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Frammenti - Shot 2 - Son of Mumford

Frammenti, Amore

“Frammenti. Le nostre anime non sono altro che frammenti del grande Fuoco Primordiale. Nasciamo come scintille, viviamo come incendi, moriamo come cenere. La nostra vita è una breve fiamma destinata a spegnersi, lasciando distruzione dietro di sé.”

Magnifico…” Sussurrò Zeno a Magby.
Il Pokémon volse lo sguardo nella direzione che gli indicava l’allenatore.
Erano entrambi stesi sull’erba, vicino la riva del Lago Valore. Così tanta strada per lasciarsi alle spalle l’esplosione della loro casa, causata da entrambi.
Lo sguardo di Zeno si stava perdendo nell’orizzonte, facendo sembrare tutto sfocato. Tutto gli pareva di uno strano color rossastro, mentre la mente vagava indietro nel tempo tornando al momento dell’esplosione.
Pensò al calore, alla furia che scorreva nelle sue vene, alla strana voce nella sua mente.
Pensò in particolare al godimento nel manovrare quelle fiamme assieme al suo Magby.
Quel tipo di piacere non l’aveva mai provato in vita sua.
In effetti i piaceri fisici non erano mai stati sperimentati da lui: non aveva mai avuto una ragazza vera e propria, soltanto qualche sporadica relazione breve e senza significato. Poi però visse quell’esperienza, e tutto cambiò.
Credeva che niente potesse superare tale piacere. Almeno lo credeva fino a quel momento.
La sua mente riattivò gli occhi, facendo tornare l’immagine in full HD, altro che autofocus dei nuovi telefoni di cui non capiva praticamente nulla.
La prima cosa che vide fu un’immensa palla di fuoco nel cielo che stava concludendo il suo viaggio dietro le vette del Monte Corona, colorando la neve che si trovava su di essi di un arancione acceso che quasi accecava, se osservato per troppo tempo.
La notte stava prendendo il controllo del cielo, ormai quasi del tutto oscurato, tranne per la breve lingua di fuoco che si creava all’altezza del Sole.
Lo spettacolo era stupendo: il blu della notte premeva dall’alto, mentre il rosso del tramonto lottava con tutte le sue forze per resistere e non cedere terreno al suo avversario complementare. Fra le due forze in lotta si trovava una breve zona di cielo neutra, colorata di blu nel suo punto più alto, per poi sfumare lentamente verso l’azzurro man mano che lo sguardo si abbassava, cambiando improvvisamente colore una volta avvicinato al Sole morente, diventando arancione che infine sfumava nel rosso del tramonto.
Zeno ne era attratto. Quel panorama gli aveva rubato il cuore, mentre i suoi occhi fotografavano mentalmente quel tramonto mozzafiato.
“Hey Magby, guarda un po’ lì, non lo trovi stupendo?” Chiese Zeno.
“Sì è stupendo, ma tu sei comunque un idiota”
“Che cosa?” Zeno si girò, alla ricerca della fonte di quella voce.
Vide una ragazza. Indossava un pantaloncino corto, grigio scuro, ed una maglietta bordeaux.
Vide i suoi capelli bruni leggermente mossi, che si arricciavano vicino alle punte.
Vide il suo corpo, carnagione media, resa più scura dall’abbronzatura. Non era né troppo magra né grassa, di poco più bassa di lui.
Vide il suo viso, le labbra piccole e rosee, la superiore era coronata da un neo che faceva da punto medio.
Vide i suoi occhi, un oceano bianco in cui erano immerse due isole marroni. Una foresta d’alberi dai tronchi dorati occupava le rive, per poi diradarsi progressivamente man mano che il suo sguardo si addentrava verso i due centri, dove si trovavano due piccole zone più scure del resto.
Lì lo  sguardo di Zeno penetrò a fondo, scavando il più possibile, facendolo immergere del tutto in quegli occhi stupendi. Fu conquistato immediatamente dalle scintille che fuoriuscivano da essi. Si rese conto di non riuscire a distogliere lo sguardo, era completamente inerme.
“Hey! Dico a te, qui è vietato sostare, non hai letto i cartelli?” Disse la ragazza.
“Veramente… io… stavo… beh…” Le parole morivano nella sua bocca.
“Veramente tu stavi per andartene. Forza, qui non puoi stare”
“Ma non stavo facendo nulla di male… stavo solamente guardando il tramonto. Non lo trovi magnifico?”
“Si ok il tramonto sarà pure bello, però ora te ne devi andare, se passasse di qui la polizia ti beccheresti una bella multa”
“Ma perché? Che c’è di male?”
“C’è che i cartelli dicono così… Aspetta, ma io ti conosco?”
