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Ventunesimo Capitolo - 21

Ecco a voi il 21° capitolo della nostra storia! Prima di iniziare vi lascio le solite raccomandazioni, passate sulla pagina Facebook Pokémon Adventures ITA e non dimenticate di leggere gli arretrati, a breve partirà una nuova saga che riporterà alla ribalta vecchie fiamme del panorama Pokémon! E se volete davvero restare aggiornati su tutte le novità della fan fic non dimenticate di richiedere l'iscrizione al gruppo su Pokémon Courage, dove vedrete man mano pubblicate diverse informazioni sulla saga e annunci su eventuali lavori futuri!
Detto questo, vi lascio liberi e pronti a godervi il capitolo di oggi. Mi raccomando, restate con noi!



Ryan si trovò davanti una visione alquanto sgradevole.
“Per quale fottuto motivo l’Antro Verità è crollato?” chiese a Marianne.
“Non ne ho la più pallida idea”
“Mesprit è lì dentro?”
“Non ne ho la più pallida idea”
“Come possiamo fare per...lasciamo perdere, conosco già la tua risposta. Piuttosto, Linda...hai idee per capire se Mesprit e vivo ed è lì dentro?”
Linda si spostò una ciocca dal volto, mentre sperava non riprendesse a nevicare.
“Beh...potremmo utilizzare i poteri di Gallade”
“Già”
Gallade uscì fuori e si guardò attorno. Ryan era proprio alle sue spalle.
“Gallade, concentrati e cerca di capire se Mesprit è sotterrato dalle macerie”
Gallade chiuse gli occhi, ma quando li riaprì fece segno a Ryan di non aver trovato nulla.
“Qualcuno è già stato qui...qualcuno ha già catturato Mesprit”
“Può anche essere successo un cataclisma, un terremoto, e la grotta è crollata. Che ne sai?”
“Hai ragione” disse il biondo, ma una brutta sensazione lo ingravidò. Gli pareva quasi di sentire gli urli di Braviary.
Gli pareva che l’ombra di Zackary Recket lo stesse per risucchiare.

“Grazie Braviary” sorrise lui, facendolo rientrare nella sua sfera. Dopodichè prese la sfera di Mesprit in mano e bussò il campanello di casa di Demetra.
Alcuni passi rimbombarono sul pavimento di legno, che scricchiolava sotto il peso di qualcuno.
In cuor suo Zack pregava che ad aprire la porta non fosse Gardenia. La situazione sarebbe stata un tantino imbarazzante.
E invece la porta...la aprì proprio Gardenia.
Gli occhi della ragazza si spalancarono per un istante, ma poi tornarono della normale grandezza.
“Hey...Zack, vero?”
Gardenia non si aspettava così cambiato quel giovane ragazzo che tanto la fece indispettire.
“Si. Come stai?”
Zack le tese la mano libera, e sorrise. Gardenia notò la Ultraball nella mano ma non chiese nulla, e fece spazio a Zack per farlo entrare.
“Io bene. La tua amica sta dormendo”
“Ne ero sicuro. Demetra dov’è?”
“Si è addormentata anche lei. Era stanca. Ma tu che ci fai qui?”
Zack sospirò e posò lo zaino, lasciandolo cadere accanto al camino scoppiettante. Posò la sfera sul tavolo e si sedette su di una sedia.
“È una lunga storia. Ma sto cercando di ricomporre la catena di cristalli dei guardiani dei laghi. Ho bisogno di Dialga”
“Oh, un bell’impiccio, insomma. E come mai?”
“Niente di straordinario. Cose che servono ad Adamanta, tutto qua”
Mentitore puro.
“Ah già...tu ora vivi ad Adamanta. Bel posticino, molto caratteristico”
“Ho abbandonato Sinnoh parecchi anni fa. Ad Adamanta sono il Campione”
“Se non ricordo male lo eri anche qui”
“Per un breve periodo. Camilla era troppo forte davvero”
“E beh...una come lei non nasce tutti i giorni”
“A proposito, come sta?”
“Credo bene. Ci incontriamo di tanto in tanto ai convegni della Lega di Sinnoh”
“Ah, ok”
“Sai bene che conduco una vita morigerata. Penso solo all’allenamento ed al migliorare l’aspetto e la salute delle mie bellissime piante”
“Immagino...sì. Comunque...Mia dorme da tanto?”
