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Decimo Capitolo - 10

Bonsoir, mes amis, giovedì non perdetevi i prossimi capitoli del manga Pokémon più affascinante che esista.
Naturalmente potrete trovare quello, immagini, videorecensioni e le news riguardanti la sesta generazione dei Pokémon su Pokémon Adventures ITA, mentre potrete aggregarvi al gruppo della nostra bellissima fan fiction su Facebook. Lo troverete cliccando - qui -. Giovedì scorso sono state pubblicate le foto di Rachel, chissà che in futuro non esca ancora qualcos'altro.
Ricordo che sabato esce un pezzo della rubrica Consigli Utili, mentre lunedì vi aspettiamo con la consueta uscita del capitolo.
Oggi c'è il numero 10.
Stay Ready.

GO!

Andy $




Il sole filtrava attraverso quelle tapparelle come sempre, ed esili fili di luce illuminavano seppur poco l’ufficio di Lionell, creando un bellissimo gioco di luce sulle pareti.
Lionell era seduto alla scrivania, mentre leggeva da un vecchio libro. Era concentrato al massimo, sembrava davvero interessato a ciò che faceva, tanto che annullò ogni sorta di rumore che il suo corpo avrebbe potuto produrre. Solo il respiro era un esile strascico nell’aria.
Lionell era così.
Un perfezionista. E già, perché senza perfezione non si raggiunge nessun obiettivo.
Non si ottiene un bell’ufficio, un’azienda, dei collaboratori e soprattutto le tue ambizioni non crescono.
Il ticchettio dell’orologio, sulla parete di fronte a lui, lo infastidiva e non poco. Sospirò, guardandolo. Il tempo passava.
Andava avanti.
Quelle lancette non osavano fermarsi, battevano un colpo ogni secondo, e poi scappavano, verso la meta successiva.
Si chiese cosa potesse succedere se tramite quell’orologio avesse potuto far tornare il tempo indietro.
Sì. Lo avrebbe staccato dalla parete ed avrebbe portato indietro di un’ora la lancetta piccola, in modo che tutto attorno a lui tornasse indietro di sessanta minuti.
Avrebbe potuto salvare vite e cogliere occasioni perse.
Già. Gli interessavano molto le occasioni perse.
Poi qualcuno bussò alla porta e Lionell scosse la testa. Non capitava di rado che si perdesse tra le sue fantasie. Forse era proprio il fatto che avesse tutta questa fantasia ad averlo reso uno degli uomini più ricchi di Adamanta.
“Avanti”
La porta si aprì, scricchiolando. Lionell segnò mentalmente di mettere un po’ d’olio nei cardini. Odiava il rumore inopportuno.
Era Linda, la segretaria. Capelli biondo cenere, occhi cerulei e una spruzzata di lentiggini le incorniciavano il grazioso naso alla francese, che sovrastava due piccole labbra. Era una bella ragazza, molto formosa, e dal sorriso smagliante.
Nonostante si accorgesse che certe volte Linda volesse essere più provocante di quanto non facesse inconsciamente, a lui queste cose non interessavano.
Non gli interessava il sesso e non gli interessava avere qualcuno accanto.
Obiettivi. Linea dritta. Mai uscire dal seminato.
“Signore”
“Linda, buon pomeriggio”
“Salve” arrossì quella.
“Ecco... il signor Ryan Livingstone è qui. Mi avevate detto di organizzare un appuntamento”
“Oh, certo, mi era proprio passato di mente!” sorrise Lionell, dismettendo il libro e chiudendolo in un cassetto. “Lascialo entrare”
Linda si fece da parte, e Ryan entrò nell’ufficio. Non aveva una buona cera. Sembrava smagrito, e gli occhi erano scavati. Nonostante questo, ogni volta che entrava in quell’ufficio aveva in volto un’espressione di meraviglia.
Gli piaceva tanto la sedia di Lionell. E la sua scrivania. Ed i suoi vestiti. Aveva un portamento molto elegante, signorile.
Gli sembrava un vero gentiluomo.
“Salve, signore”
“Ti ho detto di chiamarmi Lionell, Ryan” cercò di smorzare un po’ quel servilismo.
“Mi scusi”
“E dammi del tu. Non sono poi così vecchio” sorrise Lionell. Aveva davvero un bel sorriso.
“Va bene. Perché voleva incontrarmi?”
“Non ci riesci?” sorrise ancora.
“Ehm... scusi. Scusa” si corresse ancora.
 “Non preoccuparti... ma dimmi... ti trovo in pessime condizioni. Cosa succede?”
“Niente, Lionell, niente...” abbassò la testa Ryan.
“Sei sciupato, ed hai il volto cereo. Stai mangiando?”
“Si, certo”
“Forse non ti piace quello che cuciniamo in mensa?”
“È tutto buonissimo, non è questo”
“Allora forse è l’allenamento. Ti stai allenando troppo”
“A dire il vero quello dell’allenamento è l’unico momento della giornata in cui mi rilasso”
“Non farmi preoccupare, Ryan”
“È Rachel il problema”
“Ti ho chiamato proprio perché devo parlarti di lei”
“Rachel?!” spalancò gli occhi Ryan. La sorpresa e la paura riuscivano ad attraversare quella maschera di cera che aveva in volto.
“Ecco... io... devi sapere che...”

