Eilà! Buonasera a tutti e bentrovati! La storia è entrata nel vivo della vicenda, ed oggi Rachel e Zack affronteranno altre mitiche avventure!
Ringrazio come sempre Rachel Aori, admin di Pokémon Adventures ITA, pagina con cui collaboro. Passate, troverete tante novità, immagini bellissime ed avrete l'opportunità di leggere il manga dei Pokémon!
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Inoltre presto apriremo un contest, quindi iscrivetevi se volete vedere pubblicate sul blog le vostre creazioni!
Ricordo infine che questo sabato sarà fuori uno speciale della rubrica CONSIGLI UTILI.
Vi rimando a lunedì con il prossimo capitolo.
Stay ready! Go!
Andy $
“Ed ecco che mi è salito l’appetito... che hai cucinato?”
“Una semplice pasta col pesto. Mi dai una mano per il secondo?”
“Ai fornelli non sono molto pratica”
“Eppure mi sa che tagliare della mortadella a cubetti è al primo livello per diventare Masterchef, o sbaglio?”
Risero entrambi. Rachel prese la mortadella, un tagliere ed il coltello, ed usò il tavolo come postazione di controllo. Zack davanti a lei, di spalle, al piano cottura.
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Vi rimando a lunedì con il prossimo capitolo.
Stay ready! Go!
Andy $
Le dita sul vetro scivolavano scorrevolmente, e la
condensa spariva. L’immagine che ne usciva fuori, però, sembrava distorta.
Si chiese chi l’avesse disegnata così male.
Porzioni nascoste del suo viso, su quello specchio
bagnato e velato di una coperta di vapore, erano sovrapposte a quattro strisce
di chiarezza.
Un volto per metà.
A che serviva avere un volto per metà?
“Perché non so chi sono i miei genitori?”.
Rachel si rese conto di aver reso il bagno di Alma una
laguna.
Questo capita quando si sta nella doccia quasi un’ora.
Pace all’anima di Alma, ed alla sua indipendenza monetaria, la bolletta del gas
quel mese sarebbe stata salata.
Quel bagno aveva qualcosa di kafkiano. Forse erano le
luci di quel giallo opaco, o forse le luci andavano bene, ma era il vapore che
aleggiava a rendere tutto più pesante alla vista della giovane.
Qualche macchia d’acqua a terra la guardava, e la
sfidava. “Sei inutile, non hai un futuro! E nemmeno un passato!” e poi rideva.
“Non è così...” disse poi quella. Sapeva che era la sua
immaginazione. Sapeva che era solo il suo subconscio a parlare.
Ma era così che si sentiva. Inutile. E soggiogata.
Per tanti anni aveva chiamato papà un totale sconosciuto.
Totale sconosciuto a cui aveva molto da ringraziare,
probabilmente ora non si troverebbe in quel bagno a litigare con le chiazze
d’acqua sul pavimento.
Né lei né Zorua, che continuava a picchiettare con la
zampa fuori alla porta.
Pensò che allevare quel Pokémon fosse davvero complicato.
Insomma, avevano la stessa età, forse lui era più grande. Ma sembrava sempre un
cucciolo.
Un cucciolo capriccioso e bisognoso d’attenzioni.
Proprio come si sentiva lei in quel momento. E per quanto
le costasse ammetterlo, si, il ricordo di Ryan che l’abbracciava, e le
preparava la colazione al mattino le puntellava il cuore. Con qualcosa di molto
doloroso.
I ricordi sono la porta che conduce dalla mente al cuore.
Porta la cui serratura non sarà mai serrata, perché dentro di noi, in fondo, sappiamo
benissimo che i ricordi sono tizzoni ardenti nel cuore dell’inverno freddo.
Almeno un sorriso te lo strappano, se belli, qualunque
guaio tu stia passando.
Ryan era un bravo fratello. O quello che era.
Non era suo fratello.
Non aveva neanche una madre, come poteva avere un
fratello?
Tormentava la sua psiche, come uno strizzacervelli che
aveva bisogno di uno strizzacervelli.
Un folle masochista.
Con la licenza di far del male, di indurre alla pazzia. E
nonostante Rachel sapesse che più pensava a Ryan, e alla sua vecchia vita, e
magari alle sue vere origini, più si sarebbe fatta del male, ebbene, lei lo
faceva.
E non per procurarsi quel dolore immane, ma solo per
capire.
Certe cose ti segnano, come marchi a fuoco.
Aveva un grande dubbio, prima di tutti gli altri.
Era stata abbandonata? Oppure i suoi genitori furono costretti
dall’eterna mietitrice a lasciarla sola, loro malgrado, con un cucciolo di
Pokémon.
Il secondo dubbio riguardava la ricerca del significato
di un gesto.
Che senso aveva mandare allo sbaraglio un piccolo
cucciolo di Zorua, che nulla c’entrava in quella situazione? Perché rischiare
che entrambi morissero. Almeno il piccolo Pokémon avrebbe potuto essere
salvato.
“Perché così tanto mistero nel mio fottutissimo passato?!
Perché io?! Con tutti i miliardi di persone su questo dannato pianeta, perché
proprio io!” urlò all’improvviso.
Pochi secondi, e qualche passo dopo, sentì bussare alla
porta.
“Rachel...” sentì
“Chi sei?” chiese davvero scoglionata.
“Chi sei?” chiese davvero scoglionata.
“Beh, in casa ci siamo solo io e te...”
“Uff...scusa, Zack...è che...”
“Non darmi nessuna spiegazione”. Le parole del ragazzo riecheggiavano in quel minuscolo spazio dalle mattonelle orribili. “Sappi solo che io ascolto più del tuo specchio. Se lo guardi bene non ha la faccia di qualcuno in grado di ascoltare i tuoi problemi”
Rachel guardo allo specchio. C’era lei.
“Uff...scusa, Zack...è che...”
“Non darmi nessuna spiegazione”. Le parole del ragazzo riecheggiavano in quel minuscolo spazio dalle mattonelle orribili. “Sappi solo che io ascolto più del tuo specchio. Se lo guardi bene non ha la faccia di qualcuno in grado di ascoltare i tuoi problemi”
Rachel guardo allo specchio. C’era lei.
Capì immediatamente.
“Non puoi farti carico dei tuoi problemi, non da sola.
Sono cose più grandi di te. E di me. Di entrambi e di tutti messi assieme”
“Non è necessario, Zack”
“Voglio solo dirti che se avessi una figlia come te non l’abbandonerei mai”
“Voglio solo dirti che se avessi una figlia come te non l’abbandonerei mai”
E poi il silenzio. Zack poggiò la mano sulla porta,
mentre Zorua lo fissava in attesa che aprisse la porta.
Fu proprio quando una lacrima si tuffò in tutto il suo splendore
dagli occhi della ragazza, seguendo un percorso distorto sul suo viso fino a
cadere su di un seno, che il suo “grazie” risultò spontaneo e vero.
“Ora vestiti ed esci da quel bagno. Ti ho preparato il
pranzo. E se ci sbrighiamo riusciamo anche a partire prima che faccia buio. Le
uniche cascate di Adamanta sono le cascate Armonia, e la lastra che ha tradotto
la professoressa indicano che dietro la cascata ci sia un antro”
“Ehm...si...faccio presto” la voce distorta dal pianto.
“Ehm...si...faccio presto” la voce distorta dal pianto.
“Se puoi portarmi la collana quando esci...l’ho
dimenticata sul lavandino prima, quando ero io sotto la doccia”
Tacito assenso, annuì pure, con la convinzione che lui potesse vederla, dopodiché prese un asciugamano e lo gettò per terra.
