-
Vai Chatot! Usa Schiamazzo e atterra
quel buffone!
-
Non sarà così semplice! Munchlax, Corposcontro!
In
cuor suo, Lucas sperava che il suo Pokémon fosse più veloce dell’avversario in
attacco, anche se sapeva di mentire a se stesso. E, in effetti, il suo Pokémon
cadde a terra esausto. Sbuffò e lo fece rientrare nella Pokéball, mentre le
urla raggianti di Barry gli riempivano le orecchie.
-
Ho vinto! Ho vinto! Sono più forte io!
-
Taci. - sbottò l’altro, tra sé e sé, facendo finta di essere offeso. Ma quando Barry
ebbe finito di esternare rumorosamente la sua gioia non poté che sedersi vicino
a lui, per terra, con le dita che affondavano nell’erba e le spalle appoggiate
al Pozzo Memoria. Il contatto con la pietra gelida era meraviglioso,
soprattutto durante quelle pigre giornate di fine estate. I raggi del sole
sembravano non scaldare mai quella costruzione, per quanto la colpissero.
I
due amici lasciarono vagare lo sguardo sugli alberi frondosi che incorniciavano
l’accesso a Flemminia e sulla cima della Torre Memoria, che svettava sopra
qualunque cosa. All’orizzonte si stavano addensando dei nuvoloni neri.
Barry
sospirò e guardò l’amico di sempre.
-
Ehi… Sai perché dicono che il pozzo non si scaldi mai?
Lucas
lo sapeva benissimo, Barry gli aveva raccontato cento volte quella storia. Ma
doveva piacergli tanto, dato che la ripeteva ogni volta che passavano lì
vicino.
-
No, Barry, non lo so. Non me l’hai mai detto.
Il
suo amico non capì o finse di non capire l’evidente ironia nel tono di Lucas e
cominciò a parlare.
-
Dicono che una volta la regione di Sinnoh era molto più fredda. Vicino al Lago
Verità viveva una coppia di innamorati: un giorno d’inverno lui è partito per
una guerra e ha lasciato lei sola, promettendole di tornare e di darle
l’abbraccio più lungo e caldo di sempre quando sarebbe tornato. Sai, le
temperature erano gelide e aveva paura che la sua amata soffrisse il freddo. E
invece non è tornato: la guerra non fa sconti.
Lucas
annuì, per indicare che stava seguendo.
-
Allora due anni dopo la fine della guerra lei è partita per un lungo viaggio:
voleva cercare il suo amato in tutta la regione. Stava pure per arrivare sulla
cima del Monte Corona. E poi, mentre era da queste parti…
Fece
una lunga pausa ad effetto.
-
Morì per la stanchezza e la fatica. Gli abitanti di Flemminia costruirono in
sua memoria questo pozzo, che infatti si chiama Pozzo Memoria, ed è ancora
freddo perché l’anima della ragazza aspetta l’abbraccio del suo amato.
-
Hai mai provato ad abbracciarlo tu? Magari aspetta te.
La
risposta di Lucas voleva essere ironica, ma il ragazzo non aveva considerato
quanto quella leggenda stesse a cuore a Barry: la risposta che gli arrivò fu
serissima.
-
Certo che ci ho provato! Ma forse non sono il suo tipo.
I
due ripresero a guardare l’orizzonte: il fronte nuvoloso si stava avvicinando
piuttosto velocemente.
-
Hai sentito? Domani piove.
La
domanda era retorica: tutti sapevano che tempo avrebbe fatto il giorno dopo,
soprattutto loro due. Lucas sentiva l’esigenza di rompere il silenzio che si
era creato. Barry annuì lentamente.
-
Già. Quindi niente lotta, immagino.
L’altro
sbuffò. L’unica cosa che poteva riempire quelle giornate noiose – a parte i
compiti – erano proprio le lotte con Barry. Non aveva nessuna voglia di
starsene chiuso in casa.
