Salve a tutti. Mi sono preso personalmente del di tempo per buttare giù un po' di idee, anche perchè la prossima long, Hoenn Crysis, di cui avete anche letto il prologo (spero). Ebbene, le idee sono venute. Inoltre ho voluto scrivere un pezzo della storia dei Pokémon.
Come noterete dal titolo la gente capirà subito di che si parla, tuttavia ho voluto anche fare un po' il romantico. Alla base di tutto c'è una storia d'amore.
Fate un po' voi, e commentate se potete.
E passate su Pokémon Adventures ITA. Conviene.
Andy Black
Come noterete dal titolo la gente capirà subito di che si parla, tuttavia ho voluto anche fare un po' il romantico. Alla base di tutto c'è una storia d'amore.
Fate un po' voi, e commentate se potete.
E passate su Pokémon Adventures ITA. Conviene.
Andy Black
Le nuvole facevano a gara tra di loro, e durante il
loro corso si sfaldavano, dimenticandosi chi fossero, com'erano fatte.
Certo, una di loro avrebbe vinto la gara, ma
entrambe, accecate da quella folle sfida, non si sarebbero accorte di essere
cambiate.
Quelle due nuvolette. Solo quelle due nuvolette
macchiavano il cielo.
L'azzurro pallido che entrava nel rosa, nel
tramonto di Fiorpescopoli, gli riempiva gli occhi dorati.
Gold era seduto al tavolino di quel bar da ormai
venti minuti.
Non perché fosse un maniaco della puntualità, anzi,
ma perché con lei voleva fare bella figura. Per lo meno stavolta.
Sapeva che lei non condivideva il suo modo di
pensare riguardo le donne e le relazioni. Nonostante questo erano amici da
tanto tempo, quasi dieci anni.
Yellow era venuta ad abitare da poco a Johto, e gli
fu subito naturale passare del tempo con lei.
Inoltre non ricordava fosse diventata così bella.
Problemi. Sapeva che erano solamente i problemi ad
averla portata a chiamarlo, qualche ora prima, e a dargli un appuntamento. Lui
aveva accettato di buon grado e si era trovato con un paio d’ore d’anticipo a
camminare per il sentiero che portava a Fiorpescopoli da casa sua, Borgo
Foglianova.
Anche Crystal abitava a Borgo Foglianova. Tuttavia
si vedevano di rado, lei lavorava stabilmente come assistente per il Professor
Elm.
Scosse la testa, stava divagando.
Doveva pensare a Yellow. Per telefono gli aveva
fatto intendere di volergli chiedere un favore.
Qualcosa suggerì al giovane che c’entrasse una
persona in particolare.
Sbuffò, però, preferì non farsi film in testa, ed
aspettare che la bionda, che abitava a qualche centinaia di metri da quel bar,
uscisse dal suo palazzo e con quel suo fare sexy e contemporaneamente
innocente, inconsapevole, lo raggiungesse al tavolino.
Era quella la peculiarità di Yellow. Non si era mai
accorta di quanto bella fosse, di quanto appeal potesse avere sugli uomini. Di
quanto bella fosse con quei capelli biondi, e di quanto difficile fosse trovare
una bionda in quel posto.
Lì erano tutte castane. O more.
Gold ne aveva abbastanza delle more.
Un altro sbuffo, guardò l’orologio e cancellò dalla
mente il pensiero di prendere le cuffiette dalla tasca ed ascoltare il Wu Tang
Clan dall’mp3. Tutto sommato era rilassante stare lì, a due passi dal mare, con
la sabbia a qualche metro, alzata placidamente dalla brezza.
Un soffio di quella brezza gli spostava il ciuffo.
Ma non ci pensò più di tanto, Yellow stava per
arrivare.
“Hey” sorrise lei, dolcemente.
Gold invece mostrò i denti, come se ne avesse più di
quanti in realtà ne possedesse davvero. Stava raggiungendo il posto,
velocemente, come se avesse timore che qualcuno la guardasse.
Ma d’altronde, in quel paese di anziani, chi non la
guardava?
Era bellissima, straordinaria.
