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Doppiakappa - Innesco: 7

INNESCO. UNA RACCOLTA BY Doppiakappa

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Quella sala ad Amarantopoli non l’era parsa così grande, il giorno in cui l’aveva noleggiata per festeggiare il giorno del suo ventesimo compleanno; il buio la faceva sembrare quasi labirintica.
Crystal camminava con difficoltà in mezzo alla gente, che beveva, si divertiva e ballava quella musica ad altissimo volume. Tutti la salutavano e le facevano gli auguri, sotto le luci colorate gettate dalla sfera stroboscopica. A un certo punto la macchina del fumo inondò la pista con una pallida cortina profumata.
  Crystal era felice, adorava sentire il rimbombo nel suo corpo del subwoofer che amplificava ogni colpo di basso.
Ballava.
Tutti si muovevano in maniera quasi casuale, spinti dalla leggerezza che provavano per via dell’alcool, lei compresa, che solitamente era la persona più contenuta dell’intero ateneo della facoltà di Biologia. Quel giorno però era speciale: era il trenta aprile, il suo compleanno e quel giorno si era ripromessa di lasciarsi andare.
Beveva e rideva, svuotava e riempiva di nuovo il bicchiere spesso senza sapere neanche con cosa.
Vodka, Gin, poco le importava. Parlava con gli invitati, urlando per contrastare l’esagerato volume della musica dubstep, rideva frivola e confusa e beveva ancora. Mandando giù tutto in un sorso, come avrebbe fatto con una medicina amara; il sapore, poi, era più o meno lo stesso e le faceva schifo.
Aveva ballato con qualcuno dei suoi amici e poi eccola sedersi su uno dei divanetti a riposare e rifocillarsi stringendo un bicchiere appena riempito di vodka lemon. Poi una voce maschile richiamò la sua attenzione
- Ci stai dando dentro stasera, vero Fata Turchina?!
La ragazza alzò lo sguardo sulla sua figura: era quel cazzone di Gold, che prese posto accanto a lei, spaparanzandosi sul divano e allungando i piedi sulle gambe della ragazza. Crystal si limitò a guardarlo con la coda dell’occhio, anche perché la testa le girava troppo per permetterle di voltarsi. Dovette concentrarsi per potersi focalizzare sulle iridi auree del ragazzo.
- Ehi, stai bene? Ci sei? – chiese quello, senza distogliere lo sguardo dal suo prosperoso seno.
Sarà stata la terza, quarta volta che Gold aveva provato ad abbordarla, quella sera; quella volta Crystal non sembrava volergli rispondere.
E di certo Gold, che era uno stronzo non accennava a rinunciare.
Lui sapeva di non esserle mai andato a genio. Lo reputava un ragazzo insopportabile e infantile; in pratica il coglione più coglione che avesse mai incontrato nella sua vita.
Però sapeva anche che il suo aspetto le piacesse. Più volte aveva preso la moretta fissarlo senza maglietta e a perdersi nei suoi occhi dorati.
Sbuffò e poi sorrise.
- È strano vederti ubriaca, Miss Perfettina 
Crystal, che non capiva quasi nulla, comprese perfettamente quelle parole. Lo fissò, disgustata. Odiava essere chiamata in quel modo, a maggior ragione da quell’imbecille, che, sapendolo, non perdeva occasione per farle saltare i nervi.
La sentì rispondere, acida.
- Ce la fai a tacere per due minuti?! - Ringhiò. - riesci a essere più fastidioso della musica a mille!
Gold rise, sentendola biascicare quelle parole caratterizzate da lunghe pause tra l’una e l’altra.
La vide alzarsi e andarsene barcollando verso il gruppo di colleghe di corso, forse più ubriache di lei.
La cosa lo divertiva; non l’aveva mai vista muoversi così goffamente, ma dovette ammettere a sé stesso che con quel vestitino attillato celeste fosse veramente molto sexy. Nella sua mente solo un pensiero rimbalzava nella frenesia alcolica:

 “Devo scoparmela”

Era diventata ormai una sfida; doveva vincere lui.
In quelle situazioni, solitamente, riusciva a sbrigare le cose con rapidità: un drink, due parole, poi subito in un angolo a limonare e poco dopo sul letto a farsi la fortunata di turno.
Ma Crystal, no. Con lei era difficile, perché lo reputava un poco di buono.
Avrebbe dovuto farle cambiare idea e mostrarsi ai suoi occhi in un altro modo. Poi guardò verso l’esterno della sala e capì come fare.

