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Cyber Witch - Le cose che Gold ha imparato sulle donne

E niente, ecco la terza Hotsummer Shipping, terza di quattro che ha scritto quella squinternata di Cy.
In più, boh, sta per arrivare il prossimo capitolo del fumetto di Hoenn's Crysis, e niente, Black Lady ha disegnato mia moglie.

- Andy

 

Le cose che Gold ha imparato sulle donne
una pratica guida, scritta ed edita da Gold








 
Dopo i tre anni nei quali era giunto ad una quantomeno approfondita conoscenza dei comportamenti principali di Marina, Gold poteva quasi scrivere una guida su come trattare con le ragazze come lei.
Il primo consiglio che avrebbe dato allo sventurato incappato in una ragazza anche solo minimamente simile a Marina – e Gold sperava, pregava, che la sua fosse una razza in estinzione – sarebbe stato quello di lasciar perdere. Prendere e scappare, possibilmente cambiando nome e identità, magari in Micronesia. Aveva quasi la certezza matematica che nessuno avrebbe cercato in Micronesia, nemmeno lui sapeva dove fosse o cosa fosse la Micronesia.
In caso lo sventurato fosse stato così innamorato da non demordere – e Gold non credeva propriamente di rientrare in questa categoria, probabilmente era attratto dal pericolo – allora avrebbe detto che, ricordando che un biglietto per la Micronesia non poteva costare così tanto, l’unico modo per trattare con la specie di Marina era quello di prenderle. Prenderle in ogni senso, fisico o metaforico che fosse.
Marina, da quando si erano conosciuti, non aveva mai avuto paura di alzare le mani, anche piuttosto violentemente per essere una ragazza così gracilina. Gold non disdegnava fare a botte, ma picchiare una donna andava contro ogni singolo principio nella testa del moro.
Lui le venerava, le donne. Le amava, per la loro delicatezza e femminilità, per le loro curve e la loro morbidezza. Per questo trovava se non strano, assai improbabile che il suo cuore fosse stato catturato – e con catturato intendeva veramente catturato – da una ragazza che di femminile aveva solamente il nome.
Tuttavia in quei tre anni abbondanti di approfondito studio aveva capito che Marina non poteva essere apprezzata senza prenderla – ed ecco il secondo significato – per quella che era. Ovvero una ragazza esagitata, iperattiva e molto, molto violenta.
Avrebbe anche avvertito lo sciagurato di prepararsi a graffi, morsi e lividi in qualsiasi contesto.
La prima volta che lui e Marina avevano fatto l’amore – un altro senso di prenderla, almeno secondo la filosofia del ragazzo –, Gold, non avrebbe mai pensato che la ragazza potesse mordergli la spalla. All’inizio le unghie di Marina sulla sua schiena erano state persino gradevoli, poi erano diventati artigli di una tigre del bengala e Gold era stato quasi tentato di chiederle cosa mai stesse facendo, per poi lasciarsi andare agli istinti da uomo che aveva.
La seconda volta non era andata meglio e Marina aveva solamente riaperto le cicatrici e non certamente in senso metaforico. Si scatenava, una volta senza vestiti, dimenandosi e arrivando persino a scalciare. Gold rideva, evitando pugni arrabbiati, perché Marina sembrava voler continuamente dimostrare quanto odiasse il ragazzo, mentre in realtà poi veniva zittita dai baci possessivi di quest’ultimo.
Poi Gold aveva iniziato a farci l’abitudine, anche perché l’unica volta che aveva provato ad andare a letto con un’altra ragazza – dopotutto allora non erano ufficialmente fidanzati e Gold amava ancora come prima il genere femminile – si era sentito insoddisfatto, nonostante la ragazza fosse molto carina e soprattutto con un po’ di carne al posto delle ossa. Ma più di ogni altra cosa aveva provato quella strana sensazione del vulcano nella pancia, che aveva poi associato ai sensi di colpa.
Aveva confessato tutto a Marina, una sera, prendendola in disparte. E dopo uno schiaffo – che Gold avrebbe ricordato per sempre – e uno sguardo ferito – anche quello non l’avrebbe dimenticato tanto facilmente – Marina se ne era andata. Se c’era una cosa che Gold odiava era veder piangere le donne, chiunque esse fossero. E con Marina era stato ancora più doloroso, perché sapeva che quelle lacrime erano scese a causa sua.
Il giorno dopo Marina era tornata, Milka al suo fianco, scusandosi per lo schiaffo, lo sguardo basso.
Quella volta fecero di nuovo l’amore e Gold, per la prima volta, capì che forse una donna da amare bastava e avanzava.
Sì, Gold avrebbe di sicuro avvertito di stare attenti alle ragazze come Marina, perché entravano endovena e avrebbero rovinato tutte le altre, anche se fisicamente potevano essere più graziose.
Un altro consiglio che avrebbe dato spassionatamente sarebbe stato quello di prepararsi alla gelosia. Aveva capito, non senza aver rischiato qualche volta la pelle, che Marina sapeva essere gelosa.
E il tipo di gelosia della ragazza non era certamente palese e naturale come quella di qualsiasi donna, oh certo che no.
Per introdurre meglio l’argomento, aveva pensato di fare una piccola nota, nella quale diceva che se una ragazza affermava qualcosa che suonava come “è divertente il fatto che...” si poteva avere la certezza assoluta che non lo trovava divertente. Affatto.
E Marina, quando doveva iniziare un discorso che avrebbe di sicuro riguardato la gelosia, iniziava proprio con quella fatidica frase.
Probabilmente, a questo argomento, avrebbe dedicato un intero capitolo, poiché le cose che aveva imparato erano davvero tante e terribilmente complicate da spiegare in parole semplici, sulla gelosia delle ragazze della razza di Marina.
La gelosia della ragazza si faceva vedere sporadicamente, spesso sostituita da una follia omicida. E Gold, assicurandosi di ripeterlo molte volte, avrebbe detto che era cento volte meglio la follia omicida di Marina anziché la sua gelosia. Una gelosia subdola, che anche se totalmente infondata, ti portava a pensare di essere in colpa.
Sì, Marina sapeva dimostrarsi un piccolo mostro verdognolo, delle volte. E anche se Gold avesse provato a dirle che, nonostante continuasse ad amare il genere femminile, l’unica con la quale aveva piacere di fare certe cose era lei, Marina riusciva costantemente a farlo sentire in colpa.
Avrebbe anche assicurato allo sventurato che la sua gelosia sarebbe probabilmente sfociata in una lite, dove sarebbero volate parole pesanti – soprattutto schiaffi pesanti, ma questo lo avrebbe detto dopo – e dopo che Marina, o comunque la ragazza della sua stessa specie, si fosse ritirata in un mutismo che avrebbe mandato in crisi il fidanzato sarebbe tornato tutto normale, solamente dopo un’azione particolare del ragazzo.
