Mesi e mesi di ritardo. E giorni e giorni a pensare alla trama di questa storia.
Hoenn's Crysis è qui tra noi finalmente. Sabato, su Pokémon Adventures ITA, abbiamo pubblicato il di nuovo il link del prologo, che ho scritto personalmente per festeggiare il primo anno di vita di Pokémon Courage.
Incredibile ma vero, siamo riusciti a completare abbastanza capitoli da permetterci di vivere una vita serena mentre voi leggiate, senza angosciarci sul fatto che il prossimo capitolo non sia pronto... Ergo vi lascio al suddetto capitolo d'inizio storia, augurandomi che vogliate recensirlo anche su EFP, e soprattutto che vogliate rispondere al sondaggio sulla destra.
Prossima uscita a martedì prossimo, non mancate. E soprattutto, supportateci!
A presto!
Andy $
Hoenn's Crysis è qui tra noi finalmente. Sabato, su Pokémon Adventures ITA, abbiamo pubblicato il di nuovo il link del prologo, che ho scritto personalmente per festeggiare il primo anno di vita di Pokémon Courage.
Incredibile ma vero, siamo riusciti a completare abbastanza capitoli da permetterci di vivere una vita serena mentre voi leggiate, senza angosciarci sul fatto che il prossimo capitolo non sia pronto... Ergo vi lascio al suddetto capitolo d'inizio storia, augurandomi che vogliate recensirlo anche su EFP, e soprattutto che vogliate rispondere al sondaggio sulla destra.
Prossima uscita a martedì prossimo, non mancate. E soprattutto, supportateci!
A presto!
Andy $
Dormire, dolce dormire.
Stanca, si infilava nel letto, ed aspettava soltanto che le batterie si
caricassero. Niente di meglio che rimanere tra lenzuola e piumoni, sapendo che
fuori fa freddo, e che presto potrebbe nevicare.
Si stava bene lì. Sotto
quelle coperte, morbide e calde, profumate di fresco e di pulito. Accoglienti
come solo le coperte del proprio letto sanno essere.
Perché mai svegliarsi? A
chi importava che fuori ci fosse il sole?
A chi importava che ci
fossero cose importanti da fare?
Ma soprattutto, a chi
importava di quel fastidiosissimo rumore, di quel bip ripetuto, prodotto dalla
sveglia, che aveva cominciato a martellarle i timpani, lottando contro la sua
forza di volontà?
Esattamente, forza di
volontà.
Crystal era una ragazza
ligia al dovere, che faceva ciò che c’era da fare, piena di responsabilità che
portava con onore. Ma nonostante tutto, la lotta più ardua rimaneva aprire gli
occhi la mattina.
La radiosveglia si accese
all’improvviso, come faceva sempre, finendo col far spaventare la ragazza.
Aprì gli occhi
lentamente, mentre le orecchie prendevano contatto con il pianeta.
“...nale orario,
buongiorno... problemi nella… gione di… nn… enn… intervento dei dex… solver…
situazione...”
La bocca era impastata,
forse un po’ d’acqua le avrebbe fatto sparire quel saporaccio amaro, metallico,
dalla lingua.
Poi si fece coraggio e,
senza nemmeno prestare ascolto a quello che la radiosveglia diceva, la spense:
tanto si parlava sempre delle stesse cose, ormai vigeva un clima di pace e
tranquillità da così tanto tempo, che l’ansia per il domani avevano tutti
dimenticato cosa fosse.
Aprì gli occhi,
combattendo contro l’impulso di strizzarli, dopo il primo contatto con la luce
tuttavia ne uscì sconfitta. La luce pareva accoltellarle le pupille.
Poco a poco ridusse
quella cecità ad una piccola pallina gialla che vedeva solo in alto a destra,
ma che mano a mano scomparve. Sbadigliò, stirando ogni muscolo del proprio
corpo, quindi si alzò.
Pensò che quei capelli
fossero diventati davvero lunghi e sospirò, pensando ai rimorsi che avrebbe
avuto tagliandoli.
Era strana la situazione.
Voleva tagliarli, ma se lo faceva poi si sentiva in colpa. Immaginava che
facesse parte dell’essere donna sentirsi in quel modo.
Aprì la cassettiera di
quella stanza ordinatissima, ne prese degli intimi e poi si diresse verso il
bagno, molto lentamente.
Sì, perché non voleva
correre il rischio che Gold, o Silver, la vedessero in quello stato: non era
esattamente presentabile.
