Ciao a tutti! Ben trovati, spero che stiate bene. Su Pokémon Adventures ITA è appena finita la saga di Rosso Fuoco e Verde Foglia, correte a leggerla! Un po' di pausa, e comincerà la traduzione della saga Emerald! Io non me la perderò, e voi?
Ad ogni modo vorrei chiedervi il grosso favore di farci delle recensioni su EFP, vorremmo tanto che Back To the Origins venga messa tra le storie scelte, in quanto la riteniamo fantastica. Se anche a voi è piaciuta dateci una mano, ci darete ancora più stimoli per fare meglio!
Oggi Rachel ha scritta una bellissima One Shot, che aprirà un ciclo sui personaggi di BTTO, alla fine della faccenda principale. Come Home è una raccolta di One shot, di cui questa la prima, incentrata su Marianne, dell'Omega Group.
Fateci sapere cosa ne pensate e recensiteci!
Appuntamento a martedì con il nuovo capitolo del manga di Back to the Origins, disegnato da Laila!
Stay Ready.
Go..
Ad ogni modo vorrei chiedervi il grosso favore di farci delle recensioni su EFP, vorremmo tanto che Back To the Origins venga messa tra le storie scelte, in quanto la riteniamo fantastica. Se anche a voi è piaciuta dateci una mano, ci darete ancora più stimoli per fare meglio!
Oggi Rachel ha scritta una bellissima One Shot, che aprirà un ciclo sui personaggi di BTTO, alla fine della faccenda principale. Come Home è una raccolta di One shot, di cui questa la prima, incentrata su Marianne, dell'Omega Group.
Fateci sapere cosa ne pensate e recensiteci!
Appuntamento a martedì con il nuovo capitolo del manga di Back to the Origins, disegnato da Laila!
Stay Ready.
Go..
Fluttuava.
Non in senso fisico, ovviamente, quello sarebbe stato
abbastanza difficile. Ma la sua mente lo faceva.
Fluttuava in una nebbiolina bianca lattiginosa. Da una
parte era piacevole, era un anestetizzante eccezionale, dall’altra, Marianne
odiava l’assenza di vita che lasciava trasparire.
Aveva perso. Tutto. Da uno scopo. Alla dignità. Alla
speranza. Anche la capacità di sentire.
Avrebbe voluto poter provare qualcosa. Qualunque cosa.
Invece da quel giorno, dal momento in cui erano tornati nella base dell’Omega
Group, sfruttando i poteri di Celebi amplificati da Mewtwo, non aveva più fatto
nulla.
Linda si era comportata diversamente. Era stata forte.
Molto più forte.
Si era alzata come una fenice dalle ceneri, prendendo le
redini del gruppo e riportandolo a nuova vita.
Marianne ne era rimasta sorpresa. Sorpresa dall’ennesima
prova di quanto fossero diverse.
Lei continuava a sentirsi svuotata. Esattamente come
prime di entrare nell’Omega.
Quando Lionell l’aveva raccolta dai bordi della strada,
dandole un futuro promettente, un tetto sulla testa e uno stipendio
considerevole. Aveva sempre pensato a lui con l’affetto che si prova per un
padre. E ne era stata tradita.
Era questa una delle cose che la lasciava vuota.
L’incapacità di provare un sentimento unico, definito, che potesse riassumere
tutta la sua situazione.
Poi c’era anche il rimpianto. Avrebbe potuto accorgersene,
prima. Avrebbe potuto cercare di fermarlo. E invece aveva capito tutto troppo
tardi. Quando Ryan glielo aveva spiegato, con calma, lasciando che poi fosse
lei a comunicarlo agli altri membri.
Ryan.
Si sentiva responsabile anche per lui. Era stata lei
dall’inizio a coinvolgerlo, a supplicarlo. E non aveva avuto nemmeno modo di
scusarsi con lui.
Doveva farlo. Doveva sfruttare quell’anestesia dalle
sensazioni per rivederlo almeno un’ultima volta. Rivederlo senza farsi prendere
dal dolore, dal senso di colpa e dal semplice desiderio di rivederlo. Con
quell’armatura addosso avrebbe potuto persino sorridergli, fingere che non le
mancasse.
Uscì, l’aria dell’ultimo giorno di Dicembre l’accolse
congelandole il volto. Si infilò in fretta le mani negli spessi guanti,
tremando come una foglia. Si guardò attorno spaesata, osservando il volto vuoto
della metropoli. Le strade erano piene di gente indaffarata con gli ultimi
acquisti, gente che non sapevano cos’era accaduto. Cosa Marianne avesse fatto.