Zack, Rachel e Mia camminavano nei campi attorno a Plamenia. Erano appena usciti dalla città, dopo qualche ora di attesa. Mia doveva assestare le membra e capire per bene quello che stava succedendo.
Notava che Zack la guardava spesso. Zack era carino.
Anche Rachel la guardava. Ma lei era spesso seria, e usava quello strano sguardo che aveva, quello che ti attraversava.
Sembrava incantata, imbambolata. O forse guardava dentro di te.
Anche in quel momento.
“Rachel” la chiamò la ragazza.
Quella spalancò gli occhi, e mossi impercettibilmente le sopracciglia. “Si... scusami, ero sovrappensiero”
“A cosa pensavi?”
“Ma a niente... le solite cose. Ho un po’ di paura”
“Paura?”
“Si. I terremoti, i combattimenti, mio fratello...”
“Oh. Forse dovresti focalizzarti sulle priorità”
“Già, lo so”
“Come fa Zack”
Rachel storse le labbra. “Se sapessi cosa quel ragazzo ha in testa non lo seguirei così volentieri”
Mia sorrise, ma non sapeva che Rachel non stava scherzando così tanto.
Ryan non aveva totalmente mancato il bersaglio. Instillando il dubbio nei confronti di Zack, puntava a sgretolare quel legame che si era andato a creare col tempo.
Zack era misterioso. Troppo. Rachel non si fidava del tutto.
“È un bravo ragazzo, non dire così”
Rachel sospirò. “Ragazzi fermiamoci un momento, ho sete”
Zack si girò, e la guardò. Gli occhi brillavano, illuminati dalla luce pallida del sole dicembrino.
“È quasi Natale” sorrise lui.
“Già” rispose Mia. “A casa mia il Natale è la festa più bella dell’anno. Mio padre e mia madre finivano di pensare al lavoro, e stavano con me. E mio fratello, quando c’era”
“È morto?”
“No, non è morto, che assurdità” sorrise la ragazza. “È sempre stato uno spirito libero, e nonostante mio padre abbia provato ad iniziarlo alla vita imprenditoriale, non si è mai visto dietro ad una scrivania. La cravatta gli stringeva il collo” sorrise di nuovo. “Gli dava l’impressione di un guinzaglio”
“Come si chiama?”
“Raymond. È partito quattro anni fa, con un bellissimo Absol, e da allora riceviamo di tanto in tanto delle cartoline da tutte le parti del mondo”
“Anche io ho un Absol”
“Si, l’ho visto prima di svenire, nel palazzo”
“Già... a questo proposito... possiedi solo un Chikorita?”
“No. Ho anche un Metang”
“Potevi provare ad utilizzarlo per rompere una finestra e scappare”
“Era a casa. E comunque non saprei come utilizzarlo. Quel Pokémon mi è stato regalato da mio padre, ma non...so cosa farci”
“È un Pokémon molto potente”
“A me non piace lottare. È poco empatico, come tipo. Ed io con i Pokémon ci faccio amicizia. Lui non...non ricambia”
Zack pensò al fatto che Metang non rispettasse Mia. Era possibile. “Senza offesa, ma Chikorita è un Pokémon molto vulnerabile. Hai bisogno di qualche Pokémon che ti protegga in caso di necessità. Cioè, io, come anche Rachel, ti proteggeremo laddove potremo, ma Arceus non voglia che ti capiti qualcosa mentre noi non siamo nei paraggi”
“Non sono una ragazzina” si irritò leggermente Mia. “So benissimo cavarmela da sola”
“Lo so. Proprio per questo voglio darti questo Pokémon” e Zack cacciò dalla tasca la ball di Magmortar. “Tienilo. Io non ne ho bisogno”
“È un Magmortar”
“È lui che ha provocato l’incendio. L’ho catturato e sono venuta a salvarti”
Mia lo prese. “Lui ha scatenato quell’incendio incredibile? Non era stata l’esplosione di una bombola?”
“Ha fatto tutto lui. È un Pokémon molto potente. Dovresti tenerlo tu”
“Grazie”
“Di nulla. E poi potrebbe esserci d’aiuto. Io ho già sei Pokémon con me, e tu ne hai due, quindi puoi portarlo”
“Grazie ancora”
“Smettila di ringraziarmi. Hai finito, Rachel?”
Quella alzò la testa, mentre riponeva la borraccia nello zaino. “Si... lascio un po’ libero Litwick... è così carino... poi ci scalderà, con questo freddo...”
Litwick uscì, e si guardò intorno.

