Ci siamo quasi. La nostra storia è quasi arrivata al capolinea. Ma non significa che non ci sia la stessa voglia che c'era all'inizio. Quindi passate su Pokémon Adventures ITA, e mettete un mi piace!
Supportiamo il lavoro dello staff, che si fa in quattro per un'esperienza pressochè totale sui Pokémon.
Proprio perchè la storia sta per concludersi, vi esorto a passare su Pokémon Courage, dove io e la coautrice posteremo tutte le novità riguardo il progetto...chissà che tra qualche settimana sappiate anche di cosa parlerà la prossima avventura che abbiamo in mente.
Infine guardatevi qualche disegno di Laila Art. Qualcosa mi dice che, se siete dei veri appassionati di questa storia, ci avrete ancora a che fare.
Comunque...buona lettura.
Stay Ready.
Go!
Andy Black.;.
Supportiamo il lavoro dello staff, che si fa in quattro per un'esperienza pressochè totale sui Pokémon.
Proprio perchè la storia sta per concludersi, vi esorto a passare su Pokémon Courage, dove io e la coautrice posteremo tutte le novità riguardo il progetto...chissà che tra qualche settimana sappiate anche di cosa parlerà la prossima avventura che abbiamo in mente.
Infine guardatevi qualche disegno di Laila Art. Qualcosa mi dice che, se siete dei veri appassionati di questa storia, ci avrete ancora a che fare.
Comunque...buona lettura.
Stay Ready.
Go!
Andy Black.;.
La sensazione che
si prova quando non sei più nulla, almeno per quell’attimo di nulla, per
quell’attimo di “ci sono ma non è vero”, di viaggio extracorporeo, assomiglia
più simile al coma che ad una morte vera e propria.
Rachel tenne gli
occhi aperti per tutto il viaggio che Dialga le offrì, ma nel tempo di un
battito di ciglia, l’allegra compagnia era tornata nel passato. Erano tutti in
una strada sterrata, poco battuta. Centinaia di persone si erano riversate tra
i campi che costeggiavano quella stradina.
Dialga era davanti
a tutti, e stava in silenzio. La luce della luna, di quella luna piena,
brillava forte, e rimbalzava sulle bardature del Pokémon del tempo.
Lionell rinfilò la
camicia che stringeva tra le mani, serio, e si sforzava di esserlo perché in
realtà avrebbe voluto urlare di gioia. Stava per coronare il suo sogno.
I suoi progetti
che aveva coltivato a lungo.
“Ragazzi... ci
siamo quasi. Siamo sul palcoscenico di una delle più sanguinose battaglie di
Adamanta. Eccoci sotto il Monte Trave. Stiamo per combattere contro gli
Ingiusti all’interno della battaglia del plenilunio” disse Lionell.
Tutti a testa
bassa, mentre l’ansia li mangiava da dentro, come fossero legna per le termiti.
Ryan guardava il
tempio. C’erano due fiaccole accese alla base di un’enorme scalinata.
“Dobbiamo... dobbiamo
raggiungere il tempio” ragionò ad alta voce.
“Già...” disse
Linda.
Ryan la guardava.
La luna la faceva diventare ammaliatrice con il solo sguardo. Oltre vedeva
Marianne, ansiosa come sempre, ed ancora visibilmente spaventata per quello che
era successo pochi attimi prima, stava lentamente facendo regolarizzare i
battiti. La testa girava, e la vista era appannata ma era perfettamente in
grado di vedere un esercito avvicinarsi.
“Stanno per
arrivare” osservò alla fine.
“Sì” disse Linda.
“Dobbiamo fare in
modo di non interferire prima che la guerra cominci” tuonò Stark, alzando
leggermente la voce.
“Non credo sia un
problema. Basterà stare qui ed aspettare” rispose Ryan.
Tutti annuirono.
Rachel sembrava
confusa. Ora non faceva più freddo, e levò il pesante giubbino da dosso,
gettandolo tra le sterpaglie e gli arbusti secchi bruciati dal sole estivo.
Lionell le si avvicinò.
“Hey... tutto
bene?”
“Sì, Lionell...”
“Prima... prima non mi hai chiamato così”
“Prima ti ho chiamato papà, è vero”
“Quelle persone stavano per mettersi di mezzo nel nostro piano”
“Quelle persone vogliono le stesse cose che vogliamo noi”
“Ma non possiamo permettere che dei dilettanti mettano le loro mani dove dovremmo operare noi, sicuri e decisi”
Rachel annuì.
“Sì, Lionell...”
“Prima... prima non mi hai chiamato così”
“Prima ti ho chiamato papà, è vero”
“Quelle persone stavano per mettersi di mezzo nel nostro piano”
“Quelle persone vogliono le stesse cose che vogliamo noi”
“Ma non possiamo permettere che dei dilettanti mettano le loro mani dove dovremmo operare noi, sicuri e decisi”
Rachel annuì.
“Non possiamo
permettere che qualcuno combini qualche guaio. Ecco perché Zackary Recket è
stato convinto a smettere di provare a salvare la situazione. Perché noi
sappiamo come fare, mentre lui andava a tentoni, e per quanto lui sia un ottimo
allenatore di Pokémon, bisogna studiare ed avere l’intelligenza giusta per fare
determinate cose”
“Ok... ma gli
avete fatto del male”
“Già ti ho detto che... che chi ha fatto quello che ha fatto pagherà caro. Ma ora smettiamo di parlare di questa cosa”
“Già ti ho detto che... che chi ha fatto quello che ha fatto pagherà caro. Ma ora smettiamo di parlare di questa cosa”
“Io ci sto
malissimo. Mi manca”
“Quando tutto sarà
finito lo rivedrai”
“Lo spero...” sospirò lei.