L’aria era leggermente frizzante. I fumatori si accumulavano fuori dalla porta del locale, creando una cappa densa che saliva verso l’alto. Gold uscì prendendo dalla tasca il pacchetto di Marlboro e provando ad accendere, inutilmente.
L’accendino era rotto.
- Questi cazzo di clipper funzionano tre ore e poi li devi buttare. – disse tra i denti. Portò lo sguardo verso un ragazzo alto, dalle large spalle e i capelli legati castani.
- Ehi, amico, hai da accendere?
Quello annuì. - Certo. – infilò le mani nelle tasche e afferrò l’accendino di metallo.
- Grazie.
Accese la sigaretta e glie lo restituì, tirando a pieni polmoni e sbuffando una nuvola scura che si volatilizzò poco dopo.
- Sei un amico di Crystal? – chiese, poi.
- Collega. Piacere, Tobias.
- Io sono Gold.
- Sei suo amico?
- Di infanzia, diciamo. – ribatté, guardando lo stemma della squadra universitaria di Rugby sulla sua felpa.
- Sudi anche tu da qualche parte?
- No, lavoro all’8Ball a due isolati da qui.
Quello annuì, tirando dalla sua sigaretta. – lo conosco, ci vanno spesso i miei amici per giocare al biliardo. Lavori al bancone?
- Sì, faccio il barman. Preparo drink e scopo con le clienti più ubriache. – disse, scherzando.
Il castano sembrò non cogliere l’umorismo di Gold: non sorrise e non lo guardò neppure in faccia. Pareva quasi infastidito.
- Non ti piace proprio la comicità, eh? – il moro inalò l’ultimo tiro, gettando poi il mozzicone ai piedi del ragazzo, con un gesto provocatorio.
L’altro lo fissò con uno sguardo serio e sempre più irritato.
- Non sopporto semplicemente quelli come te, che si vantano di fare questo e quello, di essere chissà chi, ma in fondo non sono altro che falliti. Mi stupisce come Crystal abbia avuto anche solo l’idea di invitarti alla sua festa, conoscendola ti odierà da quando ti ha visto per la prima volta.
Era fatta, ed era stato più facile di quanto avesse potuto prevedere: aveva il pretesto per scatenare un casino, il suo forte.

“Beh, faccia di merda ti devo ringraziare, mi hai reso le cose più semplici”

Sul volto di Gold apparve un ghigno: il suo sguardo strafottente fissava gli occhi del ragazzo di fronte a lui.
- Fallito, dici? Può darsi… mia madre me lo diceva spesso. Perché non pensi a te stesso piuttosto? Credi che diventare grossi ti faccia crescere anche il cazzo? – la sua voce si faceva sempre più provocatoria, consumando la pazienza di Tobias.
- Ti piace proprio infastidire le persone, vero? – fece quello, gettando nervosamente la sigaretta per terra, senza distogliere lo sguardo dalle iridi colme di superbia di Gold.
- È la cosa che mi riesce meglio, specialmente con chi si scalda subito.
- Attento, a giocare col fuoco ci si scotta! – ribatté spazientito Tobias, spintonando Gold all’indietro con violenza.
- Dai cucciolo, vieni! – gridò quello dagli occhi d’oro, provocandolo ulteriormente.
Gold era cosciente che non sarebbe uscito vincitore da quello scontro, il rugbista era grosso due volte lui, ma era proprio quello che gli serviva. Tuttavia, non avrebbe concluso la rissa senza avergli rotto un paio di denti, d’altronde aveva iniziato lui.
Sferrò un paio di pugni dritti sul naso del ragazzo, facendolo sanguinare, prima di venir placato e gettato a terra, e successivamente malmenato.
Teneva le braccia sulla testa, non avrebbe voluto mandare tutto all’aria dovendo andare all’ospedale. Parò la maggior parte dei colpi, anche se fu costretto a incassarne parecchi prima che tre ragazzi presenti all’esterno dell’edificio bloccassero Tobias, allontanandolo e intimandogli di calmarsi.

Non restava altro che aspettare, recitando la parte della vittima che, ingiustamente, aveva subito l’ira di un ragazzo frustrato dalla vita. Era un’esca perfetta. Crystal arrivò in pochi minuti, barcollante e col volto visibilmente preoccupato. Era ancora ubriaca, avrebbe sicuramente creduto a qualsiasi cosa Gold le avesse detto.
- Oddio, Gold! Che è successo?! – esclamò, accucciandosi affianco a lui.
- Quella faccia di culo del tuo collega ha dato di matto…
- Cosa gli hai detto.
L’atteggiamento della ragazza era severo nonostante l’ebrezza.
- Io non gli ho detto nulla… ahi… - gemette, fingendo di provare un intenso dolore mentre si asciugava la goccia di sangue che gli bagnava il mento, scendendo dal labbro, vedendo poi le mani della ragazza tastare le sue braccia in cerca di lividi.

“Abbocca…”

- Quello ha qualcosa che non va, ha iniziato a offendermi dandomi del fallito, io mi sono solo difeso…
- Guarda come ti ha conciato… Come ti senti? – domandò la ragazza, sempre più preoccupata.
- Indolenzito…
- Riesci ad alzarti?