Longilinea, i tacchi alti ad aiutare nell’intento,
stava perfettamente in un paio di leggins, fantasia jeans, ed in una di quelle
magliette larghe, piuttosto lunghe. Era un po’ scollata, ed un po’ di seno si
intravedeva timido.
Del resto non era mai stata prosperosa.
Gold si accorse solo di quando si avvicinò di più
che la luce del tramonto trasformava in arancioni quei due occhi perfettamente
gialli. I capelli, biondi, erano legati con la solita coda alta, ma qualche
ricciolo era sfuggito al censimento del codino e pendeva come un lampadario
prezioso sul suo collo.
Solo gli occhi truccati, neanche pesantemente, non
avevano bisogno di risaltare, dato che le sue iridi erano eccezionali già di
natura.
“Sei...meravigliosa”. Aveva optato per
quell’attacco trasversale quel giorno, ma tra i due si era instaurato un
rapporto d’amicizia, e Yellow aveva imparato a rimbalzarlo.
Tantoché quelli di Gold erano approcci fatti più a
scopo ludico che altro, infatti in lei suscitavano il sorriso.
“Smettila. Comunque grazie”
“Accomodati. Che prendi?”
“No, sto bene così”
Gold la guardò come per farle capire che quell’opzione non fosse possibile.“Dai, devo fare colpo sulla cameriera, se non prendi niente penserà che sono un taccagno, e non è così”
“Accomodati. Che prendi?”
“No, sto bene così”
Gold la guardò come per farle capire che quell’opzione non fosse possibile.“Dai, devo fare colpo sulla cameriera, se non prendi niente penserà che sono un taccagno, e non è così”
“Ok...ok, prenderò una...una cola”
“Benissimo” sorrise il ragazzo, che poi schioccò le
dita. Si materializzò la cameriera, quella di cui parlava prima Gold e che
ostentava fin troppo l’attrazione verso il ragazzo. Segnò due cole sull’ordine,
poi se ne andò, trascinando via lo sguardo, ancorato al tavolino dei due
ragazzi.
“Anche se so benissimo il motivo per cui ora sei
qui, voglio ancora approfittare del beneficio del dubbio. Perché ho
attraversato in tutta fretta il sentiero tra questi due paeselli sperduti?”
chiese Gold.
“Ah, mi spiace, spero di non averti dato fastidio”
Lui sorrise. Era questo che la rendeva
straordinaria. Questo suo modo di essere...Yellow.
“Comunque?”
“Beh...è sempre il solito fatto, Gold...”
“Ancora Red?!”
“Beh...è sempre il solito fatto, Gold...”
“Ancora Red?!”
Annuì sconsolata. “Ancora Red...”
Gold sospirò, ed avvicinò la sua sedia a quella
della ragazza, pronto ad ascoltare l’ennesimo sfogo.
Yellow e Red si erano conosciuti quando lei era
molto piccola. Lui le donò un Rattata, Pokémon che lei custodiva ancora gelosamente.
Tanto era piccola, Red non capì nemmeno se fosse una ragazza o un ragazzo. A
peggiorare questo misunderstanding fu l’abbigliamento della giovane, che
indossava sempre un cappello da pescatore, di quelli di paglia, a nascondere la
chioma dorata.
Infatti fu solo quando levò quel cappello che Red
si accorse di dover rivolgersi a lei come una lei e non come un lui.
E poi crebbe, con quella segreta cotta per il
ragazzo, malcelata dai suoi sguardi e dai suoi atteggiamenti.
Yellow era speciale. Era in grado di parlare con i
Pokémon, di sentirne le emozioni, le sensazioni, e tutto questo era
probabilmente dovuto al fatto che fosse nata e cresciuta nel Bosco Smeraldo.
E a Red questa cosa incuriosiva tantissimo, cosa
che lo spinse a passare molto tempo insieme.
Lei intanto crebbe ancora, e da ragazzina diventò
una donna. Una quasi donna in effetti.
Ma bellissima, e Red si innamorò di lei,
soprattutto per quel suo modo spontaneo di interpretare le cose.
Yellow era senza malizia. Proprio il totale opposto
di Blue.