C’era Rachel, la sua amica. Poi Zack. Quello non gli stava molto simpatico. E poi una ragazza bionda.
Gli tese la mano.
“Tieni quel coso lontano da me!” esclamò Zack, allontanandosi di qualche passo.
“Ma è una candelina” disse confusa Mia, prendendogli la mano che Litwick gli offrì.
“È un Pokémon, Mia” sospirò Rachel, camminando.
“Lo so... dicevo solo che...”
“Vabbè lascia perdere...stringilo forte, nel caso tu abbia freddo” sorrise malignamente, guardando Zack. Quello aggrottò le sopracciglia.
Mia strinse Litwick per mano e presero a camminare.
“Com’è carino!”
Litwick sorrideva, mentre fluttuava a mezz’aria.
E fu così che Litwick camminò mano nella mano di Mia. Rachel lo guardava infastidita.
Pensava. Zack stravedeva per lei, Litwick stravedeva per lei. Solo lei la trovava irresistibilmente irritante?!
La guardava. Sapeva benissimo perché Zack era attratto da lei.
Bel viso, voce dolce. E forme un po’ ovunque.
O almeno era questo che voleva credere. Purtroppo le forme erano tutte dove dovevano essere.
Nei punti giusti.
Sospirò consolandosi credendo di essere più intelligente. Poi aumentò il passo, raggiungendo e superando Zack. Aveva voglia di camminare, di correre, sentiva dentro una strana sensazione, come se un lucchetto ed una catena comprimessero il petto e tutto ciò che conteneva.
“Hey... dove corri?” chiese a voce stranamente bassa Zack.
Rachel lo guardò, con lo sguardo opaco. “Dove stiamo andando?”
“Al monte Trave”
“Ho freddo” cambio netto di direzione del discorso.
“Se vuoi ti prendo il giubbino dallo zaino”
“No, non fare niente”
“Rachel, c’è qualche problema?”
Ma lei non rispose, camminando oltre. Zack rimase li, come un citrullo, fino a quando Mia, pochi passi dietro di lei lo raggiunse.
“Che succede?” chiese la bionda.
Zack tentennò a risponderle. Era davvero bella. “Ehm... sarà in quel periodo... è un po’ strana”
“Sarà forse per la sua candelina?” chiese ancora, con immane ingenuità.
A quel punto Rachel esplose. Si girò verso Mia e prese ad urlare.
“È un Pokémon! Un fottuto Pokémon! Guarda!” Rachel prese la sfera di Litwick e lo fece entrare.
Mia lo vide sparire.
“Le candeline non entrano nelle sfere!” continuò.
“Ehm... scusami” disse Mia, innocente.
“Figurati... almeno sono chiara fin dapprincipio!” alzò abbastanza la voce, in modo da farsi sentire.
“Stai parlando di me?!” chiese poi Zack.
“Certo che sto parlando di te!”
Mia si fece da parte, come fosse l’arbitro tra due sfidanti.
“Credevo che quella storia fosse chiusa!”
“Non ho chiuso un bel niente! Non sei chiaro con le persone!”
“Ma che dannazione vuoi?! Se non voglio dire una cosa a qualcuno non vedo perché mi debba sentire obbligato!”
“Ma almeno che eri il campione! Mi sarei sentita molto più tranquilla!”
“Ma spiegami il motivo!”
“Perché se mi avessi rapita sapevano già la faccia che avevi!” urlò. Ammise a se stessa di esser stata un po’ troppo sarcastica, cosa attestata anche dal sorriso di Mia.
“Non ti fidi proprio, eh?!”
“Perché dovrei?! Sei un totale sconosciuto! E non so nemmeno il motivo per cui Mia ci sta seguendo! Che ingenuità!”
“Io che c’entro?” domandò Mia, e fu quello il momento in cui la terra prese a tremare.
Altro terremoto, Mia urlava come se le stessero per tagliare un braccio, mentre Rachel si irrigidì. Non riusciva ad abituarsi a quella sensazione squilibrio sotto i suoi piedi.
Zack tirò a sé le ragazze, e guardò attorno.
“È lì” disse poi.
“Eh?!” chiesero all’unisono loro.
“Qualcosa sta per uscire da li” disse Zack, puntando il dito contro un punto indistinto del terreno.
Rachel si girò. Plamenia era ancora in ordine.
Mia si appiattì contro il petto del ragazzo, mormorando una preghiera, mentre i suoi occhi venivano nascosti da un ciuffo biondo.
Rachel pensò in fretta. Nonostante l’ostilità ingiustificata nei suoi confronti, quella ragazza era il cristallo. La strinse, cercando di proteggerla da qualsiasi cosa fosse uscita dal terreno.
“Ecco... state indietro”
Rachel raccolse Mia dal petto di Zack, e la cinse sopra i seni e sulla pancia.
La terrà si squarciò con un tonfo sordo, e pietre e polvere si alzarono ovunque.
Zack indietreggiò di qualche passò, poi mise mano alle Pokéball.
“Eccoti qui...” sorrise poi, quando una torre di più di venti metri si erse davanti ai suoi occhi.
Era uno Steelix.
 
