Golia
28 Dicembre, Tempio di Nevepoli.
La zona era completamente tranquilla. La neve fioccava lenta e
silenziosa dal cielo, seguendo i turbinii della leggera brezza che attraversava
Nevepoli. La gente che camminava per strada sembrava, però, ben lontana da ciò
che si diceva degli abitanti di Nevepoli durante il periodo natalizio:
l’allegria sembrava nascosta dietro maschere di ghiaccio. La maggior parte
delle persone camminava con lo sguardo rivolto verso il basso, parlando a bassa
voce, quasi con paura reverenziale verso di qualcuno o qualcosa.
- È per l’omicidio dei figli dei Parker e la morte di Frank. Nevepoli è
una piccola comunità, nonostante si sia ingrandita un poco in questi ultimi
anni. Ci conosciamo tutti, e una cosa simile va a intaccare gli animi di tutti
– spiegò Bianca.
- La trovo una cosa molto bella, una comunità così unita. Però sembra
che la città si sia spenta d’improvviso – commentò Valerio.
Bellocchio scorse una coppia nell’atto di uscire da un piccolo
supermercato, l’uomo accompagnò la porta d’ingresso fino a farla chiudere.
Dopodiché i due si allontanarono in silenzio, uno stretto fra le braccia
dell’altro.
Tutti coloro che incontrarono nel loro tragitto si limitavano a
salutare con un cenno Bianca, per poi dileguarsi il prima possibile. La polizia
locale, sotto le direttive di Bianca, aveva comunicato alla popolazione ciò che
stava accadendo lì a Nevepoli, quindi era normale vedere la gente comune
cercare di stare il meno possibile per strada, sbrigando le sue commissioni il
prima possibile, per poi rifugiarsi nella sicurezza delle loro case.
Bellocchio aveva avuto paura che il comunicare le loro scoperte avrebbe
potuto portare il panico, mentre invece la gente sembrava aver metabolizzato il
tutto molto in fretta: i poliziotti ora pattugliavano costantemente le strade
più affollate, mentre alcuni cittadini si erano offerti di far parte di alcune
ronde e, insieme ai loro Pokémon, accompagnavano fin sotto casa chiunque
abitasse in una zona più isolata o intento a camminare da solo.
In un certo senso, ammirava la risposta della popolazione, ma d’altro
canto, ne aveva paura.
- Sei sicura di aver fatto bene a rendere tutto pubblico? Ho paura che
i cittadini possano fare qualcosa di avventato.
- Tranquillo, Bellocchio. Tutti sanno che se si dovessero ritrovare
davanti uno dei Pokémon la prima cosa da fare sarebbe chiamare le autorità
competenti e non fare mosse azzardate. La gente qui si fida di me, non andranno
mai contro qualche mio ordine. Te l’ho detto, qui ci aiutiamo uno con l’altro,
è questa la forza di Nevepoli.
Così parlando, il loro gruppo si avvicinò sempre di più al Tempio, con
lui e Bianca che parlavano passando di argomento in argomento. Valerio
ascoltava con minuzia, intervenendo lì dove sapeva di poter dire qualcosa,
restando in silenzio quando si parlava di qualcosa a lui estraneo. Augusto,
invece, era rimasto impassibile e s’era limitato ad ascoltare e osservare i
dintorni.
Si lasciarono il centro abitato alle loro spalle, proseguendo su una
strada circondata da boschi a destra e a sinistra. Non fecero molta strada che
davanti a loro apparvero i primi gradini intagliati nella nuda roccia. La
scalinata saliva su di un nudo sperone di roccia, subito sotto il fianco della
montagna. Mano a mano che il gruppo saliva, delle colonne iniziarono ad
apparire a intervallo regolare ai due lati della scalinata. Inizialmente quasi
completamente in rovina, le colonne andavano a trovarsi sempre in condizioni
migliori mano a mano che si avvicinavano all’ingresso del tempio, con le ultime
tre coppie completamente rivestite di muschio verde e dalla fragranza fresca.
Appena giunsero sugli ultimi gradini, Bellocchio vide che anche loro,
così come le colonne, erano ricoperti completamente di muschio, completamente privi
di neve, a differenza di tutto il paesaggio che circondava il Tempio.
Bianca lesse le domande sul volto suo e di Valerio, e li precedette.
