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Capitolo Quarantesimo - 40 pt. 1

Salve a tutti, gente! Fuori un gran bel capitolaccio, oggi! Inoltre, Giorgina di Svignettiamo ha disegnato il capitolo n. 5 del fumetto di Hoenn's Crysis! Presenti qui molti personaggi, tra cui Rocco Petri e Walter, Capopalestra di Ciclamipoli, oltre a Crystal e Silver e, ovviamente, mia moglie Fiammetta. Scaricatelo pure da qui o leggetelo sulla sua pagina!
Ah, prima che mi dimentichi, domani pubblicheremo la prima parte della storia interattiva che vedrà il nostro Gold sbarcare a Sinnoh! Interattiva significa che alla fine del breve capitoletto vi porrò davanti ad un bivio e, sulla nostra pagina Facebook, Pokémon Courage appunto, potrete votare quale delle due strade prendere. Io scriverò ciò che voi deciderete!
Vediamo di creare una grande storia!
Per il resto non ho altro da dirvi, se non a sabato, con il secondo capitolo della creepissima storia di Cyber Witch incentrata sui tipi fata.

- Andy



Teste di cuoio



“Adriano!” urlò Alice, in preda al panico. Corse prontamente accanto a lui, gettandosi con foga sul suo corpo esanime.
“Crystal! È morto?!” gridò ancora, voltandosi con gli occhi spalancati verso la ragazza. Le lacrime segnavano il suo viso e lo sconforto e la paura stavano stringendo i gelidi artigli sul suo cuore d’aviatrice.
Crystal non sapeva se Adriano fosse morto, e rispose alzando le spalle, col volto scosso e la bocca schiusa. Aveva paura.
“Che succede?!” urlò poi Silver, raggiungendo di corsa la terrazza, totalmente fradicio probabilmente per via delle onde provocate da Kyogre. Si focalizzò prima su Alice, che piangeva, piegata sulle ginocchia col corpo di Adriano accanto. La vide abbassarsi, poggiare l’orecchio sulla sua bocca e premere una mano sul costato.
“Respira!” urlò, terrorizzata.
“Crystal!” la chiamò Silver. “La situazione?”.
“Adriano... ha perso conoscenza” fece, ansimando vistosamente, cercare di bloccare le lacrime.
Silver le si avvicinò, stringendo i denti. Andy aveva appena fatto rientrare Zoroark nella sfera.
“Mi occupo io di lui” disse il fulvo. Si alzò i capelli nel codino per evitare che, bagnati com’erano, gli si posassero davanti allo sguardo, quindi prese la sfera di Sceptile.
“Respira...” ripeté di nuovo Alice, deglutendo saliva tagliente e piena di paura.
“Devi portarlo via da qui” fece Silver, prendendo il controllo della situazione. Vide Andy schierare Mightyena davanti a lui, poi sentì Zoe urlare qualche ordine a Zangoose.
La lotta stava per cominciare, proprio quando Alice, con immensa difficoltà, caricò Adriano su di Altaria e volò via.