“Lo spero...” sospirò lei.
Adamo avanzava
lentamente lungo il percorso che portava verso il Monte Trave. Pensava,
vagheggiava. Questa volta la vittoria sarebbe stata sua. Si era attorniato di
persone determinate, che comandavano Pokémon dalla forza terribile. Nestore
sarebbe stato felice di quello che stava per succedere. Gli Ingiusti avrebbero
vinto, e sarebbero saliti al tempio.
Avrebbero rapito
Prima, e l’avrebbero costretta con la forza ad evocare Arceus.
E sarebbe stato
allora che l’avrebbero ammazzato.
Nestore sarebbe
diventato il padrone di Adamanta, e poi dopo Adamanta sarebbero sbarcati in
altri posti, dove avrebbero controllato altre zone ed altre città. Altre
ricchezze, altri Pokémon.
Sarebbero
diventati potentissimi. Ed immortali, nelle menti e nelle memorie di chi
avrebbe vissuto gli anni a venire.
Si leccava i
baffi, Adamo, pensando al fatto che Nestore gli aveva promesso un trono in una
delle città di Adamanta a suo piacimento.
Avrebbe scelto
sicuramente Timea. La più grande, vicina al Monte Trave, con più risorse a
disposizione. Godeva di una non eccessiva distanza dal mare, ma che in ogni
caso la proteggeva da attacchi da parte di pirati o Pokémon marini.
Tuttavia ritornò
dal suo mondo immaginario a percorrere i passi che stava percorrendo, ad
indossare l’armatura che stava indossando e ad entrare nell’ordine di idee che
quella notte, anche se poco probabile, avrebbe potuto vedere la luce bianca.
La morte.
D’altronde aveva
sempre di fronte Timoteo. Il suo più grande nemico, cultore del bene, della
luce, della religione. Con la sua stralunata amicizia per l’oracolo.
Adamo disprezzava
l’oracolo. Odiava quello che rappresentava, odiava il suo modo di essere,
odiava quel suo essere bambina e contemporaneamente così dannatamente
importante per tutti.
E Prima non era
una bambina. Era una donna bella che fatta. Il problema risiedeva nella sua
grande ingenuità, ed in quegli occhi da cerbiatta che gli avevano fatto perdere
la testa da ragazzo.
“Sto divagando...”
riconobbe. Doveva smettere di pensare a Prima. Doveva smettere di pensare a
lei.
Doveva smettere di
pensare. Stavano raggiungendo il spiazzale che dava alla scalinata.
Tutt’attorno il vuoto, era un pezzo di roccia collegato al mondo da una lingua
di terra, senza barriere naturali e non a proteggere da un’eventuale caduta.
Da lì si cadeva
giù. Da lì si moriva.
Rachel vide tutto.
Gli uomini vestiti
di bianco si presentarono da nonsapevadove e si schierarono. Erano dei
guerrieri.
“I templari...”
sussurrò Ryan. “Quello davanti a tutti è Timoteo”
Rachel spalancò la
bocca e sgranò gli occhi.
Era l’eroe di
Adamanta. Quello della statua. Era davvero Timoteo.
Indossava una grossa
armatura, voluminosa e sicuramente pesante. La maglia di ferro che indossava
sotto era grigia, in modo da non scurire troppo l’immagine candida che quelli
come lui si portavano appresso. Spalline e copri torace bardato con croci rosse
e ghirigori dello stesso colore. Stessa cosa per le gomitiere ed i guanti in
maglia di ferro. La parte che copriva l’addome era di un bianco un po’ meno
pallido, entrante nel grigio, e sottendeva un cinturone, con la fodera
dell’enorme spada che teneva nella mano sinistra ed il gancio che serviva ad
appendere l’altrettanto grande scudo.
Tutti si sentirono
un po’ in soggezione. Dialga e quegli strani viaggi nel tempo avrebbero potuto
dare l’occasione di conoscere grandi personalità del passato, vederli da
lontano, ammirarli nella loro compostezza, impregnati del loro potere; Adolf
Hitler, Cristoforo Colombo, Enrico VIII, Cleopatra, ma ancora tanti altri, come
Giuseppe Garibaldi, Alessandro Magno, Napoleone Bonaparte, o Giulio Cesare.
Rachel
fantasticava. Si chiedeva quali Pokémon avessero questi personaggi così
illustri e noti.
“Forse è meglio
che Dialga rientri nella sfera. Non vogliamo che gli altri ci vedano prima del
tempo, vero?” chiese Stark.
Lionell annuì, e
lo fece rientrare nella sua sfera.
Un urlo conclamò
l’inizio di quella battaglia, e come un’onda che si abbatteva sul bagnasciuga,
così il nero attraversò il campo per invadere il bianco, e viceversa. Rumori di
spade che si scontravano furiose cominciarono a riempire le orecchie dei
presenti, mentre urla, grida concitate e contestualmente adatte si alternavano
ai mugolii che il dolore provocava.
Lionell sorrise
quando vide Timoteo abbassare con forza la spada sullo scudo di Adamo.
Timoteo era
potente. Lo invidiava soprattutto per quell’Haxorus che si portava dietro, che
lottava valorosamente cercando di mantenere alti gli ideali di amore e
fratellanza.
Per Prima. Per
Arceus.
“E... e quando
dovremo entrare in battaglia?” chiese Marianne, titubante.
