Sera a tutti. Fuori oggi il terzo capitolo di Hoenn's Crysis.
I nostri eroi stanno per tuffarsi a capofitto nell'avventura, e finalmente troviamo un po' d'azione.
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A martedì con la prossima uscita!
Andy Black
I ragazzi erano appena
usciti dalle cascate meteora ed il sole si era leggermente abbassato. La notte
stava per avvicinarsi e loro erano fuori alla grotta franata da poco.
“Lì c’è una casa” notò
Crystal.
“Già...”
“Proviamo a vedere se hanno bisogno di aiuto... In fondo è davvero vicina alla grotta, potrebbe aver subito danni”
“Proviamo a vedere se hanno bisogno di aiuto... In fondo è davvero vicina alla grotta, potrebbe aver subito danni”
Oltrepassarono il
nastro di delimitazione e si avviarono verso quell’abitazione.
Era una casetta non
molto grande, un po’ anonima, dal tetto verde, interamente costruita in legno.
Pochi metri dietro c’era un piccolo fiumiciattolo e, a qualche passo di
distanza, degli alberi di Baccapesca avevano piantato le radici. Chris
riconobbe quanto quel posto fosse fertile per la crescita di tali alberi da
frutto.
Si avvicinarono alla
casa, e dopo aver bussato, sentirono dei passi raggiungerli.
La porta si aprì, ed i
due scorsero una donna ad accoglierli.
Non era molto alta,
tuttavia era magra. Il volto era solido, gli zigomi ben definiti, come le
labbra. Sulla punta del naso altezzoso vi stavano un paio di lenti molto spesse
che non nascondevano il colore corvino dei suoi occhi. La bandana che portava
sulla fronte mal celava il rosso dei suoi capelli, che si intersecava in due
trecce che gli pendevano ai lati della testa.
Vestiva abbastanza
casual, per stare comoda, un vestito verde, lungo, sopra ad una maglietta nera
ed un paio di pantacollant dello stesso colore.
“Salve” disse la
donna, confusa. “Posso fare qualcosa per voi?”
Appoggiata allo stipite, la padrona di casa non riusciva a celare il grosso disordine che il terremoto probabilmente aveva sparso in casa sua.
Appoggiata allo stipite, la padrona di casa non riusciva a celare il grosso disordine che il terremoto probabilmente aveva sparso in casa sua.
“Salve” sorrise
Silver, toccandosi la sciarpa dello stesso colore degli occhi. “Io e la mia
fidanzata stavamo facendo un giro da queste parti. Non è che per caso conosce
ciò che è successo alle cascate? Noi siamo di Johto, ed abbiamo fatto un
viaggio per vedere Hoenn e tutto il resto ma... ma è crollato” fece lui,
stringendo la mano a Crystal, che non poté fare a meno di arrossire.
“Oh... beh... ci sono stati dei violenti terremoti, ed uno ha colpito proprio questa zona”
“Oh... beh... ci sono stati dei violenti terremoti, ed uno ha colpito proprio questa zona”
“Ecco perché casa sua
è tutta sottosopra” rispose la Dexholder.
“In realtà casa mia
non ha risentito quasi per niente dell’attività sismica... posso offrirvi
qualcosa?”
“... volentieri...” Crystal si ravvide comprendendo che quel caos non fosse opera del terremoto.
“... volentieri...” Crystal si ravvide comprendendo che quel caos non fosse opera del terremoto.
Alla fine però entrarono
in casa.
“Comunque io sono
Sil... van, e lei è Christine...” tentennò per un momento il ragazzo,
spostandosi un ciuffo purpureo dagli occhi.
“Lanette, molto
piacere. Va bene un succo di frutta?”
“Hey, aspetta... Hai
detto Lanette?!” esclamò Crystal. Scambiò poi uno sguardo con Silver.
“Sì, perché? Mi
conoscete per il sistema di memoria Pokémon?”
“No... in realtà è
stato il Professor Oak a nominarti... prima”
“Conoscete Oak di persona?” si bloccò lei, all’improvviso, fissando i due forestieri.
“Conoscete Oak di persona?” si bloccò lei, all’improvviso, fissando i due forestieri.
“Direi di sì”
“Come?”
“Beh, siccome conosci Oak non abbiamo motivo di mentirti. Noi siamo Dexholders, e stiamo indagando su questi terremoti. La nostra missione è catturare Groudon”
“Come?”
“Beh, siccome conosci Oak non abbiamo motivo di mentirti. Noi siamo Dexholders, e stiamo indagando su questi terremoti. La nostra missione è catturare Groudon”
“Oh... quindi siete
voi i due ragazzi prescelti dalla commissione e dal Professor Oak”
“Commissione?”
“Sì... Beh, la Lega di Hoenn possiede una commissione che prende le decisioni più importanti in caso di eventi gravi, proprio come questo. Assieme alla massima autorità nel mondo Pokémon hanno deciso di chiamare voi. Silver e Crystal, giusto?”
“Già”
Poi Lanette rise. “Silvan e Christine... Che fantasia... Beh, spero accettiate lo stesso il succo di frutta”
Silver sorrise, e si guardò attorno. C’era un disordine assurdo. Fogli, e libri sparsi per terra e su svariate mensole e credenze, quattro tavoli ricoperti di marchingegni elettronici e computer schiacciavano su di un pavimento fatto di assi di legno un tappeto all’apparenza pregiato.
“Commissione?”
“Sì... Beh, la Lega di Hoenn possiede una commissione che prende le decisioni più importanti in caso di eventi gravi, proprio come questo. Assieme alla massima autorità nel mondo Pokémon hanno deciso di chiamare voi. Silver e Crystal, giusto?”