Rimase un attimo zitta ed
immobile per sentire se in casa ci fosse qualche rumore rivelatore. Niente,
solo il suo respiro appesantito dalla voglia di calamitarsi di nuovo nel letto.
Buttò un occhio nella
stanza di Silver. La camera era ordinata e pulita. La finestra era aperta, ed
un sentore di legna bruciata filtrava dall’esterno. Pensò, come ogni giorno,
che avrebbe potuto personalizzare meglio la sua stanza, il rosso, ma quello non
sembrava interessarsi molto della faccenda. Più che altro usava la stanza per
dormire e per studiare. Infatti numerosi tomi di scienza medica erano impilati
ordinatamente sulla sua scrivania di mogano.
Che stesse studiando per
diventare infermiere? A Crystal non interessava molto. Pensò soltanto che fosse
meglio che lui non fosse in casa in quel momento, perché avrebbe provato
imbarazzo nel mostrarsi in quel modo davanti al ragazzo.
Che poi tutti i momenti
imbarazzanti, quando era in casa, capitavano sempre quando c’era Silver
davanti. Ripensava per esempio a quella volta che lei inciampò, proprio davanti
a lui, con la cesta dei panni sporchi. Un reggiseno andò a finire sulla sua
scarpa.
Ora, fosse stato Gold si
sarebbe appropriato di quell’oggetto per fare chissà quale tipo di macumba.
Invece Silver si limitò ad arrossire e, senza neanche toccare quell’oggetto
così intimo quanto utile per le donne, glielo porse gentilmente, senza dire una
parola.
Crystal sbuffò,
continuando la sua passeggiata lemme nel corridoio. Pochi metri dopo la porta
di Silver c’era quella di Gold.
E quello era tutt’altro
paio di maniche.
La ragazza giurò ci fosse
stato un letto, in quella camera, ma sotto quell’enorme cumulo di vestiti lei
non era in grado di vedere più niente. Camicie sgualcite erano state gettate
per terra, come mele mature che cadevano dall’albero. Paia di calzini dalla
stagionatura avanzata fermentavano, cominciando a moltiplicarsi tra di loro.
Lì regnava il caos.
E guai a chiunque si
azzardasse a mettere a posto quel disordine. Crystal si ritrovò Gold a muso
duro per essere entrata nella sua stanza quando lui non c’era.
“Tu non ci sei mai!
Pensavo ti avrebbe fatto piacere un po’ d’ordine!”
“Adesso non trovo più
niente!”
“Uff... vai a fare qualcosa di buono e guarda come ti ripagano...”
“Uff... vai a fare qualcosa di buono e guarda come ti ripagano...”
Però poi ci rifletteva
meglio, e credeva di volergli davvero bene. Senza le sue pensate da testa calda
non sarebbe stato tutto lo stesso.
Sospirò e si chiuse in bagno.
Sospirò e si chiuse in bagno.
Doccia veloce quindi si
spazzolò i capelli, eliminando i nodi che di notte si formano per contratto
firmato col diavolo, dopodichè li legò come aveva sempre fatto, con i codini a
destra e sinistra.
Il volto era più maturo,
era una giovane donna, e come tale gli altri dovevano vederla. Gli occhi però
erano sempre spensierati, di un azzurro così chiaro che sembravano quasi
trasparenti: come il cristallo.
Finì di lavarsi e si
vestì, calze e gonna a balze, ballerine ai piedi, maglioncino caldo e camice.
Era pronta per uscire di
casa.
Chiuse la porta alle sue
spalle, camminando lentamente lungo la stradina che portava verso il
laboratorio del Professor Elm.
Suonò il campanello,
infilando le mani nelle tasche del camice giocherellando con la Pokéball di
Meganee. Sentiva dei passi che si avvicinavano lemmi alla porta, quindi
qualcuno aprì.
Era proprio il Professor
Elm.
"Salve, Professor
Elm" sorrise Crystal. Il tempo stava cambiando e le nuvole all'orizzonte
facevano la fila per sovrastare il cielo sulle loro teste.
"Giao Ghris. Gome
zdai zdabaddina?" rispose quello, con voce compressa e naso tappato.
Erano passati gli anni,
ma lui non era cambiato. Sempre molto magro, Gold quando lo vedeva gli dava
sempre una manata sulla spalla facendogli cadere gli occhiali dal volto e gli
ripeteva di mangiare di più. Se fosse dimagrito un altro po', gli sarebbero
restati solo la voce ed i capelli.
A completare il tutto
c'erano gli occhialini classici sul naso piccolo, gli occhi spenti e la pelle
pallida.