“Beh, i libri ci
insegnano che questa battaglia è stata vinta dai Templari, e tutto questo è
incredibile. Ciò perché gli Ingiusti sono in numero assolutamente maggiore. Ciò
spiega che i templari sono uomini votati alla preghiera ed all’allenamento,
dalla forza incredibile. Aspettiamo verso la fine dello scontro per
intervenire, in modo da cogliere Templari ed Ingiusti impreparati e
psicofisicamente stanchi” spiegò Lionell.
Ryan annuì. Il
ragionamento non faceva una grinza.
E mentre i corpi
morti, quelli vestiti di nero, venivano catapultati al di sotto dello
strapiombo presente accanto al campo di battaglia, quelli vestiti di bianco
venivano lasciati lì dov’erano, o al limite spostati, per permettere ai
compagni di calcare quel suolo con maggiore facilità. I loro corpi erano sacri.
Meritavano una degna sepoltura.
Due paia di occhi
smeraldo fissavano il piccolo Pokémon verde.
Zack e Green erano
seduti entrambi sul sedile posteriore della macchina di Alma. La loro
destinazione era lo stesso luogo in cui tempo prima aveva rivelato a Rachel e
Zack i dettagli sulla profezia di Arceus.
Il silenzio
nell’autovettura era pesante. Solo il Pokémon Tempovia sembrava osservare
interessato il panorama al di fuori della macchina, mostrando una calma che
nessuno dei presenti aveva.
Il viaggio durò
solo pochi minuti, ma Zack li sentì sulle spalle come se fossero stati giorni.
Sapeva che quella era la sua unica, sola possibilità di riuscita. Nessun
fallimento era ammesso. Non di nuovo.
Mandò giù la
saliva, sentendola come un grumo di sabbia. Teneva gli occhi verdi serrati,
alla ricerca della concentrazione.
Fu solo quando
sentì un tocco leggero sulla fronte che si accorse che stava tremando. Aprì gli
occhi, trovandosi quelli del piccolo Pokémon davanti. Non sapeva se Celebi
fosse in grado di percepire le emozioni altrui. Essendo un Pokémon psico,
probabilmente aveva un’abilità simile, ma Zack non aveva mai sentito niente al
riguardo. Tuttavia, gli bastò guardarlo per rendersi conto che, empatia o no,
quel Pokémon si era reso conto della sua situazione e si stava preoccupando per
lui. Sospirò, sciogliendo la tensione e sorridendo al piccolo Pokémon, che
continuava a fluttuare davanti agli occhi del ragazzo, mostrandogli un sorriso
rincuorante.
“Bene, giovane
eroe, sei pronto?”
La voce calma di
Green e la sua vigorosa pacca sulla spalla rinsaldarono definitivamente la
determinazione del ragazzo, che annuì verso l’amico.
“Alma, cosa
dobbiamo fare?”
Zack si era rivolto
verso la donna, che, con un pesante volume fra le mani, cercava di capire come
attivare il potere del Pokémon anche in una zona tanto lontana dal Bosco di
Lecci.
“Hmm... Devo
ammettere che questo volume non è esaustivo quanto credessi.”
La giovane teneva
una mano fra i capelli, grattandosi la cute, sovrappensiero.
“Purtroppo quando
mi sono ritrovata voi due davanti agli occhi non ero abbastanza preparata alla
cosa, né sono riuscita a rintracciare qualcuno più preparato di me
sull’argomento...”
La voce sembrava
tendere ad una lamentela, ma vedere nuovamente la determinazione negli occhi
del ragazzo, dopo quell’apatia che sembrava averlo risucchiato i giorni
precedenti, faceva brillare i suoi occhi di felicità. Sentiva di poter tornare
a sperare, per lui e per tutti.
“Ad ogni modo,
anche se non ho risposte chiare, abbiamo ancora il metodo migliore per
procedere in questo tipo di ricerche.”
Sorrise,
togliendosi gli occhiali che aveva inforcato per leggere dal pesante libro.
“Procedere per
tentativi.”
Zack la guardò con
aria sorpresa.
“Come?”
Fu la sua unica
domanda.
“Mi hai capita
bene, faremo dei vari tentativi, in varie zone della regione, verificando se
Celebi manifesta qualche reazione utile all’attivazione del suo potere.”
Dopo aver riposto
il libro in macchina, dal vano davanti al sedile del passeggero la donna prese
una cartina della regione.
“Vista la nostra
destinazione, e il luogo mistico in sé, potremmo provare a vedere se il Monte
Trave scatena qualcosa... Oppure” la cartina frusciò mentre la donna cercava di
allargarla, appoggiandosi al cofano della macchina “cercare un luogo che gli
sembri più familiare... ad esempio il Bosco Memoria.”
Continuava ad
osservare la conformazione del terreno di Adamanta, tenendosi il mento fra
il pollice e l’indice, assorta nei suoi
pensieri.
Green le si
avvicinò, osservando a sua volta la mappa, per poi constatare.
“L’unica zona
valida secondo me è il Bosco Memoria. So che la conformazione del terreno non è
delle più simili al Bosco di Lecci, ma Celebi è un Pokémon silvestre, è l’unico
luogo in cui può concentrarsi liberamente.”
I due iniziarono a
discutere sulle varie opzioni, mentre Zack osservava Celebi, impegnato a
fluttuare e ascoltare la conversazione tra i due. Sospirò, sapeva di non poter
perdere tempo in questo modo, tuttavia, quella situazione così apparentemente
tranquilla lo rinfrancava. Riaprì lo sportello della macchina, sedendosi al
sedile posteriore dietro il guidatore. Celebi gli si appoggiò vicino,
approfittando del calore rimasto intrappolato nell’autovettura. Ogni volta che
Zack respirava, timide nuvolette di vapore si mostravano davanti a lui, per
svanire nel vento. Improvvisamente si alzò.
