Bonsoir, mes amis, giovedì non perdetevi i prossimi capitoli del manga Pokémon più affascinante che esista.
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Siamo davvero agli sgoccioli. Cosa succederà a Rachel e Zack.
Ma soprattutto...come continueremo a farvi sognare, noi di Pokémon Courage?
Restate con noi.
Intanto beccatevi questa!
Stay Ready.
Goooo!
.
Siamo davvero agli sgoccioli. Cosa succederà a Rachel e Zack.
Ma soprattutto...come continueremo a farvi sognare, noi di Pokémon Courage?
Restate con noi.
Intanto beccatevi questa!
Stay Ready.
Goooo!
.
Timoteo sgranò gli occhi,
mentre si rendeva conto che la spada che stava usando diventava mano a mano più
pesante. La stanchezza si faceva sentire, non sapeva da quante clessidre
combattevano, ma aveva intenzione di finirla al più presto.
Lucario si presentò nel
campo, seguito da Zack, dietro. Attorno c’erano tanti corpi esanimi, ed i pochi
in piedi stavano combattendo tra di loro. Armature bianche non c’erano più. Gli
unici due templari rimasti erano Timoteo e Marcello. C’erano circa duecento
Ingiusti, e stavano combattendo contro un numero minore di membri dell’Omega
Group, ma non riuscivano ad avere la meglio.
“Gengar!” urlò Adamo.
“Ritorna qui!” Si sporse oltre il precipizio, e guardò il Pokémon fantasma
risalire la parete rocciosa fluttuando.
Un ghigno apparve sul
volto del capo degli Ingiusti. La guerra non era ancora finita. Tuttavia
Marcello e Timoteo, assieme a quel ragazzo vestito in modo strambo con un
Pokémon potentissimo, lo avevano messo con le spalle contro la morte.
Il precipizio.
“Chi sei?” chiese Adamo.
“Mi chiamo Zackary
Recket. E vengo da terre...lontane. E sono venuto qui per aiutare Timoteo a
difendere il tempio. Tutto questo in cambio di attenzione da parte di Arceus”
“Arceus è solo un Pokémon
molto potente” rispose velocemente quello con l’armatura scura.
“Dove vivo io, gli
effetti della sua ira si sono sentiti, ed ora terremoti ed onde giganti hanno
raso al suolo tutto ciò che avevamo costruito con sudore. E questo è solo per
colpa tua”
Adamo sospirò, poi fece
un passo in avanti. L’Absol di Timoteo ringhiava. Zack ne era affascinato. Era
davvero bellissimo.
“Quello che voi non
capite è che le ambizioni bisogna divorarle, consumarle quando siamo vivi!
Adesso! Vivere per qualcosa che si presume venga dopo non è vivere! È
aspettare!” Adamo cercava di argomentare le sue azioni.
“Ma io sono libero di
credere quello che voglio! Come anche tu del resto! Non vedo però il motivo di
distruggere il tempio ed ammazzare uomini per via delle tue ambizioni!” urlò
Marcello.
Adamo lo guardò. Odiava Marcello.
Certo, odiava anche Timoteo, ma fra i due serpeggiava sempre l’ombra del
rispetto, in virtù dei grandi guerrieri che erano. Marcello, invece, secondo
Adamo, era un guerriero se né infamia né lode, e quindi non meritava il suo
rispetto.
“Devo farlo, Marcello.
Devo portare avanti i miei ideali”
“E lo fai uccidendo altre
persone, te ne rendi conto?”
“La distruzione fa parte del processo di creazione...” si sentì da dietro. I due templari e Zack si voltarono contemporaneamente. Era Nestore, presentatosi sul campo di battaglia.
“La distruzione fa parte del processo di creazione...” si sentì da dietro. I due templari e Zack si voltarono contemporaneamente. Era Nestore, presentatosi sul campo di battaglia.
“Gengar...” sussurrò
Adamo, poi guardò Marcello. Gengar si insinuò nell’ombra di Marcello, e lo
immobilizzò lì.
Quando quello provò a
muoversi, e si rese conto di essere bloccato, spalancò gli occhi. “No! Timo
attento!”
Velocemente la spada di
Adamo penetrò nell’armatura, dietro la schiena del ragazzo con i capelli ricci
e biondi. Marcello prese a sputare sangue, e poi si accasciò per terra, con
ancora la spada dietro la schiena.
Timoteo aveva gli occhi
più aperti che potesse. Cercava di capire cosa stesse succedendo, ed il
cervello stava ordinando ai muscoli e a tutto il resto di reagire, ma il
sistema nervoso era bloccato.
Tutto fermo. Sgomento,
lui, guardava Adamo girare la spada nella ferita, e quindi ritirarla a sé,
tutta sporca del sangue.
