INNESCO. UNA RACCOLTA BY Doppiakappa
MANGAQUEST SHIPPING
TRY ME
Quella sala ad
Amarantopoli non l’era parsa così grande, il giorno in cui l’aveva noleggiata
per festeggiare il giorno del suo ventesimo compleanno; il buio la faceva
sembrare quasi labirintica.
Crystal
camminava con difficoltà in mezzo alla gente, che beveva, si divertiva e
ballava quella musica ad altissimo volume. Tutti la salutavano e le facevano
gli auguri, sotto le luci colorate gettate dalla sfera stroboscopica. A un
certo punto la macchina del fumo inondò la pista con una pallida cortina
profumata.
Crystal
era felice, adorava sentire il rimbombo nel suo corpo del subwoofer che
amplificava ogni colpo di basso.
Ballava.
Tutti si muovevano
in maniera quasi casuale, spinti dalla leggerezza che provavano per via
dell’alcool, lei compresa, che solitamente era la persona più contenuta dell’intero
ateneo della facoltà di Biologia. Quel giorno però era speciale: era il trenta
aprile, il suo compleanno e quel giorno si era ripromessa di lasciarsi andare.
Beveva e rideva,
svuotava e riempiva di nuovo il bicchiere spesso senza sapere neanche con cosa.
Vodka, Gin, poco
le importava. Parlava con gli invitati, urlando per contrastare l’esagerato
volume della musica dubstep, rideva frivola e confusa e beveva ancora. Mandando
giù tutto in un sorso, come avrebbe fatto con una medicina amara; il sapore,
poi, era più o meno lo stesso e le faceva schifo.
Aveva ballato
con qualcuno dei suoi amici e poi eccola sedersi su uno dei divanetti a
riposare e rifocillarsi stringendo un bicchiere appena riempito di vodka lemon.
Poi una voce maschile richiamò la sua attenzione
- Ci stai dando
dentro stasera, vero Fata Turchina?!
La ragazza alzò
lo sguardo sulla sua figura: era quel cazzone di Gold, che prese posto accanto
a lei, spaparanzandosi sul divano e allungando i piedi sulle gambe della
ragazza. Crystal si limitò a guardarlo con la coda dell’occhio, anche perché la
testa le girava troppo per permetterle di voltarsi. Dovette concentrarsi per
potersi focalizzare sulle iridi auree del ragazzo.
- Ehi, stai
bene? Ci sei? – chiese quello, senza distogliere lo sguardo dal suo prosperoso
seno.
Sarà stata la
terza, quarta volta che Gold aveva provato ad abbordarla, quella sera; quella
volta Crystal non sembrava volergli rispondere.
E di certo Gold,
che era uno stronzo non accennava a rinunciare.
Lui sapeva di
non esserle mai andato a genio. Lo reputava un ragazzo insopportabile e
infantile; in pratica il coglione più coglione che avesse mai incontrato nella
sua vita.
Però sapeva
anche che il suo aspetto le piacesse. Più volte aveva preso la moretta fissarlo
senza maglietta e a perdersi nei suoi occhi dorati.
Sbuffò e poi
sorrise.
- È strano
vederti ubriaca, Miss Perfettina…
Crystal, che non
capiva quasi nulla, comprese perfettamente quelle parole. Lo fissò, disgustata.
Odiava essere chiamata in quel modo, a maggior ragione da quell’imbecille, che,
sapendolo, non perdeva occasione per farle saltare i nervi.
La sentì
rispondere, acida.
- Ce la fai a
tacere per due minuti?! - Ringhiò. - riesci a essere più fastidioso della
musica a mille!
Gold rise,
sentendola biascicare quelle parole caratterizzate da lunghe pause tra l’una e
l’altra.
La vide alzarsi
e andarsene barcollando verso il gruppo di colleghe di corso, forse più ubriache
di lei.
