L'attesa è stata grande...ora comincia il gioco.
La fan fiction si svolge ai giorni nostri, ma senza un breve prologo ambientato nel passato la comprensione sarebbe difficile. Naturalmente è una bomba. Non dimenticate di mettere mi piace alla pagina Facebook Pokémon Adventures ITA.
Da lunedì la fan fiction sarà online, su questo blog, con il primo capitolo. Sulla pagina Facebook sarà comunicata la successiva data di pubblicazione.
Commentate e spargete il verbo, le origini sono radicate in ognuno di noi.
Ah...io ci sono. E voi?
Andy $
La fan fiction si svolge ai giorni nostri, ma senza un breve prologo ambientato nel passato la comprensione sarebbe difficile. Naturalmente è una bomba. Non dimenticate di mettere mi piace alla pagina Facebook Pokémon Adventures ITA.
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Commentate e spargete il verbo, le origini sono radicate in ognuno di noi.
Ah...io ci sono. E voi?
Andy $
“Guerra. Guerra e Fuoco.
Guerra e fuoco, più odio e rabbia. Rancore.
No. Non ho creato la
terra per questo. Non ho creato il mondo per riempirlo di lacrime.
Non ho creato i Pokemon
per servirvene.
Ho creato tutto ciò per
raggiungere la serenità dell’anima, dello spirito. Io mi riempio dei vostri
sorrisi, e della vostra serenità.
E la guerra mi fa male.
Mi ferisce vedere le mie
creature che si ammazzano tra di loro. Per cosa, poi? Per il potere?”
E poi l’oracolo lo sentì
ridere.
“No. Non avete potere.
L’unico potere che avete è quello di rompere equilibri ed armonie. E la colpa
non può che essere vostra, degli umani, dato che i Pokemon sono creature buone.
Siete voi umani ad essere cattivi, a riempire i vostri cuori di brama e
desideri che imputridiscono le vostre anime, sporcandovi anche il volto. E’ una
vergogna girare col volto sporco. Nessuno dovrebbe farlo”
“Lo so”. La voce
dell’oracolo era dolce e debole allo stesso tempo. La ragazza sostava in
ginocchio, timorata per le parole della divinità.
“Gli altri dovrebbero
avere la tua coscienza. Invece c’è chi punta a farmi del male” riprese l’altro.
“Gli altri sono come sono perché tu sei stato troppo generoso con loro. Gli hai offerto una terra piena di ricchezze, li hai messi in condizione di poter sorridere ogni giorno, e di godere della compagnia dei Pokemon oltre che della tua benevolenza”
“Mai le tue parole furono più esatte. E la generosità da oggi è finita. Guerre tra umani che utilizzano Pokemon per uccidersi a vicenda...non vi ho donato il mondo per questo motivo. E siccome la mia benevolenza non è stata ben percepita, da ora è finita. Vai fuori, ora, e grida al mondo la profezia che adesso suggerirò alla tua anima”
“Gli altri sono come sono perché tu sei stato troppo generoso con loro. Gli hai offerto una terra piena di ricchezze, li hai messi in condizione di poter sorridere ogni giorno, e di godere della compagnia dei Pokemon oltre che della tua benevolenza”
“Mai le tue parole furono più esatte. E la generosità da oggi è finita. Guerre tra umani che utilizzano Pokemon per uccidersi a vicenda...non vi ho donato il mondo per questo motivo. E siccome la mia benevolenza non è stata ben percepita, da ora è finita. Vai fuori, ora, e grida al mondo la profezia che adesso suggerirò alla tua anima”
L’oracolo vide il
cristallo dell’armonia illuminarsi di bianco. Tramite quello, Prima era in
grado di parlare con la divinità. La luce bianca si espanse in maniera
vertiginosa, fino a quando due fasci illuminarono il cuore e la testa di
quella.
Dolore e piacere si
univano nel suo corpo, fino a sfibrarla. Si sentiva debole e forte, assetata di
conoscenza ed al contempo piena di verità. Accadeva questo quando Lui voleva
farle conoscere qualcosa. Prima urlò, come non aveva mai fatto, poi si
abbandonò all’immenso potere che stava defluendo in lei, mentre i fasci si
riempivano di luminosità sempre più velocemente, fino a diventare tutto
candido, tutto bianco, come se tutto ancora dovesse esserci stato. Si vedeva
solo Prima, che prese a fluttuare per aria.
