Anche questa settimana ci siamo. Pokémon Courage è tornata con il secondo capitolo di questa short!
Hoenn Chrysis però è quasi tra noi, e la stesura dei capitoli ci sta dando grosse soddisfazioni!
Il nostro cervello si arrovella attorno a tutte le soluzioni che questa nuova storia può cercare, quindi se vi piacciono i Dexholders vecchio stampo aspettateci!
Detto questo (piccolo spoiler, perdonatemi), beccatevi sto pezzo!
Ah! Abbelli, leggetevi il manga di Laila, lo scaricate da qui! Ed anche quello canonico, che trovate su Pokémon Adventures ITA.
Stay ready! Go!
Andy Black
"Chiarire non farà male"
"Beh. Uno dei due uscirà con le ossa rotte, per forza"
Gold fece spallucce, ringraziò l'amico e lo salutò.
“Lei chi, scusa?”. Il pianto si era calmato.
“Yellow”
“Lo so. Lo so benissimo. Io amo Green, ma è successo tutto così in fretta, che senza accorgercene eravamo nudi tutti e due, l’uno sull’altra”
“Come vi è venuto in mente di fare una cosa del genere?!”
“Solo un amico. Un amico che mi ha aiutato in un momento di debolezza. Ma io amo Green”
“E allora sai cosa fare. Grazie tesoro”
Hoenn Chrysis però è quasi tra noi, e la stesura dei capitoli ci sta dando grosse soddisfazioni!
Il nostro cervello si arrovella attorno a tutte le soluzioni che questa nuova storia può cercare, quindi se vi piacciono i Dexholders vecchio stampo aspettateci!
Detto questo (piccolo spoiler, perdonatemi), beccatevi sto pezzo!
Ah! Abbelli, leggetevi il manga di Laila, lo scaricate da qui! Ed anche quello canonico, che trovate su Pokémon Adventures ITA.
Stay ready! Go!
Andy Black
La notte passò relativamente tranquilla. Il
risveglio fu dolce, con il sole che, intrufolatosi di soppiatto nella stanza di
Gold, si permise di aprirgli le palpebre con le sue mani calde.
Quello si lamentò per un po’, poi sbadigliò.
Si alzò ed espletò quelle funzioni corporee
essenziali, almeno di primo mattino. Doccia veloce, e via.
Si vestì, dopodichè uscì dalla sua stanza.
Sentiva il suono della televisione accesa. Qualcosa
stava accadendo ad Hoenn.
"Bah..." disse, avvicinandosi alla fonte
del rumore.
“Notizia straordinaria! Il Monte Camino, il vulcano
di Cuordilava, ad Hoenn, ha eruttato una grande quantità di lava! I villaggi
limitrofi, tra cui Cuordilava, appunto, Mentania e Brunifoglia sono stati
travolti dalla discesa lavica. Sembra che si siano aperti tre grossi crateri
sulle pareti a sud ovest, ovest e nord ovest del vulcano, dopo l’ennesima
scossa di terremoto. Vari studiosi hanno raggiunto il posto, per studiare il
fenomeno, tanto spettacolare quanto distruttivo”
"Sta succedendo davvero qualcosa di strano ad
Hoenn" fece Green, seduto sulla poltrona, proprio davanti a lui.
"Il bello è che non possiamo farci niente...la
natura non può essere controllata"
"Saggio pensarlo da parte tua. Ma...ad Hoenn
esiste un Pokémon che si chiama Groudon..."
"Conosco molto bene Groudon...speriamo non sia per via sua"
"Conosco molto bene Groudon...speriamo non sia per via sua"
"Già..."