Occhi rossi spiritati ed uno strano sorriso sul volto. Quel Pokémon era dannatamente alto, e sembrava essere fuori controllo.
“Forse era lui la causa dei terremoti, e non Groudon” fece Rachel.
“Non ne ho idea... vai Growlithe”
“Growlithe?!” esclamarono contemporaneamente le ragazze.
Il cane poliziotto si sistemò sul campo. Vide Steelix, poi, e fece un passo indietro, ma solo per poterlo guardare meglio. Prese a ringhiare, rizzando il pelo ed avvicinandosi il più possibile al pavimento con la testa, reattivo.
“Che cosa vuoi fare?! Tira fuori Gyarados e lotta alla pari!” urlava Rachel.
“Zitta. So quello che faccio” fece lui, quasi sussurrandolo.
“Ci farai uccidere!”
“Almeno ora! Fidati di me almeno ora!” si girò per un attimo lui, e fu allora che Steelix attaccò.
Delle rocce aguzze cominciarono a cadere sul povero Growlithe, che si vide costretto a schivarle. Non ci fu neanche bisogno che Zack glielo indicasse, bastò un po’ di senso di autoconservazione.
Saltava qua e la.
“È Cadutamassi” sospirò Zack, ragionando. Growlithe sembrava quasi divertirsi mentre schivava quei proiettili che cadevano dall’alto. Intanto Steelix si innervosì, prendendo ad intensificare l’attacco.
“Hai bisogno di aiuto!” urlò Mia.
“No, stai tranquilla... ora lo stendiamo... Growlithe, usa Fossa!”
Growlithe scavò velocemente un tunnel, e saltò dentro. Steelix non lo vedeva, e non sarebbe lo stesso riuscito a farlo, per via dell’enorme quantità di polvere alzata dal trambusto e dalla mossa di Steelix.
“Sai, vero che Steelix è un Pokémon di terra?” chiese Rachel.
“Infatti! È uscito da sottoterra, ci saprà tornare!” esclamò l’altra.
Zack sbuffò, e schioccò le dita. Come d’incanto Growlithe saltò fuori alle spalle di Steelix.
“Sali!” urlò Zack, e vide il suo Pokémon salire velocemente lungo i massi d’acciaio che componevano il corpo dell’avversario. Steelix pareva non accorgersi di nulla, e continuava a bombardare di masse la zona che aveva davanti, ormai piena di nulla oltre che sassi.
Growlithe velocemente raggiunse la cima di Steelix poi abbaiò.
“Ora!”
Quello lanciò un Lanciafiamme potentissimo dritto sul volto di Steelix, che ruggì.
Poi urlò.
Lentamente cercava di muoversi, ma il fuoco stava facendo il suo effetto.
Fu pochi secondi prima che Steelix cominciasse a barcollare che Zack fece rientrare Growlithe nella sfera.
Già. Si volle godere lo spettacolo in completa tranquillità.
Steelix chiuse gli occhi, e con il capo rosso, per via dell’acciaio surriscaldato, cadde di gran peso alle sue spalle, producendo un fortissimo rumore.
Mia cercava riparo tra le esili braccia di Rachel, che volle proteggerla unicamente per il suo status quo.
Poi il silenzio. Si sentiva il rombo lontano dei tuoni che cadevano sul suolo.
“Ed ecco che il mio piccolo Growlithe stende un Pokémon alto quanto un palazzo”
“Bravissimo!” esplose in un sussulto di gioia Mia, correndo ad abbracciare Zack.
Rachel storse le labbra e sospirò. Beata ingratitudine.
Ringraziarono Arceus per lo spavento e continuarono a camminare, per arrivare al monte Trave.

