Ciclamipoli
“La fulgente città dei divertimenti”
Ciclamipoli era una città diversa dalle altre.
Situata al centro della regione di Hoenn, essa rappresentava un crocevia importante per gli abitanti del posto. Da quest'ultima si potevano raggiungere paesini minuscoli come Mentania o Cuordilava, oppure zone più particolari e selvagge strettamente collegate al Percorso 119. Questo particolare la rendeva come una metropoli affollata e in continuo movimento, non a caso i negozi erano costruiti in un'ampia strada al chiuso il cui stile era ispirato alle strutture armoniose ed eleganti della famosa Luminopoli di Kalos.
I cittadini che abitavano nel “Residence Ciclamipoli” trascorrevano le loro giornate a contatto con la natura solo se raggiungevano la terrazza dell'ultimo piano, altrimenti si accontentavano di sostare nel giardinetto ben curato che ospitava il Centro Pokémon, il Pokémon Market e una deliziosa scultura della Torre Prisma, simbolo di Luminopoli.
Lino non aveva mai visto niente di simile in tutta la sua vita, in quel momento camminava vicino allo zio con la testa rivolta verso l'alto, era intenzionato ad afferrargli la mano per evitare di perdersi tra la folla ma cercò di resistere alla tentazione, non si considerava più quel bambino introverso e insicuro cresciuto nel praticello vicino casa, voleva diventare come gli allenatori che aveva incrociato in passato ed ora era sulla via buona per riuscirci. Ma difficilmente tratteneva le emozioni che aveva nel cuore, era partito da pochi giorni e ancora doveva raggiungere la meta del suo viaggio, ma già sentiva la mancanza della sua famiglia e della città in cui era nato, solo la presenza di Ralts lo spronava ad abbandonare la nostalgia per andare avanti.
━━ Lino dobbiamo andare, la zia ci aspetta per cena.
La voce dello zio sembrava lontana e distorta, si ripeteva nella mente di Lino in un loop senza fine. In quel momento il ragazzino era distratto e con lo sguardo rivolto alla Palestra di Ciclamipoli, nella mano destra reggeva la Pokéball di Ralts e la stringeva con una certa convinzione. ━━ Lino? ━━
Il piccoletto scrollò le spalle per tornare alla realtà.
━━ La zia può aspettare, prima di andare a Mentania voglio affrontare la Palestra e vincere la mia prima medaglia!
━━ Ehi... ━━ commentò lo zio con una risata. ━━ Non è un po' troppo presto per affrontare il Capopalestra? Dopotutto tu e Ralts avete cominciato ad allenarvi da poco, non siete ancora pronti per un avversario dello stesso livello di Walter.
━━ Non capisci ━━ mormorò Lino con un sospiro, spostando le iridi chiare verso la superficie liscia e gelida della sfera. ━━ Io e Ralts ci siamo impegnati tantissimo da quando siamo partiti, abbiamo fatto diversi progressi insieme e il nostro legame è diventato più forte, siamo pronti per gettarci in questa nuova sfida e non ci tireremo indietro per nessun motivo al mondo!
Lo zio scoppiò a ridere, era così intenerito dalla risposta del nipotino che non riuscì a trattenersi. Posò una mano tra i capelli vaporosi del piccoletto, arruffandoli con un gesto affettuoso e ricco di dolcezza. ━━ Voi ragazzi non avete una misura precisa, o troppo o niente. Se ci tieni così tanto puoi fare un tentativo, nessuno ti impedisce di provarci ━━
E, mentre terminava la frase, una figura familiare svoltò l'angolo e cominciò ad avvicinarsi al duo.
«Ma ricorda che sarà l'ultima volta che ci vediamo...
Una Fantallenatrice non può farsi vedere in giro da una Tipaccia del mio stampo, no?»
Una Fantallenatrice non può farsi vedere in giro da una Tipaccia del mio stampo, no?»
Denise ricordava l'ultima volta in cui aveva sentito quelle parole, in realtà non le aveva mai dimenticate. Erano trascorsi anni da quando era diventata una Fantallenatrice, da quando si era messa in viaggio con i Pokémon per coronare il suo sogno.
Ogni tanto sentiva il bisogno di tornare a casa, di abbracciare i suoi cari e di camminare per le vie della città in cui era cresciuta. Ciclamipoli.
Quel pomeriggio era uscita dal suo appartamento, intenzionata a gettarsi nel caos. Erano quelli gli attimi in cui si rendeva conto di non essere più adatta alla vita che conduceva da bambina, di come si sentiva soffocare dalle quattro mura che l'avevano cresciuta.
C'era solo un ostacolo, una piccola barriera che le impediva di andare avanti.