Lui la baciò, e lei si sentì cullata dai suoi
sogni. Visse una favola per un annetto circa...
“...tutto fino a quando non dovemmo partire per
quel convegno, con tutti gli altri Dexholder, quando dovemmo fronteggiare il
ritorno di Deoxis”
“Ricordo benissimo...” fece quello con una punta di
sarcasmo. Un’avventura meravigliosa. Deoxis tornò dallo spazio per cercare
vendetta e loro dovettero fermarlo. Che storia...
“Beh...io ero con voi, parlavo con Sapphire di una piccola scaramuccia che era successa con Red, per via della lotta con Deoxis, una volta che tutto quell’ambaradan era finito, poi mi giro all’improvviso e non c’è più...allora mi alzo, e mi guardo intorno. C’erano tutti, ma proprio tutti”
“...tranne Red e Blue...” sospirò Gold, che quella storia l’aveva sentita almeno un centinaio di volte.
“Beh...io ero con voi, parlavo con Sapphire di una piccola scaramuccia che era successa con Red, per via della lotta con Deoxis, una volta che tutto quell’ambaradan era finito, poi mi giro all’improvviso e non c’è più...allora mi alzo, e mi guardo intorno. C’erano tutti, ma proprio tutti”
“...tranne Red e Blue...” sospirò Gold, che quella storia l’aveva sentita almeno un centinaio di volte.
“Proprio così, tranne Red e Blue...ed io sono
andata in panico, perché Blue è una ragazza bellissima...ed anche un po’ troia
se vogliamo dirla tutta...”
“Andiamo avanti...”
“Sì, forse è meglio. Ad ogni modo non è possibile che il mio incubo più grande, ovvero che Red e...e Blue si chiudano nella tenda di lui a fare chissà cosa, si sia avverato!”
“Yellow, ora come ora non ci devi più pensare...”
“Ma la questione è che non so cosa pensare?!”
“Eh?!”. Questa parte suonava nuova alle orecchie del ragazzo.
“Andiamo avanti...”
“Sì, forse è meglio. Ad ogni modo non è possibile che il mio incubo più grande, ovvero che Red e...e Blue si chiudano nella tenda di lui a fare chissà cosa, si sia avverato!”
“Yellow, ora come ora non ci devi più pensare...”
“Ma la questione è che non so cosa pensare?!”
“Eh?!”. Questa parte suonava nuova alle orecchie del ragazzo.
“Il problema è che né lui né lei mi hanno detto
niente. Infatti, mentre mi avvicinavo alla tenda, Red uscì e se ne andò. Ed io
non sono riuscito a dirgli niente...”
“Non me la ricordo questa parte, però...”
“Come fai a non ricordarla?! Te l’avrò detta milioni di volte! Voi maschi siete tutti...”
“No! Non intendevo questo! Intendo dal vivo. Non mi ricordavo questa scena che lui esce dalla tenda...anche se in effetti è l’ultima volta che l’ho visto”
“Come mai non lo ricordi?”
“Probabilmente fu la birra che portò Green...un po’ pesantuccia, mi addormentai dopo la terza sulla panchina vicino al fuoco”
“Non me la ricordo questa parte, però...”
“Come fai a non ricordarla?! Te l’avrò detta milioni di volte! Voi maschi siete tutti...”
“No! Non intendevo questo! Intendo dal vivo. Non mi ricordavo questa scena che lui esce dalla tenda...anche se in effetti è l’ultima volta che l’ho visto”
“Come mai non lo ricordi?”
“Probabilmente fu la birra che portò Green...un po’ pesantuccia, mi addormentai dopo la terza sulla panchina vicino al fuoco”
A nulla valse quel poco di spirito che Gold provò a
mettere nella vicenda, Yellow rimaneva immobile, impotente, con gli occhi pieni
di lacrime, pronte solo a fare il grande salto.“Gold...io devo capire...”
Lui la guardò. Era seria. E non aveva mai menzionato ad una probabile risoluzione di quel problema. Si era solo lamentata sempre della situazione, usandolo come valvola di sfogo.
