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Undicesimo Capitolo - 11

Salve a tutti! Eccoci qui... Il nuovo capitolo di Hoenn's Crysis.
Carrellata di novità. Innanzitutto voglio linkarvi Pokémon Adventures ITA.
Inoltre Pokémon Courage partecipa con tutti i suoi effettivi al progetto dei Soulwriters Team. Verranno pubblicate qui le storie di un nuovo ciclo di scrittura assieme ad altri ben CINQUE autori.
Sì, avete letto bene, noi, ed altri cinque autori (_beatlemania is back, Levyan, Barks, Son of Mumford ed Auranera) scriveremo una (o anche di più, chissà) storia a più mani. Sperando che la cosa sia di qualità sopraffina.
Inoltre stasera Laila Lailetta pubblica sulla sua pagina un nuovo capitolo del manga! Correte a leggerlo qui!

Bon, seguitemi su EFP e recensitemi, che ne abbiamo bisogno. A presto!


Andy Black.






Enormi folate di vento spazzavano le vie deserte di Lavandonia. Fogli di giornale e qualche bicchiere di plastica si ammassavano lungo le stradine ripide, rimbalzando sui sampietrini che componevano la pavimentazione.
Piccole casette color lilla, dai tetti viola, nascevano come funghi nel sottobosco.
Gold rimase stupito di veder tutte le case sprangate, con le finestre chiuse e le luci spente.
Quella sembrava una città fantasma.
Zapdos era lì, in alto, e manteneva alta quota, raggiungendo le parabole della Torre Radio di Lavandonia, la vecchia Torre Pokémon che tanti problemi creava a Gold.
L’enorme edificio era totalmente nero, e risaltava di poco sul cielo grigio scuro, che ritmicamente si illuminava ogni pochi secondi per il passaggio di un fulmine.
Lo sguardo di Green non era per niente interessato al leggendario Pokémon Elettrico.
No, lui cercava Blue.
“Blue! Dove sei, amore! Blue!”
I suoi occhi erano alla disperata ricerca di un qualche segnale divino che non attestasse la morte della donna che amava. Non ora che si erano ritrovati, almeno.
“Green!” sentì urlare quello, riconducendo lo sguardo verso l’ultima casa alla sua destra, prima dell’inizio dei pontili.
Un fulmine cadde a pochi metri da Gold, che rimaneva affascinato a guardare la bestia che avrebbe dovuto fronteggiare, concentrato, stupito ed affascinato.
La potenza che esprimeva Zapdos in quel momento non aveva pari.
“Perché fai questo?” chiese tra sé e sé, mentre lo vedeva urlare rabbioso, lasciando cadere un fulmine proprio davanti a lui. Per un momento la sua vista rimase appannata, come se una marea di flash l’avessero sorpreso appena aperti gli occhi.
Tutto bianco.
Solo Bianco.

Green raggiunse velocemente Blue, stringendola a sé, preoccupato. Quella strinse i denti, aveva parecchie ustioni sul corpo, probabilmente Zapdos era stato molto vicino al friggerla quel pomeriggio.
Lui, amorevole, adagiò delicatamente la testa della ragazza sul suo petto, carezzandole i capelli e baciandole il capo. La ragazza aveva il battito accelerato, e tremava. Non riuscì a trattenere quelle lacrime galeotte, macchiando di rimmel la camicia del giovane. Si voltò per un momento, per guardare Gold, ipnotizzato dall’armonioso sbattere d’ali del Pokémon, quindi tornò a guardare la donna.
Le alzò il mento e le pulì lo sguardo blu dagli aloni neri, tranquillità e armonia sciolta sotto i suoi occhi. Quella deglutì un pugno di chiodi, quindi schiuse le labbra ed esalò un respiro.
“Sei ferita? Come stai?” chiese il ragazzo.
Blue fece in tempo ad annuire, chiudendo gli occhi velocemente, per poi tornare a guardare lo sguardo smeraldino del ragazzo. La vista della ragazza si posò per un secondo sulla barba di tre giorni che il suo uomo si stava facendo crescere, per mancanza di tempo più che per voglia di seguire particolari mode alla Dan Blizerian.