“Oh, si è addormentata pochi minuti prima che arrivassi tu”
Poi un rombo aprì il cielo.
Gardenia e Zack si guardarono. E no, non era il cielo.
“Hai fame?” sorrise lei.
“Un tantino...”
“Demetra ha preparato un ottimo stufato, e ne sarà sicuramente avanzato. Lei con le proporzioni, in fatto di cibo non è molto ferrata”
“Ne riscalderò un po’, se non crea disturbo”
“Siediti, lascia...faccio io”
Gardenia si alzò, mostrando il solito fisico tonico. Non indossava più il poncho, certo, il freddo era troppo in effetti per il solito abbigliamento che la caratterizzava.
Un pantalone cargo, stavolta lungo, sottendeva un paio di grossi stivaloni da trekking. Sopra un caldo maglioncino di lana, molto aderente, la teneva al caldo. Nei capelli sempre la solita fascia nera.
“Come stai tu, invece?” chiese Gardenia, mettendo la pentola sui fornelli.
“Beh...non molto bene. Sto cercando la mia donna, è stata rapita”
“Ah...ecco perché ti serve la Rossocatena”
“Ehm...esatto”
“E parlami di lei”
Zack si stupì per quella strana ed immediata gentilezza, ed anche per quell’interesse fuori dalle righe. Gardenia lo aveva sempre trattato con freddezza immane.
Demetra l’aveva drogata, quasi sicuramente, pensò.
“L’ho conosciuta partendo per la mia ultima avventura. All’inizio non era niente di che, ma poi col tempo ho imparato ad apprezzare ogni suo lato, finchè non me ne sono innamorato”
“Wow!” sorrise entusiasta. “Non ti ho mai visto innamorato. Mi hai sempre dato l’impressione dell’invasato attratto solo da culi e tette”
“Nella vita si cambia”

Rachel decise che il rilassamento di quel giorno sarebbe potuto bastare. Si infilò qualcosa di comodo e scese nella hall. Avrebbe guardato un po’ di tv, non si concedeva quel piacere da parecchio tempo.
Il fatto che adesso qualcun altro si occupasse della faccenda Arceus\cristallo\profezia\catastrofi le donava un po’ di sicurezza nonostante vivesse con il tarlo continuo di Zack.
“Dove sei?”
Poi le si poggiò una mano sulla spalla.
“Con chi parli?”
Rachel girò la testa, e guardò in alto. Sotto la montatura di quelle lenti costose c’era Lionell.
“Oh...siete voi”
“Dammi del tu, te l’ho già detto”
“Non ci riesco. Si vuole sedere?”
Lionell sorrise. “Si, va bene”
Si sedette accanto a lei. Rachel lo guardava, e ne rimaneva affascinata. Profumava di fresco e di pulito. Le sarebbe costato un occhio però ammettere che quell’uomo era suo padre.
“Senta...può parlarmi della mia vera madre?”
Lionell, da che guardava dritto, in direzione della televisione, alzò le sopracciglia, quindi si girò verso la ragazza ed abbassò di poco gli occhiali.
“Vuoi che ti parli di Irya?”
“Si”
“Naturalmente ti assomigliava in maniera straordinaria. Come assomigli a tua nonna del resto, la madre di Martha ed Irya. Lei era il cristallo prima che lo fosse Irya”
“Viene passato di generazione in generazione?”
“A quanto ho capito, il parto trasmette al nascituro la capacità di interloquire con la divinità”
“Io non ho mai parlato con Arceus”
“Probabilmente non ha mai avuto nulla da dirti” sorrise Lionell. Rachel trovava la cosa poco divertente.
“E quando vi siete conosciuti lei e la mamma?”
A Lionell dava un fastidio tremendo il fatto che lei fosse così distaccata e formale, mentre per Irya ci fu subito un mamma.
“Eravamo piccoli ed inesperti. Eravamo studenti alla facoltà di storia di Adamanta e...beh, non voglio vantarmi, ma sono sempre piaciuto molto alle donne...” Lionell ricordava il passato con il sorriso sulle labbra, compiaciuto probabilmente per il suo trascorso.