Le scuse.
E sulle scuse, Gold, avrebbe potuto scrivere un intero libro a parte, perché ne esistevano di centinaia e quella giusta da usare sarebbe stata solo a discrezione del malcapitato. Ma Gold, in fondo, riteneva che scusarsi con Marina servisse a ben poco, di solito ritornava di buon umore dopo un’ora che non si parlavano.
Non lo ammetteva, ma adorava il fatto che Marina non riuscisse ad arrabbiarsi per troppo tempo. Il loro rapporto era fatto di battibecchi, liti continue e tanti, tantissimi baci. Seguiti ovviamente da azioni ben più gradite al giovane.
Ecco, Gold forse avrebbe dovuto dirlo prima, degli aspetti positivi di essersi innamorati di una ragazza come Marina.
Doveva ammetterlo, ma erano tanti, ed ogni giorno si andavano a sommare a quelli negativi, creando di Marina una sorta di ragazza in grado di comprendere i bisogni di un maschio. Ovvero quella donna che sapeva rispondere a certe necessità, dimostrandosi femminile e anche una donna con la quale si riusciva a parlare dell’ultima partita o che non impazziva davanti ad un paio di scarpe.
Forse si sarebbe soffermato sulle labbra della ragazza, sottili e spesso screpolate, forse persino rotte perché se le mordicchiava sempre.
Eppure, nonostante Marina non si curasse propriamente delle sue labbra, Gold trovava sempre impossibile resistere alla loro attrazione. Quando si chinava – anche se Marina era abbastanza alta non si sarebbe mai stancato di chiamarla nana – su di lei per unirle lo trovava sempre stupendo. Forse era questo che lo aveva attratto, oltre al pericolo. La capacità della ragazza di far sembrare tutto una nuova avventura. Era persino riuscita a fargli fare la spesa.
Anche quando svogliatamente si ritrovavano nell’appartamento del giovane, lei vestita con il suo pigiama orribile e rosso, seduta mezza addormentata sul divano, la testa che ciondolava, Gold sapeva – anzi, riusciva proprio a percepirlo – che quella sera sarebbe comunque stata diversa dalle altre. Non importava se avessero solo guardato un film, se fossero rimasti da soli al buio a parlare o se quel detestabile pigiama fosse volato via, per Gold che mal sopportava la monotonia, quella serata sarebbe stata diversa da tutte le altre.
Ecco, forse era per quello che, nonostante avesse davvero cercato la Micronesia su internet – e chi lo sapeva che fosse in Oceania? –, e nonostante Marina fosse davvero una spina nel fianco delle volte, continuava a volerla baciare, fino a consumarsi le labbra.
Forse era per lo strano rapporto che aveva con la ragazza, fatto di prese in giro e di battibecchi continui, che poi amava tanto la pace che arrivava dopo.
O forse semplicemente perché di ragazze che lo guardavano come lo guardava Marina ce n’erano talmente poche che stringerle le cosce – su quelle non poteva lamentarsi, erano davvero splendide – mentre le mordeva il collo diventava quasi come entrare nel Nirvana.
E nonostante Marina gli avesse fatto notare che per raggiungere il Nirvana bisognasse prima eliminare ogni tentazione terrena – sì, incluso il sesso, Gold aveva borbottato quella volta – lui continuava a credere che stringere a sé il corpo magro della ragazza fosse equiparabile ad arrivare all’annullamento dei sensi, più totale.
Erano due caratteri forti, come due uragani che si scontravano, per diventarne uno più grande ed altrettanto distruttivo e poi si separavano, destinati a rincontrarsi sempre e comunque.
Non importava cosa avesse combinato Gold, né di come Marina si fosse arrabbiata diventando insopportabile, alla fine riuscivano sempre ad abbracciarsi.
Il corpo muscoloso di Gold che stringeva quello piccolo e slanciato della ragazza, se le passava le mani sulla schiena poteva quasi contarle le vertebre.
Sì, forse avrebbe avvertito anche degli aspetti positivi, allo sfortunato lettore.
Ma avrebbe soprattutto detto di stare attento alle prese in giro, perché la bellezza del viso di Marina quando era imbronciata era direttamente proporzionale alle botte che avrebbe preso o al periodo di tempo nel quale sarebbe stato all’asciutto.
Perché anche se Marina adorava fare l’amore con Gold – e questo era senz’altro un aspetto positivo – il ragazzo spesso si dimenticava che l’astinenza, per lei, non era un problema così grave.
Alla fine anche lei cedeva, si sentiva in dovere di dirlo per rassicurare lo sventurato, e arrivavano a rotolarsi fra le lenzuola – che prontamente venivano inghiottite da un buco nero, perché la mattina non si ritrovavano più –, gemendo e mordendo. Sì, i morsi erano sempre presenti e quando il malcapitato avrebbe capito che se la ragazza della stessa specie di Marina veniva morsa alla base del collo, proprio come avrebbero fatto due leoni che lottano, la suddetta avrebbe lanciato qualche gemito bagnato, del tutto involontario, probabilmente non avrebbe fatto altro nella vita.
Quasi come se fosse stato un medico e avesse schiacciato con il martelletto il nervo per far muovere la gamba.
Ecco, Marina era tutta un nervo, bisognava solamente sapere quale toccare.
Probabilmente avrebbe dovuto fare un capitolo anche su quello, altrimenti lo sventurato non avrebbe avuto modo zittire Marina. E delle volte bisognava veramente zittirla con la forza, o avrebbe continuato a parlare all’infinto, in un loop continuo di parole senza virgole o pause. Era sfiancante, ma anche divertente, ascoltare Marina.
Era così agitata che non stava mai ferma, avrebbe avvertito di stare attenti quando si dormiva assieme, quasi sicuramente il malcapitato si sarebbe svegliato con una mano in bocca o una gamba sotto il braccio. Non si poteva mai sapere.
Le cose da dire sulle ragazze come Marina erano tante, davvero troppe, anche se Gold dubitava ne esistessero così tanti esemplari, o se c’erano di certo Marina era la matrice dalla quale tutte le altre erano nate, poteva dire che la castana fosse il prototipo zero. Soprattutto considerando che con Marina, cose come i baci e gli abbracci, diventavano speciali come se fosse la prima volta che Gold li avesse mai provati.
Doveva ammetterlo, Marina non era di una bellezza particolare, non era nemmeno brutta ovvio, ma la bellezza della ragazza andava quasi cercata e forse era quello che aveva attratto Gold, oltre alle altre cose.
Il fatto che Marina non facesse vedere tutto subito, il moro doveva cercarle, come una caccia al tesoro. E che il tesoro fosse Marina per intero, lo sventurato, lo avrebbe dovuto capire da solo. Gold non poteva certamente fare tutto da solo, era solamente una guida di sopravvivenza.
Magari, in allegato, avrebbe lasciato un biglietto per la Micronesia. Non si sapeva mai.