"Beh...Green...io ti ringrazio per l'ospitalità di stanotte"
Quello si alzò dalla poltrona e sorrise, stringendo il ragazzo. "Figurati, mi ha fatto piacere non sentirmi solo, una volta tanto"
"Puoi passare da me quando vuoi"
"Beh...Green...io ti ringrazio per l'ospitalità di stanotte"
Quello si alzò dalla poltrona e sorrise, stringendo il ragazzo. "Figurati, mi ha fatto piacere non sentirmi solo, una volta tanto"
"Puoi passare da me quando vuoi"
"Verrò, senz'altro...appena il lavoro me lo
permetterà"
Gold annuì, poi si preparò alla domanda, quella che doveva fargli per forza. Quella da un milione di dollari.
Gold annuì, poi si preparò alla domanda, quella che doveva fargli per forza. Quella da un milione di dollari.
"Senti...secondo te...Red dov'è adesso?"
Green spalancò gli occhi, rimanendo immobile.
Green spalancò gli occhi, rimanendo immobile.
"Ti direi una bugia, non lo so. Puoi provare
da lui. O magari potrebbe saperlo Blue, che è l'ultima persona che conosco che
l'ha visto"
"Andrò a casa sua. Se farò un buco nell'acqua
cercherò informazioni da Blue..."
Il solo nominare la donna faceva sussultare Green. Gold se ne accorse.
Il solo nominare la donna faceva sussultare Green. Gold se ne accorse.
"Vuoi che le dica qualcosa da parte tua?"
Quello sospirò, e Gold vide come uno squarcio formarsi sul suo volto. Il dispiacere era forte.
Quello sospirò, e Gold vide come uno squarcio formarsi sul suo volto. Il dispiacere era forte.
"No..."
"Non penso sia questo quello che vuoi. Dove abita di preciso?"
"In fondo alla strada"
"Non penso sia questo quello che vuoi. Dove abita di preciso?"
"In fondo alla strada"
"Quindi non è neanche così difficile
raggiungerla per te. Basta camminare dritto"
L'altro sorrise. "Fosse così facile..."
"Che cos'è che reputi difficile?"
"Che cos'è che reputi difficile?"
"Combattere contro me stesso. Perchè lo ammetto,
io la amo alla follia. Ma al contempo non potrei odiare nessuno più di quanto
odi lei. Perchè sono fatto
così, Gold, io non dico a nessuno ciò che penso,
tantomeno ciò che provo. Ma lei me lo ha letteralmente strappato da bocca. E mi
disturba il fatto che adesso lei se lo tenga per sé...e soprattutto che,
sapendolo, mi abbia tradito""Chiarire non farà male"
"Beh. Uno dei due uscirà con le ossa rotte, per forza"
Gold fece spallucce, ringraziò l'amico e lo salutò.
"Vienimi a trovare!" urlò quello dagli
occhi dorati.
"Contaci"
La collina
sulla quale si ergeva l'osservatorio, e che dava dimora anche a Green e,
qualche metro dietro, a Margi, veniva tagliata in due da una stradina
asfaltata. Biancavilla era molto carina. Un paesino ancora ricco di tradizioni,
nonostante un'urbanistica incredibile. Tutto era così ben fatto lì.
Certo non poteva mettere a paragone quel paesino
con Borgofoglianova. Fuori la porta di casa sua cresceva il prato, e tranne
qualche eccentrico sporadico, nessuno aveva un vialetto in ghiaia o selciato
lì.
Si perse nei suoi pensieri, fino a quando non
raggiunse casa di Red.
Le persiane erano chiuse, la porta pure. Nessun
rumore proveniva dall'interno.
Gold si avvicinò alla porta e bussò. Le nocche
batterono sul legno duro.
Ora, nell'immaginario che si era imposto, sentiva
dei passi e qualcuno lo apriva.
Ma si era imposto qualcosa di sbagliato e, mentre
ristagnava nei suoi pensieri, si accorse che era davanti a quella porta da
almeno tre minuti.
"Bah..." fece lui, voltando le spalle e
grattandosi la testa. Non restava che provare da Blue.
"In fondo...in fondo alla strada..."