“Iniziamo dal
Bosco Memoria.”
Lo disse prendendo
la Poké Ball di Braviary in mano e facendo uscire la grossa aquila nel freddo
vento Natalizio.
“Ne sei così
convinto anche tu? Guarda che ci conviene cercare un luogo che abbia più
affinità con la nostra destinazione” protestò Alma.
“E io invece sono
sicuro che deve essere affine a colui che effettua il viaggio, quindi al
Pokémon” la rimbeccò Green.
“E io invece ho
scelto il bosco perché è affine a me. Quindi andremo al bosco e, se non dovesse
funzionare, poi ci dirigeremo verso la cima del Monte. Ad ogni modo è il più
vicino, ci metterò massimo venti minuti, da qui, quindi è anche la scelta più
sensata.” disse Zack.
Green lo guardò
incuriosito.
“Che affinità
avrebbe il bosco con te?”
Zack, spostò lo
sguardo, osservando Braviary. Non sarebbe riuscito a dire apertamente all’amico
che sentiva quel luogo speciale unicamente perché era lì che aveva incontrato
Rachel. Si limitò a bofonchiare una risposta incomprensibile, sentendo comunque
buona parte delle guance avvampare. Dopodiché salto in groppa a Braviary.
“Tieni il telefono
acceso, non appena arrivi lì chiamami, da qui faremo in modo di aiutarti con
l’avvio del viaggio temporale.”
Gli urlò Alma.
Zack annuì facendo
rientrare Celebi nella sua sfera e alzandosi in volo verso il Bosco Memoria,
osservando sparire sempre di più Alma e
Green dietro una cortina di nevischio e vento.
Come previsto,
impiegò appena un quarto d’ora per raggiungere l’inizio del bosco e un’altra
manciata di minuti per trovare una zona abbastanza sgombra da permettergli di
atterrare.
Nonostante il
freddo si facesse sempre più pungente, il ragazzo chiamò fuori dalla sfera il
Pokémon, che osservò con aria curiosa il bosco attorno a lui, e poi prese a
volteggiare tranquillamente.
“Pare che Green
avesse ragione” mormorò guardando il Pokémon che vagava soddisfatto nel vento.
Intanto prese il
cellulare dalla tasca, cercando nella rubrica il numero di Alma. Dopo appena
uno squillo la donna rispose.
“Sei arrivato?”
“Sano e salvo,
Celebi pare gradire il posto”
Intanto si
avviava, seguendo Celebi che girovagava a suo piacimento, senza allontanarsi da
lui.
“Cosa stai
facendo?”
“Osservo Celebi,
voglio capire se c’è qualcosa che lo attrae. Nonostante sembri muoversi senza
meta, magari sta seguendo qualcosa”
La sua voce calava
e saliva di tono, a seconda del terreno che calpestava e dei rami che lo
ostacolavano.
“Hmm... per il
momento proviamo a seguire questo ragionamento, vedi se reagisce a qualcosa in
particolare.”
Alma sembrava
acconsentire a quella strategia, dopotutto, se dovevano muoversi a caso
l’avrebbero fatto fino in fondo.
Zack chiuse la
comunicazione, promettendole di avvisarla se entro mezz’ora si fossero
verificati cambiamenti.
I due vagarono per
un po’, Celebi non sembrava del tutto cosciente della situazione in cui si
trovava e Zack, un po’ intimidito dalla fama del Pokémon, decise di avviare un
tentativo di comunicazione.
“Ci aiuterai,
vero? Sei in grado di farlo... giusto?”
Sapeva di non
dover dubitare del potere di quel Pokémon, e si maledisse per non essere in
grado di capire ciò che quello avrebbe potuto dire. Invidiava quel potere così
puro e empatico che solo Yellow e Lance sembravano possedere. Celebi si voltò a
guardarlo, senza perdere il ritmo del suo volo, dopo aver inclinato un poco la
testa, annuì leggermente. Zack spalancò gli occhi verdi, contento della
risposta.
“E... di cosa hai
bisogno per riuscirci?”
A quella domanda
Celebi piegò nuovamente la testa, voltandosi poi in una direzione ben precisa.
Zack lo guardò.
“Per farlo devi
andare lì?”
Celebi annuì di
nuovo, iniziando a muoversi più in fretta. Zack accelerò il passo, avrebbe
voluto correre, ma il terreno del bosco non sembrava adatto a tali attività,
continuò a camminare al passo più veloce che gli venisse permesso. Dopo alcuni
minuti, Celebi gli aprì la strada, spostando alcuni rami che ostruivano la via
con i suoi poteri psichici. Zack lo guardò stupito.
“Oh... grazie”
Gli sorrise.
Stranamente, sentiva come se quel viaggio nel tempo fosse già iniziato, gli
sembravano essere passati secoli da quando aveva messo piede nella foresta. Il
suo cellulare squillò, era di nuovo Alma.
“Zack, dove sei?”
“Ancora nel bosco,
pare che Celebi abbia trovato qualcosa; sembra dirigersi verso un punto
preciso.”
Dopo pochi altri
passi, Zack sbucò in una piccola radura. La conosceva bene. Era proprio quello
il luogo in cui sentiva sarebbe arrivato.
