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White's Diary: Where are you? - Prologo: 12 Gennaio 20XX

Note d'autore che fa le veci dell'autrice:
Rileggendo il primo capitolo e pensando che tra questa storia e quella uscita nel Natale 2014 vi dovesse essere una sorta di collegamento, d'elemento amalgamante. Ecco quindi che Rachel ha steso un prologo per la storia, in un certo senso esplicativo, molto importante per la corretta comprensione generale della storia e delle storie di Courage più in generale.
Quindi nulla, ringrazio tutti i lettori e faccio i miei complimenti, come sempre, a Rachel per l'energia e per la capacità che possiede nel far calare il lettore all'interno dei sentimenti del personaggio. A martedì prossimo.

- ND







12 Gennaio 20XX
 
Mi sono svegliata poco fa, non ho ancora la più pallida idea di che ora sia. Sono passati esattamente 19 giorni da quando N se ne è andato. Ho deciso di creare questo diario appositamente. Non sono mai stata una tipa costante con questa roba, ma ne ho bisogno. No. In realtà è di qualcun altro che ho bisogno.
Ma partiamo con ordine.
Ho passato questi giorni dormendo, vegetando, rifiutandomi di vivere.
Il punto è che non capisco. L’unico vero punto di tutto ciò è che non capisco. Sarà che è successo tutto così in fretta, sarà che non so cosa sia realmente successo. L’unica cosa chiara è che è uscito da quella porta, lasciandomi passare la vigilia di Natale da sola. Ho aspettato per tutto il 25 Dicembre che tornasse. L’ho aspettato fiduciosa, addormentandomi sul tavolo apparecchiato, svegliandomi sicura che fosse vicino a me e asciugandomi le lacrime apparse quando mi sono resa conto che non era così.
I giorni successivi sono stati abbastanza confusi. Sono uscita, ho cercato nei dintorni, ho cercato per la città, in tutti i posti dove siamo stati. La pasticceria, che aveva scoperto per caso e dove mi portava quasi ogni fine settimana, il parco, dove d’estate ci riposavamo all’ombra e dove d’inverno tiravamo su pupazzi di neve, circondati da ragazzini curiosi e Pokémon. Ho cercato in piazza, seduta alla fontana dove spesso prendevamo il gelato.
Quelli per me sono più che semplici posti. Sono luoghi in cui abbiamo vissuto, in cui ci siamo amati, nel senso meno fisico del termine. Abbiamo amato la presenza reciproca l’uno dell’altro. E adesso sono vuoti. Ho iniziato a scattare fotografie. Ad appassionarmi davvero alla fotografia. Ne ho scattate tante in quei posti. Anche solo del panorama. Ogni cosa che guardavo assieme a lui diventava parte di una foto, forse per il solo fatto che non ero la sola a guardarla. Adesso, nonostante le luci di Natale, nulla sembra parte di una foto. Tutto appare così caleidoscopico visto con le lacrime agli occhi. Tutti i pezzi sono distrutti, smembrati.
E io continuo a piangere.
Dei giorni di Gennaio ricordo ancora meno. Ricordo i fuochi d’artificio di capodanno che mi illuminavano la stanza, il rumore ovattato dalle finestre chiuse, Mi piaceva guardarli con lui. Stringergli la mano, mentre in mezzo al freddo e alla neve lo trascinavo in un punto della città dove vederli meglio. Lui spesso guardava me e non i fuochi, diceva che guardava i colori che mi si riflettevano sugli occhi. Anche prima di sparire mi ha detto che gli piacciono i miei occhi.
Se stare con me gli piaceva, se gli piaceva guardare i miei occhi, perché è andato via? Perché non è rimasto dove poteva guardarli sempre, dove potevo guardarlo sempre?

Devo essermi riaddormentata. Il mio ciclo sonno-veglia penso sia definitivamente andato a farsi benedire in queste due settimane. Adesso però devo continuare a scrivere.
Non mi sento granché bene, mi sono fisicamente indebolita parecchio, e ho totalmente perso l’appetito. Sono stanca. Non voglio credere mi abbia abbandonata, lasciata indietro. Non può averlo fatto. Ho davanti a me la pietra con la fiamma di Reshiram. Brilla ancora, scaldandomi le mani, e voglio convincermi che mi stia mostrando come sta. Che brilli per indicarmi qualcosa tipo “Ehy, White, stai tranquilla, vedi come splendo? Vuol dire che lui sta bene e che ti sta pensando”. Ho davvero bisogno di crederlo, altrimenti impazzirei.
Ho fatto chiamate in giro, ho chiesto a chiunque avesse potuto incontrarlo, sentirlo, anche solo incrociarlo per strada, ma nessuno sa nulla. Nessuno sembra sapere cosa stia succedendo e cosa possa averlo spinto ad allontanarsi.
Credo di averlo già detto tante volte, ma non so cosa sta succedendo. Ma ho paura per lui. Ho paura che sia in pericolo, ho paura che mi abbia lasciata indietro per proteggermi, per farsi carico da solo di tutto quello che succedendo. Come accadde, come è già accaduto il giorno in cui Ghecis minacciò Unima col suo ghiaccio.
N è ingenuo. Ha quell’ingenuità, quell’innocenza di chi ha fiducia nel mondo e negli altri. Sono felice che l’abbia, perché vuol dire che è cambiato, che è cresciuto e che ha accettato il mondo per intero. Ha accettato il mondo come un’immensa famiglia, diventandone a sua volta parte.
Ma quell’ingenuità lo porta a voler proteggere tutti, a proteggere gli altri senza considerazione di sé, senza pensare al sacrificio che sta facendo. Per questo ho paura. N è troppo buono, è troppo gentile.
Sono stanca, ma non posso rimettermi a dormire. Non ho quasi più spazio nello stomaco, ma sto preparandomi da mangiare. Sarà un pasto abbondante, devo recuperare troppe energie perse.
Non ho idea di quello a cui potrò arrivare a pensare, ma ho bisogno di energie per provare ad iniziare qualcosa, qualunque cosa accadrà.

Ora è sera, fra poco mi metterò a letto. Devo prima di tutto riprendere un ritmo di vita umano, dopodiché potrò partire senza problemi. Lo cercherò. Non posso abbandonarlo, perché sono sicura che lui non ha abbandonato me.
Voglio credergli.
Lo amo, per questo continuerò ad avere fiducia in lui. In noi.
Domattina mi alzerò presto, indipendentemente dall’orario in cui mi addormenterò e inizierò a preparare biglietti e zaino per muovermi. Se tutto va bene, entro un paio di giorni potrò uscire da questa casa, ancora addobbata come se fosse Natale, e iniziare a cercarlo. Non so ancora da dove iniziare, ma questa fiamma che mi ha regalato mi illuminerà la strada.
Spero di poter risolvere il tutto in fretta, spero di poterlo riabbracciare in fretta.
Ti terrò aggiornato.
 
Tua, White.
 

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