Camminava, calciando un ciottolo squadrato, pieno
di spigoli.
Pensava che se fosse stato in Green non avrebbe
avuto alcun dubbio. Lui non avrebbe mai perdonato Blue.
Per quanto innamorato, un tradimento resta un
tradimento. Lei aveva sciolto quel legame di fiducia che quei due si erano
stilati da soli, quando avevano stretto per la prima volta le loro mani,
consapevoli di provare qualcosa l'uno per l'altra.
Provò ad immedesimarsi, scambiando i ruoli. Lui
sarebbe stato Green. E... e Crystal sarebbe stata Blue.
La pelle d'oca, nel pensare Red durante ogni spinta
che gli dava con il corpo, durante ogni sospiro lascivo dei due, durante ogni
nota storta che le loro voci producevano.
Lasciò scappare via la malinconia che gli premeva
l'esofago. Un sospiro e tutto passò. Lui era Gold, non Green. E non era
innamorato di nessuno.
Tutto sommato era meglio così. Non aveva mostrato
il fianco, non aveva guadagnato nulla, ma alla fine non aveva mai rischiato di
farsi del male.
Istinto di autoconservazione.
Prima della fine della strada c'era una via più
grande, che portava al corso principale. Green aveva detto che Blue era alla
fine della strada, quindi non doveva girare.
Aveva voglia di sentire un po' di musica, ma casa
di Blue era a meno di 150 metri, non avrebbe avuto senso alzare le cuffie in
quel momento.
Raggiunse lo zerbino, quindi bussò.
Sorrise quando sentì dei passi. L'immaginario
comune ora funzionava.
La porta si aprì, e vi apparve Blue.
Gold spalancò gli occhi ed inarcò le sopracciglia.
"Gold...?" chiese quella.
Lui cercò di combattere per un momento con quella
strana, ma nemmeno tanto, voglia di saltarle addosso, annuendo con lentezza.
La ragazza probabilmente era sveglia da poco.
Indossava una camicia da notte scollata e parecchio succinta, nonostante il
freddo di quei tempi.
I capelli della ragazza erano stato pettinati da
poco, anche perchè erano molto lisci. Il castano dei suoi capelli faceva
risaltare il blu degli occhi in maniera speciale.
"Che...che succede?" incrociò le braccia
sotto ai seni, facendoli risaltare ancora di più.
Lui scosse la testa e sospirò, trapassando la
ragazza con lo sguardo. Quella rise leggermente.
"Ciao, Blue...ho bisogno di un aiuto"
"Di che genere?" continuò lei, appoggiata allo stante della porta, sempre a braccia incrociate. Nonostante questo non lo faceva entrare.
"Di che genere?" continuò lei, appoggiata allo stante della porta, sempre a braccia incrociate. Nonostante questo non lo faceva entrare.
"Sto aiutando Yellow...a trovare Red"
Quella sussultò per un momento, poi sbattè le palpebre e lasciò cadere le braccia ai fianchi.
Quella sussultò per un momento, poi sbattè le palpebre e lasciò cadere le braccia ai fianchi.
"Entra" fece.
La casa di Blue, o meglio, quella dei suoi
genitori, era arredata secondo uno stile abbastanza rustico. L'abitazione
aveva, alle spalle, una grande parete di roccia, cosa che in alcune ore della
giornata costringeva ad accendere le luci artificiali.
"I tuoi sono in
casa?"
"No. E non farti strane idee...ti conosco"
"No. E non farti strane idee...ti conosco"
Lui sorrise, quindi fece segno di no con la testa.
"Tranquilla. Non sono venuto per te. Te l'ho detto, devo trovare Red"
"Non credo sarà facile. Caffè?"
"Non credo sarà facile. Caffè?"
"Sì, grazie. Perchè non credi che sarà
facile?"
"Accomodati" fece la bella, indicandogli il tavolo.