“Avanti…”

- Aiutami, per piacere… - finse di fare uno sforzo per alzarsi. Crystal lo aiutò, tenendolo poi per un braccio.
- Vieni, ti porto al piano di sopra. – disse poi, per le scale sul retro del piccolo edificio. - C’è una camera e un letto, magari è il caso che tu riposi.
- Se lo dici tu, Dottoressa Elliot Reid…
Con difficoltà cominciavano a salire la scalinata, entrambi barcollavano e Gold prese a far forza sulla donna che la stringeva.
- Piano… che ti faccio cadere da-dalle scale…
- Sei ancora ubriaca… non è meglio che riposi anche tu? – lo sguardo di Gold pareva quello di una vipera che stava per affondare i denti nella preda.
- Penso tu abbia ragione…
- Sdraiati qua.
- V-vicino a te? – arrossì Crystal, imbarazzata.
- Sì. Ti dà fastidio?
- N-no, no…

“Palla in buca…”


I due ragazzi giacevano sdraiati sul letto, lei con una mano a coprirsi gli occhi, lui con le iridi incandescenti puntate sul suo corpo. Le prossime parole che avrebbe pronunciato sarebbero state il colpo di grazia. Doveva sceglierle con cura.
Pensava, lui. Pensava a quello che stava per fare. Si sentiva agitato, come un bambino che sapeva di aver combinato una cazzata e sperava che nessuno se ne fosse accorto. La cazzata però la doveva ancora fare e l’avrebbe combinata nel miglior modo possibile.
- Ehi stellina, stai bene? Ti trovo silenziosa…
- Pe-perché mi chiami sempre con n-nomi strani…?
- Perché spero di attirare la tua attenzione.
- E perché vuoi attirare la mia attenzione?
- Perché ti trovo stupenda… e voglio poter guardare quel meraviglioso viso…
Crystal arrossì all’improvviso, non capì più nulla. Gold le si era appena dichiarato, o almeno così le era parso e non sapeva come reagire.
- So che anche io ti piaccio… Perché cercare di nascondere l’evidenza quando puoi avermi solo per te?
- T-ti piaccio v-veramente? – gli sguardi dei due si incrociarono, Gold avvicinò il viso a quello della ragazza, percependo il suo respiro quasi affannoso.
- Facciamo che ti rispondo in questo modo…
Le mani di Gold afferrarono i polsi di Crystal e li strinsero, salendo su di lei. Quella rimase a fissare incredula gli occhi di Gold che lentamente si avvicinavano, prima di chiudersi quando le loro labbra si toccarono.
Crystal sentiva lingua del ragazzo muoversi all’interno della sua bocca, abbracciando la sua in una danza lenta e inesorabile. Cercò di strattonare per una breve e unica volta i polsi, per liberarsi, finendo poi vittima della sua voglia di essere prigioniera del ragazzo, che intanto cominciò a baciarle il collo.
Brividi.
Si lasciò andare, lei, sentendo le mani del ragazzo scivolare verso il basso e fermarsi a giocare sul bordo della scollatura, per poi entrare nel suo reggiseno.
- Ehi, fai piano…
Strinse il sinistro, lo tirò fuori e baciò il capezzolo, poi lo leccò, poi lo morse delicatamente. La donna amava quella sensazione, nonostante provasse un po’ di paura per tutta quella situazione strana e paradossale.
Era eccitata. Lo voleva.
Afferrò in ragazzo per il colletto della camicia e lo sbatté con le spalle sul materasso, salendo su di lui.
- Libera le cucciole – sogghignò soddisfatto, vedendola poi sbottonarsi il vestitino azzurro e calandone la parte superiore. Il suo seno era scoperto, le mani di Gold lo strinsero subito.
- Fai piano…
- Sì, ho capito.
Le manine di Crystal cominciarono a sbottonare la camicia nera del ragazzo, liberando il petto muscoloso. Si abbassò su di lui e gli leccò gli addominali, afferrando poi le braccia del ragazzo e bloccandole a sua volta sul letto.
Gold sorrideva – Mi arrendo, mi arrendo. Cosa vuoi da me?
Crystal lasciò soltanto uno dei polsi del ragazzo, col vestitino abbassato sotto al seno e alzato sopra al sedere, gli sollevò la testa e la avvicinò al seno candido.
- Continua come prima…
Il ragazzo era arrapato, e strinse con la mano libera la vita dell’amica, stringendo i grossi seni sul suo volto. Erano morbidi e profumati. Riprese a leccare e mordere i suoi capezzoli, sentendola gemere, rapita dal piacere delle sensazioni che provava.
Lo sentiva Crystal, il rigonfiamento nei boxer del ragazzo. Lentamente, prese a strusciare su di lui, vibrando a ogni spinta che il ragazzo dava.
Si stava infervorando, e Gold decise di riprendere il controllo della giostra, afferrandola per il fianco e tirandola di nuovo con le spalle sul materasso. Il suo seno dondolò vorticosamente.
Il ragazzo si alzò in piedi, levando la camicia e avvicinandosi inginocchiato sul materasso alla bella; l’erezione spingeva prepotente contro la cerniera dei jeans attillati.
Lei capì: sbottonò i jeans e vide il membro del ragazzo spingere verso l’esterno dei boxer.
Iniziò a massaggiarlo, muovendo delicatamente le mani sul tessuto che lo copriva.
Il suo respiro si fece greve. Mosse la mano veloce lungo la pancia dell’amica, infilandola nelle mutande. Con le dita stuzzicò il clitoride della ragazza, umido dei suoi umori, e prese a massaggiarla con sempre maggiore intensità, sentendola piegarsi e ansimare.
Crystal non riuscì più a resistere: gli afferrò la natica sinistra, e avvicinò al viso il bacino di quello; abbassò il bordo dei boxer e si gettò avidamente contro l’erezione che le si presentò davanti. Strinse subito in mano il membro tra le mani, usando movimenti rapidi, delicati e lussuriosi.
Lo sentì gemere gutturale.
Percepì poi le dita del ragazzo avvicinarsi all’ingresso del suo corpo, affondando profonde.
- Cazzo…
- Brava. – ribatté l’altro quando quella avvicinò il pene alle labbra. Lo baciò, lo leccò e lo assaporò quando entrò nella sua bocca.
Era durissimo. Lei era bagnata.
Gold cominciò a muovere freneticamente le dita, carezzando la morbida e calda carne che le avvolgeva e aumentò sempre di più il ritmo. Le anche della donna accompagnavano ogni spinta.
A lei piaceva. Sentiva una mano del ragazzo avvicinarla al piacere finale e l’altra stringerle e tormentarle i capezzoli.
Aprì gli occhi, e lo vide adorate e la bocca semi-spalancata e le palpebre serrate.
Percepiva il piacere crescere gradualmente lei, col ragazzo che lentamente stava costruendo l’orgasmo che inevitabilmente, un minuto dopo, le invase il corpo. Strinse le labbra con forza, succhiò il pene del ragazzo e lo sentì gemere.
- Veni qui. – disse lui. Estrasse le dita e abbassò rapidamente i pantaloni, per poi tirare Crystal per le gambe. Le sfilò le mutandine nere di pizzo e si chinò con foga, pronto a entrare dentro lei.

