Buon lunedì a tutti. Oggi è out il terzo capitolo della nostra fantastica fan fiction, Pokémon Adventures - Back to the origins. Che ve lo dico a fare, passate su Pokémon Adventures ITA, per conoscere nuovi dettagli sulla nostra storia, guardare bellissime foto e leggere il manga sui Pokémon.
Supportateci, condivideteci, leggeteci e commentateci.
Stay ready. Go.
Andy $
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Blitzle. Nelle sue mani
c’era una Poké Ball, e dentro la Poké Ball un Blitzle. Rachel sorrise,
riuscendo ad imitare alla perfezione i clown che piangono, in quei quadri dal
dubbio gusto artistico. Il trucco sciolto, il volto in lacrime, erano tutti elementi
che non creavano la minima armonia con il sorriso da ebete che si era
inchiodata in volto.
“Blitzle! Zorua,
bravissimo! Blitzle!” mise via la sfera contenente il nuovo Pokémon e strinse
tra le braccia il suo amico di sempre.
Fu dopo una dozzina di
secondi, di moine e carezze che si accorse che il ragazzo ed il suo Lucario
erano li, in attesa di qualcosa.
“Ehm... immagino che debba
ringraziarti... ancora” arrossì Rachel.
“Non ne sei obbligata...ma
si, credo che tu debba farlo”. Quel tipo le rubò un altro sorriso.
“Allora grazie. Non penso
che senza di te sarebbe finita bene...”
“Non preoccuparti. Adoro aiutare le donzelle in difficoltà”
“Non preoccuparti. Adoro aiutare le donzelle in difficoltà”
“Meno male che sono donna,
allora...”
“Già. Altrimenti ti avrei lasciata morire...”. Altro sorriso. “Comunque sono Zack...”
“Già. Altrimenti ti avrei lasciata morire...”. Altro sorriso. “Comunque sono Zack...”
Rachel guardò la mano del
ragazzo avvicinarsi al centro di un immaginario segmento che c’era tra i due.
Per un momento rivalutò la
situazione. Stava per essere ammazzata, se non ferita gravemente da un Pokémon
selvatico. Nonostante non avesse nessuna voglia di fare nuove amicizie, a quel
ragazzo, Zack, doveva la vita.
Intanto quello continuava
a tenere tesa la mano in direzione della ragazza, i secondi passavano ed il
silenzio diventava ancora più imbarazzante.
“Ehm... afferri la mano,
la stringi e la scuoti” fece il ragazzo, con sarcasmo.
Lei si risvegliò dai suoi
pensieri, e sorrise. E tre. Quel ragazzo aveva qualcosa di stranamente anomalo.
Vuoi per la timidezza, vuoi per una chiusura caratteriale, Rachel non era tipo
che si apriva con il primo che capitava. Ma l’aveva fatta sorridere per tre
volte in meno di due minuti, e quello era già un gran risultato.
Gli strinse la mano.
“Wow... brava...” sfotté
lui.
“Smettila...” lei cercò di
fare una faccia seccata.
“Ora dovresti dirmi il tuo
nome, poi dovremmo essere a posto”
“Mi chiamo Rachel. E sono
incredibilmente di fretta. Mi devi scusare, ma ora devo scappare”
“Dove devi andare di così
tanto urgente?! Stavamo facendo pratica su come conoscere una persona, e te ne
vai sul più bello?!”
E quattro. Rachel sorrise
ancora, ci stava prendendo gusto.
“Devo arrivare a Timea il
prima possibile”
“Sei diretta in qualche punto in particolare di Timea?”
“Ehm... dai... miei... zii! Si, abitano li, e devo portargli...” cercò mentalmente nella sua borsa, ma non riuscì a trovare niente di abbastanza brillante quanto veritiero da non lasciare alcun dubbio sulla veridicità della menzogna. Alla fine si dovette accontentare. “...devo portargli una Poké Ball”
“Sei diretta in qualche punto in particolare di Timea?”
“Ehm... dai... miei... zii! Si, abitano li, e devo portargli...” cercò mentalmente nella sua borsa, ma non riuscì a trovare niente di abbastanza brillante quanto veritiero da non lasciare alcun dubbio sulla veridicità della menzogna. Alla fine si dovette accontentare. “...devo portargli una Poké Ball”
“Non le vendono, a Timea?”
“Senti... devo andare. Grazie ancora” e Rachel riprese il cammino.
“Senti... devo andare. Grazie ancora” e Rachel riprese il cammino.
“Di niente... ma... aspetta
un minuto!” lui volle seguirla.
“Che c’è?” domandò
disinteressata, cercando di scansare gli ostacoli boschivi.
“Anche io devo andare a
Timea... magari facciamo il viaggio insieme...”
“Non credo sia una buona idea”
“Ti farai ammazzare se non avrai nessuno a proteggerti”
“Non ho bisogno di protezione! E tu non sei mio padre, quindi cercati un’altra donna da proteggere!” cominciò ad irritarsi la ragazza.
“Non credo sia una buona idea”
“Ti farai ammazzare se non avrai nessuno a proteggerti”
“Non ho bisogno di protezione! E tu non sei mio padre, quindi cercati un’altra donna da proteggere!” cominciò ad irritarsi la ragazza.
“Hey, calmati... che bel
caratterino... volevo solo un po’ di compagnia...”
“Uff...” Rachel sbuffò, poi si bloccò all’improvviso, facendo inciampare Zack. Lei non riuscì a trattenere una risata.
“Uff...” Rachel sbuffò, poi si bloccò all’improvviso, facendo inciampare Zack. Lei non riuscì a trattenere una risata.
“Senti... sto scappando da
mio fratello”
“Sei una fuorilegge?”
“No”
“Non c’è nessuna taglia sulla tua testa?”
“...non ti rispondo nemmeno...”
“Uff... mai un giorno fortunato... e perché scappi da tuo fratello?”
“Non è importante adesso. Se vuoi venire con me fallo pure, ma cerca di parlare il meno possibile, di non darmi fastidio, e non ti aspettare nulla di nulla”
“Okay...”
“No”
“Non c’è nessuna taglia sulla tua testa?”
“...non ti rispondo nemmeno...”
