Pokémon Adventures ITA, questa
la nostra base operativa. Immagini e fan art fantastiche, staff
cordiale, eccezionale lavoro di traduzione dei volumi di Pokémon
Adventure, il manga dei nostri mostriciattoli preferiti, e tanto altro
ancora. Venite a trovarci. Anche stasera, come ogni lunedì, siamo sotto
con la storia di Adamanta. Il conflitto è alle porte. Ma cerchiamo di
capire per bene quello che è successo.
Stay ready.
Andy $
Timoteo strinse la spada, e prese a correre verso Adamo. Haxorus lo seguì. Gengar lo stava aspettando.
“Non l’avrai vinta!” urlò il templare, attaccando forte con la sua spada. Adamo alzò lo scudo, e contrattaccò. La spada di Timoteo fermò quella di Adamo.
No.
Haxorus rincorreva Gengar, standogli a meno di cinque metri di distanza. Il ghigno malefico dello spettro innervosiva il drago, che ruggiva, lanciandogli enormi lanciafiamme contro. Quello però era più rapido, e riusciva abbastanza facilmente a scansare gli attacchi di Haxorus. Molti si schiantarono contro la pietra della montagna, facendo alzare in volo numerosi stormi di Pokèmon. Altri presero in pieno gli alberi della foresta.
Stay ready.
Andy $
Vari anni prima dell’incendio del tempio di Arceus, Adamanta
era un posto unico al mondo.
Lunghi corsi d’acqua si snodavano in un territorio rigoglioso di vita. Il monte trave sovrastava ogni cosa, guardando dall’alto le piccole pianure e le valli popolose come un padre guarda la propria prole.
Lunghi corsi d’acqua si snodavano in un territorio rigoglioso di vita. Il monte trave sovrastava ogni cosa, guardando dall’alto le piccole pianure e le valli popolose come un padre guarda la propria prole.
Come detto, nelle valli si accumulavano le persone, piccoli
villaggi spuntavano come funghi, per poi espandersi lentamente.
Tutti paesini piccoli, senza un’identità specifica. Anonimi,
quasi tutti uguali. Ogni regnante seguiva dei dettami semplici e pacifici di
governo, che permettevano una diplomatica coesistenza di quei piccoli nuclei.
Qualcuno si salvava, per la fama di qualche grande eroe nato
o morto li, ma solo due centri spiccavano su tutti.
Il primo era Solnascente. Situato proprio ai piedi del monte Trave, era noto per la presenza dei templari e per la lunghissima scalinata, quella dei mille eroi, che portava fino ai piedi del tempio.
La scalinata era stata costruita in onore di mille uomini, mille eroi che avevano combattuto una lunga e dolorosa guerra, ed ognuno di quei scalini, scolpiti interamente nella roccia della montagna, aveva inciso il nome di uno degli eroi. Morti tutti per salvare Solnascente.
Il primo era Solnascente. Situato proprio ai piedi del monte Trave, era noto per la presenza dei templari e per la lunghissima scalinata, quella dei mille eroi, che portava fino ai piedi del tempio.
La scalinata era stata costruita in onore di mille uomini, mille eroi che avevano combattuto una lunga e dolorosa guerra, ed ognuno di quei scalini, scolpiti interamente nella roccia della montagna, aveva inciso il nome di uno degli eroi. Morti tutti per salvare Solnascente.
Molto più grande di Solnascente, Nuovaluna era una città
nata sul fiume Astro, che aveva fatto del commercio la sua ricchezza. E, come
ogni città più grande, oltre alle cose buone, ci sono anche le cose cattive.
Il problema era che le cose cattive, a Nuovaluna partivano
dal vertice.
“No Adamo. Non hai capito”
“Me lo rispieghi allora, sua altezza”
Avvolto in un ampio mantello di seta nera, sporcato qua e la
di qualche rubino, Nestore camminava frettoloso per la stanza. La mano
ingioiellata teneva un bicchiere colmo di vino, rosso come i rubini, che di
tanto in tanto portava alla bocca.
Quando si fermò davanti alla finestra, Adamo strinse gli
occhi. Il re eclissava quasi totalmente con le grandi e voluminose spalle la
luce che filtrava, e quello sporadico raggio che riusciva nel transito,
sprigionava più luce del dovuto. Colpivano alcuni dei rubini sulle spalline
pompose e si trasformavano in colorate strisce verdi, blu e gialle.
Nestore si girò, spostandosi un ciuffo candido dalla fronte,
fissandolo sotto la pesantissima corona.
“Bene. Questo...mondo...è semplicemente una coincidenza”
“Si spieghi meglio” lo esortò Adamo. Certe volte trovava difficile seguire i discorsi del re. D’altronde era il capo delle truppe, non uno studioso.