Tacito assenso, annuì pure, con la convinzione che lui potesse vederla, dopodiché prese un asciugamano e lo gettò per terra.
“Sei solo acqua”
Una volta vestita ed asciugata, uscì dal bagno. Zack non
l’aveva mai vista con le braccia scoperte, né con i capelli alzati, e non poté
far altro che sorridere appena la vide.
Rachel indossava una T-shirt degli ACDC, ed il paio di
jeans sembrava rivestire finemente le sue gambe affusolate.
“Che c’è?” domandò, dopo il terzo secondo che Zack la
fissava.
“Niente. Ho preparato un po’ di pasta. Ti va?”
“A dire il vero non ho molta fame”
“A dire il vero non ho molta fame”
“Eppure qualcosa mi dice che mangerai”
Rachel sbuffò. “Non mi va Zack, non costringermi”
“Guarda che tiro fuori Gyarados...”
Rachel sbuffò. “Non mi va Zack, non costringermi”
“Guarda che tiro fuori Gyarados...”
“Ed ecco che mi è salito l’appetito... che hai cucinato?”
“Una semplice pasta col pesto. Mi dai una mano per il secondo?”
“Ai fornelli non sono molto pratica”
“Eppure mi sa che tagliare della mortadella a cubetti è al primo livello per diventare Masterchef, o sbaglio?”
Risero entrambi. Rachel prese la mortadella, un tagliere ed il coltello, ed usò il tavolo come postazione di controllo. Zack davanti a lei, di spalle, al piano cottura.
Approccio alla cucina 1 cominciato. Una chiacchierata non
ci stava male, nel mentre.
“Comunque dovresti addestrare meglio il tuo Gyarados...”
“Ne abbiamo già parlato...”
“Non ne abbiamo già parlato, mi stava per ammazzare!”
“Non ne abbiamo già parlato, mi stava per ammazzare!”
“Quasi lo rimpiango” fece quello, sarcasticamente.
“Se non la finisci ti avveleno la mortadella. Solo la
tua”
“Oh, brava. Molto maturo da parte tua” sorrise il ragazzo.
“Oh, brava. Molto maturo da parte tua” sorrise il ragazzo.
Era sempre così solare. Rachel si chiese come facesse a
non levarsi mai quel sorriso dal volto. Era finto. Era ovviamente un sorriso
posticcio adesivo che utilizzava per ogni momento, non c’era altra spiegazione.
E poi durante le lotte diventava così serio da fargli
paura.
“Comunque dovresti accettare il mio consiglio riguardo al
tuo Gyarados... non voglio sminuire le tue doti di allenatore, anzi,
complimenti a te che hai allevato un Gyarados, ma dovresti regolare il suo
comportamento”
“Se vuoi lo lascio fare a te. Le sei già simpatica”
“Se vuoi lo lascio fare a te. Le sei già simpatica”
“Smettila di fare il cretino!”
“È un dannatissimo Gyarados! Come pensi che debba insegnare l’educazione ad un drago di 13 metri?! Senza morire, per giunta!”
“Mica attacca anche te?!”
“È un dannatissimo Gyarados! Come pensi che debba insegnare l’educazione ad un drago di 13 metri?! Senza morire, per giunta!”
“Mica attacca anche te?!”
“No. Ha rispetto e paura di me. Sei tu che non gli vai a
genio”
“Hai detto che le sono simpatica”
“Attiva la ricezione per il sarcasmo”
Ed un pezzo di mortadella colpì Zack dietro la testa.
“Attiva la ricezione per il sarcasmo”
Ed un pezzo di mortadella colpì Zack dietro la testa.
“Wow, signorina Livingstone, molto maturo da parte sua”
“Grazie signor Recket. Trovo che nel tiro al bersaglio abbia poco da imparare”
“Grazie signor Recket. Trovo che nel tiro al bersaglio abbia poco da imparare”
Zack rise.
“Non vincerai mai Masterchef tirando la mortadella contro
i giudici”
“Oh che peccato”
“Oh che peccato”
Era passato già qualche giorno da quando Ryan aveva
iniziato a frequentare gli allenamenti delle reclute dell’Omega Group ma doveva
ammettere che non si sentiva a disagio.
La tabella di marcia era più rigida di quanto credesse.
Nonostante attualmente la città di Timea fosse ancora in allerta per il
disastro causato dai terremoti, la vita nel quartier generale sembrava non
esserne stata influenzata. Marianne gli aveva mostrato tutto ciò che era
necessario conoscesse e probabilmente anche qualcosa in più, come il centro di
controllo delle telecamere che la ditta aveva installato in tutta la regione e
tramite le quali la ragazza contava di ritrovare Rachel. Era a conoscenza del
fatto che la foto che le aveva dato della sorella, scattata qualche mese prima
durante una festa di compleanno, era stata visionata da tutti i vari
collaboratori del reparto informatico.
Come Lionell gli aveva suggerito, allenarsi gli stava
facendo bene, avendo orari da rispettare e allenamenti da portare a termine la
sua mente riusciva a non pensare a tutto quello che stava accadendo. Aveva
ripreso l’allenamento dei suoi Pokémon il giorno stesso in cui si era
risvegliato nel quartier generale del gruppo e aveva scoperto che il Bisharp
ricevuto dal Lionell era davvero un ottimo Pokémon.
Aveva usato principalmente
lui e Trapinch, ormai evolutosi in un Vibrava in quei giorni, lasciando che
Gallade si ambientasse al continuo flusso di emozioni e pensieri che percepiva
in quel luogo. Diversamente dal suo allenatore, il Pokémon psico non si trovava
bene in quell’ambiente nero e cupo. Non abituato prima di tutto alla presenza
di così tante persone, si sentiva costretto. Ryan sapeva che dati i suoi poteri
avrebbe impiegato un po’ ad abituarsi e aveva deciso di lasciarlo libero di
rilassarsi come preferiva.
Anche quel giorno il ragazzo continuava il suo
allenamento, decidendo di trattenersi nell’ala adibita agli scontri più a
lungo. Era madido di sudore. La maglia bianca che indossava gli si era
attaccata alla pelle e ansimava violentemente. Nonostante allenandosi riuscisse
a combattere contro i pensieri che gli affollavano la mente, l’ansia lo stava
rodendo poco a poco. Quel silenzio lo uccideva e lo spingeva verso un baratro
fatto di follie e paranoie.
Andò a farsi una doccia, restando sotto il getto caldo
per molto più tempo di quanto fosse realmente necessario. Aveva saltato il
pranzo, ma non sentiva nessun appetito e decise di lasciar perdere. Dopo aver
finito di vestirsi, mentre decideva di dirigersi in camera sua per cercare di
dormire o di assistere agli allenamenti del turno seguente, Gallade attirò la
sua attenzione. Marianne lo attendeva fuori la porta. Non se ne sorprese. La
ragazza era stata la sua ombra in quei giorni. Lo seguiva, a debita distanza,
controllando le sue condizioni. Si assentava per andare ad informarsi sulla
situazione della ricerca di Rachel e non appena tornava lo informava subito.
Onestamente credeva che non sarebbe riuscito a sopportarla ancora a lungo.
Aspettò che fosse lei ad iniziare a parlare, ma nei suoi
occhi vedeva qualcosa di diverso dal solito. Sembrava eccitata.
“Forse l’abbiamo trovata.”
Pronunciò solo quelle parole, ma Ryan si bloccò del
tutto. Senza nemmeno rendersene conto afferrò la ragazza per le spalle,
scuotendola con una certa veemenza.
“Dove?”
