
Spostò il suo bacino in avanti ed il peso del suo corpo fece scoccare il tasto.
« …to stare, cioè non mi interessava…. Il giorno dopo, però, quando sono arrivata all’incontro, N mi ha chiamato, e con una scusa mi ha attirato fuori… senza niente da fare ho deciso di andare all’incontr— E così è cominciato tutto? Sì… là, mi ha proposto un “patto”, se vogliamo chiamarlo così, dove in cambio di informazioni io avrei dovuto pubblicare degli articoli… ».

𐌳 𐌳 𐌳
presente – Anville Town – 16/02/13
Ethan uscì dalla stanza d’ospedale stringendosi nella sua giacca di pelle, il quale odore di rosa giungeva sino alle sue radici. Come l’aroma del fiore raggiunse i suoi organi di senso, nella sua mente si figurò l’infermiera inserire i suoi vestiti nella lavatrice e lavarli. Per qualche motivo, l’immagine lo faceva ridere.
Imboccò il corridoio alla sua destra e proseguì sino a che non vide le persone affollare come andava avanti. Di fronte a lui, pochi metri dopo, si stagliava una donna ricurva intenta a raccogliere un pezzo di carta. Era avvolta da una mantella di pelle voluminosa e, quando alzò il viso, notò che non dovesse avere meno di settant’anni. Sulla sua tasca destra, un interessante rigonfiamento colpì Ethan.
« Mi permetta di aiutarla! » esclamò mellifluo mentre le si avvicinava.
La donna portò lo sguardo in direzione del ragazzo. « Oh, com’è gentile! Non dev—».
« Lo faccio con piacere ».
Avvolse il suo corpo col braccio sinistro e aiutò la signora a rialzarsi, mentre colla mano destra raccoglieva quanto era caduto. Mentre l’attenzione era catturata dal tanto gentile gesto, la mano lesta di Ethan era intenta a scivolare nell’ampia tasca foderata di pelle ed ad estrarne il contenuto: fu un attimo.
La donna non fece in tempo a salutarlo che aveva continauto diritto per la sua strada, pregustandosi il bottino.
« 5, 10, 20… » contò, mentre nascosto dietro ad una colonna apriva il portafoglio dell’anziana « non basta ».
Alzò lo sguardo al corridoio che si districava davanti a lui. Due borse erano state lasciate incustodite sulle sedie in plastica appese al muro, di fronte all’enrata di due grandi uffici.
Non esitò ulteriormente e corse verso le prede, dopodiché, ottenuto quanto voleva, scomparì dietro una rampa di scale.

