Autore: Andy Black;
Titolo: In The Shadows
Capitolo: 2;
Keep calm, stay ready and go...
“Sai cosa significa
perdere un amore, Ryan? Perdere un amore significa che quello che credevi tuo
se n’è andato via, lasciandoti con un sacco pieno di punti interrogativi.
Significa che hai il cuore vuoto, pieno di niente. E tante spine ti circondano,
e appena ti muovi, appena pensi all’amore che hai perso, quelle ti pungono. E
tu piangi, perché sentire il vuoto di qualcuno fa male al cuore”
Alma guardava con occhi
spenti il poggiatesta del sediolino che aveva davanti. L’aereo stava per
decollare, ancora qualche minuto. La hostess era già passata a mostrare quali
fossero le uscite d’emergenza e le altre accortezze da prendere in caso ci fosse
qualche problema.
Ma era improbabile. È più
probabile che affondi una nave piuttosto che cada un aereo.
Gli aerei erano solidi
bestioni che solcavano il cielo.
Gli aerei erano gli
autobus dell’aria.
“Mi chiedo ancora come
abbia fatto a convincerti a seguirmi in questa missione suicida”
“La risposta è semplice. Avevo bisogno di avventura. Capisco Zack, ed il perché fosse sempre in giro come un vagabondo. Cercava nuovi stimoli, nuove avventure. Stare nella sede della Lega ad aspettare che qualcosa accada è un vero strazio, Alma... la routine mi uccide. E tu, e la tua richiesta suicida, mi siete apparsi subito come una scaletta di salvataggio”
“Prima dell’avventura con Lionell eri fermo, però”
“Lavoravo, Alma. Ma... lì avevo Rachel e la fame come catalizzatori. Lavoravo per non morire”
“La risposta è semplice. Avevo bisogno di avventura. Capisco Zack, ed il perché fosse sempre in giro come un vagabondo. Cercava nuovi stimoli, nuove avventure. Stare nella sede della Lega ad aspettare che qualcosa accada è un vero strazio, Alma... la routine mi uccide. E tu, e la tua richiesta suicida, mi siete apparsi subito come una scaletta di salvataggio”
“Prima dell’avventura con Lionell eri fermo, però”
“Lavoravo, Alma. Ma... lì avevo Rachel e la fame come catalizzatori. Lavoravo per non morire”
“Ti capisco. Soprattutto
perché eri giovane, e ti sei ritrovato in una pessima situazione”
Una voce annunciò l’imminente partenza. Pregavano di allacciare le cinture e di spegnere qualsiasi apparecchio elettronico.
Una voce annunciò l’imminente partenza. Pregavano di allacciare le cinture e di spegnere qualsiasi apparecchio elettronico.
“Hey... si parte” fece
lui. Vide la donna irrigidirsi e stringere i braccioli del sediolino, fissando
meravigliata e contemporaneamente impaurita il paesaggio circostante, da quel
finestrino, che lentamente rimpiccioliva tutto.
Il sonno poi la rapì,
tirando giù quelle palpebre, oggetti che celavano uno sguardo sognatore.
Si svegliò direttamente a
Sinnoh, patria del principio.
Le leggende di quella
regione avevano ispirato migliaia di storie, e portato tanti eroi a partire
all’avventura, ultimi tra tutti Zack e Rachel.
Il nuovo aeroporto di
Giubilopoli era aperto da qualche anno, Ryan ed Alma scesero dall’aereo, un po’
spaesati. Alma avrebbe scommesso che sarebbero arrivati l’indomani a Sinnoh, ed
invece nel tardo pomeriggio erano lì. Marianne aveva cercato per entrambi una
soluzione per sistemarsi qualche giorno senza avere problemi e paure, e
l’avevano trovata nell’Ostello mezza stella Bidoof, della signora Yuki.
Naturalmente ognuno aveva una stanza separata, Marianne era gentile, ma non
scema. Far dormire Ryan nella stessa stanza di una donna come Alma avrebbe
messo a repentaglio il rapporto di qualunque uomo, qualsiasi fosse stato il suo
orientamento sessuale o la sua fedeltà.