"Accomodati" fece la bella, indicandogli il tavolo.
Lui spostò una sedia e vi si sedette. La ragazza,
invece, di spalle, montava la moka piccola.
"Rispondimi"
"Cosa vuoi che ti dica? Nessuno sa dove è
andato, Gold"
Passò qualche secondo prima che uno dei due
parlasse, tempo in cui l’unico rumore fu quello della macchinetta del caffè,
stretta dalle mani sottili della ragazza.
“Qualcosa mi dice il contrario”
La sentì sospirare, di spalle. Quella posò il caffè sul fuoco, quindi si girò, poggiata al piano della cucina.
La sentì sospirare, di spalle. Quella posò il caffè sul fuoco, quindi si girò, poggiata al piano della cucina.
“Che hai?” gli chiese alla fine lui.
“Che dovrei avere?! La mia vita è un casino!”. I suoi occhi si riempirono di lacrime.
“Ehm...mi spiace...”
“Figurati, non è colpa tua. Mi sono messa da sola in questo guaio”
“Puoi spiegarmi quello che è successo?”
“Spiegami prima cosa diamine ci fai qui”
Gold annuì, ritenendolo accettabile la richiesta della ragazza.
“Figurati, non è colpa tua. Mi sono messa da sola in questo guaio”
“Puoi spiegarmi quello che è successo?”
“Spiegami prima cosa diamine ci fai qui”
Gold annuì, ritenendolo accettabile la richiesta della ragazza.
“Io e Yellow siamo molto, molto amici...”
“State assieme?” chiese Blue, scettica.
“State assieme?” chiese Blue, scettica.
“No” fece fermamente lui. “Siamo amici. Lei è
innamorata ancora di Red, nonostante quello che...quello che avete fatto voi. È
tormentata da questa situazione, ed io voglio che stia bene. Ecco perché sono
venuto qui a Kanto a cercare Red, almeno per avere una spiegazione”
“La vorrei avere anch’io una spiegazione, Gold”
“La vorrei avere anch’io una spiegazione, Gold”
“Riguardo cosa?”
“Probabilmente sbaglio a parlartene, ma lo faccio lo stesso”
“Il caffè...”
“Probabilmente sbaglio a parlartene, ma lo faccio lo stesso”
“Il caffè...”
Quella si voltò, e velocemente andò a spegnere il
gas. “Quanto zucchero?”
“Due cucchiaini”
“Due cucchiaini”
Eseguì, quindi diede una tazzina rovente al
ragazzo. Gold la guardava, mentre si muoveva con estrema leggiadria in
quell’ambiente a lei familiare. Era bellissima.
Ma di una bellezza quasi ingombrante. Di una
bellezza che se manca si avverte.
Ora capiva Green. Lui stava a contatto con quella
donna da meno di dieci minuti e già ne era attratto. L’altro ci aveva passato
anni assieme e dentro di lui si era radicato qualcosa di forte.
“Allora? Dicevi?” chiese lui.
“Allora niente. Sono una stupida. Una cretina, una
mentecatta traditrice”
“Uhm...” la smorfia sul volto di Gold, che faceva capire alla ragazza di non aver compreso del tutto, la fece sorridere leggermente.
“Uhm...” la smorfia sul volto di Gold, che faceva capire alla ragazza di non aver compreso del tutto, la fece sorridere leggermente.
“Io e Red, in quella tenda abbiamo fatto del sesso,
Gold”
Lui sbuffò. Gli spiaceva tanto per Yellow. “Lei non se lo meritava. E neanche
Green”“Lei chi, scusa?”. Il pianto si era calmato.
“Yellow”
“Lo so. Lo so benissimo. Io amo Green, ma è successo tutto così in fretta, che senza accorgercene eravamo nudi tutti e due, l’uno sull’altra”
“Come vi è venuto in mente di fare una cosa del genere?!”