“Rispondi. Hai ferite?”
“No, Green. Solo qualche ustione sulla gamba e sul braccio destro.”
“Sei stata colpita da un fulmine?”
“No… Almeno non direttamente. Blasty mi ha protetta col suo corpo, ma ora… Beh, ora sta malissimo” singhiozzò la ragazza.
“Hai fatto abbastanza per oggi. Sono ore che sei qui a lottare”
“Non ho più Pokémon utili” fece lei, sporgendosi da dietro il muro che li proteggeva. Vedeva Gold, immobile. “Ma che fa?”
“Non ne ho idea. Si staranno studiando. Ora però vai a casa”
Un nuovo fulmine si abbatté su Lavandonia, stavolta poco lontano dai due ragazzi. Blue strinse per un attimo Green, quindi calmo i muscoli.
“Va bene… ma non ho Pokémon per poter volare via”
“Gold!” urlò il ragazzo. Alla voce di Green, Zapdos rispose con un grido, coperto parzialmente verso la fine, quando un terribile tuono fece tremare i loro timpani e suonare gli antifurti delle automobili parcheggiate vicino ai marciapiedi.
Il corvino rimase immobile, continuando a fissare l’ira funesta di Zapdos.
“Gold, cazzo! Gold!” urlò ancora Green, provocando l’ennesimo scatto di rabbia da parte del Pokémon, che, in quanto più pericoloso tra i tre, aveva il diritto di decidere chi potesse urlare e chi no.
Il ragazzo dagli occhi dorati si girò, e con uno sguardo chiese cosa Green volesse da lui.
“Dammi la sfera di Pidgeot!” urlò ancora. Un altro tuono si espanse nei loro padiglioni auricolari.
Gold rimase qualche secondo, in cui le orecchie fischiavano. Vedeva Green urlare e gesticolare, mentre Blue piangeva. Il fischio divenne sempre più flebile, fino a sentire il rumore della pioggia che cominciava a battere sui ciottoli violacei del pavimento.
“La sfera, Gold! La sfera di Pidgeot!”
Gold si svegliò all’improvviso. Riassorbì quello strano attacco di curiosità misto a panico, quindi lanciò la sfera a Green, prima di rendersi conto che un enorme fulmine sarebbe partito da qualche secondo a quella parte.
Saltò di lato, fece una capriola, e corse verso i ragazzi.
“Dannazione, ma sei matto?!” chiese Blue, ansimante.
“Decisamente. Come stai?”
“Sono stata meglio. Mi raccomando. Attenti alla sua potenza elettrica”
Green annuì, quindi saltò, facendo comparire Charizard sotto di sé. “Vai via!” urlò. Salì su Charizard e prese a volare ad una distanza relativamente sicura.
Sì, relativamente. Di fronte aveva sempre uno Zapdos, uno dei Pokémon più potenti dell’intero creato.
Il Pokémon rimase a guardare per pochi secondi prima che la sua ira scaturisse ed urlasse.
“Gold! Aiutami da terra!”
“Posso salire anche su Togebo!” fece quello.
“Da terra puoi controllare più Pokémon!”
“Ma è meglio in aria!” urlò, chiamando Togekiss. L’idea della battaglia aerea lo eccitava al parossismo.
“Ascoltami, per una benedetta volta!”
“Ti ho mai deluso?” chiese sornione quello.
“Finiscila di fare il cocciuto e...” Zapdos attaccò con un Fulmine diretto verso di lui. Charizard virò verso destra finendo quasi per sbilanciare il suo allenatore. “...e ascoltami, cazzo!” si alterò nel finale.
“Togebo, avanti! Forzasfera!”
Il Pokémon alato allargò le ali per poi rilasciare un forte attacco. La sfera azzurra si abbattè dietro la schiena di Zapdos, facendogli perdere quota.
Quello si girò, virando con le enormi ali gialle, ruggendo. Le strade vuote amplificarono il suo grido, costringendo i ragazzi ad urlare dal dolore.