“Il sangue...il sangue di
un...di un guerriero...” disse Zack, più spaventato di tutti.
Timoteo lo guardò.
“Absol...pensa a Gengar...per quest’uomo la vita è un dono troppo prezioso”
L’ultimo templare rimasto
sguainò l’enorme spadone, che tintinnò su quella di Adamo poco dopo.
“Adamo...mi
raccomando...” disse Nestore, fiducioso. Poi prese una sfera in mano, e sorrise
a Zack.
“Che...che cosa vuole
fare?” chiese quest’ultimo.
“Voglio sconfiggerti,
straniero”
Lucario si avvicinò guardingo a Zack. Lì bisognava avere mille occhi.
Lucario si avvicinò guardingo a Zack. Lì bisognava avere mille occhi.
“Avanti, allora...”
“Benissimo. Il mio Darkrai aveva bisogno di un po’ di allenamento”
E poi davanti apparve il Freddy Krueger dei Pokémon. Darkrai, un Pokémon spaventoso. Sembrava essere sott’acqua, le parti nere del suo corpo si muovevano come mosse dalle correnti marine.
“Benissimo. Il mio Darkrai aveva bisogno di un po’ di allenamento”
E poi davanti apparve il Freddy Krueger dei Pokémon. Darkrai, un Pokémon spaventoso. Sembrava essere sott’acqua, le parti nere del suo corpo si muovevano come mosse dalle correnti marine.
“Lucario...te la senti?”
Quello fece cenno di sì.
Le spade di Timoteo ed
Adamo tintinnavano sotto il peso della loro rabbia ed i versi di sforzo di
Gengar ed Absol contestualizzavano il tutto. Come se non se ne fosse nemmeno
reso conto, Zack stava combattendo nella Battaglia del Plenilunio.
“A me non piace sporcarmi
le mani con le spade ed il sangue. Ma quel Pokémon è incredibilmente forte, e
lo bramo. Allora ti propongo una cosa: ove mai io vinca questo scontro, tu mi
consegnerai il tuo Pokémon. Altrimenti io ti consegnerò il mio Darkrai.
Zack guardò Lucario. Di
certo non era per la brama di possedere un Pokémon tanto raro quanto potente
come Darkrai a spingerlo ad accettare una cosa del genere, bensì il desiderio
di mettersi continuamente alla prova.
“Io credo in te, Lucario.
Se tu vuoi, andiamo avanti. Insieme”
Lucario annuì, con il suo
osso in mano.
“Bene” sorrise Nestore.
“Presentiamoci con Funestovento”
E fu così che si alzò un
forte vento. Soffi d’aria nera presero a coprire tutto ciò che c’era di
visibile, tanto che ognuno riusciva a vedere solo sé stesso.
“Lucario! Tu puoi leggere
l’aura! Leggi l’aura! Fallo!”
Lucario chiuse gli occhi
e si concentrò. Tutto cominciava a diventare più tangibile, respiro dopo
respiro. Percepiva tutto. Dal suo muso, fino all’osso che aveva in mano. Più
lontano. Absol, il suo respiro. Le spade tintinnanti, Timoteo, ed una goccia di
sudore che cadeva per terra. Una spada aveva trafitto qualcosa, ma non c’era
tempo per soffermarsi sull’indovinare.
Doveva individuare
Darkrai.
Il vento soffiava
impetuoso, ma riusciva a sentire il rumore di quelle parti che si muovevano
nell’aria, sospinte dal vento che lui stesso aveva creato.
“Lucario...sentilo”
sussurrava Zack.
Lucario annuì, anche se
Zack non lo vide, quasi come per dirgli “sì, amico, ci sto provando davvero”.
Nestore allora prese a
ridere.
“Che vogliamo fare?
Aspettiamo domani?”
Zack digrignò i denti.
Nestore era la causa dei terremoti, delle morti ad Hoenn, a Kanto e a Jotho.
Nestore era la causa di tanto sbattimento, di tanta ira, di tutto.
“Facciamo in fretta,
Darkrai. Vuototetro!”
Era la mossa più potente
e terribile di Darkrai. Era come se il tuo spirito venisse risucchiato nelle
tenebre, e ti addormentavi, esanime. E Darkrai voleva portare Lucario proprio
lì.
“Lo senti, Lucario?
Cerchiamo di evitare tutto questo!”
Lucario sospirò, quindi
sentì l’aura di Darkrai incanalare l’energia fino ad accumularla sotto i piedi
dell’avversario.
Quello saltò, ed il vento
oscuro cessò.
“Diciamo che...” Zack
sorrideva. “Diciamo che un tipo buio non è proprio avvantaggiato contro il tipo
lotta, eh?”