«Gold, cosa stai facendo?»
«Niente, sto scrivendo»
«E perché?» Marina piegò la testa all’indietro, per osservare il ragazzo seduto al tavolo della cucina.
«Sarò il salvatore dell’umanità, Mari»
Marina sbatté le palpebre, alzandosi dal divano per raggiungere il fidanzato. Gold chiuse di botto il computer, lanciando un’occhiataccia a Marina, come un cane che proteggeva il suo osso.
Non appena la ragazza passò una mano fra i capelli del moro, in un vano tentativo di persuaderlo, lui ringhiò. Milka si avvicinò incuriosito, pensando che forse era il momento di giocare, nonostante fosse cresciuto tantissimo rimaneva ancora un cucciolo.
«Tranquilla Lessie, nessuno ti tocca Timmy» scherzò la ragazza.
Gold rise, alzandosi e baciando la castana, scendendo con le mani, fino a raggiungere le natiche.
«Veramente Timmy potresti anche toccarlo, se volessi» ridacchiò sulle sue labbra.
Marina gli tirò un calcio, sul ginocchio, risvegliando nel ragazzo un ricordo poco piacevole.
«Pervertito»
«E dai, Mari!»
Silenzio, Marina che prendeva Milka e che si girava appena arrivata sull’uscio della porta, uno sguardo che diceva “mai più” e che cadde come la lama di una ghigliottina sul collo di Gold.
«Sì, il biglietto per la Micronesia è necessario»