“Quindi inizia e
finisce tutto qui, eh? Siamo tornati all’inizio di tutto. Siamo tornati alle
origini”
La sua voce fu un
sussurro. Senza nemmeno rendersi conto sentiva gli occhi umidi. Rivedeva con
una nitidezza impressionante le immagini di quella sera. Lui che stava pensando
se accamparsi nel bosco per la notte oppure tornare da Alma e l’improvviso
rumore e urlo che aveva sentito. La corsa, quando si ritrovò quella tipa così
imbranata coi Pokémon che teneva terrorizzata il suo piccolo Zorua fra le
braccia e che stava piangendo come un cucciolo abbandonato. L’aveva fissata fra
le fronde per un attimo, senza capire la situazione, finché non si era reso
conto del Blitzle.
Ricordava ancora
gli occhi spaventati, annacquati dalle lacrime e anneriti dal trucco sciolto
che lo guardavano come se gli avesse teso un’ancora.
“Zack, va tutto
bene?”
La voce di Alma lo
riportò al presente.
“Tutto a posto”
rispose asciugandosi gli occhi con la giacca.
“Adesso guardiamo
un po’ intorno e...”
Improvvisamente,
Celebi iniziò a correre. Il piccolo Pokémon iniziò a volare velocemente verso
nord rinfilandosi nel bosco.
“Cosa diavolo...”
Zack non terminò
la frase e scattò in corsa. Non poteva permettersi di perderlo. Agilmente
scartava le radici che fuoriuscivano dal terreno e con un braccio si faceva
scudo dai rami.
“Zack, cosa sta
succedendo?”
La voce di Alma
era agitata, la comunicazione sembrava disturbata.
“Non lo so!” gridò
Zack “Ha iniziato a correre... non so che intenzioni abbia!”
“Zack... sta
attento... sfera... corri!”
“Non ti sento,
Alma!! Non capisco cosa mi stai dicendo!”
Correva a
perdifiato, nel tentativo di seguirlo, odiava ammetterlo, ma quella corsa
improvvisa, su un terreno tanto sconnesso, lo stava stancando.
“Alma, ripeti per
favore!”
Sentì Alma
prendere fiato, ma immediatamente la linea cadde.
“Maledizione!”
Urlò rimettendo il
telefono in tasca e correndo con quanta forza aveva, nel tentativo di stare
dietro il piccolo Pokémon verde. Sentiva i polmoni bruciare, come se fossero
stati riempiti di fuoco.
“Come... diavolo
fa... ad essere così veloce?”
Lo sussurrò col
fiatone, non poteva perderlo, non dopo essere arrivato a quel punto. Lo aveva
davanti agli occhi, non lo avrebbe perso.
“Celebi!!”
Urlò il nome del
Pokémon con tutto il fiato che aveva, sentendo la gola invasa dallo stesso
bruciore che gli consumava i polmoni. Celebi si girò ad osservarlo. Non era
sicuro di ciò che il suo sguardo volesse dire, ma non si sarebbe arreso. Con un
ultimo sprint, riuscì ad afferrare il piccolo Pokémon, che improvvisamente
iniziò a brillare di una luce intensa.
Per un istante,
Zack sentì il mondo crollare e ricomporsi. Era strano. Era come se un enorme
respiro avesse investito la terra intera, concentrandosi solo su di lui. In un
solo istante sentì il proprio corpo venire compresso e poi tornare in sé. Fu
solo un momento, Celebi si liberò dalla sua stretta, mentre lui continuava a
corrergli dietro per la foresta. Non ce la faceva più. Il Pokémon sembrava
volersi dirigere verso Timea, ma Zack non capiva perché. Le gambe gli
lanciavano fitte di dolore e non riusciva a comprendere se stesse correndo da
ore o secondi.
Improvvisamente il
bosco finì, lasciando che Celebi e Zack uscissero all’aria aperta. Zack crollò
sulle ginocchia, posando poi le mani a terra. Il suo corpo sembrava voler
protestare.
“Devo davvero
essermi rammollito, per non riuscire a reggere una corsetta simile...”
Il suo respiro
ansante era l’unica cosa che sentiva. In lontananza delle grida avevano invaso
il suo udito. Grida, rumori come di una lotta. Lentamente, con le spalle che si
alzavano e si abbassavano a causa del respiro, alzò gli occhi verso Timea.
La visione che
riempi il suo sguardo lo face traballare per qualche istante. Timea non c’era.
Alzò lo sguardo verso Celebi, che lo fissava curioso.
“Dannata peste...
avresti potuto avvertirmi”
Zack si alzò
traballante. Timea non c’era davvero. Non era ancora nata. Nessun grattacielo
oscurava la vista del monte Trave, dove l’immenso tempio si ergeva orgoglioso e
benevolo verso gli abitanti della regione. Non avrebbe saputo dire come si
sentiva. Era stupito, felice e stanco. Ma sapeva che il peggio doveva ancora
venire. Con una lentezza disarmante mise di nuovo mano alle sue Poké Ball,
chiamando al suo fianco Braviary.
Poi osservò di
nuovo Celebi e tirò fuori la sfera.
“Tu resta qui
dentro, se non altro così dovresti essere al sicuro... quella laggiù sembra una
guerra”
Celebi lo osservò,
poi annuì, lasciando che il raggio rosso lo circondasse e lo portasse al
sicuro. Salì in groppa al suo Pokémon. Una parte di lui avrebbe voluto
addormentarsi, la corsa e lo stress lo stavano stancando, ma sapeva che non era
assolutamente quello il momento. Stringendo il pugno, sentì le proprie unghie
incidere la pelle. Il dolore lo teneva sveglio, lucido. Il dolore e la
speranza. Rachel era lì, da qualche parte, Zack pregava solo non fosse in mezzo
alla mischia. Si avvinò al campo di battaglia, cercando di rimanere esterno per
osservare la situazione.