Elm sembrava una mummia
senza bende.
"Zanto gielo... il
ravvreddore dod bi da bage..."
Chris sorrise. "Le preparo un té caldo..."
Chris sorrise. "Le preparo un té caldo..."
E fu così che la ragazza
entrò nell'osservatorio di Borgo Foglianova. Vigeva un ordine rigoroso lì
dentro.
Vari ricercatori si
stavano occupando di svariate ricerche.
"Bariz..." fece
Elm, cercando di richiamare l'attenzione di una ricercatrice dai capelli
castani e lunghi, con gli occhiali sulla punta del naso. Senza neanche
accorgersi che quella non avesse prestato attenzione, si avviò verso la sua
scrivania, aspettandosi che quella lo seguisse.
"Maris..."
sorrise Chris. "Il Professor Elm ti sta chiamando"
Quella alzò lo sguardo
cristallino dai fogli che stava analizzando con attenzione e lo puntò sulla sua
interlocutrice. "Oi Chris"
"Ciao. Ti cerca
Elm"
"Oh... ok. È che ero
molto applicata su queste ricerche"
"Bariz! Ghe gi vai angora lì? Biedi gui e guarda"
"Bariz! Ghe gi vai angora lì? Biedi gui e guarda"
Maris sorrise leggermente
guardando la sua collega e quindi si avvicinò alla scrivania.
"Anghe du, Ghris.
Biedi gui"
"Cosa c'è?"
"Guardade guezdi rabbordi ghe Gennaro bi ha redaddo ieri. Le bagghe ghe abbiabo del giardido zdanno greggendo a dizbizura grazie al duovo verdilizzadde"
"Guardade guezdi rabbordi ghe Gennaro bi ha redaddo ieri. Le bagghe ghe abbiabo del giardido zdanno greggendo a dizbizura grazie al duovo verdilizzadde"
"Eh?!" esclamò
Chris.
Maris sorrise,
spostandosi un ciuffo dagli occhi. "Si vede che non ci hai a che fare per
molto tempo al giorno. Dice di guardare i rapporti redatti da Gennaro, l'altro
assistente, che spiegano come le bacche che abbiamo in giardino stiano
crescendo a dismisura grazie al nuovo fertilizzante"
Chris allora sorrise.
"È
zorbreddedde!"
"Già" sorrise
ancora Maris. "E pensare che è tutto naturale, senza additivi
chimici!"
"Infatti. Era per
questo che abbiamo analizzato il succo di bacca degli Shuckle. Sono ottimi per
fertilizzare il terreno" aggiunse la corvina.
"Berfeddo. Ora bai
del giardido e breddi doda di duddo giò ghe bedi"
Chris sorrise ancora.
"Mi spiace molto, ma non ho capito"
"Baris... aiudabi"
"Baris... aiudabi"
"Dice di andare
fuori in giardino e prendere nota di tutto ciò che vedi"
"Grazie Maris. Vado
subito" sorrise quella. Dopodiché si lasciò alle spalle Elm e la collega e
prese una cartellina rigida.
Aprì la porta del
laboratorio e si trovò fuori al giardino.
Nonostante fosse inverno
inoltrato le bacche crescevano a dismisura, quasi come se le piante fossero
state dopate. Il verdeggiare degli alberi e dell’erba faceva così tanto
contrasto col cielo marmoreo che non le sembrava vero di non avere ancora le
scarpe bagnate dalla pioggia.
Gli alberelli erano
schierati ordinatamente in fila. I Pokémon erano lasciati liberi nell’enorme
giardino e di tanto in tanto Chris osservava qualche esemplare di Caterpie
sugli alberi, o qualche Pineco, molto socievole.
Un Aipom le saltò sulla
testa.
“Ciao piccolo. Vuoi
giocare?”
Quello balzò sulle spalle
della giovane, quindi prese a saltellare felice.
“Dovrebbe essere un sì...
vai Meganee!” urlò, tirando la Pokéball del suo esemplare di Meganium dalla
tasca del camice.
Meganee era femmina.
Molto bella ed elegante, gli enormi petali profumavano davvero tanto, infatti
l’odore che sprigionavano riempì quasi subito le narici della sua allenatrice,
sostituendo quello dell’erba.
Aipom saltò sul collo di
Meganium e, mentre i due cominciavano a giocare, Crystal si avvicinò al primo
albero.
“Baccapesca, qui.
Benissimo” fece, cominciando a scribacchiare dati sul foglio che la cartellina
rigida sosteneva.