“Si spieghi meglio” lo esortò Adamo. Certe volte trovava difficile seguire i discorsi del re. D’altronde era il capo delle truppe, non uno studioso.
“La maggior parte della plebe, e per dirla tutta, anche
molti tra i nobili, venerano il dio Arceus...” cercando di ridicolizzare con il
tono le ultime due parole. “...in quanto pensano che sia stato lui a creare
tutto. Umani, Pokémon, piante, alberi, prati, fiumi, laghi, mari...tutto. Beh,
si sbagliano”
“Come può essere certo di questa cosa?”
“Se io fossi l’autore del creato vorrei esser venerato da esso. Se avessi dato il respiro a tutti i Pokémon, li comanderei tutti. Se lo avessi fatto con gli uomini farei lo stesso. Vedi...” poi lentamente si avvicinò all’uomo che quotidianamente si ritrovava seduto su quella sedia lussuosa.
“Come può essere certo di questa cosa?”
“Se io fossi l’autore del creato vorrei esser venerato da esso. Se avessi dato il respiro a tutti i Pokémon, li comanderei tutti. Se lo avessi fatto con gli uomini farei lo stesso. Vedi...” poi lentamente si avvicinò all’uomo che quotidianamente si ritrovava seduto su quella sedia lussuosa.
“...non mi nasconderei in una –dimensione- parallela.
Permetterei a chiunque di vedermi”
Adamo inarcò entrambi le sopracciglia.
Adamo inarcò entrambi le sopracciglia.
“Certo. Da lontano, tenendo le persone di cui non mi fido a
debita distanza...ma avrebbero motivo di credere ai loro occhi. Avrebbero una
prova”
“Ma...se non Arceus, chi? Oppure, quale Pokémon?”
“Nessuno, Adamo. Il mondo si è creato per una pura coincidenza. Non esistono forze superiori...vieni” disse poi, avvicinandosi a delle ampolle.
“Ma...se non Arceus, chi? Oppure, quale Pokémon?”
“Nessuno, Adamo. Il mondo si è creato per una pura coincidenza. Non esistono forze superiori...vieni” disse poi, avvicinandosi a delle ampolle.
Adamo lo seguì, e guardò curioso le mani del re.
“Questa...” mischiò un liquido celeste con della polvere,
poi lo unì ad un altro liquido. Pochi secondi dopo, il colore del liquido
all’interno dell’ampolla che teneva in mano cambiò. E l’ampolla esplose in
mille pezzi. ”Vedi...questa non è
potenza divina. Questa è alchimia. Unire vari elementi, per creare altri
effetti”
“Effetti strani” sorrise Adamo.
“Tanto strani quanto inaspettati. E secondo te, questi elementi sono stati creati da Arceus?”
“Tanto strani quanto inaspettati. E secondo te, questi elementi sono stati creati da Arceus?”
“...ehm...No?”
“Bravo. D’altronde, se avessi creato veramente tutto io qui,
non darei a nessun altro la possibilità di poterlo fare. Terrei questi preziosi
strumenti per me” fece Nestore, asciugandosi la mano.
“Comprensibile, certo. Ma ancora non arrivo al nesso”
“Questi strumenti, o meglio, questi elementi, esistevano già prima delle nostre terre. Ed è stato il loro casuale miscuglio a creare quello che vedi oggi”
“Questi strumenti, o meglio, questi elementi, esistevano già prima delle nostre terre. Ed è stato il loro casuale miscuglio a creare quello che vedi oggi”
“Oh. Ora è chiaro”
“Ora, caro Adamo, converrai con me che non possiamo lasciare
che la gente pensi che sia stato un Pokèmon, a creare tutto. I Pokémon sono
creature incapaci di comprendere quali sono i fattori utili a far muovere la
vita. I Pokèmon sono semplici mezzi che utilizziamo per assoggettare altri
popoli. Sono le nostre armi”
“Beh...qui, a Nuovaluna è così” convenne Adamo. “Ma a Solnascente non è così. Li i Pokèmon sono venerati, considerati come amici, al pari degli uomini”
“Ed è possibile che questa cosa accada?”
“No, mio re”
“In quanto ambasciatore del genere umano, mi sento coinvolto. Voglio che la gente smetta di porre quelle bestie sul nostro stesso piano”
“Certo”
“E’ per questo che cattureremo Arceus. E lo uccideremo”
“Come?!”
“Arceus”
“Ma ha appena detto che non ci crede, in Arceus”
“Adamo, la comprensione di semplici parole non dovrebbe esserti difficile, nonostante il tuo basso grado d’istruzione. Io ho detto che Arceus non è il responsabile della creazione. Ma so della sua esistenza. Arceus è un Pokèmon molto raro”
“Bene. Quindi? Il da farsi qual è?” domandò Adamo, spaesato.