Presero una navetta che
li accompagnò al centro, Giubilopoli in quei giorni era molto carica, e le
persone giravano per le strade festanti e divertite.
Per terra, su quelle
mattonelle che parevano esser state calpestate da migliaia di persone per anni
ed anni, erano sporcate dal colore di vari coriandoli.
Alma li calpestava
curiosa.
“Che giorno è oggi?”
“Non ne ho idea” rispose Ryan, stranito. Anche lui si sentiva a disagio in mezzo a tutta quella folla che rideva e festeggiava.
“Non ne ho idea” rispose Ryan, stranito. Anche lui si sentiva a disagio in mezzo a tutta quella folla che rideva e festeggiava.
“Scusi” interrusse Alma.
Una donna dai capelli verdi, lunghi, acconciati in una treccia voluminosa che
le arrivava alle natiche, sorrise e la guardò.
“Sì. Salve”
“Mi chiamo Alma. Vorrei sapere perché c’è così tanto fermento”
“Ciao Alma, io mi chiamo Demetra. Oggi si festeggia la festa della liberazione di Sinnoh. Sai, tanto tempo fa un signore della guerra assoggettò questa città al suo potere. Un eroe, con un solo Pokémon, riuscì a sbaragliare l’esercito intero di questo. Alla fine il signore della guerra, vedendo lo spirito e la forza dell’eroe, decise di abdicare in suo favore. E lui, in concomitanza con i tre guardiani dei laghi, portò pace, saggezza ed armonia a tutta la nostra regione”
“Grazie” sorrise Alma.
“Mi chiamo Alma. Vorrei sapere perché c’è così tanto fermento”
“Ciao Alma, io mi chiamo Demetra. Oggi si festeggia la festa della liberazione di Sinnoh. Sai, tanto tempo fa un signore della guerra assoggettò questa città al suo potere. Un eroe, con un solo Pokémon, riuscì a sbaragliare l’esercito intero di questo. Alla fine il signore della guerra, vedendo lo spirito e la forza dell’eroe, decise di abdicare in suo favore. E lui, in concomitanza con i tre guardiani dei laghi, portò pace, saggezza ed armonia a tutta la nostra regione”
“Grazie” sorrise Alma.
“Di niente” fece altrettanto
Demetra, che poi riprese a ridere ed a saltare, gioiosa e festante.
Pochi passi tra la folla,
i due con lo zaino in spalla camminavano a bocca aperta, gustandosi la città ed
il suo tepore.
Era tutto così bello.
“Ecco la pensione” fece
Ryan.
“Due singole, a nome di
Livingstone” disse Ryan, ed il portiere gli diede due mazzi di chiavi con un
voluminoso portachiavi. Il Numero di Alma era il 9, quello di Ryan l’8.
Salirono le scale di quel piccolo ostello. Le pareti erano tappezzate con una
strana carta da parati rosso scuro, morbida al tatto. E per terra c’era una
moquette marrone consumata. A tratti c’erano macchie più scure.
Le luci erano tenute
basse, in quello stretto corridoio senza finestre, e le porte color crema
riflettevano il tepore delle lampadine gialle.
“Marianne poteva
scegliere qualcosa di meglio” fece Ryan, fermandosi alla sua stanza.
“Almeno abbiamo un tetto
sulla testa”
Ryan annuì e sospirò,
quindi inserì la chiave nella serratura, fece tre mandate, e vi entrò.
“Per stasera riposiamoci,
ci incontriamo a cena e stileremo un piano di azione per domani. Tra due ore ti
busso e scendiamo” disse il biondo. Alma annuì, ed entrò nella sua stanza.
Quando chiuse la porta
pensò di lasciarsi il mondo alle spalle e potersi rilassare un po’. Quella stanza
era davvero minuscola, però, e fuggire dai suoi pensieri in così poco spazio
non era semplice.
Un piccolo lettino
singolo sotto la parete accanto alla porta, un comodino accanto con una lampada
senza paralume. Accanto ancora, appesa ad un braccio di sostegno c’era una
piccola e vecchia tv, 15 pollici, il telecomando non c’era.