Il profumo di quella
quasi era più forte dei fiori di Meganee. Quasi.
“Mega, Aipom, assaggiate
questa baccapesca e fatemi sapere”
Mangiarono, ed il
verdetto fu positivo.
“I... Pokémon... del
giardino... apprezzano... le bacche...” scribacchiò sul foglio.
Controllò quasi ogni
albero, ma poi la pioggia intervenne nel dirle che forse era meglio tornare
dentro.
E così fece.
Insomma, la sua giornata
era questa, più o meno. Sveglia, osservazione, elaborazione dei dati e pausa.
Poi lavoro teorico fino alle 18, fino a quando Elm scioglieva i loro guinzagli
e li salutava, per poi ritrovarsi il giorno dopo di nuovo lì, e cominciare con
il trantran fino allo sfinimento.
Vivevano per raggiungere
il sabato, i ragazzi.
Avrebbe tanto voluto
vivere come Gold, Crystal. Le piaceva il fatto che non si fosse legato a nessun
tipo di mestiere, e che sua madre gli concedesse di poter girare il mondo senza
fare nulla di preciso.
Chissà in quale altra
avventura stramba si era cacciato... Fatto stava che non lo vedeva da troppo
tempo e quel giorno, tornando a casa dal laboratorio, non fece testo.
Gold non c’era.
Ma nemmeno Silver, e la
cosa un po’ le puzzava.
Come mai Silver non
c’era?
Il sudore gli incollava i
capelli alla fronte. O forse era la pioggia, Silver non sapeva dirlo.
Ansimava, preso dalla
stanchezza dell’allenamento a cui si stava sottoponendo. Abituato com’era a
sopravvivere in solitudine e in mezzo alla natura, aveva imparato a conoscere
e, soprattutto, a riconoscere ogni mutamento del tempo, per questo si era
preparato indossando un’aderente maglia impermeabile. L’interno era in un pile
leggero, l’esterno, nero, quasi plastificato. Riscaldava in modo improponibile,
ma lo lasciava altrettanto asciutto.
In mano teneva un
bastone, accuratamente levigato, e davanti a lui stava il suo Waevile, per
nulla infastidito dal temporale che si era appena scatenato.
Spostò di nuovo una delle
ciocche di capelli, ostinatamente decisa a metterglisi davanti agli occhi. La
maglia nera e gli stretti pantaloni dello stesso colore, assieme alle scarpe da
trekking grigie, rendevano la sua figura quasi evanescente nel grigiore della
giornata. L’unica nota che lo faceva spiccare nel paesaggio erano i suoi capelli,
rossi come fiamme vive, poco più lunghi delle spalle. Li teneva legati in un
semplice codino lungo qualche centimetro. Rialzò il bastone verso Weavile, il
Pokémon sfoderò a sua volta gli affilati artigli lanciandosi all’assalto. La tranquillità del
percorso 27, diviso dal mare da Borgo Foglianova, gli permetteva di allenarsi
senza intralcio alcuno. Silver schivò basso l’attacco del proprio Pokémon,
lasciando che quello gli passasse sopra e gli finisse alle spalle, dopodiché si
voltò, rapido, caricando con il bastone il Pokémon Lamartigli, che parò il
colpo incrociando entrambe le zampe sopra la sua testa. Era il sesto round
d’allenamento della giornata, iniziata la mattina a un’ora dall’alba.
Il cielo era già scuro, e
Silver si era dovuto muovere più silenziosamente del solito per prepararsi ed
uscire. Gold era sparito da giorni, ma Chris c’era, e il ragazzo aveva notato
quanto leggero il suo sonno fosse di solito. Per questo si era lavato nel
silenzio assoluto e si era permesso di respirare con tranquillità solo quando
si era trovato fuori dalla portata dell’orecchio della ragazza.
Quindi aveva iniziato ad
allenarsi.
Ininterrottamente.
Dopo il quarto round una
pausa era stata obbligatoria, e il cibo che si era portato, rovistando casualmente
nel frigo, era sparito nei loro stomaci; poi avevano ripreso, ed era arrivata
la pioggia.
“Ultimi due round,
Weavile, non abbassare la guardia”
La sua voce era calma,
senza traccia della stanchezza che invece sentiva in braccia e gambe. Tentò un
altro affondo, che il suo avversario evitò spingendosi indietro, ma che colpirono
gli artigli del Pokémon e che incisero il legno della sua scadente arma.
Approfittando della distanza ravvicinata fece mulinare il ramo, spingendo il
Pokémon buio a qualche metro indietro.