𐌳 𐌳 𐌳

Erika aveva il capo posato sul tavolo, un peso morto, il suo mento accarezzava il freddo legno ed i suoi occhi osservavno il pavimento sotto di lei, mentre in sottofondo il rumore dello stereo rimombava fra le pareti dell’appartamento e nella sua testa. Se prima era stata portata a pensare che il contenuto del cd l’avesse sconvolta, come quel primo giorno fece Ethan, si trovò sorpresa con la facilità con cui aveva affrontato tutte quelle informazioni. Non era facile, no di certo, ma aveva deciso di assumere un approccio diverso: ascoltava, come rapita dalla narrazione di un libro, e provava a porsi in modo distaccato a quello che veniva detto.
Per quanto possibile.
« Così siamo andati al parco, sai, il parco di Nimbasa City… era carino, quel giorno… e c’era la ruota panoramica, che abbiamo voluto provare… Vi siete… baciati? Sì… alla ruota panoramica… E poi? Il giorno dopo? Tornata a casa, ho trovato Zinzolin… Era dentro casa o è arrivato in seguito? Era già dentro quando arrivai… Aveva quindi scassinato la porta, no? Non esattamente. Aveva comprato l’edificio… Comprato l’edificio? Cioè è il padrone del tuo appartamento? Sì, esatto… Com’è possibile che lo abbia comprato? Ha contattato ogni singolo condomino per comprare il loro appartamento? Lo trovo veramente strano… Suppongo di sì. Zinzolin è un uomo molto potente… Direi… Cosa voleva? Mi aveva contattato pe—».
Un rumore sordo graffiò le sue orecchie.
Alzò di scatto il capo, solo per rendersi conto che proveniva dall’apparecchio; nonostante ciò, costituiva comunque elemento di sorpresa.
« Ma che? Come vi permettete di interrogare un sospettato senza il suo avvocato? ».
Una quarta voce si era unita alla registrazione, diversa da quelle di Hilda e dei due agenti. Pareva che la confessione fosse finita, e che qualcosa di inaspettato fosse accaduto, tale da aver interrotto la loro discussione.
« Lei chi è? Chi l’ha fatta entrare? Sono l’avvocato di Hilda, ed esigo che la lasciate in pace Hilda ha già accettato a confessare Confessare cosa? Confessare un crimine che non ha neanche commesso solo per un gruppo di idioti ha trovato un video dove recapitava una bottiglia ad una drogata? Chiamo la sicur—Avete trovato prove che sulla bottiglia ci fosse della droga? In caso contrario, il filmato non dimostra niente ed esigo che rilasciate Hilda Cosa sta succedendo? Cosa sta dicendo? Cosa ti hanno detto, Hilda? Ti hanno detto che eri spacciata? Che ti aspettava la galera? Come pensavo, sono tutte invenzioni. Non hanno nulla contro di te se non poche prove e circostanziali. Puoi uscire ora, se vuoi Io… Non farlo, Hilda. Aiutaci… Aiutare delle persone che volevano metterti in galera per prendersi il merito di qualcosa che non hanno fatto? Merito per cosa, poi? Siete rimasti con un pugno di mosche… Io… non capisco cosa sta succedendo… Ti hanno ingannato, Hilda, e io sono qui per aiutarti. Vieni, ti accompagno a casa… Non farlo, Hilda. Puoi ancora fare la cosa giusta, pensa a Julie, pensa a— Sai cosa, Looker? Io penso a Julie. Io penso a Natalie, ci penso ogni minuto che passa. E avrei ricordato anche te se non mi avessi tentato di ingannare in modo così becero. Può darsi che abbi veramente una terza chance, ed è quella che scelgo. Mi sto prendendo le mie responsabilità, prenditi tu le tue ».
Un forte rumore metallico stridette nell’aria, dopodiché l’audio si mutò. Era giunto alla fine.

𐌳 𐌳 𐌳

Ethan osservava il 15 di Regent ergersi immobile, all centro dell’incrocio che in quel momento era vuoto e spogliato del traffico, e come lo guardava l’immagine di Hilda era scolpita nella sua mente. Qualcosa in lui era genuinamente attratto a lei, al ricordo che aveva di lei, e non sapeva dire se seguire quel sentimento o abbandonarsi al rancore per la situazione. Per N. Per Erika.
Camminò, passato il palazzo e l’intero isolato, sino a che non si trovò di fronte ad un edificio dismesso, il cui intonaco cadeva dalle pareti ed i cancelli, ricoperti di ruggine, giacevano a terra. Scavalcò la recinzione e camminò nella direzione di un grosso albero, del quale andò in ricerca delle radici.
Si abbassò, affondò la mano nel terreno umido ed afferrò un oggetto metallico, alla quale azione sorrise.

𐌳

« Buongiorno, vorrei un biglietto per Castelia City ».
La commessa alzò lo sguardo al viso di Ethan.
« Mh ».
« Grazie… » borbottò, come allungava le banconote rubate poco prima dall’altra parte del vetro.
« Per andare nella piattaforma 5, deve attraversare il sottopassaggio » biascicò, un chewing-gum nella bocca « eccole il biglietto per il treno ».

