Capitolo
2: Ludi
circenses
Sapphire
aveva
le palpebre pesanti. Tutti i Dexholder si erano svegliati tardi e
avevano
pranzato alla ben e meglio. Un poco più rinvigoriti, si erano portati
all’Holon
World Stadium, la gigantesca arena costruita per l’occasione proprio al
centro
della cittadina. Le strade erano intasatissime, il sole picchiava duro e
ovunque sembrava di avere attorno il triplo delle persone in preda alla
foga e
al delirio. Fortunatamente, la criniera di reporter infoiati si era
decimata,
evidentemente tutti si trovavano dentro per intervistare gente più
interessante
o per ottenere il posto ideale nella tribuna stampa. Green e Red avevano
lasciato il resto del gruppo, dovevano essere presenti fin dall’inizio
in veste
di professionisti.
‒
Ho bisogno di acqua, tanta acqua ‒ mormorò Blue accanto alla ragazza di
Hoenn.
‒
A chi lo dici, spero che questa cosa finisca subito…
Erano
in
fila, una fila che scorreva in maniera alquanto fluida, ma pur sempre
una
fila. Non sarebbero entrati in mezzo alle tribune, ovviamente, c’erano
delle
terrazze riservate ai partecipanti al torneo e su quelle loro si
sarebbero
adagiate durante il primo girone di lotte che si sarebbe tenuto in
quella
giornata. Da fuori, lo stadio era già abbastanza imponente, era una
costruzione
in cemento massiccia e dalla forma ellittica tutta decorata con
giganteschi
stendardi raffiguranti gli stemmi delle regioni. Sopra al cancello
principale,
invece, troneggiava il gigantesco sigillo della regione di Holon: una
Poké Ball
semi-romboidale che ricordava la forma dell’isola. Durante il viaggio
che li
aveva portati allo stadio, i ragazzi si erano resi conto di una cosa:
Holon
aveva pochissimi residenti e quei pochi abitavano tutti in periferia. La
città,
come presumibilmente tutto il resto della regione, viveva di turismo e i
suoi
abitanti lavoravano in ristoranti, bar, hotel e altre attrazioni. Faceva
strano
camminare per Vivalet, sembrava quasi di stare in una specie di parco
divertimenti a tema urbanistico.
‒
Vai, tocca a te ‒ sussurrò Sapphire a Blue.
La
ragazza
mostrò la tessera al tipo del banco di smistamento. Risultava essere un
Allenatrice di rango A, quindi di un livello più bassa di Sapphire.
Tutto a
livello teorico, ovviamente, la ragazza di Hoenn aveva semplicemente
vinto più
medaglie di lei nel mondo.
‒
Terzo piano, tribuna partecipanti ‒ disse l’uomo.
Sapphire
avanzò
e imitò Blue. Mostrò la tessera che la etichettava Allenatrice rango S,
quello verificò tramite un qualche dispositivo scanner, sorrise alla
ragazza e
la indirizzò: quarto piano, attico della tribuna partecipanti.
Pure
lei
entrò, udì alle sue spalle Crystal mostrare il badge da Allenatrice
rango
C, ossia con meno di otto medaglie. La ragazza di Johto non si era mai
impegnata nei duelli, ma aveva un Pokédex che contava più di settecento
specie
catturate e anche una discreta fama da non agonista del Pokéathlon.
Sapphire
avanzò lungo un corridoio scuro fino a raggiungere una biforcazione, a
destra
l’ascensore, a sinistra le scale. Quarto
piano aveva detto il tipo all’entrata. Forse era meglio prendere
l’ascensore. Vi entrò, premette il tasto e attese. L’ascensore si fermò.
Le si
aprì uno spiraglio su una stanza incredibile. Tutta bianca, una parete
era
costituita interamente da vetrate che davano sullo stadio. C’era l’aria
condizionata, una gradevole frescura invadeva ogni angolo di quel luogo.
Si
rese conto di essere in un edificio in qualche modo incastonato
all’interno
delle tribune dello stadio. Sotto di lei vedeva le folle deliranti
distribuite
su spalti con numerosissime gradinate, tutti raccolti attorno ad un
ampio
terreno rettangolare suddiviso in due aree con il simbolo di una Poké
Ball
piazzato al centro. Grossi monitor visibilissimi anche con la forte luce
del
sole e posizionati su tutti i quattro cardini dello stadio mostravano
scene
prese a caso da altri tornei o da eventi con protagonisti alcuni
Allenatori di
grande fama. La ragazza dagli occhi blu si guardò attorno. C’era un
tavolo
imbandito per un rinfresco, un corridoio che portava da qualche parte e
dei
divani, su cui trovò distesi dei personaggi di cui conosceva molto bene
il
nome.
‒
Sapphire! ‒ la salutò Red. ‒ Benvenuta.
La
ragazza
era ancora a bocca aperta. Intenta a versarsi un bicchiere di champagne
c’era Camilla, Campionessa di Sinnoh. Accanto a Red sedevano Iris e
Lance, che
stavano chiacchierando animatamente quando lei era entrata. Di fianco
intravide
Nardo, ex Campione di Unima comunque ammesso tra i rango S, che
conversava con
Zack e Antares, venuti rispettivamente da Adamanta e Sidera. Il suo
sguardo
scivolò leggermente su una pozzanghera d’olio quando vide pure Ruby, in
piedi
accanto a Diantha, con cui aveva evidentemente appena smesso di parlare
per
puntare gli occhi sull’ultima arrivata, Sapphire.
‒
Ah, ho atteso con ansia di potermi confrontare con te, ragazza ‒ le
venne
incontro Camilla. Era una donna splendida, vestita in maniera sobria con
dei
capelli biondi chiarissimi che le ricordavano una cascata di sottili
filamenti
d’oro ‒ Sei parecchio famosa anche tra i piani alti, lo sai? ‒ e le
porse un
bicchiere pieno di quel liquido tutto bollicine.
‒
Oh, grazie ‒ accettò timida.
‒
Non ringraziarla, secondo i giornalisti quassù ci stiamo barricando
dietro i
divani intenti a lanciarci occhiatacce ostili ‒ intervenne Nardo
strappandole
un sorriso.
‒
Sapphire ‒ le si presentò davanti con un gran sorriso Iris, dalla
carnagione
scura in netto contrasto col vestitino color crema che portava. ‒ si
dice molto
di te… pure tu sei una dei portatori del Pokédex, giusto?
Le
sembrava
strano che la sua fama si fosse propagata tanto. Le venne in mente che
forse era davvero così degna di ammirazione, dato che oltre a lei non
c’era
nessuno su quel piano che non fosse un Campione.
‒
Io, ehm, sì ‒ non era mai stata una gran parlatrice, tantomeno che con
sconosciuti
che sembravano sapere tutto di lei.
‒
Non vedo l’ora di conoscere la tua vera forza… ‒ concluse quella di
Unima.
‒
Conosco alcuni dei suoi compagni ‒ intervenne Lance salutando Sapphire
con un
cenno del capo. Lance era il Campione di Johto, condivideva la Lega
dell’Altopiano Blu con Red, ma incarnava il ruolo di Primo Allenatore
solo
nella sua regione. ‒ Gente tosta, i Dexholder…
‒
Non le mettete pressione ‒ disse qualcuno dalle retrovie. ‒ Fatela
sentire come
fosse a casa propria…
Era
Zero,
maschio alfa degli Allenatori di Pokémon di Holon stessa. Portava una
felpa nera senza maniche sopra ad una maglietta monocromatica bianca,
sotto
indossava dei pantaloni di cotone abbastanza semplici, anch’essi neri.
La
fissava serio coi suoi occhi grigi color nebbia, aveva una barba rada e
poco
curata scura quanto i suoi capelli. Giovane, nessuno l’avrebbe mai
giudicato
tanto più anziano di Red.
‒
Zero sta cercando di sembrare umano, la sua Lega non partecipa per pietà
della
nostra autostima in quanto suoi colleghi ‒ intervenne ilare Antares,
Campione
della piccola regione di Sidera, coi suoi capelli di un insolito blu
raccolti
in una coda di cavallo.
Il
movimento
causato dalla sua entrata sfumò in fretta. Tutti tornarono a
chiacchierare piacevolmente e a godersi il rinfresco. Zack, Campione di
Adamanta, avvicinò la ragazza di Hoenn. Lei lo scrutò dalla testa ai
piedi. Era
atletico, aveva pressoché lo stesso fisico di Red, ma i suoi occhi verdi
le
ricordavano il colore delle foglie intrise di rugiada la mattina presto.
‒
Sembra che siano tutti pieni di sé, ma in realtà sono pezzi di pane ‒
esordì. ‒
Zachary Recket, credo che non ci siamo mai parlati prima ‒ le porse la
mano.
Lei
la
strinse.
‒
Tra poco dovrebbe iniziare l’evento ‒ sorseggiò dal suo bicchiere. ‒ e
noi ci annoieremo
parecchio.
‒
Hai qualche amico che partecipa al torneo? ‒ domandò lei.