“Già”
Poi Lanette rise. “Silvan e Christine... Che fantasia... Beh, spero accettiate lo stesso il succo di frutta”
Silver sorrise, e si guardò attorno. C’era un disordine assurdo. Fogli, e libri sparsi per terra e su svariate mensole e credenze, quattro tavoli ricoperti di marchingegni elettronici e computer schiacciavano su di un pavimento fatto di assi di legno un tappeto all’apparenza pregiato.
“Come mai avete
accettato?” chiese poi.
Crystal guardò Silver
e si caricò della responsabilità di ciò che stava per dire.
“Beh, Lanette... Non
tutti hanno un rapporto buono con i Pokémon come noi. Siamo in grado di andare
oltre le apparenze, di non guardare solo alla potenza dei nostri amici, ma di
caricarli attraverso sentimenti quali l’orgoglio, o l’amicizia. Ecco... È per
questo che siamo Allenatori: li alleniamo a spingere fuori il meglio di loro”
“E perché non qualcun
altro?”
“Credo perché possediamo il Pokédex. Questo ci rende in un certo senso speciali. Ma non ci giurerei. Bisognerebbe chiederlo al Professor Oak”
“Credo perché possediamo il Pokédex. Questo ci rende in un certo senso speciali. Ma non ci giurerei. Bisognerebbe chiederlo al Professor Oak”
“Già... A proposito,
dovrei contattarlo per dirgli che siete passati... Ma la linea telefonica è
bloccata. Dovrei andare a fare una riparazione ad un cavo che si è spezzato.
Che ne dite di accompagnarmi?”
“Certamente!”
“Certamente!”
E così i tre si
recarono al posto. Per la strada, che dovettero percorrere a piedi, Silver
decise che era il caso di allenare il proprio Grovyle, e quindi lo tirò fuori
dalla sfera.
Crystal invece non fu
dello stesso parere, anzi. Le importava più stare attenta a dove metteva i
piedi, dato che i suoi stivali affondavano quasi totalmente nella cenere del
Monte Camino.
“Qui è sempre così?” chiese a Lanette.
“Qui è sempre così?” chiese a Lanette.
“Sì, di solito qui la
cenere cade come neve dalla cima del vulcano. Il Monte Camino è attivo da
parecchi anni ormai, e spesso erutta, creando nuovi crateri sui suoi versanti
scoscesi. Brunifoglia è nata così. Dopo una grande eruzione, il terreno fu reso
fertile dall’enorme quantità di cenere che si riversò dal vulcano, e così, anni
dopo, si è formata una comunità basata sull’agricoltura di vari prodotti. Da lì
in poi Brunifoglia è diventata un paese”
“Guarda un po’ tu...”
“Già... ma temiamo che Groudon possa distruggere tutti questi paesi... non è stato saggio costruire delle città così vicine ad un vulcano”
“Già... ma temiamo che Groudon possa distruggere tutti questi paesi... non è stato saggio costruire delle città così vicine ad un vulcano”
“Potrebbe?!” si stupì
Crystal.
“Potrebbe fare di
peggio pure. Potrebbe distruggerci tutti. Può controllare la terra a suo
piacimento, i continenti si muovono quando lo fa lui, ed i vulcani nascono
quando nasce lui”
“Ricorda un po’ Entei”
“Entei? È un Pokémon rarissimo, Crys. Tu lo hai visto?”
Lei annuì.
“Ricorda un po’ Entei”
“Entei? È un Pokémon rarissimo, Crys. Tu lo hai visto?”
Lei annuì.
“Interessante.
Potremmo parlarne più tardi...” faceva Lanette, trascinandosi addosso un
pesante cavo d’acciaio, mentre aveva chiesto a Silver la gentilezza di
portargli la cassetta con gli attrezzi necessari per la riparazione.
“Cosa avrebbe spinto
Groudon a svegliarsi?” chiese proprio il ragazzo. Lanette si girò e lo guardò.
“Nessuno lo sa.
Tuttavia c’è chi pensa che si svegli quando sta per accadere qualcosa di
grave... sai, i Pokémon hanno un istinto molto forte e queste cose le sentono”
Silver sospirò, non
trovando alcuna soddisfazione nella risposta della donna.
E dopo aver lottato
almeno una ventina di volte contro qualche Spinda ed uno Skarmoy, Grovyle e
Silver videro Lanette esultare.
“È quello il palo da
riparare! Forza, diamoci da fare!”
Lei si avviò avanti e
poi prese una sfera. “Vai, Tropius!”
Un enorme dinosauro
ricoperto da foglie di banano si accostò alla donna, abbassando il collo fino
al terreno per avere una carezza.
Crystal sussultò
quando la vide arrivare a più di sei metri d’altezza. Un cavo era praticamente
spezzato, e andava sostituito.
“Il lavoro qui mi
porterà via un paio d’ore... sono da sola. Perché non andate a farvi un giro, o
vi allenate?” urlò, aggrappata al palo di legno.
Silver gli fece segno
di sì, e così assieme alla ragazza si allontanò.
Camminavano
lentamente, ed osservavano da lontano il deserto di Hoenn. Era un posto
particolare e Crystal rimase subito affascinata dal modo in cui l’erba pulita e
verde di quella regione lasciasse il posto alla sabbia fine e dorata.
“Meglio non entrare
qui” osservò lei.
“Già... Forse è meglio.
Che vogliamo fare?”
“Non lo so... potremmo fare un giro o...”
“Vogliamo fare una lotta?”
“Non lo so... potremmo fare un giro o...”
“Vogliamo fare una lotta?”
“Una lotta?! Perché
vuoi lottare con me?” si avvilì la bella.