Lui la guardò. Era seria. E non aveva mai menzionato ad una probabile risoluzione di quel problema. Si era solo lamentata sempre della situazione, usandolo come valvola di sfogo.
“Vorrei tanto che tu capissi, ma...”
“Ma come si fa?!” e questo fu detto come un lamento. Gli occhi della ragazza fissarono il ragazzo che avevano di fronte. Non appena lui si morse le labbra, Yellow inizió a piangere, cominciando a sciogliere il trucco che aveva sugli occhi.
“Ma come si fa?!” e questo fu detto come un lamento. Gli occhi della ragazza fissarono il ragazzo che avevano di fronte. Non appena lui si morse le labbra, Yellow inizió a piangere, cominciando a sciogliere il trucco che aveva sugli occhi.
“Non...non piangere, Yellow” disse, alzandosi e
stringendola.
Yellow ben accolse quell’abbraccio, ma dentro si
sentiva distrutta. “Non ce la
faccio...Gold, non ce la faccio più!” urlò lei.
Gold si morse ancora il labbro, poggiando la testa
sulla sua. Profumava di buono.
Urlò un vaffanculo enorme, almeno in mente, quando
la cameriera, portando le cole su di un vassoio, guardò Gold con disprezzo,
additandogli la causa delle lacrime della giovane.
“Ti aiuterò io a scoprire il tutto. Partirò oggi
stesso”
Yellow alzò il volto dall’incavo tra il collo ed il petto del ragazzo e lo guardò, con gli occhi bagnati, incorniciati da raggi neri che scendevano fino alle guance. “Davvero?”
Yellow alzò il volto dall’incavo tra il collo ed il petto del ragazzo e lo guardò, con gli occhi bagnati, incorniciati da raggi neri che scendevano fino alle guance. “Davvero?”
“Certo”
E fu così che quell’avventura cominciò.
Non si rese nemmeno conto di come fosse stata
possibile una cosa del genere, ma in ogni caso voleva capire, e quindi, quel
pomeriggio, si ritrovò con la testa poggiata al finestrino congelato del
Supertreno, dopo aver raggiunto Fiordoropoli in volo su Togekiss.
La sua testa aveva così tanto da fare in quel
momento che tanto sembrava un controsenso, accostata al suo corpo immobile.
Doveva innanzitutto pensare alla linea guida da
prendere.
Sarebbe sceso a Zafferanopoli, e sarebbe stato
ospitato da Green, a Biancavilla, patria dei tre grandi allenatori di sempre di
Kanto. Quattro allenatori, considerando il Professor Oak.
Dopo aver salutato Green (senza dimenticare Margi,
che aveva visto una volta, e di cui rimase fulminato), si sarebbe sistemato per
la notte, per poi provare a parlargli il giorno dopo di questa situazione.
Era complicato, perché Green non era una persona
che adorava aprirsi. Era complicato avere a che fare con lui.
Ma quando l’aveva telefonato prima, per chiedergli
se avrebbe potuto ospitarlo quella notte, lui era sembrato favorevole, quasi
contento della cosa.
Quindi forse aveva già abbattuto il muro della noia
costante che Green dava a vedere.
Dopodichè avrebbe dovuto parlare con Blue.
“Valla a trovare a Blue...” sospirò, mentre il
treno superveloce attraversava velocemente Mogania.
Ma avrebbe trovato il modo.
Le avrebbe chiesto spiegazioni, dopodichè sarebbe
andato alla ricerca di Red.
Kanto del resto non era poi così grande...vero?
I dubbi che gli si attanagliavano nella testa erano
incredibili.
E poi?
E poi? Una volta trovato? Che avrebbe fatto? Di
certo non poteva costringerlo a venire con lui, né usare una Pokéball per
catturarlo. Sarebbe dovuto essere abbastanza convincente da farlo andare via.
“Uff...” fece, ed Ebanopoli comparve all’orizzonte,
mentre il sole faceva posto al vespro.
Forse sarebbe stato meglio farsi gli affari propri.
Cioè, l’ottanta per cento di quel gesto derivava
dal voler vedere la sua amica felice. Un dieci percento derivava dal fatto che
fosse un impulsivo per natura e che non riusciva a tenere la boccaccia chiusa
quando doveva, ed un altro dieci per cento, ma forse anche un quindici per
cento, rivalutando l’intera proporzione, era dovuto al fatto che voleva
sorprendere Yellow.