Di fronte al letto un
armadio, naturalmente piccolo, e accanto a questo una porta che conduceva al
bagno, ovvero piccola doccia, piccoli servizi, piccola finestrella, con una lampadina
che funzionava ad intermittenza.
La lampadina della stanza
invece funzionava bene, anche se illuminava poco, e quando Alma riversò il
contenuto della sua borsa sul letto, sedendosi, la sua ombra inondò il
copriletto blu, scurendo tutto.
Sul letto c’erano un
cellulare, una spazzola, il borsello con tutti i suoi trucchi dentro, un
assorbente, che aveva sempre per momenti d’emergenza, e tre Poké Ball.
“I suoi Pokémon...”
Le Poké Ball affondarono nel morbido tessuto del letto, ma si intravedevano gli “inquilini” tramite la trasparenza di quelle.
Le Poké Ball affondarono nel morbido tessuto del letto, ma si intravedevano gli “inquilini” tramite la trasparenza di quelle.
C’era un Ralts. Il suo
piccolo Ralts, lo adorava, uno dei Pokémon con cui aveva più feeling. Sapeva
che a breve si sarebbe evoluto, ma dato che non combatteva mai non si era mai
preoccupata di farlo evolvere in un Kirlia.
Un piccolo Pancham era il
suo secondo Pokémon. Non aveva un ottimo
rapporto con quest’ultimo, a tratti
pareva geloso di Ralts, ma essendo quasi sempre nella sfera il rapporto non
aveva mai avuto la possibilità di migliorare.
E per ultimo c’era un’elegantissima
Roselia. Adorava il profumo dei suoi petali.
Tutti lì i suoi Pokémon.
Forse era il caso di farli uscire, di prendere possesso delle facoltà motorie,
dato che il sole non lo vedevano mai.
Certo, non l’avrebbero
visto neanche in quel momento, dato che il sole era praticamente appena
tramontato, ma male non faceva.
Si stese sul letto,
accanto ai suoi Pokémon, o quasi tutti dato che Pancham si era messo in un
angolo da solo), e si riposò.
Alma si sedette al
tavolo, vestita non troppo elegantemente. Ryan la stava già aspettando.
“Scusa il ritardo...”
“Stai tranquilla, non aspetto da molto”
“Ok, va bene”
“Stai tranquilla, non aspetto da molto”
“Ok, va bene”
Alma si sistemò sulla
sedia, poggiando la borsa sull’angolo di essa, ed abbassò gli occhi. Una
candela stava accesa al centro del tavolo, tra lei e Ryan. Una rosa di plastica
regnava nel suo piccolo vasetto, e le posate erano poggiate su di un
copritavolo bianco sbiadito.
Forse più giallo che
bianco...
“Manteniamoci leggeri e
cerchiamo di non avvelenarci. Domani dovremmo andare a fare una piccola
escursione...”
“Dove andiamo?”
“Sulla Vetta Lancia”
“Dove tempo e spazio si incontrano”
“E Caos...”
“Sì. In effetti è proprio quella la dimensione a cui dobbiamo fare riferimento. Il Mondo Distorto rappresenterebbe il Caos di Giratina”
“Ecco... volevo parlarti di lui...”
“Non sarà un cliente facile”
“Per niente... dovremmo documentarci di più, perché non abbiamo molto su di lui”
“Ho un’amica che fa proprio al caso nostro. Ci aspetterà domani sulla Vetta Lancia”
“E perché farebbe al caso nostro?”
Ryan sorrise.
“Dove andiamo?”
“Sulla Vetta Lancia”
“Dove tempo e spazio si incontrano”
“E Caos...”
“Sì. In effetti è proprio quella la dimensione a cui dobbiamo fare riferimento. Il Mondo Distorto rappresenterebbe il Caos di Giratina”
“Ecco... volevo parlarti di lui...”
“Non sarà un cliente facile”
“Per niente... dovremmo documentarci di più, perché non abbiamo molto su di lui”
“Ho un’amica che fa proprio al caso nostro. Ci aspetterà domani sulla Vetta Lancia”
“E perché farebbe al caso nostro?”
Ryan sorrise.