Poco dopo.
“Di nuovo qui...” sospirò Andy, infastidito. Silver rimase concentrato, vedendo Mightyena ringhiargli contro.
“Finché non ti vedrò fuori gioco non sarò soddisfatto”.
“Siamo in due. Ceneride però è ai nostri piedi, ormai!” rise lui, soddisfatto, con gli occhi spalancati e mostrando i denti bianchi.
“Avete distrutto tutto, come dei folli. Il sudore delle persone, i loro affetti... tutto è stato spazzato via. Non mi pare che il vostro progetto di ampliare la terra, in questo modo, stia facendo del bene a qualcuno...”.
Andy sbuffò dopo una risata, guardò Zoe, indaffarata nella lotta contro Crystal e poi sorrise.
“Dobbiamo spostarci di qui” e prese a correre indietro, verso la scalinata alle sue spalle.
“Hey! Dove credi di andare?! Torna subito qui!”.
Silver lo inseguì, mentre Sceptile lo affiancava. Salirono rapidamente gli scalini e si ritrovarono su di un’altra terrazza, più in alto e più ampia.
Andy passeggiò fino ad arrivare ad una distanza ragionevole da Silver, mentre Mightyena lo seguiva ancora.
“Che cosa c’è? Perché siamo saliti qui?!” gli urlò contro Silver, voltandosi ad accertarsi dell’integrità di Crystal e della sua salute.
“Qui c’è più spazio. Non voglio interferenze, durante la lotta che ti ucciderà”.
Silver non aveva nemmeno più il volto nascosto dai capelli, e la rabbia che provava veniva espressa in tutto il bagliore dei suoi occhi d’argento. “Cosa diamine ci fai qui? A cosa serve tutta questa situazione?” domandò il fulvo, sentendo Groudon ruggire intensamente.
La cosa lo fece rabbrividire.
“Questa situazione?” Andy sorrise, quasi schernendo l’avversario. “Ho la possibilità di conquistare il mondo, stupido sciocco. Perché mai dovrei tirarmi indietro. Soldi, fama, ricchezze... una donna meravigliosa come Miriam... Tutto questo grazie a Groudon ed il controllo che avremo di lui”.
“Ma... ma tu sei fidanzato con Zoe... Che c’entra Miriam?”.
Andy partì con una delle risate più grasse mai fatte, aprendo poi gli occhi smeraldini. “Zoe?! Lei è soltanto uno strumento, per il Team Magma. Ma devo ammettere che fingere di stare con quella ragazzina è stato particolarmente divertente. A letto è una furia...”.
“Hai costretto una ragazza con delle capacità assurde a seguirti in questo piano folle... con l’inganno per altro. Tu mi fai schifo” tuonò Silver, incrociando le braccia.
“Ho fatto tutto questo proprio per le sue capacità. Zoe è una Vinci, ed è abituata a delle pressioni che i comuni mortali non riuscirebbero a sostenere. Inoltre è una combattente eccezionale, con le sue arti marziali e con i Pokémon. Miriam l’adocchiò, qualche mese prima che tutto questo cominciasse”.
“Non ti senti sporco? Ingannare una donna soltanto per raggiungere i tuoi scopi...”.
“Uccidere un uomo è una bassezza più grande che tradire la fiducia di una donna”.
“Tu non te le meriti, le palle che porti” tuonò il ragazzo, facendo cenno di no con la testa, schifato.
Ciò provocò soltanto il sorriso nel Magmatenente. “Io ti ucciderò. Il tuo sangue macchierà queste mattonelle per sempre”.
“Avanti. Vieni ad uccidermi” lo sfidò il ragazzo, con le braccia larghe.
“E allora bene così. Mightyena! Cominciamo con Sgranocchio!” urlò quello, vedendo il suo rapidissimo Pokémon allargare le fauci ed addentare il braccio di Sceptile.
“Colpiscilo con Fendifoglia prima che fugga via!” ribatté l’altro, prima che il Pokémon d’erba, col braccio libero dalle fauci in continua apertura e chiusura sull’avambraccio destro, colpisse con forza e precisione l’avversario. Le fronde taglienti lacerarono il pelo del Pokémon Morso ed arrivarono al corpo, vedendo caldo e rosso sangue colare sul suo pelo.
“Ancora!” fece Silver, urlando, e Sceptile caricò nuovamente il braccio.
“Lascia!” urlò Andy, digrignando i denti ed accertandosi che il suo Pokémon indietreggiasse di qualche metro. Il colpo di Sceptile andò quindi a vuoto, lasciandogli scoperto il fianco sinistro, e ordinandogli di attaccare con Riduttore.
Mightyena caricò sulle zampe e si prestò ad un tackle massivo, dritto nel fianco dell’avversario.
Sceptile stava per terra, dolorante.
“Forza! Ce la dobbiamo fare!” urlò Silver, con grinta e determinazione. Sceptile in cuor suo non voleva demordere e si sollevò.
“Bravissimo!” esclamò il fulvo. “Ora usiamo Verdebufera!”. Sceptile si lanciò con grinta verso l’avversario e quindi scosse con rabbia la coda. Il vento s’alzò minaccioso e, unito alla pioggia torrenziale che cadeva, le foglie si unirono in un’unica spirale offensiva, che colpirono Mightyena in molteplici punti. Il Pokémon di Andy si abbassò quanto più possibile per evitare i colpi, ma a nulla valsero i suoi sforzi.
“Bene! Possiamo concludere! Usa Schianto!”.
“No, Mightyena!” urlò Andy, vedendo Sceptile avvicinarsi con velocità.