‒
Un paio, tu?
‒
Sì, quasi tutti… ‒ rise.
La
ragazza
si mosse appena verso le pareti in vetro. Gli spettatori più vicini la
notarono subito ed esultarono verso di lei, la foga si sparse a macchia
d’olio
contagiando sempre più persone, tutti si voltavano a guardarla e
gridavano il
suo nome o facevano foto. Lei salutò un tantino imbarazzata. Seriamente
erano
bastate quattro o cinque telecamere puntate contro per farle ottenere
tanta
fama tra le persone?
‒
Come fate a sopportare questo tutto il tempo? ‒ domandò a Zachary Recket
che
nel frattempo le si era avvicinato scatenando una seconda ondata di
grida.
‒
Non lo facciamo ‒ spiegò semplicemente alzando il bicchiere in direzione
degli
spettatori in modo da ricambiare il loro calore. ‒ Dopo un po’ ti ci
abitui, basta
rendersi conto che sono persone proprio come te… ‒ spiegò lui.
‒
È così strano.
‒
Certo, ti adorano, sei una specie di leggenda per tutti loro.
Sapphire
sorrise.
‒
Zack, ti dispiace? ‒ disse una voce da dietro le loro spalle. Sapphire
avvertì
una fortissima fitta allo stomaco.
‒
Oh, figurati ‒ e il Campione di Adamanta si spostò da lì.
Ruby
comparve
accanto alla sua ex rivale e migliore amica. Un boato fragoroso quanto
quello emesso dalla folla per Sapphire e Zack messi assieme si levò
dagli
spalti. Ormai si era diffusa la voce che in quella terrazza c’erano i pezzi grossi. Nove mesi erano
passati
dall’ultima volta che i due avevano parlato, e lei gli aveva chiuso la
finestra
in faccia. Certo, in quell’occasione ne erano passati dieci dalla volta
ancora
prima.
‒
Tanta gente, eh? ‒ fece lui.
‒
Tanta gente, sì ‒ ripeté atona lei.
‒
Quasi due anni per vincere tutte quelle medaglie? Non avresti potuto
fare di
meglio ‒ la elogiò quasi ironicamente.
Lei
non
ribatté.
‒
Perché non sei mai venuta alla Lega di Hoenn? ‒ chiese.
‒
Perché avrei dovuto? Non è mia intenzione diventare Campione.
‒
Capisco… ‒ Ruby girò i tacchi per andarsene.
‒
Non era neanche la tua ‒ mormorò Sapphire fermandolo.
Ruby
si
prese del tempo per ribattere. ‒ Hai ragione, non lo era…
‒
E di sicuro uno non cambia idea così radicalmente a causa della morte
dei
genitori ‒ la ragazza non sapeva da dove le venissero quelle parole. Non
era
mai stata delicata, ma neanche così cruda. Percepì il sussulto di Ruby,
per la
prima volta lo vedeva abbandonare quella sua innata sicurezza.
‒
Ci sono scelte che uno deve compiere, ad un certo punto – era più serio,
la sua
voce aveva perso quella tinta serena che lo contraddistingueva.
‒
Immagino ‒ rispose la ragazza cercando utilizzare la voce più distaccata
che le
riuscisse. ‒ Tanto chi è nato una volta, sa già come risorgere ‒ sibilò
con
ironia crudele.
Ruby
tacque.
Quindi fece una risatina. ‒ Bella collana… ‒ e se ne andò.
Sapphire
arrossì,
aveva completamente dimenticato di avere al collo il ciondolo blu
zaffiro
che le aveva regalato lui. Mostrare di portarlo era come dargliela
vinta. Lo
prese tra le mani, se lo strappò di dosso e lo ficcò in tasca.
Indignata, uscì
dalla stanza e scese le scale. Decise di andare a fare gli auguri a
Crystal e
Yellow che erano le uniche del loro gruppo che quel giorno avrebbero
combattuto. Le incontrò al primo piano, in una terrazza simile alla sua
ma
molto più grande, posta ad un’altitudine totalmente diversa e piena come
un
uovo di personaggi sconosciuti ai più. Sapphire si mosse in mezzo ad
Allenatori
la cui età media non superava i diciotto anni, quindi era più o meno in
mezzo a
dei coetanei. Tutti la guardavano e qualcuno un po’ più arrogante la
additava
pure, riconoscendola. Ovunque passasse lei, si creava il silenzio. Si
rese
conto che c’era veramente tanta gente là dentro, forse anche un
centinaio di
Allenatori. Ma giustamente, persino qualsiasi principiante che aspirasse
a
vedere il proprio nome nell’albo dei partecipanti e che non si curasse
di
perdere al primo incontro si era iscritto. La ragazza prestò realizzò
che nei
confronti di quei “novizi”, affatto paragonabili a Crystal e Yellow che
non si
erano mai gettate nelle lotte in palestra ma avevano esperienza e
talento coi
Pokémon, provava una strana sensazione. La guardavano come fosse ciò che
più
ammirassero al mondo e la cosa un po’ la rendeva orgogliosa e un po’ la
faceva
sentire a disagio.
‒
Sapphire! ‒ esclamò una voce conosciuta.
Crystal
e
Yellow le si presentarono uscendo dalla massa di ragazzi.
‒
Eccovi ‒ Sapphire le abbracciò.
‒
Ho sentito che dovrebbero già essere stati sorteggiati gli abbinamenti ‒
comunicò Yellow.
‒
Bene, in bocca al lupo, allora ‒ augurò quella.
‒
Sì, veglia su di noi da lassù… ‒ scherzò Crystal.
“A
breve
verrà mostrato il tabellone degli incontri, si consiglia a tutti gli
Allenatori di rango C di prepararsi a lottare” disse una voce robotica
proveniente dall’etere.
Sapphire
notò
che tutti cominciavano ad avviarsi verso il corridoio laterale che aveva
visto anche al suo piano. Realizzò che esso dovesse portare agli
spogliatoi, o
qualcosa di simile.
‒
Va bene, vi lascio, date una bella lezione a tutti, eh ‒ si congedò la
ragazza.
La
salutarono
entrambe prima di dirigersi pure loro dentro quel corridoio.
Sapphire rimase sola nella tromba delle scale. Riprese l’ascensore e
salì di
nuovo al quarto piano. La stanza
dei
pezzi grossi la aspettava mezza vuota come prima.
Nell’esatto
momento
in cui la porta dell’ascensore si aprì, tre forti spari uno dopo
l’altro risuonarono nello stadio. Giochi pirotecnici, serviva ad
allertare il
pubblico dell’inizio effettivo del torneo. Tutti i rango S si
avvicinarono alle
vetrate e guardarono giù verso l’arena. Un presentatore rinchiuso in una
qualche tribuna stampa cominciò a parlare al microfono.
“Benvenuti,
signore
e signori al dodicesimo Campionato Pokémon Internazionale, sotto il
sole di Vivalet, siamo quasi duecentomila dentro l’Holon World Stadium
più
tutti i quattro milioni di telespettatori che ci seguono da casa…” e
l’entusiasta introduzione dell’evento durò per fortuna poco limitandosi
allo
stretto necessario delle informazioni. “…ecco a voi, il tabellone degli
incontri del girone C, abbiamo ben duecentocinquantasei partecipanti,
esso è
suddiviso in cinque turni e vedrà otto vincitori alla sua conclusione, i
quali
avranno accesso al girone successivo. Ricordiamo che quest’oggi a
scontrarsi
saranno gli Allenatori che hanno vinto fino ad un massimo di otto
medaglie, quindi
dai novizi fino a quelli che potrebbero avere accesso ad una Lega
Pokémon…”
Sapphire
non
lo seguiva più, era occupata a fissare la proiezione del tabellone che
appena dopo essere essersi illuminata su uno dei maxi schermi dello
stadio era
comparsa in scala molto più piccola su una delle pareti della stanza.
Sembrava
che quei muri bianchissimi fossero anche dei display. La ragazza cercò
in mezzo
a quei cento o centocinquanta partecipanti i nomi di Crystal e Yellow.
Le trovò
entrambe, si trovavano contro due Allenatori il cui nome le suonava del
tutto
sconosciuto e dopo sì e no due minuti le fuggì anche di testa.
Una
troupe
composta da due cameraman ed due microfonisti comparve all’interno della
stanza dei pezzi grossi.
Ignorati da
tutti i presenti, cominciarono a sistemare le loro attrezzature.
“…quelli
che
si svolgeranno saranno incontri a tre Pokémon per Allenatore, non è
permesso l’utilizzo di alcuno strumento da parte dell’Allenatore né di
Pokémon
non registrati nella scheda Allenatore. Ad ogni partecipante sono
concessi fino
a tre cambi per ogni incontro…” proseguiva intanto il presentatore.
“…tutti
ovviamente si scontreranno nel Campo Lotta di terreno neutro, friabile
ma
compatto, asciutto ma permeabile…”
Sapphire
si
accorse della troupe appena penetrata nel loro piano.