“Che ha detto?” chiese Marianne, non appena vide Ryan uscire dall’ufficio.
Quello silenzioso salutò Linda con un cenno del capo e raggiunse la ragazza afroamericana.
Fu proprio Lionell a chiedere a Linda di limitare al massimo i rumori inutili, e lei rispettava diligentemente le indicazioni fruitegli dal capo.
Si sentivano solo i neon ronzare.
I passi di Ryan risuonavano forti nel corridoio, come rintocchi di campane a mezzanotte, fin quando non le si fermò dinnanzi.
“Andiamo a parlarne in un altro posto. Ho voglia di allenarmi”
“Non pensi di esagerare?”
“Con l’allenamento?”
“Già”
“No”
“Forse dovresti rilassarti. Inseguire tua sorella non è molto semplice”
“Novità?”
“Si stanno dirigendo verso il Monte Trave. Di nuovo”
“E noi saremo li ad aspettarli”
“Che hai in mente?”
“Voglio prendermi la mia rivincita. E finalmente riuscire a strappare mia sorella dalle grinfie di quel ragazzo”
“Che ti ha fatto di male?”
“Mi ha rubato Rachel. È già abbastanza” disse poi, riprendendo a camminare. Marianne allungò il passo, cercando di raggiungerlo, e lo tirò per un braccio.
“Aspettami! Che vorresti fare ora?”
“Beh, a quanto pare Rachel ha un motivo in più per tornare qui con me”
“Vuoi spiegarmi?”
“Tutto a tempo debito, mon cheri...ora cerchiamo di organizzarci per la prossima uscita”
Marianne lo guardava, a testa alta perché era bassa, e cercava di cogliere un indizio dalla luce che aveva negli occhi.
“Non vuoi dirmelo?”
“Ho detto che te lo dirò... ma calmati. Ora andiamo a combattere”
“Già... a questo proposito, hai un nuovo membro nella tua squadra”
“Membro?”
“Si, un nuovo Pokémon”
“Chi?”
“Avrai un Feraligatr”

 
“Wow” non si sconvolse Ryan.
“Il tuo team sta diventando davvero forte”
“Per competere con quello di Zackary Recket dovrò utilizzarlo al meglio. Andiamo in palestra”