“Uff... mai un giorno fortunato... e perché scappi da tuo fratello?”
“Non è importante adesso. Se vuoi venire con me fallo pure, ma cerca di parlare il meno possibile, di non darmi fastidio, e non ti aspettare nulla di nulla”
“Okay...”
“Bocca cucita!”
Zack fece capire a gesti di aver recepito il messaggio, e mimò la chiusura di una zip immaginaria davanti la sua bocca.
Zack fece capire a gesti di aver recepito il messaggio, e mimò la chiusura di una zip immaginaria davanti la sua bocca.
“Perfetto... ora andiamo”
Il Bosco Memoria era il
posto perfetto per chi amava i Pokémon coleottero. Vari Cascoon pendevano dagli
alberi, mentre Caterpie e Wurmple si cibavano di foglie verdi. Come dimostrato
anche da Blitzle, non c’erano solo insetti. Qui e li Sunkern e Hoppip volavano
di ramo in ramo, mentre Paras e Foongus cercavano di mimetizzarsi con il fitto
sottobosco, formato da foglie, rametti, aghi di pino e qua e la qualche fiore.
Rachel fu in grado di
vedere il sole, nonostante il fitto tetto di foglie. Era presto. Davvero
presto.
Si chiese cosa ci facesse
Zack a quell’ora nel bosco.
E glielo chiese.
“Non sono neanche le otto
del mattino... che ci fai qui?”
“Il bosco è li posto dove passo il mio tempo... mi alleno, cerco nuovi Pokémon, cerco delle bacche e del cibo”
“E dove dormi?”
“Dove capita... non ho una dimora. Ho qui il mio sacco a pelo”
“Sacco a pelo?”
“Ne sono abituato, tranquilla. Sono almeno 10 anni che sono in viaggio...”
“Ecco il perché di Lucario. E’ un Pokémon molto raro da queste parti...”
“Il bosco è li posto dove passo il mio tempo... mi alleno, cerco nuovi Pokémon, cerco delle bacche e del cibo”
“E dove dormi?”
“Dove capita... non ho una dimora. Ho qui il mio sacco a pelo”
“Sacco a pelo?”
“Ne sono abituato, tranquilla. Sono almeno 10 anni che sono in viaggio...”
“Ecco il perché di Lucario. E’ un Pokémon molto raro da queste parti...”
“Già... ma dov’è finito il
bocca cucita?”
“Hai ragione. Chiudi il
becco”
Zack sbuffò, sistemandosi
meglio la bandana. Sbadigliò, quella notte era durata davvero troppo poco.
“Sei antipatica...”
“E tu logorroico!”
“Questa è la tua
riconoscenza?!”
“Non si tratta di riconoscenza, è che...”
“Non si tratta di riconoscenza, è che...”
E poi, come se qualcosa
avesse voluto interrompere quella futile lite, la terra prese a tremare. Forte,
davvero forte. Gli alberi oscillavano qui e li, stormi di Spearow e Taillow si
alzavano in volo, emettendo i loro versi impauriti, lasciando dietro di loro
una cascata di piume e di foglie.
Rachel si irrigidì, ed il
suo primo istinto fu subito di prendere in braccio Zorua. La bocca schiusa, gli
occhi dilatati. Stava cercando di capire cosa stesse succedendo.
Zack invece non sembrava
impaurito. Era scuro in volto, quasi arrabbiato. Anzi, serio.
Pochi secondi dopo la terra
si fermò.
“Santo cielo, che è
successo?!” urlò lei, dopo aver fatto entrare Zorua nella sua sfera.
“Era un terremoto. Allora
è vero...” mormorò il giovane.
“Cosa è vero?”
“Dobbiamo andare in un centro Pokémon”
“Centro Pokémon?! Ed ora che c’entra?!”
“Devo fare una videochiamata”
“Videochiamata? Non puoi aspettare finché non arriviamo a Timea?!”
“Potrebbe essere tardi”. Quando non rideva, o cercava di farla ridere, Zack sembrava un’altra persona. “Dobbiamo tornare indietro” proclamò.
“Cosa è vero?”
“Dobbiamo andare in un centro Pokémon”
“Centro Pokémon?! Ed ora che c’entra?!”
“Devo fare una videochiamata”
“Videochiamata? Non puoi aspettare finché non arriviamo a Timea?!”
“Potrebbe essere tardi”. Quando non rideva, o cercava di farla ridere, Zack sembrava un’altra persona. “Dobbiamo tornare indietro” proclamò.
“Io non posso tornare indietro!
Ryan mi troverebbe!”
“Rachel... non si tratta più di te. E neanche di me! Si tratta di tutti noi!”
“Cosa?!”
“Dannazione!”. Zack estrasse la sua mappa da una tasca laterale dello zaino, quindi la aprì. “Bene... Edesea è a pochi chilometri da qui... dobbiamo solo uscire dal bosco, andando verso est, e quindi continuare dritto”
“Rachel... non si tratta più di te. E neanche di me! Si tratta di tutti noi!”
“Cosa?!”
“Dannazione!”. Zack estrasse la sua mappa da una tasca laterale dello zaino, quindi la aprì. “Bene... Edesea è a pochi chilometri da qui... dobbiamo solo uscire dal bosco, andando verso est, e quindi continuare dritto”
“Edesea? Dobbiamo arrivare
li?”
“O torniamo indietro o andiamo ad Edesea”
“Ma è dalla parte opposta di Timea!”
“Avanti! Non devi portare nessuna Poké Ball ai tuoi zii!”
Rachel fece il muso. Lui la vide ed inarcò un sopracciglio. Poi un’altra scossa di terremoto, questa volta di assestamento, diede il colpo di grazia a parecchi alberi che erano riusciti a stare all’in piedi per miracolo.
“O torniamo indietro o andiamo ad Edesea”
“Ma è dalla parte opposta di Timea!”
“Avanti! Non devi portare nessuna Poké Ball ai tuoi zii!”
Rachel fece il muso. Lui la vide ed inarcò un sopracciglio. Poi un’altra scossa di terremoto, questa volta di assestamento, diede il colpo di grazia a parecchi alberi che erano riusciti a stare all’in piedi per miracolo.