“Gold!” urlò Green, vedendo il Pokémon avversario scatenare la sua ira verso il cocciutissimo compagno.
“Ora ci divertiamo” sorrise Gold, stringendosi a Togebo. Zapdos prese ad inseguirlo, e mentre scappava, lanciava enormi fulmini contro il suo avversario.
“Charizard, Fuocobomba!” urlò Green. Un enorme attacco di fuoco si scagliò contro il suo avversario che tuttavia rimase concentrato sul suo obiettivo, mentre urlava al cielo.
Un tuono scese dalle nuvole, mancando il ragazzo dagli occhi dorati davvero di poco.
Quello, con il sorriso stampato sul volto, carezzava lentamente il dorso di Togekiss, abbassato quanto più potesse sul corpo di quello per non creare attrito e favorire l’aerodinamicità.
Zapdos rabbioso continuava con l’inseguimento, e mentre cercava di tenersi ad una quota abbastanza alta per non colpire i tetti dei palazzi, Gold decise di contrattaccare. Si alzò in piedi sul suo Pokémon, quindi sorrise.
“Togebo, vai a sinistra!” urlò.
Prima che il suo Pokémon potesse cominciare la virata, Gold si gettò a destra, cadendo giù.
Zapdos dapprima fu confuso, non sapeva dove andare, contro chi sfogare la propria ira. L’istinto gli disse che il problema era Togekiss, quindi partì al suo inseguimento.
“Ottimo!” esclamò Gold, in caduta libera. Prese poi la sfera di Togekiss e lo fece rientrare. Zapdos rimase per un lungo istante da solo, cercando di capire cosa stesse succedendo, quando il Charizard di Green lo colpì con un attacco Lanciafiamme.
“Grande Green!”
“Tu pensa a non morire. Mi servi intero” fece a voce leggermente alta quello.
Gold annuì, facendo comparire Togebo sotto il suo corpo. L’atterraggio fu morbido, e Zapdos era lontano adesso.
“Ora attacchiamolo da qui! Eterelama!”. Grossi fendenti d’aria colpivano a ripetizione il Pokémon leggendario, dandogli difficoltà nel muoversi, e questo innalzò la sua ira ad un livello inarrivabile. Urlò di nuovo, stavolta più forte, e formò una grandissima sfera d’energia elettrica davanti a sé. Il colore era di un giallo vivido, con una miriade di scintille che increspavano la sua superficie.
“Gold! È Falcecannone!”
Il ragazzo sospirò. La stanchezza si stava facendo davvero sentire. Inoltre c’era un dannatissimo Zapdos che lo stava per uccidere, e questa cosa lo stressava.
Sì, solo leggermente, sia ben chiaro.
“Uff...”
“Gold! Levati da lì!”
“Cosa diamine stai aspettando?! Attaccalo!”
“Ma cosa!?”
Green era confuso. Falcecannone stava per ammazzarlo, colpendo lui ed il suo Pokémon e lui rimaneva impassibile ad impartire ordini.
“Avanti, Gold!”
“Dannazione, fai presto! Questo mi uccide!”
Green sbuffò. “Charizard, Lanciafiamme!”
Il Pokémon di tipo Fuoco rilasciò una quantità disumana di calore addosso al malcapitato Zapdos che, concentrato a prendere la mira su Gold non si accorse di nulla. Colpito dalle fiamme, il Pokémon Elettrico perse rapidamente quota, schiantandosi sulle mattonelle di Lavandonia.
“Ottimo lavoro!”
Green capì. Lui stava distraendo Zapdos, per fare in modo che potesse attaccarlo facilmente.
“Scendi da lì adesso e fammi stare tranquillo!” urlò Green. Quello annuì e con un balzo di almeno tre metri atterrò a poca distanza dall’uccello leggendario
“Zapdos, sto per farti incontrare il Pokémon che mi è stato consegnato appena sono partito per il mio viaggio. Vai Exbo!”
Una scia luminosa andò a formare la sagoma indistinta di quello che subito dopo Green capì essere un Typhlosion.
Exbo era un esemplare di Typhlosion davvero bello. Alto, muscoloso, il suo pelo era lucido ed i denti belli aguzzi. Lo sguardo concentrato sull’avversario.
