Ciao a tutti. Questa One shot è stata pensata di getto. Dedicata a tutti gli amici di Pokémon Adventures ITA!
Le persiane abbassate lasciavano filtrare quel po' di luce che bastava per permettergli di fissare quella gigantografia che c'era appesa sulla parete di Misty.
Il calore era forte. Era estate. Quasi estate, non faceva ancora il caldo di agosto, ma lui sudava, e fu costretto a levare il cappello dalla testa, e gettarlo per terra.
Quella sedia aveva lo schienale ed il sedile di pelle, terribile al tatto, ed ogni volta che doveva muoversi gli sembrava di essere trattenuto da milioni di piccole mani.
"Apri!" urlava Misty, chiusa fuori dalla sua camera da letto, mentre batteva forte i pugni sulla porta. "Ti giuro che non so chi sia!"
Red deglutì, poi sospirò, mentre cercava di abbandonarsi a se stesso, tenendo tutto il resto del mondo fuori.
Niente doveva dargli fastidio, o dargli da pensare.
Era seduto comodamente, forse fin troppo, sulla sedia nella stanza della Capopalestra di Celestopoli. Di fronte aveva il letto, e accanto il comodino. Misty era disordinata, un reggiseno era appeso alla maniglia dell'enorme armadio che aveva nella stanza.
Dietro le spalle di Red c'era giusto lo spazio per un cassettone. Su di esso varie cianfrusaglie.
E sopra queste dominava un largo specchio.
Questo rifletteva tutto alla perfezione: parte del comò, la nuca di Red, le sue spalle, il letto e la gigantografia che aveva di fronte.
Red sospirò di nuovo. Stava per scatenare la sua ira.
Le narici erano investite dall'odore pieno della vernice. Sì, ne aveva un barattolo enorme, proprio accanto alle gambe, distese sul pavimento come tappeti d'orso.
"Sono stanco, Misty. Stanco di vedere quest'immagine"
"Ma è soltanto una foto!" pianse la ragazza dai capelli rossi. "Ti prego, non farlo!"
La ragazza sentì la sedia strusciare sul pavimento. Red si era alzato.
L'Allenatore prese la latta con la vernice, e ci affondò il pennello enorme all'interno. Affondò come bisturi nella carne. La vernice rossa strabordò dal secchio, sporcando il pavimento di morbida moquette bordeaux della Capopalestra.
"Che stai facendo?!" pianse la ragazza, ma Red ormai non ascoltava più. L'unica cosa che voleva, Red, era cancellare l'immagine che aveva davanti.
"Questo piccolo, inutile, insignificante essere. Questa superstar da strapazzo, questo attore inutile, incapace di ottenere quello che vuole. Chi ha deciso che qualcuno dovesse rivedermi in lui?"
"Ma nessuno ti rivede in lui, Red...". La voce della ragazza era disperata, mentre si struggeva, pensando a quello che sarebbe successo una volta che Red gli avrebbe ridato pieno possesso della sua stanza.
Quello salì con i piedi sul letto, fottendosene letteralmente del fatto che la ragazza lì ci dormisse. La vernice cadde sulle lenzuola e sui cuscini.
"Nessuno! Nessuno ti ha dato il permesso di esistere! Nessuno! Quanto ti odio, io! Quanto ti odio!" urlò quello, prendendo il pennello e cominciando a disegnare una linea rossa e doppia sul volto di quello.
Ash Ketchum, l'Allenatore prototipo, l'eterno bambino, ora non aveva più un volto.
"Ti sei rubato quello che era mio di diritto! Hai mostrato alla gente il peggio del mio mondo! Questo non è un gioco per bambini!" Red diede un'altra pennellata sul volto di Ash, stavolta coprendo anche Pikachu.
"Red!" piangeva Misty da fuori. Ma nulla poteva, ormai il ragazzo era partito.
"Ormai non posso più guardarmi in faccia, perché vedrei te! Ed io non sono te! Io non sono la merda di persona che ti sei fatto credere! Tu fai schifo! Tu fai schifo!"
E così Red gettò il pennello sul cuscino e versò l'intera latta di vernice sulla gigantografia che si trovava nella stanza di Misty.
"Ti odio!" piangeva il ragazzo, e cominciò a prendere a pugni quella fotografia. Le nocche, dapprima rosse per la vernice, si spaccarono, spargendo il suo sangue ovunque.
Lui era in preda al pianto. Non sapeva più chi era. Ed era tutto merito di Ash Ketchum. Quell'Allenatore finto, in quel mondo finto. Si inginocchiò sui cuscini, sporcandosi ulteriormente di sangue e vernice.
"Misty!" si sentì da fuori la porta. "Dov'è Red?!". Era la voce di un uomo.
"È dietro la porta!" piangeva la ragazza.
"Spostati!"
E poi due botte al legno della porta della camera di Misty. La prima fece solo rumore. La seconda riempì di luce il volto di Red, luce che inondò la stanza dalla porta appena aperta.
E Green spalancò gli occhi.
"Che cazzo sta succedendo?!"
"Vai via!" urlò Red. "Via!"
"Red, ti prego..." sospirava Misty, in preda ad una crisi di singhiozzo.
"Dai...andiamo...andiamo a farci una passeggiata" fece il ragazzo dagli occhi verdi, che gli tese una mano.