“…saranno
anche
proiettati in diretta i commenti degli Allenatori di rango S che
entreranno solo nell’ultimo girone…”
Tutti
compresero
il motivo della presenza degli operatori televisivi.
Tra
un
boato del pubblico, una convocazione più che entusiasta da parte del
telecronista, un tema musicale mandato dagli altoparlanti, gli scontri
cominciarono. Sapphire rimase stupefatta quando si rese conto che,
accanto al
tabellone che nel frattempo era rimasto al suo posto proiettato sul
muro, comparvero
numerose altre schermate raggruppate in tre colonne, una per ogni
incontro.
Alcune davano viste prospettiche o a volo d’aquila dello scontro, altre
riportavano invece tutti i dati resi pubblici a proposito degli
Allenatori
occupati nelle lotte. Da quella stanza, oltre alla vista dal vivo i cui
suoni
arrivavano a loro un poco ovattati ma comunque chiari, avevano le
telecronache
di ogni incontro e le riprese in contemporanea da ogni angolazione
possibile.
La ragazza sperò vivamente che pure quelli dei piani di sotto avessero
tale
privilegio.
Pian
piano,
con lo scorrere degli incontri e l’incedere del pomeriggio, la troupe
cominciò a chiamare uno alla volta tutti i presenti per un commento
tecnico ed
esperto a proposito di un evento particolare o della comparsa di un
presunto
Allenatore-rivelazione. Per fortuna, Sapphire era la meno ricercata
dagli
inviati. Era l’idolo delle folle, certo, ma non imprimeva allo
spettatore il
senso di autorità di un Campione della Lega. Nardo era quello che più
faceva
ridere tutti, Antares pure ci riusciva, Camilla, Lance e Diantha erano
il più
possibile seri e tecnici, Iris, Red e Zack restavano neutri mentre Ruby
non
poteva fare a meno di esprimere una personale opinione pure a proposito
della
classe o dell’eleganza di alcuni Pokémon impegnati nello scontro. Zero
non
veniva mai chiamato.
La
sera
arrivo presto, quando fu il momento dello scontro di Yellow, Red si
avvicinò alla vetrata guardando con attenzione ogni singola mossa dei
due
sfidanti. Aveva chiesto che non le fosse chiesta alcuna opinione a
proposito
dello lotta. Yellow affrontò un ragazzo un po’ più alto di lei ma che
non
dimostrò di essere tanto più maturo. Vide cadere al tappeto solamente
uno dei
suoi Pokémon, poi vinse lo scontro con Omny, il suo Omastar. Red, che
aveva
seguito tutto lo scontro quasi senza mai sbattere le palpebre, esultò
con
contegno.
Poco
dopo
fu il turno di Crystal, ancora una volta Red si appostò accanto
all’amica
per seguire lo scontro con attenzione. Crystal vinse senza perdere
neanche un
Pokémon.
‒
Ok, bene così… ‒ mormorò Red.
E
in effetti stavano seguendo dall’inizio quel girone solo per le loro due
amiche, il resto era solo un susseguirsi di lotte tra principianti,
prevalentemente. Poco interessante e avvincente. Il torneo andò avanti.
Dopo
poco tempo le due Dexholder giunsero al secondo scontro, che vinsero
entrambe
naturalmente, e ancora più tardi al terzo, dal quale ancora una volta
uscirono
vincitrici. La sera stava per scendere ormai, era tardi. Per fortuna la
struttura dello stadio permetteva a tutti gli spettatori di muoversi
liberamente o di uscire per poi rientrare in seguito, le gallerie che
correvano
sotto gli spalti erano inoltre dotate di ogni comodità come bagni e
ristoranti.
Era un’arena costruita per seguire eventi della durata di minimo tre
ore,
costringere tutta quella gente in un solo posto tutto quel tempo sotto
il sole
di giugno avrebbe potuto essere denunciato in quanto crimine contro
l’umanità.
Si
era
fatto tardi, i partecipanti che col primo scontro si erano dimezzati,
erano
rimasti decimati ancora due volte. Rimanevano solo trentadue Allenatori
quando
sia Red che Sapphire si resero conto di una cosa: il prossimo scontro di
Yellow
e Crystal, vedeva proprio Yellow contro Crystal.
Le
ragazze
di Kanto e Johto si avvicinarono al Campo Lotta convocate dal
presentatore. Sapphire era certa che tutti i suoi amici stessero
fissando con
sguardi ansiosi quell’incontro che di lì a poco sarebbe iniziato.
Crystal e
Yellow si scambiarono un’occhiata fugace.
Vennero
giù
i loro primi Pokémon: Gravy, ossia Golem, per la bionda di Kanto e
Arckee,
ovvero Arcanine, per la mora di Johto. Tutto iniziò con un Devastomasso di Golem che lasciò al Pokémon Leggenda ben poca
voglia di continuare. Arcanine rispose con Turbofuoco,
mossa che inflisse danni minimi ma intrappolò l’avversario impedendogli
di
tornare dalla sua Allenatrice. Era una tattica, quella di Crystal, che
sostituì
Arckee con il suo Hitomonee. Pugnorapido
prevenne Pietrataglio
avversario e Centripugno
mandò Golem al tappeto. Il
secondo Pokémon di Yellow fu Kitty, il suo Butterfree. Cominciò con Raffica che fece
momentaneamente perdere
l’equilibrio a Hitmonchan, quindi un subdolo Aerasoio stroncò ogni sua reazione sul nascere. Ma Hitmonchan si
rialzò e riuscì a indirizzare un Gelopugno
contro il nemico che però resistette stoicamente, lo investì per
risposta con
la potenza di uno Psicoraggio scagliato
dalle
sue antenne e lo mandò KO. Tornò Arckee dal lato di Crystal. Prima
sostituzione per Yellow che cambiò Kitty con Omny. Surf di quest’ultimo investì Arcanine facendolo soffrire parecchio,
ma il Pokémon non si arrese e si slanciò in un violentissimo Extrarapido
che fece ruzzolare a terra
Omastar. A poco però servì la sua grinta quando un potente Idropulsar lo scaraventò dall’altra parte del campo mandandolo a
terra. Ultimo Pokémon per Crystal: Meganee, il suo Meganium. Omastar fu
vinto
all’istante da un micidiale Solarraggio
che sfruttò l’energia solare accumulata in tutta la giornata estiva.
Kitty
tornò in campo.
Yellow
era
in vantaggio di tipo, ma il suo Butterfree aveva già subito ingenti
danni.
‒
Chiudiamola qui, Chris, Ronzio!
Un
forte
suono simile al battito di un paio di ali si diffuse ovunque, raggiunse
le orecchie di Meganium danneggiandola.
‒
Radicalbero! ‒ Crystal aveva
reagito
d’istinto con la prima mossa che le era venuta in mente.
Tralci
e
radici della larghezza di un braccio umano cominciarono a fuoriuscire
dal
terreno, alcuni afferrarono Butterfree e altri la puntarono come armi
letali
pronte a far fuoco. Il rumore cessò. Sembrava che Kitty fosse prossima
ad
uscirne sconfitta quando un coloratissimo Segnoraggio
colpì Meganee in pieno petto. Ma non c’era niente da fare, il dislivello
era
troppo perché fosse colmato, con un letale Foglielama
Kitty andò finalmente al tappeto, Crystal era la vincitrice
dell’incontro.
Yellow non osò guardare in direzione di Red, ma apparentemente prese la
cosa
con un sorriso e una risata. Red pure, d’altra parte.
Sapphire
notò
la somiglianza delle reazioni e non poté fare a meno di sorridere anche
lei.
Ci
furono
un altro paio di incontri, tra cui il quinto di Crystal, prima della
fine del torneo che giunse con precisione svizzera ad esattamente sette
ore
dall’inizio: alle ventidue e diciassette. I vincitori del primo girone
erano
otto, tra di loro c’era la Catcher
di
Johto, e tutti avevano vinto ben cinque incontri. Ai vincitori fu
consegnata
una targa commemorativa, i loro nomi e le loro facce rimasero proiettate
sui
maxi schermi per tutto il tempo della chiusura.
Lo
stadio
cominciò a svuotarsi, le ultime parole strappate ai pezzi grossi dai giornalisti erano quelle più sostanziose ma anche
più assonnate. Alla fine verso le undici meno un quarto tutti i
Dexholder erano
di nuovo in hotel. Crystal e Yellow sembravano due stracci, dalla
stanchezza.
Qualcuno aveva provato ad essere delicato con Yellow, ma appena lei lo
notava
cercava di far capire come prendesse sul ridere la sconfitta e fosse
felice per
la sua amica che invece era passata al girone successivo.
Scese
la
notte fonda. Tutti loro si trovavano sulla terrazza dell’ultimo piano,
Yellow si era addormentata sulla spalla di Red, tutti gli altri si
godevano la
piacevole brezza serale. Nessuno parlava, si udiva solo in lontananza il
caos
delle strade sottostanti miniaturizzato rispetto alla loro situazione si
serenità. Avevano pure chiesto di spegnere le luci del balcone e del
corridoio
per potersi godere il cielo talmente stellato da non sembrare una
distesa nera
puntellata di bianco ma un tavolo bianco un po’ sporcato di nero.