La cosa lo
divertiva; non l’aveva mai vista muoversi così goffamente, ma dovette ammettere
a sé stesso che con quel vestitino attillato celeste fosse veramente molto
sexy. Nella sua mente solo un pensiero rimbalzava nella frenesia alcolica:
“Devo scoparmela”
Era diventata
ormai una sfida; doveva vincere lui.
In quelle
situazioni, solitamente, riusciva a sbrigare le cose con rapidità: un drink,
due parole, poi subito in un angolo a limonare e poco dopo sul letto a farsi la
fortunata di turno.
Ma Crystal, no.
Con lei era difficile, perché lo reputava un poco di buono.
Avrebbe dovuto
farle cambiare idea e mostrarsi ai suoi occhi in un altro modo. Poi guardò
verso l’esterno della sala e capì come fare.
L’aria era
leggermente frizzante. I fumatori si accumulavano fuori dalla porta del locale,
creando una cappa densa che saliva verso l’alto. Gold uscì prendendo dalla
tasca il pacchetto di Marlboro e provando ad accendere, inutilmente.
L’accendino era
rotto.
- Questi cazzo
di clipper funzionano tre ore e poi li devi buttare. – disse tra i denti. Portò
lo sguardo verso un ragazzo alto, dalle large spalle e i capelli legati
castani.
- Ehi, amico,
hai da accendere?
Quello annuì. -
Certo. – infilò le mani nelle tasche e afferrò l’accendino di metallo.
- Grazie.
Accese la
sigaretta e glie lo restituì, tirando a pieni polmoni e sbuffando una nuvola
scura che si volatilizzò poco dopo.
- Sei un amico
di Crystal? – chiese, poi.
- Collega.
Piacere, Tobias.
- Io sono Gold.
- Sei suo amico?
- Di infanzia,
diciamo. – ribatté, guardando lo stemma della squadra universitaria di Rugby
sulla sua felpa.
- Sudi anche tu
da qualche parte?
- No, lavoro all’8Ball a due isolati da qui.
Quello annuì, tirando
dalla sua sigaretta. – lo conosco, ci vanno spesso i miei amici per giocare al
biliardo. Lavori al bancone?
- Sì, faccio il
barman. Preparo drink e scopo con le clienti più ubriache. – disse, scherzando.
Il castano
sembrò non cogliere l’umorismo di Gold: non sorrise e non lo guardò neppure in
faccia. Pareva quasi infastidito.
- Non ti piace
proprio la comicità, eh? – il moro inalò l’ultimo tiro, gettando poi il mozzicone
ai piedi del ragazzo, con un gesto provocatorio.
L’altro lo fissò
con uno sguardo serio e sempre più irritato.
- Non sopporto
semplicemente quelli come te, che si vantano di fare questo e quello, di essere
chissà chi, ma in fondo non sono altro che falliti. Mi stupisce come Crystal
abbia avuto anche solo l’idea di invitarti alla sua festa, conoscendola ti
odierà da quando ti ha visto per la prima volta.
Era fatta, ed
era stato più facile di quanto avesse potuto prevedere: aveva il pretesto per
scatenare un casino, il suo forte.
“Beh, faccia di
merda ti devo ringraziare, mi hai reso le cose più semplici”
Sul volto di
Gold apparve un ghigno: il suo sguardo strafottente fissava gli occhi del
ragazzo di fronte a lui.
- Fallito, dici?
Può darsi… mia madre me lo diceva spesso. Perché non pensi a te stesso
piuttosto? Credi che diventare grossi ti faccia crescere anche il cazzo? – la
sua voce si faceva sempre più provocatoria, consumando la pazienza di Tobias.
- Ti piace
proprio infastidire le persone, vero? – fece quello, gettando nervosamente la
sigaretta per terra, senza distogliere lo sguardo dalle iridi colme di superbia
di Gold.
- È la cosa che
mi riesce meglio, specialmente con chi si scalda subito.
- Attento, a giocare
col fuoco ci si scotta! – ribatté spazientito Tobias, spintonando Gold
all’indietro con violenza.