Cercò di scrollare quel pensiero. Pensando alla visita a
Ryan. Non poteva presentarsi a mani vuote. Si guardò intorno, cogliendo in un
negozio anonimo, all’angolo della strada, l’idea perfetta.
Casa di Ryan era stata resa bianca dalla neve. Marianne
la osservò, quasi indecisa se uscire o meno dalla macchina ad affrontare il
freddo. Il terreno attorno alla casa era ghiacciato, e la donna ringraziò la
sua allergia ai tacchi, che le avrebbe reso impossibile affrontare quel tratto
di strada.
Prese la busta dal sedile del passeggero, posandosi un
piede fuori. I pesanti anfibi la proteggevano dal freddo e le garantivano
un’ottima presa sul terreno, constatò soddisfatta, scendendo del tutto e
chiudendo la macchina.
La busta le pesava fra le mani. guardò l’albero spezzato,
i cui resti troneggiavano immobili nel giardino. Ricordava vagamente che Rachel
avesse affermato qualcosa sul fatto che era stato il padre di Ryan a piantarlo.
Si morse il labbro inferiore, distogliendo in fretta lo sguardo e spostandolo a
terra, dopodiché si fece forza, arrivò alla casa e suonò il campanello.
Ryan aprì dopo qualche istante. La felpa grigia,
decisamente troppo leggera per la temperatura della casa, aveva lasciato il
posto ad un pesante maglione in pile nero.
Per un istante Marianne pensò di poter perdere il
controllo. Il volto di Ryan aveva finalmente perso le tracce di quei giorni di
ansia. Le occhiaie erano sparite, gli occhi erano tornati rilassati, di un
cremisi caldo, non sanguigno come allora. I capelli erano scompigliati, ma era
chiaro che il ragazzo si fosse dato da fare fino ad allora.
Il volto di lui si aprì in un sorriso quando la vide.
“Marianne, che ci fai ferma sulla porta? Entra”
Le disse facendosi da parte.
“Non ti conviene togliere il cappotto, il riscaldamento è
ancora rotto... qui dentro si gela.”
Lo disse mentre si spostava nel centro del salotto, dove
il divano era stato sostituito con uno nuovo. L’accesso alle scale era bloccato
da un mobile, un comò di legno rimasto miracolosamente integro.
Marianne si guardava attorno incuriosita, notando i vari
dettagli delle riparazioni che Ryan stava effettuando. Lui seguì il suo
sguardo.
“Oh, sopra ci sono ancora un po’ di cose pericolanti, ci
pensano Bisharp e Gallade a sistemarle, ma non hanno ancora finito, quindi ho
pensato di bloccare così. Ho dovuto mettere un divano letto, un mio amico
fortunatamente è riuscito a prestarmelo e... cos’è questo?”
Senza lasciare al ragazzo il tempo di finire le
spiegazioni, Marianne gli mise davanti la busta. Ryan la prese, scrutandone
l’interno. Se il tentativo della ragazza era di fare una sorpresa o lasciare un
alone di mistero attorno al regalo, impacchettare un alberello semplicemente
avvolgendoci sopra la carte da pacchi, non era il metodo giusto. Ryan osservò
gli occhi verdi, che la ragazza puntava ostinatamente a terra. Un sorriso dolce
gli nacque spontaneo sul volto.
“Grazie, Marianne”
La ragazza tenne ancora gli occhi a terra.
“Oh... bé... il tuo era andato distrutto, ma è un bel
giardino e un albero ci stava bene... probabilmente non avrà la stessa
importanza di quello di prima, ma... è un inizio. Un qualcosa... no?”
Marianne sentiva di star per scoppiare, improvvisamente,
non voleva essere lì, a dire delle cose patetiche davanti a lui. Voleva
sotterrarsi, e invece, dopo una settimana di apatia, le veniva da piangere. Gli
occhi si coprirono di un velo di lacrime, senza che lei potesse far nulla per
impedirlo.
“Ma... Marianne, che succede, ho detto... ho detto
qualcosa di sbagliato?”
Ryan si sentiva crescere il panico, posò l’albero a
terra, cercando di avvicinarsi alla ragazza, circondandola con un braccio.