“Perché è uscita viva dal
Mondo Distorto, Alma”
Quella inarcò un
sopracciglio. “E come diavolo ha fatto?”
“È un’ottima allenatrice”
“La conosceremo domani.
Cominciamo a stilare un piano d’azione”
“Perfetto. Domani scenderemo verso l’alba. Hai con te dei vestiti caldi, vero?”
“Naturalmente”
“Perché dovremmo sfidare le nevi del Monte Corona, ad un certo punto. E poi le raffiche di vento della Vetta Lancia. Indosseremo dei vestiti caldi e raggiungeremo il percorso 207. Ci serviranno delle biciclette da corsa, già ho parlato con il proprietario dell’ostello, ce le procurerà lui, previo pagamento”
“Uh, ok...”
Ryan la vide perplessa, quindi sorrise.
“Perfetto. Domani scenderemo verso l’alba. Hai con te dei vestiti caldi, vero?”
“Naturalmente”
“Perché dovremmo sfidare le nevi del Monte Corona, ad un certo punto. E poi le raffiche di vento della Vetta Lancia. Indosseremo dei vestiti caldi e raggiungeremo il percorso 207. Ci serviranno delle biciclette da corsa, già ho parlato con il proprietario dell’ostello, ce le procurerà lui, previo pagamento”
“Uh, ok...”
Ryan la vide perplessa, quindi sorrise.
“Sai andare in
bicicletta?”
“Sì che ci so andare! Vai avanti!”
“Raggiungeremo l’ingresso del Monte Corona dal percorso 207 e quindi cominceremo ad addentrarci nel ventre della montagna”
“Va bene”
“Hai Pokémon con te?”
“Sì, i miei tre Pokémon”
“Bene, ci saranno utili”
“Ok...”
“Ora mangiamo però”
“Ok” sospirò Alma.
“Sì che ci so andare! Vai avanti!”
“Raggiungeremo l’ingresso del Monte Corona dal percorso 207 e quindi cominceremo ad addentrarci nel ventre della montagna”
“Va bene”
“Hai Pokémon con te?”
“Sì, i miei tre Pokémon”
“Bene, ci saranno utili”
“Ok...”
“Ora mangiamo però”
“Ok” sospirò Alma.
La serata passò
celermente. Ryan ed Alma cenavano concentrati sulla missione che il giorno dopo
avrebbero dovuto compiere, ma di tanto in tanto Ryan cercava di farla
distrarre, dato che l’ansia la stava divorando.
“E come vi siete
conosciuti tu e Thomas?”
Una scintilla si accese negli occhi di Alma. Ed il sorriso comparve poco a poco sul suo volto.
Una scintilla si accese negli occhi di Alma. Ed il sorriso comparve poco a poco sul suo volto.
“Beh... eravamo davvero
giovani. Piccoli”
“Siete cresciuti insieme?”
“Beh, no, insieme no. Io ero al primo anno di università, lui all’ultimo. Ma sai, ti accorgi immediatamente quando una persona ti rapisce”
“Siete cresciuti insieme?”
“Beh, no, insieme no. Io ero al primo anno di università, lui all’ultimo. Ma sai, ti accorgi immediatamente quando una persona ti rapisce”
Ryan sorrise ed annuì.
Pensò tuttavia che con Marianne questo non era accaduto.
“Ero relativamente
piccola, 19 anni, una vita davanti e tanta voglia di apprendere”. Sorrise poi,
quando i ricordi la portarono sui binari giusti. “Avevo un grande paio di occhiali,
ero praticamente cieca senza di quelli”
“Erano come quelli che porti adesso?”
“No, assolutamente!” esplose lei, sistemandosi le lenti sul naso all’insù. “No. Erano molto più grossi. Ed antiestetici”
“Hai delle lenti a contatto per domani?”
“Sì, certo... non voglio rischiare di rompermi gli occhiali”
“Erano come quelli che porti adesso?”
“No, assolutamente!” esplose lei, sistemandosi le lenti sul naso all’insù. “No. Erano molto più grossi. Ed antiestetici”
“Hai delle lenti a contatto per domani?”
