Il Manga, tante immagini fighissime, le news più importanti sul mondo dei Pokémon, ed un nuovo angolo per la pubblicazione della fan fiction. I miei amici di Pokémon Adventures Ita offrono questo ed altro sulla loro pagina. Quindi perchè non passare da loro e fargli un salutino veloce. Magari mettere un mi piace...ora torniamo a noi.
Oggi fuori il quinto capitolo della nostra incredibile storia.
Cerchiamo di capire qualcosa in più riguardo tutti questi misteri che circondano i nostri eroi.
Vi informo inoltre che la pubblicazione è stata estesa anche al sito EFP, noto sito italiano di Fan Fiction, dove potrete trovarci con lo stesso titolo che abbiamo qui: Pokémon Adventures: Back to the origins.
Finisco di annoiare, ricordando che la pubblicazione della fan fiction è sempre e solo il lunedì, mentre il sabato ci adoperiamo a darvi dei simpatici consigli utili.
La rubrica, come la fan fiction, sono tenuti personalmente da me e Rachel Aori, della pagina Fb sopracitata.
E ora...via.
Stay Ready.
Andy $
Oggi fuori il quinto capitolo della nostra incredibile storia.
Cerchiamo di capire qualcosa in più riguardo tutti questi misteri che circondano i nostri eroi.
Vi informo inoltre che la pubblicazione è stata estesa anche al sito EFP, noto sito italiano di Fan Fiction, dove potrete trovarci con lo stesso titolo che abbiamo qui: Pokémon Adventures: Back to the origins.
Finisco di annoiare, ricordando che la pubblicazione della fan fiction è sempre e solo il lunedì, mentre il sabato ci adoperiamo a darvi dei simpatici consigli utili.
La rubrica, come la fan fiction, sono tenuti personalmente da me e Rachel Aori, della pagina Fb sopracitata.
E ora...via.
Stay Ready.
Andy $
Rachel non si sentiva più le gambe. Avevano passato quasi
una giornata intera in groppa a Braviary per spostarsi da Edesea fino a
Miracielo, e per Rachel fu decisamente un’esperienza da non ripetere.
Quando scesero, decisero di dar
riposo ai loro corpi provati. E a Braviary. Rachel era seduta su una
panchina del lungo viale che costituiva il centro della città. Faceva freddo,
ma rispetto a quello provato in volo sentiva di poter affrontare la brezza
cittadina anche in canottiera.
Il tramonto bussava alle porte
della giornata, e dall’altopiano il cielo si tingeva di un rosso
incantevole. Zack borbottava qualcosa sulla scarsa resistenza della ragazza in alta quota, ma la ragazza non aveva la
forza di ascoltarlo. Fu solo quando anche l’ultimo spicchio di sole scomparse
dal cielo che ebbe il coraggio di porre la fatidica domanda.
“Senti, ma stanotte dove dormiamo?”
Zack la guardò meravigliato, senza risponderle
immediatamente, quasi fosse sicuro che la domanda che gli era stata fatta fosse
puramente retorica.
“Bé, abbiamo i sacchi a pelo, la professoressa Alma te ne
ha prestato uno adatto. Appena finiamo di riposarci ci mettiamo in marcia ed
arriviamo alla Grotta delle Lanterne, lì dentro fa caldo quasi tutto l’anno”
Zack reggeva tra le mani una mappa del tunnel, e stava
controllando bene la sua struttura, cercando di individuare eventuali vicoli
ciechi e le zone che potevano essere più pericolose.
“Bene, direi che possiamo metterci in marcia anche adesso.
Più o meno verso la metà del tunnel c’è una specie di spiazzo, lì avremo
abbastanza spazio per stenderci entrambi senza disturbare i Pokémon della
grotta”
Aveva concluso il suo ragionamento con una certa
soddisfazione, ricontrollando accuratamente il tutto prima di rimettersi lo
zaino in spalla. Avrebbero potuto utilizzare di nuovo Braviary, ma l’aquila
aveva usato già gran parte delle sue energie. Non era il caso di sfruttare
ancora le sue ali.
Poi si voltò a guardare la ragazza, che non mostrava
esattamente lo stesso entusiasmo di Zack.
“Dai, su, non vorrai fare ancora più tardi? Ci aspetta
già una bella camminata, posticipare non ci porterà niente di buono”
“Aspetta” lo fermò “mi stai dicendo che dormiremo nella
grotta? In una grotta famosa per i gas che la riempiono e che ogni tanto
causano delle piccole esplosioni qua e là?”. Rachel era incredula.
E Zack la guardò con tranquillità
disarmante, facendo spallucce.
“Va bene i sacchi a pelo, ma credevo che avremmo
pernottato in qualche centro medico, oppure in qualche altra zona sicura”.
Rachel incrociò le braccia al petto, mentre Zorua, di nuovo in forma umana, le
teneva un lembo della maglia e guardava una volta la ragazza e una volta Zack,
come se stesse assistendo ad una partita di tennis, senza sembrare veramente
colpito dalla discussione.
“Rachel, compagna di avventure, in condizioni normali
sicuramente faremmo come dici tu. In condizioni normali non ti avrei nemmeno
fatto prendere un sacco a pelo, avrei fatto in modo di trovare una pensione e
di assicurare un tetto sulla testa ad entrambi. Posso giurartelo sulla mia
stessa vita. Ma questa è una situazione di emergenza e richiede un trattamento
diverso. Non possiamo perdere tempo a cercare un alloggio più confortevole e
per quanto possa sembrarti una scelta pericolosa ti assicuro che io stesso ho
dormito più di una volta nel tunnel. È tutto a posto, so quello che sto facendo
e so anche che dobbiamo sbrigarci” la sua espressione era seria, tanto che la
ragazza non riuscì a reggere il peso del suo sguardo e abbassò gli occhi.
“Lo spero per te” si limitò a borbottare l’altra, mentre
prendeva la mano al suo Pokémon e iniziava a seguirlo docilmente. La sua testa
fece un incredibile salto mortale, ed andò a pensare a Blitzle, nella sua sfera,
che riposava pacifico, senza alcun cenno dell’ostilità che aveva mostrato il giorno
precedente.
“Comunque dovresti davvero essere contenta della grotta,
è il posto adatto per te” ritornò sull’argomento Zack.
Rachel rivolse al suo compagno di viaggio uno sguardo
interrogativo.
“Ma sì, dico, non hai avuto tempo di allenarti come si deve
ad Edesea, quindi è ragionevole pensare che potrai farlo nel tunnel! Ci sono
parecchi Pokémon selvatici. Certo, sarai un po’ svantaggiata con i possibili
tipi, ma d’altra parte sarà ancora più utile per imparare a destreggiarti in
ogni situazione” le sorrideva raggiante, sicuro che la sua fosse davvero la
miglior idea del mondo.