“Dobbiamo andare via di
qua!” urlò lui, cercando di far prevalere la sua voce sul rombo della terra.
Prese una sfera e la tirò in aria. Un meraviglioso esemplare di Braviary spiegò
le ali, emettendo il suo verso.
“Presto, saliamo!”
“Cosa?!”
“Cosa?!”
“Vuoi rimanere qui e
rischiare che ti cada un albero in testa, o preferisci volare?”
“Ho paura di volare...”
“Hai mai volato?”
“No...”
“E allora sali!” urlò lui, afferrandola per un braccio ed aiutandola a salire sulla grande aquila. Rachel toccò le morbide piume del Pokémon. Zack Salì davanti a lei e gli diede un colpetto alla spalla.
“Ho paura di volare...”
“Hai mai volato?”
“No...”
“E allora sali!” urlò lui, afferrandola per un braccio ed aiutandola a salire sulla grande aquila. Rachel toccò le morbide piume del Pokémon. Zack Salì davanti a lei e gli diede un colpetto alla spalla.
“Vai, vola verso Edesea!”
Gli alberi cadevano, i
Pokémon autoctoni del bosco fuggivano, o cercavano di nascondersi. Per loro non
era semplice da comprendere. Una grande quercia stava per abbattersi sui
ragazzi, ma con un’abile manovra, Braviary la evitò e volo su, in alto, verso
il cielo blu.
Zack stava basso lungo la
schiena di Braviary, e Rachel lo stringeva in vita talmente forte da
compromettergli il respiro. Il vento le spettinava i capelli, e le faceva
uscire altre lacrime dagli occhi, questa volta però non c’entrava nessun
implicazione emozionale.
Andare sulla moto con Ryan
non era la stessa cosa, ma fece finta che lo fosse, nonostante stessere volando
a più di cento chilometri orari, e a più di cinquanta chilometri dal terreno.
“Siamo nella stratosfera,
dannazione, possiamo scendere un po’?!”
Zack rise.
“L’aria è così pulita qui”
“E’ rarefatta invece,
stupido! Moriremo!”
“Uff... scendi un po’
Braviary... ma te la sei voluta tu, Rachel”
“Voluta? Cosa?!”. Neanche
il tempo di finire la frase, che la ragazza fu letteralmente costretta ad
emettere un urlo sovraumano. Braviary era in picchiata, e mentre Zack si stava
preoccupando solo di non perdere la bandana, Rachel aveva la stessa
preoccupazione riguardo la sua vita.
“Stronzo!” urlava, e ciò
non faceva altro che far ridere di più Zack.
“Hai fatto un errore da
principiante, cara... hai guardato giù”
“Sai com’è! In caduta verticale non è che posso guardare altro!”
“Sai com’è! In caduta verticale non è che posso guardare altro!”
“Va bene così,
Braviary, non ci avviciniamo troppo al
suolo, potrebbe cascarci qualcosa addosso”
Braviary frenò, facendoli
sobbalzare, e facendo in modo che Rachel cingesse ancor più forte la vita del
ragazzo.
“Giuro, che appena scendo
da qui ti ammazzo di botte!”
“Quante storie per un giretto su Braviary... c’è chi mi prega di farlo”
“Quante storie per un giretto su Braviary... c’è chi mi prega di farlo”
“Ora ho capito che le tue
amicizie non sono compatibili con le mie”
“Poco male... se vuoi scendere qui fai pure” sorrise lui.
“Poco male... se vuoi scendere qui fai pure” sorrise lui.
Rachel ebbe l’avventatezza
di guardare in basso. Il bosco era ormai un cumulo di alberi distrutti, che
sarebbero spariti. Un forte incendio divampava, probabilmente qualche Pokémon
fuoco doveva essersi spaventato.
Prontamente i vigili del
fuoco, assieme alla squadra dei Wartortle e dei Blastoise stavano cercando di
spegnerla. Qualche vecchio palazzo era crollato, lungo la strada per Edesea, ma
allungando lo sguardo verso la città degli intelligenti non si intravedevano ne
macerie ne linee di fumo che sinuose si snodavano nel cielo.
“Siamo arrivati... scendi,
Braviary”
Un’altra picchiata. E
naturalmente un altro urlo sovraumano di Rachel. Non fu un’esperienza da
ripetere, decisamente no. Ma erano arrivati sani e salvi ad Edesea.
Ryan aprì leggermente gli
occhi, e l’ancora mancata di presa di coscienza impose al suo cervello di
chiedersi, su una scala da uno, a dieci, quanto fosse normale che il lampadario
oscillasse in quel modo.
Gallade lo spinse. Non era
la prima volta che succedeva che il suo Pokémon disturbasse il suo sonno,
quella mattina.
E, proprio come con quelle
vecchie televisioni a cui bisognava dare una botta per farle funzionare,
Gallade percosse ancora Ryan.
Funzionava.
Ryan si svegliò, il suo
cervello partì al quarto colpo.
“Dannazione, Gallade, che
vuoi?” il tempo di aprire gli occhi, e vide Gallade esibirsi nell’attacco
Psichico, mentre cercava di rialzare una grande libreria, a cui i libri erano
caduti. Se Gallade non fosse stato li, la libreria sarebbe caduta addosso ad un
dormiente Ryan, e probabilmente sarebbe rimasto a dormire per sempre.
“Cazzo! Si è rotta... oppure...
terremoto! Rachel!”
Uscì dalla stanza dei
genitori, in cui aveva dormito quella notte, e si avvicinò alla stanza della
sorella. Grandi crepe si snodavano nel muro, la porta di quella stanza era
quasi uscita dai suoi montanti.
“Gallade,
Breccia!”
Gallade sfondò la porta.
Pezzi di intonaco caddero sulle loro teste. Gallade e Ryan oltrepassarono l’ingresso
in stanza, non curandosi del fatto che la terra stesse ancora tremando. Ryan
contava sulla forza di Gallade, che avrebbe protetto entrambi.
“Rachel! Rachel, dove
sei!” Ryan si guardò attorno, né Zorua né Rachel erano li.
“Forse si sono nascosti...”
pensò, e prese a guardare sotto al letto, sotto la scrivania, nell’armadio.