‒
Dite che domani sarà più interessante? ‒ domandò ad un certo punto un
assonnatissimo Gold.
‒
Ci sottovaluti ‒ mormorò di risposta Green.
Andarono
a
dormire di lì a poco. Il giorno seguente si sarebbero affrontati i
vincitori
del primo girone, i Capipalestra, gli Assi del Parco e pure gli
Allenatori un
po’ più esperti che avevano vinto già un buon numero di medaglie.
Sapphire
si
trovò di nuovo, alla stessa ora del giorno prima, infilata dentro quella
tribuna-terrazza assieme agli altri pezzi
grossi. La voce del presentatore tornò a propagarsi per tutto lo
stadio
sovrastando le ovazioni del pubblico. L’introduzione fu più breve di
quella del
giorno precedente, bisognava soltanto puntualizzare che quel giorno ai
vincitori del girone precedente si sarebbero aggiunti i Capipalestra
provenienti da tutte le regioni fuorché Holon, gli Assi dei Parchi Lotta
di
tutto il mondo e gli Allenatori con un numero di medaglie compreso tra
nove e
ventiquattro. La maggior parte dei Dexholder che non aveva ancora un
impiego
stabile, si era dilettato a sfidare le palestre in giro per il mondo:
Sapphire
ne aveva conquistato un numero spropositato; Gold e Blue sarebbero
entrati al
girone seguente dal momento che avevano superato la quota di
ventiquattro,
solamente Silver; che aveva sfidato Capipalestra a tempo perso, avrebbe
lottato
quel giorno. E ovviamente anche Green, in qualità di Capopalestra di
Smeraldopoli.
Avendo
già
augurato buona fortuna ai due amici, Sapphire si mise a scrutare il
tabellone appena proiettato sul muro. Si rese conto di conoscere quasi
tutti
quei nomi, settantadue di quelle persone lei le aveva già affrontate.
Poi
c’erano gli otto vincitori del giorno prima, i boss dei parchi lotta e
infine
una trentina di Allenatori per lo più ignoti alla gran parte ma che
evidentemente negli anni si erano impegnati abbastanza da conquistare
tutte
quelle medaglie. Il numero era drasticamente più basso rispetto a quello
degli
sfidanti sconosciuti del primo turno poiché pochi erano quegli stoici
che
abbandonavano la propria regione per andare a lottare in palestra anche
nelle
altre, se lo facevi eri o un rampollo di una qualche famiglia importante
o un
Dexholder.
Gli
incontri
cominciarono.
Il
pubblico
era estasiato: il livello si era rialzato parecchio rispetto al giorno
prima, le lotte erano spettacolari e devastanti e almeno questa volta i
commentatori, ossia gli Allenatori di Rango S, avevano osservazioni
interessanti da fare sulle tattiche o sulle trovate geniali di certi
lottatori.
Tra tutti si distinsero particolarmente Corrado, il Capopalestra più
forte si
Sinnoh, Sandra, la sorella di Lance e Adriano, che era stato Campione di
Hoenn.
Ovviamente anche Green fece il suo figurone. Crystal resistette per due
turni
prima di finire contro Alfredo e cedergli il turno. Lei accettò la
sconfitta
con una risata di rammarico, ma il pubblico le comunicò il suo sostegno
con uno
dei boati più forti che avesse mai emesso durante tutto l’evento. Aveva
realizzato comunque un risultato migliore di tutti quelli che avevano
passato
il girone assieme a lei e che avevano perso alla prima lotta. E anche di
tutti
i trenta Allenatori entrati con in mano più di otto medaglie che morsero
un
duro boccone di realtà comprendendo che i Capipalestra non utilizzano
tutto il
loro potere nelle lotte contro gli sfidanti, poiché devono soltanto
testare che
le loro abilità abbiano raggiunto un certo livello. Rimase di loro
solamente
Silver che si giostrava in mezzo a quelle bestie fameliche con il suo
marmoreo
broncio di serietà.
Sapphire
notò
che Ruby era interessato ad uno in particolare dei suoi Capipalestra:
Lino. Il ragazzo che era stato allievo di Norman aveva preso il suo
posto come
leader di Petalipoli non appena Ruby era riuscito a divenire Campione
sconfiggendo Rocco. Era incredibile, sembrava che le qualità di Norman
si
fossero come impiantate in lui ma anche che quest’ultimo avesse quasi
paura di
utilizzarle. Fece finta di ignorare o rispondeva solo con un leggero
cenno di
assenso alle occhiate che Lino gli lanciava attraverso il vetro dopo
ogni
vittoria.
‒
Papà non è mai stato particolarmente estroverso, ma si capiva che avesse
visto
la grandezza in lui ‒ lo sentì dire a Red.
Notò
anche
che era la prima volta dopo tanto tempo che vedeva i due
Campioni-Dexholder rivolgersi la parola. Le sembrava strano, ma non le
dava più
di tanto fastidio. Notò l’espressione di Red, troppo concentrata sulle
lotte
per dimostrare ben che minima attenzione a Ruby. E come poteva
biasimarlo, ciò
che avveniva sotto i loro nasi era uno dei più grandi spettacoli che mai
si
fosse visto. E sicuramente pure il pubblico lo aveva notato, già
dall’inizio
della giornata tra la folla spiccavano striscioni e bandiere di sostegno
alla
regione intera o ad un singolo Capopalestra.
In
quel
momento Sapphire lo notò: ogni combattente era vestito in maniera casual
o
caratteristica del personaggio che si era costruito, ma indossava una
fascia
attorno al braccio o al collo o a dove gli paresse più gradevole che
raffigurava lo stemma della sua regione. Tutte uguali, solo utilizzate
in
maniera diversa, di sicuro consegnate dall’organizzazione. La ragazza si
rese
conto all’improvviso di sentire un forte legame nei confronti di
Adriano, Alice
e Lino, gli unici Capipalestra di Hoenn rimasti in gara. Era forse
appartenenza?
Certo,
viaggiava
fuori Hoenn da parecchio, ma era la sua casa, la sua terra natia. Aveva
esplorato la regione in lungo e in largo dai suoi dodici ai suoi sedici
anni in
compagnia di Ruby, prima degli eventi legati al meteorite che senza il
loro
intervento avrebbe distrutto il pianeta. Ne conosceva ogni piega e ogni
anfratto. Ad Hoenn aveva pianto, ad Hoenn aveva gioito. Da Hoenn era
cominciata
la sua storia come Conqueror. Ad
Hoenn
aveva anche conosciuto i suoi migliori amici, in quella fantastica e
pericolosissima giornata al Parco Lotta.
Hoenn
era
una regione meravigliosa, la perfetta unione di terra e mare, e Sapphire
si
sentiva parte costituente di essa. All’improvviso desiderò di avere una
fascia
come quella, pensò che forse le sarebbe stata consegnata prima di
iniziare a
lottare.
‒
Forza ‒ mormorò quasi spontaneamente, appiccicata al vetro e
concentratissima
sullo scontro che stava svolgendosi in quel momento: Camelia da
Sciroccopoli
contro Adriano da Ceneride. Entrambi i loro Pokémon erano un manifesto
di
grazia e bellezza, ma Adriano la surclassò spaventosamente nonostante lo
svantaggio di tipi. La ragazza esultò e non poté non far vagare lo
sguardo
nella stanza desiderosa di incontrare la figura di Ruby in cerca di una
sua
reazione di qualche tipo. Lo trovò davanti all’obbiettivo della
telecamera
degli inviati della tv.
‒
Adriano è un Allenatore validissimo, e anche un maestro delle Gare
Pokémon, ha
tutto il mio sostegno di ex allievo in questo torneo anche perché spero
di
poterlo affrontare dopodomani nel mio girone… ‒ stava dicendo il
ragazzo. Era
più serio che mai, sembrava fiducioso nel suo vecchio maestro.
Sapphire
ripensò
del mantello che gravava sulle spalle del Campione di Hoenn. Quel
mantello era appartenuto per lungo tempo a Rocco, per poi passare ad
Adriano,
tornare al suo vecchio possessore e alla fine migrare fino a Ruby.
Rocco,
ricordò, aveva rifiutato di essere declassato a Superquattro e si era
ritirato
in Allenamento alle Cascate Meteora come la volta precedente. Ma dopo
quello
non aveva mai riprovato ad accaparrarsi il trono una terza volta, era
invece
volato fino a Holon dove aveva preso un appartamento per fare richiesta
di
essere assunto come Capopalestra. E lo era diventato: Rocco Petri,
Capopalestra
di tipo Acciaio nella città
di
Altelia e proprietario della Devon Spa dopo la morte del padre. Nessuno
di
Capipalestra di Holon però aveva partecipato a quel torneo, così come i
Superquattro e il Campione della regione.
Erano
ormai
arrivati al terzo turno, il penultimo, rimanevano sedici partecipanti
tra
i quali figuravano ovviamente Green e Silver.