Qualche istante prima.
Le mani di Gold affondarono nella sabbia, sporche di sangue. Arrancò lentamente, qualche passo in avanti. Xander si gettò a capofitto nella lotta contro Martino e Marina e così fu Christine a posare i propri stivaloni a pochi metri da lui.
Entrambi non si curavano del grosso terremoto che stava sconvolgendo l’isola, né tantomeno della grande onda che si avvicinava alle coste occidentali della baia, lontano da loro.
Gold tossì, sputando saliva e sangue; sentì l’Idrotenente sorridere ed alzò lentamente il volto. La vedeva, sorniona, accanto al suo Glalie, mentre il sole prendeva a brillare alle sue spalle.
“Sei a terra, finalmente. Come quelli della tua specie: gli scarafaggi...”
Gold tossì ancora, cercando di gettare uno sguardo a Marina: era con suo fratello, mentre si prospettava un duplice incontro tra Pokémon ed Allenatori, nel tentativo ovvio di Xander di abbattere Marino con la sua mazza ferrata.
“Ci hai dato un fastidio immane, Gold. E nonostante la maledizione continui a sopravvivere”.
Il ragazzo sorrise, con un rivolo di sangue che scendeva dall’angolo della bocca. “Mia... mia madre... mi ha insegnato a... rimanere attaccato alla vita... con le unghie e con... i denti...” disse lui, con la solita faccia di bronzo e quegli occhi d’oro.
“Beh. Vorrà dire che dovrò fare qualcosa di drastico” disse, prendendo la sfera di Banette e facendolo uscire. Groudon stava uscendo dal mare, Gold lo vedeva, ma in quel momento era impegnato a contare quanti battiti gli fossero rimasti prima di tirare le cuoia.
“Banette, vieni qui...” fece lei, vedendo quell’inquietantissimo Pokémon fluttuargli accanto.
Aprì la cerniera che gli serrava le labbra e ne prese un lungo ago, uno spillone d’acciaio lungo una trentina di centimetri.
Inarcò il sopracciglio destro, sorridendo, leccando la punta metallica e poi pungendosi il dito.
Si avvicinò ancor di più a Gold e si accasciò sulle ginocchia.
“Lontana da me, con... con gli aghi…” fece quella.
“Hai paura delle punturine?” sorrise quella, carezzando la punta del naso di Gold con il dito che perdeva sangue.
“Per... versa, come cosa... Che vuoi farmi?”.
“Ti sto per maledire definitivamente, Gold. Stai per avere iniettato nel tuo corpo il sangue di una strega”.
“Di una zoccola, vorrai dire...”.
Christine sorrise, per poi tornare seria. “È un peccato, perché hai un faccino così adorabile. Saresti stato davvero un buon passatempo. Ma è ora che il tuo cuore esploda...”
“Lasciami stare...” disse il ragazzo, sforzandosi sulle braccia per indietreggiare.
“Dove credi di andare?” chiese la biondina, mentre il sole nascondeva agli occhi dorati di Gold i particolari del volto di quella, mostrandogli solo la sagoma scura controluce.
“Ti... ti ho detto... di lasciarmi stare...”.
Gold indietreggiava, guadagnando un paio di metri, sotto gli occhi superiori di Christine.
Marina urlò, facendo voltare immediatamente il ragazzo.
“Che cosa c’è?! Hai paura per quella stupida Ranger? Morirà, come te del resto”.
“Non provate a toccarla, oppure io...”.
“Tu cosa?!” rise Christine. “Tu sei più morto che vivo. E tra poco cancelleremo la seconda opzione”. L’Idrotenente si alzò e rapidamente punse la guancia del ragazzo, facendolo urlare leggermente. Banette, che era scomparso, tornò a fluttuargli attorno. Christine fece un paio di passi indietro, ancor più sorridente e felice. Due grandi Gyarados presero a lottare alle spalle della bionda, distraendo per un attimo quello dagli occhi dorati.
“Gold!” urlò. “Questa è la tua fine!”.
La cerniera di Banette venne aperta di nuovo e quella gettò lo spillone all’interno della sua bocca. Poi allargò le braccia e in maniera del tutto naturale pronunciò una frase stranissima:

“Iov otnat etalrap am iuq ottut é omref”

Gli occhi della biondina divennero improvvisamente neri, e lacrime dello stesso colore rigarono l’ovale della donna.
Gold sentì il cuore scoppiargli ed il dolore farlo suo, possederlo totalmente. Una morsa piena di spine lo stava stringendo, si sentiva una zanzara intrappolata da una possente mano.
Il suo corpo si stava chiudendo.
Lui stava per morire.
Tossì, sputando sangue e cominciando ad urlare dal dolore.