Rapido corse contro il
Pokémon, che aspettò l’ultimo istante per spostarsi e colpire verso le gambe. Per
quanto fosse un allenamento e nessuno dei due intendesse ferire seriamente
l’altro, gli artigli del Pokémon squarciarono il tessuto dei pantaloni,
lasciando sottili scie rosse al suo passaggio. Non avrebbe potuto comunque
affondare ulteriormente, il giovane dagli occhi che parevano argento liquido si
era già spostato, rotolando su un fianco e posizionandosi con un ginocchio a
terra, il bastone davanti a sé.
Weavile si bloccò,
guardando gli artigli con aria spiaciuta. Silver si rialzò sospirando.
“Per oggi può bastare...
Devo cambiare pantaloni. O farli rammendare”
Caricò il peso sulla
gamba, nessun problema. Passò una mano sulla cresta del Pokémon.
“Tutto a posto. Siamo stati
bravi”
Allenarsi coi pesi alle
caviglie, in corsa era ovviamente necessario ma si rivelava inutile se non si
sapevano coordinare le proprie capacità motorie e sfruttare i risultati che ne
derivavano. Per questo almeno ogni tre giorni era doveroso un simile
allenamento.
Fece rientrare il Pokémon
nella sfera, avvicinandosi alla riva del tratto di mare che lo divideva da
Borgo Foglianova. Per qualche istante osservò la furia degli elementi, fulmini
lontani e nuvole che s’illuminavano di viola, rendendo il mare un’informe massa
grigia dalle mille tonalità. Poi prese la sfera di Feraligatr, facendo uscire
il gigantesco Pokémon Mascellone, che si beò per qualche istante della pioggia
che lo bagnava.
“Ho bisogno di un
passaggio” disse sorridendo.
Mentre il rettile si
chinava ad osservarlo, annuì contento, entrando in acqua e lasciando che il
ragazzo, ormai quasi un uomo, gli salisse sulla groppa.
Una traghettata di
qualche minuto, che il ragazzo fece immergendo i piedi nudi nell’acqua, in modo
che i lievi tagli fossero disinfettati dal sale. Quando tutto finì si rimise le
scarpe e si avviò verso casa, quando il Pokégear squillò. Per un attimo pensò
fosse una nuova richiesta di Lance, ma il numero che vide lo sorprese.
Con la testa lentamente
inclinata ed ormai più zuppo di quanto potesse sospettare di essere, Silver
rispose alla chiamata del Professor Samuel Oak.
Chris era stesa sul
divano, col telecomando in mano, premendo compulsivamente sul tasto per
cambiare canale, dato che non trasmettevano assolutamente nulla di più
stimolante del solito talk show con le star del cinema di Unima. Sbuffò, mentre
si guardava attorno.
Era tutto così fermo,
così grigio. Il cielo, proprio fuori dalla finestra che aveva a pochi metri,
era terso di nuvole grigie che, rancorose e piene di sé, gettavano acqua su ciò
che sovrastavano. Fuori era cominciata una lunga tempesta, ma in tv il meteo
aveva detto che non sarebbe durata più di un paio di giorni. Johto era un
ottimo posto per vivere anche per quel motivo: il tempo era quasi sempre bello,
perchè il vento che soffiava dal mare allontanava le nuvole nere e dense.
Quel giorno però si
dovette accontentare di starsene in casa, al buio. Forse era meglio accendere
la piantana che avevano comprato e disposto accanto alla televisione. Si alzò,
ed eseguì, e vide la luce inondare l'ambiente.
Per un momento si sentì
più calda.
Pensò che forse avrebbe
potuto accendere il camino, quindi prese qualche ceppo dalla legnaia piccolina
che Silver aveva costruito, proprio di fianco alla porta d’ingresso, e lo
piazzò nel caminetto.
"Un fiammifero ed un
po' di carta". Era quello che le serviva.
Infilò di nuovo le
scarpe, dato che quando stava sul divano sentiva quell'impulso necessario di
alzare i piedi e metterli tra i cuscini, specialmente quando faceva così
freddo. Dopodichè si diresse in cucina.
La carta era a portata di
mano, spesso i tre, o meglio lei e Silver, lasciavano foglietti volanti per
comunicare qualcosa da fare. Gold in quella casa era solo un ospite con
privilegi.
Come un fantasma, pensò
Crystal. Ma un fantasma parecchio carino.
Le mancava. Non riusciva
a capacitarsi del fatto che il ragazzo fosse cresciuto. Certo era ancora un
bambinone, un immaturo che provava tante, troppe difficoltà a fare la persona
seria.