“Per
il
primo incontro che decreterà uno dei vincitori del girone B…” tuonò ad
un
certo punto il presentatore. “Green, Capopalestra di Smeraldopoli contro
Palmer,
Boss Torre del Parco Lotta di Sinnoh e Johto!”
Il
Dexholder
uscì dal corridoio degli Allenatori stirando i muscoli, con gli occhi
fissi sul terreno di combattimento e la fascia con il sigillo della
regione di
Kanto stretta al braccio appena sotto la spalla. Batté due colpi con la
mano su
di essa per poi alzarla con due dita su in simbolo di vittoria verso la
tribuna
che alzava più striscioni col nome della regione scritto sopra,
un’ovazione
interminabile si levò da quei quartieri. Il biondo Palmer gli comparve
di
fronte, gli sorrise e pure lui si mise al suo posto all’altro estremo
del
campo, con la doppia fascia di Sinnoh e Johto a mo’ di sciarpa.
Fu
dato
il permesso di iniziare, un Milotic venne fuori per la fazione di Baldo
e
un Porygon-Z per quella di Green.
‒
Falcecannone! ‒ fu il primo
ordine di
Green.
‒
Dragopulsar! ‒ quello di
Palmer.
Fuochi
d’artificio,
le due mosse si scontrarono senza però raggiungere l’avversario.
Ci fu un secondo rapido scambio di attacchi andato a vuoto tra i due
finché
Green non riuscì a precedere l’avversario con un attacco Tripletta.
Milotic
non
subì troppi danni, ma rimase paralizzato. Palmer non si lasciò
intimidire,
con uno sforzo immane impresso sulla sua Idropompa
il Pokémon Tenerezza riuscì centrare il nemico.
‒
Scarica! ‒ intervenne però
Green.
E
il primo Pokémon nemico sembrava dover cedere.
‒
Surf! ‒ esclamò Palmer.
La
risposta
di Green fu rapida, con Conversione2
Porygon ne uscì quasi illeso trasformandosi in un tipo Erba.
‒
Solarraggio! ‒ aggiunse
prontamente
il Capopalestra.
Vittoria
assoluta.
Milotic cadde al tappeto con dignità dopo aver resistito a ben tre
potenti mosse avversarie. Palmer fece una smorfia e lo scambiò con
Dragonite.
Green imitò il cambiò, mandando in campo Charizard.
Tra
i
due rettili cominciò uno scontro ad alta quota composto per lo più da
artigliate feroci e violente codate. Gli Allenatori si limitavano a dare
alcune
sporadiche indicazioni ogni tanto, ma nel frattempo nessuno dei due
aveva
ancora utilizzato una mossa speciale.
La
zuffa
proseguì per un po’ finché Green non colse un attimo particolare in cui
Dragonite stava prendendo la carica contro il nemico con le ali nella
loro
massima apertura e ‒ Ondacalda! ‒
ordinò
a Charizard.
Il
forte
vento torrido non inflisse danni ingenti all’avversario ma gli fece
perdere l’equilibrio, cosa che permise al Capopalestra di sferrare un
secondo
colpo: Dragopulsar.
‒
Pietrataglio! ‒
Palmer era su tutte le furie.
Charizard
fu
colpito in pieno dalle aguzze rocce lanciate dal Pokémon Drago, ma non
cedette.
‒
Oltraggio! ‒ continuò quindi
il Boss
Torre.
Dragonite
si
scagliò contro l’avversario già tentennante raccogliendo ogni sua
singola
energia. Charizard rovinò sul terreno, ma non ebbe tempo di riprendere
fiato,
un secondo crudele affondo di Dragonite gli strappò un ruggito di
dolore.
Charizard era a terra, Dragonite stava tornando ad alta quota.
‒
Muro Di Fumo! ‒ fu l’ordine
di Green.
In
un
istante, una cortina di caligine nera e densissima coprì tutta l’area
del
combattimento. Dragonite, implacabile, tornò giù a gran velocità per
l’ultimo
affondo prima della confusione. Ma nessuno udì tonfi o ruggiti. In poco
tempo,
il fumo si diradò. La scena che tutto il pubblico si ritrovò a fissare
in presa
all’ansia strappò ad ognuno dei presenti un grido di esultanza data la
sua epicità.
Charizard era sparito, al suo posto era comparso uno Scizor
dall’armatura
scintillante che stringeva Dragonite per il collo con una delle sue
chele
micidiali. La mossa usata era Ghigliottina.
Lo suggerivano gli occhi di Dragonite che avevano perso la loro
tetra luce
di furore e si erano invece svuotati di tutta l’energia. Dragonite era
KO.
Il
Boss
Torre trasse un lungo sospiro e sembrava dover imprecare da un momento
all’altro. Ma si calmò. Tutti i suoi commenti furono riassunti da un
sorriso di
sfida rivolto al suo avversario. Cresselia sostituì Dragonite negli
avamposti
del suo esercito. Green era più carico che mai. Venne in campo avvolta
in
nastri di energia luminosa più splendida che mai.
‒
Forbice X!
‒ Psicotaglio!
Green
era
in vantaggio tecnico, con un Pokémon Coleottero-Acciaio, ma Cresselia
era
pur sempre un Pokémon leggendario. E con una certa predilezione per la
difesa,
anche.
Lo
scontro
si svolse lentamente, Scizor non riusciva ad evitare il grosso delle
mosse avversarie, finendo a terra spesso, ma rispondendo con violenza
incredibile attraverso gli ordini del suo Allenatore. Green era deciso a
vincere, ma Palmer sembrava particolarmente sicuro del proprio asso
nella
manica.
Quando
tutti
e due erano evidentemente affaticati, uno scontro tra un Metaltestata
e uno Psicoshock fece crollare il terzo Pokémon di Green. Non era stata
una mossa particolarmente potente, ma solo la goccia che fece traboccare
il
vaso, la fatica si sentiva da entrambi i lati. Il Capopalestra di
Smeraldopoli
era deluso, avrebbe voluto concludere la partita senza ricorrere di
nuovo a
Porygon-Z. Lo mandò di nuovo in campo.
‒
Raggiaurora! ‒ esclamò Palmer
ricordando la conversione del Pokémon avversario al tipo Erba.
‒
Segnoraggio!
Le
due
emanazioni di energia si sfiorarono, andando a segno entrambe. E mentre
il
pubblico tratteneva il fiato per sapere se uno dei due Pokémon avrebbe
riaperto
gli occhi per primo decretando il vincitore, Green ebbe l’intuizione.
Porygon-Z
tornò
nella sfera, esausto e al suo posto si mostrò Charizard, distrutto ma
ancora cosciente. Dal lato opposto del campo, Cresselia non dava cenni
di vita.
“Il
vincitore
è Green, Capopalestra di Smeraldopoli!”
Caos
dalle
tribune.
‒
Sì! ‒ si lasciarono sfuggire assieme Sapphire e Red.
Green,
senza
perdere il suo piglio di serietà, si rivolse verso le terrazze di
partecipanti e guardò Furio, suo ex maestro, uscito al turno precedente.
Fece
un cenno col capo, quello rispose annuendo fiero. Palmer strinse la mano
al suo
avversario e accettò la sconfitta di buon grado, per i suoi standard
almeno.
Gli
scontri
che si tennero subito dopo non furono meno emozionanti: Corrado da
Arenipoli vinse Cyprian da Grecalopoli, Adriano da Ceneride sconfisse
Blaine
dall’Isola Cannella. Alfredo da Mogania batté la sua vicina Sandra da
Ebanopoli. Cassandra da Idresia, Capitale di Sidera, abbatté Edel da
Fractalopoli e infine Aristide da Boreduopoli mandò a casa Alice da
Forestopoli. Fu uno spettacolo assistere allo scontro tra Baldo, Re
Piramide di
Hoenn, e Lt. Surge in cui il primo vinse in maniera esagerata grazie
alla sua
squadra composta dai tre Regi. Per l’ottavo e ultimo posto di vincitore,
si
sarebbero affrontati il Dexholder Silver e Lino, successore di Ruby e
Norman.
Lo
scontro
fu intenso, ma quando rimasero soltanto il Cacturne del Capopalestra
contro il Kingdra di Silver Ruby si strinse sempre più le braccia al
petto come
per sostenere con le sue forze la squadra di Lino. Sapphire non riusciva
a
comprenderlo, ogni volta avere a che fare con Ruby era per lei
un’esperienza
parallela alla realtà.
Quel
ragazzo
i cui modi eleganti e un po’ vanesi erano diventati il marchio di
fabbrica del suo personaggio, in certi momenti sembrava fare a cambio
come in
una staffetta col Ruby serio e determinato di qualche anno prima.
Qualche anno
prima. Quando ancora lui non era sulla copertina di tutte le riviste,
sulle
varie pagine di gossip, sulle pubblicità delle acque di colonia.
Lino
tentò
in tutti i modi di sconfiggere il fulvo dagli occhi d’argento, ma la
squadra di quest’ultimo ebbe la meglio. Kingdra ne uscì affaticato ma
vincitore. Ruby si precipitò fuori dalla terrazza.