“Cosa cosa cosa?! Ma sei impazzito?! Ho un Pokémon
elettrico ed uno di tipo buio, cosa posso fare in una grotta popolata in larga
misura da Pokémon terra, roccia e fuoco? È un atto suicida! Più dell’idea di
dormirci dentro!”
Questa prima
giornata di viaggio la stava provando a livello psicologico più di quanto
potesse ammettere.
“Tranquilla, dovrebbero essere abbordabili persino al tuo
livello e in ogni caso potresti approfittare per catturare qualche Pokémon
diverso. Se vuoi vincere devi variare il tuo team”
Le sue parole per un istante la gelarono. Erano identiche
a quelle che suo fratello le aveva ripetuto appena tre giorni prima. Sentì un
brivido scenderle per la schiena e si limitò a restare in silenzio, lasciando
cadere la sua affermazione. Avrebbe combattuto nella grotta e avrebbe catturato
uno o due Pokémon, quello che era, dopotutto se il suo compito era mettere
quanta più strada possibile fra lei e la sua vecchia vita quello era un
compromesso più che ragionevole.
Arrivarono alla grotta dopo un’ora di cammino. Visto il
suo ruolo di apprendista con il dovere di sconfiggere i Pokémon selvatici,
Rachel entrò per prima, seguita subito dopo da Zack, che nonostante tutto non si
permetteva di abbassare la guardia. Le consigliò di far uscire immediatamente i
suoi Pokémon e di evitare quei Pokémon che per primi sembravano ignorarli.
Doveva rivolgere al sua attenzione solo a quelli che pensava la stessero
puntando fin da subito. E per buona misura doveva cercare di sconfiggerli al
massimo con due mosse, in modo che eventuali Pokémon nei paraggi non si
accorgessero di loro, in modo da non attirare troppo l’attenzione.
Non era affatto sicura di potercela fare, ma fece
comunque uscire Blitzle dalla sfera e fece tornare Zorua nel suo normale
aspetto da Pokémon. Iniziarono l’esplorazione della grotta senza guardarsi mai
alle spalle, Rachel si muoveva seguendo le indicazioni di Zack e nonostante non
lo credesse possibile buona parte delle lotte si concludevano davvero con poche
mosse di Blitzle, che nonostante il tipo avverso al luogo lasciava che la sua
velocità e la potenza pura arrivassero dove gli attacchi elettrici non
potevano.
“Hmm... è davvero un bell’esemplare” commentò il ragazzo ad
un certo punto “ti invidio quasi, è difficile trovarne di così potenti
selvatici, può venirne su davvero uno dei migliori in circolazione...certo...sul
carattere dovrai un po’ lavorarci”
Il Pokémon infatti, se da un lato appariva mansueto di
fronte alla sua allenatrice, d’altro canto era del tutto diffidente verso il
ragazzo.
“Non c’è niente su cui lavorare” rispose la ragazza,
guardando Zack che cercava con scarso successo di accarezzare il Pokémon
Caricavolt “Ha semplicemente buon intuito nel riconoscere le brave persone.
Inoltre ha buonsenso sufficiente da tenere lontani quelle inaffidabili”
continuò a canzonare il giovane
“È forse una tua forma di vendetta per la scelta del
luogo in cui pernottare?” le fece quello, sarcastico.
“Figurati, non uso metodi tanto sottili, e poi...” fece
vagare lo sguardo nella grotta, illuminata dal cristalli, alla ricerca di altri
Pokémon da sfidare “E poi hai ragione tu.” concluse “Non siamo in vacanza né
altro, e non credere che non sia difficile per me abituarmi...ma sto iniziando
a farlo. Devo farlo” era determinata, si spostò una ciocca di capelli corvini
dagli occhi e si voltò di nuovo verso il ragazzo.
“Sono una persona difficile. Abbi pazienza” concluse
rapidamente.
“Il motivo per cui stai scappando da tuo fratello però
non vuoi ancora dirmelo” la punzecchiò.
La ragazza non si girò nemmeno a guardarlo.
“Ovviamente no. Il fatto è che non sono del tutto certa
di saperlo nemmeno io. Però lo sto facendo e non ho intenzione di tornare
indietro. Bada bene, non pensare che lui sia una cattiva persona o che mi abbia
fatto chissà che...è un ragazzo davvero dolce. Sono io quella che non va”
Zack sospirò. Non gli piaceva chi si piangeva addosso.
Tornò di nuovo il silenzio.
E poi arrivarono nel punto che il ragazzo aveva scelto
come ultima tappa della giornata.
“Bene, ti pare davvero così squallido per passarci la
notte?”
L’ambiente era largo circa dieci metri la forma era
prevalentemente ovale, i cristalli illuminavano la zona a giorno ed era forse
il miglior punto in tutta la grotta per riposare.
“Touché. Hai
ragione, è il posto migliore che potessi chiedere. E devo darti ragione anche
sulla temperatura, pare una giornata di inizio estate qui dentro.” La ragazza
si era già sbarazzata di zaino e cappotto, buttandoli sul terreno della grotta.
Poi si accomodò per terra.
Zack aveva portato con sé delle provviste. Mangiarono in
silenzio ascoltando i suoni della grotta che rimbombavano sulle pareti. Non era
un silenzio imbarazzato, erano semplicemente esausti, fra la giornata in volo e
la camminata dentro la grotta i due erano sfiniti. Decisero di addormentarsi
subito, in modo da poter riprendere il cammino verso Palladia il prima
possibile.
Durante la notte Rachel ebbe un sonno agitato. Zorua si
era intrufolato nel suo sacco a pelo e il ciuffo di peli sulla sua testa le
procurava un costante solletico. Blitzle invece si era posizionato accanto al
sacco a pelo della ragazza, ed emetteva saltuariamente qualche scintilla dalla
cresta. Zack invece riposava supino con il sacco a pelo mezzo aperto. Dormivano
così da circa due ore, quando un rombo scosse la grotta.
Rachel si svegliò di soprassalto, urlando qualcosa di
incomprensibile, ma Zack fu più veloce, la spinse di nuovo nel sacco a pelo.
“Stà giù!”
Era vero, la grotta era calda, ed abbastanza larga, ma
onestamente non aveva calcolato il rischio costituito dai possibili terremoti.