Niente...Rachel non era li.
Poi la finestra aperta.
In inverno. Rachel era
uscita dalla finestra.
Ryan si incamminò verso la
finestra, mentre Gallade usava Psichico per evitare che qualcosa lo colpisse.
“Si... è probabile che sia
saltata dalla finestra per salvarsi. Ma... dal secondo piano... si sarà fatta
male” ragionava con una lucidità che sembrava non appartenergli. “Andiamo a
vedere, Gallade”
Uscirono fuori, sotto la
finestra. La siepe distrutta, ma non una macchia di sangue o un ciuffetto di
peli.
“Come diamine ha fatto?
Rachel! Rachel! Sei qui?!” urlava lui.
Gallade fermò il suo
allenatore, e gli fece segno di no con il volto.
Gli occhi di Ryan
cominciarono ad inumidirsi. Salì sopra ancora, da vero incosciente, e tornò
nella stanza di Rachel. Gli armadi ed i cassetti erano aperti. Ok, il terremoto
avrebbe tranquillamente potuto causare cose del genere. Ma...
Ryan guardò nei cassetti.
Il primo era totalmente vuoto. Ed il secondo semivuoto.
“Do-dov’è la sua roba?
Dov’è Rachel?!”
E poi collegò. Cassetti
vuoti, finestra aperta, siepe ammaccata. Rachel era scappata.
“No! Cazzo!”
Zack e Rachel entrarono
nell’università di storia di Edesea. Molti giovani erano in apprensione per il
terremoto, qualcuno si manteneva ancora sotto i tavolini.
“Aspetta qui, e stai
attenta a tutto” le disse Zack, avvicinandosi ad un indaffarato uomo
grassoccio, con la barba di qualche giorno, che aiutava ad evacuare i
malcapitati.
Rachel si prese del tempo
per guardare un po’ Zack. Era un ragazzo
dalla perfetta forma fisica, alto circa un metro e ottanta, snello. Occhi verdi
brillanti su di un volto spigoloso. Naso puntuto, labbra normali per un uomo.
Aveva la bandana in testa, ma i capelli si intravedevano. Erano di un marrone
scuro, molto comune insomma.
Il voluminoso zaino
rimpolpava la linea della sua schiena. Indossava un bomber gilet rosso,
maglione blu, abbastanza scollato, e quello strano ciondolo che gli pendeva al
collo, dello stesso colore dei suoi occhi.
Completavano l’opera un
paio di pantaloni comodi e delle scarpe per ogni suolo.
Pratico. Funzionale. E
carino.
Ma Rachel non l’avrebbe
mai ammesso. Quel tipo aveva cominciato bene, ma non era riuscito a rimanere
nelle sue grazie.
Proprio in quel momento si
stava chiedendo cosa diamine stesse facendo Zack.
Lui finì di discutere con
il tizio grassoccio, e poi si girò. Guardò Rachel, e le fece segno di
raggiungerlo con la mano.
Lei eseguì.
Lo vide avviarsi lungo
degli stretti corridoio, che come in un labirinto prendevano le più disparate
direzioni. Arrivarono davanti ad una rampa di scale, la salirono, ed entrarono
in un altro corridoio.
“Ma dove stiamo andando?!”
domandò lei, preoccupata.
Lui non rispondeva. Aprì
una porta, e fece per entrare, quindi allargò le braccia e si bloccò
velocemente. Una voragine enorme si era aperta nel pavimento di quella stanza.
Seduta su di un tavolo, gambe accavallate, c’era una donna.
“Meno male, qualcuno si è
ricordato di me” sorrise sarcastica quella.
“Come dimenticarmi di lei, professoressa... per fortuna sta bene”
“Si... tranne qualche graffio. Fortunatamente i computer sono salvi”
“Come dimenticarmi di lei, professoressa... per fortuna sta bene”
“Si... tranne qualche graffio. Fortunatamente i computer sono salvi”
“Ah! Rachel, lei è la
professoressa Alma, della facoltà di storia. Professoressa, lei è Rachel, una
mia amica”
“Piacere” Rachel cercò di sorridere in modo da sembrare sincera, ma la paura prevaleva sui suoi stati d’animo.
“Piacere” Rachel cercò di sorridere in modo da sembrare sincera, ma la paura prevaleva sui suoi stati d’animo.
“Zack... bisogna
raggiungere la mia borsa li...” fece la professoressa, indicando una mensola
che reggeva per miracolo una borsa da donna.
“E come ci arrivi li?”
domandò Rachel.
“Lucario, pensaci tu...”
disse, facendo uscire il Pokémon dalla sfera. “Devi prendere quella borsa,
naturalmente senza cadere giù”
Quello fece cenno di aver
capito. Balzò, facendo un veloce salto verso il muro che reggeva la mensola,
afferrò la borsa al volo, e facendo leva sui piedi si diede lo slancio per
tornare indietro.
“Ottimo Lucario” fece
Zack, sorridendo, e facendolo rientrare nella sfera. “E la sua borsa è qui,
professoressa. Ora?”
“Dentro c’è una Poké Ball. Li c’è il mio Ralts”
“Dentro c’è una Poké Ball. Li c’è il mio Ralts”
“Ralts?” domandò Rachel.
“Si... fallo uscire, Zack”
Detto fatto.
Il piccolo umanoide dal
grande casco verde si sentiva spaesato in presenza di tutte quelle persone.
Poi vide la professoressa
Alma, ed esplose in un gran sorriso.
“Uscite dalla stanza...Ralts.
Usa distortozona”
Ralts sorrise ancora, e
delle linee luminose investirono la stanza, creando una griglia di luce.
“Bene...” la professoressa
con tutta calma prese a camminare sulla parete accanto a lei, come se la
gravità si fosse spostata. “Grazie Ralts” disse quando poi fu in grado di
tornare a camminare con i piedi sul pavimento. Quello vero.
“Zack. Non ti aspettavo”
sorrise quella. I recettori critici di Rachel si accesero, e come ogni donna
cercò di trovare un difetto alla professoressa, fallendo miseramente. Era
davvero bella.