Aveva ripreso ad ansimare, se da un primo momento
Marianne sembrò spaventata della sua reazione, piano si calmò, sciogliendosi
dalla presa del ragazzo e iniziando ad informarlo, lo condusse verso la sala
principale dove si riunivano di solito gli addetti al controllo delle varie
telecamere e dove venivano coordinati i vari interventi del team nella regione.
“È stata avvistata a Palladia” iniziò “nel centro medico,
ieri mattina. Una ragazza dai lunghi capelli neri, occhi chiari e in compagnia
di uno Zorua. Impossibile sbagliare. A modo suo tua sorella è vistosa. Era in
compagnia di un ragazzo, suppergiù della sua stessa età, forse un paio di anni
più grande”
A quelle parole Ryan si gelò. Un ragazzo? Chi diamine
era?
“Chi è quel tipo?” ringhiò.
Gli occhi della ragazza si rabbuiarono.
“Anche di questo dovevo parlarti... beh... ecco”
“Avanti!”
Un brivido percorse la schiena del ragazzo. Cosa
significavano quello sguardo e quell’attesa?
Nonostante facesse fatica a reprimere la propria inquietudine
lasciò che la ragazza finisse il resoconto.
Una volta arrivati nella sala, lo portò davanti ad uno
dei monitor, un 32 pollici dove erano proiettate le immagini di quattro diverse
videocamere. Su due di esse la figura di sua sorella era chiaramente
riconoscibile. Addormentata su uno dei semplici divanetti del centro, sua
sorella gli sembrò estremamente indifesa. Improvvisamente sentì una stretta al
cuore. Come diavolo avevano potuto finire così? Avrebbe voluto sbattere il
pugno sul monitor, urlare. E invece si costrinse di nuovo a restar fermo,
impassibile, stringendo i pugni tanto da sentire una goccia di sangue bagnargli
le mani.
Poco distante da sua sorella, sul divanetto accanto, un
altro ragazzo dai corti capelli coperti da una bandana sembrava dormire
altrettanto tranquillo. Se fosse stato possibile uccidere con lo sguardo, Ryan
in quel momento lo avrebbe fatto. Poi un lampo gli balenò in mente. Era il tipo
che Rachel aveva incontrato, il giorno prima che sparisse, nella radura.
Ricordava vagamente al descrizione datagli dalla ragazza, ma era sicuro che
coincidessero.
“Chi è?” si limitò a chiedere nuovamente alla ragazza.
Marianne abbassò nuovamente gli occhi, poi li rialzò per
guardarlo.
“In effetti mi sembra giusto che tu sappia chi sia quel tipo...”
Mangiarono, si riposarono per un po’ e poi scesero.
Braviary li portò velocemente ai piedi della cascata Armonia.
Una magniloquente massa d’acqua bianca e rumorosa
ricadeva suicida da più di 150 metri di altezza.
Il fiume seguiva il suo corso partendo dal monte Nebbia,
che si trovava sul versante nord, attraversava la montagna, ricca di
vegetazione e si tuffava in caduta libera. Lo spettacolo era magnifico. I
ragazzi persero alcuni secondi per goderselo.
Lo scroscio copriva ogni rumore, ma tuttavia la scena
risultava piacevole ed il rumore rilassante.
“Dannazione, hai dimenticato di portarmi il ciondolo!”
“Uh... scusa” sorrise quella, a cento denti.
“Si, ok... quindi, ora?”
“Beh, ora dovremmo effettivamente... non so. Forse dovremmo risalire la cascata”
“Non hai mai visto un dannatissimo film sulle cascate?!” chiese Zack, avvicinandosi al punto di terraferma più vicino alla parete rocciosa. Si sporse, cercando di vedere oltre quel potente muro d’acqua.
“Beh, ora dovremmo effettivamente... non so. Forse dovremmo risalire la cascata”
“Non hai mai visto un dannatissimo film sulle cascate?!” chiese Zack, avvicinandosi al punto di terraferma più vicino alla parete rocciosa. Si sporse, cercando di vedere oltre quel potente muro d’acqua.
“Qui c’è un’insenatura” fece poi.
“Non ho intenzione di bagnarmi le scarpe”
“Rachel. Sei il peggior compagno di avventura di tutti i tempi! Avanti, c’è in gioco il destino di tutti e tu pensi alle tue scarpe?!”
“Rachel. Sei il peggior compagno di avventura di tutti i tempi! Avanti, c’è in gioco il destino di tutti e tu pensi alle tue scarpe?!”
“Eddai, non costringermi a fare una cosa del genere!”
“Guarda che tiro fuori Gyarados”
“Ed io Zebstrika!”
“Ed io Lucario. E contro di lui non si vince”
“Questo è tutto da vedere!”
“Questo è tutto da vedere!”
Zack levò le scarpe ed i vestiti, rimanendo in boxer. Si,
anche se non l’avrebbe mai ammesso, Rachel indugiò nel guardarlo, mentre si
levava la maglietta e ce l’aveva davanti agli occhi, in modo che lui non
potesse vedere mentre lo guardava.
Mise poi i vestiti nello zaino, assieme alle Poké Ball, e
lanciò lo zaino oltre la cascata.
“Avanti” fece poi, e si tuffò. L’acqua era azzurra e
limpida in prossimità delle rive del fiume, mentre si intorbidiva mano a mano
che ci si avvicinava alla cascata.
Zack riemerse, i capelli arruffati sulla testa ed il
sorriso smagliante, mentre l’acqua scivolava deliziosa sulla sua pelle. Si alzò
in piedi. L’acqua gli arrivava di poco sotto la vita. In quel fastidioso punto
che quando si va al mare ti fa sobbalzare non appena un onda un po’ più allegra
la raggiunge.
“La corrente non è debolissima, ma non preoccuparti, non
dovresti avere difficoltà”
Ancora indugiava, Rachel sul fisico del ragazzo. Poi
decise di darsi una mossa.
“Ehm... girati”
“Eh?!”
“Girati!”
“Dovrei girarmi? E perché?”
“Perché mi devo spogliare!”
“E non pensi che ti vedrò lo stesso appena ti getterai in acqua?”
“No, perché non guarderai, ovviamente”
“Girati!”
“Dovrei girarmi? E perché?”
“Perché mi devo spogliare!”
“E non pensi che ti vedrò lo stesso appena ti getterai in acqua?”
“No, perché non guarderai, ovviamente”
Rachel si svestì, rimanendo con i suoi intimi neri, ed
imbarazzatissima immerse le gambe nel fiume, sussultando per la temperatura.
Come una donna anziana immerse le mani nell’acqua, portandone un po’ alle
braccia, e massaggiando qua e la.
“Che stai facendo?” chiese il ragazzo, con le mani alla
vita, in attesa di un segno.
“Mi sto abituando alla temperatura dell’acqua, caro mio.
Non voglio rischiare l’ipotermia”
“Ipotermia. Per fare sei passi nel fiume?”
“Già! Ipotermia, bello!”
“Ipotermia. Per fare sei passi nel fiume?”
“Già! Ipotermia, bello!”
Come ovvio, Zack la schizzò. E Rachel urlò quasi fosse dal
dolore.
“Ma che ti salta in testa?! Sei matto?!”
“Avanti, vieni”
“Sei uno stronzo!”
Zack rise.
“Sei uno stronzo!”
Zack rise.
“E non mi guardare” aggiunse quella. Zack abbassò la
testa, notando due Barboach a godere della temperatura corporea del ragazzo a
pochi centimetri dai suoi piedi.
Rachel infilò tutto nel suo zaino, lanciandolo a Zack,
che a sua volta lo tirò oltre la cascata.
Lei prese a camminare sul fondale cinicamente puntuto del
fiume, tastando con la morbida pianta del piede il punto più idoneo per
poggiarvisi.