Semplicemente aveva dato per scontato che non ce ne sarebbero stati altri
ancora per un po’. Digrignò i denti, cercando di proteggere Rachel. Tirò fuori dalla
sfera Lucario, che prese a guardarsi attorno, pronto a distruggere le rocce che
potevano staccarsi dal soffitto.
Durò tutto una decina di secondi, che ai due ragazzi
parvero eterni. Cercarono di affinare l’udito e di captare i suoni di qualche
crollo lontano, ma non ce ne furono. Sospirarono quasi all’unisono, alzandosi
da terra. Zorua si stava agitando fra le braccia di Rachel e Blitzle aveva
messo il suo muso vicino al viso della ragazza, come per controllarla.
“Che brutta cosa...” si limitò a sbuffare il ragazzo,
ancora agitato.
“Sembrava...diverso da quello nel bosco” Rachel si rese
conto di essere stranamente lucida. Forse la soglia di panico era salita così
tanto da non rendersi nemmeno conto di quello che le stava accadendo.
Zack si scosse sentendo quelle parole. Sicuramente era
diverso. Era stato più debole. Non quadrava, se fosse stato uno dei soliti
terremoti la loro potenza sarebbe dovuta aumentare, non diminuire.
“Hai ragione, è diverso da quello nel bosco” ripeté. Allora
gli ingranaggi nella sua testa presero a ruotare con maggiore velocità. I
terremoti della profezia erano causati da Groudon. E Groudon era un Pokémon
potentissimo. Se Groudon avesse causato un terremoto, la grotta sarebbe
sicuramente crollata.
Non era la profezia. E se non era uno dei terremoti della
profezia, allora probabilmente non era stato del tutto naturale.
“Rachel, alzati e preparati. Quel terremoto non era
normale. Probabilmente è stato causato da qualche Pokémon. Non è sicuro restare
qui” la voce calma e seria le fece capire che non c’era tempo da perdere.
Risistemarono le proprie cose, cercando di fare quanto
meno rumore possibile, e quando stavano per terminare vennero letteralmente
assaliti da un piccolo gruppo di Pokémon. Erano una quindicina e si muovevano
in fretta, come se stessero scappando da qualcosa. Non ci sarebbe stato nessun
problema se non stessero scappando proprio dall’uscita della grotta. Rachel e
Zack si scambiarono una rapida occhiata e non appena i Pokémon sparirono dalla
zona decisero di avventurarsi verso la loro meta.
Camminarono per circa un centinaio di metri, stavolta i
due ragazzi camminavano fianco a fianco, guardinghi. Credevano di averla
scampata quando a pochi metri dall’uscita un esemplare di Larvitar decise di
sbarrar loro la strada. Era in piedi, al centro del passaggio e li fissava
minaccioso, senza mostrare la minima intenzione di muoversi.
I due ragazzi si fermarono, lasciando fra loro e il
Pokémon nemico circa sei metri di distanza. Rimasero per qualche secondo fermi
prima che Rachel decidesse di muovere un passo.
Zack le afferrò il braccio.
“Non vorrei esagerare, ma quello potrebbe essere al di
sopra delle tue possibilità”
Parlava senza staccare gli occhi dal piccolo Pokémon
Peldisasso. Ma Rachel si liberò dalla stretta, facendo un altro passo.
“Mi occupo io dei Pokémon della grotta, no? Tu devi solo
pensare a quelli che mi attaccano mentre sto combattendo. Eravamo rimasti così”
Doveva diventare più forte. E sconfiggere quel Pokémon
l’avrebbe aiutata. Sapeva anche che sarebbe stata difficile come sfida, ma
dopotutto se Zack aveva elogiato il suo Blitzle a tal punto, magari poteva
farcela, no?
Il suo Pokémon fronteggiò quello nemico, la criniera
emetteva incredibili lampi di elettricità e allo stesso modo gli zoccoli,
colpendo il terreno, rilasciavano delle scintille.
Larvitar allo stesso modo si preparò a colpire,
avvertendo l’ostilità nemica.
La prima mossa fu di Blitzle, che si lanciò a tutta
velocità sull’avversario, utilizzando l’attacco Nitrocarica. Rachel sapeva bene
che di per sé l’attacco non sarebbe stato molto efficace, ma sapeva anche che
in quel modo avrebbe aumentato la velocità del proprio Pokémon. Larvitar riuscì
ad evitare il colpo, contrattaccando con l’attacco Stridio, che costrinse
Blitzle a fermarsi, dolorante per il rumore che l’avversario stava emettendo.
Il piccolo Pokémon ne approfittò per attaccare, colpendo la piccola Zebra con
l’attacco Insidia.
“Wizard, sta attento!” urlò la ragazza “Usa il
Doppioteam!”
Il Pokémon scosse la testa, e iniziò a muoversi tanto in
fretta da moltiplicare la propria immagine. A causa del tipo Terra
dell’avversario eventuali attacchi elettrici verrebbero neutralizzati,
lasciando alla giovane ben poche chance di attacco.
nel frattempo Larvitar osservava la situazione stordito,
senza riuscire a distinguere quale fosse il suo avversario in mezzo alla
moltitudine di false immagini.
“Ora, Wizard, Inseguimento!”
Le varie immagini create dal Pokémon si avvicinarono al
Larvitar, portando avanti l’attacco senza che l’avversario potesse capire da
dove sarebbe arrivato il colpo, fu solo quando stavano per colpire che le
figure si dissolsero lasciando spazio al vero Blitzle di attaccare il Pokémon.
Il colpo andò a segno, ma Larvitar continuava a resistere.
“Wizard, di nuovo Doppioteam!”
Di nuovo il Pokémon si sdoppiò in numero immagini, ma
stavolta Larvitar non si scoraggiò. Il piccolo Pokémon infatti, avendo capito
che non poteva attaccare una sola copia, decise di colpirle tutte insieme,
utilizzando l’attacco Terremoto.
La terra riprese a tremare. Zack e Rachel si scambiarono
un’occhiata, era stato proprio Larvitar a scatenare la scossa che li aveva
svegliati, ma non c’era tempo di perdersi d’animo, Blitzle non sarebbe riuscito
a resistere a lungo all’attacco nemico.
“Wizard, attacca con Pestone!”
Il Pokémon iniziò a sbattere prepotentemente i piedi al
suolo, contrastando e diminuendo l’effetto del terremoto avversario.
Quando la scossa si fermò la situazione per Blitzle era
grave. Il Pokémon ansimava, mentre l’avversario sembrava reggere meglio la
situazione. Rachel digrignò i denti. Doveva fare qualcosa, ma non sapeva cosa.