Blue abbassò il capo, facendo cenno di no con la
testa. Non lo sapeva.
Gold sospirò di nuovo. Odiava quelle situazioni. Si
sentiva come un fiore, di quelli che appassiscono ogni qual volta il sole non è
nel cielo.
“E poi? Dov’è lui?”
“Dopo che tutto era finito, lui ha cominciato a piangere come un bambino. Certo anche io avevo i miei rimorsi, come ce li ho ancora d’altronde, ma li ho mitigati col tempo...”
“Ancora devi parlare con Green però”
“Che ne sai?”
“Stanotte sono stato da lui”
“Dopo che tutto era finito, lui ha cominciato a piangere come un bambino. Certo anche io avevo i miei rimorsi, come ce li ho ancora d’altronde, ma li ho mitigati col tempo...”
“Ancora devi parlare con Green però”
“Che ne sai?”
“Stanotte sono stato da lui”
Si strinse le braccia, racchiudendo quella preziosa
zona contenuta nella cassa toracica in una sorta di area protetta. Lei aveva la
pelle d’oca.
“E come sta?” chiese, con voce neutra. Avrebbe
voluto piangere di nuovo, ma si trattenne.
“Male, Blue. Perché non vai da lui?”
La ragazza guardò ancora in basso, a puntare i piedi, e quelle unghie non smaltate sul pavimento di mattonelle, forse più fredde di quei piedi.
La ragazza guardò ancora in basso, a puntare i piedi, e quelle unghie non smaltate sul pavimento di mattonelle, forse più fredde di quei piedi.
“Ho paura di essere respinta”
“Non puoi saperlo se non ci vai”
Lei rimase in silenzio.
“Non puoi saperlo se non ci vai”
Lei rimase in silenzio.
“Red dov’è?”
“Sul Monte Argento, Gold. Red è sul Monte Argento. Lo so perché è stato avvistato lì, l’altro ieri. Si stava allenando molto duramente”
“Provi qualcosa per Red?”“Sul Monte Argento, Gold. Red è sul Monte Argento. Lo so perché è stato avvistato lì, l’altro ieri. Si stava allenando molto duramente”
“Solo un amico. Un amico che mi ha aiutato in un momento di debolezza. Ma io amo Green”
“E allora sai cosa fare. Grazie tesoro”
Gold si alzò ed andò dalla ragazza a prendersi
l’abbraccio che meritava. Profumava tantissimo. Il ragazzo aveva fatto uso di
tutto il suo autocontrollo per non fare gaffe in quel momento, tanto che uscire
da quella porta ed imboccare il sentiero che andava verso Smeraldopoli fu una
vera e propria forzatura.
Gold arrivò fino alla dogana. Gli controllarono le
medaglie, quindi lo fecero passare.
Il percorso 28 si apriva in un largo spiazzale, del
tutto disabitato, se non per il piccolo Centro Pokémon, poco frequentato, che
si trovava proprio alle pendici della montagna.
"Il Monte Argento..." disse tra sé e sé.
Non sapeva se realmente qualcuno fosse mai riuscito
a raggiungere la vetta, ma lo avrebbe fatto anche lui, se Red fosse stato lì
su.
Alzò la testa, cercando di inquadrare il cucuzzolo
di quella montagna alla vista.
Era innevato.
Il tempo, per altro, non era dei migliori.
Decise di darsi una svelta, perchè se fosse
cominciato a nevicare non sarebbe stato assolutamente facile raggiungere il suo
scopo.
Decise che entrare nel Centro Pokémon a chiedere,
prima di cominciare la scalata, fosse più saggio.
Poteva anche essere che Red avesse abbandonato
quell'area, o che fosse lì a rifocillarsi o a curare i Pokémon.
Aprì la porta di vetro satinato del centro ed una
luce abbagliante lo costrinse a spalancare le palpebre.
"Buongiorno, benvenuto al Pokémon Center del
percorso 28" disse un'annoiata infermiera, appoggiata dietro al bancone.