Era forse il silenzio che più di ogni altra cosa infastidiva Zack.
Non che Rachel fosse una grande parlatrice.
Lui divideva le persone in due tipologie. Quelle che sanno parlare, e quelle che sanno ascoltare.
E Rachel sapeva ascoltare.
Ma stare zitta per più di due ore, senza neanche fare un cenno non era naturale.
Era forzato.
Rachel non voleva parlargli, e intanto camminava come capogruppo, mentre Litwick fluttuava accanto a lei. Il freddo diventava sempre più pungente, e fu costretta, come poi fecero anche Mia e Zack, a tirar fuori il giubbino.
L’erba alta ad un certo punto si interrusse. Era stata bruciata dal freddo.
Erano entrati nella zona del Monte Trave.
“È ancora arrabbiata?” domandò Mia, dispiaciuta.
“Non lo so”
“Spero solo di non essere stato io ad aver creato questo qui pro quo”
“No, non sei tu, non preoccuparti... è con me che ha dei problemi”
“Proprio come dei fidanzati” sorrise dolcemente la bionda.
“Non siamo fidanzati”
“All’inizio ho pensato lo foste”
“Un ruolo del genere richiederebbe più pazienza di quanta ne esiste nel mio corpo. Rachel è complicata”
“Come tutte le donne. Ma ha qualcosa da donarti, che nessuno tranne che una donna può darti. Ed è l’amore”
“Mia, non amo Rachel, non stiamo insieme e probabilmente non mi parlerà mai più”
E quest’ultima frase fece sorridere, anche se per poco, la diretta interessata, che intanto ascoltava con attenzione ogni cosa.
Il vespro cominciava a manifestarsi. Quel pallido sole stava lentamente facendo ritorno dove nessuno poteva vederlo, e mano a mano che scompariva, il buio scendeva, e la luce di Litwick diventava più luminosa.
A meno di dieci chilometri c’era il Monte Trave. E sul terreno videro tracce di nevischio.
Il vento prese a soffiare forte, e da terra fogliame ed altro si alzò, volteggiando in una girandola, danzando per sparire dalla loro vista.
“Fa freddo” disse ad un certo punto Mia.
“Lo so, tesoro, ma non è questo granchè. Sono stato sulla Vetta Lancia, una volta, durante un mio viaggio. E beh, li c’era davvero da disperarsi”
“Sei stato a Sinnoh?”
“Si, sono stato anche li. Ho viaggiato molto”
“Eppure sei così giovane”
“Ho avuto la fortuna di partire presto”
“Eppure è difficile avere gli stimoli adatti a non volersi mai fermare in un posto”
“Questo si... ma dopo un po’ hai dentro questa cosa che preme e che ti parla. Come voci, segnali di fumo che percepisco solo io, mi dicono di partire e di cercare nuove avventure. Allora preparo la mia squadra, il mio zaino e parto”
Mia sembrava essersi dimenticata del freddo pungente, anche se il respiro cominciava a condensarsi davanti ai loro volti.
“Siamo quasi arrivati” fece Rachel, stupendo i due compagni di viaggio. Si girò per un momento, quelli erano così vicini che sembravano essere rimasti attaccati con la colla.
“Ti sei ripresa?” chiese Zack.
“Con te non voglio parlarci. Mi hai deluso molto. Pensavo fossi diverso”
“Io non ti ho fatto niente”
“Di te mi fidavo”
“Non ti farei mai del male, e lo sai. Ti voglio bene”
“Finchè non mi dirai chi sei non potremmo avere un rapporto”
“Ragazzi finite di litigare...non potrei sopportare un altro spavento come quello di prima”
Rachel sorrise. “In effetti ogni volta che litighiamo la terra trema”
“Fosse causa nostra?” domandò lui.
Rachel dipinse per un momento un piccolo sorriso sul suo volto, onde cancellarlo con velocità. Si fermò, facendosi raggiungere dai ragazzi.
Un fiocco di neve gli si era poggiato sulle labbra.
“Nevica” sussurrò, poi lo catturò con la lingua. “Converrebbe fermarci qui, ed accamparci per la notte”
 
“Ti avrei seguito sicuramente, Rachel, ma non c’è tempo. Non vorrei che si manifestasse qualche altro terremoto. Potrebbe benissimo finire peggio di così”
“Vuoi salire le scale?”
“Scale?!” esclamò Mia.
“Si. I mille scalini degli eroi” rispose Rachel.
“Spero che Zorua stavolta rimanga dentro la sfera” punzecchiò il ragazzo, ottenendo solo una brutta guardata da parte della mora.
“Avete intenzione di salire mille scalini?!”
“Abbiamo intenzione... con noi ci sei anche tu”
“Non so se ce la faccio”
“Mia, puoi fare quello che vuoi, la fatica è tutta una questione psicologica...basta che ti distrai”
“Già. Basta che conti cento volte da uno a dieci, e poi è fatta” aggiunse Rachel.
“Non possiamo volare nemmeno con Braviary...il tempo non è dei migliori...è meglio mettersi in marcia prima che le condizioni meteo peggiorino” concluse Zack, che poi prese per mano mia e ritornò a camminare, lasciando Rachel da sola, indietro.
Litwick girava attorno alla sua testa, facendo una sorta di strana danza, e cantando armoniosamente.
“Beato te che ridi”