Fu proprio mentre stava per lasciarsi prendere dal panico
che il suo Pokémon si bloccò. Ad un primo momento pensò che senza essere visto
il Larvitar avesse attaccato Wizard, ma la situazione era diversa, decisamente.
Il Pokémon improvvisamente iniziò a mutare la sua forma. Le piccole zampe si
allungarono, striandosi anch’esse di bianco e nero, la criniera si fece più
ispida ed anche la coda si allungò.
Rachel era rimasta stupita.
“Ma com’è possibile...” mormorò “Com’è possibile? L’avevo
appena catturato!”
Esclamò più a se stessa che a Zack.
“È perché era un esemplare già sul punto di evolversi in
natura. Gli ultimi incontri di oggi devono avergli permesso di fare subito il
grande passo...” la sua voce era atona. Aveva risposto meccanicamente alla
domanda della ragazza, nonostante anche lui fosse piuttosto sorpreso per
un’evoluzione tanto repentina del Pokémon.
Zebstrika sbatté violentemente gli zoccoli a terra,
emettendo scintille e crepando il terreno stesso. Rimase però fermo, senza
attaccare il nemico, aspettando il comando della sua allenatrice.
Rachel si riscosse “Wizard! Doppiocalcio!”
Il Pokémon si mosse fulmineo, senza che lo stesso
Larvitar riuscisse ad accorgersene gli fu addosso e lo attaccò. Non ci fu
spazio per un contrattacco. Larvitar crollò a terra esausto. Rachel si
avvicinò, tirando fuori dalla tasca la sua seconda Poké Ball.
“Chiudiamola qui” disse semplicemente lanciando la Poké
Ball addosso all’avversario.
Uscirono dalla grotta esausti. Era appena l’alba e l’aria
fuori dalla grotta era gelida. Rachel guardava soddisfatta le sue Poké Ball, la
prima contenente Wizard appena evoluto e la seconda con il Larvitar, ancora
esausto. Cercava disperatamente di camminare normalmente, ma sembrava lo stesso
che stesse volteggiando a una decina di centimetri da terra. Zack la guardava
con lo sguardo di qualcuno che conosce bene quella sensazione e la lasciava
fare. Stava di nuovo consultando la cartina. Non che ce ne fosse granché
bisogno. Palladia era davanti a loro, a circa mezz’ora di cammino.
“Potrei farmela in groppa a Zebstrika” sorrise Rachel “ci
metterei meno di cinque minuti, esagerando”
Stava gongolando, inutile negarlo.
Zack la ignorò, continuando a pensare alla tabella di
marcia.
“Bene, ascoltami attentamente. Appena arriviamo ci
fiondiamo al centro medico, mandiamo giù tutto quello che possiamo mandar giù
per rimetterci in forze, tu fai curare i tuoi Pokémon, cioè, anche io faccio
curare i miei, poi ci dirigiamo alla funivia, saliamo sul monte Trave e vediamo
di trovare qualche indizio. Domande? Proteste? Considerazioni?”
Rachel si limitò a rispondere scuotendo la testa,
continuando a fissare le Poké Ball, rischiando di inciampare in una radice e
rimettendosi in piedi per puro istinto, ma senza perdere quell’espressione
estasiata che manteneva dal momento della cattura.
Il ragazzo sospirò, sperando che le passasse in fretta.
Nonostante tutto, però, gli faceva piacere vedere che per una volta quella
ragazza non avesse quell’aria depressa che aveva spesso, o comunque che non
fosse irascibile come la serata precedente. Il fatto era che temeva che restando
troppo sulle nuvole potesse cacciarsi in qualche guaio senza nemmeno
accorgersene.
Arrivarono a
Palladia con cinque minuti di anticipo rispetto alla tabella di marcia,
e ringraziarono che i centri medici fossero aperti 24 ore su 24, in modo da
poter entrare e mettersi al caldo. L’ambiente era silenzioso e i due decisero
di iniziare facendo uno strappo al piano, permettendosi quei minuti di sonno
che l’attacco di Larvitar aveva disturbato. Avevano già consegnato i propri
Pokémon all’infermiera di turno, fatta eccezione per Zorua che aveva ripreso
sembianze umane e si era addormentato in braccio alla ragazza. Dormirono per
circa un’ora, decidendo che in ogni caso se fossero partiti troppo presto
avrebbero rischiato di trovare la funivia o l’accesso stesso chiusi.
Quando si risvegliarono erano decisamente più in forma.
Fecero un’abbondante colazione prima di recuperare i propri Pokémon e di uscire
dal centro. Erano circa le otto e mezza quando si ritrovarono in strada. Rachel
osservava la città con aria stupita.
“Non eri mai stata qui, prima?” le chiese Zack.
Quella scosse la testa “Sono stata solo un paio di volte
a Timea e ogni tanto ad Edesea, con mio padre” l’ultima parola aveva un tono
più basso. Prima che potesse iniziare a pensare a qualcosa a riguardo Zack
continuò il suo interrogatorio.
“Come mai? Per lavoro?”
Rachel annuì “Sì, era un professore universitario. Anche
un archeologo. Veniva spesso a Palladia, ma visto che il viaggio poteva essere
lungo e spesso rimaneva sul sito per qualche giorno non ci portava mai...”
lasciava che la sua voce si perdesse nei ricordi.
“Era?” le chiese cauto Zack
Di nuovo la ragazza diede un cenno d’assenso.
“Morì tre anni fa, assieme a Martha, mia madre...” fece
una pausa “Un incidente automobilistico. Lei lavorava all’ospedale di Edesea,
mentre tornavano una notte ci fu un incidente. Non c’è molto da raccontare...”
continuavano a camminare mentre parlavano. Palladia aveva mantenuto un aspetto
più antico rispetto a Timea, divenuta ormai una città moderna. Nonostante fosse
una metropoli anch’essa, Palladia manteneva una dignità storica e artistica non
indifferente e il suo aspetto sembrava portare indietro i viaggiatori di almeno
tre secoli.
Zack rimase in silenzio per qualche secondo prima di
iniziare a parlarle della città, dalla sua fondazione, avvenuta nel luogo della
storica battaglia fra Templari ed Ingiusti, come simbolo di rinascita dalle
ceneri di quella guerra ad altri accenni e leggende sentite in giro durante i
suoi viaggi. Chiacchierando arrivarono nella zona del monte, avventurandosi
verso la funivia. Notarono che c’era qualcosa che non andava, osservando la
struttura, ma a primo impatto nessuno dei due riuscì a capire cosa fosse. Fu
solo una volta arrivati davanti all’impianto che se ne resero conto. La funivia
era ferma. Un grosso cartello avvisava i gentili utenti che a causa dei recenti
terremoti poteva essere pericoloso l’utilizzo della funivia e che per questo
motivo il servizio veniva sospeso.