- Crediamo sia il potere di Regigigas, che dimora nel Tempio, a
infondere vita a ciò che lo circonda. Per questo il muschio che vedete qui sui
gradini e sulle colonne. Il Capopalestra di Nevepoli è incaricato della
protezione di questo santuario, per questo ho i miei assistenti posizionati qui
intorno, nonostante ormai nessuno metta piede all’interno da anni. Sembra quasi
si siano dimenticati tutti di Regigigas, troppo impegnati a cercare di
catturare Palkia, Dialga o loro simili.
- Beh, questo è un bene, almeno non avete qualche Team di cattivi con
un nome orribile che attacca la vostra città – commentò Valerio.
Passarono sotto l’enorme porta che sigillava l’ingresso al Tempio. Due
guardie poste ai suoi lati ne aprirono i battenti, permettendo al loro gruppo
di passare.
- Sigillate nuovamente l’ingresso, vi avviserò io quando dovremo uscire
– ordinò la Capopalestra.
Mentre le porte si stavano per chiudere alle loro spalle, Valerio
osservò le tenebre che si aprivano davanti a loro.
- Chissà com’è qui dentro, voglio vedere com’è illuminato questo posto.
- Aspettate qui – disse Bianca.
Bellocchio ascoltò i passi di lei che si facevano sempre più distanti,
poi ci fu un rumore metallico, come una porta che gira sui propri cardini.
Sentì il click degli interruttori che
venivano alzati, e pochi istanti dopo l’intera sala venne inondata di luce. Di
forma rettangolare, l’enorme atrio era puntellato da centinaia di colonne, una
diversa dall’altra, ognuna rappresentante una scena diversa. Il soffitto si
trovava a più di venti metri d’altezza. Nella zona centrale le colonne si
aprivano a cerchio su uno spazio vuoto, dove era collocato un altare, e subito
sopra di esso, sul soffitto, era raffigurato Regigigas nell’intento di
sollevare sulle sue spalle la Terra stessa, affiancato da Regirock, Regice e
Registeel, con le braccia tese verso di lui.
- Mi aspettavo qualcosa di più… antico… - disse Valerio, scoraggiato.
- Tipo cosa? – chiese Bianca, di ritorno dal quadro elettrico.
- È un vecchio tempio, mi aspettavo tipo delle fiaccole in fila, o dei
canali in cui scorre qualche tipo di olio, che s’illuminavano in serie dopo che
la prima veniva accesa.
Bianca non poté fare a meno di ridere.
- Tu guardi troppi film, Valerio – fece un gesto con la mano,
portandola davanti al volto, come per scacciare qualche pensiero.
Nonostante questo, però, Bellocchio notò che la ragazza sembrava essere
arrossita leggermente nel ridere. Forse era solo la sua immaginazione, ma non
l’aveva mai vista sorridere così, in modo tanto giovanile.
La Capopalestra s’incamminò verso l’altare, seguita dal resto del
gruppo. Salì due gradini e presse con delicatezza su alcuni punti che
sembravano nulla in particolare. La zampa di un Pokémon, il frutto di un
albero, e altri rapidi movimenti andarono a incontrare altrettante zone
sull’altorilievo inciso tutt’intorno allo spoglio altare. Con un rumore di
pietra contro altra pietra, il marmo scivolò lentamente indietro, rivelando una
scala che conduceva sotto terra.
- La prudenza non è mai troppa – Bianca precedette le loro domande.
Iniziarono a scendere insieme a lei una lunghissima rampa di scale.
Mano a mano che andavano sempre più in profondità, uno strano gelo s’insinuava
fra di loro. L’aria iniziò a pungere all’interno delle loro narici, e i polmoni
sembravano stare per bruciarsi, rendendo complicato anche il semplice
respirare.
- Sbaglio, o fa improvvisamente più freddo qui? – chiese Valerio, con
il fiato che gli si condensava davanti al volto.
- Sì, è colpa del terreno ghiacciato tutt’intorno alla parte
sotterranea. Più si va avanti, tanto più peggiorerà. Ma non preoccupatevi, fra
poco saremo arrivati.
Finalmente i quattro giunsero alla fine delle scale. Due enormi
battenti si trovavano davanti a loro. Alti almeno una ventina di metri e larghi
quindici, erano rinforzati a intervalli regolari da grossi pilastri che li
attraversavano per tutta la loro lunghezza, colmi di decorazioni e intagli che,
però, venivano coperti da uno spesso strato di ghiaccio che ghermiva il tutto,
rendendo del tutto congelato l’ingresso.