Sullo sfondo di quelle nuvole che si illuminavano c’era Green sul suo Charizard.
“Mettiamo fine a questa cosa, vai con Fuocobomba!” urlò il ragazzo con il cappellino.
“Anche tu Charizard!”
Zapdos diede un urlo agghiacciante, prima di spalancare le ali. Una quantità parossistica di fulmini caddero dalle nuvole, illuminando la scena e rendendola immortale per un attimo.
L’uccello si rimise in volo, ma gli attacchi dei due Pokémon avversari s’intercettarono prima di colpirlo, esplodendo come fuochi d’artificio che illuminarono il volto di Zapdos. Impaurito quello lasciò cadere un Tuono, che colpì in pieno Typhlosion.
“No! Exbo!”
Il Pokémon di Gold era rimasto steso per terra. Il corpo ustionato, il sangue che usciva dal pelo e dalla bocca sottoforma di un rivoletto.
Il suo allenatore corse da lui, e vi si inginocchiò.
“Curalo!” urlò Green, quando all’improvviso decise che il momento era arrivato. Si alzò all’in piedi sul dorso del suo Pokémon e alzò le maniche della camicia, mostrando un bracciale. Un piccolo scatto, fatto con la mano destra, e Charizard prese ad illuminarsi.
“Ma che...?” Gold guardava stupito, a bocca aperta.
La fisionomia di Charizard cambiava. Le sue ali si allungavano, le ossa del cranio si modificavano, le braccia si aprivano sul polso a creare delle frange, delle piccole ali.
“Cosa diamine è successo?!” chiese Gold, urlando. Exbo intanto tossì, e riportò Gold alla realtà. Prese dalla sua borsa una Ricarica Totale, e la somministrò al suo Pokémon.
Il Pokémon di Green intanto, illuminato ancora come se si stesse evolvendo, fu avvolto da una grande sfera di fuoco, che dopo un ruggito rabbioso scomparve.
Green era ancora intonso sul dorso di quel nuovo Charizard.
“Fammi scendere a terra” sussurrò al suo Pokémon. Si strinse forte al suo collo, chiuse gli occhi e strinse i denti costatando che la velocità di volo del suo Pokémon era triplicata.
Appena si avvicinò al terreno, le ali di Charizard alzarono grossi cumuli di polvere.
Gold proteggeva il suo sguardo con la mano, mentre il cappello volava via, spazzato dalla furia del vento. Green si fermò davanti a lui.
“Curalo” fece.
“Sì, aspetto che faccia effetto. Ma quello che diamine è?”
“Charizard” rispose velocemente Green.
“Quello non è un Charizard…” fece Gold, con sufficienza. “Quello sembra un Charizard, ma è una bestia molto più forte. Dov’è andato a finire il tuo Pokémon?”
“Si chiama Megaevoluzione. Charizard è passato ad un grado superiore”
“Quindi può evolversi oltre? Anche Exbo può farlo?”
“No, Gold, lascia che ti spieghi” disse, mentre Charizard volava a tutta velocità contro Zapdos, lottando consapevolmente, sapendo già cosa fare.
“Spiega, avanti!”
“Lasciami parlare”
“Avanti… Parla!”
“Allora…” sbuffò Green. “… Alcuni Pokémon sono in grado di passare ad un livello successivo tramite la reazione che posso più o meno avere con pietre particolari. Nuovi elementi, scoperti a Kalos anni fa. Alcuni esperimenti sono stati fatti, ed ecco che hanno visto che alcuni Pokémon reagiscono con questi particolari materiali, traendone energia”
Un’esplosione enorme fece voltare il capo ad entrambi, rapidamente. Una bomba luminosa di scintille risplendeva attorno alle fauci di Charizard mentre Zapdos indietreggiava.
“Fuocobomba” spiegò Green. “In ogni caso, Charizard è uno dei Pokémon in grado di mutare il proprio DNA in base agli effetti della Charizardite”
“Charizardite… È così che si chiama?”
“Esatto”
“E quindi devo trovare la Typhlosion… ite?”