Analizzò quella cosa, non era innamorato di lei.
Questa cosa non stava né in cielo né in terra.
Yellow era innamorata di Red, e Red era un suo
amico, e queste cose non le aveva mai fatte.
Preferiva far sbagliare gli altri, e non sbagliare
lui.
Anche se
era davvero difficile.Mettendo subito le cose in chiaro, lui non era fatto per
una relazione stabile. Gli piacevano le donne, gli piacevano TUTTE le donne, ed
un fidanzamento stava a significare giogo al collo, catene a polsi e polpacci e
libertà vigilata. Meglio la sedia elettrica, piuttosto che una partaccia da
parte della sua lei per aver guardato in direzione di una ragazza, senza
neanche fosse lei l’obiettivo, magari.
Poi sorrise. L’obiettivo doveva essere per forza
lei.
Ma con Yellow era differente.
Lei era carina, simpatica, dolce, modesta, carina
l’aveva già pensato? Ad ogni modo lei lo attirava. E non nel senso carnale
della situazione, come magari tutti pensavano quando si vedevano squadrati da
lui, ma in un senso più profondo.
La apprezzava, ecco. Ma non le piaceva. Credeva.
Sbuffò, si stava confondendo. Capì che Yellow era
pupù e che non si toccava, quindi si addormentò lentamente sul vetro del
finestrino, almeno fino a che arrivarono a destinazione.
La campana del capolinea lo svegliò. Aveva un mal
di testa assurdo. La posizione scomoda gli portò problemi anche al collo, ma
poco importava. Si assicurò che tutte le sue cose fossero al proprio posto,
alzò il cappuccio della felpa, zaino in spalla, e via.
Era buio, e faceva freddo. Si guardò attorno,
Zafferanopoli, era una metropoli piena di palazzi e gente che correva avanti e
indietro. Ognuno aveva qualcosa da fare, una meta.
Nessuno stava lì a ciondolare, senza far niente.
Nessun ragazzo con la birra in mano, a fare le impennate sui motorini, a
lottare per la strada.
Era proprio la città ad essere fredda.
Sapeva che in quella città la capopalestra fosse la
bellissima Sabrina, ma non aveva alcuna intenzione di perdere tempo. Era
praticamente ora di cena, e Green lo aspettava a qualche centinaio di
chilometri da lì.
“Meglio mettersi in cammino...” disse, prendendo un
panino, precedentemente preparato, posato nello zaino.
E così fece, uscì dalla città, proseguendo per il
percorso che divideva la grande Zafferanopoli da un’altra grande città,
Azzurropoli, dove si trovava la palestra di un’altra bellissima donna, Erika.
Non appena finì di mangiare salì di nuovo su
Togekiss e si diresse velocemente verso Biancavilla.
Green era stanco. Lavorava ormai ininterrottamente,
in quei giorni frenetici, aveva dato altri Pokédex, ad altri ragazzi, per
scoprire ancora più cose sui Pokémon. Regioni lontane, Pokémon mai visti.
Cose incredibili.
“Kalos...” disse tra sé e sé. Non immaginava che in
una regione così lontana ci potessero essere Pokémon differenti da quelli che
vedeva ogni giorno.
Suo nonno, ormai in pensione, non si dedicava più
allo studio, e lasciava a lui e a sua sorella Margi il lavoro più duro.
L’osservazione, la ricerca.
Lui, essendo un’autorità, nel vasto e variopinto
mondo dei Pokémon, girava qua e là risolvendo piccoli e grandi problemi.
Del resto era sempre il grande Professor Samuel
Oak.
In quei giorni era ad Hoenn.
Scacciò suo nonno dai pensieri, ed accese la luce
del salotto. Erano le 22 circa, e di Gold ancora nessuna notizia.
Non si preoccupava di certo per lui, quel ragazzo,
tanto impulsivo quanto testardo gli ricordava vagamente Red. Un suo caro amico.