“Non voglio di certo
fare del male a te o al tuo Pokémon, Crys. Voglio solo fare un po’ di allenamento”
“Beh...”
”Eddai” sorrise lui, stringendola a sé. Non notò minimamente il fatto che Crystal diventasse paonazza in volto.
”Eddai” sorrise lui, stringendola a sé. Non notò minimamente il fatto che Crystal diventasse paonazza in volto.
“O-okay...”
“Perfetto. Allora
cominciamo!”
Il vento si stava
alzando, il Natale era vicino ed il caldo era sensibilmente esagerato per quei periodi.
Qualche granello di sabbia lasciava il terreno per volare verso i ragazzi. Crys
voltò la visiera del berretto in direzione del vento assalitore, per
proteggersi gli occhi, quindi mise mano alla Pokéball.
“Vai Marshee!” la sua
voce tremava, e si allontanava nel vento.
“Grovyle, scelgo te!”
Il Pokémon d’erba
stava basso sulle quattro zampe, mentre Marshtomp era dritto. L’espressione sul
volto del Pokémon d’acqua era gioviale, pareva quasi non avesse capito che si
trovasse in una lotta.
“Grovyle, cominciamo,
vai con Fendifoglia!”
La mente di Crys elaborò velocemente i dati necessari: Fendifoglia, mossa d’erba, Marshtomp acqua terra, superefficace. Evitare.
La mente di Crys elaborò velocemente i dati necessari: Fendifoglia, mossa d’erba, Marshtomp acqua terra, superefficace. Evitare.
“Marshee! Vai con
Fossa!”
E mentre Grovyle si
avvicinava con la velocità di un ninja, pronto ad affondare le foglie taglienti
sul suo avambraccio nel corpo dell’avversario, questi si tuffò a capofitto nel
terreno, e sparì.
“Grovyle... dobbiamo
sentire bene ciò che sta per succedere. Lui ti colpirà, proprio da sotto.
Quindi noi ci difendiamo. Spargi del sonnifero attorno a te”
“Dannato Silver!
Grovyle, esci, e quindi vai con Pantanobomba!”
Quello sbucò da
lontano, saltò in aria, e dalla sua bocca partì una sfera grossa e voluminosa,
ricca di fango. La traiettoria aveva come
obiettivo proprio Grovyle.
“Agilità, Grovyle!”
E quindi, fu semplice
per il Pokémon Legnogeco schivare il colpo del contendente alla vittoria di
quella sfida.
Silver sorrideva,
sorpreso della tenacia e della bravura di Crystal. Lei invece non era
assolutamente shoccata dalla bravura tattica del rosso. Lo guardava, era
tranquillo, dritto nel suo cappotto nero con la sciarpa argentea avvolta
attorno al collo. I capelli che si muovevano in corrispondenza del tempo, le
mani in tasca.
Proprio l’esatto
contrario della ragazza, che in quel momento avrebbe reagito con un calcio alla
Chuck Norris se qualcuno le avesse toccato le spalle da dietro. Era lievemente
flessa in avanti, la visiera del cappello davanti allo sguardo e le code che
aveva accanto alla testa che si muovevano con l’andare del vento. I denti
stretti, i pugni pure, sembrava un portiere di calcio che dovesse parare un
rigore. Tuttavia Silver un
portiere con quel fisico sinuoso non l’aveva mai visto. Il vento spingeva la
maglietta lunga della ragazza contro il suo corpo, delineandone le forme,
quelle che adocchiava di tanto in tanto quando fuggiva timida dal bagno alla
sua stanza avvolta in un lungo asciugamani bianco. Dal basso verso l’alto il
suo sguardo la attraversava come una nave attraversa l’oceano. Le gambe, lunghe
ed affusolate si inspessivano in prossimità delle cosce, per poi sparire sotto
i pantaloncini. La curva dei suoi fianchi si rimpolpava ulteriormente per poi
affinarsi al punto vita. Di nuovo morbide curve adornavano il corpo della
ragazza in corrispondenza dei seni, e qui Silver badò bene a non stare a
fissare per troppo tempo. Infine la linea si assottigliava di più sul collo
scoperto. Lo sguardo si poggiò sulle labbra e vi si perse totalmente, in un
caleidoscopio di pensieri più o meno nobili.
Era attratto da quella
ragazza, Silver. Così attratto che non la sentì mentre impartiva gli ordini al
suo Marshtomp.
“Vai con Riduttore,
Marshee!”
Quest’ultimo non era
veloce come l’avversario, ma era decisamente più forte negli attacchi fisici, e
si gettò con tutta la forza che possedeva contro l’avversario, facendolo
ruzzolare qualche metro dietro.
Silver si riprese da
quello stato di adorazione e cercò di reagire.
“Vai con Attacco
Rapido!”
Marshtomp stava
indietreggiando, e non si aspettava minimamente la contromossa dell’avversario,
soprattutto così diretta; d’improvviso fu colpito da un attacco di corpo molto
veloce, e si ritrovò per terra.
“Marshee! Stai bene?!”
urlò Crystal, preoccupata. Silver sorrise, notando la dolcezza di quella.
“Sta bene. Grovile,
cerchiamo di finirla con un Tagliofuria!”
Quello si gettò sull’avversario, cominciando a fendere con le lame taglienti poste sulle braccia la sua pelle viscida.
Quello si gettò sull’avversario, cominciando a fendere con le lame taglienti poste sulle braccia la sua pelle viscida.
“No, Marshee! Vai con
Pistolacqua!”
Ancora steso, da
terra, Marshtomp lasciò partire un grande flusso d’acqua, che però Grovyle
evitò con velocità.
“Di nuovo Tagliofuria!”