Le vergini, che si
occupavano di lei, si spaventarono.
Prima sbarrò gli occhi,
ed aprì mani e bocca, stupore e paura si dipinsero sul suo sguardo, fino a che
la luce sparì, e debolmente Prima si adagiò verso il pavimento di pietra. Le
vergini guardavano il loro oracolo impaurite. Erano poche le volte che il
potente Arceus decideva di mettersi in contatto con loro, ed ogni volta che
entrava nell’oracolo succedeva qualcosa di inaspettato, che le lasciava a bocca
aperta. Quello rappresentava da sempre un mistero per loro. Si chiedevano come
potesse essere possibile che Arceus, il grande Arceus, entrasse all’interno di
Prima, la sacra vergine, l’oracolo, e parlasse con la sua anima.
Quelle guardavano la
scena, a metà tra lo stupore e l’orrore.
Prima sbarrò di nuovo gli
occhi, e prese ad urlare terrorizzata. Una delle vergini, impaurita da quella
reazione, volle avvicinarsi a lei. Voleva svegliarla, voleva che finisse di
urlare. un’altra adepta, la più anziana, la trattenne per un braccio.
“Arceus sta parlando. Non
interrompere mai Arceus” disse.
La più giovane abbassò la testa, in segno di scuse, e tornò ad inginocchiarsi al suo posto.
La più giovane abbassò la testa, in segno di scuse, e tornò ad inginocchiarsi al suo posto.
Prima continuava ad
urlare, un po’ di sangue cadeva a piccole gocce dai palmi delle sue mani. Anche
le lacrime fuoriuscivano, ma a fiotti. Sembrava stesse per partorire il
demonio.
E poi tutto finì.
Prima si agitava per
terra, in preda alle convulsioni, mentre tutte le adepte disorientate
guardavano la più anziana.
“Prendetela e portatela
nella sua stanza. Curatele le ferite, ed assicuratevi che beva. Quando si
sveglierà dovrete chiamarmi prontamente”
“Si, Olimpia” rispose una
di quelle. Le giovani raccolsero Prima da terra, per adempiere agli ordini
della più anziana tra le vergini dell’oracolo.
Olimpia pulì il sangue
dell’oracolo, e guardò il cristallo. La causa di tutto.
Quel cristallo era il
portale spirituale per connettersi con Arceus. In qualche modo era l’unico modo
per comunicare con lui, e se un animo buono fosse riuscito ad invocarlo,
qualcuno avrebbe potuto catturarlo e servirsi dei suoi immensi poteri.
L’anziana si avvicinò a
piccoli passi verso l’arco d’ingresso del tempio, i suoi piedi scalzi
calpestavano le lastre di pietra dura e fredda del pavimento, ed intanto si
guardava attorno. Un Medicham levitava tra due colonne, mentre l’Abra di Prima
giocava rincorrendo un Glameow. Attimi di distrazione, prima che la
preoccupazione la mangiò.
Arrivati fuori al tempio
Olimpia godette dei baci del sole, che prontamente inondò il suo viso sapiente.
Dall’alto del Monte Trave, la vergine guardava colonne enormi di fumo alzarsi e
levarsi in aria, trasportate dal vento.
L’intera regione di
Adamanta bruciava sotto il fuoco degli ingiusti, quei rivoluzionari
irragionevoli e senza scrupoli. Si avvicinò alle pendici del precipizio, il
vento soffiava sulle sue vesti, che si ritraevano sul corpo della donna come
fossero bambini impauriti. Poco lontano dall’interminabile scalinata che
collegava il tempio del Monte Trave con la città di Palladium, l’esercito dei
templari si batteva valorosamente contro quello degli ingiusti. Facevano
combattere i loro Pokemon tra di loro, cosa insensata. Si chiedeva perché non
potevano godersi la tranquillità e la bellezza di quel paesaggio tutti assieme.
Lunghi rivoli d’acqua si
gonfiavano quando si univano facevano spazio al fiume, che saltava coraggiosa
da un’enorme cascata e si ritirava in un ampio lago. Ampie pianure davano la
possibilità di coltivare la terra, e le valli permettevano di costruire
abitazioni, per coesistere insieme e bearsi della benevolenza di Arceus,
generoso creatore di Adamanta e delle altre terre sinora conosciute.