Una lunga treccia nera
portava ordine sulla sua testa, facendo in modo che il viso, delicato, fosse
esposto. Due occhi neri venivano leggermente coperti da un paio di occhiali,
molto semplici, ma addosso a lei riuscivano addirittura a darle uno strano
fascino. Naso piccolino, labbra piene, pronunciate, rosee, che sul marrone
chiaro della sua pelle risultavano ancora più grandi. E belle.
Il camice era chiuso, ma
nascondeva delle curve da pin up. Non le avrebbe dato più di 33 o 34 anni
Si chiese cosa ci facesse
li una donna come quella. Le avrebbe urlato di tornare a fare gli spogliarelli,
e l’idea la fece sorridere.
Nonostante tutto le
piaceva l’idea che donne di tale bellezza non si fossero ridotte nello
stereotipo moderno. Nude a ballare in qualche salotto televisivo.
Alma era una studiosa. E
questo le piaceva.
“Professoressa... lei una
volta mi parlò di... di una profezia”
“Ce ne sono molte, mio
caro” disse la donna, cominciando a camminare per il corridoio. Scesero le
scale e tornarono nell’atrio.
“Si, ma me ne parlò di una
in particolare”
Alma si fermò e lo guardò. “Illuminami”
“È quello che io vorrei da lei...parlo della profezia di Arceus”
Alma si fermò e lo guardò. “Illuminami”
“È quello che io vorrei da lei...parlo della profezia di Arceus”
Alma pronunciò le labbra ed
inclinò la testa verso destra. “Ok... ci serve un posto tranquillo dove
parlare”
Alma, Rachel e Zack
salirono sulla Toyota della donna, e raggiunsero una radura. L’erba era
bruciata dal freddo, dei sassi erano sparsi qui e li, e c’erano delle buche.
Probabilmente qualche Digglett viveva nei dintorni.
I tre scesero dalla
macchina.
“Perché ci ha portato
qui?” domandò incuriosito il ragazzo.
“Perché hai colto perfettamente nel segno, Zack... questi terremoti, gli incendi... sono frutto di una profezia” fece la donna, andando ad aprire il portabagagli dell’auto. “Se qualcuno sentisse le mie parole, si cadrebbe nel panico. La notizia è di massima riservatezza. Ed io sono una delle poche fortunate addette ai lavori”
“Perché hai colto perfettamente nel segno, Zack... questi terremoti, gli incendi... sono frutto di una profezia” fece la donna, andando ad aprire il portabagagli dell’auto. “Se qualcuno sentisse le mie parole, si cadrebbe nel panico. La notizia è di massima riservatezza. Ed io sono una delle poche fortunate addette ai lavori”
La donna prese un pc
portatile, e lo accese.
“Quindi siamo qui perché
nessuno ci deve sentire?” domandò Rachel.
“Esatto. Ed è inutile dirvi che questa cosa è top secret”
“Certo professoressa” rispose Zack.
“Esatto. Ed è inutile dirvi che questa cosa è top secret”
“Certo professoressa” rispose Zack.
“Bene. Circa mille anni
fa, in questa zona si combatté una dura e sanguinosa guerra. Vi erano due schieramenti.
Gli ingiusti, che utilizzavano i Pokémon come armi, comandati da Nestore, e dal
generale Adamo. E l’altro era quello dei Templari, a difesa del tempio. I
Pokémon di questo schieramento erano soldati, che avevano scelto di arruolarsi
per combattere. Erano comandati da Timoteo”
“Perché combatterono?” domandò Rachel.
“Perché combatterono?” domandò Rachel.
“Per un cristallo” rispose
lei, mostrandone una probabile riproduzione al pc. “Questo era un cristallo
speciale. Era in grado di mettere in contatto determinati tipi di persone con Arceus”
“Arceus?! Il leggendario Pokémon?!” fece stupita la ragazza.
“Arceus?! Il leggendario Pokémon?!” fece stupita la ragazza.
“Già. Nel tempio viveva
una giovane donna. Si chiamava Prima. Prima era l’oracolo della nostra regione,
l’unica persona in grado di mettersi in contatto con Arceus, tramite il
cristallo”
Zack ascoltava attentamente.
“Quella fu una guerra sanguinosa. Morirono migliaia di individui, tra Pokémon ed umani. E questo ad Arceus non piacque. Quando Prima si mise in contatto con lui, quello profetizzò la distruzione delle nostre vite partendo dal suolo che calpestiamo, se i Pokémon non fossero lasciati liberi di vivere le proprie vite in quanto esseri viventi”
“Quindi...” Rachel sbiancò più del normale.
Zack ascoltava attentamente.
“Quella fu una guerra sanguinosa. Morirono migliaia di individui, tra Pokémon ed umani. E questo ad Arceus non piacque. Quando Prima si mise in contatto con lui, quello profetizzò la distruzione delle nostre vite partendo dal suolo che calpestiamo, se i Pokémon non fossero lasciati liberi di vivere le proprie vite in quanto esseri viventi”
“Quindi...” Rachel sbiancò più del normale.
“Quindi Arceus si è venuto
a prendere quello che è suo. E con tutta probabilità, ad Hoenn, i terremoti
sono causati dal Pokémon Groudon. Arceus si sta servendo di lui per abbattere
le città. Ed in qualche modo deve essere fermato”
“E come si può fermare Groudon?”
“E come si può fermare Groudon?”
“Il problema non è fermare
Groudon. Il problema è fermare Arceus. Perché si servirà degli altri Pokémon
per completare l’opera”
I ragazzi rimasero in un
silenzio titubante.
“Calmatevi. Le più grandi
menti della nostra nazione stanno cercando un modo per far terminare questo
incubo. E credo che sia ora di andare a mangiare qualcosa” sorrise.
Alma aprì la porta, e
guardò il suo appartamento. Perfettamente in ordine.
“Questi palazzi sono
incredibili. Attutiscono ogni oscillazione...” fece quella. “Accomodatevi”
“Grazie, professoressa, fece Zack, poggiando lo zaino per terra. Rachel fu in grado di sentirlo sospirare di sollievo.
“Grazie, professoressa, fece Zack, poggiando lo zaino per terra. Rachel fu in grado di sentirlo sospirare di sollievo.