“Beh...qui, a Nuovaluna è così” convenne Adamo. “Ma a Solnascente non è così. Li i Pokèmon sono venerati, considerati come amici, al pari degli uomini”
“Ed è possibile che questa cosa accada?”
“No, mio re”
“In quanto ambasciatore del genere umano, mi sento coinvolto. Voglio che la gente smetta di porre quelle bestie sul nostro stesso piano”
“Certo”
“E’ per questo che cattureremo Arceus. E lo uccideremo”
“Come?!”
“Arceus”
“Ma ha appena detto che non ci crede, in Arceus”
“Adamo, la comprensione di semplici parole non dovrebbe esserti difficile, nonostante il tuo basso grado d’istruzione. Io ho detto che Arceus non è il responsabile della creazione. Ma so della sua esistenza. Arceus è un Pokèmon molto raro”
“Bene. Quindi? Il da farsi qual è?” domandò Adamo, spaesato.
“Tu e le tue truppe, dovrete velocemente spiegare questa
semplice verità ai sovrani degli altri popoli. E chiederai loro di unire le
loro truppe alle mie, in modo da raggiungere velocemente questo obiettivo”
“E chi non si rivede nei nostri ideali? Che succederà a chi non riconoscerà la nostra verità?”
“Ucciderai i re di tali popoli, ed invaderai quel posto”
“Ma questo a che ci porterà?”
Nestore sorrise, i suoi denti splendenti si mostrarono in tutto il loro splendore. Si sedette, ed incrociò le braccia.
“E chi non si rivede nei nostri ideali? Che succederà a chi non riconoscerà la nostra verità?”
“Ucciderai i re di tali popoli, ed invaderai quel posto”
“Ma questo a che ci porterà?”
Nestore sorrise, i suoi denti splendenti si mostrarono in tutto il loro splendore. Si sedette, ed incrociò le braccia.
“I templari sono guerrieri fenomenali. Uomini devoti che
votano la propria vita alla preghiera ed all’allenamento. Il loro compito è
proteggere il tempio sul monte Trave e l’oracolo. Ma ciò che è ancora più
importante è il cristallo della conoscenza, presente all’interno del tempio. E’
l’unico modo per ottenere udienza da Arceus. Ebbene. Noi dobbiamo
impossessarcene, ed evocare Arceus. Lo cattureremo, lo indeboliremo, e in
pubblica piazza lo uccideremo. Saremo i padroni di un mondo senza un dio.
Capisci, Adamo?”
“Si, mio re”
“Si, mio re”
“Se riuscirai in questa impresa, divideremo questi ampi
territori, e ti regalerò quello che più ti aggrada. Diverrai re, Adamo.
Ricchezze, donne, potere. Tutto per te. Ma dovremmo combattere contro i
templari”
Adamo sorrideva. “Si, mio re”
“Bene. Ora esci fuori, motiva le tue truppe ed invadi Vallecometa”.
Vallecometa era il centro cittadino più vicino a Nuovaluna.
"Si, mio re. Con permesso” e si dileguò.
Nestore rimase li. Sorrideva. Un sorriso ispido, ricco di
rabbia.
Una rabbia che esprimeva sugli altri.
Ormai il uso piano si era delineato. Adamo avrebbe dovuto
rendere vero quello che nei suoi sogni erano solo furori e pazzie.
_____________________________________________________
La luce della luna
risplendeva forte sugli scudi, sulle spade, sulle armature dei soldati.
Timoteo guardò Haxorus, poi
Absol e Scyther. I suoi allenatori di spada. Ognuno di loro aveva delle lame,
affilate e taglienti.
I suoi amici. I suoi
guerrieri.
Si avvicinò ad Absol,
accarezzandolo. Quello ricambiò con un sorriso. Era un esemplare bellissimo.
Sembrava stare perfettamente a suo agio sotto la luce della luna.
Tutti i suoi soldati erano
perfettamente schierati, i loro Pokèmon davanti ai propri scudi.
Marcello guardò Timoteo,
sorridente. Era carico, voleva dare una lezione a quegli uomini, odiosi e
seccanti.
Haxorus guardava Gengar, che
avanzava lentamente. Sogghignava, come suo solito.
L’esercito degli ingiusti si
stava schierando.
Adamo guardava il tempio con
occhi bramosi. Nestore aveva bisogno di quel cristallo a tutti i costi.
Lui e Timoteo si squadrarono
per un momento. Entrambi concentrati, entrambi fieri di quello che erano.
Timoteo fece la sua ultima
carezza ad Absol, e si pose al centro delle sue truppe. Una truppa fatta di
soldati, di uomini e Pokèmon.
Anche gli ingiusti avevano
truppe formate da tali schieramenti, la differenza però era netta: Haxorus, e
gli altri Pokèmon erano amici degli umani, e lottavano per difendere il tempio.
Anche loro si battevano per il loro dio, anche loro combattevano per Arceus.