“Tipo?” chiese Nestore. A
Zack non venne in mente che lo studio sulla combinazione tra tipi potesse
essere avvenuto tempo dopo quell’avvenimento.
La faccia stupita di
Nestore lo testimoniava.
“Ed anche se hai un
Pokémon straordinariamente raro e forte...” Lucario fece una capriola in aria,
per poi fermarsi a mezz’aria.
La luce negli occhi di
Zack poteva illuminare tutta la valle buia al di sotto del Monte Trave.
“...il mio Pokémon è un
campione! Usa Palmoforza!”
Nestore aprì la bocca
stupito.
Fu quello il momento in
cui Absol e Timoteo diedero contemporaneamente il colpo di grazia ai loro
avversari. Gengar, esanime dopo vari attacchi, ricadde giù, seguito subito dopo
dal corpo senza vita di Adamo. Si girarono entrambi, il tempo di vedere la
potenza di Lucario abbattersi su Darkrai.
“Vai!” urlava rabbioso
Zack. Un forte tonfo, poi polvere che si alzava. Un soffio di vento la spostò,
ed accertò che Lucario era in ginocchio sul corpo senza forze di Darkrai, con
la mano aperta sul suo petto.
Nestore era sconcertato.
Era sicurissimo di poter vincere quella battaglia.
“Questo...questo non
significa niente” fece. I suoi occhi erano la porta del suo umore. Incrinato,
come le costole di Timoteo.
Quello si mosse
lentamente e raggiunse Zack, mettendogli una mano sulla spalla.
“Bravissimo” disse
l’eroe. Zack annuì in segno di rispetto.
“Tu...Timoteo! Ora è
inutile vantarti di questa inutile vittoria! Hai sconfitto me, non il mio
esercito! Quello sta ancora combattendo alle mie spalle!”
“Forse non hai visto bene
quello che è successo...forse ti sei distratto, con questa lotta”
Nestore sospirava forte,
ed impallidì quando si rese conto di quello che era successo.
Si voltò di corsa, e vide
corpi su corpi, bianchi e neri, ma non uno in piedi. In lontananza c’era solo
un gruppo, abbastanza esiguo, di persone vestite di blu, che si apprestava a
salire sul tempio.
“Nestore...hai perso”
disse Timoteo.
Quello digrignò i denti.
“E se non sbaglio, hai
sfidato questo giovane facendo una scommessa”
Zack sorrise a
sessantasette denti, soddisfatto di aver ricevuto Darkrai e di aver ritrovato
la migliore intesa possibile con Lucario.
“Non gli darò niente!”
urlò rabbioso Nestore.
Fu allora che Timoteo
tirò fuori dal fodero la sua spada, e la puntò alla gola del marrano.
“Tanto a te non servirà
più a nulla”
“Io...posso...posso
renderti un uomo ricco”
Timoteo faceva segno di
no, mentre lacrime e sudore si mischiavano sul volto di Nestore. Stava davvero
per finire. Indietreggiava pieno di paura, mentre Timoteo lo seguiva con la
spada.
Poi inciampò sul corpo
esanime di Darkrai, trovandosi con i fondelli per terra.
Zack non aveva mai visto
un uomo morire così. Ma Timoteo davvero gli tagliò la testa.
Abbassò il capo, come per
scusarsi con qualcuno, quindi raccolse la sfera di Darkrai dalla mano
ingioiellata di Nestore, che non oppose resistenza, e lo fece rientrare.
Zack guardava fisso negli
occhi di Timoteo. Quello era serio, spigoloso, forte, grande.
Poi quello gli porse la
sfera. “Tieni. Questo è tuo”
Zack stava tremando.
Allungò la mano che vibrava, e poggiò le dita su quella sfera.
“Fanne quello che vuoi”
“E così ci hai seguiti
anche qui?!”
Zack e Timoteo girarono
velocemente la testa verso chi aveva parlato. La voce era familiare.
Almeno ad uno di loro.
“Ryan...” disse
preoccupato Zack. Lucario accorse vicino a lui.
“Probabilmente non ti
rendi conto di quello che succede. Non vuoi capire che c’è bisogno che noi completiamo
il nostro piano. Dovrebbe rientrare nel tuo pensiero di autoconservazione.
Perché vuoi ucciderci tutti?”
Zack sorrise. “E chi mi
dice che tu non ci farai uccidere tutti?!”
“Perché io so cosa fare e
quando farlo. Non vado a tentoni. Non con Arceus”
“Beh...e se ti dicessi che anche io so cosa fare?”
“Ti direi che sarebbe inutile. Lionell è già lì sopra e tra poco catturerà la vergine la costringerà ad evocare Arceus”
A Timoteo scattò la molla. “La vergine?! Prima! No!”