- Dai cucciolo,
vieni! – gridò quello dagli occhi d’oro, provocandolo ulteriormente.
Gold era
cosciente che non sarebbe uscito vincitore da quello scontro, il rugbista era
grosso due volte lui, ma era proprio quello che gli serviva. Tuttavia, non
avrebbe concluso la rissa senza avergli rotto un paio di denti, d’altronde
aveva iniziato lui.
Sferrò un paio
di pugni dritti sul naso del ragazzo, facendolo sanguinare, prima di venir
placato e gettato a terra, e successivamente malmenato.
Teneva le
braccia sulla testa, non avrebbe voluto mandare tutto all’aria dovendo andare
all’ospedale. Parò la maggior parte dei colpi, anche se fu costretto a
incassarne parecchi prima che tre ragazzi presenti all’esterno dell’edificio
bloccassero Tobias, allontanandolo e intimandogli di calmarsi.
Non restava
altro che aspettare, recitando la parte della vittima che, ingiustamente, aveva
subito l’ira di un ragazzo frustrato dalla vita. Era un’esca perfetta. Crystal
arrivò in pochi minuti, barcollante e col volto visibilmente preoccupato. Era
ancora ubriaca, avrebbe sicuramente creduto a qualsiasi cosa Gold le avesse
detto.
- Oddio, Gold!
Che è successo?! – esclamò, accucciandosi affianco a lui.
- Quella faccia
di culo del tuo collega ha dato di matto…
- Cosa gli hai
detto.
L’atteggiamento
della ragazza era severo nonostante l’ebrezza.
- Io non gli ho
detto nulla… ahi… - gemette, fingendo di provare un intenso dolore mentre si
asciugava la goccia di sangue che gli bagnava il mento, scendendo dal labbro,
vedendo poi le mani della ragazza tastare le sue braccia in cerca di lividi.
“Abbocca…”
- Quello ha
qualcosa che non va, ha iniziato a offendermi dandomi del fallito, io mi sono
solo difeso…
- Guarda come ti
ha conciato… Come ti senti? – domandò la ragazza, sempre più preoccupata.
- Indolenzito…
- Riesci ad
alzarti?
“Avanti…”
- Aiutami, per
piacere… - finse di fare uno sforzo per alzarsi. Crystal lo aiutò, tenendolo
poi per un braccio.
- Vieni, ti porto
al piano di sopra. – disse poi, per le scale sul retro del piccolo edificio. -
C’è una camera e un letto, magari è il caso che tu riposi.
- Se lo dici tu,
Dottoressa Elliot Reid…
Con difficoltà
cominciavano a salire la scalinata, entrambi barcollavano e Gold prese a far
forza sulla donna che la stringeva.
- Piano… che ti
faccio cadere da-dalle scale…
- Sei ancora
ubriaca… non è meglio che riposi anche tu? – lo sguardo di Gold pareva quello
di una vipera che stava per affondare i denti nella preda.
- Penso tu abbia
ragione…
- Sdraiati qua.
- V-vicino a te?
– arrossì Crystal, imbarazzata.
- Sì. Ti dà
fastidio?
- N-no, no…
“Palla in buca…”
I due ragazzi
giacevano sdraiati sul letto, lei con una mano a coprirsi gli occhi, lui con le
iridi incandescenti puntate sul suo corpo. Le prossime parole che avrebbe
pronunciato sarebbero state il colpo di grazia. Doveva sceglierle con cura.
Pensava, lui.
Pensava a quello che stava per fare. Si sentiva agitato, come un bambino che sapeva
di aver combinato una cazzata e sperava che nessuno se ne fosse accorto. La
cazzata però la doveva ancora fare e l’avrebbe combinata nel miglior modo
possibile.
- Ehi stellina, stai bene? Ti trovo
silenziosa…
- Pe-perché mi
chiami sempre con n-nomi strani…?
- Perché spero
di attirare la tua attenzione.
- E perché vuoi
attirare la mia attenzione?