𐌳 𐌳 𐌳

Erika era rimasta a fissare lo stereo girare a vuoto mentre rilasciava un ronzio metallico nell’aria; la sua mente era come trascesa dal corpo e persa fra le sensazioni che l’ascolto di quel cd aveva lasciato sulla sua pelle. Pensò ad Hilda, a sé stessa, ed a come doveva esser stato affrontare tutti quegli eventi in un colpo solo, non riuscendo a concepire come lei, Erika, sarebbe riuscita a comportarsi. Pensava ad N, che da come ne veniva narrato era sia l’amore della sua vita che il complice della sua miseria, se non la maggior causa. Zinzolin, Natalie, Julie, Looker, Francis, Bianca… quanti nomi, ognuno dei quali trovava, per quanto fosse strano, risonanza nella sua mente. Lentamente apparivano delle caratteristiche, dei visi, delle immagini, sfrecciavano davanti ai suoi occhi e le permettevano di rimettere assieme i pezzi di quella storia. Improvvisamente ricordava di aver percorso quelle strade, di aver visto quelle stelle prima, di aver detto quelle cose. Non tutte, molte parti erano ancora oscure, ma nella sua mente vi era traccia di quanto accaduto, e ciò bastava a darle la forza di proseguire. Improvvisamente, la sua vita riacquisiva senso, proprio lì dove l’aveva perso, con il suo libro senza uscita ad Anville, la sua vita senza uscita ad Anville, la sua relazione senza uscita ad Anville. Louis le pareva così inutile, in quel momento, e Ethan assumeva tutt’un’altra colorazione: era il suo unico collegamento al passato, e non era stato ancora menzionato nei cd.
Perché le aveva mentito, però? Non c’era nessuna traccia di quanto dettole da lui, ma era stato giusto su altre. Sul nome, la foto… qualcosa, in lui, le diceva di dover scoprire di più. Di una cosa era certa: Louis non era che un errore di passaggio, e non era più intenzionata a continuare i legami con tutto ciò che era legato alla sua “nuova” vita: voleva vederci fino in fondo.
Scosse la testa.
Si alzò dalla sedia e raccolse un foglio di carta dal tavolo, sul quale cominciò a scrivere nomi e collegarli attraverso freccie. Vi erano ancora molti buchi nella ragnatela, per ognuno dei quali disegnò delle x e dei punti di domanda.
Si avviò verso la porta, dunque, ed uscì.

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« Buon pomeriggio… ».
Suzie alzò gli occhi a Erika, la limetta che proseguiva avanti ed indietro sulla punta dell’indice, per poi riportarli sulle sue dita.
« Ancora lei? ».
« Er… sì, suppongo. Volevo parlare con il signor Wiseman ».
« Il signor Wiseman? » biascicò lei. Poggiò la limetta in parte alla cornetta del telefono e poggiò la mano destra sulla tastiera. « Mi dispiace ma senza uno straccio di autorizzazione non posso farla salire ».
« Ma se sono salita ieri! ».
« Ah sì? ». Le lanciò un’occhiata fugace. « Vero. Ha un’autorizzazione? ».
« N— gliel’ho già detto! Non ce l’ho ».
« Allora se ne vada ».
« Può almeno chiamarlo? Dirle che sono passata ».
« Mh… chiamarlo dice? Non credo sia possibile ».
« Ma—».
« Arrivederci e grazie ».

Erika fece un passo indietro e diede uno sguardo all’entrata dell’anticamera della redazione del Castle. Il tornello non era sorvegliato e l’attenzione della ragazza all’entrata era concentrata sulle sue mani, il telefono lasciato a squillare senza cure.
Si abbassò, a gattoni, e coprì la distanza che la separava dalle braccia metalliche che delimitavano lo sbocco sull’entrata. Rimase chinata, si guardò attorno, e quando vide che gli occhi di nessuno erano puntati nella sua direzione, oltrepassò il tornello sgattaiolando all’interno della zona ascensori, dove finalmente riuscì ad entrare nella redazione.