“Beh...e se ti dicessi che anche io so cosa fare?”
“Ti direi che sarebbe inutile. Lionell è già lì sopra e tra poco catturerà la vergine la costringerà ad evocare Arceus”
A Timoteo scattò la molla. “La vergine?! Prima! No!”
Ryan spalancò gli occhi
non appena vide il Templare saltargli letteralmente addosso. “Gallade...”
Psichico.
Timoteo prese ad urlare
con tutta la forza che gli era rimasta, tanto che, per lo sfinimento, si
accasciò per terra, bagnandosi del sangue di Marcello, che giaceva a meno di un
metro da lui.
“Ora siamo solo io e te”
sorrise Ryan.
“Ma sei un totale
incosciente?! Era l’unica persona in grado di salvarci!”
Zack e la sua rabbia
scoppiavano, quasi fossero fuochi d’artificio.
“Finiscila di fare così.
Stai solo perdendo tempo”
“Rachel è lì sopra, vero?”
“Sì. Ci sta aiutando”
“No! Dannazione! Ma come fa a non capire che Lionell la sta manipolando solo perché è il cristallo?”
“Lionell non sta manipolando nessuno...”
Zack sorrise. “Lionell sta manipolando tutti voi! Siete solo marionette del suo sporco e lurido gioco!”
“Rachel è lì sopra, vero?”
“Sì. Ci sta aiutando”
“No! Dannazione! Ma come fa a non capire che Lionell la sta manipolando solo perché è il cristallo?”
“Lionell non sta manipolando nessuno...”
Zack sorrise. “Lionell sta manipolando tutti voi! Siete solo marionette del suo sporco e lurido gioco!”
“Ma di che stai
parlando?! Folleggi”
“Io non sto folleggiando!
Sei tu che hai perso di vista le priorità! Tutti noi le abbiamo perse! Rachel
ora è da sola!”
Ryan sbattè lentamente le
palpebre. Un piccolo serpentello si stava insinuando nella sua corazza di
arroganza. E poi la rabbia per quel cigolio che sentì provenire dalle sue
convinzioni esplose.
“Cazzo! Gallade, usa
Psicotaglio!”
“Lucario, schivalo,
presto!”
Gallade si gettò a
capofitto in un attacco, ma ormai Lucario non era più quello di una volta.
Lucario adesso era quello della rivalsa, della vittoria schiacciante.
Della consapevolezza dei
propri mezzi.
“Usa Ossoraffica!”
Gallade di spalle,
sbilanciato per l’attacco andato a vuoto, si ritrovò sotto una cascata di colpi
d’osso. La rabbia che scaturiva dallo sciacallo pareva fosse immensa.
“Gallade! No!
Teletrasportati alle sue spalle ed utilizza Zuffa!”
Detto fatto. L’ultimo
colpo d’osso di Lucario andò a vuoto. Non fece in tempo a rendersi contro che
l’aura di Gallade si era concentrata alle sue spalle, che fu colpito da una
raffica di colpi assatanati.
“No, Lucario! Ribalta!”
Lucario afferrò l’arto
superiore destro di Gallade, e lo girò, facendo perno sul piede, in modo da
spingere Gallade con la schiena per terra.
Quello sentiva le
sensazioni che Ryan provava. Rabbia e desiderio di vendetta.
Fu quasi automatico,
quasi avesse letto nuovamente la mente del suo padrone, utilizzò l’attacco
Psicotaglio. E stavolta andò a fondo.
Lucario rotolò indietro
di qualche metro, ma si rialzò prontamente. Aveva sicuramente contribuito anche
lo stress psicologico della battaglia vinta con Darkrai, ma Lucario provava una
stanchezza immane.
E Zack lo sapeva. Sapeva
anche che non doveva tirare troppo la corda. Perché tiri e tiri, ma prima o poi
la corda si spezza.
“Lucario...ce la fai?”
Quello annuì.
Quello annuì.
“Ancora Psicotaglio,
Gallade!”
“Lucario, vai con Forzasfera!”
“Lucario, vai con Forzasfera!”
E fu così che un’enorme esplosione
catturò l’attenzione di Rachel, che saliva stanca quelle scale scoscese e mal
costruite.
“Zack...” sussurrò.
“...sei venuto” sorrise poi.
Gallade esanime per
terra. Lucario no. Inginocchiato, mentre anche il semplice respirare stava per
succhiare via gli ultimi residui di forza che gli erano rimasti.
Zack era soddisfatto.
“Bravissimo. Bravissimo.
Sapevo che avresti fatto qualcosa di meraviglioso. Rientra ora”
E fu così che i due
allenatori sgombrarono il campo dai Pokémon.
