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Capitolo dodicesimo - 12

Ciao a tutti! Andy Black ancora sulla nave, ancora oggi.
E ancora domani s'intende.
Hoenn's Crysis va avanti, passate su Pokémon Adventures ITA per scoprire tutti gli aggiornamenti della serie Pokémon Courage.
Ah, e giovedì 7 Agosto Barks pubblicherà il pezzo per i Soulwriters su EFP.
Check it out!
Capitoli un tantino più corti, purtroppo l'estate ci porta via tempo prezioso (io lavoro tanto O.o), quindi mi sono dovuto adeguare.
Spero possano tornare della giusta lunghezza.
Detto ciò vi saluto e vi rimango al nuovo capitolo!
A presto!

Andy Black






Tarda notte, quasi l’alba, e Gold era atterrato a Borgofoglianova. Ma qualcosa lì si muoveva.
Non nel senso che ci fosse qualcosa di pericoloso, o di strano, ma proprio c’era del movimento. A distanza di una trentina di metri dal suo luogo di atterraggio, Red baciava Yellow.
I due avevano fatto pace dopo una lunga litigata. Alla fine il bene aveva trionfato.
Stava cercando di capire il motivo per cui Red fosse lì proprio a quell’ora, e poi sorrise, romantico, pensando che magari erano lì da parecchio tempo, tanto da aver perso la cognizione di ciò che succedeva all’esterno delle loro entità.
I baci sono i ponti dell’anima che si collega ad un’altra persona.
E quando quello terminò, ma giusto per un attimo, Gold vide Yellow sorridere, il suo volto illuminato dai lampioni gialli del paesello.
Sospirò, celando bene la sua invidia. Yellow gli piaceva e non poco. Ma andava bene così, voleva che la ragazza fosse felice.
In quel momento voleva solo farsi una doccia veloce, e poi sbracarsi sul letto e dormire a bocca spalancata.
Riprese le chiavi di casa dallo zaino e le infilò nella serratura. Il Pokégear adesso non squillava. La serratura scattò e l’uscio si aprì lentamente, con un cigolio.
Pensò al fatto che Silver avrebbe dovuto mettere un po’ d’olio ai cardini, poi sbatté la porta, noncurante dell’ora tarda e lasciò cadere lo zaino per terra, accanto all’ingresso.
Accese la luce della piantana, ad illuminare il tutto. Prima di lavarsi, e soprattutto di dormire, ciò che occorreva davvero era mangiare qualcosa. Il suo stomaco aveva dichiarato ufficialmente guerra.
Si avvicinò al frigorifero, e fu allora che vide un biglietto.
“Crystal...” sussurrò lui, prendendolo. Non fece in tempo a collegare i grafemi con il loro effettivo significato che il Pokégear squillò.
“Ma che cazzo vogliono da me a quest’ora! Pronto?” fece, rispondendo.
 “Gold, diamine, ma dove sei stato in questi giorni?!”
“Professor Oak, salve. La sento allarmato, che succede?”
“Devi assolutamente raggiungere Silver e Crystal ad Hoenn. Sta per scoppiare l’apocalisse”
Gold non ebbe nemmeno il tempo di rispondere un “che?!” oppure un “cosa è successo?”, che Oak già aveva attaccato.
“Arrivederci, Professor Oak...” sospirò lui. Lesse il biglietto di Crystal.

Siamo ad Hoenn. DEVI raggiungerci
Chris.<3"

Sconfisse la sua voglia di andare a dormire, aprì il frigorifero ed infilò un pezzo di formaggio e qualche wurstel in bocca, quindi doccia e cambio vestiti.
Basta con quella mise, era stanco di vedersi in quel modo.
Indossò un berretto con logo Adidas, a foglia dorata, come i suoi occhi. Nero e dorato era anche il giubbino, con il medesimo logo. Infilò poi una comoda tuta con il cavallo slabbrato, ed infine un paio di L.A. Trainer.
Era il testimonial perfetto dell’Adidas il ragazzo. Si sedette sul letto per stringere i lacci, e poi si stese. Il suo letto era comodo.
Poi una palpebra si chiuse, seguita dall'altra.