Si sorprese Zack di come, una volta arrivata vicina a
lui, Rachel gli avesse afferrato il braccio.
“Andiamo” disse poi.
Con cautela si avvicinavano alla cascata.
“Ok... il trucco per passarla è farlo sul lato. C’è meno
acqua, ed è meno potente. Inoltre lo devi fare molto velocemente, altrimenti la
forza dell’acqua ti farà cadere sotto e non ti farà più rialzare”
“E’ pericoloso” disse con fare ingenuo lei.
Zack le sorrise, occhi negli occhi. “Non preoccuparti”
Il fatto di stare seminudi creava intimità, nella testa del
ragazzo.
In quella di Rachel solo un profondo imbarazzo. Non aveva
mai avuto un ottimo rapporto con il uso corpo. Troppo magro, troppo dritto nei
punti nevralgici.
Qualche curva in più le avrebbe fatto comodo. Per i
ragazzi, naturalmente.
Ma poi abbandonò l’idea di doversi cercare qualcuno da
avere accanto. Se fosse arrivato lo avrebbe accolto con tutto se stessa.
In quel momento però la sua testa la portava a vagare
come una piuma sospinta dal vento verso altri pensieri. Le sue origini, e Ryan,
per esempio.
Si muoveva, trascinando le gambe in quell’acqua di
piombo, con fatica, stringendo il braccio vigoroso di Zack, che si muoveva
scorrevolmente nel fiume.
Arrivarono davanti alla parete fragorosa.
“Guarda come faccio io” fece il ragazzo.
Proprio come aveva premesso, il ragazzo si avvicinò al
bordo destro della cascata, ed infilò la mano al suo interno, andando ad
infrangere quello specchio liquido dalla forza immane.
Tanto forte che la mano fu costretta ad abbassarsi.
“E’ molto forte. Dovremmo davvero utilizzare Gyarados,
Rachel”
“Le tue Poké Ball sono nello zaino. Oltre la cascata. Ed anche il mio. Non possiamo utilizzare i Pokémon. Che intendi fare?”
“Le tue Poké Ball sono nello zaino. Oltre la cascata. Ed anche il mio. Non possiamo utilizzare i Pokémon. Che intendi fare?”
“Beh...”
E all’improvviso Rachel vide Zack gettarsi nella cascata,
attraversandola.
Pochi secondi. Pochi secondi di panico. Non c’era alcun
rumore che non fosse lo scroscio della cascata.
“Zack...”
Niente. L’acqua cadeva impetuosa, urlando prima di
infrangersi al suolo.
“Zack... dove sei?” la voce risuonava dolce e si
scontrava contro l’acqua.
Niente.
Zack era morto. Probabilmente era così. E Rachel, che in
quei giorni stava vivendo la peggiore delle sindromi dell’abbandono, non poté
far altro che lasciarsi cadere in un baratro di lacrime ed abbassare il volto.
Il corpo del giovane non riaffiorava dall’acqua. La cascata lo aveva fatto suo. Nessuno avrebbe più potuto guardarlo negli occhi, i suoi occhi verdi, come gli smeraldi, come il colore di quel ciondolo che portava sempre, e che quel giorno lei aveva dimenticato nel bagno della professoressa Alma.
Il corpo del giovane non riaffiorava dall’acqua. La cascata lo aveva fatto suo. Nessuno avrebbe più potuto guardarlo negli occhi, i suoi occhi verdi, come gli smeraldi, come il colore di quel ciondolo che portava sempre, e che quel giorno lei aveva dimenticato nel bagno della professoressa Alma.
“Hey... guarda che non riuscirò a tenere la mia mano li
per sempre”
Rachel alzò la testa così velocemente da non riuscire a
mettere subito a fuoco quello che i suoi occhi vedevano.
La mano. La mano di Zack. La mano di Zack che lottava
contro la furia dell’acqua, e che attendeva di unirsi con quella di Rachel. Lei
si asciugò il viso, colmo di lacrime, ed afferrò la mano.
Zack la strinse, e la tirò a se con talmente tanta forza
che quella non si accorse neppure di aver attraversato il muro d’acqua.
La sensazioni che provò nel momento esatto in cui era
all’interno di esso erano contrastanti.
La paura le appesantì quella misteriosa parte compresa
tra lo stomaco ed i polmoni, le dava una pessima sensazione. Era il timore di
non farcela, di non sentirsi adeguati nel fare qualcosa.
La voglia di fare invece le diede una scossa di
adrenalina assurda. Con gli occhi chiusi, non riuscì a vedere nulla. Il volto
contrito, la bocca semiaperta, le labbra turgide indurite, tutto era
concentrato.
“È tutto finito” disse poi quello.
Rachel aprì gli occhi, mentre le lacrime si mischiavano
alle gocce d’acqua che cadevano precise dai suoi capelli. La mano che aveva
preso era ancora stretta alla sua, la faccia poggiata sul petto del ragazzo,
l’altra mano che lo stringeva dietro la schiena.
“Calmati...ti sono mancato così tanto?”
Rachel non si mosse per qualche secondo, bloccata dalla sorpresa che le aveva fermato anche le lacrime.
Rachel non si mosse per qualche secondo, bloccata dalla sorpresa che le aveva fermato anche le lacrime.
“Ho...ho pensato...ho pensato che tu fossi morto...” disse
poi, staccandosi poi di colpo dal ragazzo, come se si fosse resa conto solo in
quell’istante di cosa stesse accendo.
“Va tutto bene. Non ti lascerei mai da sola... devo
salvaguardare l’umanità, dannazione. Sbadata come sei... chissà che fine
faresti”
Rachel gli mostrò un sorriso tirato, ancora imbarazzata
per il contatto avuto con l’altro.
Salirono sulle rive del fiume in quella che sembrava una
grotta molto vecchia. Qua e la entravano sprazzi di luce da vari fori nella
parete. Il pavimento era levigato. Non era naturale, qualcuno doveva essersi
occupato del rendere quel posto più accogliente.
Del resto quella era la dimora d’emergenza dell’oracolo
di Arceus, una vera rockstar a quei tempi.
Rachel e Zack si asciugarono velocemente, si rivestirono
e si misero in marcia.
Varie iscrizioni, nello stesso linguaggio della tavola
trovata nel tempio, si trovavano sulle pareti della grotta.
Quella aveva una percorso circolare, leggermente in
pendenza. La grotta in effetti saliva sulla montagna, seguendo la linea
naturale della parete rocciosa.
“Perché credevi che fossi morto?” chiese Zack.
“Non lo so... ed in effetti è folle... io non so niente
di te”
Camminavano da qualche minuto, e tranne qualche Zubat spaventato che era svolazzato via non avevano avuto alcuna sorpresa.
Camminavano da qualche minuto, e tranne qualche Zubat spaventato che era svolazzato via non avevano avuto alcuna sorpresa.
“Cosa intendi?”
“Beh... di te mi hai detto solo il tuo cognome... ed ho visto solo un Gyarados, un Growlithe, un Braviary ed un Lucario tra i tuoi Pokémon, nonostante tu abbia sei sfere nella tua cintura. Altre informazioni me le ha date Alma, ma oltre questo rimani uno sconosciuto che inconsciamente ho accettato di accompagnare in una folle avventura”
“Che vuoi sapere di me?”