“Hai vinto solo questa
battaglia. Ho ancora cinque Pokémon per te”
“Io sono qui”
“Vai, Bisharp!”
“Io sono qui”
“Vai, Bisharp!”
“Growlithe!”
Ryan sorrise. Quel
cagnolino non gli incuteva timore.
“Bisharp, dobbiamo
ammazzarlo!”
Zack se ne rese conto. La
rabbia lo aveva fatto schiavo.
“Growlithe, usa Lanciafiamme!”
Bisharp evitò la mosse senza che neanche Ryan gli dicesse qualcosa.
Bisharp evitò la mosse senza che neanche Ryan gli dicesse qualcosa.
“Ora! Vai con
Ghigliottina!”
Bisharp era veloce, e con
un grande balzo, si avvento su Growlithe. I guaiti del cane fecero rabbrividire
Zack.
“Colpisci!”
“Vai con Fuocobomba!”
“Vai con Fuocobomba!”
Fu proprio mentre le lame
di Bisharp stavano per affettare il collo a Growlithe che quello si liberò
tramite il potente attacco di fuoco. Quello non andò a segno, però ebbe
l’effetto di allontanare quella strana e velocissima bestia.
“Bisharp, vai con
Ferrostrido!” urlò Ryan, per poi tapparsi le orecchie con le dita.
“Growlithe! No!”
“Growlithe! No!”
Zack fece in tempo ad
emulare il suo avversario, ma Growlithe fu costretto a subire l’attacco.
Growlithe abbassò il
volto, stringendo i denti e gli occhi, ed abbassando la guardia.
“Vai con Tagliofuria!”
urlò Ryan.
Bisharp era velocissimo,
e si gettò a capofitto su Growlithe, che dopo il primo fendente, subì un
secondo, poi un terzo, un quarto e quindi un quinto attacco.
Bisharp saltò
all’indietro, vedendo il cagnolino inerme, contento dell’ottimo lavoro fatto.
“Growlithe! No!”
Ryan rise a quel punto, ed i nervi di Zack volarono in alto, quasi come fossero delle colombe a sollevarli. Avrebbe voluto urlare forte, ma non voleva attirare l’attenzione di nulla che non conoscesse, e trovandosi fuori luogo in quel contesto decise di rimanere discreto e silenzioso.
Ryan rise a quel punto, ed i nervi di Zack volarono in alto, quasi come fossero delle colombe a sollevarli. Avrebbe voluto urlare forte, ma non voleva attirare l’attenzione di nulla che non conoscesse, e trovandosi fuori luogo in quel contesto decise di rimanere discreto e silenzioso.
“Growlithe!” si
inginocchiò accanto a lui il ragazzo.
I tagli provocati da
Bisharp erano grossi ed evidenti. Il respiro di Growlithe era affannato.
E poi fece IL
ragionamento. QUEL ragionamento, quello che avrebbe dovuto fare per forza.
“Non...non riesco a
capire come sia possibile...cioè, so che non sempre con il vantaggio sul tipo
avversario si vince, ma...ma stavolta non riesco a capacitarmene...”
Growlithe tossì, ed aprì lentamente
gli occhi.
Il suo amico. Il suo
Growlithe, compagno di milioni di battaglie, avventure infinite sotto acqua
neve e vento, il sole infinito dei deserti, e le onde del mare in burrasca.
Growlithe, quel Growlithe dorato, era sempre stato al suo fianco.
Era il momento.
Zack lo sapeva.
“Ti voglio bene. E sempre
te ne vorrò...”
Mise mano alla cintura, fino a toccare il piccolo sacchetto di iuta. Lo tirò, strappandone il cotone che formava il piccolo nodo, ed afferrò la materia dura all’interno di esso.
Mise mano alla cintura, fino a toccare il piccolo sacchetto di iuta. Lo tirò, strappandone il cotone che formava il piccolo nodo, ed afferrò la materia dura all’interno di esso.
La pietrafocaia al suo
interno.
Lasciò cadere l’involucro
del sacchetto, e guardò meglio quella pietra. Fuori, le venature rosse e gialle
si intersecavano perfettamente, quasi come se una fiamma fosse rimasta
intrappolata in un diamante.
“Questa...questa ti
permetterà di diventare molto più forte...”
Growlithe aprì gli occhi. Lo sguardo stanco.
Growlithe aprì gli occhi. Lo sguardo stanco.
“Non che non abbia
apprezzato il tuo lavoro. Ma Ryan, mi costa dirlo, è un avversario formidabile.
Ed abbiamo bisogno di più forza. Tieni”
Zack poggiò la pietra delicatamente
sul muso del suo amico, e prese a lacrimare delicatamente. Chiuse gli occhi, e
non riuscì a vedere quanto la pietra prese a brillare. Subito dopo Growlithe lo
emulò, e si alzò all’in piedi.