Sembrava assonnata, ma tutto sommato era molto carina. Gold le sorrise, lei
ricambiò.
"Salve...non c'è nessun altro qui?"
"Sono sola da un pezzo, in effetti"
"Sono sola da un pezzo, in effetti"
"Mi spiace molto, e rimarrei volentieri a
farti compagnia, se non avessi parecchio da fare. Come ti chiami?"
Quella arrossì, timida.
Quella arrossì, timida.
"Cassandra" sorrise.
"Hai un nome bellissimo. Però vorrei farti una
domanda. Sto cercando un mio amico, lo hanno dato per disperso e vorrei sapere
se è venuto qui a rifocillarsi"
"Beh, ultimamente c'è qualche allenatore che si allena sul Monte Argento. Girano voci particolari, pare si stiano allenando per vincere la Coppa Diamante"
"Eh?! E cos'è?"
"Beh, ultimamente c'è qualche allenatore che si allena sul Monte Argento. Girano voci particolari, pare si stiano allenando per vincere la Coppa Diamante"
"Eh?! E cos'è?"
"Una competizione. Una sfida molto dura. Più
dura dell'altopiano Blu"
"Sei seria?" chiese lui, sorpreso.
"Sei seria?" chiese lui, sorpreso.
"Molto
più dura"
"Quindi
le cose si complicano leggermente. Sto cercando Red. Lo conosci?"
"Uhm...no. Il nome non mi dice niente"
"Spesso è vestito di rosso. Talvolta indossa anche un cappellino con visiera"
"Spesso è vestito di rosso. Talvolta indossa anche un cappellino con visiera"
"Sì, ricordo un allenatore vestito di rosso. I
suoi Pokémon sono molto forti"
“Perfetto” sospirò Gold. “È Red”
“Scende di tanto in tanto, cadenza settimanale” rispose quella.
“Scende di tanto in tanto, cadenza settimanale” rispose quella.
Gold le sorrise, squadrandola meglio. Era nascosta
dal bancone, sì, ma non per questo lui non si concesse il privilegio di
immaginarla a figura intera. Del resto era carinissima. Il viso era molto
delicato, finemente truccato, labbra piccole e delicate. Occhi marroni, quasi
nero ed un naso invisibile. I capelli, di quel colore particolare, che andava
tra il rosso ed il castano, le incorniciavano il viso. Due lunghe ciocche
cadevano ai lati della testa, posandosi sui seni. La fronte era coperta da una
frangetta ben curata. In cima al capo aveva legato i capelli tra di loro, come
se formassero uno chignon mal riuscito, dato che altri capelli le coprivano le
spalle e la schiena, raggiungendo ancora il seno, ma era un effetto voluto e lo
stesso era ben fatto. La divisa da infermiera le donava.
“Ora devo andare...ma...ma mi piacerebbe rivederti”
“Oh...ok” disse quella, condannata ad un altro periodo più o meno lungo di noia in cui avrebbe fissato la porta, aspettando che si aprisse.
“Oh...ok” disse quella, condannata ad un altro periodo più o meno lungo di noia in cui avrebbe fissato la porta, aspettando che si aprisse.
Gold le strinse la mano, liscia e morbida, quindi
fece dietrofront ed aprì la porta.
Si ritrovò nella radura prima della montagna, di
nuovo. Quello era un Parco Nazionale. I Pokémon lì venivano catturati meno che
in altri posti, quindi avevano l’opportunità di crescere selvatici e
rafforzarsi, ecco perché era difficile per gli allenatori stare lì. Era anche
il motivo per cui c’era bisogno delle medaglie di Johto e Kanto per accedervi.
Camminava per l’erba alta, carezzandola con la
punta delle dita. Era umida.
Ed un fruscio la stava muovendo in lontananza.
“Che cazzo...”