Lo scontro che si
stava verificando sotto ai suoi occhi era qualcosa che aveva solamente studiato
su qualche libro. Cavalieri in bianco e guerrieri in nero si affrontavano in
uno scontro disperato.
Fra tutti, un
giovane uomo, dai folti e corti capelli neri e la barba di qualche giorno,
seguito da un Haxorus affrontava uno dei guerrieri in nero, seguito da un
Gengar.
I due combattevano
cercando di uccidersi a vicenda. Zack si guardò attorno. Che fossero Templari o
Ingiusti, tutti bramavano unicamente la morte del nemico. Seppur da lontano,
Zack vedeva il sangue bagnare il terreno, venendone assorbito e colorandolo di
rosso. Vedeva uomini combattere calpestando i cadaveri di altri uomini, spade
infilzate nei corpi di guerrieri che nonostante tutto continuavano a
combattere. Zack fece un istintivo passo indietro.
Quella era la
Battaglia del Plenilunio.
Non c’erano
singoli uomini, non c’era niente di quelle sfide orgogliose che aveva letto nei
libri. Uccidi e non sarai ucciso. Sentì il proprio stomaco contorcersi e
soffocò l’urgente bisogno di vomitare. Ripensò al corpo di Emily, freddo nelle
sue braccia e pensò a quante donne avrebbero raccolto su quel campo ciò che
restava dei loro consorti.
Perché?
La sua mente
elaborò spontanea quella domanda.
Per il Cristallo.
Il suo cervello
sembrava lavorare a velocità incredibilmente alta. Arceus valeva davvero tutto
ciò? Per un istante si chiese se non fosse stata proprio una blasfemia come
quella concepita in quell’istante la causa scatenante di ciò. Non sapeva
rispondere.
La mano ancora
premuta sulla sua bocca, gli occhi smeraldo spalancati e le pupille ridotte a
puntini. Si sentiva immensamente piccolo. Il suo sguardo tornò sul primo uomo
che aveva visto combattere. Si trovava accanto ad un precipizio. Mentre gli
umani combattevano contro gli altri umani e i Pokémon contro altri Pokémon,
l’Ingiusto in nero attaccava il guerriero in bianco con il suo Gengar.
Non è giusto.
Un Absol soccorse
l’uomo, probabilmente era il suo allenatore. Sorrise, entrambi avevano un Absol
con sé. Gli attacchi si susseguivano, mentre l’eroe venne a sua volta
affiancato da un altro uomo, ed un Scyther affrontava l’uomo in nero.
Green sarebbe
stato felice di vedere un Scyther allenato in modo tanto prodigioso.
Pensieri di vita
quotidiana, semplici, si sovrapponevano alle immagini di quel massacro. Zack
concentrò la sua attenzione sulla lotta dei due uomini, come quel singolo
scontro avesse potuto lavare via la bruttezza del restante campo di battaglia.
Va bene anche la vittoria del
nero, ma non voglio vedere il resto della guerra. Due uomini che si uccidono
sono abbastanza, non voglio vedere quello che accade all’intero esercito.
Forse erano pensieri
vigliacchi, ma quella devastazione non poteva essere vera.
Si alzò
lentamente, muovendo qualche passo verso lo scontro, cercando sempre riparo
dalla loro vista. All’improvviso, il bianco sembrava aver messo a segno la
mossa vincente. Come in una partita a scacchi, l’uomo dell’esercito bianco
aveva messo alle strette il pezzo nero, stringendolo al burrone e minacciando
di far precipitare l’avversario.
Ma in quel
momento, una nuova forza a supporto degli Ingiusti si fece largo sul campo.
“Tu!” urlava
Timoteo. “Non!” E diede un forte colpo con la spada sullo scudo di Adamo, che
intanto stava indietreggiando. “Puoi!” ancora un colpo, che stavolta fece
cadere per terra il biondo. “Fare così!” e con l’ultimo urlo, Timoteo rilasciò
tanta potenza da distruggere lo scudo di Adamo in due parti.
Quello
indietreggiava quanto più possibile, mentre nella sua testa viveva il pensiero
che Timoteo, l’uomo che stringeva con forza assurda quella spada, ormai
scheggiata per i colpi allo scudo, lo avrebbe ammazzato. La contesa era finita.
Aveva vinto lui.
L’ombra della
rassegnazione lo stava ricoprendo a mo’ di piumone, e quasi gli penetrò nelle
ossa, tanto da regalargli un brivido inaspettato.
Non avrebbe mai
voluto uccidere qualcuno, Timoteo.
Era cresciuto con
sani dettami; lui era un pacifico per natura. Ma Prima era in pericolo, e
quindi doveva proteggerla. Arrivò Makuhita, gli ordinò di svegliare Haxorus,
quindi alzò la pesante spada e la puntò alla gola di Adamo.
“È finita, Adamo”
disse il templare.
Gli occhi del
biondo malvagio si stavano riempiendo di odio e lacrime. La sabbia nella
clessidra era quasi finita.