Tuttavia, era pur vero
che se non fosse stato così non gli avrebbe voluto così tanto bene.
Sospirò, accorgendosi di
divagare fin troppo, andò vicino ai fornelli e prese un accendino.
Pazienza per i
fiammiferi, non li trovava.
Tornò nel soggiorno e
tolse di nuovo le scarpe, ponendole accanto al divano ordinatamente, l'una
accanto all'altra.
Quindi fece quello che
era in suo potere per accendere quel fuoco, e ci riuscì.
Le piaceva il camino. Il
calore che fuoriusciva dall'apertura in muratura le scaldava il volto, donando
alla pelle chiara della ragazza una patina arancione.
Quello scoppiettava, e Chris
si sedette sul tappeto, per poter godere in pieno di tutto quel calore.
Adorava quel tappeto. Era
parecchio morbido.
Si allungò sul divano,
per prendere il telecomando.
"Magari un
telegiornale..." disse tra sé e sé. Girò, e vide delle immagini molto
particolari.
Una cronista, che in
sovrimpressione era presentata dalla grafica come Tea, era ripresa durante una
violenta tempesta di vento. Non sapeva dove si trovasse.
“...Proseguono nella regione di Hoenn violenti terremoti. Lo sciame
sismico di natura sconosciuta che si è abbattuto sulla regione è in crescendo
d’intensità, tanto che la città di Forestopoli è stata in larga misura evacuata
e la palestra chiusa. Altri disagi si riscontrano nell’isola di Ceneride, dove
il livello del mare si sta pericolosamente alzando. Per maggiori dettagli vi
rimandiamo allo speciale...”
"Dannazione..."
sospirò la ragazza. Le era difficile pensare che le persone, ormai nel 2014,
fossero costrette dalla natura a vivere in quel modo.
"Questo accade
perchè la Terra si riprende ciò che gli abbiamo rubato" fece Silver, alle
sue spalle.
Lei si girò di scatto e
lo vide. Il ragazzo indossava un pantalone nero, fradicio quanto l’aderente
maglia dello stesso colore. I capelli erano cresciuti un po’ e Chris faticava
ad abituarsi al codino che il ragazzo portava, nel tentativo di trovare la
voglia di andare a tagliarli. Si era offerta le stessa di tagliarli, una volta,
ma quello aveva rifiutato, toccandosi i capelli e abbassando lo sguardo. Gli
occhi erano piccoli, come strette fessure, da cui un barlume argentato inviava
lo sguardo a Chris, che lo riceveva nelle sue iridi cristalline.
"Ciao... sei
tornato" osservò lei, alzandosi dal tappeto. Lui le si avvicinò e le diede
un bacio sulla guancia.
"Ciao Chris... mi ha
chiamato il Professor Oak. Dobbiamo assolutamente andare ad Hoenn..."
"Hoenn?!" esclamò lei, sorpresa.
"Hoenn?!" esclamò lei, sorpresa.
Intanto il cellulare
squillò. Era sicuramente Elm, che aveva dimenticato di dirle qualcosa, sbadato che
non era altro. Si sarebbe dovuta impegnare a capire le sue parole da
raffreddato e, se da vicino si era dimostrata un'impresa capire le sue parole,
al telefono sarebbe stato davvero impossibile.
"Un momento"
fece lei, andando a prendere il cellulare dalla tasca del camice,
sull'appendiabiti. I piedi scalzi facevano uno strano rumore sul cotto delle
piastrelle, che le parevano freddissime in confronto al tappeto morbido e caldo
davanti al camino. Difatti prese il telefono e tornò davanti al camino, di fronte
Silver.
Lui la guardava mentre
scorreva il dito sullo schermo per rispondere."Pronto?" chiese.
"Crystal? Sono il
Professor Oak"
La ragazza spalancò gli
occhi, e mise in vivavoce. "Salve... salve Professor Oak. Che posso fare
per lei?"
"Ho già avvertito Silver, di questa cosa. Purtroppo ad Hoenn stanno succedendo cose un po' difficili da sostenere per le persone e le normali forze dell'ordine non riescono a controllare determinate faccende"
"I terremoti, già... ma sarebbe difficile riuscire a gestirli appieno... non vedo come sopperire a tale problema del resto"
"Catturando il Pokémon che li causa per esempio"
"Pokémon? Non starà mica parlando di..."
"Groudon" s'inserì Silver. La ragazza lo guardò.