- Perché ti trovo
stupenda… e voglio poter guardare quel meraviglioso viso…
Crystal arrossì
all’improvviso, non capì più nulla. Gold le si era appena dichiarato, o almeno
così le era parso e non sapeva come reagire.
- So che anche
io ti piaccio… Perché cercare di nascondere l’evidenza quando puoi avermi solo
per te?
- T-ti piaccio
v-veramente? – gli sguardi dei due si incrociarono, Gold avvicinò il viso a
quello della ragazza, percependo il suo respiro quasi affannoso.
- Facciamo che
ti rispondo in questo modo…
Le mani di Gold
afferrarono i polsi di Crystal e li strinsero, salendo su di lei. Quella rimase
a fissare incredula gli occhi di Gold che lentamente si avvicinavano, prima di
chiudersi quando le loro labbra si toccarono.
Crystal sentiva
lingua del ragazzo muoversi all’interno della sua bocca, abbracciando la sua in
una danza lenta e inesorabile. Cercò di strattonare per una breve e unica volta
i polsi, per liberarsi, finendo poi vittima della sua voglia di essere
prigioniera del ragazzo, che intanto cominciò a baciarle il collo.
Brividi.
Si lasciò
andare, lei, sentendo le mani del ragazzo scivolare verso il basso e fermarsi a
giocare sul bordo della scollatura, per poi entrare nel suo reggiseno.
- Ehi, fai
piano…
Strinse il
sinistro, lo tirò fuori e baciò il capezzolo, poi lo leccò, poi lo morse
delicatamente. La donna amava quella sensazione, nonostante provasse un po’ di
paura per tutta quella situazione strana e paradossale.
Era eccitata. Lo
voleva.
Afferrò in
ragazzo per il colletto della camicia e lo sbatté con le spalle sul materasso,
salendo su di lui.
- Libera le
cucciole – sogghignò soddisfatto, vedendola poi sbottonarsi il vestitino
azzurro e calandone la parte superiore. Il suo seno era scoperto, le mani di
Gold lo strinsero subito.
- Fai piano…
- Sì, ho capito.
Le manine di
Crystal cominciarono a sbottonare la camicia nera del ragazzo, liberando il
petto muscoloso. Si abbassò su di lui e gli leccò gli addominali, afferrando
poi le braccia del ragazzo e bloccandole a sua volta sul letto.
Gold sorrideva –
Mi arrendo, mi arrendo. Cosa vuoi da me?
Crystal lasciò
soltanto uno dei polsi del ragazzo, col vestitino abbassato sotto al seno e
alzato sopra al sedere, gli sollevò la testa e la avvicinò al seno candido.
- Continua come
prima…
Il ragazzo era
arrapato, e strinse con la mano libera la vita dell’amica, stringendo i grossi
seni sul suo volto. Erano morbidi e profumati. Riprese a leccare e mordere i
suoi capezzoli, sentendola gemere, rapita dal piacere delle sensazioni che
provava.
Lo sentiva
Crystal, il rigonfiamento nei boxer del ragazzo. Lentamente, prese a strusciare
su di lui, vibrando a ogni spinta che il ragazzo dava.
Si stava
infervorando, e Gold decise di riprendere il controllo della giostra,
afferrandola per il fianco e tirandola di nuovo con le spalle sul materasso. Il
suo seno dondolò vorticosamente.
Il ragazzo si
alzò in piedi, levando la camicia e avvicinandosi inginocchiato sul materasso
alla bella; l’erezione spingeva prepotente contro la cerniera dei jeans
attillati.
Lei capì:
sbottonò i jeans e vide il membro del ragazzo spingere verso l’esterno dei
boxer.
Iniziò a
massaggiarlo, muovendo delicatamente le mani sul tessuto che lo copriva.
Il suo respiro
si fece greve. Mosse la mano veloce lungo la pancia dell’amica, infilandola
nelle mutande. Con le dita stuzzicò il clitoride della ragazza, umido dei suoi
umori, e prese a massaggiarla con sempre maggiore intensità, sentendola
piegarsi e ansimare.