La notte era passata più che abbondantemente, ed il sole era appena sorto con i suoi deboli raggi. Nuvole grigie si accumulavano come batuffoli di polvere in un angolo del cielo.
Silver era già operativo. Decise di arrotolare il giaccone e metterlo nello zaino, il calore era parecchio alto nonostante il Natale li avrebbe raggiunti in pochi giorni.
Uscirono dal Centro Pokémon dove avevano dormito, e rischiato la loro vita: ove mai un terremoto li avesse colti nel sonno non avevano la certezza che si sarebbero salvati.
La stanza dove si trovavano i ragazzi non era molto grande. Tre file di letti a castello, a tre piani, occupavano le pareti. Crystal dormiva nel letto centrale, Silver al terzo e Fiammetta al primo.
Martino invece russava a tutto spiano, con una canottiera bianca ed i pantaloncini che usava per dormire, coperto solo da un lenzuolo; il resto delle coperte era finito ai suoi piedi.
Quella notte aveva fatto particolarmente caldo, difatti la fronte di Fiammetta era sudata. La ragazza, che già emanava calore normalmente, sembrava irradiare di caldi raggi tutto ciò che la circondava.
Silver strinse per bene i lacci, quindi si avvicinò al letto di Crystal. Dormiva delicatamente, poggiando la testa sul guanciale. I capelli, spettinati, avevano assunto una strana forma che al ragazzo strappò un sorriso.
La mano di quello andò a carezzarle la guancia, poi più giù, al collo, fermandosi poco prima dei seni. Il respiro della ragazza si spezzettò e le sue labbra si schiusero leggermente.
Silver vi poggiò sopra un bacio, e la vide sorridere.
“Buongiorno...” fece lei, con la voce compressa dal sonno, ma ancora con gli occhi chiusi.
“Ciao Chris. Dormito bene?”
“Più o meno... Il letto è scomodo. Il sole è sorto?”
“Sì, già da un po’ ormai. Dobbiamo andare”
Gli occhi della ragazza si aprirono quindi tese ogni singolo muscolo, sbadigliando e provocando la risata nell'altro. Martino emise un verso simile ad un muggito, mentre Fiammetta colpì col pugno le gambe del ragazzo.
“E finiscila di fare casino, sto dormendo...”
“Fiammetta, è tardi, dobbiamo andare”
“Già?” chiese lei, passandosi una mano tra i capelli. Aprì gli occhi, poi se li stropicciò ed infine sbadigliò.
“Esatto”
Martino muggì di nuovo.
“E svegliati!” esclamò il rosso.
“Fanculo, Silver! Fanculo tu e la tua sveglia dell’alba!” fece il ragazzo, alzandosi di scatto e saltando giù dal letto.