Ed invece Adamanta
bruciava.
Olimpia sospirò, pregando
che i templari resistessero alla morsa degli ingiusti, anche se la vita era
riuscita nell’insegnarle una delle lezioni più importanti sugli umani:
L’ambizione non guarda in faccia nessuno. Nemmeno chi ce l’ha.
Alzò gli occhi, il sole
stava per tramontare ma il forte calore non accennava a diminuire. Si girò, il
tempio era sovrastato da un cielo dalle mille sfumature, ammorbidito da
batuffoli di nuvole.
Rientrò dentro, il sonno
sarebbe stato l’unico modo per rinfrancare quelle giornate, ricche solo di
paure e delusioni.
Nel cuore della notte
Sandra, la più giovane tra le vergini, andò a svegliare Olimpia. Il viso della
donna anziana sembrava stropicciato. Non riusciva a riposare bene, e non sapeva
se dipendesse dalla profezia di Arceus, o dalle urla di disperazione di Pokemon
e persone, che spesso le attanagliavano la mente, stringendola in una morsa
inesorabile.
“Olimpia, Prima si è
svegliata”
“Si, Sandra. Avete
provveduto a lavarla, e nutrirla?”
“Olimpia, conosci Prima. Abbiamo potuto lavarla solo perché era caduta nel profondo sonno, che sempre la divora dopo i contatti con la divinità. Abbiamo potuto anche farle bere un po’ d’acqua, ma ora le altre vergini si trovano in difficoltà a trattenere la sua furia”
“Furia? Di che stai parlando, Sandra?”
“Sembra non essere in se. Le altre vergini la stanno trattenendo, spingendola contro il muro, mentre lei si dimena per liberarsi”
“Andiamo da lei”. La più anziana scese dal suo piccolo giaciglio, la veste ricadde lunga verso la pietra, e fece spaventare Glameow, che riposava li nei pressi.
“Olimpia, conosci Prima. Abbiamo potuto lavarla solo perché era caduta nel profondo sonno, che sempre la divora dopo i contatti con la divinità. Abbiamo potuto anche farle bere un po’ d’acqua, ma ora le altre vergini si trovano in difficoltà a trattenere la sua furia”
“Furia? Di che stai parlando, Sandra?”
“Sembra non essere in se. Le altre vergini la stanno trattenendo, spingendola contro il muro, mentre lei si dimena per liberarsi”
“Andiamo da lei”. La più anziana scese dal suo piccolo giaciglio, la veste ricadde lunga verso la pietra, e fece spaventare Glameow, che riposava li nei pressi.
Sandra ed Olimpia
camminavano spedite verso la stanza del riposo, dove abitualmente Prima si
riprendeva dopo i contatti con la divinità, ma furono le grida del giovane
oracolo ad accoglierle, parecchi metri prima dell’ingresso.
La stanza del riposo era
fondamentalmente una camera dotata di un morbido letto, di un banchetto e di
una vasca ripiena di acqua piovana. Varie torce illuminavano l’ambiente in
maniera sommaria, ma Olimpia fu benissimo in grado di vedere il volto di Prima.
Era fuori di se.
“Lasciatemi! Lasciatemi!”
urlava quella, le lacrime sul suo volto a deturpare la sua bellezza
intoccabile. Gli occhi verdi, dilatati al massimo, erano l’elemento di maggiore
espressività del suo volto, la pelle candida li faceva risaltare ancora di più.
I lunghi capelli castani donavano all’oracolo un’estrema femminilità, aiutata
dai suoi movimenti aggraziati e dalle labbra rosee, gonfie di parole.
“Olimpia! Ordina alle
vergini di lasciarmi andare!” urlava Prima.
“Lo farò se mi dirai cosa
il divino Arceus ha in serbo per noi”
“La distruzione di tutto! Ora devo andare ad avvertire Timoteo!”
“Lo farà qualcun altro al posto tuo. Non possiamo rischiare che tu perda la vita”
“La distruzione di tutto! Ora devo andare ad avvertire Timoteo!”
“Lo farà qualcun altro al posto tuo. Non possiamo rischiare che tu perda la vita”
“Timoteo ha bisogno di
me!” urlò Prima, e con incredibile forza riuscì a divincolarsi dalle tre
vergini che la mantenevano. Uscì velocemente dalla stanza, e prese a correre
per il corridoio male illuminato del tempio.