.:.Cyber-spazio.:.

Ne'.
Cosa? Sto impazzendo per questa coppia? Hahahaha, hai perfettamente ragione. Marina e Gold sono diventati droga e siccome Andy mi vuole male (e soprattutto va a troie mentre siamo sposati) mi circondo di cose belle su di loro che mi fanno divertire così almeno ho un posto dove rifugiarmi per prepararmi al distacco.
Quindi, questa cosina mi è saltata in mente quando una mia amica ha detto al suo fidanzato "è divertente come..." e mi son sentita in dovere di spiegare ai giovinciuelli che no, non lo troviamo divertente se iniziamo con quella frase. E poi ho sentito il bisogno irrefrenabile di scrivere una storia su Gold che scopre queste cose. Se avessi un euro per ogni volta che ho sentito questo bisogno irrefrenabile di scrivere su Gold e Marina probabilmente potrei pagarmi le assistenze mediche delle quali ho evidentemente bisogno.
Come al solito alcune buone ragion per amare la hotsummer:
  • Marina è la luce dei miei occhi
  • Ho un headcanon nel quale di inverno, mentre fuori nevica, Gold e Marina condividono una coperta con le maniche e lo trovo adorabile
  • Soprattutto perché adoro le coperte con le maniche
  • A Gold piacciono i dinosauri
  • E siccome Marina ha casualmente la mia stessa passione per i dinosauri, ama Gold proprio per quello
  • I dinosauri sono belli
  • Anche i pinguini
  • Immaginatevi un pinguino dinosauro
  • È la mascotte di questa ship, siccome io sono stata il dito in culo affinché Andy mi desse delle soddisfazioni su 'sti due

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