Crystal non
riuscì più a resistere: gli afferrò la natica sinistra, e avvicinò al viso il
bacino di quello; abbassò il bordo dei boxer e si gettò avidamente contro
l’erezione che le si presentò davanti. Strinse subito in mano il membro tra le
mani, usando movimenti rapidi, delicati e lussuriosi.
Lo sentì gemere
gutturale.
Percepì poi le
dita del ragazzo avvicinarsi all’ingresso del suo corpo, affondando profonde.
- Cazzo…
- Brava. –
ribatté l’altro quando quella avvicinò il pene alle labbra. Lo baciò, lo leccò
e lo assaporò quando entrò nella sua bocca.
Era durissimo.
Lei era bagnata.
Gold cominciò a
muovere freneticamente le dita, carezzando la morbida e calda carne che le
avvolgeva e aumentò sempre di più il ritmo. Le anche della donna accompagnavano
ogni spinta.
A lei piaceva. Sentiva
una mano del ragazzo avvicinarla al piacere finale e l’altra stringerle e
tormentarle i capezzoli.
Aprì gli occhi,
e lo vide adorate e la bocca semi-spalancata e le palpebre serrate.
Percepiva il
piacere crescere gradualmente lei, col ragazzo che lentamente stava costruendo
l’orgasmo che inevitabilmente, un minuto dopo, le invase il corpo. Strinse le
labbra con forza, succhiò il pene del ragazzo e lo sentì gemere.
- Veni qui. –
disse lui. Estrasse le dita e abbassò rapidamente i pantaloni, per poi tirare
Crystal per le gambe. Le sfilò le mutandine nere di pizzo e si chinò con foga,
pronto a entrare dentro lei.
E quando lo fece
sentì il paradiso.
Crystal era
bollente. Accompagnava ogni spinta che le dava con un movimento sussultorio del
bacino. I seni danzavano dopo ogni botta che il corpo riceveva.
- Sì…
- Sei bellissima
Mary Jane
Lui sorrise e
continuò a scoparla, vedendola aprire leggermente gli occhi.
- Coglione…
E lui la colpì
più forte. Crystal urlò.
- Mi piace così…
Continuò a darle
colpi vigorosi, sentendola urlare fino a quando le mani le si chiusero attorno
ai possenti bicipiti: stava venendo di nuovo.
Gold percepiva
Crystal pulsare attorno al suo pene, e più lui continuava a entrare e uscire
dal suo corpo, più quella si piegava alla sua volontà, quasi pregandolo alla
sua volontà.
La situazione si
faceva sempre più incandescente, le labbra del ragazzo andavano a baciare
quelle di lei, che alternava un gemito a una carezza alla schiena di quello.
Sentiva i suoi muscoli lavorare come fosse una macchina e poco dopo che il
piacere fosse esploso di nuovo in lei, si accorse che il ragazzo cominciò a
fermarsi.
Ritornò
violentemente alla realtà, in quel letto sfatto e sporco di sudore, dove Gold
lentamente, si accasciava su di lei, sfinito.
Ma era ancora
dentro di lei, e un calore diffuso le pervase il corpo.
D’un tratto il
piacere divenne panico. Lo sollevò con forza, spostandolo e alzandolo in piedi.
Passò una mano sotto la vagina, vedendola ricoperta di sperma.
Spalancò gli
occhi.
- Testa di cazzo,
mi sei venuto dentro!
,._ e a capo;
Ed eccomi qua di
nuovo, con la mia prima rating rosso. Che dire? È stato difficile scriverla,
tanto difficile che mi sono giocato l’aiuto a casa da mamma-Andy. Però è stato
divertente, nel vero senso della parola: ridevamo mentre ne discutevamo.
Alla fine, come
sempre, qualcosa dal cappello magico lo tiro fuori, e mi piacerebbe avere un’opinione
su questa storia in particolare, essendo la prima di questo genere.
- KK
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