Tra i templari ed i loro Pokèmon c’era un legame mistico, un filo che li teneva
uniti tra di loro, nella gioia e nel dolore. Nessuna differenza, nessun tipo di
pregiudizio ne scala di valori. Gli unici valori che vigevano in quel contesto
erano quelli militari. Tutti stavano a ciò che diceva Timoteo. Subito dopo, in
uno schema a piramide, c’erano gli altri, tra umani e Pokèmon.
Tra gli ingiusti ed i loro
Pokèmon, invece, non esisteva nessuno stato di parità. I primi erano i padroni,
gli altri i servi. E ciò bastava a far capire il tutto. Nonostante di natura
quei Pokèmon non fossero malvagi, furono inquinati dai pensieri dei loro
padroni. Ed erano costretti a combattere. Quelli erano stati iperallenati fino
allo sfinimento, basandosi su un sistema di premi e punizioni. Se riuscivano ad
ottenere quello che i loro padroni volevano, i Pokèmon potevano mangiare, bere,
rilassarsi. Altrimenti niente. Ed i maltrattamenti continuavano. Venivano
tenuti in cattività, quando non si allenavano, non uccidevano e non stavano
nelle loro sfere, venivano tenuti in gabbia.
Fu proprio per via dei metodi
di allenamento degli ingiusti che Arceus inveì contro il mondo che egli stesso
aveva creato.
Timoteo guardava Adamo
sguainare la spada, puntarla contro il tempio ed urlare qualcosa.
Come in ogni battaglia, il
capo dei templari diede le spalle al nemico, guardando le sue truppe. Uomini e
donne, stanchi, ricchi di paure e sonni non trascorsi tra le braccia di chi
amavano.
“Questa...questa è
probabilmente la mia ultima battaglia. Si. Perché oggi sconfiggeremo
definitivamente i nostri avversari. Lo faremo, per noi e per loro. Per Prima, e
le altre donne che vivono su, nel tempio. E sopra ogni cosa lo faremo per
Arceus”
Il volto di Marcello si indurì.
Il volto di Marcello si indurì.
“Sapete cosa vedo davanti?
Vedo uomini stanchi, e vogliosi di tornare a casa, tra le loro famiglie. Di
divertirsi, e sorridere, senza il peso che questo esercito di pazzi porta alle
nostre anime. Ed è proprio alle nostre anime che dobbiamo parlare, chiedendo
loro di mantenere strette le catene della nostra concentrazione. Non lasciamoci
andare oggi. Non perdiamo. Non perdiamo le nostre vite, non perdiamo i nostri
amici. Io...io lotterò per Prima. Voi per chi lotterete?”
Un leggero brusio si alzò.
“Benissimo. Per Arceus” disse
Timoteo, alzando la spada verso Adamo.
“Per Arceus!” urlò l’esercito
alle sue spalle.
La guerra cominciò. Prima
vide dall’alto una scena incredibile. Uomini e Pokèmon coperti di bianco
entravano in uno schieramento di elementi neri come la pece, formando una
miscellanea strana.
Come se ci fossero tante
stelle in un cielo profondamente scuro.
Come se un onda si abbattesse
sul bagnasciuga e ristagnasse li, riempiendo piccole pozze.
Preoccupata, Prima andò da Abra,
e gli ordinò di trasmettere nella pozza d’acqua le immagini di Timoteo e della
sua battaglia.
Timoteo strinse la spada, e prese a correre verso Adamo. Haxorus lo seguì. Gengar lo stava aspettando.
“Non l’avrai vinta!” urlò il templare, attaccando forte con la sua spada. Adamo alzò lo scudo, e contrattaccò. La spada di Timoteo fermò quella di Adamo.
Da sempre i due si
rivaleggiavano, ma nessuno dei due riusciva a prevalere sull’altro.
La spada di Timoteo stava a
pochi centimetri dalla sua fronte, quella di Adamo spingeva, per affondare
nelle carni di quell’uomo che tanto odiava.
Doveva riuscire a vincere
quella battaglia. Doveva arrivare al tempio, e prendere il cristallo.
Il cristallo.
L’unica ragione di tutta quella solfa, di quello spargimento di sangue.
Il cristallo.
L’unica ragione di tutta quella solfa, di quello spargimento di sangue.
L’unico modo di far apparire
Arceus. Ed allora Nestore avrebbe avuto la possibilità di catturarlo, e di
ottenere tutto ciò che voleva.
Dopodichè avrebbe reso Adamo ed i suoi uomini delle persone schifosamente ricche. Adamo si immaginava già capo di una grande metropoli. Metropoli che avrebbe portato a diventare la capitale di un enorme stato, che lo avrebbe venerato come unico re.
Doveva esaudire questa sua sete di potere ad ogni costo, avrebbe ammazzato anche Nestore se ce ne fosse stato il bisogno.