Così, le luci delle lampade venivano riflesse dal ghiaccio traslucido,
diventando quasi abbaglianti alla vista.
Bianca si avvicinò alla struttura congelata, per poi appoggiarci il
palmo della sua mano destra. Nel momento preciso in cui aderì del tutto,
l’intero portone venne scosso violentemente. Lentamente, il ghiaccio iniziò a
sciogliersi dal punto esatto in cui Bianca l’aveva toccato, producendo una
piccola quantità di vapore.
Come Bellocchio aveva ipotizzato, Valerio s’esaltò immediatamente nel
vedere quella scena. Non riuscì più a trattenersi quando l’intera lastra di ghiaccio
si sciolse.
- Come cavolo hai fatto? C’è un pulsante o cosa? – chiese lui alla
Capopalestra.
- Abbiamo avuto dei problemi di sicurezza in passato, questa è una
contromisura ideata in modo da precludere il passaggio a chiunque non sia
autorizzato. Non a caso sono specializzata nel tipo Ghiaccio: sono stati i miei
Pokémon a erigere questa barriera, in modo che soltanto io possa essere in
grado di disattivarla. Non chiedetemi come funzioni però, neanche io so darvi
una spiegazione.
- Molto meglio così. Se nessuno sa il meccanismo che c’è dietro, allora
è più difficile da bypassare – commentò Bellocchio.
- È comunque un’idea geniale, anche se fa così tanto freddo qui sotto.
Di sicuro non è un posto adatto a degli uccelli.
Valerio avvolse ancor di più la sciarpa attorno al volto mentre
parlava. Augusto, invece, si limitò a osservare, eseguendo solo degli
impercettibili movimenti col capo.
Bianca si appoggiò con una spalla agli enormi battenti, iniziando a
spingere.
- Aspetta, ti aiuto io – disse Valerio, offertosi volontario.
- Non ti preoccupare, è meno pesante di quel che sembri. Abbiamo
restaurato completamente tutta la struttura. I cardini di questo portone sono
così ben oleati da scivolare senza problemi su sé stessi.
Come a dar valore alle proprie parole, iniziò a spingere apparentemente
senza alcun tipo di sforzo, lasciando che i due battenti si spalancassero senza
il benché minimo rumore.
La loro vista si aprì su una sala immensa, così alta che era stato
necessario installare delle fonti di luce sul soffitto e a intervalli regolari
sulle monolitiche colonne che reggevano il tutto, così da illuminare tutta
l’area. Ovunque Bellocchio rivolgesse il suo sguardo, c’era del ghiaccio ad
attenderlo. Aveva avvolto tutto, dal pavimento alle colonne, al soffitto.
Soltanto le fonti luminose, grazie al calore sprigionato dalle proprie lampade,
erano libere dalla morsa gelida. Ed era proprio quella luce a rischiare di
abbagliarli, riflessa da tutto quel ghiaccio.
- Quel ghiaccio… c’è una sorgente d’acqua nei paraggi? O è anche questo
opera tua? – chiese Bellocchio.
S’inginocchiò, sfilandosi il guanto della mano destra, per poi toccare
con mano propria la lastra di ghiaccio che si trovava davanti ai suoi piedi. Il
gelo lo fece trasalire, colpendolo come una fiamma fredda sul palmo.
- No, questo santuario è ermeticamente sigillato, l’unica via d’accesso
è l’ingresso da cui siamo arrivati. A quanto pare, Regigigas preferisce un
clima gelido per riposare, ha congelato lui tutta la sala. In effetti, più ci
si avvicina, più il ghiaccio diventa spesso.
Bellocchio guardò nella direzione in cui Bianca stava indicando. A
circa una trentina di metri più avanti, una colossale statua dalle dimensioni
spropositate era immersa nel ghiaccio fino alle ginocchia, e da essa di disperdeva
il lago di gelo che aveva avvolto l’intera sala, rendendo il pavimento
impraticabile.
- Non vi dovete preoccupare, non vi farò scivolare
sulla lastra di ghiaccio. Seguitemi, adesso apro un passaggio. Per molto
abbiamo lottato invano contro la sua tendenza a congelare tutto, quindi ci
siamo attrezzati.
Bianca s’avvicinò a una lampada ad altezza uomo,
sulla prima colonna che si trovava alla loro sinistra. Con una leggerezza tale
da far sembrare i movimenti naturali quanto respirare, premette su alcuni punti
sulla nuda roccia, lì dove il ghiaccio era stato fermato dal calore della lampada.
