Salve a tutti, come promesso oggi è fuori la seconda One shot sulle Shipping Pokémon.
PerfumeShipping, scritta da Rachel in persona. A lei i complimenti.
Pokémon Adventures ITA sta facendo un gran giveaway! Affrettatevi!
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Pioggia.
Era questo il suono che aveva destato la corvina
capopalestra dal suo sonno. Un rumore continuo, basso, delicato come il bacio
di una vergine.
Erika si spostò la lunga veste, di un verde tanto pallido
da sembrare bianco con i bordi frastagliati, come il bocciolo di un fiore, e si
alzò dal letto, avvicinandosi alla finestra.
Il profumo della terra bagnata invase la stanza non
appena aprì il vetro, portando al suo interno poche, tiepide, gocce d’acqua.
Rimase immobile per qualche secondo, lisciandosi con una
mano una ciocca di capelli. Poi si voltò verso il letto. Misty dormiva
tranquilla.
Il giorno precedente era venuta da lei per una lezione
all’Università di Azzurropoli, dove anche la Capopalestra d’erba insegnava, ed
aveva finito per passare la notte da lei. Avevano chiacchierato, avevano riso,
si erano persino concesse un goccio d’alcool, ricordando i tempi andati, ed al
termine di quell’ipotetico pigiama party erano entrambe crollate.
Di nuovo Erika volse lo sguardo al mondo esterno. L’alba
stava arrivando. Sebbene le nubi coprissero il cielo, questo si faceva sempre
più chiaro, mostrando una lieve linea azzurra all’orizzonte. Le piante assorbivano
quella pioggia, rigenerandosi dal caldo che aveva infuriato per tutta la
giornata e la stessa nottata.
Il profumo della pioggia continuava ad entrare, ma era di
quello della donna sopita nel suo letto che Erika aveva bisogno.
Gli impegni da Capopalestra le tenevano unite quanto
bastasse a fargliela desiderare, ma non abbastanza da permetterle di sperare.
Aveva sempre soffocato tutto, temendo la reazione della ragazza.
Ma diventava sempre più difficile. La vedeva, l’aveva
vista soffrire, tradita da un amore irrealizzabile tanto quanto quello che la
stessa Erika provava, l’aveva confortata, l’aveva aiutata a confidarsi... E
quanto aveva sperato che bastasse a placare i suoi sentimenti. Quanto aveva
pregato che quella felicità lontana da lei le bastasse.
Eppure rivederla accresceva in lei il desiderio. Ogni
incontro non faceva altro che sbatterle in faccia quella voglia che le sembrava
tanto impossibile da abbattere.
Si avvicinò al letto, accarezzando il profilo della
dormiente con lo sguardo.
Avrebbe dato tutto ciò che aveva per poter avere quel
privilegio ogni notte, per poterla guardare svegliarsi tutti i giorni, e
poterla guardar ridere, piangere, invecchiare. Non c’era nulla per lei di più
prezioso, nulla che non avrebbe scambiato per poterci riuscire.
Ma alla fine era proprio il coraggio che non aveva a
lasciarla paralizzata. La paura, il giudizio, il peso di ciò che tutti gli altri,
dall’Università alla Lega Pokémon avrebbero potuto dire su di lei. E su Misty.
La pioggia continuava a cadere, e quell’odore penetrante
non riusciva comunque ad allontanare dalla stanza quello della Capopalestra di
Celestopoli. Aveva il profumo delle ninfee, dolce e intenso e sotto una punta
penetrante di cloro, ormai attaccato alla sua pelle dopo le ore passate nella
piscina.
Le piaceva e la incantava. Era così diverso dall’odore
dei fiori della sua palestra, così diverso da quello del muschio che Erika si
portava addosso.
La pioggia cadeva fuori dalla finestra, dentro al suo
cuore e sui suoi occhi, in lacrime cristalline che le solcavano le guancie,
scendendole sul collo e brillandovi come fili d’argento.
Quant’era bella, la donna che amava, con quel corpo reso
forte dal nuoto, quei capelli rossi che nell’acqua si muovevano come fiamme, e
quegli occhi, di un azzurro che il mare stesso avrebbe invidiato.
E quel profumo, che ora sapeva anche di pioggia e forse
sapeva semplicemente di buono.
Le lacrime cadevano mentre qualche timido raggio di luce
sfidava le nubi del temporale, invadendo la quiete della stanza. Le piante si
svegliavano, i fiori aprivano le corolle e la belladinotte iniziava il suo
riposo dopo la guardia della sera.
Quella pioggia timida però continuava a cadere,
imperlando tutto ciò che poteva con le sue gocce, prima di venir asciugata da
sole. Pioggia e lacrime, Erika non sapeva più distinguere l’una dalle altre.
Sentiva il sale sulle labbra ed il freddo sulla pelle.
Si sedette sul letto, senza far rumore, sentendo solo il
suo respiro sempre più frammentato. Ma non si muoveva, timorosa che persino i
suoi tremori potessero svegliare l’altra.
Restò così e non seppe dire per quanto. Pian piano il
pianto scomparve, permettendole di stendersi di nuovo. Il respiro tranquillo di
Misty riempiva sempre più l’aria, man mano che la luce dell’alba invadeva la
stanza ed il rumore della pioggia andava scemando.
Ed in quell’insieme Erika trovò nuovamente la pace. Le
ansie della notte, le preoccupazioni sull’amore si attutirono di nuovo.
Ora c’era il sole, un sole bianco, come una pagina ancora
da scrivere, ma stavolta Erika aveva deciso di impugnare lei stessa, nelle sue
mani delicate, la penna che avrebbe scritto la storia.
Il mattino s’impose ufficialmente sulle tenebre, la
rugiada evaporò pian piano, e quando Misty si svegliò trovò un sorriso ad
accoglierla.
“Buongiorno, oggi ti va di restare qui a farmi
compagnia?” le chiese la corvina “Vorrei poterti chiedere una cosa”
Misty la guardò, la luce negli occhi verdi dell’altra
emanava calore, e le annuì.
Ad Erika per il momento bastava così, l’eleganza, la
calma che sempre l’avevano contraddistinta avrebbero guidato e sue parole, ed
in ogni caso, il ricordo di quella notte e di quel profumo non avrebbe mai
abbandonato la sua memoria.
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