Sapphire,
che
lo fissava con sospetto dall’inizio dell’incontro quasi perdendosi
l’intera
lotta, lo seguì. Era la prima volta che Ruby abbandonava la terrazza
dei pezzi grossi.
Si
trovava
su una rampa di scale a metà strada tra il terzo e il secondo piano
quando udì sotto di lei la voce di Lino che, spezzata da singhiozzi
asciutti,
balbettava qualcosa.
‒
M-mi dispiace, io… non… s-scusa…
‒
Calma ‒ tuonò Ruby deciso.
Lino
si
zittì, sembrava aver smesso di respirare.
‒
È tutto ok, posso risolvere la questione, non devi preoccuparti, ok?
Guardami.
‒
Ruby, ti prego, non permettere che…
‒
No. Andrà tutto bene.
Sapphire,
sempre
più confusa, udì i passi di Ruby che risalivano le scale. Allungò una
mano
alla sua destra e ringraziò qualsiasi divinità le venne in mente quando,
premendo il bottone dell’ascensore, si rese conto che quest’ultimo fosse
già al
suo piano. Vi entrò e premette il tasto con l’uno sopra. Scomparve prima
che
Ruby potesse accorgersi di lei.
Quella
sera
in hotel si svolse in maniera del tutto differente da quella prima. La
giornata era stata molto più movimentata di quella precedente, Crystal
aveva
subito una sconfitta gloriosa che era stata persino ricordata dai
commentatori
del post gara come uno degli scontri più emozionanti del girone, Green e
Silver
erano riusciti ad arrivare tra gli otto vincitori e a passare al girone
successivo. C’era allegria nell’aria. Tutti si concessero un brindisi
entusiasta anche se assonnato. Gold non mancò di elogiare la bravura di
Silver
nelle lotte per poi passare velocemente alla sua influenza sulle giovani
fan
perse di lui. Andarono a dormire tutti soddisfatti, con l’entusiasmo
ancora
nelle vene.
Una
terza
giornata di fila nella terrazza
dei
pezzi grossi per Sapphire. Quel giorno, oltre agli otto vincitori
del giorno
prima avrebbero combattuto i Superquattro di tutte le regioni, i
conquistatori
di almeno un Parco Lotta e gli Allenatori con un numero di medaglie
compreso
tra venticinque e quarantotto. Quindi, del suo gruppo di Dexholder,
Green,
Silver, Emerald, Gold e Blue. Scendendo a dare una pacca di
incoraggiamento a
tutti, la ragazza si rese conto che i vincitori salivano al piano
successivo
dopo aver passato il girone. Trovò la terrazza dei rango A molto più
libera di
quella del piano di sotto, seppe in seguito che essendo di trentasei il
totale
dei Superquattro e di otto il numero dei rango B promossi, con
l’aggiunta degli
Allenatori esterni che avevano conquistato quel posto grazie a medaglie
o
vittorie dei parchi, il numero arrivava appena a sessantaquattro. Quindi
si
sarebbero svolti tre turni prima di decretare gli otto selezionati che
sarebbero andati avanti.
Ricominciò
tutto
esattamente come il giorno prima, ma più caotico, più rumoroso, più
intenso. Tutti coloro che erano arrivati a quel punto godevano di una
discreta
fama. Persino gli Allenatori non dell’Associazione Pokémon che al turno
precedente Sapphire aveva etichettato come sconosciuti, erano parecchio
famosi
invece stavolta. Forse di più quelli che avevano vinto ai Parchi Lotta.
Si rese
pure conto, la ragazza, che l’età media si era rialzata parecchio e
c’erano
molti veterani dai capelli lievemente sbiancati in mezzo a quei
sessantaquattro
allenatori rango A. Poi l’occhio le cadde su una ragazza: era
giovanissima,
aveva i capelli scuri e gli occhi dal colore scintillante. Il suo volto
era
curato e dai tratti nobili.
Quella,
probabilmente
sentendosi osservata, si voltò verso di lei. Il suo sguardò si
riempì di luce più di quanto già non lo fosse già prima. Le venne
incontro.
‒
Tu devi essere Sapphire Birch ‒ fece quella. La sua voce era calma e
serafica,
con un accento distinto.
‒
Ehm… sì ‒ rispose lei.
‒
Il mio nome è Platinum Berlitz ‒ si presentò. ‒ e sono una dei Dexholder
di
Sinnoh.
Sapphire
non
poté trattenere un’espressione di gioia geneticamente modificata. Era
felice di sapere che ci fossero altri Dexholder ma aveva sempre creduto
che il
suo gruppo di amici detenesse fieramente quel titolo.
‒
Piacere, ecco ‒ ebbe l’illuminazione ‒ ho sentito parlare di te, hai
conquistato il Parco Lotta di Sinnoh l’anno precedente.
Quella
annuì.
‒
Sì, ti conosco, vieni, ti presento ai miei altri colleghi ‒ E la accompagnò da coloro che aveva appena salutato.
Il
volto
di Platinum si riempì di una sorta di controllato stupore quando questa
incontrò tutti quei Dexholder insieme. A livello fisiognomico dimostrò
di
conoscerli tutti. Ma i cinque ebbero purtroppo poco tempo per parlare,
il
presentatore cominciò con la solita introduzione del girone della
giornata,
Sapphire dovette risalire in fretta e gli altri furono costretti a
prepararsi.
‒
Buona fortuna, Platinum! ‒ esclamò la ragazza di Hoenn vedendola andare
via.
Era
una
ragazza impressionante, con un portamento elegante ed era stata
abbastanza
brava da entrare nello stesso girone di gente come Emerald o Blue
nonostante
avesse solo tredici anni. Sapphire pensò più a lei che ai suoi amici
tornando
di sopra.
‒
Ho incontrato una Dexholder di Sinnoh, si chiama Platinum ‒ disse a Red
trovandolo davanti alla vetrata.
‒
La conosco di fama ‒ annuì. ‒ Hai presente Palmer, quello contro cui
Green ha
rischiato quasi di perdere?
Sapphire
annuì.
‒
Lei lo ha battuto alla Torre Lotta, dopo quarantanove lotte consecutive.
Sapphire
ebbe
un sussulto di stupore.
Fu
mostrato
il tabellone degli incontri, proprio per primo venne chiamato Emerald
a scontrarsi con Mirton, dei Superquattro di Unima. Il biondo vinse
quasi senza
alcun problema. Passarono il primo turno pure Gold, che batté Malva da
Kalos,
Silver che ebbe la meglio su Frida da Hoenn, Blue e Green che
sconfissero
rispettivamente Cassandra e Karen. Anche Platinum riuscì a vincere
contro
Aristide e andò avanti. Al secondo turno, con rammarico di tutti i loro
amici,
dovettero affrontarsi Silver e Blue. Ogni singolo Dexholder di Kanto,
Johto o
Hoenn conosceva l’affetto che legava i due, ovviamente secondo tutti non
ci
sarebbe potuta essere eventualità peggiore. Tuttavia, si erano già tutti
preparati ala possibile sfida contro un proprio amico, quindi sia Blue
che
Silver inghiottirono l’amaro boccone e scesero in campo. Lo scontro vide
Feraligatr, Rhyperior e Honchkrow contro Clefable, Nidoqueen e Blastoise
e
sprigionò un’energia incredibile. Sotto gli occhi attoniti di tutti i
loro
compagni, Silver e Blue furono più che violenti e spietati.
Silver
ne
uscì vincitore per poco, con ancora il suo Honchkrow ancora in piedi.
Blue,
digerita immediatamente la sconfitta, si diresse verso l’amico al centro
del
campo e lo abbracciò.
‒
Sei stato bravo, Silver ‒ gli sussurrò all’orecchio.
Ovviamente
le
telecamere notarono il sottile movimento delle sue labbra e nelle ore
seguenti i più disparati opinionisti della televisione provarono ad
identificare le parole della ragazza che aveva concesso un simile gesto
di
tenerezza a colui che l’aveva sconfitto. Blue si riprese in parte
scoppiando a
ridere a crepapelle leggendo le varie teorie che circolavano sul web.
Negli
incontri
successivi si portarono al terzo turno con una vittoria pure Emerald,
Gold, Green e Platinum. Erano rimasti solo in sedici. Quando un paio di
scontri
alzarono l’entusiasmo della gente ancora di più, per quanto possibile:
Vulcano
e Corrado, amici da sempre, si affrontarono e fu proprio il Capopalestra
ad
uscirne vincitore. Nardo non si trattenne dallo scherzare dicendo “potrebbero
anche scambiarsi i ruoli” non
rendendosi conto di essere stato più che equivoco, data percepibile
differenza
di stipendio tra i due. Quindi Luciano abbatté Bruno per vantaggio di tipo, come suggerì qualcuno. Tuttavia dopo poco
Koga riuscì a vincere Catlina, sfatando tale voce. Green vinse il
Superquattro
di Sidera, Algol e Silver sconfisse quello di Kalos, Narciso. Gli altri
vincitori del girone furono Drake, Superquattro di Hoenn, Baldo, Re
Piramide
che non intendeva arrendersi e infine Adriano, che sconfisse Platinum.