𐌳

“FRANCIS J. WISEMAN” recitava la targhetta in bronzo che scintillava a capo della porta, dietro la quale si apriva l’ufficio dell’editor-in-chief del Castle. Diede un colpo. Poi un altro.
« Avanti ».
Non ebbe alcuna esitazione come apriva la porta ed il suo pallido viso baluginò da dietro il vetro smerigliato. « Posso entrare? ».
« H… signorina Joy, cosa ci fa qua? ».
Poteva leggere nei suoi occhi lo stupore nel vederla, in quel momento, di fronte a lui nel suo ufficio. Aveva già incontrato Looker? pensò, mentre le fece cenno di sedersi. « È un piacere rivederla ».
Erika sorrise. « Anche da parte mia ».
« Di cosa voleva parlarmi? ».
« Ho— ho incontrato Looker, questa mattina ».
« Oh—».
« Ed ho sentito i cd ».
« Cd? Quali cd? ».
« Non— non sa dei cd? ».
Francis scosse la testa.
« In breve, ier—». Lo fissò. Non sembrava mentire. Nella sua mente cercò di pensare quale soluzione fosse migliore, ed optò per nascondere l’esistenza delle registrazioni. Non aveva bisogno di saperlo e, con un po’ di fortuna, non si sarebbero più incontrati. « Niente… Diciamo— diciamo che so di Hilda ».
Se possibile, lo scosse più di prima.
« Io—».
« Mi lasci finire. Oggi, dopo aver incontrato Looker, ho avuto modo di venire a conoscenza di alcuni particolari su Hilda, su di me. Ma penso che lei li sappia già ».
« Cosa le serve, quindi? Perché è venuta qua? ».
Erika lo fissò.
« Sa » pronunciò, scandendo lettera per lettera « inizialmente non capivo perché mi avesse nascosto la verità, ma poi ho pensato che, se avessi qualche speranza di ottenere qualcosa da lei, non avrei voluto bruciare la mia possibilità con una domanda come questa. A chi interessano i motivi? Voglio sapere qualcosa che solo lei può dirmi.
« Ero felice? ».
« Come scusa? ».
« Sembravo felice, al lavoro? Ascol— venendo a conoscenza della mia storia, è stato difficile capire quali fossero le mie sensazioni durante quei passaggi della mia vita. E dal momento che è stato lei quello a licenziarmi… ».
« Non ne ho idea. Passavo la maggior parte del tempo a lamentarti con te per i ritardi con le consegne, e quando non lo facevo, era perché non venivi al lavoro ». Dicendo quelle ultime parole, sorrise.
« Cosa c’è? Cosa le fa ridere? ».
« Paradossalmente… l’unico periodo nella quale ti ho visto contenta — più del solito, almeno — è stato durante le ultime settimane del tuo lavoro ».
« Intendi quando ho incontrato N? ».
« Non lo so. Può darsi — non ho mai incontrato N ».
« Be’, se questo è tutto… grazie mil—».
« Aspetta ».
Si alzò, sotto lo sguardo confuso di Erika, e si spostò a sinistra, dove il giorno prima aveva tirato fuori l’elenco dei dipendenti. Aprì un cassetto inferiore allo scaffale della libreria e, dopo aver smanettato per qualche minuto, vi estrasse fuori un sottile fascicolo beige sul quale faceva capolino il nome “Hilda Baskerville”.
« Non so quanto possa servirti, ma pensavo fosse meglio che lo avessi tu ».
Erika si alzò per prenderlo in mano. « Oh, è molto gen—».
« Looker pensava che fosse meglio far finta di niente e di indirizzarti a lui, prima di rivelarti la verità. Non so neanche se dovrei dartelo, ma a questo punto non m’interessa. Spero solo che tu possa trovare quello che cerchi, Hil— Erika ».
La ragazza sorrise. « Grazie, grazie veramente. Addio ».

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Looker arrestò la macchina davanti all’entrata del suo palazzo. Guardò attraverso la finestra, alla macchina di Ethan che era parcheggiata nel suo posto auto, ed un sorriso corse attraverso il suo viso. Fece retromarcia di qualche metro e si inserì accanto al marciapiede esattamente dietro alla vettura del ragazzo, dove la lasciò parcheggiata per avvicinarsi ad una cabina telefonica.
Inserì il gettone e digitò il numero di tre lettere della polizia.
« Pronto, buongiorno, vorrei segnalare la presenza di una macchina davanti al mio palazzo… sì, esatto, vorrei che venga rimossa. Grazie ».
Ripose la cornetta ed uscì dalla cabina, tirando fuori le chiavi della macchina dalla tasca, per poi strisciare la punta metallica sulla carrozzeria della vettura. Si divertì a lasciare cinque lunghe righe prima di udire il rumore del carroattrezzi arrivare e issare la macchina su di sé, per poi scomparire in seguito dietro una laterale della via dove abitava.

𐌳

« Com’è andata? È andata che quel bastardo mi ha rubato la pistola ed è scappato per Anvil—».
Looker stringeva la cornetta del telefono con le unghie saldamente ancorate al rivestimento di plastica verde. Di fronte a lui la rubrica telefonica con la quale si era servito per digitare il numero telefonico.
« La pistola non è un problema, ne ho altre. Ma lui? No, non voglio tornarci. So che tornerà comunque, la sua macchina è stata presa e portata via da un carroattrezzi. Mh, sì…
« Ok, aspetterò e basta. Ricevuto. Chiudo ».

𐌳 𐌳 𐌳

presente – Castelia City – 17/02/13
Una nuova giornata era sorta su Castelia.
Erika scese in strada con in mente una sola cosa: Looker. Aveva sgomberato l’appartamento dell’hotel e lasciato tutte le cose che si era portata da Anville, più i cd, all’interno del portabagagli della sua auto, ma era intenzionata a fare un’ultima cosa prima di andarsene.