“In effetti lei è un bell’uomo”
“Ti ringrazio. Ad ogni modo vidi tua madre. Mi fulminò al primo sguardo, con quegli occhi azzurri, proprio come i tuoi, ed io mi innervosii. Ricordo i miei amici che mi prendevano in giro per questo, perché non è mai stato nelle mie corde bloccarmi per una ragazza, che per di più mi aveva dato solo uno sguardo. Ricordo l’espressione divertita che ebbe quando mi accorsi che mi guardava. Probabilmente il mio volto le risultò comico. In ogni caso mi feci coraggio ed andai da lei”
“Avevate la stessa età, quindi”
“Si. Anzi no, lei era più piccola di un anno. Comunque mi presentai, e lei arrossì tutta. E da lì ebbi la strada spianata. Adoravo Irya” sorrise, con un leggero rammarico.
“E poi?”
“Poi ci cominciammo a frequentare. Lei aveva un carattere esplosivo. Molto solare, divertente, e con un ottimo senso dell’umorismo. Ma quando si arrabbiava o doveva proteggere i suoi cari era capace di scardinare porte chiuse e sigillate. Una vera forza della natura. Ci amavamo, tanto, e ci sposammo. E poi un brutto male la portò via. Tu eri appena nata, e...”
“E poi so com’è andata a finire”
“Mi spiace che tu abbia passato quello che hai passato”
“Lo so. Dispiace più a me”
“So benissimo che ai tuoi occhi posso esser sembrato un cattivo padre. Inutile definirmi assente...”
“Direi che invisibile è il termine giusto”
Lionell sorrise. “Ma tutto possono avere una seconda occasione”
Rachel guardava vuota l’uomo, che sorrideva. Lui le porse la mano e lei la guardò. Doveva afferrare quella mano. Quella mano assente, anzi, invisibile, che negli anni non le aveva donato né sicurezza e né calore, ma che adesso rivendicava ciò che era suo, prepotentemente.
Lionell rivoleva Rachel nella sua vita. Così pareva.
E a Rachel bastava afferrare quella mano, ma qualcosa la bloccava.
Le sembrava quasi fosse la firma di un contratto, quella stretta di mano, un marchio a fuoco indelebile.
Se avesse accettato quella mano, ne avrebbe dovuto sopportare le conseguenze.
Era sicura di voler far entrare quell’uomo nella sua vita?
“Avanti. Prendi la mia mano”
E poi una recluta entrò spedita in stanza. Rachel lo guardò stranita. Aveva la divisa fin troppo aderente, a risaltargli i muscoli in maniera quasi grottesca, mentre manteneva il copricapo della divisa tra le mani. La bocca aperta cercava di tirar dentro quanto più ossigeno riuscisse a prendere.
“Che maniere sono queste?!” si alterò Lionell. La recluta affannava, e sembrava non dare alcun peso alle parole del suo principale.
“Signor...” ansimava. “...signor...signor Lionell...è appena arrivata una comunicazione da parte...”
“Da parte?!”
“Da parte di Ryan”
“Ryan? Che vuole Ryan?”
Ed al sol pronunciare quel nome, le orecchie di Rachel si sintonizzarono su quella discussione, facendo finta di disinteressarsi. Il fatto non era il suo.
“Ha...ha detto che la grotta...l’antro Verità, dove vive uno dei guardiani, non esiste più. È crollato, ed ora ci sono solo macerie”
“Cosa?!”
“Si. Ha detto che adesso si sta dirigendo a nord, verso Nevepoli, per prendere Uxie”
“Va bene. Digli di passare qui dopo aver preso Uxie”
“Sarà fatto. E...mi scusi per le mie maniere”
“Vai...Rachel” Lionell ritirò la mano e si alzò, poi la guardò, attendendo che il rumore della porta sancisse la loro ritrovata solitudine. “Ora ho delle cose urgenti da fare. Ma continueremo questo discorso. Hai bisogno di qualcosa?”
“No...sono a posto così”
“Benissimo allora”
Lionell si chinò sulla sua testa, le schioccò un bacio ed andò via, lasciandole un dolore inspiegabile dentro.

Gardenia era al tavolo della baita di Demetra, e sorrideva mentre scriveva un biglietto.
“Demetra, io e Zack siamo diretti verso Nevepoli, per catturare Uxie. Può aver bisogno di una mano. Mi raccomando, attenta a Mia e spiegale tutto. XOXOXO”
Lasciò la penna su quel foglio, per appesantirlo ed evitare che un po’ di corrente lo facesse sollevare e volare in un posto dove non avrebbe potuto vederlo.