"Silver è lì?" chiese Oak. "Meglio, ti potrà spiegare le cose con un po' più di criterio, dato che adesso vado davvero di fretta. Stiamo cercando di aiutare la gente e tra pochi minuti comincerà una riunione con il consiglio della Lega Pokémon di Hoenn. Stiamo cercando di arginare i problemi, di aiutare la gente e gli sfollati. I primi terremoti non sono stati tanto distruttivi quanto quelli che Groudon precedentemente ha provocato, e quindi possiamo ancora aiutare qualcuno"
"Beh... mi farò spiegare tutto da... da Silver"
"Ho già avvertito Silver, di questa cosa. Purtroppo ad Hoenn stanno succedendo cose un po' difficili da sostenere per le persone e le normali forze dell'ordine non riescono a controllare determinate faccende"
"I terremoti, già... ma sarebbe difficile riuscire a gestirli appieno... non vedo come sopperire a tale problema del resto"
"Catturando il Pokémon che li causa per esempio"
"Pokémon? Non starà mica parlando di..."
"Groudon" s'inserì Silver. La ragazza lo guardò.
"Silver è lì?" chiese Oak. "Meglio, ti potrà spiegare le cose con un po' più di criterio, dato che adesso vado davvero di fretta. Stiamo cercando di aiutare la gente e tra pochi minuti comincerà una riunione con il consiglio della Lega Pokémon di Hoenn. Stiamo cercando di arginare i problemi, di aiutare la gente e gli sfollati. I primi terremoti non sono stati tanto distruttivi quanto quelli che Groudon precedentemente ha provocato, e quindi possiamo ancora aiutare qualcuno"
"Beh... mi farò spiegare tutto da... da Silver"
"Andate ad Olivinopoli e presentate la vostra scheda allenatore. Sono
stati già avvertiti di tutto, lì, un aliscafo vi porterà qui. Hoenn è parecchio
lontana, ci vorrà qualche giorno di navigazione. Speriamo che il vostro arrivo
non sia tardivo. Qui c'é gente che ha bisogno di voi"
"Ci conti, Professor
Oak. Arrivederci"
"A presto" sospirò lei, guardando Silver negli occhi. Lui rimase in silenzio, il volto riflessivo come sempre, le labbra contratte. "Puoi spiegarmi meglio, per favore?"
"A presto" sospirò lei, guardando Silver negli occhi. Lui rimase in silenzio, il volto riflessivo come sempre, le labbra contratte. "Puoi spiegarmi meglio, per favore?"
La voce della ragazza
rimbombò nella casa, silenziosa al massimo, tranne che per qualche schioppo del
fuoco nel camino.
Silver andò verso la
cucina, silenzioso, aprì l’anta di un mobile e prese un bicchiere, che riempì d’acqua.
“Dobbiamo andare a Hoenn.
Tu devi catturare Groudon”
“Eh?! Io?! E perché?! Non ci sono Ruby e Sapphire lì? E Rald? Dov’è Emerald?”
“Eh?! Io?! E perché?! Non ci sono Ruby e Sapphire lì? E Rald? Dov’è Emerald?”
“I Dexholders di Hoenn
sembrano essere spariti. Non si sa che fine abbiano fatto. L’unica cosa che
sappiamo è che le scie sismiche sono provocate da un Pokémon potentissimo, e
l’indiziato numero uno non può che essere Groudon”
“Indubbiamente...”
sospirò Crystal.
“Oak ci ha contattati
perché c’è in ballo molto. La vita delle persone. E tu sei una maestra della
cattura... Conosci bene tutte le tecniche per far sì che la Pokéball non
oscilli troppo quando cerchi di terminarne una”
La voce di Silver
graffiava fredda quel silenzio ed entrava sinuosa in lei. “Dobbiamo andare”
Lui annuì, ma vedeva una
traccia di timore all’interno del suo sguardo.
“E Gold? Dovremmo avvertirlo!”
“Il Professor Oak ha provato a chiamarlo, ma non è riuscito a contattarlo”
“Beh” sorrise leggermente Crystal. Prese un po’ di carta ed una penna.
“Il Professor Oak ha provato a chiamarlo, ma non è riuscito a contattarlo”
“Beh” sorrise leggermente Crystal. Prese un po’ di carta ed una penna.
“Siamo ad Hoenn. DEVI raggiungerci
Chris."
Chris."
Accanto al nome tracciò la sagoma di un cuoricino.
“Credo che questo lo
debba leggere per forza” disse, mettendolo per terra, davanti al frigorifero.
“Direi di sì” sorrise
Silver.