E Timoteo e quell’esiguo rimasuglio di esercito erano il suo ostacolo.
Da levare di mezzo.
Dopodichè avrebbe reso Adamo ed i suoi uomini delle persone schifosamente ricche. Adamo si immaginava già capo di una grande metropoli. Metropoli che avrebbe portato a diventare la capitale di un enorme stato, che lo avrebbe venerato come unico re.
Doveva esaudire questa sua sete di potere ad ogni costo, avrebbe ammazzato anche Nestore se ce ne fosse stato il bisogno.
E Timoteo e quell’esiguo rimasuglio di esercito erano il suo ostacolo.
Da levare di mezzo.
Eticamente non era corretto
far attaccare gli umani dai Pokèmon, ma ad Adamo non era mai importato nulla
dell’etica.
“Gengar!”
“Gengar!”
Quello stava scansando i
Dragopulsar di Haxorus. L’allenamento del templare con il suo drago erano stati
molto intensi, tanto da rendere quest’ultimo indipendente in battaglia.
Il fantasma distolse per
qualche secondo lo sguardo dall’avversario, ciò gli costrinse ad abbassare la
guardia.
“Vai Haxorus, ora!” urlò
Timoteo, dando una pedata sulle gambe di Adamo, facendolo ruzzolare per terra.
Haxorus, come se fosse stato
temprato dalle parole del suo compagno, usò un forte Lanciafiamme su Gengar,
che accusò il colpo, balzando indietro. Il viso dello spettro era contrito.
“Gengar, usa Palla ombra su
Timoteo!” urlò Adamo da terra. Haxorus ruggì, ma non riuscì ad evitare che la
sfera oscura prodotta dalle mani di Gengar partisse.
Ad alta velocità stava per
raggiungere Timoteo. Questo sapeva che il suo scudo sarebbe servito a poco, e
che se fosse sopravvissuto a quell’attacco, non l’avrebbe fatto senza pochi
danni. Nonostante tutto era coraggioso e carico. Prima non mentiva. E gli disse
che sarebbe stato del fuoco ad ucciderlo, e null’altro.
Fermo restando questo, la
sfera oscura si stava avvicinando. E lo stava per colpire. Si nascose dietro
allo scudo, cercando di lasciare scoperta il meno possibile dall’abbraccio di
quella protezione inefficace.
Haxorus ruggì ancora,
riprendendo ad usare Dragopulsar su Gengar, come se non dovesse accadere
nient’altro.
“Cosa...cosa è successo?”
La confusione della guerra
circostante si calmò per un momento, e lui cacciò la testa fuori.
Absol era fermo, sguardo contrito assetto basso. Era pronto ad attaccare.
Absol era fermo, sguardo contrito assetto basso. Era pronto ad attaccare.
“Grazie, Absol!” urlò
Timoteo, rialzandosi, cercando di quantificare quanto fosse ignobile
quell’uomo. “Palla ombra non ha fatto un graffio al mio amico Absol”
“L’ho visto...” Adamo sbuffò,
sembrava quasi volesse bruciare Timoteo con lo sguardo. Poi diede un urlo
enorme, attaccando Timoteo con forza. La spada voleva andarsi ad infilare tra
il collo e la cassa toracica, ma lo scudo bloccò ancora l’attacco. Con un
veloce strattone, Timoteo gli fece cadere la spada, e gli diede un forte calcio
alle ginocchia.
“Arrenditi, Adamo, e stasera
non morirai”
“Sarai tu a morire! Gengar,
vai con Ipnosi!” e finalmente, ricevuto l’ordine, Gengar attaccò Haxorus,
mettendolo a dormire.
“No! Absol, pensa a difendere
Haxorus!” poi girò lo sguardo verso Adamo. “E tu smettila di fare il vigliacco,
e lotta ad armi pari contro di me!” un forte colpo di spada andò a battere
rumorosamente contro lo scudo di Adamo, che contrattaccò sbattendo
violentemente il manico della spada sulla fronte protetta dall’armatura del
templare. Quello barcollò, poi cadde, stordito.
Marcello accorse,
preoccupato. “Timoteo! Come stai?!”
“Sto bene. Pensa a lottare
piuttosto” rispose il capo dei templari, rimettendosi lentamente in piedi. Fu
in grado di vedere Scyther lottare contro la spada di Adamo, che sarebbe andato
volentieri a finire Timoteo.
“Scyther, cerca Makuhita e
portalo qui!”
La mantide si dileguò
velocemente, mandando a vuoto l’attacco di Adamo, colpito poi sul volto da un
pugno di Marcello.
“Torna di la, Marcello, ed
aiuta chi è in difficoltà”
“Si, Timoteo”, fece, e poi sparì. Timoteo prese la sua spada da terra, ma si rese conto che Adamo era sparito dalla sua visuale. Poi si girò di spalle, e lo colpì ancora al volto, stavolta con lo scudo.