“Sì, certo... non voglio rischiare di rompermi gli occhiali”
“Ad ogni modo ho
affittato anche l’attrezzatura per la montagna, compreso degli occhialoni per
la neve. Così gli occhi saranno protetti”
“Bravo, Ryan, sapevo di poter contare su di te”
“Grazie, Alma. Continua il tuo racconto”
“Sì... insomma, ero in facoltà. Ecco, non mi sono mai curata del fatto che gli uomini mi corressero dietro per la mia bellezza... in effetti non me ne sono mai resa conto. Io vivevo la mia giornata per quello che ero, ossia una ragazza che voleva a tutti i costi apprendere il più possibile dalla storia dei tempi passati. E Thomas era davvero bellissimo. I capelli rasati, i muscoli nascosti male in quelle magliette striminzite, ma tanta, davvero tanta serietà e concentrazione nello studio. Cioè, in facoltà c’erano ragazze davvero carine che gli si strusciavano addosso, e che cercavano di fare il massimo per attirare la sua attenzione, ma lui non faceva altro che studiare. Tanto che pensai fosse omosessuale per un certo periodo. Ma poi, quando una volta gli chiesi di sedermi vicino a lui, dato che quel giorno i tavolini liberi erano esauriti, lui mi sorrise e mi fece accomodare accanto a lui. E lì ho visto quello che era davvero. Mi innamorai follemente di lui. E anche lui di me”
“Quindi lui ti amava tanto. Perché temi che ti abbia tradito?”
“Perché delle volte, nella vita, si è deboli. E può essere stato che durante una di queste fasi di debolezza lui abbia fatto... ecco... qualche stupidaggine...”
“Con l’assistente del Professore?”
“Già, proprio così”
“Vedrai che ti sbagli...”
“Bravo, Ryan, sapevo di poter contare su di te”
“Grazie, Alma. Continua il tuo racconto”
“Sì... insomma, ero in facoltà. Ecco, non mi sono mai curata del fatto che gli uomini mi corressero dietro per la mia bellezza... in effetti non me ne sono mai resa conto. Io vivevo la mia giornata per quello che ero, ossia una ragazza che voleva a tutti i costi apprendere il più possibile dalla storia dei tempi passati. E Thomas era davvero bellissimo. I capelli rasati, i muscoli nascosti male in quelle magliette striminzite, ma tanta, davvero tanta serietà e concentrazione nello studio. Cioè, in facoltà c’erano ragazze davvero carine che gli si strusciavano addosso, e che cercavano di fare il massimo per attirare la sua attenzione, ma lui non faceva altro che studiare. Tanto che pensai fosse omosessuale per un certo periodo. Ma poi, quando una volta gli chiesi di sedermi vicino a lui, dato che quel giorno i tavolini liberi erano esauriti, lui mi sorrise e mi fece accomodare accanto a lui. E lì ho visto quello che era davvero. Mi innamorai follemente di lui. E anche lui di me”
“Quindi lui ti amava tanto. Perché temi che ti abbia tradito?”
“Perché delle volte, nella vita, si è deboli. E può essere stato che durante una di queste fasi di debolezza lui abbia fatto... ecco... qualche stupidaggine...”
“Con l’assistente del Professore?”
“Già, proprio così”
“Vedrai che ti sbagli...”
E poi parlarono, ancora
ed ancora. Finirono di cenare e si portarono nelle proprie stanze, stanchi per
l’avventura che l’indomani li avrebbe aspettati.
Thomas, Thomas, Thomas, Thomas. La sua giacca e
quella cravatta rossa, con la camicia bianca ed i bottoni sotto, bottoni
trasparenti, lui apre i bottoni, e sotto i suoi addominali, voglio fare l’amore
con lui. Quei baci, io ricordo quei baci, ricordo quando mi stringeva, sento le
dita contro la mia schiena, sulle mie natiche, le labbra sul collo, ed il
calore che aumentava. Le lenzuola calde, le sue gambe intrecciate alle mie. I
miei piedi freddi. Ricordo quando mi baciava sui capelli finchè non mi addormentavo,
quel rumore che le sue labbra producevano quando schioccavano un bacio. Tlak
facevano. Tlak. Ho mangiato bene stasera, domani mi devo svegliare presto,
Monte Corona, scalatore, Pokémon, lottare. Pancham mi obbedirà? Perché è così
diffidente con me? Sono una cattiva persona? Specchio, il mio riflesso, i miei
occhiali, montatura sottile. No, non lo sono.