Ed ancora Grovyle
attaccò il Pokémon d’acqua, stavolta con maggiore intensità.
“Pazienza!” urlò
Crystal.
“Dannazione! Attacca
con più forza!”
Il Pokémon Legnogeco
colpì sempre più forte l’avversario. Marshtomp tuttavia sembrava in grado di
subire altri colpi.
“Pazienza ancora!”
”Abbattiamolo!” urlò ancora Silver. Aveva perso la sua compostezza e adesso pareva molto preso dallo scontro.
”Abbattiamolo!” urlò ancora Silver. Aveva perso la sua compostezza e adesso pareva molto preso dallo scontro.
“Pazienza!”
E stavolta l’attacco
di Silver colpì davvero forte, tanto che si sentirono le urla di Marshtomp, ed
un’enorme nube di sabbia che si era alzata: senza accorgersene lo scontro si
era spostato nel deserto.
“Ora!” urlò Crystal, e
Marshtomp riapparve dalla nuvola dorata, con un alone rosso attorno, per
sfogare tutti gli attacchi che aveva subito.
Macchie rosse di varie
forme e dimensioni si staccarono dal corpo di Marshee, e si abbatterono su
Grovyle.
“No! Grovyle!” urlò
Silver, sorpreso. Crystal sorrise invece, fiera che la sua strategia fosse
funzionata.
“Ora che Grovyle è
fuori combattimento possiamo andare” fece fiera.
“Rimonta” disse a
bassa voce Silver.
“Puoi ripetere? Non ho
capito”
”Non serve che ripeta”
”Non serve che ripeta”
Grovyle si alzò dalla
sabbia, pieno di lividi, e si gettò su Marshtomp, sorpreso di nuovo da quel
contropiede pazzesco, e fu colpito con forza immane. Quindi ricadde davanti ai
piedi di Crystal, quasi esanime.
“Ed ora Attacco
Rapido!”
E di nuovo Grovyle
caricò Marshtomp, che si sdraiò senza forze per terra. Crystal lo fece
rientrare nella sfera.
“Non... non capisco”
”Non c’è bisogno che tu capisca. Grovyle è un Pokémon d’erba, e in quanto tale trae energia dal sole. E con questo sole, beh...” allontanò la sciarpa dalla gola “...può garantirsi di recuperare un po’ d’energia. Il tuo attacco, in compenso, era fortissimo. E quindi Rimonta mi ha garantito che i punti salute dei nostri Pokémon fossero portati allo stesso livello. Quindi ho voluto spiazzarti con Attacco Rapido. Per quanto la tua fosse un’ottima strategia, basata sulla resistenza e la sopportazione, devi pensare a tutto...”
”Già... per esempio come siamo finiti nel deserto”
Silver abbassò lo sguardo e quindi spalancò gli occhi, di quel grigio puro, quando si rese conto che i suoi stivali affondavano nella sabbia. “Io non mi sono mai mosso dal mio posto...” sbiancò.
”Non c’è bisogno che tu capisca. Grovyle è un Pokémon d’erba, e in quanto tale trae energia dal sole. E con questo sole, beh...” allontanò la sciarpa dalla gola “...può garantirsi di recuperare un po’ d’energia. Il tuo attacco, in compenso, era fortissimo. E quindi Rimonta mi ha garantito che i punti salute dei nostri Pokémon fossero portati allo stesso livello. Quindi ho voluto spiazzarti con Attacco Rapido. Per quanto la tua fosse un’ottima strategia, basata sulla resistenza e la sopportazione, devi pensare a tutto...”
”Già... per esempio come siamo finiti nel deserto”
Silver abbassò lo sguardo e quindi spalancò gli occhi, di quel grigio puro, quando si rese conto che i suoi stivali affondavano nella sabbia. “Io non mi sono mai mosso dal mio posto...” sbiancò.
“Beh, ammetto di
essermi un po’ agitata durante l’incontro. Ma il deserto era a qualche metro da
noi. Ed ora sembra che ci siamo dentro di almeno una ventina di metri!”
“La
desertificazione... Groudon sta cominciando a riappropriarsi di tutto...”
“Dobbiamo
assolutamente fare qualcosa!”
”Cominciamo con l’avvertire Lanette... magari ha finito di riparare il cavo”
”Cominciamo con l’avvertire Lanette... magari ha finito di riparare il cavo”
Ed in effetti il cavo
era stato riparato. Lanette stava scendendo dal grosso palo di legno munito di
scaletta, e sorrise nel vedere arrivare i due Dexholders.
“Perfetto. Ora le
comunicazioni tra l’est e l’ovest di Hoenn dovrebbero essere riprese senza
problemi.
Ed in effetti era
vero. Dalla sua tasca un rumore molto forte reclamò l’attenzione di tutti, come
quando i neonati piangono di dolore, di quel pianto brutto, urlato, rabbioso.
Note strane in
effetti.
“Dovrei cambiare
suoneria, sì” sorrise Lanette, tirando fuori dalla tasca uno strano
apparecchio.
“Che cos’è?” la voce
di Crystal mostrava tutta la sua curiosità.
“È un Holovox. Viene
utilizzato per comunicazioni ad alto potenziale, e trasmette l’immagine
olografica dell’interlocutore a chi ascolta”
”Eh?!”
”Eh?!”
“Crys, è una sorta di
apparecchio cellulare che ti permette di vedere le persone con cui parli”
spiegò Silver.
“Me l’ha portato mia
sorella Colette da Kalos”
“Cosa?!”
“Pensa a rispondere
per il momento, poi scenderemo nei dettagli” tagliò corto il ragazzo dai
capelli fulvi.
Lanette annuì,
armeggiando con lo strumento. Da lì uscì la silhouette di un ragazzo.