“Che ci fai qui ad Adamanta, per esempio”
“Te l’ho detto. Sono un avventuriero. Ho viaggiato per tanti anni, e due anni fa arrivai ad Adamanta. Mi sono trovato bene e mi sono fermato qui per un po’. Ma ciò non vuol dire che non ripartirò”
“Beh... di te mi hai detto solo il tuo cognome... ed ho visto solo un Gyarados, un Growlithe, un Braviary ed un Lucario tra i tuoi Pokémon, nonostante tu abbia sei sfere nella tua cintura. Altre informazioni me le ha date Alma, ma oltre questo rimani uno sconosciuto che inconsciamente ho accettato di accompagnare in una folle avventura”
“Che vuoi sapere di me?”
“Che ci fai qui ad Adamanta, per esempio”
“Te l’ho detto. Sono un avventuriero. Ho viaggiato per tanti anni, e due anni fa arrivai ad Adamanta. Mi sono trovato bene e mi sono fermato qui per un po’. Ma ciò non vuol dire che non ripartirò”
“Uhm... e la tua
avventura? Quando è cominciata?”
“Circa una decina di anni fa. Partii da Celestopoli, a Kanto e non mi sono più fermato. Ho lottato contro tantissimi allenatori, più o meno forti, ho allenato tanti Pokémon, a cui sono molto affezionato”
“Quindi non possiedi solo quelli nelle Poké Ball?”
“No. Ho un box pieno di Pokémon a dire il vero, ma tra tutti ho fatto una selezione, per ottenere una squadra equilibrata”
“Ed il tuo primo Pokémon?”
“Circa una decina di anni fa. Partii da Celestopoli, a Kanto e non mi sono più fermato. Ho lottato contro tantissimi allenatori, più o meno forti, ho allenato tanti Pokémon, a cui sono molto affezionato”
“Quindi non possiedi solo quelli nelle Poké Ball?”
“No. Ho un box pieno di Pokémon a dire il vero, ma tra tutti ho fatto una selezione, per ottenere una squadra equilibrata”
“Ed il tuo primo Pokémon?”
“Il mio primo Pokémon è stato il Growlithe che ha sfidato
il tuo Zorua la prima volta che ci siamo incontrati. Ne ha viste molte”
sorrise.
“E come mai non lo hai fatto evolvere?”
“Beh, non mi lamento delle sue prestazioni a dire il vero, è un Pokémon molto forte. Forse... beh, forse non voglio che cambi, voglio che resti il mio Growlithe. Non penso che riuscirò a chiamare il mio amico Arcanine, dopo tanti anni che l’ho chiamato Growlithe”
“Ma diventerà più forte!” urlò quella. La voce della ragazza rimbombò forte nella grotta. Zack le fece segno di non urlare. Il soffitto dell’antro era in buone condizioni, ma sapeva che non avrebbe retto per sempre.
“Beh, non mi lamento delle sue prestazioni a dire il vero, è un Pokémon molto forte. Forse... beh, forse non voglio che cambi, voglio che resti il mio Growlithe. Non penso che riuscirò a chiamare il mio amico Arcanine, dopo tanti anni che l’ho chiamato Growlithe”
“Ma diventerà più forte!” urlò quella. La voce della ragazza rimbombò forte nella grotta. Zack le fece segno di non urlare. Il soffitto dell’antro era in buone condizioni, ma sapeva che non avrebbe retto per sempre.
E se fosse crollato sopra di loro non voleva che a
provocare il tutto fossero delle inutili discussioni sull’evoluzione di
Growlithe.
“Ci vuole la pietrafocaia per l’evoluzione di Growlithe”
“Oh... beh, la grotta delle lanterne ne conterrà sicuramente qualcuna”
“Dopo l’ultima volta non ho più intenzione di entrare in quella grotta”
“Dopo l’ultima volta non ho più intenzione di entrare in quella grotta”
“Era solo il mio Larvitar... quante storie per un Pokémon
così piccino. Ti lamenti di lui e non di quel mostro orribile”
“Ti riferisci al mio Gyarados?”
“Naturalmente. Non vorrai mica dire che il tuo mostro è più carino del mio Larvitar?!”
“Che discorsi inutili, Rachel...”
“Sto cercando solo di conoscerti...”
“No, stai mettendo a paragone due Pokémon. Inutilmente, peraltro”
“Naturalmente. Non vorrai mica dire che il tuo mostro è più carino del mio Larvitar?!”
“Che discorsi inutili, Rachel...”
“Sto cercando solo di conoscerti...”
“No, stai mettendo a paragone due Pokémon. Inutilmente, peraltro”
“Ok, ok. A-aspetta un minuto... oggi... oggi in bagno. Mi
hai parlato. Mi hai detto che se tu avessi avuto una figlia come me non mi
abbandoneresti mai”
“Già. Ma ora che c’entra?”
“Che ne sai tu del fatto che sono stata abbandonata?!”
“Ehm... beh... veramente... parli nel sonno”
“Io e te dormiamo in due stanze differenti...”
“Senti, una notte mi sono svegliato per andare in bagno, e tu stavi tenendo un lungo sermone sulla tua vita e sulle tue preoccupazioni...”
“E tu naturalmente hai ascoltato tutto!” Rachel impresse la sua voce nella testa del ragazzo con molta aggressività.
“Già. Ma ora che c’entra?”
“Che ne sai tu del fatto che sono stata abbandonata?!”
“Ehm... beh... veramente... parli nel sonno”
“Io e te dormiamo in due stanze differenti...”
“Senti, una notte mi sono svegliato per andare in bagno, e tu stavi tenendo un lungo sermone sulla tua vita e sulle tue preoccupazioni...”
“E tu naturalmente hai ascoltato tutto!” Rachel impresse la sua voce nella testa del ragazzo con molta aggressività.
“Beh... volevo sapere qualcosa in più sul tuo conto e mi
è sembrata una buona cosa...”
“Certo...”
“Beh... comunque mi spiace. Vorrei che non fosse mai successo”
“Già. Così ora non sarei sudicia e bagnata in una grotta piena di chissà cosa”
“Non lamentarti, ci è andata di lusso. Non siamo ancora morti, abbiamo scoperto un posto dove nessuno era mai stato... non penso ci sia da lamentarsi”
“Beh... comunque mi spiace. Vorrei che non fosse mai successo”
“Già. Così ora non sarei sudicia e bagnata in una grotta piena di chissà cosa”
“Non lamentarti, ci è andata di lusso. Non siamo ancora morti, abbiamo scoperto un posto dove nessuno era mai stato... non penso ci sia da lamentarsi”
“Umpf...”
“L’unica cosa che non capisco è il perché tu fugga da Ryan”
“Non ti riguarda”
“Cioè tu puoi chiedermi quello che ti pare, mentre io no”
“Parli sempre! Stai in silenzio!”
“L’unica cosa che non capisco è il perché tu fugga da Ryan”
“Non ti riguarda”
“Cioè tu puoi chiedermi quello che ti pare, mentre io no”
“Parli sempre! Stai in silenzio!”
D’improvviso un boato riempì le orecchie dei ragazzi.
Repentinamente, Zack chiamò Lucario. Rimasero fermi, piantati sui piedi. Rachel
guardava il volto contrito e concentrato di Zack, simile a quello di Lucario.
Pochi secondi di silenzio. La volta non crollò.
“Ti ho detto di non urlare...” fece Zack, gettando fuori
dal suo corpo tanta aria ricca di ansie e preoccupazioni con un sospiro.
“Ma è possibile che ogni volta che litighiamo succede
qualcosa?!”
“Già... vedo più luce. Siamo quasi arrivati”
“Già... vedo più luce. Siamo quasi arrivati”
Ed in effetti era così.
Arrivarono in una zona piuttosto larga. La luce entrava
da una grande apertura, coperta integralmente dall’acqua della cascata. Zack
provò ad avvicinarsi al bordo dell’apertura. Erano davvero molto in alto.