La sua forma divenne più
grande, più voluminosa, e parve che l’energia riprendesse a scorrere nel suo
corpo rapidamente.
“Growlithe...rimarrai per
sempre nel mio cuore!” urlò Zack. Quindi riaprì gli occhi.
Un Arcanine, dai colori
dorati e gli occhi completamente rossi, era davanti a lui.
“Ciao”
Arcanine abbassò il capo,
come cenno di saluto e rispetto.
“Bene! Finito questo
patetico siparietto, possiamo andare avanti?”
“Direi proprio di sì. Arcanine, vai con Extrarapido!”
“Direi proprio di sì. Arcanine, vai con Extrarapido!”
Il cane enorme scattò con
una tale rapidità da aver preso di sorpresa anche Bisharp, il re attivissimo
Bisharp, che sgomento, finì per terra, ruzzolando.
“Bisharp! Rialzati! Usa
Metaltestata!”
“Fondiamogli il cranio!
Usa Ondacalda!”
Arcanine vide Bisharp in
rapido avvicinamento, e dalla bocca rilasciò tanto di quel fuoco e di quel
calore da colpire non solo l’avversario, ma anche parecchi dei cadaveri lì per
terra, che presero a bruciare come candele.
Bisharp era per terra.
Morente.
E sicuramente era fuori
combattimento.
“Bisharp! No!” urlò Ryan.
“Arcanine! Sei stato mitico!”
“Arcanine! Sei stato mitico!”
Arcanine ruggì, facendo
rabbrividire l’avversario.
“Non...non è finita qui!
Ho altri Pokémon!”
“Ryan...potremmo combattere fino a dopodomani...ma potremmo anche utilizzare il nostro tempo per rendere il mondo un posto migliore. Dobbiamo fermare Lionell”
“Ryan...potremmo combattere fino a dopodomani...ma potremmo anche utilizzare il nostro tempo per rendere il mondo un posto migliore. Dobbiamo fermare Lionell”
“Ma tu come sai che vuole
appropriarsi di Arceus?!”
“Chiamalo sesto senso...” Zack abbassò lo sguardo. “...resta il fatto che ha rapito la mia Rachel. E la rivoglio. Ora. Puoi dirmi quello che vuoi, che non sarò mai né alla sua né alla tua altezza, che sono un inutile perditempo che cerca di metterti i bastoni tra le ruote da quando ci siamo conosciuti...te lo concedo. Ma stavolta vedila dalla mia parte. Stavolta pensa che non voglio andare contro di te. Voglio semplicemente poter addormentarmi stanotte e svegliarmi domani mattina accanto alla donna che amo”
“Chiamalo sesto senso...” Zack abbassò lo sguardo. “...resta il fatto che ha rapito la mia Rachel. E la rivoglio. Ora. Puoi dirmi quello che vuoi, che non sarò mai né alla sua né alla tua altezza, che sono un inutile perditempo che cerca di metterti i bastoni tra le ruote da quando ci siamo conosciuti...te lo concedo. Ma stavolta vedila dalla mia parte. Stavolta pensa che non voglio andare contro di te. Voglio semplicemente poter addormentarmi stanotte e svegliarmi domani mattina accanto alla donna che amo”
“Zack...io...”
Lui gli porse la mano. “Non voglio più combattere. Voglio solamente finire questa storia. Sei con me?”
Ryan era stanco. Guardò il corpo di Timoteo per terra, che faticava a rimettersi in piedi, aiutato dal suo Absol, e poi sospirò. Tutti erano stanchi.
Lui gli porse la mano. “Non voglio più combattere. Voglio solamente finire questa storia. Sei con me?”
Ryan era stanco. Guardò il corpo di Timoteo per terra, che faticava a rimettersi in piedi, aiutato dal suo Absol, e poi sospirò. Tutti erano stanchi.
E tutti volevano la
stessa cosa.
Modificare il passato per
salvare il futuro.
“Andiamo sopra” disse
Ryan, afferrando la mano del suo rivale.
Il tempio era davanti
agli occhi di Rachel.
“Finalmente” fece
Marianne.
L’ampio spiazzale in cima
al Monte Trave sembrava molto più ampio rispetto a quello dei giorni suoi:
probabilmente qualche frana di troppo aveva minato alla grandezza originale del
perimetro dove il tempio era stato costruito.
Un po’ di vento freddo soffiava
forte, spostandole i capelli verso est. Quello sibilava, lamentoso e quasi
dolorante, e Rachel ebbe un brivido, quasi a prevedere ciò che sarebbe
successo.
Si girò lentamente, alle
spalle le mille scale. Le mille scale degli eroi.