Ancora prima, circa qualche minuto.
“Gold!” aveva urlato Marina, non appena lo vide precipitare sulla spiaggia.
“Marina!” la chiamò suo fratello, avvicinandosi velocemente. “Stai bene?!”.
“Sì, sto bene!” rispondeva quella, urlando. “Ma Gold è caduto! Sta male!”.
Christine, che era davanti a lei, prese a ridere.
“Non ho mai visto un Allenatore fuggire dalla propria sfida...”.
“Sta’ zitta” tuonò Martino.
La risata sadica di Xander risuonò proprio in quel momento, quando il sole prese a splendere improvviso, trovando uno spiraglio tra le dense nuvole grigie.
“Che diamine?!” urlò la ragazza, vedendo l’Idrotenente in picchiata sul suo Pelliper, con la mazza ferrata tra le mani pronta per sferrare un fendente.
“Cavolo! Marina!” urlò il ragazzo, prendendo la sorella per il braccio e tirandola via.
La ragazza focalizzò l’attenzione sul problema e poi guardò nuovamente Gold. La spranga però la preoccupava un tantino in più, e quindi prese a correre col fratello verso una zona più lontana alle loro spalle. Xander lasciò andare il colpo, diretto alla nuca di Marina, quando il Gyarados della ragazza attaccò con un Idropompa assai potente, diretta verso il Pelliper con su Xander, che fu colpito di striscio, facendo cadere l’uomo.
Ringhiò, quello, passando una mano tra i radi capelli rossicci mentre si rimetteva in piedi, affondando i piedi nella sabbia.
“Che diamine è quello?!” urlava.
“Bravo, Gyarados!” fece Marina.
“Ah, è così?!” sorrideva quello. “Bene, facciamo compagnia al tuo Gyarados! Vai!” urlò quello, mettendo in campo un grande, enorme Gyarados, forse anche più di quello di Marina.
“Attacca!” urlarono contemporaneamente Marina e Xander, vedendo quei due grattacieli flettersi e partire, con le mascelle spalancate.