E quando lo fece sentì il paradiso.

Crystal era bollente. Accompagnava ogni spinta che le dava con un movimento sussultorio del bacino. I seni danzavano dopo ogni botta che il corpo riceveva.
- Sì…
- Sei bellissima Mary Jane
Lui sorrise e continuò a scoparla, vedendola aprire leggermente gli occhi.
- Coglione…
E lui la colpì più forte. Crystal urlò.
- Mi piace così…
Continuò a darle colpi vigorosi, sentendola urlare fino a quando le mani le si chiusero attorno ai possenti bicipiti: stava venendo di nuovo.
Gold percepiva Crystal pulsare attorno al suo pene, e più lui continuava a entrare e uscire dal suo corpo, più quella si piegava alla sua volontà, quasi pregandolo alla sua volontà.
La situazione si faceva sempre più incandescente, le labbra del ragazzo andavano a baciare quelle di lei, che alternava un gemito a una carezza alla schiena di quello. Sentiva i suoi muscoli lavorare come fosse una macchina e poco dopo che il piacere fosse esploso di nuovo in lei, si accorse che il ragazzo cominciò a fermarsi.
Ritornò violentemente alla realtà, in quel letto sfatto e sporco di sudore, dove Gold lentamente, si accasciava su di lei, sfinito.
Ma era ancora dentro di lei, e un calore diffuso le pervase il corpo.

D’un tratto il piacere divenne panico. Lo sollevò con forza, spostandolo e alzandolo in piedi. Passò una mano sotto la vagina, vedendola ricoperta di sperma.
Spalancò gli occhi.
- Testa di cazzo, mi sei venuto dentro!


 ,._ e a capo;
Ed eccomi qua di nuovo, con la mia prima rating rosso. Che dire? È stato difficile scriverla, tanto difficile che mi sono giocato l’aiuto a casa da mamma-Andy. Però è stato divertente, nel vero senso della parola: ridevamo mentre ne discutevamo.

Alla fine, come sempre, qualcosa dal cappello magico lo tiro fuori, e mi piacerebbe avere un’opinione su questa storia in particolare, essendo la prima di questo genere.


- KK

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