Le aveva già fatte una
volta, con Zorua in braccio, ora non le sembravano più così faticose. Giù,
c’erano due figure poco nitide che lottavano.
“No, sono quattro...” si
corresse.
Due facevano tintinnare
le spade. Altri due lottavano con i Pokémon.
C’era un grosso cane rosso
e giallo.
Non sapeva di che Pokémon
si trattasse. E mentre cercava nel suo Pokédex mentale una corrispondenza,
Lionell si girò, dando le spalle al tempio, con quelle fiaccole che portavano
il fuoco più luminoso e forte che avesse mai visto.
“Ragazzi. Ora che siamo
qui possiamo davvero elevarci”
Linda annuì. Stark si
pose accanto a lei.
“Dobbiamo fare quanto è
nelle nostre possibilità per riuscire a prendere Arceus. Per catturarlo. E vi
farò diventare così schifosamente ricchi e potenti che potreste anche smettere
di lavorare per tutta la vostra vita”
Rachel e Marianne
spalancarono gli occhi contemporaneamente.
“Come?!” fece la prima.
“Si. Adesso che siamo
qui, posso svelare a tutti il mio piano. Arceus finirà di distruggere Adamanta,
ed anche le altre regioni, se lo catturo. E diventerò la persona più potente di
questa terra, se possiederò il Pokémon più potente di questa terra”
“Non...non erano questi i piani!” urlò Rachel.
“Non...non erano questi i piani!” urlò Rachel.
“Rachel...tu ci sei
preziosa, e non puoi tirarti indietro. Non adesso almeno, che sto per coronare
il mio sogno di potere!”
“Io...io...lo sapevo che non dovevo fidarmi di te!”
“Io...io...lo sapevo che non dovevo fidarmi di te!”
Lionell rimase un attimo
spiazzato.
“Rachel...hai appena
fatto la stessa faccia di tua madre...il dolore...dai tuoi occhi leggo il
dolore del tradimento”
“Tu...” e Rachel prese a
piangere. E se quel mondo fosse stato in mano a Lionell, sarebbe stata la fine
per tutti.
“Rachel...ti ripeto, tu
hai un preziosissimo ruolo in questa faccenda”
“A che ti servo?! Sei qui ora! Hai decine di uomini che possono rivoltare questo posto da capo a piede! Per quale motivo ti servo io?!”
“A che ti servo?! Sei qui ora! Hai decine di uomini che possono rivoltare questo posto da capo a piede! Per quale motivo ti servo io?!”
“Perché tu sei il
cristallo, dannatissima Rachel!”
Quella sussultò, come se
non lo sapesse. Ma nella sua mente si stava delineando quello che sarebbe
successo davvero in futuro.
“Tu sei un uomo perfido...”
disse a bassa voce.
“Prendetela, e legatela.
Assicuratevi che non fugga. E adesso apriamo le porte di questo tempio, e
catturiamo anche Prima”
“Sono qui fuori,
Olimpia!” esclamò Sandra, guardando dalla piccola finestra.
La vetusta vergine si guardò
intorno, cercando Prima con lo sguardo.
“Dov’è andata?” chiese
poi, con calma irreale.
“È di là. Cerca di vedere
Timoteo”
“Lei...lei e questo Timoteo...” Olimpia scattò velocemente, camminando per il corridoio buio, illuminato da qualche sporadica torcia qua e là, quindi girò nella penultima stanza, e vide Prima seduta sui bordi di una finestra. I piedi sul precipizio, mentre si manteneva ai montanti della finestra con le mani. Il vento spostava le sue gambe timorose, mentre lei, in lacrime ed impaurita, cercava di stare tranquilla, vedendo le fiamme che portavano quel fumo nero su, a superare quello scudo di alberi che le impediva la vista.
“Lei...lei e questo Timoteo...” Olimpia scattò velocemente, camminando per il corridoio buio, illuminato da qualche sporadica torcia qua e là, quindi girò nella penultima stanza, e vide Prima seduta sui bordi di una finestra. I piedi sul precipizio, mentre si manteneva ai montanti della finestra con le mani. Il vento spostava le sue gambe timorose, mentre lei, in lacrime ed impaurita, cercava di stare tranquilla, vedendo le fiamme che portavano quel fumo nero su, a superare quello scudo di alberi che le impediva la vista.
Tremava lei, e le lacrime
le solcavano il viso. Timoteo non doveva vedere il fuoco.
Il fuoco l’avrebbe
ucciso.
“Prima...Timoteo ha
combattuto con onore...” disse Olimpia, cingendo l’oracolo per la vita.
“Timoteo è morto, vero?”
chiese, mentre il pianto la dilaniava come fossero scosse di terremoto.
“Non lo so, Prima. Se
domani saremo vive, ce ne accerteremo...”