Contemporaneamente, dall’altra parte dell’isola.
Zangoose era praticamente esausto; poggiava le zampe artigliate sulle mattonelle per rialzarsi.
“Io non perderò!” urlava Zoe, totalmente focalizzata sull’avversaria. Prese un’altra sfera dalla cintura e mandò in campo il suo Medicham.
“Ora ti faccio vedere come si usa la Megaevoluzione!” disse. Crystal la fissava sbalordita ed irritata: non voleva che mettesse in campo un altro Pokémon.
“Che diavolo fai?! Perché non ti arrendi?!” urlava la ragazza di Johto, stringendo i pugni iraconda.
“Non posso perdere! Andy cosa penserà di me?! I nostri obiettivi, il nostro futuro...”.
Crystal vide il lato più umano di quella ragazza, che fino a quel momento aveva creduto una zoccola. La sofferenza, la solitudine, la paura, tutto traspariva attraverso i suoi occhi vitrei.
“Io ho... Zoe... Tu sei una Vinci?” domandò poi, vedendo l’interlocutrice spalancare gli occhi. Digrignò i denti, mostrando i canini, furibonda ed impaurita contemporaneamente.
“E tu che ne sai?!” urlò.
“Siamo stati a casa tua, qualche giorno fa...”.
“Quella casa è abbandonata da anni, ormai. La mia famiglia è sparita e non esiste più nessun Vinci ad Hoenn”.
“Sbagliato. Ci sei tu”.
Quella con la emme rossa sul petto spalancò gli occhi nuovamente. Era fragile in quel momento, però allontanò ogni pensiero sulla debolezza rapidamente, urlando.
“Ti faccio vedere che può fare una Vinci! Vai, Medicham! Megaevolvi!”.
Allargò la collottola della felpa e ne prese un ciondolo, tirandolo fuori: la Megapietra, proprio come quella che portava al bracciale Crystal, era incastonata in un ciondolo dorato.
“Questo è l’unico ricordo che voglio portarmi della mia famiglia!”
Toccò la pietra bianca e rossa e Medicham s’illuminò, diventando una macchia di luce nel buio diffuso sotto le nuvole di Ceneride. Allargò le braccia, il Pokémon, trasformandosi definitivamente.
“Non è lottando contro di me che ti farai accettare da Andy! Lui non ti ha mai voluta! Ti hanno usata!” urlava Crystal, vedendo Swampert pronto a difenderla dall’avversario.
“Tu non sai nulla! Attaccala!” urlava lei, con le lacrime agli occhi.
Medicham, ormai Megaevoluto, partì rapidissimo, sferrando un calcio diretto al petto di MegaSwampert.
“Chiudi!” fece Crystal, semipiegata sulle ginocchia e concentrata.
Swampert incrociò le possenti braccia, intercettando l’attacco di Zoe. Medicham si diede lo slancio e tornò indietro, pronto a ricevere altri ordini.
“Io sono stata a casa di Sapphire Birch, pochi giorni fa”.
“Sapphire Birch non è altro che il nome di una salma!”.
“Lo so...” abbassò di poco lo sguardo Crystal, addolorata. “Lei ha lottato come noi per fermarvi”.
“Aveva già intuito, assieme a quell’effemminato del suo fidanzato il nostro piano...”.
“Vi seguiva già da tempo... A casa sua, sul suo pc...”.
“Che cosa?!” urlava lei. Ormai non riusciva più a trattenere la crisi di pianto che le stava rigando il viso, segnando solchi profondi e scuri sulle guance, cancellati poco dopo dalla pioggia.
“Un’intercettazione telefonica tra Miriam ed Andy. Era tutto un piano per sfruttarti. Quei due stanno assieme da tanto tempo”.
Gli occhi di Zoe si spalancarono e le forze cominciarono ad abbandonarla ma, incredibilmente, riuscì a stare in piedi, fissando l’avversaria.
Tutto diventò buio ai suoi occhi, e poi la sua immagine davanti, come se fosse di fronte ad uno specchio, s’infranse in milioni di piccoli pezzi, accumulandosi ai suoi piedi. Polvere, quella era rimasta, assieme a ricordi di lontane volontà ed una flebile speranza, sottoforma di una lucina lontana, che voleva che Crystal mentisse.
“Tu... tu menti...” faceva lei.
“No! Te lo assicuro! Io ho letto le lettere che hai scritto a tua nonna, i tuoi sfoghi, e ti capisco! La pressione che avevi addosso, solamente per il cognome che porti, era qualcosa di insostenibile per una ragazzina... E poi i paragoni con tuo fratello... vivevi una situazione impietosa... Sei fuggita”.
“Lo so che sono fuggita! E sono stata costretta per anni a sopravvivere con i pochi soldi che avevo conservato!”.
“Hai lavorato da qualche parte?”.
“Sì... in un forno a Ferruggipoli, dove erano in pochi a conoscermi. Ho lavorato per anni prima di riuscire a mettere qualcosa da parte, per partire ed andare via, viaggiare per Hoenn e mettere in pratica i miei allenamenti da Kombat – Girl...”.
“Anche io ho cominciato a lavorare da piccola, posso comprendere”.
“Ma quando ho incontrato Andy tutto è diventato più limpido. All’inizio lo vedevo, così bello, così irraggiungibile... Lui mi ha parlato, ha scelto tra tutte proprio me...”.
“E non è strano?! Credimi, Zoe, non ho alcun interesse a distruggere la tua storia d’amore! Ma dobbiamo salvare questa situazione! Groudon e Kyogre già sono usciti fuori!”.
“Ma Andy! Lui crede tantissimo a questo progetto!” piangeva lei.
“Tu uccideresti migliaia di persone soltanto perché Andy crede ad un progetto?! Avanti, ma ti senti?! Non hai visto gli sguardi che aveva per Miriam, la premura nei suoi confronti?!”.
“Era... era...” s’inginocchiò d’improvviso, perdendo le forze ed abbandonandosi in un pianto disperato.
Crystal capì che quello dovesse essere il momento per dare l’affondo finale. “Lui si è avvicinato a te perché sapeva chi eri, e lo sapeva pure Miriam. E ti dirò di più, nemmeno a lei importa così tanto di lui... Miriam ha preso in giro anche Andy, facendolo innamorare, ma poi si sbarazzerà di voi non appena avrà ottenuto quello che vuole: un luogo senza acqua, dove moriremo tutti”.
“È vero...” sospirò lei, portando le mani al volto.
“E stai combattendo contro di noi, che vogliamo mettere le cose a posto!” urlò, irritata.
“Scusa...” piangeva lei. Se n’era resa conto, era tutto un piano architettato dall’inizio per fare in modo che lei facesse parte del Team Magma. La freddezza di Andy non era caratteriale, una cosa portata dal suo modo di essere, così bello e tenebroso. No, lui era così freddo con lei, dai semplici baci ai momenti d’intimità più pura, dove facevano l’amore, se amore lo poteva chiamare, proprio perché lei non gli interessava.
Doveva semplicemente farla innamorare e scoparsela per il bene del piano.
“Io... ucciderò Miriam...” sussurrò, aprendo gli occhi e guardando Groudon, lontano al centro della baia.