“Rachel... accendi la tv”
chiese Alma.
Rachel, un po’ spaesata,
trovò il telecomando ed eseguì.
“Notizia straordinaria! Il Monte Camino, il vulcano di Cuordilava, ad
Hoenn, ha eruttato una grande quantità di lava! I villaggi limitrofi, tra cui
Cuordilava, appunto, Mentania e Brunifoglia sono stati coinvolti dalla discesa
lavica. Sembra che si siano aperti tre grossi crateri sulle pareti a sud ovest,
ovest e nord ovest del vulcano, dopo l’ennesima scossa di terremoto. Vari
studiosi sono venuti qui per studiare il fenomeno, tanto spettacolare quanto
distruttivo”.
Sul volto di Alma apparve
della preoccupazione. Smise di fare quel che faceva e zampettò velocemente
davanti alla tv.
“Adesso con noi c’è il Professor Oak, assieme ad
un’altra autorità, il Professor Birch. Dopo una lunga intervista, siamo
riusciti a capire che il motivo di questi terremoti è dovuto al risveglio di un
Pokémon dalla leggendaria forza, Groudon. Tutt’ora non siamo in grado di
individuare dove sia di preciso locato Groudon, ma si teme per la vita di tutti
gli abitanti di Hoenn. Dopo il risveglio di Groudon si teme anche per quello di
Kyogre, nomi che portano alla mente antiche storie su di una lunga battaglia
tra i due. Secondo il professor Birch, l’unico modo per evitare questo scontro
tra i due, e soprattutto per fare in modo che i fenomeni sismici qui ad Hoenn
terminino, è la cattura. E’ stata contattata dal Professor Oak, un’esperta di
catture, proveniente da Jotho, che dovrebbe riportare la situazione alla
normalità. Da Cuordilava è tutto, Tea vi saluta”
Il silenzio piombò forte
nella stanza. Poi un forte sfrigolio proveniente da una padella rimise in moto
i pensieri della professoressa.
“E’... sconcertante...”
sospirò Rachel. Si sentiva davvero impaurita da quella situazione.
“Già” convenne Zack.
“Beh... fortunatamente Hoenn è lontana da qui. Ed il fatto che si sia attivato il Professor Oak mi rassicura. Ma il problema è che qui non sappiamo l’ira di quale Pokémon si possa abbattere su di noi. Si dovrebbe cercare Arceus, e fermarlo”
“Già...” sospirò Rachel.
“Beh... fortunatamente Hoenn è lontana da qui. Ed il fatto che si sia attivato il Professor Oak mi rassicura. Ma il problema è che qui non sappiamo l’ira di quale Pokémon si possa abbattere su di noi. Si dovrebbe cercare Arceus, e fermarlo”
“Già...” sospirò Rachel.
“Per fare questo dobbiamo
trovare il cristallo” osservò Zack.
Il silenzio veniva interrotto
ritmicamente dalle lancette di un orologio appeso al muro.
Poi Rachel si rese conto
pienamente delle parole di Zack.
“Che cosa?! Che vorresti
fare?!”
“Trovare il cristallo, Rachel! Dobbiamo parlare con Arceus!”
“Non basta un confessionale ed un sacerdote?”
“Trovare il cristallo, Rachel! Dobbiamo parlare con Arceus!”
“Non basta un confessionale ed un sacerdote?”
“Finiscila di fare la
pappamolle, suvvia! Sarà elettrizzante!” sorrise lui.
“Io non sono
pappamolle...” s’imbronciò lei, poi si alzò e si sedette al tavolo.
“Dove potremmo trovare il
cristallo?” chiese il ragazzo.
Rachel fece spallucce, e
lui fece segno con la testa che la domanda era stata posta alla professoressa
Alma.
“Beh... non saprei... se
ne sono perse le tracce tanto tempo fa”
“E da allora non abbiamo più un colloquio con Arceus?!”
“E da allora non abbiamo più un colloquio con Arceus?!”
“Proprio così. Forse
esiste qualche antica leggenda che ne parla. Io sono specializzata su fatti
realmente accaduti e documentati, non su vecchie storie. Forse però conosco il
tipo che fa per voi”
“Ah...e chi sarebbe?”
Alma portò a tavola il
pranzo.
“Un anziano signore di
Kanto. Mr. Fuji, dovrebbe vivere nei pressi di Lavandonia”
“Non mi dice nulla questo nome” ragionò Zack.
“Non mi dice nulla questo nome” ragionò Zack.
“E’ il proprietario della
casa Memoria se non sbaglio” disse Rachel.
“Esatto, Rachel. E’ un
uomo molto anziano, e potrebbe sapere qualcosa”
“Ottimo” sorrise Zack.
Dopo mangiato, Rachel e
Zack si recarono in un centro Pokémon. Alma aveva cucinato davvero in modo
divino. Probabilmente non esisteva essere umano migliore di lei.
Zack si avvicinò al
videotelefono.
“Non credo che Mr Fuji
abbia un videotelefono...” osservò Rachel.
“Donna di poca fede...” si
limitò a dire, mentre componeva un numero.
“Vuoi dire che ha un
videotelefono?!”
“No”
Allo schermo comparve un
ragazzo. Era giovane, doveva avere sui 25 anni. Ricci capelli di un castano
chiaro gli circondavano un viso dall’aria gioviale. Nonostante ad una prima
occhiata potesse risultare un volto forse un po’ infantile, la giovane vide che
i suoi occhi erano vivi e soprattutto svegli. “Zack! Ciao!” esclamò quello.
“Ciao, Bill...”
“Bill! Quel Bill?!” rabbrividì Rachel.
“Bill! Quel Bill?!” rabbrividì Rachel.
“Che succede di bello?”
“Mah, di bello proprio niente... ti vorrei presentare Rachel, una mia cara amica”
“Ciao cara amica. A che devo la tua insolita chiamata?”
“Ecco... ho bisogno di parlare con Mr Fuji riguardo ad una vecchia leggenda”
“Mah, di bello proprio niente... ti vorrei presentare Rachel, una mia cara amica”
“Ciao cara amica. A che devo la tua insolita chiamata?”