Marianne, senza rendersene conto, si aggrappò al giovane, stringendosi a lui,
le lacrime senza controllo.
“Perché... perché è successo tutto questo casino? Com’è
stato possibile arrivare a quel punto? Arrivare a rischiare di distruggere
tutto...”
Lo sguardo di Ryan si oscurò. Se l’era chiesto spesso
anche lui, in quei giorni. Come era arrivato al punto da rischiare la vita di
sua sorella, di quasi causare la distruzione del mondo... e poi ritrovarsi a
diventare il campione della Lega di Adamanta.
Strinse a sé Marianne, sentendola scossa dai singhiozzi
contro di lui.
“Non lo so... non so come sia potuto succedere. Ma è
finita. Ormai è tutto passato, e siamo tutti salvi.”
Ci credeva, la sua voce era sicura e ferma, Marianne si
scostò, guardandolo in viso.
“Io non so più cosa fare, Ryan. L’Omega Group per me era
tutto, il mio lavoro, la mia casa... Non riesco più a camminare tra la gente,
non ci riesco, sapendo quello che rischiavo di fare, sapendo tutto... Mi sembra
di mentire a tutti. Ho a malapena chiamato i miei genitori, loro si sono
trasferiti anni fa, sono lontani, non sanno niente... Non ho il coraggio di
tornare da loro, di guardarli in faccia. Non so più cosa fare o dove andare.”
Le lacrime, grandi, pesanti, le calavano sul volto
lasciando una scia luminosa sulla sua pelle. Ryan la guardò. Gli era sempre
stata vicino, ma non sapeva quasi nulla di lei. Sentì lo stomaco contorcersi al
pensiero di non averla cercata in quei giorni. Di aver ignorato,
egoisticamente, tutto quello che era successo, fingendo di dimenticarsi di lei,
dell’Omega Group. Invano.
“Mariane... perdonami.”
Lo disse stringendola di nuovo a sé.
“Se... se non sai dove andare, se non hai nessun posto
dove andare... Allora resta qui. Non devi andare da nessuna parte se non vuoi.
Mi spiace, avrei dovuto dirtelo prima. Parecchio tempo prima. Resta qui,
Marianne. Resta con me.”
Marianne si bloccò, sorpresa, alle parole di Ryan.
“Tu... tu hai detto davvero quello che ho sentito?”
Con una manica si asciugava le lacrime, che adesso
cadevano meno copiose, forse arrestate dalla sorpresa e da quella strana
sensazione che sentiva nascerle nel petto.
“È... È stato abbastanza imbarazzante dirlo una volta...
Comunque, l’ho detto davvero. Marianne... Mi sono comportato in modo freddo in
passato... Ma te la sentiresti di darmi lo stesso una possibilità?”
Ryan teneva gli occhi chiusi. Dentro di lui non aveva il
coraggio di guardarla in viso. Lo aveva detto, si era comportato in maniera
fredda, a volte. Altre volte la sua ossessione per Rachel lo aveva portato ad
ignorare tutto e tutti. Eppure, se ripensava a quei giorni, lei era l’unica
costante, l’unico punto fermo, l’unico sorriso sincero. L’unica cosa che non
aveva davvero dimenticato in quella settimana.
“Marianne lo guardò, gli occhi verdi spalancati, mentre
sentiva altre lacrime, ben diverse, spingere ai lati degli occhi. Annuì, mentre
il pianto prendeva di nuovo il sopravvento.
L’abbracciò, gettandogli le braccia al collo.
“Siamo stati davvero stupidi, eh?”
La ragazza annuì alle parole di Ryan.
“Però... le cose d’ora in poi non potranno che
migliorare, no?”
“Difficile che possano andare peggio”
Ridacchiò la ragazza.
Si baciarono. A lungo. Mentre, lentamente si avvicinava
la mezzanotte. L’attesero sul divano, guardando programmi scadenti.
L’albero era stato scartato e occupava un angolo della
stanza, Ryan non le aveva detto che anche Zack e Rachel gli avevano fatto lo
stesso regalo. ma non aveva senso. Un albero sarebbe stato il simbolo del suo
legame con la famiglia, del suo passato. L’albero di Marianne era diverso.
Era la promessa di un futuro migliore. Di un futuro che
avrebbe generato fiori e frutti. E che sarebbe rimasto lì, a testimoniare
quanto la rinascita fosse possibile, con impegno, coraggio e fiducia nelle
persone che si hanno accanto.
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