Seguirono secondi di silenzio tombale fra i due ragazzi.
Non osavano guardarsi in faccia, ma ancora meno osavano guardare il secondo e
in quel momento unico modo per raggiungere la sommità del monte: la scalinata.
Data la situazione avevano dovuto abbandonare l’idea di
utilizzare la funivia come metodo per raggiungere la cima del Monte Trave e
avevano dovuto optare per l’utilizzo dei 1.000 Gradini degli Eroi. Nessuno dei
due era particolarmente entusiasta della scelta. Zack perché si rendeva conto
dell’enorme quantità di tempo che avrebbero sprecato, Rachel perché aveva seri
dubbi sulla possibilità di riuscire ad arrivare in cima. Il clima della
giornata era particolarmente rigido e ventilato. L’aria secca sembrava bruciare
sul viso dei due ragazzi, che continuavano a salire lentamente i gradini.
“Quanti ne abbiamo fatti?” spezzò il silenzio Rachel.
“Rachel, abbiamo appena iniziato, saranno a malapena una
settantina...”
Zack cercava di aguzzare la vista, ma non riusciva a
vedere nemmeno vagamente la fine della scalinata.
Sospirò, maledicendo i terremoti e la sua incapacità di
prevedere una situazione simile. Rachel lo seguiva qualche scalino dietro di
lui, continuava a tenere la mano al suo Zorua, che sembrava del tutto
intenzionato a restare in forma umana.
“Ma è normale che faccia così?” le chiese il ragazzo,
indicando il bambino.
Rachel lo guardò sorpresa per la domanda, dopodiché
guardò Zorua e alzò le spalle.
“Suppongo di sì... Non vedo perché non dovrebbe” rispose
semplicemente.
“E non dice niente?” continuò lui sempre più dubbioso.
“Hmm... no, non ha mai detto niente. Ma credo sia
normale, ci sono stati casi di Zoroark in grado di parlare il linguaggio umano,
almeno quando assumevano un aspetto umano, ma di Zorua non si è mai sentito
niente...” ci pensò su per qualche secondo “Non so se non può o non vuole”
osservò il bambino dai capelli rossi arruffati che le mostrò un ampio sorriso,
come suo solito.
Rachel sapeva che era solo la sua abilità illusoria,
eppure la mano del bambino che teneva nella sua era reale. Estremamente reale.
Come poteva essere solo un’immagine che il piccolo stava proiettando? Sospirò,
non trovando una risposta che la soddisfacesse.
“Da quando è con te?” continuò il ragazzo.
“Hmm, da che ho memoria, sempre. Siamo cresciuti
assieme.” Non era una bugia, a quanto pare era con lei da ben prima che avesse
memoria, erano insieme quando fu trovata dalla famiglia Livingstone.
A ben pensarci quel piccolo Pokémon era tutto ciò che la
collegava al suo passato.
Non aveva ancora avuto modo di pensarci. Quale era la sua
famiglia, da dove veniva davvero?
“Sei diventata silenziosa, tutto a un tratto, come mai?”
La voce del suo compagno di viaggio la scosse dai suoi
pensieri.
“Pensieri. Niente di importante” tagliò corto “Quanto
manca?”
“Cavolo, ma hai 5 anni? Stiamo salendo da dieci minuti,
saremo a malapena a duecento scalini, abbi pazienza”
Rachel strabuzzò gli occhi. Guardò verso la cima, dove si
distinguevano delle colonne. Poi si girò dietro.
“Stiamo salendo” notò.
“Se così non fosse sarebbe un bel problema” la prese in
giro il ragazzo. “E pensa, dobbiamo come minimo salire cinque volte tanto!”
“Non ce la farò” concluse semplicemente la ragazza, come
se stesse pronunciando la più grande delle ovvietà. “Perché non sali tu a vedere
se c’è qualcosa? Io ti aspetto giù” chiese poi, con aria angelica.
“Molto spiritosa. La risposta è, ovviamente, no. E poi
fare così non farà altro che peggiorare la situazione, su!”
Stavano continuando a salire, erano arrivati a metà della
scalinata quando Zorua si fermò. Gli occhi cerulei erano contriti e fissava per
terra quasi arrabbiato. Quando alzò lo sguardo verso la sua allenatrice, la
ragazza intuì subito cosa voleva.
“Zorua, no. Dimenticalo, in questo momento è totalmente
fuori luogo. Se sei stanco ti addormenti nella tua sfera, capito?”
Zack li fissava interrogativo. Non conosceva la
gestualità del piccolo Pokémon Malavolpe e non sapeva cosa stesse accadendo,
tuttavia stavolta sentiva che era meglio non impicciarsi nella loro
discussione.
Mentre li vedeva discutere (o meglio, vedeva Rachel
discutere con il Pokémon che non sembrava intenzionato ad ascoltarla) il
bambino si espresse con un gesto molto chiaro. Tese le braccia verso la ragazza
nel gesto che tutti i bambini piccoli fanno per chiedere al proprio genitore di
essere presi n braccio.
Iniziò a ridere a crepapelle, guadagnandosi
un’occhiataccia dalla ragazza e venendo ignorato dallo Zorua, che considerava
la sua presenza futile ai suoi fini.
I tentativi della ragazza si protrassero per qualche
minuto, prima che questa rinunciasse e si caricasse il Pokémon fra le braccia.
“Pensi davvero di riuscire a farti cinquecento scalini
tenendolo in braccio?” le chiese il ragazzo a corto di fiato.
“Pare che non abbia alternative” sospirò quella,
continuando a salire, gradino dopo gradino con il bimbo fra le braccia.
“Se vuoi posso portarlo io”
Per tutta risposta il piccolo Pokémon si strinse al collo
della ragazza con più forza, quasi temesse di venirvi strappato via.
“Ma cosa ho fatto ai tuoi Pokémon? Non sembrano
sopportarmi più di tanto”
“Te l’ho detto, Zack. È buonsenso, semplicemente
buonsenso” l’apostrofò.
“Si, vediamo fra cento scalini questo buonsenso dove vi
porta, miei cari”.
Nonostante continuassero a scherzare fra loro, i due
iniziavano davvero ad avere il fiatone. Il vento gelido si faceva più intenso
man mano che salivano.
“Sono davvero solo mille?” Zack non si accorse di pensare
ad alta voce. In ogni caso erano davvero quasi arrivati. Sentiva dietro di sé i
passi pesanti di Rachel, che, con il Pokémon fra le braccia e il fiato grosso,
lo seguiva.