Bellocchio sentì un sibilo percorrere il terreno davanti a loro, fino al luogo
dove riposava Regigigas, immobile e con il colore di una pietra.
In pochi attimi si levò del vapore dal suolo, mentre
il ghiaccio si scioglieva ad alta velocità.
- Con l’aiuto dei nostri Pokémon Fuoco, abbiamo
aperto una via nel ghiaccio, e li abbiamo utilizzati per tenerlo lontano
durante tutto il tempo necessario per installare questo pavimento con
riscaldamento rapido. Così, noi possiamo raggiungerlo senza problemi di alcun
genere. E solo chi conosce la combinazione corretta di tasti può attivarlo,
altrimenti si viene sigillati all’interno della sala.
Con Bianca come apri fila, il gruppo procedette
spedito verso dove riposava Regigigas, beneficiando del calore che li
raggiungeva da sotto i loro piedi.
- Deduco che non abbiate riscaldato anche il tragitto
dall’ingresso a qui per motivi di sicurezza – osservò Bellocchio.
- Esattamente. Di sicuro nessuno spreca energia e
denaro per riscaldare un luogo dove non c’è nulla, giusto?
Bianca non fece in tempo a concludere la frase che un
rombo assordante esplose nell’intera sala, riverberando sulle pareti e
rischiando di spaccare i loro timpani. Durò pochi istanti, eppure parvero anni
di torture.
- Non vi preoccupate, è semplicemente Regigigas. Lo
fa ogni tanto, solo che dall’esterno si sente di meno il suo russare.
- Bianca, quello lo chiami “russare”? – Valerio l’afferrò
per le spalle, facendola voltare verso di lui.
Lei quasi rise per l’espressione stupefatta con cui
si ritrovò a dover avere a che fare.
- Sì, almeno ci sembra che sia il suo russare. Lo fa
ogni tanto, non in maniera ciclica.
Finalmente giunti ai piedi dell’enorme Pokémon, i quattro
si fermarono a osservare. Anche il ghiaccio intorno alle gambe di Regigigas
sembrava essere lì da anni, colmo di polvere com’era.
- È tutto ok? Ellie non ha rivelato segni di
effrazione, le pareti tutt’intorno sono perfette, senza neanche una crepa.
Purtroppo non può andare oltre i dieci metri in profondità, ma è tutto solido e
integro.
- E non possono essere passati per il portone d’ingresso.
È tutto ok, Bellocchio. Farò venire dei guardiani ausiliari direttamente qui in
sala, in modo da essere sicuri che nel futuro quel parassita non provi a impossessarsi
di Regigigas.
- Ok allora possiamo anche tirare un… - Valerio
sorrideva mentre parlava.
- Silenzio. Avete sentito? – lo interruppe
Bellocchio.
- Cosa? – chiese l’altro ragazzo.
- Come fosse un tamburo – Augusto prese la parola
inaspettatamente.
- Sono nelle pareti. Preparatevi.
Le parole del più anziano furono quanto mai veritiere:
una parete laterale esplose, lanciando schegge di ghiaccio mortali in ogni
direzione. Un folto gruppo di Graveler irruppe, utilizzando braccia, gambe e
scaglie presenti sul corpo per regolare la traiettoria mentre slittavano sul
ghiaccio.
Bellocchio e gli altri non fecero in tempo a mettere
mano alle Pokéball che quest’ultimo notò delle strani luci provenire dall’interno
dei corpi di quei Pokémon.
- Si stanno per autodistruggere! – urlò.
Istantaneamente, lui e Augusto scartarono di lato,
scansandone un paio. Bianca, che era rimasta pietrificata, venne afferrata fra
le braccia di Valerio e poi portata in salvo a sua volta. L’esplosione
concatenata li scansò per un soffio, furono fortunati a scivolare rapidamente
sul ghiaccio, allontanandosi più rapidamente.
- State tutti bene? – si accertò Bellocchio.
- Sì – risposero all’unisono gli altri tre.
Immediatamente volsero lo sguardo verso di Regigigas,
avvolto da una coltre di fumo causata dalle esplosioni. Non appena si dissipò,
pochi secondi dopo, videro un Beautifly svolazzare intorno alla sua testa. Si
poggiò sul collo del Pokémon in letargo e vi iniettò il proprio muso con forza
innaturale per un Pokémon di quelle dimensioni.