Nonostante i colori dell’Holovox appartenessero ad una scala di azzurri, era intuibile il castano dei capelli di
quello, troppo scuro per essere un biondo, ma troppo chiaro per un nero.
“Lanette, finalmente
riesco a contattarti” iniziò lo sconosciuto con aria agitata.
Fu Crystal la prima a
riconoscerlo.
“Bill!” urlò sorpresa.
Erano passati anni da quando si erano visti l’ultima volta. Un periodo
infelice, in cui erano corsi dietro a Jirachi per la salvezza degli altri
Dexholder e di Kanto. E di Gold. Crystal non lo ammetteva apertamente, ma
soprattutto per Gold.
“Uh!?” squittì quello.
“Questa voce... Crys, sei tu? Non sei nel campo visivo dell’Holovox... aspetta,
come mai sei con Lanette?!”
Crystal scambiò
un’occhiata con Silver.
“Lunga storia... Come
mai sei così agitato?”
“Ho sentito cosa sta
succedendo ad Hoenn...” iniziò l’informatico “... e ieri sono stato contattato
da un amico in una regione lontana... Oh ragazzi, non può essere vero, non
potete nemmeno immaginare, cioè, nemmeno io potevo immaginare, quindi
figuriamoci anche voi che non ne sapevate nulla”
“Bill” lo bloccò
Lanette con aria minacciosa “Parla. Subito”
“Eh? Oh, sì.” quello
riprese fiato preparandosi al discorso “Allora... Crystal, Silver, voi due
dovreste avere ben presente Arceus, non è così? Ecco... come dicevo sono stato
contattato da questo ragazzo, il Campione di una regione lontana. Mi ha chiesto
di parlare con Mr. Fuji, riguardo una questione della massima urgenza. Dopo
essere riuscito a metterli in contatto, ho assistito alla loro chiamata.
Parlavano di una leggenda, una leggenda che profetizzava la fine del mondo.”
riprese fiato, la voce che tendeva un po’ ad incrinarsi per lo stress ed il
nervoso, quasi come se lui stesso trovasse tutto ciò ridicolo, ma non potesse
negarne la realtà.
I due dexholder e
Lanette si scambiarono occhiate cariche d’ansia.
“Continua, Bill”
esordì Silver nella telefonata, con gli occhi argentei puntati sul piccolo
ologramma.
“Oh? non siete sole?
Va bene, comunque. La leggenda inizia mille anni fa, con il classico “c’era una
volta”, in questa storia si stava combattendo una guerra ai piedi di un monte,
ed al di sopra di esso si trovava un tempio, popolato da giovani vergini. Fra
queste ve ne era una in particolare. Il suo nome era Prima, ed era la fanciulla
più cara ad Arceus, oltre che suo oracolo. Beh, torniamo comunque alla guerra
sotto il tempio, lì si scontravano i protettori di Arceus, i Templari, ed
un’altra fazione, definita come gli Ingiusti. L’obiettivo di quest’ultimi era
quello di appropriarsi del Cristallo di Arceus, che poteva essere usato per
comunicare con lui... oltre che per evocarlo. La guerra era combattuta e ad
Arceus questo non piaceva, ed un po’ lo capisco, insomma, morti, sangue,
Pokémon che combattevano per uccidere... non è una bella cosa, chiariamolo e
poi”
“Bill” lo riprese
paziente Lanette. “Non stiamo capendo niente...”
“Scusami... cercherò
di continuare mantenendo una linea più... lineare. Insomma, Arceus non era per
niente contento, quindi comunicò alla ragazza di cui parlavo prima, Prima
appunto, che la guerra dovesse cessare e che i Pokémon non fossero armi...
diede un ultimatum di mille anni, piuttosto lungo a dire il vero, durante il
quale ogni lotta avrebbe dovuto fermarsi. Il
messaggio come intuirete non è stato rispettato, i mille anni sono
scaduti...” fece una pausa, cercando il coraggio di pronunciare l’ultima frase
“...e la nostra condanna è stata firmata. Arceus ha iniziato a distruggere
tutto, per questo Groudon si sta risvegliando. Arceus li sta usando per
compiere le sue profezie. Hoenn non è la sola ad essere colpita... Il mondo sta
per essere distrutto” concluse mogio. La sua figura pareva rimpicciolita,
incurvata sotto il peso di quella verità.
I tre si guardarono di
nuovo, i volti più pallidi della cenere che li circondava.
“Bill... è tutto... vero? è tutto vero quello che ci hai detto?”
Quello annuì senza
rispondere. Si passò una mano fra i capelli riccioluti, dando l’impressione di un
bambino, piegato e spaventato.
Il silenzio si era
impadronito del quartetto, prima che Silver riprendesse la conversazione.
“Quanto tempo
abbiamo?” disse con voce atona.
“Mah... nella leggenda
non si parla di una tempistica precisa, dice Mr. Fuji. Ma è chiaro che questo
sarà il nostro ultimo Natale. Se ci arriveremo.”
Crystal sentì il cuore
stringersi. La paura, ma anche Bill la preoccupava. Si era sempre mostrato un
ragazzo allegro. Forse molto ingenuo, ma sempre ottimista, sempre pronto a
vedere il lato positivo delle cose. E invece quello che aveva davanti non era
che un’ombra del ragazzo incontrato ai tempi del suo arruolamento come
dexholder.
“Non preoccuparti” fece
Crystal decisa, prendendo l’Holovox dalle mani di Lanette e guardando Bill
negli occhi. “La nostra missione è catturare Groudon. Ce la faremo. Lo
fermeremo, dopodiché Arceus non avrà modo di scatenare terremoti... Fermeremo
la profezia.”