𐌳

Un rumore metallico risuonò nell’aria.
« Chi è? ».
« Sono io ».
« Erika? ».
« Sì. Mi fai salire? ».
« Oh… ok, sali pure ».

Erika sedeva di fronte a Looker in una comfortevole poltrona rosso bordeaux in parte al camino, spento, e riceveva tutta la luce che filtrava attraverso le finestre del salotto. Davanti a lei, sul tavolino di vetro che la separava dal detective, erano due tazze ricolme di caffé fumante, che, pur avendo concordato a prendere, non aveva intenzione di bere.
« Di cosa volevi parlarmi, dunque? ».
« Ho… sentito i cd ».
« Tutti e due? ».
Erika fece cenno di sì con la testa.
« Hai trovato le risposte che cerchi? ».
« Sì… più o meno ».
« Ti ricordi qualcosa? ».
« Le cose—». Lanciò un’occhiata al riflesso di Looker nella tazza di caffé, dopodiché vide i suoi occhi restituirle lo sguardo, sempre sulla superficia del liquido. « Le cose sono ancora molto confuse. Ricordo qualche flash ».
« Mh ». Il detective contrasse le sue palpebre. « Hai già visto Natalie? ».
« No, non ancora ».
« Hai intenzione di parlarle? ».
« Sì… penso. Devo ancora vedere, ma s—».
Le sue parole furono interrotte dalle risa di Looker.
« Uh? ».
« Non hai sentito il secondo cd, vero? ».
« Come—».
« Cosa vuoi da me, Erika? ».
Silenzio.
Erika sollevò lo sguardo e così fece Looker, che riprese a guardarla dritto negli occhi. Le sue braccia erano distese ad assecondare la linea dei braccioli della poltrona e le sue mani tamburellavano nervosamente contro l’imbottitura.
« Risposte ».
« Quali risposte? Ti ho già dato tutto quello che avevo ».
« Ho solo una domanda ». Si alzò in piedi. « Cosa mi aspetti che faccia, eh? Cosa pensi che io debbba fare dopo che ho scoperto che la mia vita è una bugia? Che Erika Joy è una bugia? Tornare ad Anville Town e dire “Be’, è stata un’esperienza carina, ora posso tornare alla mia vita di merda”? ».
« Non mi aspetto che tu faccia niente. Non ti biasimerei, qualsiasi cosa tu decida di fare. È un duro colpo ».
« Duro colpo un cazzo. Voglio parlare coi responsabili. Voglio arrivare fino in fondo ».
« Ti ho detto, ti ho dato tutto quello che avevo ».
« Potresti dirmi chi ti ha dato quei cd ».
« Non cambierebbe niente. Dovresti pensare al futuro ».
« Cazzate. Che futuro ho? Elizabeth Misery? Un altro nome? Magari un’altra città? ».
« Io—».
« Rispondi alla mia domanda ».
Looker, che in quel momento aveva passato tutto il tempo a sorseggiare caffé dalla sua tazza, si alzò, andando ad aprire la porta. Il suo sguardo oscillava dal viso di Erika all’uscita dell’appartamento.
« Penso sia ora che tu vada ».
« RISPONDIMI! » urlò. « Me lo devi. Almeno questo! In quel cd— nel cd che mi hai dato, non faccio altro che parlare di come l’amore per N mi abbia fatto giungere a questo punto, ma non ricordo neanche che cazzo di faccia abbia N! Non ricordo la sua voce, com’era fatto, cosa abbiamo fatto… mancano i pezzi più importanti di me. Dammeli, me lo devi ».
Il detective abbassò lo sguardo. « Quello che ti dovevo te l’ho restituto. Non sei l’unica la cui vita è stata rovinata. Ora vai, Erika. È ora il tempo di andare ».
Erika strinse i pugni ed evitò il suo sguardo come si faceva strada fuori dell’edificio.

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Un altro rumore metallico risuonò nell’aria, qualche ora dopo.
« Chi è? ».
« Ethan ».
Dei rumori sconnessi vibrarono attraverso l’altoparlante.
« Looker, rispondimi, ho bisogno del tuo aiuto ».
« E come ti aspetti che io ti aiuti? ».
« Fammi salire, almeno. Hilda è scappata ».
Dopo una pausa di qualche minuto, la porta si aprì, accompagnata da un ronzio.

