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Shipshot 12 - TeaShipping

 
Salve a tutti. Questa l'ha scritta Rachel Aori, amante feticista di Bill X) Spero vi piaccia. Risponderà lei alle vostre recensioni. Un bacio.
Ah, la TeaShipping è la coppia BillxMargi.
Lo specifico per sicurezza =)

 
TeaShipping


“Termina così il notiziario delle 21.30. Vi diamo appuntamento alla pross-”. Bltz.
La TV faceva sempre quello strano rumore quando veniva spenta. Ed ogni volta che lo sentiva Bill si riprometteva di controllare cosa avesse, promessa che mai una volta aveva portato a termine. Dopotutto lui era un programmatore, non riparava televisori. Nemmeno nel tempo libero.
Sbuffò, lasciando cadere il telecomando sul divano. Dalla cucina arrivavano i soliti suoni, l’acqua che scorreva e le stoviglie che venivano lavate.
Quel suono lo tranquillizzava enormemente. Si alzò, magari a Margi poteva servire una mano.
Lo ammetteva, non era esattamente il tipo dalla presa solida, e spesso e volentieri, nei giorni in cui magari si sentiva particolarmente stanco, aveva finito col frantumare più piatti di quanti ricordasse di averne. Quindi la sua regola era usare, nei limiti del possibile, quanto più usa e getta potesse. Però per Margi faceva un’eccezione ed a turno si dividevano o i piatti o il rassetto della sala da pranzo.
Era una settimana intera che soggiornava da lui. Lo faceva spesso, quando suo nonno era lontano e c’era Green a badare al laboratorio.
Non poteva esattamente definire la loro come una relazione a distanza, ma per Bill ne aveva il sapore.
“Ti serve una mano, tesoro?” il tono di voce era un po’ impacciato. Quanto lo imbarazzava chiamarla così e, allo stesso tempo, quanto gli piaceva farlo.
La ragazza si girò, i capelli erano di un biondo miele, che alla luce rifletteva varie sfumature bionde e castane.
“Non preoccuparti, ho quasi fatto. Hanno detto qualcosa di interessante al telegiornale?”
“Solite cose, la gestione della Lega è resa difficile dal gran numero di sfidanti, quando fa caldo bisogna evitare di stare troppo esposti al sole e bere molto, e, incredibilmente, bisogna anche vestirsi leggeri. Chi l’avrebbe mai detto, eh?” aveva iniziato a parlare con tono serio, ma effettivamente, raccontare notizie simili senza scendere nell’ironia spicciola era impossibile.
“Il solito servizio estivo. Fammi indovinare, è anche l’estate più calda degli ultimi vent’anni?”
“No, pare che stavolta siano scesi a sedici.”
Si scambiarono quelle battute sorridendosi, mentre la ragazza toglieva i lunghi, antiestetici, guanti di gomma.
Era una scena di vita quotidiana che Bill amava.
Margi che si muoveva a casa sua, che sistemava i propri asciugamani, che semplicemente se ne stava sul divano sorridente a guardare qualche fiction televisiva di pessimo livello, la quale veniva spesso presa in giro da entrambi.
In più lei aveva un futuro promettente anche come ricercatrice. Il suo aiuto nelle ricerche del nonno, al pari di quello del fratello minore, era innegabile. Bill invidiava la perfetta miscela di bellezza e intelligenza, unita ad un’innocenza unica, che quella ragazza esprimeva.
“Vuoi un bicchiere di tè?” gli fece lei.
“Oh, se ne abbiamo volentieri. So per certo che quello che avevo è finito, ma ricordo che avevi portato qualcosa quando sei arrivata”
Quella annuì, prendendo dal frigo due lattine di tè freddo al limone. Margi lo preferiva a tutti gli altri, visto che aveva un sapore decisamente meno dolciastro.
A Bill piaceva il sapore del tè più di quanto fosse legale ammetterlo, tanto che ne consumava scorte valide per un plotone militare, e Margi, per quanto preferisse quello caldo, era un’ottima compagnia per queste bevute serali.
Nella casa sul promontorio di Celestopoli il rumore del mare era il sottofondo di ogni serata, ma per le loro bevute diventava un protagonista.
Senza nemmeno cambiarsi dai vestiti più sciatti che usavano in casa, i due andarono sulla cima, vicino alla vista mozzafiato del precipizio. Si sedettero ad un paio di metri di distanza, abbastanza vicini da poter vedere il mare infuriare ed infrangersi sulla roccia, ma abbastanza lontani da non rischiare di cadervi.
Bevettero in silenzio, lasciando che il vento accarezzasse i loro visi.
“Tornerai a Biancavilla fra due giorni, vero?” spezzò il silenzio.
Quella s’incupì.
“Sì, anche Green avrà da fare in quei giorni, quindi dovrò prendere in mano io le redini del laboratorio e dirigere gli altri assistenti.”
“Capisco”
Bill stringeva i pugni. Non voleva che se ne andasse. Erano entrambi felici quando erano assieme, quindi perché doveva andarsene?
L’abbracciò.
Era sempre, sempre stato impacciato, vittima di alcune prese in giro, i capelli troppo ispidi, mai in ordine, i tratti del viso comuni, infantili.
Eppure in quel momento desiderava solo essere forte. Non più elegante, non più ordinato, non più bello.
Margi lo amava così com’era, e quello che prima lo faceva sentire in imbarazzo, ora lo sfoggiava come suo punto di forza. Perché se a Margi piaceva, allora era felice di essere così.
Si staccò da quell’abbraccio solo per baciarla, solo per poterla stringere di nuovo a sé, con più forza.
Si sarebbero separati di lì ad un giorno, non c’era tempo per non toccarsi, per non sentirsi.
Per non aversi.
In quella tranquillità serale, spezzata solo dal vento e dal rumore del mare, si unirono, non per la prima volta, ma ciò non la rendeva meno preziosa. Ogni secondo, anche se usato per ripetere azioni già compiute, era reso irripetibile dal solo fatto che avrebbe avuto una scadenza. Quella necessità l’uno dell’altra, resa più forte dagli impegni, dalle separazioni che ne seguivano la rafforzavano.
Bill amava Margi con tutto se stesso, le aveva ceduto tutto se stesso, e lo stesso aveva fatto lei.
Non c’era spazio per le debolezze, per le paure. Il semplice volersi rendeva tutto il resto insignificante.
Restarono l’uno attaccato all’altra, sentendo la luna alzarsi sempre di più nel cielo ed i loro respiri a rompere la quiete della musica della natura.
I “ti amo” vennero sussurrati, detti fra le risa ed il pianto. Finché non arrivò il momento di tornare.
Fu in quel momento, vendendola splendere coi raggi di luna intrappolati nei capelli e riflessi sulla pelle, che senza nemmeno rendersene conto, Bill la chiamò.
“Margi, sposami.”
Quella strabuzzò gli occhi, inclinando la testa, ma vedendolo in viso, quel viso così infantile che tanto amava, rosso di determinazione, gli sorrise.
Fu solo una volta che si fu gettata al suo collo, che lei gli disse di sì.
Il più importante della sua vita.

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