“Si, Timoteo”, fece, e poi sparì. Timoteo prese la sua spada da terra, ma si rese conto che Adamo era sparito dalla sua visuale. Poi si girò di spalle, e lo colpì ancora al volto, stavolta con lo scudo.
Dolore atroce.
Timoteo urlò, il sangue si espanse sul suo volto da una ferita sulla fronte, andando a sporcare la candida armatura.
Timoteo urlò, il sangue si espanse sul suo volto da una ferita sulla fronte, andando a sporcare la candida armatura.
Ora era davvero infuriato.
Con la spada prese a martellare forti colpi sullo scudo, in serie. Stringeva
l’impugnatura e rilasciava la sua rabbia sullo scudo di Adamo. Le onde d’urto che
inferivano i colpi sulla difesa del malvagio facevano in modo da farlo
indietreggiare.
“Tu!” e poi un colpo. “Non”
altro colpo. “Puoi” ancora. “Fare così!” questa volta il colpo fu davvero
tremendo, tanto da spaccare lo scudo in due pezzi, e da scheggiare la spada.
Adamo giaceva impaurito per
terra. Timoteo sferrò un potente calcio sul volto di quello, che poi perse
conoscenza.
Intanto Scyther era arrivato
assieme a Makuhita.
“Eccoti, meno male. Usa
svegliopacca su Haxorus, presto”
Detto fatto. Timoteo ringraziò
il Pokèmon lotta e si guardò attorno. Non c’erano fiamme. Si combatteva alla
luce della luna, che quella notte stava dando il meglio di se.
Forse prima si sbagliava.
Tornò a guardare Adamo.
Giaceva ancora per terra, muovendosi lentamente, e non riuscendo ad alzarsi.
Nonostante odiasse uccidere,
Timoteo si trovava costretto a farlo.
Adamo era un individuo
pericoloso, ed avrebbe fatto correre rischi impensabili a tutte le persone
devote e di buon cuore.
“E’ finita, Adamo”. Timoteo
impugnò la spada e portò la lama scheggiata accanto al volto del malvagio.
“Tu...tu non potrai fermare
la distruzione. Siamo fatti per questo. Per rompere, per abbattere tutto ciò
che è stato creato. Voi non capite che Arceus si ciba di voi. Vi utilizza come
mezzi per vivere, riempiendo con la vostra felicità la sua pancia. Io so che
per te è assurdo ascoltare le mie parole. Ma io non voglio che nessuno possa
controllare le mie volontà, sfruttare i miei stati d’animo, punirmi se sbaglio.
Nessuno può punirmi”
Timoteo ebbe un accenno di
sorriso, inarcando un sopracciglio. “E’ quello che sto facendo”. Gli diede un
altro calcio, poi, nello stomaco. Adamo sputò sangue sulla lama della spada del
templare. Pochi metri dietro di lui vi era un precipizio, molto ampio, in cui
quella notte erano caduti centinaia di Pokèmon ed allenatori. Gli sembrava
strana quella calma, mentre urla e morti si susseguivano come note su di un
pentagramma.
“I miei Pokèmon mi
vendicheranno” disse Adamo, asciugandosi dal sangue e dalla saliva che gli
sporcava il volto.
“Tu hai solo un povero
sfortunato Gengar che non sa agire da solo. Sta cercando di scampare agli
attacchi di Haxorus e di Absol, ma tra poco sarà il suo turno. Lo cattureremo
con le sfere pulitrici costruite dall’artigiano, lavando via le macchie che
hanno sporcato la sua anima. E lo addestreremo a fare del bene”
“Ti sbagli se credi che io abbia solo Gengar. E comunque posso ancora dare degli ordini ora. Muk, attacca!”
“Ti sbagli se credi che io abbia solo Gengar. E comunque posso ancora dare degli ordini ora. Muk, attacca!”
D’improvviso Marcello si
sentì immobilizzare le gambe. Un Muk, tanto puzzolente quanto grosso, aveva
invischiato le sue gambe, immobilizzandole con il suo corpo.
“No! Noctowl aiutami!”
Marcello però non si era
accorto che uno Skarmory aveva sconfitto Noctowl, che ora giaceva esanime.
E fu così che Marcello fu
inghiottito da quella melma mobile. Pochi attimi dopo, Muk si ritirò, lasciando
per terra il corpo esanime ed irriconoscibile di Marcello, con l’armatura
bruciata dagli acidi interni del suo corpo, che avevano reso una tavolozza
scombinata la sua faccia.
Marcello era morto.
“No! Bastardo!” un altro calcio di Timoteo rivolto verso Adamo lo avvicinò al precipizio.
“No! Bastardo!” un altro calcio di Timoteo rivolto verso Adamo lo avvicinò al precipizio.