“Abra! Vieni qui!” urlò,
mentre correva verso l’enorme arco di ingresso. La ragazza uscì fuori, i piedi
scalzi dolevano per la corsa. Si fermò sul primo gradino dell’enorme scalinata.
“Abra! Teletrasportami da
Timoteo!”
Il pokemon alzò gli occhi
verso il cielo, e dopo pochi istanti fece smaterializzare Prima dalla cima del
Monte Trave, sotto gli occhi affannati delle vergini che l’avevano inseguita.
Prima comparve ai piedi
del letto di Timoteo. Una torcia illuminava il vasto dormitorio, condiviso da
centinaia di soldati.
“Timoteo! Svegliati!”
urlò l’oracolo.
Quello balzò in piedi,
brandendo la spada che aveva accanto alla brandina. Anche gli altri soldati si
svegliarono.
Timoteo era il classico
stereotipo dell’eroe. Capelli neri, corti, arruffati, barba corta dello stesso
colore, labbra grandi, naso importante, occhi marroni. E fisico statuario.
Timoteo aveva donato la
sua vita alla protezione dell’oracolo e delle vergini. E del tempio,
naturalmente. Conosceva Prima da quando erano bambini, ma le capacità della
ragazza si intromisero nei loro progetti di vita. Volevano sposarsi, vivere
insieme, crescere dei bambini. I doni purtroppo non si scelgono. Quando fu reso
noto che Prima fosse in grado di predire il futuro e parlare con Arceus,
Olimpia andò personalmente a prelevarla dalla sua piccola casetta.
“Prima! Cosa ci fai qui?!
Se gli ingiusti scoprono che sei qui è la fine!”
“Dovete terminare questa guerra! Arceus ha maledetto le nostre terre!”
“Dovete terminare questa guerra! Arceus ha maledetto le nostre terre!”
“Cosa?!”
“Ho...ho avuto un contatto con la divinità”
Timoteo lasciò cadere la spada per terra, che tintinnò al contatto con il pavimento. “Che diamine ti ha detto?!” urlò, scuotendo Prima per le spalle.
“Ho...ho avuto un contatto con la divinità”
Timoteo lasciò cadere la spada per terra, che tintinnò al contatto con il pavimento. “Che diamine ti ha detto?!” urlò, scuotendo Prima per le spalle.
“Mi ha detto chiaramente
che il mondo che lui ha creato per noi non è stato ideato per essere utilizzato
come campo di battaglia! Vuole che finiamo di combattere! I Pokemon, gli
uomini, non devono morire per via di altre persone e Pokemon!”
“Prima...se noi finissimo di combattere, quelli prenderebbero il tempio”
“Si. Lo so. E’ per questo che devo parlare con il capo degli ingiusti, Adamo, per farli terminare questa guerra inutile”
“Prima...se noi finissimo di combattere, quelli prenderebbero il tempio”
“Si. Lo so. E’ per questo che devo parlare con il capo degli ingiusti, Adamo, per farli terminare questa guerra inutile”
“Non parlerai con
nessuno. Non posso permettere che tu rischi la tua vita. Quelle sono persone
senza scrupoli”. Timoteo guardò negli occhi Prima, e le toccò la mano. I loro
sguardi erano dolci.
“Devo parlare con Adamo”
Timoteo sospirò, abbassò il volto e strinse la mano della ragazza. “Non puoi farlo”
“E’ l’unico modo per salvarci”
“Arceus ucciderà tutti?”
“Si riprenderà quello che era suo, e lo chiuderà nell’uovo della vita”
“Ma...è l’uovo dal quale è nato!”
“Esatto”
“Dopodichè non ci sarà più nulla...” ringhiò Timoteo.
Timoteo sospirò, abbassò il volto e strinse la mano della ragazza. “Non puoi farlo”
“E’ l’unico modo per salvarci”
“Arceus ucciderà tutti?”
“Si riprenderà quello che era suo, e lo chiuderà nell’uovo della vita”
“Ma...è l’uovo dal quale è nato!”
“Esatto”
“Dopodichè non ci sarà più nulla...” ringhiò Timoteo.
“Lasciami andare” la voce
della ragazza si addolciva ogni volta di più.
“Verrò anche io con te.
