Salve a tutti. E nulla, oggi comincia il suo percorso pubblicativo il nostro Levyan. Sarà abbastanza lungo, ha ideato una serie ben congegnata e parecchio avvincente, di cui il Pianto delle Stelle è la prima long. Per quanto riguarda le altre pubblicazioni, purtroppo Cy ha avuto un piccolo problema di salute ed è stata impossibilitata nello scrivere il capitolo successivo della sua storia. Tornerà sicuramente tra due martedì. Mentre per HC bisognerà ancora aspettare, sono in ferie =)
È stata un po' una bastardata a fermarmi a quattro - cinque capitoli dalla fine, lo so, ma preferisco ricaricare le batterie e scrivere un finale coi controcazzi piuttosto che arrangiare il tutto alla bene e meglio. In più oggi è il compleanno di Aki, quindi potrete scaricare da qui il suo fumetto One shot su Mistery Dungeon. Buon divertimento e buona lettura sui nostri canali.
A martedì con la prossima uscita.
- Andy Black, Pokémon Courage.
È stata un po' una bastardata a fermarmi a quattro - cinque capitoli dalla fine, lo so, ma preferisco ricaricare le batterie e scrivere un finale coi controcazzi piuttosto che arrangiare il tutto alla bene e meglio. In più oggi è il compleanno di Aki, quindi potrete scaricare da qui il suo fumetto One shot su Mistery Dungeon. Buon divertimento e buona lettura sui nostri canali.
A martedì con la prossima uscita.
- Andy Black, Pokémon Courage.
Il Pianto Delle Stelle
Il Pianto delle stelle è
un fenomeno naturale che si manifesta ogni dieci anni nei cieli di Sidera. È di
nuovo il momento, numerosi gruppi di turisti provenienti da tutto il mondo si
raggruppano nelle città di questa calda regione nel pieno della sua estate. Per
un giorno speciale. Speciale soprattutto per due ragazzi, che inizieranno il
proprio viaggio verso la Lega e per un terzo... che quel giorno vedrà per la
prima volta la luce.
Il Pianto Delle Stelle
fa parte della saga dell’orizzonte alternativo Pokémon One Soul, ambientato
nell’universo del manga Pokémon Adventures.
Le stelle piangono, ma
nulla è mai come appare.
Il
Pianto Delle Stelle
Prologo -
Nascita
Nel cielo di Sidera, non
c’era l’ombra di una nuvola. Le stelle, dalla coltre oscura, illuminavano
quella notte di agosto. La popolazione di tutta la regione aspettava
impazientemente. Di Lì a poco sarebbe accaduto qualcosa, qualcosa di
spettacolare. Una volta ogni dieci anni si poteva ammirare il Pianto delle
Stelle, una surreale pioggia di stelle cadenti che si manifestava a intervalli
regolari. Quella notte tra il ventotto e ventinove agosto, stava per accadere
di nuovo.
Il belvedere della città
di Delfisia era stato costruito appositamente per questo evento. Pochi anni
prima, sul colle Altare, era stata edificata la terrazza omonima, progettata
per ospitare le centinaia di persone che avrebbero corso abbastanza da prendere
i posti migliori quella notte. Per onorare le antiche radici della città, il
belvedere era stato costruito attorno alla meridiana della Gru, enorme orologio
solare di marmo vecchio di oltre duemila anni, mai spostato dalla cima dell’altura,
attrazione centrale della terrazza.
La folla, proveniente da
Hoenn, Kanto, Kalos e da tutto il resto del mondo, girava per le strade di
Sidera da giorni. Delfisia, come ogni altra città, pullulava di turisti che
quella notte riempirono la terrazza Altare armati di videocamere, fotocamere e
cellulari.
– Mamma che ore sono?
– Quasi le due,
tesoro...
Nemmeno i bambini
avevano sonno. Aspettavano lo spettacolo tra le braccia o sulle spalle dei
genitori. Sapevano che, se si fossero persi il Pianto delle Stelle quella
notte, avrebbero dovuto attendere altri dieci anni per rivederlo.
La folla era ansiosa.
Un ragazzo appoggiato
alla ringhiera della terrazza aspettava, teso come gli altri, la caduta della
prima cometa.
– Xavier! Xavier! Uff...
scusi, permesso... – Una biondina particolarmente vispa avanzava zigzagando tra
le persone, in direzione del ragazzo dai capelli castani.
– Celia! Sei qui! –
Xavier era felice di vederla.
– Sono tornata in tempo!
Sono tornata in tempo? – si rettificò trasformando l’esclamazione in una
domanda.
– Sì, non è ancora
successo...
Fu interrotto dalla voce
di un bimbo.
– Mamma! Mamma! Ecco una
stella!
Xavier si voltò. Celia
si voltò. Tutta la folla si voltò.
In effetti, proprio in
quel momento, una cometa falciò il cielo e scomparve tanto repentinamente
quanto possibile.