La terrazza.
Denise detestava il piano superiore con tutta sé stessa.
Era un luogo pacifico e ricco di bellezza, dove la folla non esisteva e i parchi erano popolati dagli anziani che occupavano le panchine e di bambini che giocavano tra gli spazi aperti in tutta sicurezza. Lei non ci vedeva niente di bello, non nel posto in cui aveva dovuto dire addio alla persona più importante della sua vita.
Denise aveva imparato tante cose nella sua carriera, eppure non riusciva a fare i conti con la solitudine.
Non c'era nessuno con lei nei giorni in cui attraversava i percorsi tropicali della regione, quando faceva il suo ingresso nelle Palestre Pokémon per mettere le mani sulla prossima medaglia. In quei casi poteva fare affidamento sulla fidata squadra di Pokémon.
“I magnifici sei”. Lei li chiamava così.
La ragazza dai capelli verdognoli si era distaccata dal centro cittadino per addentrarsi nel percorso adiacente, necessitava di respirare l'aria salmastra mentre il cielo si tingeva con i colori tenui e tranquilli della sera. Quel quadretto romantico l'aiutava a meditare, a tornare indietro con la memoria e ragionare sugli obiettivi che aveva raggiunto. Aveva affrontato mille avversità, era riuscita a superare i suoi massi personali, aveva vissuto esperienze che l'avevano aiutata a crescere sia come persona che come Allenatrice. Ora le restava un unico traguardo: vincere l'ottava medaglia a Ceneride e viaggiare in direzione della Lega Pokémon.
Le tremavano le mani, insicura sul da farsi.
Per questo si era fermata, per questo aveva fatto ritorno alle sue radici. Necessitava di prendersi una piccola pausa prima di fare il grande passo, sapeva di rendere orgogliosi i suoi genitori, ma diventare Campionessa della Regione di Hoenn era un titolo che non spettava a tutti. In molti partivano con il cuore ricco di speranze e lo zaino carico di opportunità, però erano pochi gli Allenatori che entravano nella Via Vittoria senza avere un minuscolo ripensamento o la voglia di tornare indietro.
Scrollò le spalle e sbuffò per tornare alla realtà, accomodandosi sullo scoglio per lasciarsi cullare dal dolce suono prodotto dalle onde. Infilò la mano nella tasca del pantalone e tirò fuori il contenitore argenteo, lo aprì per posare lo sguardo sulle Medaglie scintillanti e che lucidava ogni singola sera. Erano il suo piccolo tesoro, il suo biglietto d'entrata per una vita diversa da come se la immaginava.
Tutto era cominciato il giorno in cui aveva catturato il suo primo Pokémon. Illumise.
A quei tempi era una bambina di dieci anni di buona famiglia, cresciuta tra le mura di un appartamento a Ciclamipoli. I suoi genitori lavoravano in un negozio gestito da loro, i suoi fratelli maggiori avevano lasciato la città per studiare all'estero. La vita di Denise si poteva considerare perfetta, pacifica nella sua monotonia. Non importava se non riusciva a essere brava a scuola, se non aveva dei sogni nel cassetto da realizzare, lei era costretta a restare nel negozio di famiglia per mandare avanti la tradizione.
Lei non era interessata a vendere i gioielli o altre mille stramberie, per questo quel giorno uscì di casa di nascosto, comprò qualche Pokéball con i suoi risparmi e si addentrò nel Percorso 117 anche se non aveva uno di quei suoi esseri al suo fianco. Voleva un Pokémon da tenere con sé e allenare, lo desiderava così tanto che aspettò ore prima di vedere quel piccolo Illumise spuntare fuori dall'erba alta.
Era sera inoltrata quando riuscì a ottenere la sua prima compagna di avventure, ma fu quello il momento in cui la conobbe.
Agnes.
Era una Tipaccia senza una famiglia vera e propria, una bambina che non conosceva le regole né l'educazione. Sfrontata, con il viso dai lineamenti rotondi incorniciato da una massa informe di capelli biondo cenere.
Era...Il suo esatto opposto.
Non sembravano andare d'accordo, ma con il tempo non riuscirono più a separarsi. Cominciarono a crescere insieme e diventarono amiche, insieme riuscirono a stringere un legame così forte da abbattere qualsiasi pregiudizio.
Agnes aveva i suoi modi di fare, ma le era sempre accanto e la incoraggiava. Fu lei a spronarla, a farla diventare una Fantallenatrice.
E poi ci fu il crollo. Quella conversazione che Denise non dimenticò mai.
Quel giorno in cui la sua unica vera amica le donò la possibilità di lasciare Ciclamipoli per partire all'avventura.
Commenti
Posta un commento