Per sicurezza”
“Grazie”, e gli occhi di Prima si riempirono di riconoscenza. Timoteo indossò la sua armatura, tralasciando l’elmo, infilò la spada nel suo fodero e sospirò.
“Grazie”, e gli occhi di Prima si riempirono di riconoscenza. Timoteo indossò la sua armatura, tralasciando l’elmo, infilò la spada nel suo fodero e sospirò.
“Ragazzi, state in allerta”
disse infine alle sue truppe. Del resto era un generale. “Haxorus, seguici”
continuò. Guardò Prima, che annuì al suo sguardo.
“Abra, teletrasportaci da
Adamo”
E sparirono.
Adamo sospirava, non
riusciva a dormire. I biondi capelli, lunghi fino alle spalle, catturavano
troppo calore. E questo non andava bene quando il caldo era troppo.
Decise di alzarsi, e
sapeva quanto potesse essere faticoso, dato che non levava mai quell’armatura rossa
e nera da dosso. Aveva paura di un attacco da parte di nemici. La sua tenda era
vuota.
Si guardò le mani, piene
di tagli.
La guerra.
Dovevano conquistare il
Monte Trave. Dovevano farlo per Nestore. Lui aveva promesso loro fama, potere,
denaro, cibo, donne, e tutto ciò che poteva rendere la loro esistenza migliore.
Era perso nei suoi
pensieri, quando d’un tratto si rese conto che il suo peggior nemico era nella
sua tenda. La punta della spada di Timoteo pungeva il pomo ad Adamo. Che
ironia.
Quest’ultimo mosse gli
occhi, neri come la pece, incuriosito dalla figura accanto al templare.
“Lei...lei è l’oracolo”
osservò sorridente e stupito quello. “Avete del fegato a venire qui”
“A dispetto di quello che sembra veniamo in pace” disse serio Timoteo.
“A dispetto di quello che sembra veniamo in pace” disse serio Timoteo.
“Allora levami la spada
dal collo”
Beh. Ovvio.
Timoteo abbassò l’arma, e
guardò Haxorus. Aveva paura che il Gengar di Adamo fosse nascosto nell’ombra ed
attaccasse all’improvviso.
“Che vi porta qui?”
domandò Adamo.
“L’oracolo è entrata in
contatto con Arceus” rispose l’altro.
“Oh...Arceus. Cosa vorrà
mai, da noi?” fece lui, tutto sorridente.
Prima sospirò. “Ecco. La
profezia è chiara. Il mondo così come lo conosciamo è stato un dono della
benevolenza del grande Arceus. Ci ha donato i fiumi, per dissetarci, la terra,
per sfamarci, e soprattutto i Pokemon, perché siano fedeli compagni ed amici.
La grande guerra che state scatenando per il cristallo dell’armonia ha
portato solo la morte di tantissime persone. E di Pokemon. Lui non ha creato i
Pokemon per utilizzarli come armi. Li ha creati per far si che entrino in
simbiosi con noi. Perché diventino nostri fedeli alleati nella vita di tutti i
giorni. Ebbene, la pazienza di Arceus è finita. La profezia di Arceus si
avvererà e per noi sarà la fine”
“Quale profezia?” chiesero in coro Timoteo ed Adamo.
“Quale profezia?” chiesero in coro Timoteo ed Adamo.
“Nessun’anima avrebbe
dovuto separarsi dal suo corpo. Nessuna. Ora vuole che la sua benevolenza sia
ripagato dalla fede che noi abbiamo in lui. Sono 1000 anni, quelli che ci ha
concesso. Se entro mille anni non finirete di utilizzare i Pokemon a scopo di
guerra, gli elementi si rivolteranno contro di noi, annientando ogni persona e
Pokemon, e facendo si che tutto il creato torni a fare parte di lui,
imprigionandolo nell’uovo della vita”
Adamo rise di gusto.
Adamo rise di gusto.
“Tra mille anni io sarò
già morto”
Prima spalancò gli occhi. Non riusciva a credere di aver ricevuto una risposta del genere.
Prima spalancò gli occhi. Non riusciva a credere di aver ricevuto una risposta del genere.
“Ma i tuoi discendenti
moriranno! E non ci sarà più nulla per cui combattere!”
“Oracolo, fatti da parte. Ho un tempio da conquistare” disse quello, sguainando la spada, ma prontamente Timoteo rialzò la sua al collo di Adamo.