Ma Thomas non c’è più. Dov’è Thomas? Quella
biondina slavata, e quei reggiseni imbottiti. Rosa, blu e gialli. Le sue mani
sui suoi seni, oddio sto per sentirmi male. Devo dormire, dannazione, devo
riposarmi. Devo riuscire a calmare i nervi.
Devo respirare.
Inspiro.
Espiro.
Inspiro.
Espiro.
Devo rilassarmi.
Devo lasciarmi andare, e fare in modo che questo
domani arrivi in fretta...
“Alma!
Sei sveglia?”. Le nocche di Ryan colpirono la porta un’altra volta, ma pareva
che quella avesse dimenticato che quello era il gran giorno. Aveva tanta voglia
di filarsela, lui, tornare a casa, nel suo letto, assieme a Marianne,
abbracciarla, stringerla. Farci l’amore.
Adorava passare il tempo
con lei. Si trovavano d’accordo su tutto. Avevano praticamente la stessa testa
su due colli diversi, e questa cosa lo inorgogliva.
Aveva trovato l’anima
gemella, ed era contento di questo.
Appoggiò la schiena al
muro di fronte alla porta, sentiva dei passi, ed in fondo al suo cuore sperò di
non essere stato lui l’autore della sua separazione dalle coperte, perché in
tal caso erano in ritardo.
Alma aprì la porta, e lo
vide. Lei era pronta, con i vestiti pesanti indosso e gli occhi aperti come due
piccole feritoie, il minimo sindacale.
“Ciao. Buongiorno” fece
il ragazzo, poggiandole una mano sulla spalla.
“Ciao, Ryan. Buongiorno
anche a te”
“Sei pronta?”
“Ho un po’ di paura, ma dobbiamo farcela”
“Perfetto. Andiamo, ora”
I due lasciarono l’ostello e montarono sulle biciclette. Venti minuti dopo erano a Mineropoli. Si rifocillarono, il sole stava cominciando a salire la scaletta nel cielo, quindi ripartirono alla volta dell’ingresso del Monte Corona.
“Sei pronta?”
“Ho un po’ di paura, ma dobbiamo farcela”
“Perfetto. Andiamo, ora”
I due lasciarono l’ostello e montarono sulle biciclette. Venti minuti dopo erano a Mineropoli. Si rifocillarono, il sole stava cominciando a salire la scaletta nel cielo, quindi ripartirono alla volta dell’ingresso del Monte Corona.
“Potrebbero esserci degli
allenatori che vogliono sfidarti, Alma”
“E perché mai?!”
“Per provocarti. Per attirare la tua attenzione. Anche se sei vestita come un pupazzo di neve sei sempre una donna molto attraente”
“Lo prendo come un complimento... ma non voglio usare i miei Pokémon...”
“Speriamo tu non debba usarli per necessità”
“E perché mai?!”
“Per provocarti. Per attirare la tua attenzione. Anche se sei vestita come un pupazzo di neve sei sempre una donna molto attraente”
“Lo prendo come un complimento... ma non voglio usare i miei Pokémon...”
“Speriamo tu non debba usarli per necessità”
Camminarono ancora per
qualche metro, Alma si coprì bene e passò inosservata fino all’ingresso del
Monte Corona.
Una volta entrati levò il
cappuccio. Ryan avanzò lentamente, guardandosi attorno, circospetto. Alma lo
seguì poco dopo, vedendo il ragazzo camminare lentamente.
“Dobbiamo stare attenti”
fece, e la sua voce rimbombò sulle pareti fredde ed umide. “I Pokémon selvatici
possono sorprenderci in qualsiasi momento”
“Ok”
“Ok”
Alma guardò meglio il
posto. Tanti massi erano posti per terra in ordine così casuale da sembrare
organizzato. Un piccolo laghetto qualche metro più avanti vibrava nelle sue
acque per via di alcune gocce, che lente cadevano dal soffitto. Poco lontano
dall’ingresso c’era un’altra uscita. Si avviò verso di quella, ma Ryan le mise
una mano sulla spalla.