Quando finalmente il calvario finì i due si sedettero su
alcune anchine, nello spiazzo adiacente all’entrata del museo. Avevano entrambi
il fiatone e nonostante il freddo intaccarono significativamente le loro scorte
d’acqua. Zorua adesso, terminata la scalinata scorrazzava libero per lo spiazzo
sempre con l’aspetto umano. Si avvicinò alla pesante porta del Museo, notando
che vi era attaccato un cartello. Il Pokémon impiegò qualche secondo nel
tentativo di decifrare cosa ci fosse scritto, poi rinunciò e corse a chiamare
la sua allenatrice. Dopo brevi proteste sul fatto che la ragazza non aveva la
forza di alzarsi, il piccolo la ebbe di nuovo vinta.
“Zack” chiamò quella “credo i problemi non siano finiti.”
Parlò in modo atono, neutro in modo inquietante. Il
ragazzo andò a controllare con lei il cartello.
Su cui era scritta una sola parola.
“Chiuso”
Zack guardava la porta del
tempio, maestosa, dall’alto verso il basso. Era fatta in legno, probabilmente
era stata aggiunta in tempi molto successivi alla costruzione del tempio. Era
in legno, con bardature in ferro battuto.
Il ragazzo si sedette davanti
alla porta, dando le spalle a Rachel e a Zorua. Poi si stese per terra,
chiudendo gli occhi.
Rachel lo guardava incuriosita.
“Dormi?”
Zack sbuffò, e si rialzò velocemente, cercando di ripulirsi la schiena dalla polvere, poi fece due saltelli. “No. Dobbiamo trovare un altro modo per entrare”
“Forziamo la porta?”
“Che cosa hai fumato?”
“Niente!”
“E allora non dire assurdità” fece il ragazzo, portando le mani ai fianchi. “Dobbiamo capire come fare”
Zack sbuffò, e si rialzò velocemente, cercando di ripulirsi la schiena dalla polvere, poi fece due saltelli. “No. Dobbiamo trovare un altro modo per entrare”
“Forziamo la porta?”
“Che cosa hai fumato?”
“Niente!”
“E allora non dire assurdità” fece il ragazzo, portando le mani ai fianchi. “Dobbiamo capire come fare”
“Guarda che agiamo in buona fede,
e non siamo sciacalli. Stiamo cercando di salvare il mondo”
“Calmati, Superman, ogni sasso che calpesti ha più anni di quanti capelli hai tu in testa. Dobbiamo aver rispetto per questo tempio”
“Uhm...ok...scusa”
“Tranquilla....è che...uhm...di solito ci sono delle aperture nei pressi dell’ingresso”
“Che ne sai tu?”
“Erano costruiti in questo modo. La questione è che questo tempio è alto almeno 7 metri...devo riuscire a salire li sopra”
“Calmati, Superman, ogni sasso che calpesti ha più anni di quanti capelli hai tu in testa. Dobbiamo aver rispetto per questo tempio”
“Uhm...ok...scusa”
“Tranquilla....è che...uhm...di solito ci sono delle aperture nei pressi dell’ingresso”
“Che ne sai tu?”
“Erano costruiti in questo modo. La questione è che questo tempio è alto almeno 7 metri...devo riuscire a salire li sopra”
“Come hai intenzione di fare
per...”
“Gyarados! Esci fuori!”
“Gyarados! Esci fuori!”
Rachel non riuscì a trattenere un
urlo di stupore quando vide uscire dalla sfera un enorme esemplare di Gyarados.
Arrabbiato. Molto arrabbiato.
“Hai un Gyarados?! E’ un Pokémon
difficilissimo da ottenere!”
“Lasciamo perdere questa cosa...Gyarados, fammi salire sulla tua testa!” urlò.
“Lasciamo perdere questa cosa...Gyarados, fammi salire sulla tua testa!” urlò.
L’enorme drago azzurro si
abbasso, dando un pesante ruggito. Zorua si nascose dietro di Rachel, cercando
di non farsi vedere, e ringhiando, sapendo che quel Pokémon non l’avrebbe mai
sentito.
Una volta che Gyarados si
abbasso, permise a Zack di salirgli sulla testa. “Su!” disse poi. Cercò di
mantenersi il meglio possibile, e Rachel lo capiva. Cavalcare quel genere di
Pokémon non doveva essere per nulla facile.
Gyarados superò di gran lunga
l’altezza del tetto del tempio. Zack gli ordinò di scendere un po’, quindi mise
lentamente piede sul tetto del tempio.
E Rachel intanto guardava
intimorita il Pokémon del compagno di avventura. Sembrava ben addomesticato. Ma
non voleva rischiare, e Zorua non fece alcuna obiezione quando Rachel lo fece
entrare. Lo sguardo di Gyarados era iracondo, rabbuiato da qualcosa. E Rachel
continuava ad avere paura”
“Zack! Fai presto!”
Dal tempio si sentiva la voce del
ragazzo sotto sforzo. “Sono un momento in difficoltà...sono a quattro metri da
terra!”
“E’ che qui il...il tuo...”
E poi un altro ruggito di Gyarados. Stavolta davvero forte.
E poi un altro ruggito di Gyarados. Stavolta davvero forte.
“Calmo, Gyarados!” urlava Zack da
dentro, ma non sembrava che il suo Pokémon gli desse ascolto. Densi banchi di
nuvole nere si ammassavano sulla cima del tempio.
“Dannazione, questa è Ira di
Drago! Zack fai presto!”
“Un momento!”
“Un momento!”
“Sei uno zuccone!”
“E tu...” e poi si sentì un urlò
da parte del ragazzo, dopodichè un tonfo. Era caduto. Cosa che in condizioni
normali avrebbe fatto spanciare la ragazza dal ridere. Ma la totale incoscienza
doveva ancora prendere il sopravvento sul suo parametro di giudizio della
pericolosità. E quella situazione si era messa decisamente male.
Gyarados ruggiva ancora, e
stavolta dalle nuvole cominciarono a cadere grosse gocce d’acqua condite di
qualche tuono e lampo qua e la.
“Questa è l’ira dei Gyarados...”
la pioggia cadeva addosso alla ragazza, in modo da infradiciarle i vestiti. Il
panico e la meraviglia le impedivano di muoversi da li.
“Zack...” riuscì solo a dire,
prima che un altro ruggito di Gyarados la risvegliò da quello stato di
incoscienza. “Dannazione, Wizard! Vai!”
Zebstrika uscì fuori, raschiando
il terreno con lo zoccolo. Non avrebbe mai creduto di dover affrontare un
Gyarados. Almeno non da sveglia.