“Non credo di averti mai incontrato prima”
“Per caso sei stato a Pratopoli di recente?”
“Beh faccio il giardiniere da quelle parti, anche un po’ idraulico ed elettricista. Diciamo quasi un tuttofare”
“Tu sei quello che taglia di solito il prato alla villa numero dodici?”
“Sì sono io”
“Lo sapevo! Visto che già ti conoscevo? Io sono Alex, la figlia del proprietario” Disse allungandogli la mano.
In quel momento Zeno si pietrificò nuovamente. Poi facendo appello a tutte le sue forze rispose alla stretta di mano.
“Zeno, piacere. Dimmi un po’, tu qui cosa ci facevi?”
“Arco” Fece lei mostrandogli il suo long bow in legno.
“Arco?”
“Sì, facevo tiro con l’arco. Ho i bersagli”
“Wow figo! Avrei sempre voluto farlo”
“Beh non è difficile, se vuoi poi ti insegno. Però ora davvero dobbiamo andarcene da qui, altrimenti se ci beccano ci uccidono”
“Ok… posso chiederti solo una cosa?” Dette queste parole Zeno stava letteralmente implodendo, non riusciva nemmeno a sostenere lo sguardo di Alex, che sembrava analizzargli l’anima con ogni sguardo.
“Certo, vai pure” Disse lei.
“Che ne dici di sederti qui cinque minuti? Il tramonto sta per finire, ora è il momento più bello, non vorrei che tu ti perdessi uno spettacolo simile”
“Solo questo? Poi via dal Lago?”
“Sì, promesso”
“Ok, andata”
“Ottimo, vieni ti faccio spazio sulla coperta”
Zeno si scostò, lasciando la parte più grande della coperta per Alex, nel frattempo Magby li guardava incuriosito.
“Che carino il tuo Pokémon, ti va se lo faccio giocare un po’ col mio?”
“Certamente, Magby è dolcissimo”
“Benissimo” Disse Alex mettendo mano alla Ball, facendo fuoriuscire una piccola Sylveon.
Magby si avvicinò intrigato dalla sua nuova compagna di giochi, dapprima impaurito, poi iniziarono a punzecchiarsi a vicenda, allontanandosi verso la radura.
Alex stava per alzarsi e inseguirli, quando Zeno la fermò.
“Lasciali andare, Magby conosce a memoria il bosco, la proteggerà lui tranquilla”
“Sicuro?”
“Sì, fidati”
“Ok… Certo che avevi proprio ragione, è bellissimo il tramonto visto da qui”
“Che ti dicevo? Visto il gioco di luci che fa il Sole sulla montagna?”
“Sì, è bellissima”
“Eh già… sei proprio bellissima…” Sussurrò Zeno.
“Cosa?”
“Niente… niente. Ho detto che è bellissima”
“Beh, a me sembra di aver sentito un complimento”
“E se fosse così? È un reato fare complimenti?”
“Certo che no, solo che sentirne uno da un tipo come te è strano, molto. Tu sei strano”
“Meglio strano che come tutta la massa… stessi vestiti, stessi capelli, sono ridicoli”
“Hai ragione… beh? Che aspetti?”
“Per cosa?”
“Dimostramelo” Disse Alex fissandolo negli occhi. Zeno ricominciò a sentirsi sciogliere, era la prima sera che quella strana voce nella sua mente non si faceva sentire.
“Cosa dovrei dimostrarti?”
“Il complimento, fammi capire che è vero”
“Come dovrei fare?”
“Non lo so, inventati qualcosa”
“Poi dici che io sono strano…”
“Dai avanti, dimostralo” Concluse lei, aspettando una qualsiasi reazione con le dita incrociate, sulle gambe.
Zeno non aveva idea di come comportarsi. Voleva baciarla, voleva farla sua, ma non sapeva se Alex fosse d’accordo, o se avesse voluto respingerlo.
Si pietrificò di nuovo, nemmeno la mente gli rispondeva più. Le sue attività cerebrali erano piatte.
Poi si lasciò andare, affidandosi all’istinto.
La baciò, durò soltanto un attimo, poi si allontanò nuovamente, in attesa di una risposta.
“Quindi? Tutto qui? Non sai fare di meglio?” Quella risposta non si fece attendere.
“Certo che so fare di meglio” Disse Zeno, ricco di fiducia.
La sua mano destra si alzò lentamente, in direzione di Alex. Si avvicinò al viso, le scostò una ciocca di capelli, sistemandogliela dietro l’orecchio, poi le carezzò dolcemente la guancia, vedendola sorridere.
Poi, lentamente, la mano scivolò sul collo, mentre le labbra di Zeno si avvicinavano a quelle di Alex.
Il tempo parve fermarsi, il vento non sibilava più fra i rami degli alberi, i canti degli uccelli si bloccarono, erano rimasti solo loro due, nient’altro contava.
Zeno sentì il proprio corpo andare a fuoco, non appena le loro labbra si incontrarono. Inizialmente rimasero così, immobili, senza riuscire a fare altro, poi Zeno allungò un braccio, cingendo Alex e stringendola a sé con tutte le sue forze.
Pochi attimi dopo erano entrambi stesi, lei su di lui. Continuavano a baciarsi, a scambiarsi l’anima tramite le loro labbra che bruciavano come carboni ardenti in quel momento.