Dalla folla si innalzò
un sospiro sorpreso. Le videocamere cominciarono a riprendere, le fotocamere
misero a fuoco. Nessuno voleva dimenticare quel momento. Due, tre, quattro...
le comete cominciarono a piovere copiosamente.
Entrambi appoggiati alla
ringhiera, Celia e Xavier, guardavano stupefatti.
Lei aveva quattordici
anni. Il suo fisico iniziava a maturare, un principio di seno germogliava sul
suo petto e delle timide curve cominciavano a scolpire i suoi fianchi.
Indossava un top con le spalline sottili dello stesso colore dei suoi occhi,
viola chiaro, quasi trasparente. Un paio di pantaloncini neri che arrivavano a
metà coscia lasciavano le sue gambe libere di muoversi. I suoi capelli, di un
biondo talmente chiaro da sembrare bianco, erano legati in una coda semplice e
comoda.
Era la persona più
vicina a Xavier, da sempre, almeno da quando ricordava. Il ragazzo che ora le
stava accanto, per lei, era sempre stato un vero e proprio fratello.
Da ragazzini erano inseparabili,
giocavano sempre insieme, ma il loro legame si strinse maggiormente quando i
genitori di lei durante un viaggio di lavoro all’estero, scomparvero; Xavier la
accolse a casa sua, Marcos, padre del giovane, fece in modo che l’affidamento
della ragazzina fosse dato legalmente a lui. Aveva cinque anni, un presunto
incidente aereo le aveva tolto le due persone che l’avevano messa alla luce,
impiegò parecchio tempo per riprendersi.
Ora, viveva ancora con i
due che le avevano dato una casa. L’insolita famiglia, originariamente
stabilita a Unima, aveva deciso di trasferirsi a Sidera più o meno un anno
prima. L’età dell’uomo si faceva sentire e il medico di famiglia aveva
consigliato di lasciare la città di Austropoli per trasferirsi in un luogo
dall’aria più pulita, più a contatto con la natura. L’uomo, onesto lavoratore
per tutta la vita, aveva messo da parte una piccola somma di denaro che gli
aveva permesso di comprare una modesta proprietà proprio in mezzo alla
cittadina di Delfisia.
Celia, davanti a quello
spettacolo, guardava il cielo. Stimolata dal momento, la ragazza, mise la sua
mano su quella di Xavier. Il castano la guardò e sorrise. Le strinse quella sua
manina morbida e delicata.
Xavier, sedicenne, era
cresciuto contando soltanto sulla figura di suo padre. Marcos aveva avuto il
primo figlio ad un’età abbastanza avanzata e non aveva mai raccontato al
primogenito chi fosse stata la donna che l’aveva partorito.
Il ragazzo aveva dei
capelli castani abbastanza corti che teneva perennemente dritti, alzandoli con
l’ausilio dell’asciugacapelli. Era contrario al gel. I suoi occhi sembravano
due perle nere. Abbastanza alto, slanciato. Celia, che era moderatamente bassa,
arrivava con la fronte al suo petto. Era snello, forse grazie alla sua abitudine
di uscire quasi tutte le mattine alle sei, per andare a correre. Faceva dai cinque
ai dieci chilometri e tornava a casa, doccia e subito al lavoro. Dava una mano
ad un allevamento Pokémon locale.
I ragazzi, fatta
eccezione per l’aspetto, sembravano veramente fratelli. Erano uniti da un
legame indistruttibile.
Celia, con il volto
illuminato dalle stelle cadenti che sfilavano sulla nera passerella del cielo, ammirava
in silenzio. Sorrisi, grida di turisti, stelle che cadevano dal cielo come
lacrime. Sidera.
Intanto,
quella notte, poco lontano dal belvedere Altare, nel Bosco Lira, fitta selva
che sorgeva proprio sotto la terrazza, un ragazzo apriva gli occhi per la prima
volta.
O
forse no, non era la prima. Le sue pupille nere si abituarono alla luce delle
comete che passavano sopra di lui in poco tempo. Il ragazzo si ritrovò al
centro di un prato, completamente senza alberi. Era un piccolo spiazzo circolare
vuoto al centro di quel bosco fitto e oscuro. Si alzò in piedi, ciò non gli
dette fatica.
Sollevò
il mento.
Contemplò
quello che tutti chiamavano il Pianto delle Stelle. Sotto la brezza estiva, i
suoi capelli lunghi, bianchi, si agitavano come eseguendo una strana danza.
–
Chi sei?
Il
ragazzo volse lo sguardo verso il bosco.
–
Chi sei?
Nessuno.
Il
ragazzo ci pensò un attimo.
–
Kalut...
–
Bene, Kalut, ben svegliato nel mondo degli umani...
– Ehi. – Una
mano picchiettò sulla spalla di Xavier.
– Julie!
– esclamò il ragazzo voltandosi.
Una
ragazza dai capelli corvini era comparsa alle spalle dei due. Aveva un enorme
sorriso in volto e i suoi occhi scuri e profondi ridevano più di lei.