“Oracolo, fatti da parte. Ho un tempio da conquistare” disse quello, sguainando la spada, ma prontamente Timoteo rialzò la sua al collo di Adamo.
“Siamo venuti in pace. E
ce ne andremo in pace”
“Non penso. Gengar, usa Malosguardo”
“Non penso. Gengar, usa Malosguardo”
Improvvisamente due occhi
ed un sorriso arcigno apparvero su di una larga ombra sul pavimento. Nessuno
riusciva più a muoversi.
“No! Sei un vigliacco!”
urlò Timoteo, mentre il volto di Prima sbiancò.
Intanto Haxorus ruggiva
di rabbia, sentiva le mani infide del fantasma toccargli la coda. Riusciva solo
a muovere la bocca, il suo corpo era paralizzato li.
“Lascia stare Haxorus,
bastardo!” urlò il templare.
“Abra! Dobbiamo fermare
Gengar! Usa Ipnosi!” ordinò Prima.
I poteri psichici di Abra
fecero effetto, e Gengar si addormentò.
“No! Gengar, sveglio!”
urlò Adamo, mentre combatteva a colpi di spada contro Timoteo.
“Dobbiamo andare via da
qui!” urlò Prima. “Abra! Teletrasporto!”
E sparirono di li.
“No! Truppe!
Attacchiamo!” urlò Adamo, ed il suo urlo si espanse attorno a lui come fiamme
in un campo di grano.
Prima e Timoteo, assieme
ai loro Pokemon si materializzarono nell’accampamento dei templari. Questi si
spaventarono, di primo acchito, quando li videro apparire, poi riconobbero il
generale e si tranquillizzarono.
La tensione era papabile.
Timoteo aveva voglia di urlare. Si voltò verso le sue truppe.
“Uomini. Dobbiamo
prepararci a combattere. Questa notte sarà lunga. E noi dobbiamo
necessariamente vedere il sole domattina”
Tutti obbedirono agli
ordini, e si schierarono sulle proprie linee, aspettando ordini.
“Prima. Devi tornare al
tempio”
Quella affannava vistosamente, il cuore le martellava nel petto, e sussultò quando incontrò gli occhi dell’uomo.
Quella affannava vistosamente, il cuore le martellava nel petto, e sussultò quando incontrò gli occhi dell’uomo.
“Timoteo...devi seguirmi”
“E perché?”
“Vieni con me al tempio, ti prego. Per un attimo, ma vieni con me”
“Vieni con me al tempio, ti prego. Per un attimo, ma vieni con me”
Prima sembrava disperata.
“Non posso lasciare i miei uomini qui”
“Non posso lasciare i miei uomini qui”
Ma l’oracolo così decise,
quindi Abra li teletrasportò sul Monte Trave, davanti la porta del tempio. Il
cielo era scuro e denso, due fiaccole accostavano l’ingresso del luogo sacro.
Timoteo pareva visibilmente contrariato.
“Dannazione, Prima! Ti ho
detto che non volevo lasciare i miei uomini!”
E fu allora che Prima si
lasciò andare ancora al pianto. Troppe emozioni. Guardare il futuro con gli
occhi di una donna acerba era difficile. Non riusciva a mantenere sulle spalle
il peso di ciò che riusciva a vedere.
“Prima...calmati” fu meno
ruvido l’uomo.
“Timoteo...se tu
lotterai, stanotte, sarai ammazzato”
Timoteo sbiancò. “Cosa?!”
“Sarai ammazzato dal fuoco”
“Sarai ammazzato dal fuoco”
“Fuoco? Sarò ammazzato
dal fuoco?”
“Ti prego, non andare!”
urlò quella, stringendolo, poggiando la faccia sulla fredda armatura. Avrebbe
voluto che quella non ci fosse, in quel momento.
“Prima...”
“Non andare li. So che vuoi andarci, so che vuoi lottare. Ma desisti. Rimani con me!”
“Prima, io non posso lasciare i miei uomini da soli”
“Non lasciare sola me”
“Non andare li. So che vuoi andarci, so che vuoi lottare. Ma desisti. Rimani con me!”