Dopo che
l’ultimo suo Pokémon cadde a terra, ella rimase per qualche istante
ferma sul
posto. Sembrava scossa internamente dal desiderio di piangere senza però
mostrare alcun sentimento al di fuori. Adriano le corse incontro con
volto
serio. Le prese la mano e, inginocchiandosi la baciò dolcemente.
‒
È stato un onore, signorina, la
vostra
fama non mente ‒ le sussurrò.
Erano
pochi
a chiamarla così, a conoscerla per ciò che aveva fatto davvero e darle
del voi. Platinum comprese subito che qualcuno aveva parlato ad Adriano
delle
sue avventure e rimase piacevolmente sorpresa. Se ne andò con un sorriso
serafico stampato in volto. Ovviamente anche quella del baciamano fu una
delle
scene che fecero parlare di più i commentatori sia durante che dopo
l’evento.
Sapphire si rese conto che nei momenti vuoti, per quanti pochi fossero,
venivano mandati sui maxi schermi i replay delle scene più avvincenti e
commoventi del torneo. Se ne rese conto solo in quel momento perché
l’abbraccio
di Silver e Blue e il baciamano di Adriano e Platinum fu sparato con la
frequenza di uno spot pubblicitario su una tv satellitare.
“Siamo
qui
per l’ultimo incontro di oggi che ci darà l’ottavo, l’ultimo vincitore
del
girone A…”
Sapphire
si
rese conto che mancava effettivamente ancora una lotta. Cercò lo sguardo
di
Red e, incrociandolo, comprese che pure lui se ne era completamente
dimenticato. Gold contro Emerald. Era incredibile quanto fosse facile
distrarsi
dal tenere d’occhio il resto del tabellone in mezzo al tifo per i propri
corregionali, il sostegno per gli amici, gli scossoni emotivi di certe
scene
particolarmente emozionanti e il caos generale dell’evento.
Scesero
in
campo il biondo di Hoenn e il moro di Johto. Si fissarono a lungo.
‒
Quando voglio so essere delicato… ‒ gli disse ironico Gold.
‒
Tieniti la delicatezza per le tue amichette, ora si gioca duro ‒ ribatté
Emerald.
‒
Abbiamo passato i lati della mappa?
‒
Proprio così, qui ci sono i mostri ‒ rispose Emerald cogliendo il
riferimento.
Dusknoir
contro
Ambipom, fu il primo testa a testa. I due sfidanti si guardarono prima
di poter chiamare una singola mossa e, come fosse tutta una commedia,
ritirarono il proprio Pokémon all’istante in perfetta sincronia. Normale-Spettro,
due tipi che non
possono praticamente toccarsi.
Togekiss
contro
Sudowoodo, e stavolta lo scontro partì in quarta.
‒
Togebo, Forzasfera!
‒
Sudowoodo, Frana!
Partì
un
incontro che lasciò entrambi i Pokémon senza forze, finché la vena
bastarda
di Gold non venne fuori davvero.
‒
Togebo, Ondashock, mancalo!
Emerald,
calcolatore
perfetto nelle lotte Pokémon, fu ingannato dalla succulenta mossa
di tipo Elettro che gli era
stata
appena servita, di riflesso usò Mimica
senza neanche pensarci. Poi si rese conto che il comando di Gold non
poteva
intendere davvero quello che sembrava.
Togekiss,
infatti,
anziché Ondashock utilizzò Cediregalo. Cedendo
all’avversario un
bel niente, che era quello che aveva addosso. Sudowoodo, invece,
copiando la
mossa ed eseguendola nell’immediato, consegnò molto generosamente la sua
Baccacedro al Pokémon di Gold. Togekiss ne fu parecchio felice, recuperò
un bel
po’ di salute e stese il nemico con una Forzasfera
rinvigorita sotto la mascella caduta a terra di Emerald e di tutto
il resto
dello stadio.
‒
Tattica, bro’ ‒ mormorò Gold riempiendo l’unico momento di silenzio a
cui tutto
il torneo avesse mai assistito.
‒
Quanto sei…
Emerald
non
concluse la frase e mandò in campo Dusknoir. Il Pokémon Pinza fu colpito
da
un Eterelama ma evitò di
smuoversi
dalla sua posizione. Mise invece KO l’avversario con un paio di
ignorantissimi Tuonopugno.
Gold
non
si abbatté minimamente e fece scendere in campo Explo, il suo
Typhlosion.
Con un potente Lanciafiamme
riuscì a
causare danni notevoli all’avversario.
‒
Furtivombra! ‒ ordinò Emerald
confidando nella rapidità della mossa.
‒
Ruotafuoco sul posto! ‒ e il
Pokémon
Eruzione di Gold riuscì a scamparla rendendo incandescente l’aria che lo
circondava.
Ad
Emerald
venne l’idea.
‒
Ancora Furtivombra poi Gelopugno
e Tuonopugno!
Ciecamente
fiducioso
nel suo Allenatore, Dusknoir comparve una seconda volta alle spalle
di un infuocato Explo. Sferrò a mo’ di tenaglia i due pugni
sull’avversario
che, assieme alle fiamme generate dal nemico formarono una fattispecie
di
attacco Tripletta fatto in
casa. Caso
volle che Typhlosion rimanesse paralizzato da quella strana reazione che
amplificò la possibilità dei pugni di Dusknoir di indurre effetti
speciali.
‒
Sciagura!
Typhlosion
sembrò
avvertire un dolore fortissimo lungo la spina dorsale e si contorse in
pose terrificanti, la mossa raddoppiava di potenza se l’avversario
soffriva di
condizioni collaterali.
‒
Explo, Incendio! ‒ l’ultima
carta di
Gold.
‒
Protezione! ‒ mossa banale ma
efficace. Il soldato di Emerald non cedeva il passo e approfittò del
momento
che il nemico si concesse per recuperare stendendolo definitivamente con
un
potente Pugnodombra.
Gold
si
morse le labbra, il suo team leader era KO. Togekiss tornò in grande
stile
tentando un Extrasenso che
mandò
quasi al tappeto l’avversario.
‒
Aeroattacco!
‒ Gelopugno!
Il
Pokémon
alato si diresse con tutta l’energia che in quel momento il suo corpo
era
capace di sprigionare in picchiata verso Dusnkoir. Dal canto suo, il
fantasma
prese il tempo per intercettarlo con le sue forti braccia. Lo scontro
risuonò
forte in tutta l’arena. Togekiss aveva colpito Dusnkoir che però, tenace
fino
all’ultimo, era riuscito pure a martellarlo con il suo pugno criogenico.
Tutti
e due andarono al tappeto. KO doppio.
Emerald
e
Gold trassero un sospiro in sincrono. Erano tanto simili quanto diversi,
quei
due. Da quando si erano conosciuti erano riusciti a litigare e ad andare
d’accordo praticamente ogni giorno. Certo era che Emerald fosse uno dei
pochi
che veramente si divertiva con Gold e anche che Gold fosse uno dei pochi
che lo
avevano trattato davvero come un amico senza il bisogno di grandi
dimostrazioni
melodrammatiche di quanto fosse importante il rapporto tra due persone.
Si
guardarono colmi di sfida. Agonismo e competizione ardevano nei loro
occhi.
‒
Aibo!
‒
Sceptile!
Il
Pokémon
di Gold affondò con un immediato Doppiosmash
che fu evitato prontamente da quello di Emerald. La lucertola rispose
con un
micidiale Foglielama che rasò
il pelo
del primate.
‒
Comete, distrailo! ‒ esclamò
Gold.
Il
ragazzo
ben conosceva l’abilità di Emerald di reagire quasi a comando o di
prevedere le mosse avversarie. Quindi fece ciò di cui lui solo era
capace: fece
fallire una mossa infallibile. Le comete si abbatterono sul terreno.
Colpì
quindi alle spalle con Sgomento
e
sfruttò il momento in cui Sceptile tentennò per affondare un violento Stordipugno. Il telecronista
che ormai
aveva rinunciato da tempo a descrivere le contorte strategie campate per
aria
del ragazzo dagli occhi d’oro, non era più ascoltato da nessuno. Persino
i
rango S avevano smesso di parlare, esterrefatti dal suo stile unico e
assurdo.
‒
Solarraggio!
Un
fascio
di luce concentratissima fu scagliato da Sceptile contro l’avversario.
Ambipom venne colto alla sprovvista. Cadde a terra. Ma non era finita.
Scattò
in
piedi appena in tempo per evitare un probabilmente fatale Energipalla.
Rimbalzo, fu la sua
risposta.
Sceptile
non
poté opporsi, Ambipom lo mise in ginocchio con un doppio colpo delle sue
code in caduta.
Entrambi
i
Pokémon ansimavano e si guardavano in attesa della prossima mossa.