“Tu... tu non
potrai fermare la distruzione. Siamo fatti per questo. Per rompere, per
abbattere tutto ciò che è stato creato. Voi non capite che Arceus si ciba di
voi. Vi utilizza come mezzi per vivere, riempiendo con la vostra felicità la
sua pancia. Io so che per te è assurdo dare ascolto alle mie parole... ma io
non voglio che nessuno possa controllare le mie volontà, sfruttare i miei stati
d’animo, punirmi se sbaglio. Nessuno può punirmi”
Fu lì che Timoteo
sorrise. “Lo sto facendo io, adesso”. Spostò di poco la spada, e lo colpì con
due calci, uno al fianco ed uno nello stomaco.
I calci furono
forti, e Adamo sputò sangue.
Era quasi finita.
E fu lì che Lionell
disse “ora”.
Quell’ora
significava una moltitudine assurda di cose. Significava che dovevano agire,
entrare in battaglia, motivarsi velocemente, e vincere quel contenzioso, in
modo da salire celermente al tempio.
Una marea di gente
vestita di blu si riversò dalle campagne, con le Poké Ball in mano. Ingiusti e
Templari si fermarono a guardare attoniti, tanto che Timoteo non si rese conto
che Adamo si era rialzato e si era allontanato dal precipizio.
“Forza, Ryan.
Adesso tocca a te!” urlò Lionell, e con passò elegante si allontanò dal centro
del conteso, avvicinandosi alle mille scale, che dovevano ancora diventare
degli eroi.
Ryan mandò in
campo Gallade, e prese a combattere contro vari Templari.
Uno di questi si
avvicinò. Capelli biondi, ricci, e sangue sulle mani e sull’armatura. Era
enorme.
“Chi siete?!” urlò
quello. “Perché vi siete presentati qui? State andando contro il sommo volere
del Dio Arceus!” urlava, quasi fosse sicuro che il suo avversario avesse
problemi d’udito.
Ryan abbassò la
testa. Fu un attimo, la convinzione di essere nel giusto lo investì come un tir
a duecentocinquanta chilometri orari, e mandò in campo anche Flygon. Terra ed
aria, avrebbe potuto controllare meglio il suo avversario.
“Adesso ti
sconfiggerò! Vi sconfiggeremo! Vai Cacturne! Noctowl, aiutami anche tu!” urlava
quello.
Ryan aveva
studiato, e rimuginava su quei Pokémon. Cacturne, assieme a Noctowl e Lairon
erano i Pokémon di Marcello. Ma voleva accertarsene.
“Sei Marcello?”
Quello spalancò
gli occhi. “E tu come lo sai?!”
Ryan annuì.
Davanti aveva un altro grande eroe. Con la loro venuta avrebbero fermato gli
eventi ed avrebbero dato una nuova impronta alla storia. Marcello in realtà era
morto ammazzato, dal Muk di Adamo.
Ora invece doveva
essere Ryan ad occuparsene.
Si guardò le mani,
cominciando a sentire l’ansia. Non aveva paura di perdere, anzi. Capiva che i
Pokémon di Marcello non fossero eccezionali quanto i suoi e che lui non fosse
un grande allenatore, ma quella era una guerra, non un incontro di Pokémon, e
quindi oltre ai Pokémon, Ryan avrebbe dovuto sconfiggere anche l’allenatore.
“Fatti sotto!”
urlò quello, sguainando l’enorme spada dal fodero ed avventandosi contro di
Ryan.
Quello sbiancò per
un momento, allargando la grossa iride rossa. Ragionamento veloce.
“Gallade,
difendimi! Flygon, metti fuori gioco Noctowl!”
Gallade espose le braccia, come per far capire che se la sarebbe dovuta vedere con lui.
Gallade espose le braccia, come per far capire che se la sarebbe dovuta vedere con lui.
Marcello sferrò un
grosso colpo sulle braccia di quello, ed un forte rumore metallico si sollevò.
“Confusione, Gallade!”
Sapeva che non era
corretto. Sapeva tutto, Ryan. Ma Lionell doveva arrivare lì, sul Monte Trave, e
lui doveva aiutare.
Marcello fu
avvolto da un’aurea viola, e prese ad urlare dal dolore. La spada cadde per
terra, facendo un tonfo sordo e metallico.
“Lasciami! Sei
scorretto!”
“Lo so...” disse Ryan a bassa voce. “Mi spiace...”
“Lo so...” disse Ryan a bassa voce. “Mi spiace...”
Gallade lo fece
volare lontano, e si rimise sull’attenti. Marcello ricadde pesantemente, ma non
sembrava aver subito grossi danni. Si rimise in piedi, alzando quell’armatura che
pareva pesare una tonnellata.
“No! Cacturne, vai
con Sbigoattacco!”
E Ryan sapeva
benissimo che quello Sbigoattacco era rivolto a lui. Quando il cactus partì,
Gallade non fu in grado di fermarlo, e così l’allenatore dagli occhi rossi si
ritrovò sul punto di portare le braccia davanti al volto per salvarsi.
Ma niente.
Lampent era lì
davanti, ed aveva utilizzato un attacco Lanciafiamme contro il nemico, che ora
stava bruciando per terra.
“Lampent... Rachel!”
si voltò di corsa Ryan.
La ragazza era lì,
con gli occhi ricolmi di lacrime. “Stavi... stavi per essere colpito” fece.
“Non preoccuparti,
stai tranquilla... grazie”
E poi l’urlò di
Marcello, che tornava alla carica con la spada in mano.
“Dannazione!”
urlava, dopo aver saltato il corpo in fiamme di Cacturne. Volava, con la spada
in mano, mentre stava per sferrare un forte colpo.
“Gallade, ancora
Confusione!”