Continuarono a baciarsi finché la notte non prese completamente il posto del giorno, oscurando tutto attorno a loro, rendendoli ancora più isolati dal resto del mondo. Erano soltanto loro due, in un angolo di mondo dove nessuno li avrebbe infastiditi.
Zeno sentiva il calore che gli corrodeva lo stomaco aumentare sempre più. Era in fiamme ne era sicuro. Sudava, sudava e tremava. Non di paura, ma per la troppa felicità.
Era un’emozione del tutto nuova per lui. Però sentiva che ciò non bastava, avevano bisogno d’altro. In quel momento erano come un’auto che ti chiede una marcia superiore per continuare la sua corsa. Vinse le sue paure. Si decise.
Abbassò la frizione e cambiò marcia.
Ora lui era su di lei, il suo corpo premeva contro quello di Alex. Continuavano a baciarsi. Le sue mani scesero lievemente andando a cercare i pantaloncini della ragazza. Lei nel frattempo si stringeva al ragazzo con tutte le sue forze.
"Fai piano…" Gli sussurrò.
"Non preoccuparti, è la prima volta?"
"Si…"
"Beh.. anche per me. Dimmi se fa male, ok?"
"Va bene…"
I loro corpi si unirono diventandone uno solo. Un solo corpo, una sola anima, un solo cuore, una sola persona. Fecero l'amore per ore, dolcemente, stringendosi l'uno all'altra, proteggendosi dal freddo della notte con il loro stesso calore. Dopo una lunga serata si addormentarono, restando abbracciati per tutta la notte alla luce delle stelle.
Il giorno dopo, appena sveglio, Zeno fece risvegliare Alex con un bacio
La ragazza aprì gli occhi, sbadigliando.
"Buon giorno principessa" Le sussurrò in un orecchio, sorridendo.
"Buon giorno anche a te, hai dormito bene?"
"Oh benissimo, e tu?"
"Mai dormito meglio. però ora devo andare, altrimenti mio padre mi ucciderà… già sono nei guai"
"Capito… Beh, posso accompagnarti almeno fino alla fine della foresta?"
"Certo… però credo che poi dovremo dividerci…"
"Si… immagino di si"
"Potrò rivederti? non voglio lasciarti così"
"Neanche io lo voglio… Ma tranquilla potremo vederci quando vorrai. Ecco il mio numero."
"Va bene, dove andrai?" Chiese lei abbracciandolo.
"Devo trovare mio fratello… non chiedermi di venire con me però, sarà un viaggio rischioso. Sai… non vorrei che ti accadesse qualcosa"
"Sarò la sola? Promettimelo"
"Te lo prometto, tornerò da te. In ogni caso ci terremo in contatto via telefono, ok?"
"Grazie… allora andiamo, devo anche trovare Sylveon”
"Non ce n'è bisogno, guarda sono lì" Fortunatamente Magby e Sylveon stavano tornando.
Alex fece rientrare il suo Pokémon nella Ball, dopodiché si rivolse nuovamente a Zeno.
"Allora… non è un addio?" Chiese lei.
"No, per niente. ritornerò"
"Sarò qui ad aspettarti ad ogni tramonto… promesso?"
"Si, promesso"
Arrivarono al limite della foresta, dove si abbracciarono ancora una volta. Poi lui la baciò, stringendola a sé, la baciò con tutto l'amore che aveva in corpo.
"Ti amo" sussurrò Alex.
"Ti amo anche io. ora vai… e ricorda, tornerò."
Alex annuì per poi baciarlo nuovamente.
Lacrime nascevano dai suoi occhi, per poi precipitare sulla spalla di Zeno. Lui la baciò finché non smise di piangere. I due dovettero separarsi. La ragazza si stava dirigendo verso casa mentre Zeno rimase lì a guardarla, impossibilitato dal muoversi, fino a che lei non arrivò alla porta, si girò indietro salutandolo con un bacio. Lui lo prese al volo, per poi spedirle il suo, afferrato allo stesso modo. Alex entrò dentro casa, quando la magia si interruppe: Zeno era nuovamente solo.
“Magari potresti lasciarle un regalo… avrà una qualche caldaia o camino con cui divertirti..” La voce nella sua testa tornò ad imporsi.
“NO” urlò secco Zeno, zittendo immediatamente la furia che voleva impossessarsi del suo corpo.
Si incamminò con Magby, senza meta.
Erano due vagabondi senza speranza prima di quella notte. Adesso erano ancora due vagabondi, ma l’amore gli aveva colmato i cuori.
“Forza Magby, è arrivato il momento di andare, corri se non vuoi che ti lasci indietro!” Esclamò Zeno con aria di sfida.
Il piccolo Pokémon iniziò a correre dietro di lui, cercando di mantenere quel passo troppo veloce per le sue gambe.
Il loro viaggio era appena ricominciato. Ma stavolta avevano una casa dove tornare.


Son

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