“Zack!”
Gyarados ruggì ancora, ed il
vento si alzò in modo violento. Stava per preparare un attacco Tornado.
Poi Zack aprì la porta, con il
volto scuro, e la sfera di Gyarados in mano.
“Rientra” fece, e l’enorme drago sparì, le nuvole si diradarono ed il
vento si calmò. Rimase solo Zebstrika con assetto basso, pronto per l’attacco,
e Rachel, con i vestiti fradici.
“La porta era aperta” concluse
quello, con evidente disappunto. “Bastava spingere...”
Rachel, con il trucco sciolto, i capelli bagnati, i vestiti peggio dei capelli, non potè far altro che ridere. Ridere istericamente, come se non ci fosse un domani.
Rachel, con il trucco sciolto, i capelli bagnati, i vestiti peggio dei capelli, non potè far altro che ridere. Ridere istericamente, come se non ci fosse un domani.
“Che diamine ridi?”
“Sei caduto da oltre 3 metri!” rideva a crepapelle. “E bastava che spingessimo quella porta”
“Sei caduto da oltre 3 metri!” rideva a crepapelle. “E bastava che spingessimo quella porta”
“Finiscila...o permetto a
Gyarados di arrostire te e quella sottospecie di cavallo a pile”
“A proposito! E’ del tutto impensabile che tu abbia un Gyarados e non gli abbia insegnato a non attaccare a casaccio le persone”
“Si chiama buon senso” la chiuse quello, che girò i tacchi ed entrò nel tempio. Nonostante il sole fosse tornato a splendere, la luce non era molta. Il 90 per cento degli elementi erano in pietra, ed erano conservati abbastanza bene.
“A proposito! E’ del tutto impensabile che tu abbia un Gyarados e non gli abbia insegnato a non attaccare a casaccio le persone”
“Si chiama buon senso” la chiuse quello, che girò i tacchi ed entrò nel tempio. Nonostante il sole fosse tornato a splendere, la luce non era molta. Il 90 per cento degli elementi erano in pietra, ed erano conservati abbastanza bene.
Rachel lo seguiva, ed ogni suo
passo riecheggiava come se si trovassero dentro ad una grotta e lei stesse
camminando in una pozzanghera.
“Sarà meglio che dopo ti cambi.
Sai...questo tempio è rimasto integro dopo un grande incendio avvenuto
centinaia di anni fa. In compenso però sono morte tantissime persone, che
avevano donato la loro vita al dio Arceus”
“Come se ce ne fossero altri”
“Beh, c’era chi non ci credeva. E per queste persone, bruciare il tempio fu come un simbolo di liberazione dalla schiavitù che Arceus gli imponeva”
“Arceus era un dittatore?”
“Nessuno ha mai visto Arceus. Tranne che l’oracolo del tempio”
“Aspetta, ma se nessuno ha mai visto Arceus perché si sentivano schiavi?”
“Perché le loro volontà erano assoggettate al volere comune di agire secondo le regole di Arceus. E qualcuno si ribellò”
“Uhm...tu che ne sai?”
“Come se ce ne fossero altri”
“Beh, c’era chi non ci credeva. E per queste persone, bruciare il tempio fu come un simbolo di liberazione dalla schiavitù che Arceus gli imponeva”
“Arceus era un dittatore?”
“Nessuno ha mai visto Arceus. Tranne che l’oracolo del tempio”
“Aspetta, ma se nessuno ha mai visto Arceus perché si sentivano schiavi?”
“Perché le loro volontà erano assoggettate al volere comune di agire secondo le regole di Arceus. E qualcuno si ribellò”
“Uhm...tu che ne sai?”
“Passare del tempo con la
professoressa Alma da i suoi vantaggi”
“Non mi limiterei a parlare di cultura, se fossi in te...”
Zack e Rachel si guardarono per un momento.
“Non mi limiterei a parlare di cultura, se fossi in te...”
Zack e Rachel si guardarono per un momento.
“...come se lo facessi” lo
canzonò poi la ragazza.
“Guarda che è stata la mia
professoressa qui ad Edesea. Niente di più”
“Eri l’unico suo studente?”
“Non dire assurdità”
“E allora perché ti ospita quando sei nei paraggi?”
“Finiscila di fare stupide congetture, per altro inutili al nostro scopo. E cerchiamo il cristallo”
“Eri l’unico suo studente?”
“Non dire assurdità”
“E allora perché ti ospita quando sei nei paraggi?”
“Finiscila di fare stupide congetture, per altro inutili al nostro scopo. E cerchiamo il cristallo”
Si guardarono intorno, ma oltre a
scodelle di pietra imbrunite dall’incendio e da rimasugli di suppellettili in
ferro battuto, nulla era rimasto.
Oppure no.
I ragazzi si erano divisi,
camminavano liberamente nel tempio. Zack era in un lungo corridoio. C’erano
almeno sei stanze che vi si affacciavano. Era appena uscito dalla quinta
stanza, senza trovarvi nulla. Rimaneva l’ultima stanza.
La speranza di trovare qualcosa
era poca davvero, ma tentare non avrebbe nociuto a nessuno. Entrò nella stanza.
Una grande apertura nel muro, che un tempo doveva essere utilizzata come
finestra, era stata sostituita da delle finestre blindate in acciaio, atte a non
far entrare nessuno. Zack toccò il muro, ruvido al tatto. Qua e la c’erano
ancora i buchi dove inserivano i portalampade, dei grossi anelli di ferro che
servivano a tener fermi dei pezzi di legno ardenti, atti a fare luce e calore.
Al centro della stanza vi era un fossato scavato nella pietra.
Doveva essere una sorta di
impluvio o di vasca. Optò poi per la seconda scelta, poiché non c’era alcuna
aperta nel soffitto, utile per far riempire la vasca.
Qui e li dei piani di appoggio,
sempre in pietra, con il colore bianco imbrunito dal fuoco, e vicino alla
finestra ne vide uno più alto e vasto, probabilmente serviva come base per un
letto o altro.
Si avvicinò, e vi ci sedette
sopra. Poi bussò sulla pietra. Dura.
Ed un particolare catturò la sua
attenzione. Al di sopra dell’ingresso vi era come una nicchia.
“Dentro...c’è qualcosa”
Si alzò, muovendosi velocemente,
cercando di mettere con difficoltà a fuoco quel buco nel muro. La luce era
davvero poca.
“Zack!” lo chiamò Rachel.
“Hey! Sono di qua!”
“E grazie...di qua dove?! Ci sono
decine di stanze!”