Poi si alzò. Zack aveva di nuovo lo zaino in spalla, gli occhi arrossati ed enormi. Il sonno lo stava divorando.
“Hey...sicuro di non voler rimanere qui?” chiese la capopalestra”
“No, Gardenia. Non c’è tempo”
Stoico, lui. Gardenia annuì, e quindi si alzò, poi diede un ultimo sguardo a quella bellissima baita per infine uscirvi, seguita a ruota dal ragazzo.
“Come hai intenzione di arrivare a Nevepoli?” chiese lei, chiudendo con fermezza la porta, evitando rumori molesti.
“Volando, Gardenia”
“Hai un Pokémon anche per me?”
“Ho un Braviary, e dovrai fartelo bastare”
Gardenia storse il muso e poi sospirò. Stare così tanto a contatto con quel ragazzo non l’aveva mai entusiasmata.
L’aquila uscì fuori dalla sfera, ed i due le salirono sul dorso. Dopodichè quella prese a battere le ali.
Gardenia vide Duefoglie rimpicciolirsi sempre di più, finchè non distinse anche Sabbiafine e Giubilopoli, che come funghi, spuntavano tra un bosco ed un altro.
Zack mise un paio di occhialoni. Il freddo rendeva impossibile tenere gli occhi aperti, mentre Gardenia appoggiò la guancia alla schiena del ragazzo, rubando di tanto in tanto, un’occhiata di quel paesaggio mozzafiato. Le nuvole erano proprio sopra le loro teste, ed il freddo aumentava vertiginosamente, ma nessuno dei due sembrava volerci pensare.
Gardenia nascondeva una tremenda fifa. Non aveva mai volato, almeno non così in alto e non senza aereo. Una volta Sapphire l’aveva portata su quel fantastico esemplare di Tropius, ma nulla di più.
Giardinfiorito era diventato una distesa bianca enorme, dove di tanto in tanto sorgeva qualche casupola.
Zack sorrise sorvolando il bosco di Evopoli. I ricordi l’avevano accompagnato fino al lago dove aveva catturato il Mesprit che calmo, adesso, riposava nella sfera all’interno dello zaino.
Ora toccava al Lago Arguzia.
Non ci era mai stato di persona, ma aveva sentito dire che era davvero ostico raggiungerlo.
In più Uxie era un Pokémon particolare. Giravano strane leggende sul suo conto.
Si diceva che dimorasse ad Adamanta, tanto tempo fa.
La leggenda della memoria persa, certo. Alma gliel’aveva raccontata un paio di volte.
Ora Zack aveva paura delle leggende che gli raccontava Alma. Temeva potessero essere vere, specularmente a quanto successo con quella di Arceus.
E se Uxie davvero avrebbe fatto perdere la memoria sarebbe stato davvero difficile ritrovare Rachel e salvare il mondo.
Di tanto in tanto il ragazzo gettava uno sguardo giù, a cercare il nero dei capelli della ragazza.
Nulla.
L’unica cosa che aveva notato era che, dopo Flemminia, la neve cominciò ad aumentare, e a diventare sempre più forte.
“Zack...ci vuole ancora molto?” chiese Gardenia? Erano in volo da circa mezz’ora ed il tempo era passato così in fretta tra un pensiero ed un altro.
“Non lo so. Mi sa che tra un po’ dovremmo proseguire a piedi...Braviary non può volare in questa neve”
“Poverino” fece lei, poggiando la mano tra le piume del dorso di quello, per donare un po’ di calore alle sue dita, cercando di lasciarvi conforto.
“Già. È il mio campione”
“Come l’hai catturato?”
“Era un Rufflet”
“Eh?”
“Si. L’evoluzione precedente di Braviary...ma è una lunga storia...”
“Beh...a quanto pare abbiamo tutto il tempo del mondo”

I Salamance sfrecciavano ad una velocità elevatissima. Così elevata che Ryan e le due ragazze, Linda e Marianne, si erano imposti di non stare con la schiena ritta, bensì di stendersi sul dorso dell’animale.
Questo perché l’alta quantità d’aria che i loro corpi trattenevano, avrebbe potuto sbilanciarli, e farli cadere giù.
Indi per cui i tre erano stesi, a rendere l’unione Pokémon-umano quanto più aerodinamica era possibile.