Fissò Silver, che le
annuì.
Il fallimento era
diventato un’opzione da non poter minimamente contemplare.
Tuttavia Crystal si
avvitò attorno al pensiero che se al suo fianco in quel momento ci fosse stato
Gold sarebbe stato tutto più semplice.
La conversazione durò
qualche altro minuto, dove si scambiarono reciproche informazioni sulla
situazione delle regioni. Amarantopoli, come appresero, era stata distrutta da
Ho-Oh, mentre il trio di uccelli leggendari seminava il panico per Kanto.
Lanette chiuse la
conversazione, tornando verso la sua abitazione, scortata dai due ragazzi.
“La situazione è
peggiore di quanto credessimo” mormorò con aria assorta.
I due annuirono, ma
non dissero nulla. Ognuno valutava la situazione, ipotizzando piani da proporre
all’altro per sistemare la situazione, vedendo come poter bilanciare le loro
squadre e che Pokémon sarebbero stati utili. Valutarono le varie opzioni anche
su quanto avevano visto del suolo della regione, vedendo quali luoghi sarebbero
stati migliore per tendere un’imboscata ai due leggendari.
“Parlavate della
desertificazione?” la ragazza di Hoenn decise di vivacizzare il discorso.
“Non c’è molto da
dire, in realtà... Ma la situazione è pessima, anche se dopo questa telefonata
il pessimo diventa decisamente relativo” fece Silver.
“Non so quanto sarà
durato il nostro allenamento, ma solo durante la nostra sfida, la zona
desertica sarà avanzata di una ventina di metri. Scuramente anche il vento sarà
stato complice, ma...” Crystal lasciò le ultime parole in sospeso. Era chiaro
quali fossero, ma a volte ci si illude che non dire le cose basti a non
renderle del tutto reali.
“Capisco, ne informerò
la commissione, anche se penso che fermare Groudon sarà l’unico modo per
sistemare le cose definitivamente” annuì convinta.
Alla fine raggiunsero
la piccola, disordinata, casa della ragazza.
“Entrate, già che ci
siamo c’è qualcosa che devo consegnarvi”
Mentre i due
guardavano il disordine, sovrano indiscusso della casa, Lanette spostava
scatoloni pieni di parti di computer, cavi e altri oggetti non identificati
sulla cui identità i ragazzi non vollero indagare.
Dopo poco ne riemerse
con tre Holovox.
“Questi sono per voi,
aspettate che li preparo”
Armeggiò un po’ con un
apparecchio per volta, collegandolo al proprio computer e scaricandovi alcuni
dati.
“Bene, adesso
dovrebbero essere pronti. Mi pare avessero detto che dovreste essere in tre...
beh, quando vi ricongiungerete col membro mancante, consegnateglielo. In ognuno
degli Holovox sono segnati i numeri degli altri, di casa mia, del professor Oak
e, vista la situazione, anche di Bill. Non si sa mai, magari riascoltare la profezia potrebbe
esservi di qualche utilità, oppure potreste semplicemente chiamarlo per
ottenere informazioni di altro genere” si prese il mento fra il pollice e
l’indice, mentre ticchettava sul bancone ed osservava gli apparecchi.
“Vorrei poter fare
altro, quindi non esitate a chiamarmi, per qualunque aiuto possiate
richiedermi” disse alzandosi e consegnandogli gli oggetti. Chris si prese in
carica il compito di custodire quello di Gold.
“In realtà c’è
qualcos’altro che potresti fare” le disse Silver “abbiamo bisogno di un posto
dove passare la notte, saprai senza dubbio meglio di noi dove rivolgerci.
L’importante è che sia un posto dove non facciano domande su chi siamo e dove
dobbiamo andare”
Lanette annuì,
pensando ai vari luoghi che offrivano un letto ed un tetto nei paraggi. Poi
sorrise sorniona.
“Ho in mente il posto
giusto per voi.” scribacchiò qualcosa su un foglio.
“Mi auguro che siate
pronti a recitare nuovamente la parte dei fidanzatini, perché quasi tutte le
camere lì sono matrimoniali. La vecchia Cherry non fa domande e anche se le
diceste la verità se ne dimenticherebbe dopo dieci minuti, quindi non credo sia
una minaccia”
Crystal prese in mano
il pezzetto di carta, l’indirizzo corrispondeva ad una dall’alta parte del
paese, il più lontano possibile dalla grotta crollata.
“Ti siamo grati di
tutto, Lanette. Conta su di noi, sistemeremo la situazione al più presto” le
fecero i dexholder, lasciandola sola e un poco sconsolata, in una stanza piena
di macchine.
E così la giornata
finì. Crys e Silver erano nell’ostello della vecchia Cherry, in quella stanza
buia e polverosa. Una sola lampadina manteneva le tenebre accorpate tra di
loro, come fossero bestie impaurite dal fuoco. Le ombre proiettate dai ragazzi
erano schiacciate sul muro, l’una sull’altra, tanto che era diventato difficile
distinguere a chi appartenesse l’una e a chi l’altra.
Il letto era uno solo.
Un matrimoniale, ma ormai ci erano ampiamente abituati. In più erano stati
avvisati.
La stanza era ben
chiusa, e le doghe verticali in legno, inchiodate alle pareti, creavano un
atmosfera particolare. Sembrava fossero in una baita.
Cherry era andata a
dormire da un pezzo ormai, mentre Crys si stava sciogliendo i capelli, come
faceva ogni volta prima di andare a dormire. Si sedette sul letto, accanto al
ragazzo.
“È stata una giornata
piuttosto piena...” fece poi, cercando di archiviare quel silenzio
imbarazzante.
“Direi di sì. Alla fine il tuo Seviper come sta?”