“Gengar...” quello affannava.
“...occupati di Prima. Ora”
“Non toccare Prima!” urlò
Timoteo, che colpì con violenza immane la faccia di Adamo, che ricadde
indietro, tuffandosi nel vuoto del precipizio.
Adamo era andato. Ed anche
Gengar.
Gengar si stava avvicinando.
“No, cazzo! Haxorus, Scyther,
Absol, e chiunque possa farlo! Fermate Gengar!”
Timoteo si limitò a dire
quello. Il terrore bloccò i suoi arti. La spada cadde dalle sue mani. Poche
decine di templari stavano fronteggiando ancora meno ingiusti, centinaia di
cadaveri e di feriti stavano su quel terreno come foglie cadute in autunno.
Sangue ed odio erano
riversati nell’aria, la morte camminava tra di loro con una disinvoltura quasi
imbarazzante.
Si era portata via anche
Marcello.
Marcello non c’era più. C’era
solo un corpo esanime. Chiuse quello che rimaneva delle sue palpebre, le
pupille erano state interamente bruciate e disciolte dall’acido di quel Muk che
ora giaceva sotto forma di pozza.
Guardava Gengar viaggiare spedito, mentre fluttuava verso il tempio. La foresta, con i suoi colori scuri, che costeggiava la scalinata del monte Trave, riusciva a mimetizzare il fantasma. Haxorus però riusciva a stargli dietro. Poco dopo c’era Scyther e più distante uno stanco Absol. Avevano dato tutto quella sera, ma la battaglia era quasi vinta.
Guardava Gengar viaggiare spedito, mentre fluttuava verso il tempio. La foresta, con i suoi colori scuri, che costeggiava la scalinata del monte Trave, riusciva a mimetizzare il fantasma. Haxorus però riusciva a stargli dietro. Poco dopo c’era Scyther e più distante uno stanco Absol. Avevano dato tutto quella sera, ma la battaglia era quasi vinta.
E di fuoco nessuna traccia.
Possibile che Prima avesse sbagliato?
No.
Haxorus rincorreva Gengar, standogli a meno di cinque metri di distanza. Il ghigno malefico dello spettro innervosiva il drago, che ruggiva, lanciandogli enormi lanciafiamme contro. Quello però era più rapido, e riusciva abbastanza facilmente a scansare gli attacchi di Haxorus. Molti si schiantarono contro la pietra della montagna, facendo alzare in volo numerosi stormi di Pokèmon. Altri presero in pieno gli alberi della foresta.
Ed un incendio divampò in
maniera magniloquente.
Un incendio che non conosceva
ragioni. Arceus stava cominciando a riprendersi ciò che era suo. Partendo dal
monte Trave. E sul monte Trave c’era il tempio.
“No! Prima!”
Timoteo prese a correre, appesantito dal suo equipaggiamento. Non vedeva più niente di tutto ciò che aveva attorno, non sapeva su cosa stava muovendo i suoi passi, se fosse il normale campo di battaglia oppure qualche corpo senza vita.
Timoteo prese a correre, appesantito dal suo equipaggiamento. Non vedeva più niente di tutto ciò che aveva attorno, non sapeva su cosa stava muovendo i suoi passi, se fosse il normale campo di battaglia oppure qualche corpo senza vita.
Dapprima lasciò lo scudo sul
campo di battaglia. Quello pesava e non poco.
Poi gettò anche la spada.
Doveva correre, salire i 1000
scalini, provare a raggiungere il tempio prima del fuoco.
Ma le sue gambe non potevano
farlo.
Era troppo stanco ed
appesantito.
“Haxorus!” urlò. Quello si
voltò, ruggendo, mentre continuava a correre.
“Scyther, presto insegui
Gengar e fermalo. Vai con Extrarapido!”
La mantide velocemente
sfruttò la mossa per scattare davanti allo spettro, che spaventato attaccò con
un attacco Ipnosi, che non andò a segno. Scyther utilizzò Nottesferza, mossa
che si rivelò efficace. Gengar lentamente prese ad accasciarsi.
“Haxorus vieni! Scyther,
mettilo fuori combattimento! Absol, aiuta chi è in difficoltà!”
Timoteo levò l’armatura,
rimanendo a petto nudo e con i calzoni che usava di solito sotto la sua
protezione. Poi salì in groppa ad Haxorus.
“Ora! Andiamo al tempio!”
Haxorus ruggì di nuovo, e
prese a correre velocemente verso la cima del monte, salendo le scale sei alla
volta, mentre le fiamme divampavano ai fianchi di esse.
Sapeva che sarebbero stata la
causa della sua morte, ma doveva provarci. In quel momento non pensò neanche al
fatto che potesse morire.
Ed invece, arrivati più o meno
alla fine delle scale dei mille guerrieri, le fiamme presero il sopravvento sulla
sua voglia di salvare Prima.