Del resto gli avrebbe fatto bene. Camminare schiarisce le idee a tutti.
Le persiane abbassate lasciavano filtrare quel po' di luce che bastava per permettergli di fissare quella gigantografia che c'era appesa sulla parete di Misty.
Il calore era forte. Era estate. Quasi estate, non faceva ancora il caldo di agosto, ma lui sudava, e fu costretto a levare il cappello dalla testa, e gettarlo per terra.
Quella sedia aveva lo schienale ed il sedile di pelle, terribile al tatto, ed ogni volta che doveva muoversi gli sembrava di essere trattenuto da milioni di piccole mani.
"Apri!" urlava Misty, chiusa fuori dalla sua camera da letto, mentre batteva forte i pugni sulla porta. "Ti giuro che non so chi sia!"
Red deglutì, poi sospirò, mentre cercava di abbandonarsi a se stesso, tenendo tutto il resto del mondo fuori.
Niente doveva dargli fastidio, o dargli da pensare.
Era seduto comodamente, forse fin troppo, sulla sedia nella stanza della Capopalestra di Celestopoli. Di fronte aveva il letto, e accanto il comodino. Misty era disordinata, un reggiseno era appeso alla maniglia dell'enorme armadio che aveva nella stanza.
Dietro le spalle di Red c'era giusto lo spazio per un cassettone. Su di esso varie cianfrusaglie.
E sopra queste dominava un largo specchio.
Questo rifletteva tutto alla perfezione: parte del comò, la nuca di Red, le sue spalle, il letto e la gigantografia che aveva di fronte.
Red sospirò di nuovo. Stava per scatenare la sua ira.
Le narici erano investite dall'odore pieno della vernice. Sì, ne aveva un barattolo enorme, proprio accanto alle gambe, distese sul pavimento come tappeti d'orso.
"Sono stanco, Misty. Stanco di vedere quest'immagine"
"Ma è soltanto una foto!" pianse la ragazza dai capelli rossi. "Ti prego, non farlo!"
La ragazza sentì la sedia strusciare sul pavimento. Red si era alzato.
L'Allenatore prese la latta con la vernice, e ci affondò il pennello enorme all'interno. Affondò come bisturi nella carne. La vernice rossa strabordò dal secchio, sporcando il pavimento di morbida moquette bordeaux della Capopalestra.
"Che stai facendo?!" pianse la ragazza, ma Red ormai non ascoltava più. L'unica cosa che voleva, Red, era cancellare l'immagine che aveva davanti.
"Questo piccolo, inutile, insignificante essere. Questa superstar da strapazzo, questo attore inutile, incapace di ottenere quello che vuole. Chi ha deciso che qualcuno dovesse rivedermi in lui?"
"Ma nessuno ti rivede in lui, Red...". La voce della ragazza era disperata, mentre si struggeva, pensando a quello che sarebbe successo una volta che Red gli avrebbe ridato pieno possesso della sua stanza.
Quello salì con i piedi sul letto, fottendosene letteralmente del fatto che la ragazza lì ci dormisse. La vernice cadde sulle lenzuola e sui cuscini.
"Nessuno! Nessuno ti ha dato il permesso di esistere! Nessuno! Quanto ti odio, io! Quanto ti odio!" urlò quello, prendendo il pennello e cominciando a disegnare una linea rossa e doppia sul volto di quello.
Ash Ketchum, l'Allenatore prototipo, l'eterno bambino, ora non aveva più un volto.
"Ti sei rubato quello che era mio di diritto! Hai mostrato alla gente il peggio del mio mondo! Questo non è un gioco per bambini!" Red diede un'altra pennellata sul volto di Ash, stavolta coprendo anche Pikachu.
"Red!" piangeva Misty da fuori. Ma nulla poteva, ormai il ragazzo era partito.
"Ormai non posso più guardarmi in faccia, perché vedrei te! Ed io non sono te! Io non sono la merda di persona che ti sei fatto credere! Tu fai schifo! Tu fai schifo!"
E così Red gettò il pennello sul cuscino e versò l'intera latta di vernice sulla gigantografia che si trovava nella stanza di Misty.
"Ti odio!" piangeva il ragazzo, e cominciò a prendere a pugni quella fotografia. Le nocche, dapprima rosse per la vernice, si spaccarono, spargendo il suo sangue ovunque.
Lui era in preda al pianto. Non sapeva più chi era. Ed era tutto merito di Ash Ketchum. Quell'Allenatore finto, in quel mondo finto. Si inginocchiò sui cuscini, sporcandosi ulteriormente di sangue e vernice.
"Misty!" si sentì da fuori la porta. "Dov'è Red?!". Era la voce di un uomo.
"È dietro la porta!" piangeva la ragazza.
"Spostati!"
E poi due botte al legno della porta della camera di Misty. La prima fece solo rumore. La seconda riempì di luce il volto di Red, luce che inondò la stanza dalla porta appena aperta.
E Green spalancò gli occhi.
"Che cazzo sta succedendo?!"
"Vai via!" urlò Red. "Via!"
"Red, ti prego..." sospirava Misty, in preda ad una crisi di singhiozzo.
"Dai...andiamo...andiamo a farci una passeggiata" fece il ragazzo dagli occhi verdi, che gli tese una mano.
Del resto gli avrebbe fatto bene. Camminare schiarisce le idee a tutti.
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