– Sei
arrivata! – fece gaudente il castano portandola alla sua destra e stringendola
a sé.
Lei si
lasciò cingere dal suo braccio. – Pensavi di liberarti facilmente di me? Ho
avuto solo un piccolo contrattempo. – spiegò. – Che mi sono persa?
Uno “shhh” giunse dalla folla alle loro
spalle. Nello stesso istante, un’altra stella cadente sferzò il buio spezzando
quella sorta di fase di stallo in cui per alcuni minuti non era caduta la
pioggia.
– Wow...
– commentò estasiata la mora. – Da qui è tutta un’altra cosa... – proseguì lei
che aveva intravisto la prima parte dello spettacolo dall’allevamento, appena
prima di correre alla terrazza. Lei era la figlia del gestore dell’allevamento
dove lavorava Xavier.
Celia,
nel frattempo, era rimasta in silenzio. Aveva sorriso all’arrivo di Julie, ma
nulla di più. Quando i suoi occhi chiari si incrociarono con quelli neri come
l’oblio della ragazza alla destra di Xavier, i quali avevano compiuto una breve
gita passando dal volto felice ma marchiato dal sonno dello stesso ragazzo
castano, fino a concludere il viaggio con lei, la sua espressione fece la
contorsionista circense.
– Ok, vi
lascio un po’ da soli. – disse sforzandosi di sorridere nei confronti di suo fratello.
Xavier
ricambiò il suo sguardo. La bionda fissò ancora il cielo, quindi si allontanò
dileguandosi silenziosamente tra le persone e prendendo posizione accanto alla
telecamera di un inviata di Sinnoh Tv pochi metri più in là.
Era stata
una sparizione più concettuale che materiale, Julie e Xavier si trovavano
ancora in mezzo al marasma di gente, non erano affatto soli. Ma la unica
presenza di Celia, logorava il momento di intimità dei due.
Qualche
istante e Julie si prese lo spazio per stringere forte al suo corpo il braccio
di Xavier. – è fantastico... – commentò suadente.
Le
comete, in quel momento cadevano numerose e il silenzio quasi surreale che si era
creato opprimendo, come un topo che sottomette un leone, il chiasso generato
dalla massa era il sottofondo perfetto per quel momento magico in cui le labbra
dei due si incontrarono.
Passarono
circa tre quarti d’ora tra effusioni e contemplazione del cielo; la gente aveva
iniziato a stancarsi anche se, secondo la tradizione popolare, il Pianto Delle
Stelle doveva durare dalle due della notte fino alle sei della mattina. La
folla cominciava a diradarsi, le madri erano le prime ad andarsene, i figli si
stufavano subito e toccava alle donne portarli via, i papà dovevano sempre
dimostrare di essere uomini con in volto quell’espressione da “intanto vai tu, femmina, io sono maschio e
resto a guardare” interrotta a brevi intervalli da profondi sbadigli.
Quelli che se ne andavano per secondi erano i teenagers e i ragazzi poco più
grandi, diretti verso bar, locali e pub assetati di alcol. Sulla terrazza si
erano aperti dei buchi tra la folla che uno dopo l’altro si dilatavano
facendola sembrare un colabrodo.
Dopo le
due ore, i buchi della terrazza erano diventati i gruppetti di persone, il
corpo del colabrodo era il pavimento rimasto vuoto. Piccole comitive, inviati
delle televisioni, fotografi professionisti, scienziati e filosofi erano le
razze rimaste, tutti rigorosamente sdraiati o seduti, in massa o da soli; il
fatto è che dopo una cert’ora non si correva più il pericolo di estinzione, si
aveva invece la certezza che coloro che erano rimasti lì fino a quel momento
tanto lontano, non se ne sarebbero andati prima della fine.
– Savi...
– fece infantile la mora strusciando la tempia al petto del fidanzato, i due si
erano concessi di adagiarsi a terra. – ...andiamo...? – proseguì con un sorriso
sbarazzino in volto.
– Nel
nostro angolo? – chiese il ragazzo voltando appena lo sguardo.
– Nel
nostro angolo. – acconsenti quella.
Come due
ombre si dileguarono da quel luogo, silenziosi e illuminati a tratti dalle
comete, scomparvero sotto dallo sguardo vigile e quasi intristito di Celia.
Discesero una scala, si portarono, mano nella mano, su un piccolo balconcino
che nasceva al di sotto della terrazza Altare come una cellula-figlio in un
processo di gemmazione.
Giunti a
destinazione, i due si unirono di nuovo in un bacio, si abbandonarono su un
lettino inclinato di pietra levigata posto lì al momento della costruzione. I
loro occhi si chiusero e i loro corpi si unirono in quella calda notte, la
notte dei poeti e degli assassini.
Nel
frattempo, nel cielo, oscurata dalla luce bianca e pura delle altre stelle,
passava l’unica scia viola di quella sera. Una stella cadente dal colore scuro
sopra le teste di Xavier, Celia, Kalut. Sopra tutta Sidera.
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