“Non l’ho fatto ancora controllare”
“Direi di sì. Alla fine il tuo Seviper come sta?”
“Non l’ho fatto ancora controllare”
“Qui vicino c’è un
paese. E purtroppo è sotto le pendici del Monte Camino. Tuttavia c’è un Centro
Pokémon”
“Allora lo porterò lì”
“Già, dovresti...”
Ancora quel silenzio. Odiava quel silenzio, Crystal. Silver invece ci sguazzava come se non ci fosse un domani, e quella cosa la infastidiva terribilmente.
“È carino qui...” la voce della ragazza sembrò sincera.
“Infatti”
“Chissà quando arriverà Gold”
“Quel ragazzo è inaffidabile”
“Lascialo stare... cerca di capire che non ha tutte le nostre responsabilità”
“Io non ho responsabilità. Anche io penso ad allenarmi. Tuttavia io e lui non siamo uguali e mai lo saremo. È solo una questione di attitudine: lui è semplicemente irresponsabile, strafottente ed immaturo”
“Parli come se lo odiassi” si adombrò Crystal.
“Allora lo porterò lì”
“Già, dovresti...”
Ancora quel silenzio. Odiava quel silenzio, Crystal. Silver invece ci sguazzava come se non ci fosse un domani, e quella cosa la infastidiva terribilmente.
“È carino qui...” la voce della ragazza sembrò sincera.
“Infatti”
“Chissà quando arriverà Gold”
“Quel ragazzo è inaffidabile”
“Lascialo stare... cerca di capire che non ha tutte le nostre responsabilità”
“Io non ho responsabilità. Anche io penso ad allenarmi. Tuttavia io e lui non siamo uguali e mai lo saremo. È solo una questione di attitudine: lui è semplicemente irresponsabile, strafottente ed immaturo”
“Parli come se lo odiassi” si adombrò Crystal.
“Non lo odio, sia ben
chiaro. È una brava persona, è molto simpatico ed anche un buon amico. Tuttavia
non apprezzo alcune scelte che fa”
“Questo significa che siete diversi”
Silver fece spallucce ed annuì quindi levò la maglietta. Girato di spalle non vide che Crystal fissava la sua schiena, ed i suoi muscoli ben definiti.
“Questo significa che siete diversi”
Silver fece spallucce ed annuì quindi levò la maglietta. Girato di spalle non vide che Crystal fissava la sua schiena, ed i suoi muscoli ben definiti.
Arrossì la ragazza,
voltandosi immediatamente.
“Vuoi andare in bagno
prima tu?” propose Silver.
“Ehm... forse è
meglio”
Ne uscì con l’abbigliamento da notte, lo stesso che aveva sulla nave. Cercò di nascondere a se stessa che voleva fare la migliore impressione possibile al ragazzo.
Ne uscì con l’abbigliamento da notte, lo stesso che aveva sulla nave. Cercò di nascondere a se stessa che voleva fare la migliore impressione possibile al ragazzo.
E quindi niente più
maglione come pigiama, stavolta indossava una camicia da notte che aveva
portato così, per evenienza. Questa, color pesca, lasciava intendere che sotto
a quel tessuto ci fosse qualcosa da scoprire.
E sì, sorrise a se
stessa quando notò che Silver, dopo averla squadrata per bene, inarco il
sopracciglio destro.
“Il bagno è libero
ora”
Il ragazzo annuì, quindi si alzò ed andò in bagno, con le palpitazioni.
Il ragazzo annuì, quindi si alzò ed andò in bagno, con le palpitazioni.
Alla fine però ognuno
si addormentò sul proprio lato del letto. Crystal era pregna di voglia di
qualcosa che non conosceva alla perfezione. Non era niente di fisico, quello le
era ben chiaro.
Tuttavia aveva voglia
di un contatto, e voleva averlo con Silver.
Non era sesso. Non
voleva che lui la sovrastasse, che la stringesse, che la tenesse premuta contro
quel materasso.
Ma voleva toccarlo.
Voleva sentire la sua pelle sotto le sue mani.
O i suoi piedi. Allungò
la gamba dal punto A di partenza, fino a raggiungere il punto B, ovvero fino a
toccare con le dita dei piedi la caviglia del ragazzo. Lo percepì, Silver si
era irrigidito appena l’aveva toccato.
Rimasero così, però.
Per tutta la notte.
Però la sua mente
continuò a vagare.
Il mattino arrivo
senza che se ne accorse, ma quando allungò la mano per cercare Silver, altre
dita si intrecciarono alle sue. Crystal aprì prima un occhio, poi un altro. La
figura slanciata che sedeva sul letto accanto a lei non era del rosso, ma di
Gold.
“Gold, sei qui?”
scattò seduta sul letto “Quando sei arrivato? Dov’è Silver?”
“Oh, quindi l’unica
cosa che ti interessa sapere adesso, dopo avermi visto, è dov’è
Silver... bene” replicò quello, prendendola in giro.
“Oh, smettila” le fece
lei, sulla difensiva.
“No che non la smetto”
disse quello stendendosi su di lei. Le gambe intrecciate, mentre le teneva
stretta a sé.
Crystal pensò che
sarebbe dovuto pesare su di lei, ma l’unica cosa in grado di sentire era il
calore del suo corpo.
“Gold...” sussurrò il
suo nome stringendolo a sua volta. Il mondo era spaventoso, terremoti e incendi
sembravano dominare la regione di Hoenn, e lei si sentiva spaventata. E adesso
Gold l’abbracciava, lavandole via di dosso paura e inquietudini.
“Sei cambiata Crys” le
disse il ragazzo mentre la stringeva.