E fu così, che tra risate le di Mia e Zack e mugugni di Rachel arrivarono alle scale.
“Diamoci da fare” fece il ragazzo. Erano le 20, e non accennava a smettere di nevicare. Anzi, pareva nevicasse ancora più fitto.
Cominciarono la salita, e Rachel era sempre più persa nella sua testa.
Pareva fosse circondata unicamente dal buio, non riusciva ad uscire da quel posto, e nonostante si trovasse in mezzo alla natura, sotto la neve, e stava salendo una lunga scalinata il suo unico problema in quel momento era Zack.
Lo guardava, mentre sorrideva alle battute di Mia.
Era forse gelosia?
Non si trattava di mia, no. Il problema era davvero Zack.
Celava qualcosa, lo si vedeva da lontano, e Rachel, che spesso non si fidava nemmeno di se stessa, e faceva bene, non capiva perché avrebbe dovuto fidarsi di un totale sconosciuto.
Sempre così sfuggente, sempre così evanescente nel momento in cui si parlava di lui.
E quell’incredibile attitudine all’avventura che lo portava categoricamente ogni volta a sfidare la morte, senza alcun timore, come se fosse sicuro di non poter morire.
Si sentiva indistruttibile.
Ed il motivo non lo conosceva.
Sapeva il suo nome ed il suo cognome, sapeva fosse un ventunenne e sapeva che era nato a Celestopoli. Dopo un salto temporale enorme, di cui non sapeva nulla, arrivò ad Adamanta, e studiò con Alma ad Edesea. Per forza di cose vinse le medaglie alle palestre associate alla Lega Pokémon e diventò il campione di quel torneo.
Poi lo incontrò nella radura accanto Primaluce e da li tutti i guai.
Maledetti terremoti.
Nonostante Rachel l’avesse sollecitato a parlare di sé più di una volta, le informazioni scaturite furono sempre melliflue.
E mentre la fatica cominciava a farsi sentire, la neve continuava a coprire di bianco le chiome smorte degli alberi che aveva accanto. Il vento soffiava, Rachel sapeva che se non si fosse mantenuta in equilibrio, sarebbe stato proprio quel vento, unito alla stanchezza che aveva nelle gambe, a farla volare giù.
Pensò che quello fosse un grande problema. Ricominciare la scalinata daccapo, oh no, dannazione.
A dispetto di tutto continuava a stringere i denti, ed a salire le scale, sferzata dal vento vorace d’inverno.
Quella partenza avventata, cominciata come una fuga rappresentava per lei l’inizio di qualcosa di dogmatico.
Diventare una donna.
Era importante che rivestisse di duro ferro la sua esile figura per evitare che proprio il vento dell’insicurezza la portasse a perdere la sua strada.
E a dover ricominciare daccapo.

“Sono quasi arrivati, Ryan” riferì Marianne.
“Perfetto. Prepariamo i Salamence. Dobbiamo essere li velocemente”
Ryan stava facendo delle flessioni. Accanto a lui, Gallade meditava, mentre Flygon, Bisharp e Feraligatr erano stati lasciati liberi.
Quello era il modo di Ryan per rilassarsi. Fare flessioni. Non pensare. Stare in silenzio.
Non pensare.
Zackary Recket.
Non pensare.
Sconfitta.
Non pensare.
Poi sbuffò, e si lasciò cadere a pancia per terra. Marianne guardava silenziosa i movimenti del biondo, senza muoversi.
“Stavolta pensi di farcela?”
“Stavolta so che ce la farò. La mia squadra è migliorata. E quel Feraligatr è davvero forte”
Poi una voce dall’interfono di Marianne disturbò il silenzio.
“Si... subito. Ryan, Rachel è sulla cima”
Negli occhi di Ryan splendette qualcosa. Ambizione e vendetta.
“Bene. Andiamo”

“Siamo arrivati”
La voce di Zack suonava così piena di serietà che pareva non fosse stato lui a parlare.
Mia fu l’ultima a mettere piede sulla cima innevata del Monte Trave. Sentiva qualcosa di strano serpeggiargli nello stomaco.
Stava per vomitare, ma ne valeva la pena.
Stava tutto per finire.
Stava tutto per tornare alla normalità.
“Pensi che dovremmo entrare nel tempio?” domandò Rachel a Zack.
“Dopo l’ultima volta non credo sia il caso. Anzi... qui dovrebbe andare bene”
“Che devo fare?” domandò Mia.
Rachel e Zack si guardarono, poi la guardarono.
“Il cristallo dov’è?” chiese la mora.
Mia aprì il giubbino, mostrano la gemma verde sui seni.
“Ok. Non so... prendila in mano e concentrati. Pensa ad Arceus”
“Si! Pensa ad Arceus!” fece l’altro.
Mia levò lo zaino, e lo gettò per terra. La neve cadeva, e le si poggiò sul volto una volta che alzò la testa.
“Arceus...” sussurrò Mia, protendendo il cristallo al cielo.
Rachel e Zack fecero automaticamente un passo indietro.
Immaginavano entrambi Arceus. Immaginavano entrambi di vedere la divinità.
E poi Mia prese ad urlare.
Rachel ebbe un sussulto, ma poi sospirò.
“Non ci riesco!”
“Ma siamo sicuri sia lei l’oracolo?” chiese il ragazzo.
Rachel e Mia lo guardarono interdette. L’ultima annuì.
“Riproviamo” fece lui.
Rachel levò lo zaino e prese la stele, quindi Mia mise velocemente la mano sul punto.
E la stele si illuminò.
“È lei” sentenziò Rachel”
“Riproviamo ad evocare Arceus, allora!” urlava Zack.
“Ok, ci riprovo”
Rachel ripose la stele illuminata nello zaino e rimase a guardare Mia, che abbandonò le ansie ed i dispiaceri ad un lungo sospiro. Poi afferrò il cristallo e lo alzò al cielo.
“Arceus” sussurrò. Serrò poi le labbra e strinse gli occhi, emettendo un piccolo lamento. “No! Non ci riesco!”
“Non ci riesci perché non state facendo le cose nel verso giusto!”
La voce non era dei tre ragazzi. Quelli si guardarono intorno, mentre Mia raccolse lo zainetto e si avvicinò a Zack.
Ryan ed altre quattro reclute, compresa la scagnozza di colore apparvero davanti a loro.
“Ancora tu?!” urlò Zack.
“Ryan! Sparisci!” lo sovrastò Rachel.
“Rachel... devi sapere tutto”