E
fu lì che gli balenò in mente un’idea.
All’inizio
la giudicò stupida: probabilmente se la sarebbe tenuta per sé. Ma forse valeva
la pena provare.
-
Ehi, Barry. Secondo te la ragazza del pozzo esaudisce un nostro desiderio?
Il
biondo lo guardò stranito. Si prese qualche secondo per riflettere, grattandosi
la testa, poi allargò le braccia.
-
Non saprei, non ci ho mai provato. Ma avremmo bisogno di qualcosa da lanciarci
dentro. Che so, una monetina, un pezzo di pane…
Lucas
non si aspettava che la sua idea venisse accolta così in fretta. Prese un
sassolino da terra.
-
Secondo te questo va bene?
Barry
annuì.
I
due si misero in piedi sul bordo del pozzo e lanciarono un’occhiata
all’interno: il fondo era completamente avvolto nel buio e non si riusciva a
capire quanto fosse profondo.
-
Cosa vuoi chiedere? - fece Barry a Lucas.
-
Che domani sia una giornata soleggiata, così possiamo lottare ancora.
Barry
annuì. Si sporse un pochino verso l’apertura del pozzo. Poi si rivolse ancora
verso Lucas.
-
Come dovremmo chiederglielo?
Lucas
fu colto alla sprovvista: in effetti non aveva pensato a come formulare la
richiesta. Pensava che sarebbe bastato gettare un sassolino e il pozzo avrebbe
letto nelle loro menti.
-
Proviamo a chiederlo ad alta voce. E “per
favore”.
Barry
annuì di nuovo e si sporse ancora verso il pozzo.
-
Pozzo della Memoria! Ragazza del pozzo! Abbiamo una richiesta. Potreste fare in
modo che domani sia una bella giornata? Per favore? Io e il mio amico vorremmo
lottare ancora.
Si
rivolse a Lucas e gli fece cenno che fosse ora di lanciare il sasso.
Il
ragazzo sporse l’avambraccio sulla bocca del pozzo e aprì il pugno. Non si udì
nessun rumore.
In
compenso, entrambi i ragazzi vennero scossi da un brivido gelido, come se un
vento freddo si fosse messo a soffiare in quell’esatto momento: la strana
sensazione sparì subito.
I
due si guardarono, poi rivolsero lo sguardo alle nuvole all’orizzonte: erano
ancora lì, nere e minacciose. Barry scrollò le spalle.
-
Noi ci abbiamo provato. Domani mattina scopriremo come va.
***
Il
giorno dopo, appena suonata la sveglia, Lucas saltò giù dal letto e corse a
tirare le tende della sua camera: moriva dalla voglia di sapere se il suo
desiderio avesse funzionato o meno.
Il
sole splendeva come non mai e il cielo era tersissimo. Non c’era traccia dei
nuvoloni del giorno prima.
Scese
le scale e si recò in cucina, salutando sua madre che stava guardando la
televisione.
-
Hai visto? - gli chiese lei, - Sembrava dovesse scendere chissà che nubifragio
e invece… Poco male, dovevo andare a fare delle commissioni: senza pioggia è
meglio.
Lucas
fu tentato di raccontare l’avventura del pomeriggio prima, ma qualcosa nella
sua testa gli disse che era meglio tenersela per sé.
-
Hai ragione, mamma. - si limitò a rispondere.
Nel
momento esatto in cui Lucas ebbe finito la sua colazione, si sentì bussare alla
porta: era Barry. Per i suoi standard era anche arrivato tardi.
-
Ehi, Lucas! Visto che bella giornata oggi?
Gli
strizzò l’occhio: sembrava che il pozzo avesse dato ascolto alle loro
preghiere.