“Tsk...” si corresse. Non era un suo amico. Era
semplicemente un traditore.
La sua casa era quasi spoglia. Alle pareti, qualche
mese prima, c’erano tante foto di lui e di Blue.
E poi lui la cacciò di casa, finendo per dover
comprare quadri e gigantografie da dover appendere ai muri, ma che puntualmente
rimanevano imballate e poggiate vicino all’ingresso.
Un po’ ci contava, lui.
Un po’ voleva che lei tornasse, che si scusasse per
quello che era successo.
Che gli dicesse che lo amava.
Ma a che scopo? Vivere col risentimento è peggio
della morte, e lui provava tanto rancore verso di lei.
Ripensava
a quello che era successo in quella tenda, anche se non lo sapeva con
precisione. Immaginava, vedeva davanti a lui la proiezione dei loro corpi che
si univano, di lui che godeva nello stare con lei, ed anche lei.E lui stava
male al sol pensiero.
Anche quella sera non aveva mangiato.
Quando tornava a casa, la sera, non mangiava mai.
Era troppo stanco, per il lavoro, troppo sfatto, per i pensieri, sfinito dai
suoi se e dai suoi ma.
Quella casa era vuota, troppo vuota per lui. Era
giovane, ed ok, non era malaccio come ragazzo, ma quando si perde un amore non
si cerca nient'altro.
Per lui era Blue la donna che doveva invecchiare
con lui, lei e basta, e nessun'altra.
Ecco perchè quando tornava a casa e lei non c'era,
e non sentiva il rumore della musica che lei ascoltava sempre quando cucinava,
il suo cuore prendeva una prima botta.
Già tornare a casa e non trovare le luci accese era
per lui forte da subire, come se fosse una violenza, ma l'assenza della musica
significava che lei non c'era, ed anche quando stavano insieme, se lei non
c'era a lui prendeva la malinconia.
Perchè sì, lui era un burbero e silenzioso essere
vivente, che viveva per la competizione, ma aveva anche capito che quella
competizione, con Blue, non sussisteva proprio, perchè non avrebbe mai vinto.
Blue era dolce, era brava, era sveglia. Ed aveva
quel tocco di malizia che serviva a tenere un rapporto
sempre vivo.
Lui era un tipo particolare, del resto. Si annoiava
subito delle relazioni.
"Non la devo pensare" si disse.
Ma come si fa a non pensare al passato, quando il
tuo futuro non ha futuro?
E mentre pensava di nuovo a Gold, chiedendosi dove
diamine si fosse andato a cacciare, decise che un po' di televisione non faceva
male a nessuno.
Andò in salotto, e prese il telecomando in mano.
Si chiese se Margi avrebbe accettato di convivere
con lui. Del resto era sua sorella...
Qualcosa però gli diceva che lei avrebbe rifiutato.
Margi era troppo riservata, e comunque non voleva metterla in condizione di
accettare qualcosa che non volesse veramente. Inoltre, ove mai Blue si fosse
pentita delle sue azioni, non era sicuro di riuscire a mantenere le posizioni
di odio e rancore che aveva preso.
A lui mancava Blue. Gli mancava sentire la sua
voce, mentre raccontava qualsiasi stupidaggine successa nella sua giornata.
Sorrise lui, ricordando una delle tante lamentele sul fatto che non dicesse mai
nulla sulla sua giornata.
"Odio parlare, Blue...lo sai..."
"Ma io ti dico sempre tutto della mia giornata, e tu stai sempre zitto!"
"Ma io ti dico sempre tutto della mia giornata, e tu stai sempre zitto!"
"Mi spiace, non è per offenderti. Ma io
l'affetto lo esprimo in altri modi"
"Come lo esprimeresti?" chiedeva allora, imbronciata come una bambina.
"Come lo esprimeresti?" chiedeva allora, imbronciata come una bambina.
Lui sorrideva e la stringeva. Adorava il profumo
dei suoi capelli.
Poi o finivano per fare l'amore, o a decidere di
guardare un film per poi addormentarsi prima della fine del primo tempo,
stretti l'uno all'altra.
Erano perfetti assieme.