Vedeva la pozza d’acqua formata dalla cascata, dove c’erano dei Barboach.
“Vieni qui, che cadi...” gli fece Rachel, afferrandolo
per lo zaino, e tirandolo a se. Il ragazzo fece qualche passo indietro,
guardando Adamanta attraverso il filtro che gli imponeva l’acqua. Chiazze di
colori indistinti formavano, nella sua fantasia, montagne, città, paesini, mari
e case. Si girò, poi. Rachel sostava, mentre guardava il soffitto della grotta.
“E’ solido. E’ stato costruito molto bene” concluse poi.
“Prima era protetta da un esercito, hai sentito Mr Fuji...era una donna importante”
“Prima era protetta da un esercito, hai sentito Mr Fuji...era una donna importante”
Il pavimento era sconnesso, l’erosione del tempo aveva
cominciato da li. Nonostante tutto, tranne qualche ragionevole dislivello, si
poteva camminare tranquillamente.
Non c’era traccia di alcuna stuoia, brandina, letto o
luogo dove dormire. C’erano in compenso molti utensili per cucinare, un
pestello, delle ciotole, degli utensili, tutto in pietra.
Mensole e piani d’appoggio erano stati creati con la
roccia della grotta stessa. Varie insenature erano vuote. Una sola conteneva
qualcosa.
“È un cofanetto...” osservò Rachel, afferrandolo. Lo
aprì, dentro di esso vi erano incisi numerosi caratteri simili a quelli già
visti sull’altra stele.
“Già. Lo porteremo ad Alma. C’è altro?”
“No. Niente. Bene. Andiamo”
“Aspetta, riposiamoci”
Zack sbuffò, la prese per il braccio, e la trascinò con se fino al bordo della cascata.
Zack sbuffò, la prese per il braccio, e la trascinò con se fino al bordo della cascata.
“Che dannazione vuoi fare?!”
“Stringimi forte” sorrise lui.
“Eh?!” fece lei, urlando, noncurante della grotta
pericolante. Lo abbracciò però, mentre lui si gettava oltre la cascata.
Si erano buttati oltre la parete d’acqua, in caduta
libera.
Rachel strinse gli occhi, mentre gli urlava le peggiori
maledizioni ed offese. Zack rideva. Adorava quella sensazione di libertà, unita
a quella percezione pungente che gli spingeva nello stomaco.
A poche decine di metri dal suolo, mentre erano dei
potenziali proiettili, Rachel smise di urlare.
Sentiva le sue gambe sostenute da qualcosa, mentre le
risate di Zack diminuivano.
Il vento passava tra i loro capelli, ma non cadevano più.
Rachel aprì gli occhi. La schiena di Zack.
“Puoi lasciarmi. Siamo in volo verso Edesea”
Braviary.
“Giuro che appena scendiamo ti ammazzo!”
“Professoressa Alma, eccoci di ritorno” fece Zack,
levandosi la bandana e lasciando cadere lo zaino accanto alla porta.
Nell’appartamento di Alma c’era un profumo divino.
“Fame?” chiese quella, facendo un sorriso da first lady.
“Beh... un po’”
Solo allora entrò Rachel. I capelli letteralmente sconvolti, la faccia di più. Non disse una parola, entrò solo nella stanza del ragazzo, sbattendo la porta.
Solo allora entrò Rachel. I capelli letteralmente sconvolti, la faccia di più. Non disse una parola, entrò solo nella stanza del ragazzo, sbattendo la porta.
Alma e Zack si guardarono.
“Che diamine lei hai fatto?! Pareva avesse una nuvola di
pioggia sulla testa”
“È stata una giornata piuttosto pesante. Abbiamo trovato la grotta di Prima”
“Davvero?! Cavolo, ma siete bravissimi!”
“Grazie, professoressa. Ed abbiamo trovato un cofanetto”
“È stata una giornata piuttosto pesante. Abbiamo trovato la grotta di Prima”
“Davvero?! Cavolo, ma siete bravissimi!”
“Grazie, professoressa. Ed abbiamo trovato un cofanetto”
“Mostramelo”
“Ce l’ha Rachel nella sua borsa, un momento”
Fece due passi indietro guardando gli occhi della bella donna, si girò, ed andò alla porta della sua stanza.
“Ce l’ha Rachel nella sua borsa, un momento”
Fece due passi indietro guardando gli occhi della bella donna, si girò, ed andò alla porta della sua stanza.
Bussò. “Rachel...”
Niente. Nessun rumore.
Niente. Nessun rumore.
“Rachel!”
“Che diavolo vuoi?!”
“Stai bene?”
Silenzio. Zack guardò Alma, lei fece spallucce, dopodiché la porta si aprì.
Silenzio. Zack guardò Alma, lei fece spallucce, dopodiché la porta si aprì.
“Secondo te sto bene?! Mi hai fatto fare un volo di cento
metri in caduta libera, e se non sono morta oggi non morirò mai più!”
“Che le hai fatto fare?!” esclamò Alma, avvicinandosi
alla ragazza.
“Ma niente! Quante storie per un lancio!”
“Poverina... vieni qui, siediti un po’...” Alma la prese
sotto braccio e la fece sedere sul divano. “Ti metto a preparare una camomilla,
avrai avuto una giornata molto pesante”
“Bah, troppo sensibile a queste cose! Stiamo partendo per
salvare l’umanità ed i Pokémon, e tu ti metti a fare queste scene”
“Ma almeno potevi avvertirmi! Potevi dirmi: scusa Rachel,
possiamo lanciarci da 150 metri di altezza per poi utilizzare il mio Braviary
per tornare ad Edesea?”
Zack abbassò la testa ed infilò le mani in tasca, facendo il vago.
Zack abbassò la testa ed infilò le mani in tasca, facendo il vago.
“Che poi anche con la domanda è una cosa folle! Potevamo
salire entrambi su Zebstrika, e scendere rapidamente!”
“Ok, ho sbagliato, scusa. Devo abituarmi ai tuoi limiti”
Alma assisteva alla presa di coscienza del suo pupillo
mentre metteva un pentolino sui fornelli.
“Mi hai fatto sciogliere le gambe! Mi vendicherò!”
“Ok, come vuoi piccola, ora però, puoi darmi il cofanetto
di Prima?”
“È nello zaino, prenditelo da solo”
“È nello zaino, prenditelo da solo”
“Ok”
Ne uscì un minuto dopo con lo scrigno in mano. Lo diede ad Alma, che lo prese e si sedette al tavolo della cucina.
Ne uscì un minuto dopo con lo scrigno in mano. Lo diede ad Alma, che lo prese e si sedette al tavolo della cucina.
“Uhm... un esame alla pietra del cofanetto potrà accertare
che è dello stesso periodo della stele precedentemente tradotta. Qui a casa non
ho apparecchiature in grado di farlo, però. Dovremmo andare in università”
“In realtà sarei più interessato al contenuto dei caratteri piuttosto che alla pietra del cofanetto...”
“Si, la traduco subito... bene. Sono gli stessi caratteri. Non so se siano stati incisi dalla stessa persona, ci vorrebbe un confronto con gli altri fatto da un calligrafo”
“In realtà sarei più interessato al contenuto dei caratteri piuttosto che alla pietra del cofanetto...”
“Si, la traduco subito... bene. Sono gli stessi caratteri. Non so se siano stati incisi dalla stessa persona, ci vorrebbe un confronto con gli altri fatto da un calligrafo”
“Il contenuto” sorrise Zack, facendo sorridere anche la
donna.