“Eri così gracilina,
così... petulante” le disse dandole un buffetto sulla nuca.
“Sono solo una persona
ligia al dovere” fece lei sorridente.
“Già” le disse quello,
staccandosi e mettendosi su di lei in modo da poterla guardare negli occhi.
“Ed è quello che più
mi piace di te”
La baciò senza darle
possibilità di replica. I loro due corpi erano sempre più stretti, mentre la
mano di Gold si spostava dalle sue spalle al suo seno, prima carezzandone
lievemente la linea, poi afferrandolo con forza.
Crystal inarcò la
schiena, gemendo, senza sapere se provasse dolore o piacere. Forse entrambe.
La mano di Gold scese
ancora, arrivando al bordo della sua camicetta e tirandola su, mostrando il
corpo seminudo che copriva.
Ovunque la sua mano
passasse, Crystal sentiva la propria pelle bruciare. Si strinse con forza ad
una sua spalla, artigliando le lenzuola con l’altra mano.
Balbettava il suo
nome, scossa da tremiti che mai aveva sentito prima, mentre l’altra mano del ragazzo
si muoveva dal suo seno fino a poco più in basso, sfiorandole la linea della
pancia ed ancora più giù.
Quando arrivò al suo
sesso la ragazza gemette con più violenza, afferrandosi con forza quasi animale
al ragazzo e stringendolo a sé.
La maglia di lui era
sparita, lasciando il posto al suo petto nudo. Crys lo artigliò con tutta la forza
che aveva, mentre sentiva il ragazzo carezzarla dove più voleva in quel
momento, quindi premette le labbra contro le sue, baciandolo con più ardore.
Il pensiero di Silver
nella stanza era totalmente svanito, come il ricordo della profezia di Arceus e
della cattura di Groudon. Il corpo del ragazzo ed il fuoco che sentiva
crescerle nel corpo erano le uniche cose che le importassero adesso. Quando
l’altro si liberò degli indumenti restanti le sembrò che qualcosa le scuotesse.
Ma non le importava. La sensazione che provava era talmente bella da imporle di
ignorare tutto il resto.
Il tempo sembrava
dilatarsi, eppure allo stesso tempo Crystal sentiva che stava accadendo tutto
troppo in fretta.
Lo voleva, lo
desiderava. E stava per averlo.
La sensazione che ebbe
quando entrò dentro di lei la scosse. Improvvisamente tutto attorno a lei si
faceva confuso, irregolare. Tutto tremava, ed un boato immenso si apriva sotto
di lei, finché non aprì davvero gli occhi.
E così si svegliò,
quando alle 6 e 17 un terremoto li colpì.
Silver pareva sveglio
da ore, pronto per quello che doveva fare, mentre aveva appena aperto gli
occhi. Tirò a sé Crystal, che si svegliò dal sonno urlando.
“Che succede?!” fece
quella.
Silver però non le
rispose, e la sovrastò con il corpo, tenendola sotto di lui. La terra si
muoveva, e sentiva qualcosa che crollava. E poi qualcosa cadde sulla schiena
del ragazzo, che urlò.
“Dannazione...”
strinse i denti, prendendo le coperte e tirandosele sulla testa, per evitare
che polvere e detriti li colpissero direttamente.
“Silver?! Stai bene?”.
Crystal cercò di farsi quanto più piccola possibile sotto il corpo del ragazzo.
Si voltò velocemente, per guardarlo. Il volto era contrito, e tratteneva il
dolore mordendosi il labbro.
“Tutto... tutto a
posto...”
“È un terremoto”
“Lo avevo capito...”
E poi la terra finì di tremare. Silver si lasciò cadere accanto alla ragazza, le loro gambe intrecciate, la coperta sulle loro teste.
“È un terremoto”
“Lo avevo capito...”
E poi la terra finì di tremare. Silver si lasciò cadere accanto alla ragazza, le loro gambe intrecciate, la coperta sulle loro teste.
“Come stai?” chiese
Crystal, girando il volto verso di lui. Era a pochi centimetri dalle sue
labbra.
“Sto bene. Dobbiamo
andare via da qui, però. Tra poco arriverà la scossa di assestamento”
“Hai ragione”
Alzarono la coperta
dalla testa, quindi Crystal fu in grado di vedere che una grossa doga di legno,
che come tante altre si era staccata dal muro, era proprio sulla schiena di
Silver.
“Hai preso una brutta
botta”
“Non c’è tempo ora. Fuori di qui”
Quindi presero i vestiti ed uscirono fuori dalla stanza. La casa era totalmente distrutta. Silver aprì la porta della stanza di Cherry. Sul letto era crollato il soffitto. La mano di Cherry usciva fuori da quel cumulo tumultuoso di coperti e detriti, esanime. La vecchia era morta.
“Non c’è tempo ora. Fuori di qui”
Quindi presero i vestiti ed uscirono fuori dalla stanza. La casa era totalmente distrutta. Silver aprì la porta della stanza di Cherry. Sul letto era crollato il soffitto. La mano di Cherry usciva fuori da quel cumulo tumultuoso di coperti e detriti, esanime. La vecchia era morta.
Silver piegò l’angolo
della bocca in una smorfia di dolore, e poi si voltò, abbandonandosi alle
spalle la casa. Aveva in mano gli zaini, mentre Crystal, con quella camicetta
provocante che svolazzava ad ogni colpo di vento, manteneva i vestiti che
avevano poggiato sulla sedia la sera prima.
Tuttavia due cose
scandalizzarono i ragazzi.
Uno.
Il Monte Camino, e
soprattutto la sua sommità, era illuminato da una scia incandescente che si
stava riversando su di un piccolo paesino.
Due.
Erano in mezzo al
deserto.
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