Ma qualcosa era accaduto, e non si capiva cosa.
Red e Blue in quella tenda.
Red e Blue assieme.
Blue...e Red. Red, il suo migliore amico.
Un incubo.
Come può un amico fare una cosa del genere? Quanto
può essere amico un individuo del genere?
Avevano diviso il cibo ed il sonno quei due.
Avevano vissuto grandi avventure. Si parlava di
futuro.
"Tra vent'anni che faremo?" chiedeva lui.
Con Red si sentiva spinto a parlare. Ogni tanto.
"Io la mia strada ce l'ho già. Mio nonno mi ha
lasciato lo studio. Ci sono tanti Pokémon da analizzare"
"Quindi vorresti diventare un Professore" concluse il moro.
"Quindi vorresti diventare un Professore" concluse il moro.
Green annuiva. "E tu?"
"Non lo so. Ci sono sempre così tante avventure da intraprendere, posti da esplorare, Pokémon da catturare. Persone da battere"
"Insomma, vorresti fare il Campione" sorrideva lui.
"Non lo so. Ci sono sempre così tante avventure da intraprendere, posti da esplorare, Pokémon da catturare. Persone da battere"
"Insomma, vorresti fare il Campione" sorrideva lui.
"In
effetti sì. Mettermi a disposizione del prossimo. Lavorare su me stesso"E
alla fine l'unica cosa su cui aveva lavorato era Blue.
Che poi anche Blue, non era che fosse stata
costretta a fare quello che aveva fatto. Cosa, poi, si chiedeva lui. Non lo
sapeva, ma sta di fatto che quei due avevano fatto qualcosa. E tutto ciò che in
una scala a sfondo puramente ed anche lontanamente sessuale andava da un bacio
sulla guancia ad un rapporto completo condito da urla vogliosa aveva la stessa
rilevanza.
Forse era Red ad essere migliore di lui.
Green sorrise, l’eterna sfida. Lui contro Red, il
migliore chi era?
Lui, naturalmente. Lui aveva vinto la sfida alla
Lega Pokémon, svariati anni prima, e gli altri incontri erano sempre così
difficili che non finivano mai se non con un pareggio o una vittoria per
quello.
Red era l’allenatore migliore che conoscesse.
Ma Blue non l’aveva preferito per quello. No. Blue
l’aveva preferito perché era una persona migliore.
Lui si sentiva inferiore a Red.
Quello che quando vinceva, prendeva e spariva. Ed
ora nessuno sapeva dov’era.
L'amarezza gli salì dallo stomaco alla gola, tanto
che quasi stava per rimettere. Forse doveva mangiare qualcosa.
Intanto fissava il telecomando da qualche minuto.
Si decise a premere il tasto rosso, quello dell'accensione.
Telegiornale.
Ciò che succedeva nel mondo l'avrebbe ancorato e
portato via dai suoi pensieri.
“...Proseguono nella regione
di Hoenn violenti terremoti. Lo sciame sismico di natura sconosciuta che si è
abbattuto sulla regione è in crescendo d’intensità, tanto che la città di
Forestopoli è stata in larga misura evacuata e la palestra chiusa. Altri disagi
si riscontrano nell’isola di Ceneride, dove il livello del mare si sta
pericolosamente alzando. Per maggiori dettagli vi rimandiamo allo speciale...”
"Dannazione, Arceus se la prende sempre con
Hoenn..." disse tra sé e sé, quando poi sentì il campanello bussare. Una
suonata energica.
"Questo deve essere Gold..."
Green si alzò, ed andò ad aprire la porta. Gold lo
vide e sorrise, stringendolo in un caldo abbraccio.
"È da tempo che non ci si vede!" esclamò
quello.
"Già..."
Gold si staccò e lasciò cadere lo zaino accanto
alla porta.
"Hai mangiato?" chiese il padrone di
casa.
"Sì, un panino per la strada. Ma sto bene,
tranquillo. Come te la passi tu, invece, vecchio mio?!" disse quello con
gli occhi dorati, e lo battezzò con una pacca energica sulla spalla, che lo
fece traballare.