« Grazie Looker, non potrò mai—».
La porta non era neanche stata aperta Looker aveva preso in contropiede Ethan sulla soglia dell’appartamento.
« La pistola ».
« I—».
« Dammi la pistola e poi parliamo ».
Ethan estrasse la pistola dalla tasca e la allungò al detective.
« Ora possiamo parlare? ».
« Certo. Caffè? ».

La pistola era stata posata, come un qualunque soprammobile, sul caminetto di Looker, dove scintillava accanto ad una statuina in argento e vetro bianco rappresentante un Piplup. Una foto di una prateria, sul quale sfondo svettava una sottile torre bianca, concludeva il quadretto a destra.
Ethan aveva avuto molto tempo di fissare questo spettacolo mentre, bramando di riprenderla in mano, aspettava che Looker arrivasse con i tramezzini che aveva promesso poco tempo prima. Come mai avesse lasciato la pistola incustodita con lui era motivo di interesse e confusione per Ethan, ma lasciò stare l’idea di afferrarla e scappare. Per quel momento, almeno.
« È pronto! » annunciò mellifluo come entrava nel salotto, preceduto da un vassoio argento di trameizzini « dov’eravamo rimasti? ».
« Er… ».
« A proposito ». Looker si fermò di colpo « Di cos’è che volevi parlarmi? ».
« Hilda— Hilda è scappata, e ora che non ho la minima idea di dove sia né come raggiungerla sono al punto di prima ».
« … e hai bisogno del mio aiuto » concluse Looker, procedendo a sedersi come distribuiva i tramezzini tra lui e Ethan. « Cosa mi ruberai stavolta? ».
« Scusa, per quello. È stato un gesto d’impulso ».
« Lo capisco, tranquillo. D’altronde, ora che mi hai ritornato la pistola, non c’è problema, no? ».
Lanciò un’insistente sorriso a Ethan, che, dopo un imbarazzante silenzio, ritornò.
« Quindi… mi aiuterai? ».
Looker rise.
Si alzò e recuperò da un cassetto un telefonino con uno schermo scintillante sopra e la lanciò al castano.
« Cos’è? ».
« Hilda ha su di sé un GPS che mi permette di tenere traccia dei suoi movimenti. Dovunque sia, la posso trovare ».
« Scherzi? Come sei riuscito a metterle un GPS addosso? ».
« Io—» il detective considerò di dirgli dei cd, ma in ultimo decise di mantenere segreta quella parte « ho i miei metodi. Ti interessa? ».
Ethan asserì.
« Bene. Ti serve altro? ».
« A dire il vero— mi stavo chiedendo dove fosse la mia macchina ».
« La macchina, dici? ». Looker rise. « L’ha portata via un carroattrezzi. Ho cercato di fermarli, ma non mi hanno ascoltato. Penso la ritroverai in centrale di polizia ».
« Oh, ok… grazie mille, suppongo ».
Ethan diede uno sguardo al vassoio davanti a sé, ed al riflesso che esso dava su tutta la stanza. In un angolo del piatto notò la pistola scintillare asssieme al pinguino, e vedendola ebbe un’idea.
Mangiò in un sol boccone i due tramezzini che erano rimasti sul piatto, svuotando interamente la porzione che Looker aveva portato dalla cucina.
« Hai una fame da lupo… ».
« Stanotte non ho dormito, ho passato tutta la sera in treno… Ne hai fatte altre? ».
« Certo! Adesso te le porto ».
Looker si alzò e scomparì dentro la cucina.
Gli occhi di Ethan sfrecciarono nell’angolo destro del suo campo visivo, diritti alla pistola poggiata sul caminetto. Scivolò quindi attraverso la parete per accertarsi che il detective non si trovasse ancora nei paraggi per vederlo. Ripose il tracker in tasca e corse per la pistola, che  incastrò all’interno dei jeans, dove l’aveva nascosta entrando a casa sua.
« Eccomi ».
Le ruote anteriori del carrello comparvero da dietro la porta. Un brivido corse lungo la schiena di Ethan.
Il suo corpo fu pervaso da una scarica di adrenalina.
Si guardò attorno alla ricerca di una via d’uscita ma non notò nulla che lo potesse aiutare, finché non vide una sedia di legno appoggiata alla parete. Allungò le braccia e la afferrò.
« Eth— COSA STAI FACENDO? ».
Accadde in quel momento.
Ethan rovesciò la sedia sulla testa di Looker e la spinse con forza su di lui, mentre con un calcio toglieva d’impiccio dalla strada il carrello. Udì delle urla provenire dal detective ma, colto nell’attimo, l’unico suono che poteva sentire era il sangue pompare nelle sue vene. Corse per la porta come se fosse l’ultima corsa della sua vita e si dileguò.