“Prima, io non posso lasciare i miei uomini da soli”
“Non lasciare sola me”
“Tu non sei sola. Io sarò
sempre con te”
“No, Timoteo. Morirai. E non sarò più in grado di amare un uomo con l’animo limpido come il tuo”
Quello abbassò la testa, come se fosse stato sconfitto. “Anche io ti amo, Prima”. Il suo destino era segnato. Questo perché sarebbe andato a combattere.
“No, Timoteo. Morirai. E non sarò più in grado di amare un uomo con l’animo limpido come il tuo”
Quello abbassò la testa, come se fosse stato sconfitto. “Anche io ti amo, Prima”. Il suo destino era segnato. Questo perché sarebbe andato a combattere.
“Non andare”
“Posso solo garantirti che sarai l’ultimo pensiero, prima che spirerò”
Quella spalancò gli occhi, e schiuse la bocca. La mano piccola e affusolata andò a toccargli la barba.
“Posso solo garantirti che sarai l’ultimo pensiero, prima che spirerò”
Quella spalancò gli occhi, e schiuse la bocca. La mano piccola e affusolata andò a toccargli la barba.
“Timoteo...”
Le lacrime le laceravano
il viso, sembravano tagliarle le guance in due parti distinte. La felicità.
Desiderava quella. Desiderava vedersi madre, donna, desiderava vedere il mare,
non c’era mai riuscita, desiderava avere per se quel bellissimo uomo.
Desiderava fare l’amore con lui, ma ormai era inutile. Lui aveva preso la sua
decisione. Aveva deciso il suo futuro. Ed in quel futuro non c’era Prima.
Ma intanto c’era il
presente. Un presente speciale, di quelli che ti scappano dalle mani quando
meno te lo aspetti, fatto di sorrisi, belle labbra e desideri inespressi.
La vita è un qualcosa di
troppo prezioso da gettare così.
Lui era l’unica persona
in questo mondo che, pur sapendo che sarebbe dovuto morire, non si perse
d’animo, cercando di fare più danni possibili prima che le fiamme lo
inghiottissero.
Guardò il manico della
sua spada, compagna di tante avventure.
Poi guardò Prima.
Compagna di tante fantasie. Fantasie che andavano oltre le loro possibilità.
Lei non poteva amarlo, tante responsabilità caricavano il suo esile corpo di
pesi che non era in grado di portare senza la massima concentrazione.
Lui invece la amava. Ma
non poteva averla. Decise che la cosa migliore da fare era dare tutto in battaglia.
La sua ultima battaglia. Si girò e fece per andarsene, quando la voce della
ragazza lo fermò.
“Tu potresti rimanere qui
con me. Ma tu hai un ruolo. Hai un orgoglio, e sei un esempio da seguire per
quei giovani soldati. Non puoi rimanere”
Timoteo annuì, confuso.
“Ci conosciamo da tanto.
E durante tutto questo tempo mi hai regalato delle emozioni bellissime. E tanti
sorrisi. Mi hai protetta, come una sorella, come una figlia. Ma devi sapere che
ti amo”
“Anche io ti amo” disse a
testa bassa lui.
“Donami per l’ultima
volta qualcosa. Donami quelle sensazioni che non mi hai dato mai”
Timoteo schiuse le
labbra, tirandola a se. La baciò, stringendola vigorosamente.
Fu forte.
Poi lei lo prese per
mano, tirandolo in una stanza del tempio, dove nessuno tranne l’oracolo poteva
entrare.
E li lui le donò qualcosa
che sopravviveva ad ogni disastro.
Lui le donò l’amore.
Ma come se fossero stati
in una bolla di sapone e questa fosse scoppiata, tutto finì. Si resero
presentabili, tornando di nuovo davanti al tempio.
“Ti amo. Vai” disse lei.
“Ciao” rispose quello,
baciandola, spingendola contro il suo corpo, freddo sotto le mani della giovane
donna per via dell’armatura. La croce rossa dipinta su di essa sembrava essere
incandescente.
“Non dimenticarti mai di
me” disse quella.
“Non lo farò mai”
Infine Timoteo impugnò la
sua spada, e cominciò a scendere i 1000 gradini degli eroi. Ogni gradino aveva
inciso il nome di uno dei 1000 eroi di Adamanta. Ma Prima lo sapeva, ne prese
coscienza mentre lo guardava scendere le scale a testa alta.
Lui sarebbe divenuto il
più grande tra tutti quelli.
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