Prima pianse ancora di più. La fede in Arceus non bastava.
Prima pianse ancora di più. La fede in Arceus non bastava.
“Qui fuori ci sono quasi
cento persone. Credo vogliano minare alla sicurezza del nostro dio. Credo che
vogliano prendere Arceus”
“Lo vogliono tutti, ormai...”
Olimpia la fece scendere dalla finestra e la strinse. I polmoni della vecchia si riempirono d’aria quando sospirò.
“Lo vogliono tutti, ormai...”
Olimpia la fece scendere dalla finestra e la strinse. I polmoni della vecchia si riempirono d’aria quando sospirò.
“...Prima...”
Quella alzò lo sguardo. Gli occhi della donna erano sempre vispi, ma quella volta una stanca convinzione si era insinuata in quel viso.
Quella alzò lo sguardo. Gli occhi della donna erano sempre vispi, ma quella volta una stanca convinzione si era insinuata in quel viso.
“Io stanotte morirò,
Prima. Morirò sicuramente”
Prima spalancò gli occhi. “No...non morirai”
“Queste persone entreranno nel tempio. Cercheranno di catturarti e di usare la forza per farti evocare Arceus tramite il cristallo”
“Ma...perchè?!”
“Perché Arceus è in grado di fare tutto. Ed un uomo che possiede Arceus possiede tutto. Ed io stanotte morirò, e non potrò proteggerti per sempre. Quindi ti prego, ascolta quello che sto per dirti. Sandra!” urlò Olimpia.
Prima spalancò gli occhi. “No...non morirai”
“Queste persone entreranno nel tempio. Cercheranno di catturarti e di usare la forza per farti evocare Arceus tramite il cristallo”
“Ma...perchè?!”
“Perché Arceus è in grado di fare tutto. Ed un uomo che possiede Arceus possiede tutto. Ed io stanotte morirò, e non potrò proteggerti per sempre. Quindi ti prego, ascolta quello che sto per dirti. Sandra!” urlò Olimpia.
Nello sgomento, Sandra
accorse, affannata, i riccioli davanti agli occhi.
“Si, Olimpia! Stanno per
entrare! Stanno forzando la porta!”
“Adesso Abra vi
teletrasporterà. C’è una grotta dietro le Cascate Armonia, che abbiamo
predisposto per questi casi di emergenza. Prima, andrai lì. E tu, Sandra,
occupati di lei, e fa che stia bene. Lei...ed il suo pargolo”
“Cosa?!” esclamarono
insieme le due.
“Tu e Timoteo avete colto
il frutto dell’amore. Il tuo ventre è pregno, adesso. Darai alla luce un
bambino”
“Un...un bambino?” chiese
dolcemente Prima, mentre la mano scese delicatamente sulla pancia.
“Già...Prima,
concentrati...” Olimpia consegnò un cofanetto di pietra alla vergine (ops).
“Questo è il cristallo. Proteggilo. Fai in modo che non vada a finire in mani
sbagliate”
Poi Prima vide un uomo
dalla bella presenza entrare in quella stanza. In mano una Pokéball, ma lei non
sapeva cosa fosse.
Teneva stretta sotto il
braccio destro una ragazza.
Una ragazza con gli occhi
azzurri.
Straordinariamente
somigliante a lei.
“Prima. Ora devi venire
con me” fece.
Olimpia si piazzò davanti
all’oracolo ed aprì le braccia.
“Esci subito da qui, o
l’ira di Arceus ti perseguiterà fino a che non esalerai l’ultimo respiro”
L’uomo sorrise.
L’uomo sorrise.
“Ho intenzione di esalare
quanti più respiri è possibile”
La ragazza legata
piangeva copiosamente. Indossava abiti che non aveva mai visto.
E nonostante fosse
importante riuscire a parlare con Arceus, era più importante difenderlo.
Olimpia si rese conto che
non c’era altra via d’uscita.
“Prima! Distruggi il
cristallo!” urlò Olimpia.
“Cosa?!”
“Cosa?!”
“Distruggilo!”
Sandra ebbe un moto di nervosismo
vedendo la ragazza bloccata, impaurita per le parole della vetusta, e strappò
il cofanetto dalle mani lemmi di Prima, lo aprì e fracassò il cristallo per
terra, inondandolo di frammenti luminosi bianchi, quasi si fossero svegliati la
mattina dopo una nevicata fosforescente.
“Ora Arceus non può
essere evocato!” urlò Olimpia. “Vai via!”
“Non c’è bisogno del
cristallo. Anche noi abbiamo il cristallo”
Le parole dell’uomo
fecero rabbrividire Prima.
“Vedete...questa ragazza
che ora ho qui legata...lei è il cristallo”
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