“Non dobbiamo andare lì”
“Come?!”
Si avviò verso un grande masso, quindi vi si arrampicò sopra e gettò lo zaino in un punto più alto. Poi tese la mano ad Alma.
Si avviò verso un grande masso, quindi vi si arrampicò sopra e gettò lo zaino in un punto più alto. Poi tese la mano ad Alma.
“Avanti”
“Cosa?!”
“Cosa?!”
“Devi salire qui su”
“Devo salire?”
“Sì. L’ingresso alle viscere del Monte Corona è sopra questa parete”
“Ma come dovrei...”
“Dammi la mano”
Quella levò il cappuccio e strinse quella mano, che con forza la tirò sul masso, alto più di due metri. Lei non riuscì a trattenere un urlo, forse per la paura o per l’emozione. Sta di fatto che alcuni Zubat e qualche Golbat si alzarono in volo velocemente, lanciando grida spaventose.
“Devo salire?”
“Sì. L’ingresso alle viscere del Monte Corona è sopra questa parete”
“Ma come dovrei...”
“Dammi la mano”
Quella levò il cappuccio e strinse quella mano, che con forza la tirò sul masso, alto più di due metri. Lei non riuscì a trattenere un urlo, forse per la paura o per l’emozione. Sta di fatto che alcuni Zubat e qualche Golbat si alzarono in volo velocemente, lanciando grida spaventose.
“Veloce, Alma!” fece
Ryan, conoscendo l’abilità confusionale di certe situazioni. Si arrampicò
ancora su di un muretto di pietra naturale, poco più alto del metro e
cinquanta, e tirando Alma, dopo aver raccolto lo zaino lanciato su
precedentemente, scapparono nella stanza accanto prima di venire assaliti dal
branco di pipistrelli.
Alma aveva gli occhi
sbarrati, e la respirazione accelerata, ed appoggiata ad una parete cercava di
riprendere coscienza di ciò che era successo.
“Ok... cerchiamo di
tenere la voce bassa”
Il Monte Corona si
snodava per altri metri, ed era decisamente difficile tenere occhi aperti
ovunque. Un po’ qua, un po’ là, i Pokémon selvatici erano dappertutto. Ryan ne
sconfisse più di venti, e continuarono a camminare. La nuova sala era molto più
ampia. Mancavano specchi d’acqua, ma pareva che la mano dell’uomo l’avesse
modificata, resa più vivibile. La luce filtrava da alcune aperture nelle pareti
rocciose, e dei ponti di legno aiutavano il passaggio e rendevano accessibile
posti che in natura sarebbero stati difficili da raggiungere.
Appena messo piede su di
uno di quei passaggi artificiali, Ryan si fermò.
Poi guardò Alma, tendendo
l’udito. Il ponte si muoveva e scricchiolava.
“Forse è buono...”
“Forse?!” esclamò Alma, spaventata.
“Forse?!” esclamò Alma, spaventata.
“Nel peggiore dei casi
cerca di cadere facendo una capriola” sorrise Ryan, riprendendo a camminare.
“Se so correre dritto è
già tanto, Ryan”
“Non potresti mai essere
la Campionessa”
“E tu non potresti mai partorire”
“Non vedo cosa c’entri...”
“È la verità”
“Voi donne mettete questo fatto del parto in ogni discussione. Tu allora non capirai mai quanto fa male un calcio nei testicoli”
“Il parto fa più male”
“Non lo metto in dubbio” sospirò lui, sconfitto per l’ennesima volta.
“E tu non potresti mai partorire”
“Non vedo cosa c’entri...”
“È la verità”
“Voi donne mettete questo fatto del parto in ogni discussione. Tu allora non capirai mai quanto fa male un calcio nei testicoli”
“Il parto fa più male”
“Non lo metto in dubbio” sospirò lui, sconfitto per l’ennesima volta.