“Dice... il cristallo è andato. Il cristallo non esiste più, ma l’essenza di esso e l’amore verso Arceus continuerà a vivere nel mio cuore, e nel cuore di chi proviene dal mio ventre. In questo modo le guerre cesseranno. Nessuno sa della cosa. Chiunque cercherà ancora di fare del male al grande dio Arceus, continuerà a cercare il cristallo, ma esso non c’è più. Sfiancati dalla ricerca, un giorno la smetteranno, ed accoglieranno il suo amore in tutto il suo splendore. Per ora, l’unica cosa da fare è aspettare. E dare alla luce il mio cristallo, prole nata dall’unione con il magnifico Timoteo. Pace all’anima sua... Zack, questa è una testimonianza storica importantissima! Ma come hai fatto a trovarla?”
“Dice... il cristallo è andato. Il cristallo non esiste più, ma l’essenza di esso e l’amore verso Arceus continuerà a vivere nel mio cuore, e nel cuore di chi proviene dal mio ventre. In questo modo le guerre cesseranno. Nessuno sa della cosa. Chiunque cercherà ancora di fare del male al grande dio Arceus, continuerà a cercare il cristallo, ma esso non c’è più. Sfiancati dalla ricerca, un giorno la smetteranno, ed accoglieranno il suo amore in tutto il suo splendore. Per ora, l’unica cosa da fare è aspettare. E dare alla luce il mio cristallo, prole nata dall’unione con il magnifico Timoteo. Pace all’anima sua... Zack, questa è una testimonianza storica importantissima! Ma come hai fatto a trovarla?”
“L’ho trovata io!” esclamò arrabbiata Rachel.
“Si, è stata lei a trovarla”
“È incredibile... questo cofanetto è una pietra miliare della storia antica di Edesea...”
“Si, è stata lei a trovarla”
“È incredibile... questo cofanetto è una pietra miliare della storia antica di Edesea...”
“Già... ma questo complica il nostro compito... senza
cristallo come contattiamo Arceus?” sbuffò Zack.
“A questo proposito...” Alma si alzò, ed entrò in bagno.
“Beh... questa è la tua collana, vero?” domandò poi, una volta uscitane, con il
ciondolo in mano. Una semplice catena, con un grosso smeraldo. Zack la riprese.
“Si, l’avevo dimenticata in bagno... e Rachel aveva
dimenticato di darmela, prima di uscire”
“Che diamine vuoi da me?! Sei tu che dovresti ricordarti di prendere le tue cose!” urlava isterica quella.
“Che diamine vuoi da me?! Sei tu che dovresti ricordarti di prendere le tue cose!” urlava isterica quella.
“Hey, piccola calmati...” sorrise Zack, e quel sorriso le
fece venir voglia di lanciargli contro un corpo contundente.
“Beh... guarda questa immagine sacra... questo è Arceus”.
Alma gli pose davanti un disegno fatto ad acquarello. Ritraeva il Pokémon
Primevo in una posa monumentale. Le zampe anteriori sollevate ed il collo
alzato.
“Beh... quello che voglio farti notare sono dei piccoli
particolari presenti al di sopra di quella sorta di ruota dorata che ha attorno
alla vita...”
“Ma...”
“Si. Sono dei cristalli. Proprio come il tuo. Oggi dopo pranzo sono tornata a casa, sono andata a farmi la doccia ed ho visto il tuo ciondolo. Avevo i miei dubbi, insomma sarebbe potuto essere un semplice smeraldo, quindi l’ho controllato al microscopio. E mi sono sorpresa quando mi sono resa conto di non conoscere nessun elemento con una simile conformazione. È molto particolare, ed i legami tra le particelle sono incredibilmente fitti. È un nuovo elemento, mai incontrato sul nostro pianeta”
“Dici sul serio?!”
“Già”
“Questo ciondolo me l’ha dato mio padre prima che partissi. Non lo levo quasi mai. Non sapevo fosse così tanto importante”
“Hai appesa al collo la causa di una delle guerre più sanguinosa mai avvenute nella nostra regione”
“Ma...”
“Si. Sono dei cristalli. Proprio come il tuo. Oggi dopo pranzo sono tornata a casa, sono andata a farmi la doccia ed ho visto il tuo ciondolo. Avevo i miei dubbi, insomma sarebbe potuto essere un semplice smeraldo, quindi l’ho controllato al microscopio. E mi sono sorpresa quando mi sono resa conto di non conoscere nessun elemento con una simile conformazione. È molto particolare, ed i legami tra le particelle sono incredibilmente fitti. È un nuovo elemento, mai incontrato sul nostro pianeta”
“Dici sul serio?!”
“Già”
“Questo ciondolo me l’ha dato mio padre prima che partissi. Non lo levo quasi mai. Non sapevo fosse così tanto importante”
“Hai appesa al collo la causa di una delle guerre più sanguinosa mai avvenute nella nostra regione”
“Incredibile”
“Non si spiega però perché Prima abbia dovuto incidere quelle parole se il cristallo è qui” instillò il dubbio Rachel.
“Magari contavano che la trovassero. E che leggessero il contenuto del cofanetto” provò a rispondere Alma.
“Non si spiega però perché Prima abbia dovuto incidere quelle parole se il cristallo è qui” instillò il dubbio Rachel.
“Magari contavano che la trovassero. E che leggessero il contenuto del cofanetto” provò a rispondere Alma.
“Alla fine ce ne siamo dimenticati, proprio come ha
scritto lei”
“Beh... sono molto convinta di quello che dico. Questo elemento non esiste sul nostro pianeta. Questo, ragazzi è il cristallo di Arceus”
“Beh... sono molto convinta di quello che dico. Questo elemento non esiste sul nostro pianeta. Questo, ragazzi è il cristallo di Arceus”
Rachel si alzò, ed andò vicino a Zack. Lo prese, lo
toccò. Era strano sentire tra le sue mani qualcosa di così importante.
“Beh... dovremmo metterlo al sicuro. Non credo sia saggio
che tu lo tenga al collo” fece poi.
“Non se ne parla neanche!” lo strappò di mano alla
ragazza. “Questo è il ciondolo che mi ha regalato mio padre, è il mio
portafortuna, e non si allontanerà dal mio collo!”
“Beh, lo spero per te, perché altrimenti dovrai trovare
un nuovo pianeta dove attentare alla mia vita”
Zack rise, e le strinse per le spalle, tirandosela verso
di lui. Rachel lasciò fare, senza replicare al contatto, ma staccandosene non
appena quello allentò la presa.
“Uh... la camomilla è pronta” sorrise Alma.
Mangiarono, risero, scherzarono e si crearono un piano
d’azione. Alma consegnò inoltre ai ragazzi la tavola di Hermann. Era una lastra
di pietra abbastanza sottile, su cui era incisa la forma di una mano.
“Questa è in grado di rivelarvi la purezza d’animo di una
vergine. L’inventore deve aver probabilmente utilizzato qualche Pokémon per
conferirgli il potere del riconoscimento, ma come abbia fatto rimane tutt’ora
un mistero. Inutile dirvi che avete tra le mani un cimelio di inestimabile
valore archeologico, e che dovrete usarlo con cautela, senza danneggiarlo.
Quando questa storia sarà finita, il rettore della facoltà di scienza lo
rivuole nel suo studio. È chiaro?”
“Sissignora” rispose Rachel.
“E come funziona?” domandò l’altro.
“Beh. Basta semplicemente che la vergine poggi la mano
qui e la tavola dovrebbe reagire. È certificato il suo funzionamento”
“Ok, va bene. La ringrazio”
“Ora se permettete vado a dormire. Domani dovrò studiare meglio il cofanetto ed inviare un’equipe di studiosi alle cascate Armonia”
“Se trovate qualche frana è stata Rachel e la sua voce incredibile” fece Zack, a mo’ di avvertimento.