Qualcosa si stava avvicinando a lui velocemente.
Faceva rumore. Mise la mano alla Pokéball di Typhlosion, pronto a farlo entrare
in battaglia in caso di necessità.
E quando a meno di due metri un Donphan saltò fuori
dall’erba, pronto ad attaccare fisicamente Gold, lui fece una capriola sul
lato, e qualche secondo dopo il suo Pokémon era davanti a lui, a proteggerlo.
Typhlosion era concentrato.
"Vai Exbo!" urlò Gold.
Il Pokémon ruggì, si alzò sulle due zampe
posteriori e la corona di fiamme esplose. Il calore emanato era di una
temperatura altissima, ed il fuoco riluceva nello sguardo dorato del suo
allenatore.
Donphan attaccò velocemente, con Riduttore,
cominciando a caricare con forza l'avversario.
"Schivalo" disse lentamente. Non era
nelle sue corde essere così calmo, ma sottovalutava l'avversario, e faceva
bene.
Typhlosion si mosse velocemente, ascoltando il suo
allenatore, saltandolo totalmente.
Aveva una voglia matta di usare l'attacco Incendio.
Ma tutto attorno a lui c'erano erba, alberi, il Centro Pokémon con Cassandra e vari
Pokémon selvatici, senza contare gli sporadici allenatori che si vedevano di
tanto in tanto. Ergo dovette limitarsi con le mosse di fuoco, ed utilizzare
quello che per lui era il set di mosse delle seconde occasioni.
"Sdoppiatore"
Typhlosion ruggì di nuovo, ed attaccò con un forte
attacco Sdoppiatore, proprio sulla schiena dello sventurato Donphan.
Un Donphan un po' troppo nervoso, che era stato
messo K.O. in un colpo solo.
"Bene...andiamo avanti"
Entrò nel Monte Argento, guardandosi attorno. Era
tutto buio, ma c'erano diversi ingressi da cui proveniva la luce naturale. La
poca luce naturale, dato che stava cominciando a nevicare. Almeno fuori da
quella grotta.
Capì che
doveva tenere una Pokéball in mano, pronto per l'evenienza. I Pokémon lì, come
già detto, erano molto forti. Proprio alla sua sinistra c'era un piccolo
laghetto, alimentato da un grande sistema di cascate, il cui scroscio riempiva
le orecchie del giovane. Doveva orientarsi, guardarsi attorno. Forse avrebbe
dovuto salire la cascata. O scalare la parete che aveva
davanti."Uff...come diamine si arriva in cima?!" esclamò poi,
riprendendo la sua vena nervosa.
Vari Pokémon volanti, probabilmente pipistrelli o
simili, si alzarono dalla volta della grotta, lanciando stridi acuti per
intimorire l'avventore.
"Sudobo, scaliamo questa parete e cerchiamo di
avere una visuale da un posto più rialzato"
Il Sudowoodo di Gold uscì dalla sfera. Era un
Pokémon particolarmente allegro.
Gold lo afferrò, cingendogli le gambe attorno alla
vita, e vide Sudowoodo usare l'attacco Scalaroccia.
In meno di un respiro erano già sulla parete.
"Grazie Sudobo" fece l'allenatore, che
poi alzò la testa per fare un quadro generale di quel posto. Sulla cascata
c'era un'altra cascata. E portava ad una grotta.
Non lo sapeva di preciso.
Ad ogni modo si rese conto che alle sue spalle ci
fosse anche un'uscita laterale. Da lì proveniva luce, ed il rumore del vento.
Da lì si andava sulla fiancata del monte.
Ma un altro ingresso, posto al centro di quello
spiazzale enorme, separato da diversi cumuli di roccia da lui, attirò la sua
attenzione.
Era sulla sommità di un'enorme scalinata naturale.
E per arrivarci doveva raggiungere la parete superiore. Ma lo strapiombo che lo
sottendeva non gli permetteva di usare due volte la stessa strategia.