“Ecco... ho bisogno di parlare con Mr Fuji riguardo ad una vecchia leggenda”
Il giovane dall’altro lato
del monitor sgranò gli occhi. Poi riprese l’espressione tranquilla che aveva
all’inizio della chiamata.
“Oh. Ok... però mi ci vorrà
un po’ per ottenere la sua attenzione” si limitò a commentare.
“Beh, digli che c’entra Arceus, è che è di vitale importanza”
Stavolta la sua espressione stralunò totalmente. Strabuzzò gli occhi sentendo nominare il Pokémon leggendario. “Cosa?!”
“Beh, digli che c’entra Arceus, è che è di vitale importanza”
Stavolta la sua espressione stralunò totalmente. Strabuzzò gli occhi sentendo nominare il Pokémon leggendario. “Cosa?!”
“Non fare domande...”
rispose pazientemente Zack.
Scosse la testa, mantenendo un’aria incredula. “Sei sempre il solito... beh... domani a quest’ora riceverete una telefonata su questo videotelefono. Non posso fare di più”
“Va già benissimo così”
“Mi devi un favore”
“Oh, fidati che ne dovrai uno tu a me...” sorrise Zack, salutandolo e chiudendo la comunicazione.
Scosse la testa, mantenendo un’aria incredula. “Sei sempre il solito... beh... domani a quest’ora riceverete una telefonata su questo videotelefono. Non posso fare di più”
“Va già benissimo così”
“Mi devi un favore”
“Oh, fidati che ne dovrai uno tu a me...” sorrise Zack, salutandolo e chiudendo la comunicazione.
“Conosci Bill?! E’
incredibile!” esclamò Rachel.
“Già... è una brava
persona”
“Come fai a conoscerlo?”
“Te l’ho detto che ho
viaggiato molto”
“Sei stato a Kanto?”
“Anche. Ho visto molte cose, e col tempo ho imparato che chiunque, anche tu, piccola Rachel” Zack si avvicinò in modo pericoloso al volto della ragazza “...puoi fare la differenza”. Lui le prese il mento con le prime due dita.
“Anche. Ho visto molte cose, e col tempo ho imparato che chiunque, anche tu, piccola Rachel” Zack si avvicinò in modo pericoloso al volto della ragazza “...puoi fare la differenza”. Lui le prese il mento con le prime due dita.
“Giù le mani, pistolero”
Zack sorrise. “Sto
scherzando. Tu invece? Per quale motivo scappi?”
“Lasciamo perdere... piuttosto, dove passeremo la notte?”
“Credo che Alma non avrà problemi ad ospitarci”
“E tu dormirai con lei?” chiese giocando lei.
“Lasciamo perdere... piuttosto, dove passeremo la notte?”
“Credo che Alma non avrà problemi ad ospitarci”
“E tu dormirai con lei?” chiese giocando lei.
“No... la professoressa è
solo una cara amica. Bellissima, ma solo una cara amica”
“Beh... ti vedrei bene con lei”
“Troppo grande per me”
“Una donna del genere colpisce ad ogni età” sorrise quella.
“Beh... ti vedrei bene con lei”
“Troppo grande per me”
“Una donna del genere colpisce ad ogni età” sorrise quella.
Lui si limitò ad annuire.
L’uomo biondo, dai
lineamenti affilati sedeva sul sedile posteriore di una lunga auto scura. I
vetri fumé impedivano di scorgerlo dall’esterno, ma d’altra parte lui non
sembrava troppo interessato a ciò che si trovava al di fuori dell’auto. La
giovane autista dai dread neri, al pari della sua carnagione, guidava
concentrata, cercando di evitare quanto più possibile che l’auto soffrisse
degli effetti del terremoto causati alla strada. Teneva la punta della lingua
fra i denti, in una inconscia forma di concentrazione.
“Siamo quasi arrivati”
proclamò quando la piccola casa a tre piani fu finalmente in vista.
L’uomo non le rispose, si
limitò a sospirare pesantemente, annoiato. Tuttavia, in quegli occhi color
ghiaccio si accese una scintilla.
Ryan si trovava seduto sul
divano del salotto. Sapeva benissimo quanto restare in casa fosse pericoloso,
ma si sentiva svuotato. La scoperta della fuga della sorella lo aveva
prosciugato di tutte le energie e nonostante la vicinanza del proprio Pokémon
non riusciva a far altro che a restare lì, a vegetare sul divano nel salotto
distrutto. Aveva il volto fra le mani ed i capelli dorati gli ricadevano di
pochi centimetri davanti agli occhi. Gli occhi erano cerchiati dalla stanchezza
e dall’improvviso stress che le ultime 12 ore gli avevano lasciato cadere
addosso. Sapeva che sarebbe dovuto andare a cercare la sorella, sapeva che non
poteva lasciar correre e che ora più che mai la situazione lo richiedeva, ma
dopo aver fatto un rapido giro dei dintorni e aver chiamato alcuni suoi
conoscenti si rese conto che non aveva la forza fisica per farlo.
Era lì, quando qualcuno
bussò alla porta di casa. Si alzò di scatto, provocandosi un capogiro tale da
doversi appoggiare alla spalliera del divano per reggersi in piedi.
Quando aprì la porta
rimase per un attimo interdetto. Dentro di sé sperava fosse Rachel, tornata a
casa impaurita dalla situazione o comunque qualcuno che gli portasse notizie
della ragazza. La coppia che si trovò davanti e che non corrispondeva a nessuna
delle situazioni che si era immaginato era composta da una ragazza sconosciuta
e da un uomo vestito elegantemente. Fece istantaneamente un passo indietro,
come se cercasse di valutare la situazione. Prima che potesse farlo, l’uomo
parlò.
“Eravamo venuti per il
professor Livingstone... anche se vista la situazione non eravamo molto
fiduciosi di trovare qualcuno in casa”
La voce dell’uomo era
calma, profonda. Ryan impiegò qualche secondo per capire il significato di
quelle parole.
“Credo che siate arrivati
tardi, allora.” rispose stancamente il ragazzo “Mio padre è morto tre anni fa”.
L’uomo sbarrò gli occhi,
stupito.
“C-cosa?” la sua voce era
agitata e deglutì pesantemente.