Rachel si avvicinò
a Ryan, e guardò. Ormai anche Noctowl era finito K.O., e gli Ingiusti, assieme
all’Omega Group, stavano facendo piazza pulita di vesti bianche. I corpi morti
venivano lanciati oltre il precipizio, in modo da creare più spazio.
Marcello urlava,
mentre la forza di Gallade lo portava allo stremo della resistenza.
“No! Marcello!”
urlò Timoteo.
Gli si avvicinò
velocemente, e lo afferrò per le anche, scuotendolo. Haxorus si avvicinò
celermente al suo allenatore.
“Perché fate
questo?” chiese Timoteo, con la sua voce grossa e cavernosa.
“Purtroppo il
destino di questa battaglia ha segnato il nostro futuro” rispose Ryan.
“Voi state facendo
incetta di vite. Come gli Ingiusti. Eppure non portate le loro armature, e non
brandite nemmeno una spada”
“Ciò perché da dove veniamo noi le spade non si usano più”
Timoteo sobbalzò. “E... e come vi difendete?”
“Con le armi da fuoco. E con i Pokémon”
“Così... così anche voi usate i Pokémon come armi” sostenne Timoteo.
“Ciò perché da dove veniamo noi le spade non si usano più”
Timoteo sobbalzò. “E... e come vi difendete?”
“Con le armi da fuoco. E con i Pokémon”
“Così... così anche voi usate i Pokémon come armi” sostenne Timoteo.
“Io... io no, non
intendevo dire questo”
“Ma me lo stai mostrando”
“Ma me lo stai mostrando”
Ryan spalancò gli
occhi. E mentre Rachel rimaneva imbambolata, affascinata dallo sguardo e dalla
voce dell’eroe, Ryan si rendeva conto di avere soggezione di quello.
“Io... io devo
farlo. Altrimenti questo mondo non esisterà più tra mille anni”
Timoteo inclinò la testa.
Timoteo inclinò la testa.
“E tu che ne sai?”
“Noi... ebbene, noi veniamo dal futuro”
“Futuro?!” sobbalzò ancora Timoteo. Poi si voltò verso quello che parevano essere i resti di Cacturne, che bruciava ancora. “È forse questo il fuoco che mi porterà via?”
“Noi... ebbene, noi veniamo dal futuro”
“Futuro?!” sobbalzò ancora Timoteo. Poi si voltò verso quello che parevano essere i resti di Cacturne, che bruciava ancora. “È forse questo il fuoco che mi porterà via?”
“Il... il fuoco
che ti porterà via?” chiese Rachel.
“Prima, l’oracolo
del tempio, ha predetto che il mio destino culminerà nel fuoco. Sarà questo
fuoco ad uccidermi?”
Ryan guardò
Rachel, poi tornarono ad osservare l’eroe. Marcello si stava rimettendo in
piedi, mentre vedeva che il numero degli Ingiusti non era pressoché sceso.
Tranne qualche sporadico guerriero, che avrebbe ceduto nel giro di qualche
minuto, Ingiusti e persona dalla divisa blu stavano cancellando tutto il bianco
da quella battaglia.
“Ora! È il momento
di cambiare!” urlò Stark.
“Cambiare?!” si chiese Marcello.
“Cambiare?!” si chiese Marcello.
“Rachel, sparisci!”
urlò Ryan, ed immediatamente Gallade la teletrasportò lontana da lì, per poi
tornare sul campo di battaglia. Subito dopo, l’Omega Group prese a bersagliare
con gli attacchi dei propri Pokémon gli Ingiusti.
“Cosa?!” Adamo
sobbalzò, quando vide che la ragazza con i capelli e la pelle scura, con la
divisa blu, aveva preso ad attaccare il suo Muk.
“Che stai
facendo?!” urlò.
Marianne non
rispondeva, ed ordinava ai suoi Pokémon di continuare con gli attacchi.
Ryan fece un segno
di assenso a Timoteo, ed insieme attaccarono gli ingiusti.
Timoteo non ebbe
molta scelta. Tornò a bersagliare Adamo.
“Dove eravamo?!”
domandò, mentre con un fendente di spada fece cadere per terra il nemico. Il
forte colpo aveva ammaccato l’armatura.
“Timoteo!” Adamo
riprese la spada, e parò i colpi con forza ed agilità.
“Gengar! Usa
Pugnodombra!”
E così fece.
Questo pugno attraversò la corazza di Timoteo, facendo saltare un battito
all’eroe, che fu costretto a riprendere fiato con un grosso respiro.
“Ora!” urlò Adamo,
che con il manico della spada colpì la fronte di Timoteo. Non voleva che
morisse così. Doveva vedere il tempio in fiamme.
“Ad... Adamo...”
Absol, l’Absol di Timoteo, si presentò con velocità sulla scena, e prese a duellare come uno spadaccino contro Adamo. La velocità di quel Pokémon fu tale da costringere Adamo a giocare ancora sporcò.
Absol, l’Absol di Timoteo, si presentò con velocità sulla scena, e prese a duellare come uno spadaccino contro Adamo. La velocità di quel Pokémon fu tale da costringere Adamo a giocare ancora sporcò.
“Gengar! Usa
Ipnosi su Absol!”
“No...” Timoteo si stava riprendendo, ma ancora non riusciva a rimettersi in piedi.
“No...” Timoteo si stava riprendendo, ma ancora non riusciva a rimettersi in piedi.
“No!” si sentì
urlare. “Lucario, usa Forzasfera!”
Una luce blu
anticipò la palla di energia, che investì Gengar e lo fece ruzzolare oltre il
precipizio.
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