Doveva arrivarci da fuori, quindi decise di andare
sul fianco della montagna.
Non appena uscito si rese conto che l'enorme nuvola
che soffiava neve qua e là ancora doveva raggiungere quel versante.
Doveva fare presto. Per raggiungere l'apertura che
gli serviva doveva salire di un piano.
E per farlo doveva sfruttare le naturali salite e
discese che si snodavano lungo il dirupo scosceso e ripido della montagna.
Per terra c'erano tantissime foglie affaticate,
ingiallite dal tempo, e staccate dagli alberi dalla forza del vento che tirava
lì. Gold dovette mantenersi il cappello con la mano, mentre si riparava dietro
ad un acero.
Il vento era troppo forte. Si assicurò che tutte le
Pokéball fossero al loro posto e proseguì. Capì che doveva fare qualcosa di
inaspettato e difficile per raggiungere la tanto agognata apertura, quindi si
arrampicò sull'albero, ed arrivato ad una ragionevole altezza, si lanciò,
pronto ad afferrare un grande spuntone di roccia che aveva adocchiato.
Si mise in piedi, e sorrise. Il cappello era lì, le
Pokéball pure, era vivo e tutto andava per il verso giusto.
Anzi no.
Stava cominciando a nevicare.
Inoltre aveva le mani lacerate per via dell'impatto
con la roccia affilata. Un po' di sangue fuoriuscì, ma non aveva tempo da
perdere a pensare ai cerotti (anche se sarebbe sceso volentieri da Cassandra a
farsi medicare), doveva andare avanti.
Entrò di nuovo nella grotta e vide le scale che
portavano all'altro ingresso.
"Lui è lì! Lo sento!" esclamò il giovane,
correndo verso il target con foga. Salì velocemente la grande quantità di scale
ed entrò nel secondo antro.
Ok. Si aspettava Red davanti. Invece vide un
insolito percorso a spirale, in cui doveva risalire fino a sopra.
"Cazzo!"
Pensava di esserci riuscito. E invece si ritrovò
solamente più volte a correre, schivando gli attacchi dei Golbat e dei
Graveler, qualche volta anche di Ursaring e Steelix, fino a quando non dovette
uscire dalla grotta, percorrere una modesta quantità di passi con i piedi nella
neve, rientrare, riuscire e rientrare di nuovo.
E poi riuscire.
Era accanto ad un abete, innevato, naturalmente,
mentre cercava di capire qualcosa. Da lì riusciva a vedere tutta Kanto e tutta
Johto.
"Ma
quella...quella è Amarantopoli?" si chiese, vedendola illuminata. Sì, lo
era. La torre di latta risplendeva dei colori del fuoco. Forse Ho-Oh era lì.
"È in fiamme...?"
Non capiva. Scosse la testa, però, sicuramente si
sbagliava.
Era in alto. Molto in alto. Il Centro Pokémon di
Cassandra, da lì, pareva una scatolina, un piccolo pacchettino dal coperchio
rosso.
Ma non era ancora arrivato alla cima.
"Red deve essere lì, per forza"
Si girò e guardò la montagna. Si arrampicò per un
primo tratto, affondando le mani nella neve, cercando e trovando qualche
spuntino.
Mancavano ancora una decina di metri e lui avrebbe
saputo. Lui avrebbe capito il motivo per cui Yellow avesse sofferto tanto.
E alla fine c'era.
Alla fine era riuscito a salire sulla cima.
In ginocchio, con il sangue che cadeva dalle sue
mani che sporcava la neve candida, e con le lacrime che gli colavano dagli
occhi per il vento e per il freddo.
Era forte lui. C'era riuscito lui.
Si sollevò, alzando il volto. Un'altra, l'ennesima,
l'ultima scalinata. E Red era lì, che gli dava le spalle, ergendosi come un
pilastro nel deserto.
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