Nevepoli non era molto lontana, ma intanto i pensieri assalivano Ryan.
Mesprit.
“Dove dannazione sei?”
Linda e Marianne non sentivano nulla, tanto era forte il rombo dell’aria nelle loro orecchie, ma notavano nel ragazzo una flemma che non gli apparteneva.
Era pensieroso.
Ed il problema di Ryan era la paura. La paura di fallire. La paura di aver sentito davvero il grido di Braviary.
Ed il grido di Braviary significava solamente una cosa.
Zackary Recket.
Certo, era riuscito a sconfiggerlo e a fargli passare un brutto quarto d’ora, cosa che gli levò una soddisfazione non indifferente, ma non era sicuro di poterlo rifare ancora.
Poi qualcosa lo prese mentalmente a schiaffi, urlandogli di smettere di assomigliare più ad un cagnolino impaurito con la coda tra le gambe che ad un uomo grande e grosso che aveva battuto il Campione della Lega di Adamanta.
Insomma non era una cosa da tutti i giorni.
Superarono il passo del Monte Corona, e per quanto i Pokémon drago che stavano cavalcando fossero in sofferenza lungo la bufera di neve che stavano attraversando, sembrava che al loro passaggio, tanto erano veloci, la neve si sciogliesse.
Nevepoli era un cumulo di luci gialle in lontananza, in mezzo al bianco, mentre sulla montagna c’era il lago.
Probabilmente doveva essere il cratere di qualche vulcano spento da tempo.
Ryan immaginò l’epicità di un’eruzione sotto la neve. Eggià, doveva essere davvero una cosa che si vede una volta sola nella vita.
Poi il suo sguardo captò qualcosa.
Il suo sguardo vide due punti. Due punti che si muovevano a piedi, nella neve fredda.
“Zackary Recket!”

L’urlo di Ryan suonò talmente forte che lo stesso Zack si fermò e si girò. Non c’era nessuno.
“Che c’è?!” chiese Gardenia, allarmata.
“Mi...mi è parso di sentire qualcuno che chiamasse il mio nome”
Il vento soffiò ancora più forte, e la neve si accumulava ai loro piedi più velocemente di quanto pensassero.
Gardenia non sopportava il freddo, proprio come le sue piante, e si strinse nelle spalle, mentre Zack si guardava attorno. Gli sembrava di vivere su di un enorme foglio di carta, bianco, pulito, senza alcun punto di riferimento che non fosse l’orizzonte.

Ryan non ci credeva.
Mesprit e Zack erano collegati. Forse era stato proprio lui a catturarlo, lui lo sapeva.
Forse la lotta che avevano avuto aveva fatto crollare l’Antro Verità. E l’urlo di quel Braviary non era l’ennesimo squillo del suo cervello a ricordargli che stava diventando totalmente pazzo.
Recket era lì, a meno di cento metri sotto i suoi piedi.
E stava raggiungendo il posto dove doveva andare LUI, a catturare il Pokémon che doveva catturare LUI, per creare la Rossocatena che doveva creare LUI, e salvare il mondo come doveva fare LUI.
“Recket!” urlò Zack, facendo impressionare Marianne e Linda. Il Salamance del ragazzo scese in picchiata velocemente.

Zack e Gardenia stavolta lo avevano sentito insieme. A pochi metri avrebbero raggiunto le rive del Lago Arguzia, mentre la neve continuava a scendere forte.
E qualcuno, nel bel mezzo del nulla, chiamava il suo nome.
“Recket!” ancora.
“Chi sei?!” rispose indispettito lui, avvicinandosi a Gardenia, che per un attimo trovò riparo dalla neve per il volto.
D’improvviso dall’alto comparve un Salamance. Poi altri due.
Ryan e le sue appendici erano lì.
“Che diamine ci fai qui?!” chiese con rabbia immane il ragazzo. “Tu dovresti essere rinchiuso nelle prigioni dello stabilimento dell’Omega Group, a Timea!”
“Tu hai tenuto rinchiuso a pane ed acqua non solo me, ma anche una ragazza spaventata. E questo non ti fa onore, soprattutto perché i patti erano altri”
“Saresti venuto anche qui a Sinnoh a rovinare tutto”
“Io non sto rovinando niente! Siete voi che state rovinando tutto!”