"Bene...bene" disse, prendendosi una
grossa pausa tra una parola e l'altra per non abbandonarsi alle emozioni.
“Non mi pare...” fece curioso quello, scrutandolo
in volto, mentre si grattava la testa.
“Gold, non è niente...”
“Ok...” il volto del ragazzo si contrasse in una
smorfia di scetticismo.
“Piuttosto, che cosa ci fai qui?”
“Beh...Yellow”
“Oh. Da quanto tempo non la vedo”
“Vive a Johto...ma non dire che te l’ho detto!”
“Ok” sorrise l’altro, come se stesse rivolgendosi ad un bambino impulsivo.
“Beh...Yellow”
“Oh. Da quanto tempo non la vedo”
“Vive a Johto...ma non dire che te l’ho detto!”
“Ok” sorrise l’altro, come se stesse rivolgendosi ad un bambino impulsivo.
“È che lei sta malissimo per Red. E...beh, immagino
che anche tu non l’abbia presa benissimo”
Green lasciò volare via una risata, quasi isterica. “Direi di no”
Green lasciò volare via una risata, quasi isterica. “Direi di no”
“Mi dispiace molto. Ma devo convincere Red a parlare
con Yellow. Almeno solo per una conversazione di chiusura...lei è ancora
innamorata di lui, e questo non va bene”
“Conversazione di chiusura?! E che dovrebbe dirle?! Scusami Yellow ma ho scopato con Blue?! Avanti, è ridicolo!”
“Dammi una mano, su...in nome dei bei vecchi tempi...”
“Io a stento conosco il tuo nome...non so chi sei e non so da dove vieni. So solo che mio nonno ti ha affidato un Pokédex, perché ha visto nella tua ostinazione assurda qualcosa di buono. Ma io non sono mio nonno. Per me rimani solo un ragazzino viziato ed infantile”
Gold rimase con gli occhi spalancati.
“Conversazione di chiusura?! E che dovrebbe dirle?! Scusami Yellow ma ho scopato con Blue?! Avanti, è ridicolo!”
“Dammi una mano, su...in nome dei bei vecchi tempi...”
“Io a stento conosco il tuo nome...non so chi sei e non so da dove vieni. So solo che mio nonno ti ha affidato un Pokédex, perché ha visto nella tua ostinazione assurda qualcosa di buono. Ma io non sono mio nonno. Per me rimani solo un ragazzino viziato ed infantile”
Gold rimase con gli occhi spalancati.
“O-ok...scusami,
andrò via adesso, però. Non mi sento a mio agio”Ed intanto nella testa di Green
esplodeva l’ennesima bomba.
Lo vedeva rimettere lo zaino in spalla e voltarsi verso
la porta. Abbassò la maniglia e si ritrovò nella notte buia, mitigata da
qualche sporadico lampione qua e là.
La cosa peggiore, però, fu quando il padrone di
casa si rese conto di aver rifiutato l’ennesima scialuppa di salvataggio da
quella depressione che lo stava stritolando come olive in un frantoio.
“No! No, Gold, scusami! Aspetta!”
Corse verso di lui e gli poggiò una mano sulla
spalla. Quello si girò immediatamente.
“Che vuoi ancora?! Il messaggio è arrivato forte è
chiaro!”
“Scusami...non dovevo dire quelle cose”
Gold vide tante cose nello sguardo del ragazzo davanti a lui, e nessuna di queste era bella. Probabilmente la confusione che viveva in quel momento era tale da non fargli intendere il bene ed il male.
“Scusami...non dovevo dire quelle cose”
Gold vide tante cose nello sguardo del ragazzo davanti a lui, e nessuna di queste era bella. Probabilmente la confusione che viveva in quel momento era tale da non fargli intendere il bene ed il male.
Lui di certo non voleva il suo male.
“Ok...non preoccuparti...”
“Sto passando un periodaccio, e Blue mi aiutava a
stare bene. Ma è andata via, e sto malissimo”
“Mi spiace molto”
“Torna in casa e mangiamo qualcosa di buono, che ho una fame che non finisce più”
“Mi spiace molto”
“Torna in casa e mangiamo qualcosa di buono, che ho una fame che non finisce più”
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