Un minuto prima.
Stava per schiantarsi su di Mightyena, Sceptile.
“No, Mightyena!” urlava Andy, osservando la coda del Pokémon di Silver schiantarsi con forza sul suo Pokémon. “Rotola!” fece poi, e Mightyena racimolò le forze per poter schivare l’attacco con una rapida virata a destra.
“Non perderemo!” esclamò Silver. “Attaccalo!”
“Mightyena... Forza con Riduttore!” urlò Andy.
Colpito in pieno, brutto colpo, Sceptile barcollò e cadde per terra, prendendosi un attimo per recuperare le forze.
“Tu non sai nulla! Attaccala!” sentirono Zoe urlare, dalla terrazza in basso.
Silver capì che doveva sfruttare appieno l’ambiente che si trovava attorno, perché la semplice forza di Sceptile non bastava. Si guardava attorno, cercando di trovare una scappatoia. La grande velocità di Sceptile doveva essere la chiave ma la poca energia che gli rimaneva era un deterrente. Guardò il suo Pokémon, sanguinava dalla bocca e probabilmente un altro paio di colpi lo avrebbero sicuramente messo K.O. e questo non sarebbe stato ciò che voleva.
Andy sogghignava. “Stai per perdere. Dopo ti ucciderò... ed io e Miriam governeremo questo mondo”.
“E Zoe? Davvero non hai provato nulla per lei, in tutto questo tempo?”.
Andy rimase col volto glaciale, fissava dritto, le labbra a formare una linea dritta e serrata.
“Zoe è una debole... ma è stata il tramite per tutto questo... la sua agilità, la sua abilità con i Pokémon... I Vinci sono davvero una famiglia di un livello superiore...”.
“L’hai usata fino ad ora?”.
“Era il nostro scopo fin dall’inizio. Tutto ciò che abbiamo fatto è stato per permettere a Miriam, adesso, di controllare Groudon e sconfiggere Igor. Tutto quanto è fatto per permettere a noi di avere in mano il potere”.
“Il potere?”.
“Già. A me non interessa nulla degli ideali che Miriam ha ereditato da suo padre Max. Io voglio soltanto ricchezza, fama... Voglio la paura negli occhi di chi mi guarda. Diventerò il Re di Hoenn e lentamente conquisteremo le altre regioni, controllando il mondo intero!” prese a ridere Andy.
Silver abbassò per un attimo lo sguardo. Anche suo padre aveva quegli scopi così bassi?
Forse no. Forse non era capace di cose così basse, nonostante tutto ciò che aveva avuto il coraggio di fare. Ciò che era chiaro, però, era che non avrebbe potuto lasciare il via libera ad Andy e Miriam per schiavizzare Hoenn e renderla una landa arida e desolata.
“Sceptile!” esclamò Silver, correndo verso le scale, seguito rapidamente dal suo Pokémon.
Andy sorrise. “Dove credi di andare?!” e prese ad inseguirlo, mentre Mightyena abbaiava rumorosamente, alle loro calcagna.
Silver saltò sulla balaustra di marmo e saltò giù, atterrando a pochi metri da Zoe, inginocchiata, con le mani al volto.
Non riuscì a nascondere una punta di soddisfazione per quella scena.

Cinque secondi dopo.

Lentamente, Groudon aveva terminato la sua uscita dall’acqua, creando un ampio isolotto su cui dominare il mare. Kyogre invece sostava immobile, in attesa che Igor gli impartisse qualche ordine.
“Che cosa credi di fare?” domandò quello, serio. “Sei nel mio elemento. Non riuscirai ad importi”.
Miriam prese a ridere con prepotenza. “Prosciugherò il tuo elemento partendo proprio da qui! E quell’orca maledetta rimarrà con la pancia sul fondale!”.
“Non riuscirai a fare nulla di tutto ciò”.
Gli sguardi che si scambiavano quei due erano fautori di quei cataclismi, e la rabbia che bruciava nei loro petti, che aveva fatto di loro degli omicidi, non si conteneva più.
“Io ti ucciderò, Miriam. Fosse l’ultima cosa che faccio” sussurrò l’uomo, guardando gli occhi purpurei della donna.
“Groudon!” urlò lei, all’improvviso. “Spacchiamo la terra sotto di lui! Andiamo con Eruzione!”.

 

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