Ryan sorrise, sorpreso da quelle parole. Alla fine stavano facendo la stessa cosa, ma nessuno dei due si fidava dell’altro per lasciarlo continuare.
“Hai...hai tu Mesprit, vero?”
“Perché lo vuoi sapere?”
“Rispondimi!” urlò il ragazzo.
“Non alzare la voce con me, perché altrimenti finisce male!”
“E che vorresti farmi?! Prendermi a pugni?! Di nuovo?!”
Gardenia era spaventata dal ragazzo con gli occhi rossi. Si chiedeva chi fosse e perché Zack fosse così arrabbiato con lui.
“Probabilmente farò di peggio se non mi dici dov’è Rachel!”
“Tsk...non hai capito nulla allora”
Zack friggeva. Tanto che prese ad urlare, lì, nel bel mezzo del nulla. Gardenia sobbalzò, mettendo mano alla cintura, capendo però che lì, i suoi delicatissimi Pokémon d’erba avrebbero avuto vita breve.
“Stai calmo. E dimmi se hai tu Mesprit”
“Perché vuoi saperlo?!”
“Perché io ho Azelf, e l’Antro Verità è crollato”
Zack sorrise leggermente. “Colpa mia...”
Gardenia sobbalzò. “Hai fatto crollare la grotta nel Lago Verità?!”
“La lotta con Mesprit l’ha distrutta”
“Ma è un pezzo della storia di Sinnoh, quella grotta”
“Di Sinnoh non rimarrà niente se non catturo Uxie ed Azelf”
“Azelf è mio” si intromise Ryan. Zack spalancò gli occhi, mentre un brivido, freddo naturalmente, gli attraversava per intero la spina dorsale, veloce come una macchina sull’autostrada.
“Dammi quell’Azelf!”
Ryan sorrise. “Non posso. Piuttosto saresti così cortese se tu posassi sulla neve la sfera di Mesprit e ti dileguassi”
“Io devo salvare questo mondo!”
“Anche io!”
“Non ti credo! Tu sei solo un perfido uomo controllato dagli interessi di qualcun altro! Tu sei pazzo!”
Ryan sorrise, ed un ghigno malefico si presentò sul suo volto.
“Io...io credo che potremmo fare un patto”
“Patto?!”
Gardenia ascoltava attentamente. Non aveva mai visto Zack così determinato.
“Già. Siccome io ho quello che vuoi tu, e tu hai quello che voglio io, ed in ballo c’è il terzo pezzo del puzzle, Uxie, potremmo sfidarci. Tre Pokémon a testa. Se vinco io tu mi consegni Mesprit e non ti darò fastidio mentre catturi Uxie. Altrimenti io ti darò Azelf e farò lo stesso mentre entrerai nell’Antro Arguzia. E ti darò Rachel”
Alla parola Rachel, il cuore di Zack prese a battere a mille.
“Ci sto”
La neve rendeva la visibilità quasi nulla, e mentre Gardenia si appassiva infreddolita come un fiore d’inverno, pareva quasi perdesse i petali, Zack allargò per bene le gambe, per trovare stabilità su quel terreno bianco così poco stabile.
“Vai, Growlithe!”
“Bene!” Ryan sorrise. Mano alle Pokéball, e via. “Vai Manectric! Cominciamo come abbiamo finito”
“Non mi sconfiggerai!”
Growlithe vide davanti a sé un altro canide, e ciò gli bastò a prendere la questione sul personale. Se c’era un maschio alfa del branco, quello era lui. E quel Manectric, così posato e fermo, lo infastidiva.
“Growlithe, cominciamo! Usa Pirolancio!”
Growlithe abbaiò, e quindi si abbassò sulle zampe. La rabbia di Zack era ben nota al cane, che sentiva quanto fosse importante per lui sconfiggere quel Manectric.
“Manectric, usa Doppioteam!”
L’elusione così salì, ma tre copie del Pokémon elettrico svanirono a seguito dell’attacco di Growlithe.
“Ora, Manectric, usa Attacco Rapido!”
Sei Manectric presero a correre in direzione di Growlithe, che si vide accerchiato.
“Salta!”
Sembrava quasi che quelle copie, così vere, stessero per attaccare tutte insieme. Sarebbe stato un danno enorme per Growlithe, pensandoci, ma saltando il Pokémon di fuoco schivò l’attacco. Le copie scomparvero, e Zack sorrise.