Si prepararono e lasciarono il centro Pokémon. Il sole era sorto da poco, e intanto Silver e Poochyena avevano approfittato del passaggio da Petalipoli a Solarosa per fare un po' di allenamento.
Crystal guardava affascinata quel ragazzo, e soprattutto i suoi metodi di porsi con i Pokémon. Sembrava freddo e distaccato, e invece quando aveva a che fare con il suo team era perfetto.
La cosa la fece sorridere. Al contempo pensò a quel bacio, e al fatto che in quel momento fosse molto attratta da quel ragazzo.
Di tanto in tanto lui si girava a guardarla, cercando di non farsi vedere, abbozzando un sorriso malcelato, infine tornava a fare quello che doveva fare.
Ma che tristezza nei suoi occhi. Da piccolo aveva sofferto tanto, e questa cosa la si ritrovava nel suo sguardo.
“Poochyena, ora facciamo una gara!” faceva, sorridendo.
Sorrise anche Fiammetta. “Mi piace il suo metodo di allenamento"
"Gli piacciono più i Pokémon che gli umani" punzecchiò invece Martino.
"Chiamalo stupido..." Fiammetta lo guardò con sufficienza.
"Che intendi?!" s'altero il Ranger.
Fiammetta s'accigliò e lo guardò, incenerendolo con lo sguardo. "Intendo che è meglio se stai zitto. Sei qui per aiutare e stai dando solo fastidio"
"Fastidio?! Che intendI?! Guarda che io sono venuto qui sotto richiesta della Commissione Pokémon! Mi hanno voluto qui! Mica come te che..."
"COME ME COSA?!" urlò furibonda Fiammetta, andando a muso duro contro il ragazzo.
"Hey, finitela" s'inserì Crystal, mettendosi tra i due. "Fiammetta, cerca di calmarti. E tu, Martino, non infierire."
"È stata lei a cominciare"
"Non fare il bambino e andiamo"
"Non sono un bambino... Manco fossi Gold..."
"Ma che diamine hai contro Gold?!" fece Crystal, all'improvviso, sorprendendo sia l'uno che l'altro.
"Ma che diamine avete oggi entrambe?! Il ciclo sincronizzato?!"
"Non ho il ciclo!" urlò Fiammetta, dandogli uno spintone, seguita a ruota da Crystal. Martino si sentì sopraffatto.
"Ok. Scusatemi" Alzò le mani in segno di resa, abbassando il capo. Mentre Fiammetta si accontentò di colpirlo sulla testa con una manata, Crystal rimase lì in attesa.
"Non ho ancora avuto alcuna risposta"
"E non ne avrai"
Chris inclinò il capo e fissò il castano. Quello non riuscì a sostenere il peso di quello sguardo ed abbassò gli occhi.
"Parla, Martino"
"Non mi sta simpatico! Tutto qui!"
"Ma come puoi dirlo?! Non lo conosci nemmeno!"
"Questo lo credi tu"
"Lo conosci?"
"Senti, ora basta" fece, per poi superare la ragazza e raggiungere Fiammetta.
Crystal si voltò e lo guardò. Solarosa non era assai lontana, e prima o poi sarebbero arrivati anche ad Albanova, per scoprire qualcosa in più su Ruby e Sapphire.
Rimuginò sui pensieri che aveva lasciato sedimentare, e sospirò. Martino non aveva tutti i torti.
Stando alle parole di Bill il mondo stava per finire in un apocalisse distruttiva, Groudon stava affogando nella lava le persone di Hoenn, senza contare i terremoti e tutto il resto, e Gold ancora non si decideva a tornare.
Lei aveva sempre giustificato i suoi comportamenti infantili ed ogni tipo di stupidaggine che il ragazzo combinava, ma in quel momento si era resa conto che aveva superato ogni limite.
Non era possibile dover contare su di una persona così inaffidabile. Il Professor Oak aveva sbagliato ampiamente ad affidargli la responsabilità di un progetto importante come il Pokédex, non lo avrebbe meritato mai se non fosse stato così ostinato e testardo in ogni cosa che faceva.
Perchè alla fine lo sapeva: l'ostinazione era la chiave per il successo.
Se non riesci a entrare davanti prova dalla finestra.
Altrimenti prova a prendere a testate il muro. Prima o poi lo sfonderai.