Nonostante tutto Ryan non
era in condizione di ascoltare le parole dell’uomo e si limitò a rispondere seccamente
“Esattamente quello che le
ho detto. Sono passati più di tre anni dalla morte di mio padre. Ora, se vuole
scusarmi...”
La ragazza si intromise,
fermando con una mano la porta prima che Ryan la chiudesse.
“Aspetta, per favore!” la
voce era agitata quanto quella dell’uomo. “La questione è della massima
importanza... Anche pochi minuti, ma ti prego, ascoltaci”
Il ragazzo li trovò
decisamente seccanti, tuttavia era stato in grado di percepire la disperazione
dietro quella voce, sospirò pesantemente, prima di riaprire la porta.
“Mi auguro per voi che
siano davvero solo pochi minuti. Purtroppo il momento non è dei migliori
nemmeno per me, quindi se non vi dispiace seguitemi e arrivati dritti al sodo”
Li portò in cucina, dove i
danni alla casa erano stati minori, a parte qualche pensile caduto e numerosi
cocci sparsi sul pavimento che il ragazzo non si era preso la briga di
ripulire. Una volta seduti attorno al tavolo l’uomo riprese parola.
“Mi chiamo Lionell Weaves,
e conobbi il professore diversi anni fa, ad uno dei suoi convegni. Mi affascinò
totalmente con la sua argomentazione sulle leggende della regione, di cui
tutt’ora lo ritengo il più grande conoscitore...” i suoi occhi vagarono sulla
stanza, come se stesse chiedendosi come potesse un uomo dell’altezza
intellettuale del professor Livingstone vivere in condizioni simili. Scosse
leggermente la testa, smuovendo i capelli biondo platino prima di continuare a
parlare.
“Ci sentimmo
frequentemente, e finanziai una sua ricerca, quella che fu la base di tutti i
suoi studi futuri. Ero affascinato dal suo modo di parlare, dal suo interesse
continuo. Ero rimasto affascinato da lui stesso. Ci scambiammo alcune lettere
tramite l’università ad Edesea, ma alcuni anni fa dovemmo salutarci. Le mie
condizioni di salute non mi permisero di continuare ad incontrarci e pian piano
anche i nostri contatti andarono persi.” lo sguardo dell’uomo era perso, volto
al passato, verso dei ricordi che Ryan non poteva conoscere.
“Mi parlò più di una volta
della sua famiglia, e di conseguenza di te. Era molto fiero di suo figlio.
Anche tu dovresti essere fiero di tuo padre.”
Ryan lo aveva lasciato
parlare, ma davanti a quell’affermazione schioccò la lingua seccato.
“Non sarà certo uno
sconosciuto a dirmi di essere più o meno fiero del mio vecchio. Finora ti ho
lasciato parlare, ma i patti erano altri. Voglio sapere perché siete venuti qui
e cosa volete. Dopodiché preferirei che ve ne andaste, come ho detto sono in
una situazione delicata” gli occhi cremisi del giovane erano freddi, e la
ragazza distolse lo sguardo dal ragazzo, come se non riuscisse a sostenerne la
visione. In quel momento Lionell si rese conto che lo sguardo di quello che lui
valutava come un semplice ragazzino erano quelli di un predatore.
“Riguarda i terremoti.”
iniziò “Tuo padre stava studiando una vecchia leggenda e gli ultimi eventi mi
danno da pensare che non fosse solo una vecchia storia...” si fermò un attimo,
pesando bene le parole.
“Lui era il maggior
esperto, forse l’unico che saprebbe comprendere davvero la situazione... Ma se
non c’è più siamo tutti in grave pericolo.”
Ryan lo osservò, senza
cambiare l’intensità del suo sguardo.
“Ma è così che stanno le
cose. Ed è qualcosa che non può essere cambiato.”
L’uomo annuì brevemente.
“Lo so, ma non possiamo
arrenderci così. Ragazzo, Ryan, se non erro, ho bisogno del tuo aiuto. Tu sei
il legame più stretto di quell’uomo... e l’unico che forse può aiutarci a
raccogliere tutta la sua documentazione...più di una volta mi disse che lo
aiutavi come assistente nelle sue ricerche, quindi sei l’unico che può
sostituirlo e salvare questo paese”
Tacque, sostenendo lo
sguardo di Ryan e fissando il ragazzo dritto negli occhi.
“Come assistente mi
spiace, ma l’unico aiuto che gli davo era il trasporto delle scartoffie... e
ora non posso. Mia sorella è scomparsa...Rachel...è uscita stamane...e devo
cercarla. Devo almeno aspettarla, se dovesse decidere di tornare”
Lionell ascoltò le sue
parole ed annuì.
“Marianne, l’hai sentito?”
La giovane mulatta annuì a sua volta.
La giovane mulatta annuì a sua volta.
“Di quello non dovrai
preoccuparti. Mi occuperò personalmente di rintracciare la ragazza... basta che
tu mi dia una sua descrizione, una sua foto ed anche un suo vestito... Forse
non lo sai, ma non siamo un duo di mecenati interessati alla mitologia... siamo
membri di un grande gruppo. Abbiamo i mezzi e le energie per aiutarti.” Gli
occhi, colorati di un verde acceso, chiari ed intensi, fissavano il giovane,
determinato.
Per un attimo Ryan
tentennò, l’avrebbero davvero ritrovata? Sarebbero davvero stati in grado di
riportarla a casa?
La ragazza prese il suo
silenzio come un assenso. Gli si avvicinò, prendendogli la mano.
“Possiamo aiutarti,
davvero. In cambio del tuo aiuto potremo fare di tutto, ci bastano anche i
vecchi appunti di tuo padre...qualunque cosa, adesso può fare la differenza”
La sua voce sembrava
supplichevole, tanto che il ragazzo tardò a divincolarsi dalla stretta della
ragazza.
“Lo farai, Ryan? Ci
permetterai di salvare questa regione e non solo?”
Il ragazzo li osservò
ancora per un istante, dubbioso. Alla fine annuì.
Non riuscì a non perdersi
nei suoi pensieri e nelle sue preoccupazioni.
“Rachel...dove sei?”
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