Un Golbat volò
improvvisamente davanti a lui, ed una linea di sangue si creo sul suo volto.
“Cosa...?”
Ryan si toccò il volto, sporco e guardò la mano. Il sangue scorreva caldo e debole.
Ryan si toccò il volto, sporco e guardò la mano. Il sangue scorreva caldo e debole.
“Che cosa è successo,
Ryan?!” si allarmò Alma, stavolta tenendo il volume della voce ad un livello
normale.
“I Pokémon sono
irrequieti, Alma... qualcuno è già passato di qui... da poco”
“E chi?”
“Probabilmente il nostro contatto”
“Contatto?!”
“Già... ci darà uno strumento in grado di farci entrare nel Mondo Distorto”
Alma inarcò le sopracciglia e sospirò. Aveva intuito che la cosa potesse essere difficile ma non fino a questo punto. Ryan poggiò un fazzoletto candido sulla ferita, che rapidamente si macchiò di rosso vermiglio, quindi tornò a camminare, ma stavolta con una precauzione.
“E chi?”
“Probabilmente il nostro contatto”
“Contatto?!”
“Già... ci darà uno strumento in grado di farci entrare nel Mondo Distorto”
Alma inarcò le sopracciglia e sospirò. Aveva intuito che la cosa potesse essere difficile ma non fino a questo punto. Ryan poggiò un fazzoletto candido sulla ferita, che rapidamente si macchiò di rosso vermiglio, quindi tornò a camminare, ma stavolta con una precauzione.
“Gallade... aiutaci tu”
fece il Campione, ed il Pokémon Psico e Lotta fece la sua comparsa. Alma sgranò
gli occhi e guardò Gallade, affascinata. Quello la salutò con un cenno del
capo, quindi camminarono per quella grotta, attraversarono altri due ponti e
combatterono contro due Graveler ed un altro Golbat fino a che non raggiunsero
l’uscita da quella sala.
“Grazie Gallade” fece
Ryan, facendolo entrare nella sua sfera. Era meglio così. Stava nevicando
davvero pesantemente sulla dorsale nord del Monte Corona, e gli alberi e le
rocce erano totalmente coperte dal candore e dal freddo invernale, nonostante
la primavera fosse alle porte. I doposci di Alma affondarono nella neve fredda,
ma lei dopo fece un altro passo, ed un altro ancora. Ryan si muoveva più
agilmente, mentre una raffica di forte vento gettava sui ragazzi freddo, neve e
ripensamenti.
“Forse è troppo difficile
per noi” pronunciò tra le labbra la bella, ma a bassa voce, in modo che le
parole cadessero dalle sue labbra ed atterrassero sul suo mento.
La paura era logica. Ed
in generale lo è, quando non si sa cosa si troverà sul cammino.
“La Vetta Lancia è molto
in alto. Dobbiamo salire ancora. È il punto più alto di Sinnoh”
“Ti sbagli, mio caro Campione della Lega di Adamanta. Il punto più alto di Sinnoh è lo Spazio Origine”
“Mi scusi sua eminenza” sbuffò ironicamente Ryan, continuando a camminare. La corrosione aveva creato dei sentieri naturali, che passavano inevitabilmente in mezzo all’erba alta.
“Ti sbagli, mio caro Campione della Lega di Adamanta. Il punto più alto di Sinnoh è lo Spazio Origine”
“Mi scusi sua eminenza” sbuffò ironicamente Ryan, continuando a camminare. La corrosione aveva creato dei sentieri naturali, che passavano inevitabilmente in mezzo all’erba alta.
Naturalmente la mano
dell’uomo c’era stata anche lì. Scale
scoscese e piccoli ponticelli di corda univano posti altrimenti inarrivabili
tra di loro.
E mentre camminavano con
la neve fin quasi sopra le ginocchia, Ryan si bloccò d’improvviso, facendo
sbattere Alma sulla sua schiena.
“Hey... che ti fermi a
fare?!”
Poi un rumore forte, e la
neve che continuava a scendere.
“Cosa?! Ryan, spostati”
E così quello eseguì.
Un enorme Abomasnow si
stava avvicinando a loro a grandi passi.
“Cazzo...”
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