“Ok, va bene. La ringrazio”
“Ora se permettete vado a dormire. Domani dovrò studiare meglio il cofanetto ed inviare un’equipe di studiosi alle cascate Armonia”
“Se trovate qualche frana è stata Rachel e la sua voce incredibile” fece Zack, a mo’ di avvertimento.
La più giovane lo spintonò, ma quello non si mosse di
molto.
“Non credo ci saranno problemi. Abbiamo dei Pokémon
scavatori molto abili. Notte” sorrise poi, in quel modo che faceva sciogliere
chiunque.
“Notte, professoressa” risposero all’unisono i due. Alma
sparì nella sua stanza, mentre i due si sedettero sul divano. Accesero la tv.
“Edizione
straordinaria del tg Adamanta. Quasi contemporaneamente in più parti della
regione di Kanto è iniziato l’attacco dei tre leggendari uccelli Articuno,
Moltres e Zapdos. Il primo ha causato un’abbondante grandinata nella città di
Zafferanopoli, provocando numerosi danni ai palazzi e alle autovetture e
ferendo molte persone. L’uccello di fuoco ha invece preso di mira il Monte
Argento, su cui sta divampando un forte
incendio, che inutilmente il team dei Blastoise sta cercando di domare. Per
ultimo Zapdos, che ha causato una forte tempesta di fulmini che ha colpito
Plumbeopoli. Inutili gli sforzi dei capipalestra per difendere le proprie
città. Tra i migliaia di feriti c’è da registrare la presenza del capopalestra
Green, che ha subito gravi ustioni sul Monte Argento cercando di contrastare
Moltres. Per ora è tutto, da tg Adamanta”
“Dobbiamo sbrigarci, Rachel” sospirò Zack.
Era chiuso in camera sua, steso sul letto della camera
che gli avevano dato. Aveva i palmi delle mani scorticati per aver serrato i
pugni troppo stretti. Aveva ascoltato quello che Marianne aveva da dirgli
riguardo quel ragazzo, Zackary Recket senza battere ciglio, e con la stessa
maschera impassibile le aveva voltato le spalle e se ne era andato. La ragazza
gli aveva detto che quelle che giravano sul suo conto erano solo voci, ma per
lui oramai era impossibile fidarsi. Nonostante oramai fosse più che tardi, il
suo animo era in tumulto e gli impediva di addormentarsi. Gallade lo guardava
preoccupato, ma il ragazzo sapeva di non potergli rivolgere nemmeno una parola.
Sapeva che nel preciso istante in cui avrebbe riaperto la bocca, probabilmente,
avrebbe detto parole che non gli appartenevano realmente e che pure non sarebbe
riuscito a fermare. Restava così, disteso a fissare il soffitto, mentre pensava
all’indomani. Marianne lo aveva rincorso per dirgli che sarebbero partiti alla
volta di Palladia, nel tentativo di rintracciare i due, ma che forse non erano
già più lì. Sbatté il pugno sul materasso, che cigolò infastidito dalla mossa
del ragazzo. Poi qualcuno bussò alla porta.
La tentazione di non aprire era tanta, ma la speranza che
fossero nuove notizie gli impose di calmarsi e di accogliere
chiunque lo stesse disturbando.
A sorpresa, il visitatore notturno era Lionell.
Il ragazzo lo guardò confuso. Nonostante fossero sempre
nello stesso palazzo non gli era mai capitato di incontrarlo in quei giorni.
Impreparato dall’evento, non seppe che balbettare qualche sillaba scendendo man
mano di tono finché non tacque. Nemmeno l’uomo parlò. Sembrava pensieroso. E
indeciso. Questo sorprese ancora di più il ragazzo. Poi quello parlò.
“Scusami, ragazzo, posso entrare qualche minuto?”
La voce era bassa, calma, non sembrava quasi la sua. Ryan
si fece da parte per farlo passare e richiuse la porta dietro le spalle
dell’uomo. Sebbene avesse giudicato che non dovesse avere più di 45 anni,
improvvisamente gli sembrò molto più vecchio.
Lionell si sedette sul letto, con la faccia stanca.
Impiegò alcuni secondi prima di guardare Ryan.
“Ho saputo che la ragazza è stata trovata.”
Iniziò.
Ryan annuì, senza dire altro. Era a disagio.
“L’ho vista nel filmato, per la prima volta, stasera. La
foto l’ha avuta Marianne tutto il tempo...” fece un’altra pausa.
“Ryan... penso che ci siano un paio di cose di cui devo
metterti al corrente...”
Il ragazzo lo guardò.
A quanto pare quella giornata era ben lungi dall’essere
finita.
Già... quelle giornate non
finivano mai. Soprattutto nella mente.
Rachel si svegliò nel cuore della notte. Aveva freddo ai
piedi, e al naso. E alle guancia sinistra.
Quella destra sembrava stare bene. Aprì meglio gli occhi,
cercando di focalizzare bene la situazione.
Qualcuno accanto a lei si muoveva. Espandeva il torace,
che poi tornava di normali dimensioni.
La luce della luna entrava impertinente in quella
nottata, illuminando il tavolo e due sedie nella cucina.
La televisione era accesa, probabilmente si erano
addormentati mentre vedevano Pokémon Show. Continuava a trasmettere immagini.
Ora c’era un programma letterario. Lo schermo televisivo illuminava il volto di
Rachel.
E quello di Zack, che abbattuto dormiva accanto a lei.
Aveva avuto una giornata pesante.
Tante emozioni, tante sensazioni. Tutto unito ed
inseguito dalla paura di una fine quasi certa.
Oppure no. Quel cristallo che aveva appeso al collo
poteva essere la speranza.
Non si volle muovere, lei, per non svegliare Zack. Era
rimasta con le gambe piegate una sull’altra, i piedi scoperti, il braccio
destro rintanato dietro la schiena di Zack e quello sinistro sul suo addome. La
faccia sul suo petto completava il tutto. Sembravano fidanzati.
Pensava, lei.
La chiamava piccola. La stringeva, quel giorno l’aveva
tenuta stretta a se, al suo petto, si era scusato con lei, ed aveva condiviso
tante emozioni.
Era senza dubbio un testone. Ma rimaneva un testone molto
carino. E dolce, quando serviva. Le aveva preparato il pranzo, e detto quelle
cose carine nascosto dietro la porta del bagno.
Doveva staccarsene. Le venne da pensare. Quel contatto la
feriva, era come se le mostrasse qualcosa che non meritava di avere. Doveva
dormire. Allungò la mano verso quella di Zack, che manteneva il telecomando,
sfilandoglielo elegantemente, cercando di farlo il più velocemente possibile.
Spense la tv, ed il salotto e la cucina piombarono nel
buio.
Forse fu la mancanza di quel ronzio fastidioso a far
aprire gli occhi al ragazzo.
“Hey...Rachel...che succede?” fece quello, confuso e
appena sveglio.
“Niente, Zack. Ho spento la tv. Ho freddo”
“Vado a dormire, ti lascio riposare per bene”
“Vado a dormire, ti lascio riposare per bene”
“Sì, ti ringrazio” la voce atona sembrava stridere con
l’espressione che l’oscurità nascondeva.
“Bene”. Zack si alzò e si voltò verso la ragazza. Si era
alzata, e prendeva le coperte.
“Ma non sei scomoda?”
“No, tranquillo, va tutto bene.”
“So che può sembrarti fuori luogo ma se vuoi di la il
letto è molto grande e confortevole. Possiamo dividerlo”
“Non è il caso, Zack, non preoccuparti. A domani”
“Ok. Ciao piccola”
“Ciao...”
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