Solarosa era praticamente rimasta intonsa tranne che per qualche crepa nelle pareti delle casette. Quel paesino era totalmente immerso nella natura, una perla tra le macchie del bosco. Appurato che nulla fosse successo lì, e che la vita delle persone fosse stata scossa soltanto da una paura preventiva, i quattro si avviarono verso Albanova.
Il percorso per raggiungerla non era molto lungo.
Erano così vicini quei paesi da sembrare siamesi, solo qualche centinaio di metri di strada sterrate li divideva dall'essere un grande paesino.
Albanova poi, era ancora più piccola di Solarosa. Quattro casette, uno stagno ed il grande laboratorio del Professor Birch.
Era qui che c’era parecchio movimento.
“Che succede?” chiese Fiammetta, avvicinandosi al mucchio di gente che accerchiava l’ingresso di casa Birch. Un ragazzino si voltò, quindi spalancò gli occhi.
“Ma tu sei! Sei Fiammetta Moore! La capopalestra di Courdilava!”
Silver vide la gente riversare la propria attenzione addosso alla bella rossa, lasciando scoperto l’uscio. Qualcosa era successo lì, era quello il centro dell’attenzione.
Almeno prima che Fiammetta facesse la propria apparizione.
Crystal e Silver scivolarono controcorrente, attraversando il fiume di persone, e dopo mille spallate raggiunsero il loro obiettivo.
Birch era disteso per terra, sullo zerbino, svenuto. Due ricercatrici, probabilmente gemelle o almeno del tutto somiglianti tra di loro, cercavano di rianimarlo.
“Roselia!” lo chiamò una di quelle. Occhiali sul naso, capigliatura mascolina, capelli tagliati molto corti con riporto a destra. Il camice nascondeva il suo corpo androgino.
Roselia prese a scuotere i suoi arti superiori, dotati di due bellissime rose, e quindi rimasero tutti in attesa, mentre il vociare per via della presenza di Fiammetta non si attenuava.
“Si sta riprendendo” disse l’altra ricercatrice.
“Già” fece Crystal, avvicinandosi. S’inginocchiò ed in effetti fu in grado di vedere i sottili occhi dietro le palpebre cigolanti ed indurite dal tempo dell’uomo.
“Si sta risvegliando”
“Come mai è svenuto?” chiese Silver alla proprietaria di Roselia.
Quella sospirò e fece rientrare il Pokémon nella sfera. “Beh... Da quando Sapphire, sua figlia, non ritorna più a casa, lui è stato colto da attacchi di panico. Sapete, Hoenn è stata totalmente investiti da terremoti, e lui teme che il fatto che non si faccia più sentire dipenda da... da qualcosa di brutto, ecco”
“Quindi... non... Lui non sa?” chiese Crystal. Silver si voltò velocemente verso di lei, e le tirò un’occhiata.
“Non sa cosa?!” esclamò Birch, che resuscitò immediatamente a quelle parole.
“Che... Silver, vuoi dirglielo tu?!” fece Chris, in seria difficoltà.
“Sì, io... Beh, Sapphire è... è a Johto! Quindi è lontana da Hoenn e dai terremoti!” sorrise falsamente il fulvo.
“Joh-Johto?! E che ci fa lì?!”. Birch aveva la voce piuttosto roca. Ultimamente s’era lasciato parecchio andare, e la barba s’era allungata di parecchio.
“Lei... Beh...” Silver guardò con astio Crystal per averlo messo in quella situazione. Alchè intervenne Martino.
“Silver, che succede?”
“Stavo spiegando proprio adesso perché Sapphire è a Johto”
“Ah. Beh, tranquillo, ci penso io. Sapphire sta aiutando Gold a Johto in un’operazione delicata per...”
“Per il trasporto di alcune tavole criptate...” aggiunse Crystal.
“Scoperte nelle Rovine d’Alfa!” concluse il rosso.
“Già. Proprio così” sorrise infine il Ranger.
“Oh. Quindi sta bene?”. Birch si rialzò da terra, aiutato dalle sue assistenti.
“Certo che sta bene. Tra un po’ verrà qui...”
Il Professore sospirò. “Siete sicuri?”
Crystal scorse nelle sue parole una debolezza unica, che gli fecero pietà e tanta pena.
“Certo” disse personalmente. “Sapphire tornerà a casa, sana e salva. Parola mia”.


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