𐌳 𐌳 𐌳

Erika aveva lasciato Castelia e si era immersa in autostrada, a guidare, mentre le sue parole registrate sul cd risuonavano nell’aria. Aveva deciso di inserire il cd all’interno del lettore della macchina e di ascoltarle mentre viaggiava, alla ricerca di qualcosa che non sapeva neanche lei. Tutto ciò che voleva era ricordare, ricordare cosa avesse fatto, quale fosse stata la sua fine, N. Avrebbe tanto voluto rivedere N, o almeno avere qualche ricordo di lui in lei, tale da portarla avanti in quella situazione, ma il buio albergava nella sua mente.
Non sapeva se odiarlo od amarlo, da quello che era detto nell’audio.

Era da un’ora che stava guidando quando, a destra della lunga corsia, vide la scintillante insegna a neon di un motel poco fuori Castelia. Stanca e provata, decise di ritirarsi in quel luogo, che sarebbe stato sicuramente più vicino della sua casa di Anville Town e le avrebbe permesso di risparmiarsi un faticoso viaggio.
Parcheggiò la macchina all’esterno e trascinò ogni cosa sua dentro il locale, con l’aiuto di un borsone e due viaggi avanti e indietro, finché non si ritrovò distesa sul letto a pensare e ripensare, come il sole, alto nel cielo, filtrava attraverso le finestre e bagnava di luce la sua fronte, ai cd. Aveva finito di ascoltare per la terza volta la prima parte della storia e sentiva il bisogno di capire come andasse a finire: ora era pronta per saperne il finale.

Un campanello squillò e riempì l’aria di suono.
Erika lanciò un’occhiata allo stereo e poi la riportò sulla causa del rumore, la porta. Avrebbe dovuto rimandare l’ascolto.
Si alzò ed andò ad aprire, domandandosi come qualcuno potesse suonare nel bel mezzo del giorno ed alla sua porta.
Quando vide chi vi si celava, trasalì.
« Louis? ».

♦︎ ♦︎ ♦︎

[CAPITOLO 0
A DATELESS BARGAIN]

18/02/13 5:37 AM
Buongiorno a tutti, è Frank McPhilip qua, in onda per un'edizione straordinaria dello "Unova Daily"! È infatti notizia dell'ultima ora che Erika Joy, aspirante scrittrice della contea di Anville, è stata identificata come Hilda Baskerville, giornalista del Castle nota alle cronache di Unova per aver smascherato il complotto di Edward Whilelm Zinzolin, affiliato alla famosa organizzazione criminale Team Plasma, della quale era, poco prima della sua condanna, diventato capo. Le vittime di Erika Joy, o Hilda Baskerville, che dir si voglia, ammontano ad un ufficiale di polizia dell'autostrada Castelia City – Anville Town ed un ferito, il cui nome non è ancora stato rilasciato alla stampa. Le sue condizioni sono critiche e non sappiamo se sopravviverà. La Baskerville era stata coinvolta, prima della sua misteriosa scomparsa, nella quale, ricordiamo i gentili telespettatori, ha finto la sua morte, in delle poco chiare vicende con una giovane donna di nome Bianca Walters, la quale ha commesso suicidio poco tempo dopo l'archiviazione del caso. C'è ancora molto che la polizia deve ancora scoprire ed è probabile che, in seguito a queste nuove informazioni, molti lati del passato di Hilda vengano a galla. Al momento Hilda Baskerville è ricercata dalla polizia ed è stata vista l'ultima volta qualche ora fa lungo l'autostrada Castelia City – Anville Town all'entrata della città. Si pensa che sia assieme ad un uomo, più o meno della sua altezza, sul quale non si hanno altre notizie. Chiunque abbia informazioni utili su di lei è pregato di contattare la polizia. Con questo è tutto, alla prossima da Frank McPhilip e dallo Unova Daily!

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