Bellocchio e gli altri rimasero pietrificati a quella
vista: il muso di Beautifly si allargò a dismisura, lacerandosi in più punti,
mentre il sangue sgorgava a fiotti. Un bulbo verde, pulsante, venne intravisto
fra i lembi di carne di Beautifly che si staccavano, per poi venire iniettato
nel collo di Regigigas.
Bellocchio sentì il sangue bloccarglisi nelle vene. Ciò
che aveva temuto, si stava avverando in quel preciso istante.
Regigigas reagì non appena quell’enorme bulbo gli
venne inserito nel corpo. Si risvegliò, lento e implacabile, mentre la sua
pelle riacquistava il colore di un tempo. Mosse una gamba, frantumando tutto il
ghiaccio che c’era attorno a sé. Poi mosse anche l’altra, liberandosi. Con lo
sguardo ancora vacuo, guardò verso il gruppo di persone che si trovavano lì
vicino a lui. Il Pokémon sentì strano il suo corpo, come se non fosse più di
sua proprietà.
E fu in quel momento che l’incubo iniziò.
Bellocchio vide le lunghe vene verdastre allungarsi
dal punto in cui era penetrato il nucleo del parassita, andando ad avvolgere
per intero il corpo di Regigigas, da capo a piedi, in linee verticali.
Contemporaneamente, la sua pelle si strappò mentre il corpo si allungava e
cresceva a dismisura, andando in breve tempo a raddoppiare le sue dimensioni
attuali. Lì dove ci sarebbero dovuti essere muscoli, sangue e ossa esposte all’esterno,
vi presero posto le enormi vene verdi, ricoprendo così i punti in cui la pelle
si era lacerata.
Il grido che lanciò Regigigas fu secondo in potenza
solo al pugno che calò un istante dopo sul gruppo di Bellocchio. Seppur si
muoveva con lentezza, la forza dell’impatto era una cosa assicurata, e
Bellocchio non aveva intenzione di trovarsi lì quando avrebbe colpito.
Si sentì afferrare da qualcosa per poi venire
catapultato in alto. Alzò lo sguardo e vi trovò lo Skarmory di Valerio, nell’altra
zampa reggeva Augusto. Il ragazzo e Bianca si trovavano sul dorso di Pidgeot,
lei dietro di lui, intenta a stringere così forte il suo abbraccio da far
credere che Valerio sarebbe esploso da un momento all’altro.
Poi il colpo arrivò, frantumando pavimento, ghiaccio
e colonne nell’impatto.
Skarmory si avvicinò a Pidgeot a mezz’aria.
- Bianca, cosa possiamo fare per fermarlo? – urlò Bellocchio
da sopra il frastuono.
- Nulla, dobbiamo scappare da qui, sta per crollare
tutto! Regigigas ha colpito delle colonne portanti, verrà sepolto qui.
- Allora all’uscita! – Valerio s’intromise fra i due,
indirizzando poi i suoi Pokémon verso la salvezza.
Volarono spediti e in un attimo seminarono Regigigas,
sfrecciando su per le scale. Fuoriuscirono dal passaggio sotterraneo alla
massima velocità consentita da quello spazio ristretto, per poi atterrare
subito dopo. I quattro non persero tempo e corsero verso l’uscita, mentre
Valerio faceva, nel contempo, rientrare i suoi Pokémon.
Una volta fuori, dopo aver avvisato le guardie del
pericolo imminente ed essersi raccolti tutti nel piazzale davanti la lunga
scalinata d’ingresso, Bellocchio e gli altri si fermarono un istante a
riprendere fiato.
Voltarono lo sguardo verso il tempio, che ora stava
vibrando su sé stesso mentre porzioni di soffitto e mura crollavano. Ci fu un
rombo indescrivibile quando l’intera struttura collassò su di sé.
Poi, il silenzio.
Nessuno dei quattro parlò, quasi per scaramanzia.
“Fa che sia
morto lì sotto…” pregò a sé stesso, Bellocchio.
Delle macerie iniziarono a crollare dal punto più
alto del Tempio, collassato. Poco dopo alcune di esse esplosero verso l’alto,
rivelando un’enorme mano che artigliava l’aria. Venne seguita da una seconda, e
poi dal resto del corpo. Regigigas, trasformato dal parassita, si era appena
liberato.
Ruggì, avvisando il mondo della sua nascita.
I quattro si scambiarono degli sguardi d’intesa,
mentre l’adrenalina cresceva nei loro corpi, grazie alla determinazione che era
esplosa in loro.
Il loro incubo ebbe inizio.
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