“Apparentemente. Ma non sappiamo ancora della sua esistenza”
Exbo si risollevò dal terreno. Zapdos continuava a volteggiare, irradiando di fulmini orizzontali il cielo, che veloci colpivano il terreno. Charizard era in grado di evitare con rapidità gli attacchi elettrici del Pokémon, sempre più nervoso, sempre più arrabbiato.
“Rhyperior!” urlò Green. L’enorme esemplare comparve in campo. “Tieniti pronto!”
“Exbo, mi raccomando, stai pronto anche tu. Sai cosa dobbiamo fare”
Il Pokémon di Gold si rannicchiò per terra, quindi chiuse gli occhi. Gold lo caricava, incitandolo, mentre con lo sguardo fissava Charizard volteggiare sotto le nuvole nere.
I tetti delle case erano parecchio al di sotto di loro, tranne quello della Torre Radio, che imperava su tutte le abitazioni, superata solo dalle creste del massiccio che ospitavano il Tunnel Roccioso.
“Charizard, cerca di volargli attorno, creando una circonferenza!”
Quello prese a volteggiare attorno all’asse dell’avversario, che prese a sbattere rapidamente le ali, utilizzando un attacco Raffica per allontanare l’aggressore.
Un po’ confuso, Zapdos cercava di calmarsi e concentrarsi.
“Attacca con…” Green prese ad urlare i comandi quando Zapdos diede un urlo enorme, afferrano con le zampe il collo e la coda di Charizard, stringendo con forza. Charizard urlò.
“No!” fece il ricercatore dagli occhi verdi, mentre un attacco Tuono partì dalla nuvola enorme sopra le loro teste per colpire il suo Pokémon.
“Cazzo…” sussurrò Gold, incredulo.
“Rhyperior, sei pronto?!” chiese l’altro.
Zapdos volò rapidamente verso il tetto della Torre Radio, adagiando l’avversario accanto ad una grande antenna parabolica.
Con il becco prese a colpire ripetutamente l’avversario, che urlava strazianti versi. Perforbecco lo stava distruggendo.
“Devastomasso!” fece poi Green. Rhyperior aveva caricato sulla propria coda un grande scoglio preso dal litorale lì vicino, quindi lo lanciò con potenza e velocità impressionante.
Quello andò a colpire Zapdos in pieno costringendolo a lasciare la presa da Charizard e a crollare quasi esanime al pavimento di Lavandonia.
Gold guardò Exbo, quindi Green.
Quello sospirò. "Mi spiace che Charizard sia stato ferito in quel modo, ma ho dovuto sacrificarlo per la causa. Lo farò curare"
"Già... ma Zapdos sta per rialzarsi" sospirò Gold, sfatto. Green spalancò gli occhi, a fissare l'uccello che si rimetteva in piedi. Stava utilizzando Trespolo, mossa che gli avrebbe fatto recuperare più energia, ma che lo rendeva estremamente vulnerabile.
"Ma come... ?" Green non riusciva a crederci. Rhyperior era sfinito dopo il suo attacco, aveva utilizzato un quantitativo considerevole di forza ed energia per lanciare l'enorme scoglio contro Zapdos, e quello era ancora vivo.
Si voltò a guardare Gold, mentre un soffio di vento spostò una colonna di polvere. Lui stava muovendo dei passi poco decisi verso il suo berretto, ribaltato davanti ad Exbo, ancora con gli occhi chiusi ed in posizione d'attacco.
Il ragazzo ribaltò il cappello sul piede e lo tirò su alzando velocemente la gamba. Lo afferrò prontamente e lo mise in testa, dapprima con la visiera in avanti.
Si voltò verso Green, e poi guardò Zapdos.
Sospirò e sorrise, girò il berretto ed urlò a Typhlosion. "Incendio!"

Typhlosion spalancò gli occhi, del tutto rossi. La corona di fiamme attorno al suo collo divampò forte, ed il calore aumentò enormemente. Un urlo fortissimo fece eco lungo tutta la valle, rimbalzando sulle pareti del massiccio alle spalle della città.