“Usa Ruotafuoco!”
Growlithe prese a soffiare fiamme, che avvolsero il suo corpo, ed incominciò a rotolare in aria su sé stesso. Poi si abbatte con forza su Manectric, che ancora doveva fermarsi dopo l’Attacco Rapido sferrato.
Morale della favola, Growlithe si abbattè sulla schiena del Pokémon elettrico.
Danni ingenti, danni ingenti. Ma quello aveva ancora energia a sufficienza per combattere ancora.
“Manectric, riprenditi, ed usa Tuono!”
Nevicava, era insolito vedere dei fulmini e dei tuoni in una tempesta di neve.
Ma non impossibile.
Un Tuono bello forte cadde veloce ed improvviso sul suolo, mancando Growlithe di parecchi metro.
“Ottimo! Growlithe, approfittane per usare un Lanciafiamme!”
Le fiamme calde del Pokémon si abbatterono pesanti sul corpo di Manectric, che stremato si butto per terra.
“Si! Bravissimo Growlithe!”
“Non è giornata, Manectric. Vai, Feraligatr!”
“Cazzo...”
Ryan sorrise, e Gardenia si stava rendendo conto di quanto quegli allenatori fossero di molto sopra della sua portata.
Erano davvero forti, con un’attitudine al combattimento che lei non aveva.
“Feraligatr, utilizziamo un bell’attacco Surf, e vediamo come se la cava il nostro avversario” sorrise quello.
Zack spalancò gli occhi. Doveva analizzare velocemente tutto ciò che aveva attorno.
Doveva fare presto, ma non trovava nulla. Growlithe non avrebbe potuto scampare il forte attacco di Feraligatr.
Quello infatti lasciò partire un’enorme onda, metri e metri cubi d’acqua che andò a sciogliere la neve, mostrando al di sotto dei loro piedi l’erba bruciata dal freddo e qualche stelo di alcune margherite ingiallito dalla neve.
“No...no, Growlithe, rientra, bravissimo”
Feraligatr prese a ruggire. Non era per niente un cliente facile.
“Bene. Siamo uno pari”
“Già. Ora l’incontro finale. Vai Lucario!”
Il Pokémon sciacallo si presentò sul campo di battaglia. Nello sguardo una luce spenta. Qualcosa non andava, ma Zack non se ne rese conto.
“Feraligatr, usiamo un altro attacco Surf!”
Feraligatr alzò le mani al cielo, lasciando cadere un’enorme onda, che si abbattè con forza sul suolo.
“Lucario! Individua!”
Lucario vide l’onda avvicinarsi, quindi fece un enorme salto. Fece una capriola in aria, sorpasso Feraligatr e si trovò alle sue spalle.
“Ottimo! Ora utilizza Stramontante!”
Lucario balzò velocemente verso il suo avversario, e lo colpì con forza immane sotto al mento, con un pugno, tanto da farlo cadere per terra.
Feraligatr si alzò, ruggendo, e si gettò con forza su Lucario, senza che Ryan avesse detto nulla.
Era con ogni probabilità un Pokémon molto iracondo.
“Feraligatr, usa Troppoforte!”
Feraligatr concentrò la forza negli arti, e prese a colpire massivo il suo avversario. Lucario parò un primo colpo, ma il secondo si abbattè sul suo volto.
Lucario si bloccò, quel colpo doveva averlo fatto parecchio male.
“Ancora! Usa Troppoforte!”
“Lucario! Schivalo!”
Ma pareva che Lucario non ci fosse più. Un primo colpo lo prese ancora sul volto, facendolo cadere per terra, mentre il secondo gli diede il colpo di grazia.
Zack prese a lacrimare non appena capì che aveva perso la sfida, ed intanto Feraligatr ruggiva, pareva urlasse vittoria.
Ryan sorrideva. Aveva vinto di nuovo contro quel ragazzo.
“Bene. Recket, consegnami Mesprit”
Zack voleva davvero evitare. Ma un patto è un patto, e con riluttanza mise le mani nello zaino.
“Zack, no! Che stai facendo?!”
“Sono...sono stanco di questa cosa”
Cercò tra i vari effetti l’unica cosa che non avesse spigoli, la trovò e la lanciò sulla neve. Dopodichè prese per mano Gardenia e si incamminò verso un punto meno battuto dalla neve, per poi sparire oltre le nuvole.

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