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Ciao ragazzi! Finalmente è arrivato il momento di leggere come va a finire l'avventura, ambientata nel recente passato di Zack, in cui sfida la Lega Pokémon di Adamanta. Come semrpe troverete tutte le informazioni sui nostri blog ed altro sulla pagina Facebook Pokémon Adventures ITA , dove DOVETE passare! Troverete di tutto! Martedì prossimo uscirà il nuovo capitolo del manga di Pokémon Back To the Origins! Non mancate! Andy $ Ok. L’ultima porta era stata chiusa. Ora l’unica cosa da fare era calmarsi un attimo e rilassarsi. Quella giornata aveva regalato fin troppe emozioni. Una piccola anticamera buia, poco illuminata, precedeva un lungo corridoio, che si concludeva con un’enorme porta dorata. Zack decise di tirar fuori tutti i suoi Pokémon. Gyarados, Torterra, Lucario, Braviary ed Absol. E Growlithe, naturalmente. Tutti lì, tutti fermi, tutti in   ansia, tutti in attesa che qualcosa fosse accaduto. Aspettavano che le parole uscissero dalla bocca di

Frammenti - Shot 1 - Levyan

Frammenti - Orizzonte Frammenti. Deboli soffi di vita nella violenta tempesta che è l’esistenza. A volte destinati a sparire, a volte pronti a moltiplicare. Come un soffio di vento trasporta il polline che andrà a fecondare un'altra pianta dalla quale nascerà la vita, alcuni momenti, per quanto brevi, danno il via a qualcos’altro, qualcosa di più grande.   L’aria era fredda, il gelido inverno era alle porte e i sempreverdi costellavano i boschi innevati che circondavano la cittadina di Nevepoli. Quell’anno, le grandi nevicate erano arrivate prima e già, il ventesimo giorno di dicembre, i fiocchi di neve scendevano copiosi sui tetti della città. Lo spettacolo che davano quelle minuscole e complesse opere d’arte di cristalli di ghiaccio, passando di notte sotto la luce dei lampioni per poi andare a posarsi a terra sciogliendosi, era qualcosa di meravigliosamente inquietante. Un gelido calore pervadeva le strade, ridotte ormai a soffici torrenti di neve. Nell’attimo

Quindicesimo Capitolo - 15

Salve ragassuoli, mi dispiaccio ogni volta per il ritardo nella pubblicazione, e mi rendo conto che sta diventando un disagio. Ecco perchè, dalla settimana prossima, per problemi di lavoro, la fan fiction sarà pubblicata il MARTEDì. Chiedo ancora scusa, e spero di non aver recato disagio. Ringrazio tutti quelli che hanno messo mi piace alla pagina   Pokémon Adventures ITA . Vedere il seguito crescere ogni giorno di più è una grande soddisfazione. Sei su EFP? Vieni a recensirci anche lì!  Andy Black, autore su EFP Ricordo sempre che il nostro progetto, Pokémon Courage ha bisogno di sostegno da parte vostra...niente soldi, tranquilli, basta solamente un po' di partecipazione. Siamo davvero così pochi a leggere questa bellissima storia? Entrate anche voi a far parte della famiglia di Pokémon Courage . Ho finito con le raccomandazioni. Cominciamo. Stay Ready...Go! Andy $   “Rachel...sei davvero tu?” chiese sgomento Ryan, quasi commosso. Zorua fece un