Fece uno scatto, portandosi davanti a Gold, quindi fissò per un momento gli occhi di Zapdos, che si vide investito dal fuoco.

Green riaprì gli occhi, il forte calore lo stava facendo lacrimare.
Si sentiva solo il rumore della pioggia, che cominciò a cadere più rada, più fitta. L'odore della pioggia entrò nelle sue narici, ed il suo primo pensiero andò a Charizard. Lo fece rientrare nella sfera, poi fece lo stesso con Rhyperior. Era tutto finito, Kanto era salva.
Una finestra si spalancò, due testoline bionde spuntarono fuori e sorrisero.
L'enorme uccello giallo dormiva.
"Gold... Ce l'abbiamo fatta" fece.
Il ragazzo sorrise, facendo rientrare Exbo nella sfera. "Già"
"Ora penso a portare Zapdos in un posto sicuro. Puoi andare via da Lavand... Ops, scusami" ghignò il castano.
"Tranquillo. Qui con Zapdos me la vedo io. Tu corri da Blue"
Green sorrise. "Grazie. Di tutto"

La luce bianca dei neon rimbalzava contro il pavimento di linoleum dell'ospedale.
Quella notte, oltre ai ronzii delle lampade, che emanavano quella luce così fredda quanto fastidiosa, solo il rumore dei passi di Green rimbombavano lungo il corridoio numero 4 dell’ala Ovest dell’ospedale di Azzurropoli.
La struttura, praticamente nuova, era frequentata per la maggior parte da drogati, anziani in punto di morte ed ubriachi lerci in attesa di una lavanda gastrica.
Tanto fu vero che il primario di Medicina si sorprese nel vedere quella bella ragazza qual era Blue stesa sul lettino della camera 5C.
 Ustioni gravi e meno gravi al braccio, al fianco ed alla gamba sinistra. I brividi di freddo la stavano investendo come un tir quando il ricercatore dagli occhi verdi entrò nella sua stanza.
Aveva il lavaggio attaccato al braccio, quello sano, mentre bende bianche dall’odore pungente di menta e qualcos’altro le erano state applicate attorno alle parti interessate.
“Blue...” fece lui, con gli occhi quasi chiusi per il sonno. Sfidava, erano appena scoccate le tre del mattino. A nulla era valso il tentativo della guardia notturna e delle infermiere di non farlo entrare, lui cacciò il foderino che dimostrava il fatto che fosse un Professore ed un Ricercatore, a mo’ di distintivo, e tutti fecero un passo indietro.
La ragazza era coricata nel suo letto, immobile, con gli occhi semichiusi, mentre alla televisione davano una replica di una vecchia puntata di Saturday Night’s Live. Curioso, era mercoledì.
Vedendo che non dava segni di vita, il ragazzo si avvicinò a quella e le poggiò delicatamente le labbra sulla bocca.
Era morbida, ed i loro nasi si incastravano perfettamente. Avrebbe voluto che quella rispondesse al bacio, anche solo uno schiocco delle labbra, molto debole. E invece nulla, solo silenzio, ed un bip che si ripeteva ritmicamente ogni pochi secondi, oltre al solito ronzio dei neon nel corridoio.
Allora cambiò strategia.
In cuor suo gli dispiaceva svegliarla, ma voleva che lei sapesse di averlo accanto in quel momento. Allora prese la mano, quella con il lavaggio, molto delicatamente, e la mise tra le sue.
Gli occhi di mare di quella si schiusero leggermente, pure le labbra.
Fu il tempo di prendere coscienza di quanto fosse dolce quello che il sorriso, mai dolce come ora, le fiorì in viso.
“Amore...” fece lei, con voce compressa dal sonno e dalla posizione stesa.
“Blue. Sono qui”
“Come stai?”
“Che domande... Tu piuttosto. Tu come stai?”
“Ho freddo”. Effetti collaterali di brutte ustioni.
Green sorrise, lasciando brevemente la mano della ragazza per carezzarle il capo. Quindi le riafferrò con delicatezza le dita lunghe ed affusolate per poi dirle: “Ti riscaldo io”.











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