“Ultima stanza dell’ultimo
corridoio”
“Oh...ok”
“Oh...ok”
Rachel lo raggiunse, e sorrise,
mentre lo vide cercare di allungarsi il più possibile per prendere qualcosa.
“Che fai?”
“C’è qualcosa sulla porta...ma non ci arrivo”
“C’è qualcosa sulla porta...ma non ci arrivo”
“Usa Lucario, no?”
“Già...”
E così Lucario, celermente, riuscì a prendere il contenuto della nicchia. Una piccola spazzola, ed una stele, scritta in caratteri che nessuno dei due aveva mai visto.
“Già...”
E così Lucario, celermente, riuscì a prendere il contenuto della nicchia. Una piccola spazzola, ed una stele, scritta in caratteri che nessuno dei due aveva mai visto.
“Che cos’è?” domandò lei.
“Non ne ho idea. Dovremo farla
vedere ad Alma”. Sospirò, quando Rachel fece un sorriso malizioso sul volto,
poi ripose nella borsa la stele, quando sentì un rumore.
“Hey! Chi c’è?! Guardate che vi
siete introdotti in un posto vietato al pubblico!” la voce di un uomo
riecheggiava tra le pareti dei corridoi.
“Diamine!” esclamò a bassa voce
lei.
Zack si guardò intorno. Ad un
certo punto Rachel vide il suo volto illuminarsi. Mentre i passi dell’uomo che
li aveva sgamati si avvicinavano, rimbombando in modo sempre più forte, Zack
corse verso la finestra blindata, prese uno dei suppellettili di ferro battuto
che c’era li, molto sottile, e forzò la serratura. Aprì la finestra, e saltò
fuori, aiutando poi Rachel.
“Avanti, forza!” cercava di fare
meno rumore possibile il ragazzo.
“Chi va la?” urlò il custode,
entrando nella stanza dove i due ragazzi si trovavano in precedenza, ma intanto
loro due erano già sul dorso di Braviary, che volavano verso Edesea.
“Uhm...questo è antico
Adamantese” concluse la professoressa con un sospiro. Concentrata a guardare la
stele, non si accorse di aver messo in bocca la stanghetta degli occhiali. Ma
lo faceva sempre quando pensava, l’aiutava a concentrarsi.
“Può tradurcela?” chiese Zack.
“Ovviamente. Ma come ve la siete procurata?”
“Ovviamente. Ma come ve la siete procurata?”
“Ehm...siamo stati messi in...in
condizione...è stata un’idea di Rachel!” esclamò il giovane. L’attenzione dei
due si focalizzò sulla ragazza.
“Ma non è vero! Siamo entrati nel
tempio perché è li che Mr Fuji ci ha indirizzati per la ricerca del cristallo”
“Cristallo?!” chiese poi Alma.
“Cristallo?!” chiese poi Alma.
“Si. Pare che Prima usasse un
cristallo per mettersi in contatto con Arceus” rispose il ragazzo.
“Uhm...beh, dopo la traduzione di
questa tavola, la restituirò, dicendo di averla trovata in un giardino della
facoltà. E’ un bene che appartiene ad Adamanta, avete sbagliato ad
appropriarvene...”
“Ma...”
“Tuttavia è in gioco ben più che il destino di questa tavola. Quindi in un certo senso siete giustificati”
“Ok. Può tradurre la lastra, ora?!” chiese un po’ arrogantemente Rachel.
“Ma...”
“Tuttavia è in gioco ben più che il destino di questa tavola. Quindi in un certo senso siete giustificati”
“Ok. Può tradurre la lastra, ora?!” chiese un po’ arrogantemente Rachel.
“Oh, si, scusami,
Rachel...beh...la...la lastra dice che...leggo letteralmente quello che c’è
scritto. Ove mai si...si trovasse in pericolo, l’oracolo sarà...trasportato. Si
trasportato, e nascosto dove lo scudo d’acqua che sempre vigila lo proteggerà.
E’ questo che c’è scritto”
“Il tempio è stato bruciato” osservò Rachel.
“Il tempio è stato bruciato” osservò Rachel.
“E probabilmente sono state
adottate queste misure nel momento in cui hanno capito che l’oracolo era in
pericolo” concluse Zack.
“Ora non vi resta che capire cosa
sia lo scudo d’acqua che sempre vigila”
“Già...” sospirò la più giovane dei tre.
“Già...” sospirò la più giovane dei tre.
“Ah, professoressa. Mr Fuji ci ha
parlato di un certo Hermann” disse poi Zack.
“Si. Era un inventore di
Palladia, vissuto proprio negli anni relativi all’incendio del tempio. Che ha
detto di lui, Mr Fuji?”
“Che inventò un aggeggio in grado di individuare chi fosse in grado di poter ricoprire il posto di oracolo di Arceus”
“Ah, si. Beh...è un antico pezzo che un giovane esploratore donò all’università di storia e mitologia di Edesea parecchi anni fa. Si trova nella stanza del rettore. Probabilmente non avrò problemi ad ottenerlo, ma dovete farne buon uso e non dovete romperlo”
“Si figuri. Come è fatto?”
“E’ una sorta di tavola di pietra con su scavata la forma di una mano. Nel momento in cui la persona dai giusti requisiti metterà la mano sulla lastra, questa si illuminerà. Hermann la creò utilizzando il potere di oltre cento esemplari di Lunatone e Solrock”
“Che inventò un aggeggio in grado di individuare chi fosse in grado di poter ricoprire il posto di oracolo di Arceus”
“Ah, si. Beh...è un antico pezzo che un giovane esploratore donò all’università di storia e mitologia di Edesea parecchi anni fa. Si trova nella stanza del rettore. Probabilmente non avrò problemi ad ottenerlo, ma dovete farne buon uso e non dovete romperlo”
“Si figuri. Come è fatto?”
“E’ una sorta di tavola di pietra con su scavata la forma di una mano. Nel momento in cui la persona dai giusti requisiti metterà la mano sulla lastra, questa si illuminerà. Hermann la creò utilizzando il potere di oltre cento esemplari di Lunatone e Solrock”
“Ok. Professoressa, col suo
permesso tornerei a casa a lavarmi, Rachel ha bisogno di mettere addosso
vestiti puliti, e prepareremo la cena per stasera. Crede di riuscire a portarci
la stele di Hermann per quando ritorna?”
“Non credo ci sarà nessun problema. Dirò al rettore che dovrò approfondire gli studi sulla lastra. Se la berrà” sorrise poi.
“Non credo ci sarà nessun problema. Dirò al rettore che dovrò approfondire gli studi sulla lastra. Se la berrà” sorrise poi.
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