Crystal entrò in stanza
e, dopo essersi spogliata e lavata, si vestì. Indossò una maglietta lunga a
righe beige e marroni orizzontali. Le andava parecchio bene.
Sotto un pantaloncino
marrone. Le calze accarezzavano la sua pelle e terminavano in un paio di
stivali dello stesso colore dei calzoncini. In testa un berretto alla francese,
dal quale uscivano i classici codini che soleva utilizzare quando acconciava i
capelli.
Un po’ di mascara, un po’
di lucidalabbra, quindi preparò la borsa e raggiunse Silver in salone. Pensava,
rimuginava a bassa voce. Sul divano, il rosso aveva le sue sei Pokéball.
“Che fai?”
“Scelgo i tre Pokémon da portare con noi”
“Tre?! E gli altri?!”
“Oak mi ha spiegato che dobbiamo portare soltanto tre tra i nostri Pokémon, dato che agiremo sotto copertura”
“Come mai?”
“Perché stiamo per catturare Groudon, un Pokémon leggendario, che ingolosirebbe persone pericolose”
“Parli del Team Magma e del Team Idro?”
Quello annuì.
“Scelgo i tre Pokémon da portare con noi”
“Tre?! E gli altri?!”
“Oak mi ha spiegato che dobbiamo portare soltanto tre tra i nostri Pokémon, dato che agiremo sotto copertura”
“Come mai?”
“Perché stiamo per catturare Groudon, un Pokémon leggendario, che ingolosirebbe persone pericolose”
“Parli del Team Magma e del Team Idro?”
Quello annuì.
“Ma i loro capi sono
morti, o sbaglio?”
“Il problema non sono le persone, Chris. In casi particolari, i problemi sono le idee che queste persone portano a spasso. Le idee che li utilizzano come contenitori”
“Qualcuno potrebbe essere più fanatico di loro, in effetti”
“Il problema non sono le persone, Chris. In casi particolari, i problemi sono le idee che queste persone portano a spasso. Le idee che li utilizzano come contenitori”
“Qualcuno potrebbe essere più fanatico di loro, in effetti”
“Già. Perciò è meglio non
mostrare i nostri Pokémon originali, ma portarne qualcuno solo per evenienza.
Cattureremo qualche esemplare locale e lo alleneremo per bene. Questo desterà
meno sospetti. Inoltre ci farà bene tornare sugli scudi” chiuse con un sorriso.
“Beh... dovrò
cautelarmi...” fece quella. Poggiò sull’isola centrale della cucina le sei Pokèball.
“Meganee... Hitmonee...e
Xatee. Perfetto. Mi spiace per gli altri, però...”. E così Crystal decise di
portare con sé Meganium, Hitmonlee ed il suo Xatu.
“Non pensare in questo
modo. Hai bisogno di loro, quindi fattelo bastare. Io porterò Ferligatr,
Weavile e Gyarados. Corro a fare le valigie. E...” il ragazzo si bloccò un
attimo, toccandosi nuovamente i capelli. “Puoi aiutarmi a sistemarli?” chiese
infine con lo sguardo basso.
Fu così che i due si
imbarcarono sulla MN GIULIA. Il tempo fuori era pessimo, ma all’orizzonte le
nuvole si erano diradate, donando ai due ragazzi un lieve stralcio di tramonto.
Crystal era stanca,
seduta accanto al compagno di viaggio. Poggiava i piedi sul sedile di fronte,
poche persone raggiungevano Hoenn dopo le notizie del telegiornale, con la
conseguenza che la motonave era quasi deserta.
Silver rimaneva a braccia
conserte, guardava il mare davanti a sé mentre lo sguardo si rimpiccioliva. Si
era cambiato d’abito, il nero aveva abbandonato il suo guardaroba facendo largo
ad un più anonimo grigio. Pantaloni larghi e felpa con zip, che lasciava
intravedere una maglia candida. I capelli erano adesso accorciati di qualche
centimetro, fino a sfiorare le spalle, nel taglio che lo aveva sempre
caratterizzato. Il suo naso coglieva la fragranza dolce e delicata dei capelli
di Crystal. Lentamente quella poggiò la testa sulla spalla del ragazzo e si
addormentò.
Lui sorrise. Era stanca,
lavorava e faceva tanto. La stimava molto e, per quanto gli costasse ammettere
di provare delle emozioni e delle preferenze, la ragazza le piaceva. Poggiò la
testa sulla sua e si lasciò cullare dall’incedere della nave tra le onde.
Verso qualcosa che andava
oltre l’orizzonte.
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