-
In realtà, ti devo dare un paio di notizie: la padrona della Pensione Pokémon
si è ammalata stanotte. Nulla di grave, ma con la febbre non può venire a
lavorare e suo marito ci ha chiesto un po’ di aiuto. Nel pomeriggio arriva
anche Lucinda! Deve studiare non so cosa nelle Rovine, ma ha detto che ha un
po’ di tempo per stare con noi. Tu hai tempo oggi?
Lucas
annuì e corse a vestirsi.
I
lavori alla Pensione erano in realtà piuttosto pesanti: di solito se ne
occupava la proprietaria, che nonostante l’età non intendeva rinunciare al
lavoro, ma il marito era decisamente troppo gracile per trasportare secchi
pieni d’acqua e rastrellare l’intero prato, tenendo contemporaneamente a bada i
Pokémon che scorrazzavano in giro. Per i due ragazzi, invece, fu piuttosto
semplice: passarono la mattinata a distribuire ciotole d’acqua nel giardino,
lavarono quelle sporche e si occuparono di spazzolare alcuni Pokémon che amavano
particolarmente rotolarsi nell’erba.
Verso
l’una, si presero una pausa per mangiare. Scelsero una delle piccole stanzette
di servizio della Pensione, in modo da prendere un po’ di frescura. Mangiarono
i loro panini in silenzio.
-
Barry, tu… l’hai detto a qualcuno? Di ieri, intendo.
Lucas
non era ancora sicuro se fosse il caso di dirlo a sua madre: sarebbe sembrato
infantile. Si trattava sicuramente di una coincidenza, non credeva veramente
che il Pozzo Memoria avesse fatto avverare un loro desiderio. Ma si trattava di
una coincidenza quantomeno curiosa.
-
No. Mi piaceva l’idea di tenerlo per noi: se tutti sapessero di quel pozzo,
sarebbe preso d’assalto. È il nostro segreto, che ne dici?
Barry
invece non nutriva alcun dubbio sul fatto che il pozzo li avesse ascoltati.
D’altra parte, se tutti dicevano che buttare qualcosa nel pozzo ed esprimere un
desiderio portava bene, un fondo di verità doveva esserci. Si era chiesto e si
chiedeva ancora come mai non lo facessero tutti, ma non gli importava più di tanto:
andava benissimo così.
Lucas
annuì più convinto.
-
Sì… sarà il nostro segreto.
Sentì
di nuovo quella sensazione di freddo provata il pomeriggio precedente.
Non
fece in tempo a preoccuparsene che sentì bussare alla porta.
-
Ciao, ragazzi! Mi avevano detto che vi avrei trovati qui.
Barry
e Lucas salutarono la appena arrivata Lucinda e le offrirono una sedia.
-
Meno male che c’è il sole, quella pioggia mi avrebbe mandato all’aria l’intero
programma di ricerche. Vedo che vi siete dati da fare.
In
effetti, Barry e Lucas avevano i vestiti tutti sporchi di terra, erba e
impronte di Pokémon.
-
Esattamente. - le rispose Barry, - Anche se non passiamo tutto il tempo tra
libri e Pokédex come te, sappiamo fare qualcosa di utile. A proposito, hai
finito di leggere Paveride?
Lucinda
lo guardò con aria interrogativa.
-
Aspetta… Poselide? - ritentò Barry.
Lucas
scoppiò a ridere senza nessun ritegno: era troppo divertente vedere Barry che
si atteggiava da grande sapiente per far colpo su Lucinda – fallendo
miseramente ogni singola volta.
-
Parmenide. - lo corresse Lucinda,
serissima, - Sì, l’ho finito. Ma non te lo consiglio, sarebbe troppo difficile
per te da capire.
Lucas
scoppiò a ridere ancora più forte. Lucinda si alzò.
-
Va bene, devo andare alle Rovine: prima inizio, meglio è. Ci vediamo
prossimamente.
Uscì
in fretta dalla porta e lasciò soli i due ragazzi.
-
Certo che sei molto gentile a ridere di me in questo modo. - borbottò Barry.
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