E morì.
Bruciato dalle fiamme del suo amico, Haxorus. Entrambi lasciarono quel mondo con le lacrime al viso.
Bruciato dalle fiamme del suo amico, Haxorus. Entrambi lasciarono quel mondo con le lacrime al viso.
“Devi scappare! Ora!” urlò Olimpia.
Abra fluttuava a mezz’aria, e poco lontano da lei c’era
Prima, distrutta dal pianto, seduta per terra, con la testa e le braccia sul
suo letto.
“Prima! Le fiamme stanno distruggendo il tempio!”
“Non importa! Non mi importa niente! Timoteo è morto, ed io l’ho visto con i miei occhi! Stava venendo qui a salvarmi!”
“Prima...” Olimpia si avvicinò e si sedette sul letto. “...Timoteo ha fatto quello che doveva. Il suo dovere era fermare gli ingiusti. Hanno vinto la battaglia.
Abbiamo vinto la battaglia”
“Prima! Le fiamme stanno distruggendo il tempio!”
“Non importa! Non mi importa niente! Timoteo è morto, ed io l’ho visto con i miei occhi! Stava venendo qui a salvarmi!”
“Prima...” Olimpia si avvicinò e si sedette sul letto. “...Timoteo ha fatto quello che doveva. Il suo dovere era fermare gli ingiusti. Hanno vinto la battaglia.
Abbiamo vinto la battaglia”
“Lui è morto!”
Olimpia fissava la giovane.
“Guardami”
Quella alzò il viso, cercando
di focalizzare il viso dell’anziana. Nel fantastico caleidoscopio che le sue
lacrime avevano creato, il volto di Olimpia sembrava di troppo.
“Lui non è morto. Lui è vivo.
Dentro di te”
“Come?”
Olimpia si alzò, e prese per mano Prima. La fece sollevare dal pavimento, e la mise in piedi. Poi sorrise, e le toccò la pancia.
Olimpia si alzò, e prese per mano Prima. La fece sollevare dal pavimento, e la mise in piedi. Poi sorrise, e le toccò la pancia.
“Qui c’è Timoteo. Il tuo
Timoteo è qui. Ha voluto lasciare un pezzo di se all’interno della tua anima”
“Come?” chiese ingenuamente Prima, stupita dalla notizia.
“Come?” chiese ingenuamente Prima, stupita dalla notizia.
“Darai al mondo un erede. Ma
devi scappare da qui. Nei pressi della cascata di Zefira c’è una piccola grotta.
Vai li, e cresci il tuo bambino”
Prima guardava shoccata
Olimpia.
“Sandra verrà con te, e ti
aiuterà”
“O-ok” tentennò Prima, scossa dai singhiozzi e dalle lacrime.
“O-ok” tentennò Prima, scossa dai singhiozzi e dalle lacrime.
Olimpia prese ancora le mani
dell’oracolo.
“Cosa più importante, però, è
che tu porti in salvo con te questo”. Olimpia diede un cofanetto in pietra, pieno
di intarsi bellissimi.
“Cos’è?”
“E’ il cristallo sacro ad Arceus. Se questo venisse perso, non potremmo più metterci in contatto con lui”
“E’ il cristallo sacro ad Arceus. Se questo venisse perso, non potremmo più metterci in contatto con lui”
“Ok”
“Abbine cura”
“Si, Olimpia”
“Abbine cura”
“Si, Olimpia”
“Ora vai”
Prima annuì. Prima però posò
la scatola sul letto e strinse forte Olimpia.
Quella sorrise. L’aveva letteralmente cresciuta ed educata per adempiere ai suoi doveri.
Quella sorrise. L’aveva letteralmente cresciuta ed educata per adempiere ai suoi doveri.
Era come una figlia per lei.
Quella figlia che non aveva mai potuto avere.
L’abbraccio durò il più del
previsto, e senza accorgersene le fiamme divamparono nella stanza.
“Sandra!” urlò Olimpia.
Quella accorse velocemente con una tinozza, cercando invano di spegnere il
fuoco.
“E’ inutile! Vieni qui!” urlò
ancora l’anziana.
Sandra si trovò spaesata
davanti alla richiesta di raggiungerla senza spegnere le fiamme. Olimpia le mise una
mano sulla spalla.
“Prenditi cura di lei”
Le fiamme inghiottivano velocemente tutto.
Le fiamme inghiottivano velocemente tutto.
“Vieni anche tu, Olimpia!”
urlò Prima.
“No. Io devo stare qui. Abra,
Teletrasportati alle cascate Zefiro”
E fu così che le fiamme
inghiottirono il tempio. Ma Prima ed il cristallo erano in salvo.
In fondo era quello che
interessava.
Che il cristallo fosse in
salvo. E che Prima fosse con esso.
Commenti
Posta un commento