‒
Che strategia hai ora, Emerald?
Emerald
fissò
Gold, quasi al tappeto proprio come lui. Aveva incontrato un degno
competitor, qualcuno che vincesse tutte le sue tattiche. Scosse la testa
affranto. Non aveva niente.
‒
Radicalbero ‒ mormorò
soltanto.
Gold
impiegò
un po’ per realizzare. Aibo era troppo stanco per schivare o
difendersi. Abbassò gli occhi. ‒ Comunque non mi piacciono i tuoi
capelli… ‒
gli fece.
Grosse
piante
evocate dal terreno cinsero il suo Pokémon mandandolo a terra esausto in
un batter d’occhio. Gold aveva appena perso.
Il
silenzio
più greve cadde nell’arena. Gold aveva zittito per due volte
duecentomila
persone in meno di pochi minuti. Gli spettatori non gridarono subito,
anzi, non
gridarono affatto. Partì invece un applauso che cominciò a scrosciare
sui due
lottatori come un copioso diluvio. Gold camminò incontro ad Emerald, i
due si
batterono il pugno e mettendosi a vicenda una mano sulla spalla,
salutarono
tutta l’ellissi di folla adorante che avevano attorno. A quel punto,
solo a
quel punto poté partire l’urlo. Non era un boato di sostegno nei
confronti del
vincitore né di pietà per lo sconfitto. Era vero e proprio caos. Per
Gold e per
Emerald allo stesso tempo.
‒
Avanti, Rald ‒ sussurrò Gold al suo amico. ‒ sforzati di piacergli.
Quella
sera,
tutti al mondo avevano già visto i replay delle scene che avevano
consacrato Gold come icona di quell’edizione del torneo. Il ragazzo se
ne
andava a testa alta e non solo, anche con due pugni alzati al cielo e
uno dei
più grandi sorrisi sloga-mascella che avesse mai fatto. Emerald, dal
canto suo,
non aveva perso smalto dopo aver battuto il nuovo beniamino di tutti.
Invece,
circolavano su tutti i tipi di social media la foto di loro due che,
stringendosi come due compagni d’armi, salutavano la folla. Persino
sotto forma
di meme.
Essendoci
state
meno lotte, erano riusciti a tornare in hotel per cena. Erano sulla
spiaggia offerta ai residenti d’élite dall’hotel, quella della festa del
primo
giorno, e ancora le vibrazioni erano fortissime.
‒
Questa sera ce lo meritiamo davvero! ‒ esclamò Emerald in preda alla
foga con
l’intera boccia di champagne in mano. Tutta la tavolata lo guardava.
‒
Non come gli ultimi tre giorni in cui abbiamo scroccato e basta… ‒
aggiunse
Gold sotto sotto.
‒
Non come gli ultimi tre giorni in cui abbiamo scroccato e basta ‒ ripeté
lui. ‒
a Blue e Gold che ci lasciano ma rimarranno sempre con noi…
La
pessima
scelta di parole portò le mani di tutti i maschietti presenti alle loro
parti basse.
‒
…a Green, Silver e pure a me, che domani prenderemo un sacco di botte! ‒
finì
la frase gridando a pieni polmoni.
Le
risate
di tutti e il cozzare di bicchieri, bottiglie e tutto ciò che venne in
mente ad ognuno si mischiarono in un casino generale che terminò un paio
di ore
dopo nel sonno più profondo in cui ogni singolo individuo era
sprofondato nel
proprio letto.
Furono
le
trombe, i clacson e le grida della folla a svegliarli il giorno dopo.
Sapphire, Emerald, Silver, Green e Red si presentarono nella terrazza
dei pezzi grossi dopo essersi
stretti in un abbraccio di incoraggiamento con il resto del gruppo.
All’interno
di quella stanza trovarono tutti i Campioni che Sapphire sentiva parlare
da tre
giorni più gli otto vincitori del girone precedente che, insieme a
Green,
Silver ed Emerald, erano Baldo, Corrado, Adriano, Drake e Koga. L’arena
sembrava tre volte più piena, non erano tribune quelle che le correvano
attorno
ma bolge dell’inferno. Gli striscioni avevano raggiunto i venti metri di
lunghezza e i cinque di altezza, i palloncini sembravano oscurare il
cielo e le
ragazze avevano cominciato a lanciare capi d’abbigliamento intimo. Era
quasi il
tramonto, essendo molti di meno gli incontri da disputare per quel
girone, si
era preferito spostare l’orario in un momento della giornata più fresco
e
piacevole.
Dopo
un
istante in cui tutti al mondo trattennero il respiro, fu estratto il
tabellone che contava la miseria di diciannove partecipanti al torneo
finale:
dieci Campioni, uno dei quali non più in carica, otto vincitori del
girone
precedente e Sapphire.
Emerald
era
finito contro Ruby, Green contro Camilla, Silver contro Iris, Red contro
Lance e Sapphire contro Adriano. I primi erano i due Dexholder di Hoenn,
che
senza rivolgersi la parola si avviarono lungo il corridoio che li
avrebbe
portati al Campo Lotta. Ruby, che non indossava cappelli da un anno
circa,
prese la fascia con il sigillo di Hoenn di colore diverso da tutte le
altre e
la legò attorno alla fronte. Aveva saputo che molte persone, vedendolo
diventare Campione con uno dei copricapo da lui cuciti, avevano pensato
all’inizio
che si trattasse di una fascia e che lui avesse i capelli tinti di
bianco.
Voleva giocare con i suoi fan.
Emerald
mise
piede sul campo e un boato scoppiò immediatamente, Ruby fece il suo
ingresso e fu lo stesso. I due si guardarono negli occhi per la prima
volta da
troppo tempo. Emerald non sapeva cosa provare nei confronti del suo...
ex
amico? Vecchio amico? Non sapeva neanche come chiamarlo.
“Benvenuti,
signore
e signori, al girone finale del Campionato Pokémon Internazionale, la
prima sfida…” cianciava il presentatore mentre nessuno dei due sfidanti
lo
ascoltava.
‒
Non ti lascio vincere, stavolta ‒ mormorò Ruby. Sorrideva, ma in modo
strano.
Non era un sorriso distaccato, ma neanche un ghigno crudele. Sembrava
sereno.
‒
Io non ti lascerò perdere, invece.
Ci
fu
uno sguardo reciproco. Uno sguardo di comprensione. Emerald sentiva che,
nonostante lui avesse abbandonato tutti i suoi amici e avesse preso le
sembianze di un’altra persona, nella sostanza poco o nulla era cambiato.
Forse.
I
Pokémon furono mandati in campo. Flygon, dal lato di Ruby, contro
Snorlax, dal
lato di Emerald. Quel Flygon era appartenuto a suo padre, che lo aveva
donato a
Lino, che lo aveva a sua volta restituito a lui.
‒
Dragartigli!
‒
Megapugno!
Il
dragone
fu estremamente veloce e graffiò il braccio di Snorlax all’altezza del
gomito, eludendo la randellata.
‒
Dragospiro!
Un
iridescente
soffio infuocato investì l’immobile Pokémon Sonno. I danni furono
minimi, in compenso però gli fu inflitta una scomoda paralisi. Ruby
voleva
evidentemente giocare sulla rapidità.
‒
Panciamburo! ‒ comandò
Emerald. Che
già volesse giocarsi il Pokémon?
Snorlax
cominciò
a battere con veemenza i pugni sul ventre. Emise un forte ruggito di
rabbia.
‒
Dragartigli!
Flygon
era
abbastanza vicino.
‒
Sdoppiatore!
Senza
muoversi,
Snorlax attutì l’impatto con Flygon con l’energia della sua mossa. Il
drago fu scaraventato indietro per diversi metri, ma ancora non cedette.
Emerald non nascose la sua parziale delusione, forse contava di mandarlo
al
tappeto con quella mossa, ma proseguì lo stesso con la sua tattica.
‒
Riposo e poi Russare! ‒ il
suo
guerriero aveva subito parecchi danni ed era pure paralizzato, ma il
sonno curò
tutti i suoi mali. E quando Flygon sembrava spacciato di fronte alla
mossa che
Snorlax poteva eseguire da addormentato, Ruby lo fece rientrare.
‒
Ruru, Mangiasogni! ‒ diede
l’ordine
al suo Pokémon prima ancora di mostrarlo all’avversario. Aveva previsto
la
tattica danno-ricarica.
Un’elegantissima
Gardevoir
fluttuò fuori dalla Poké Ball e precedette il nemico succhiando tutta
l’energia vitale che gli era rimasta con la sua infida mossa
succhia-energia.
Snorlax non si svegliò neanche, cadde a terra KO. Evidentemente i pochi
istanti
di dormita non gli erano bastati a recuperare tutti i suoi PS.
Emerald
ingoiò
il boccone.
‒
Dusknoir! Distortozona!
Tutt’a
un
tratto, Gardevoir cominciò a muoversi lentamente mentre Dusknoir divenne
estremamente rapido a dispetto della sua mole.
‒
Pugnodombra! ‒ fu un fulmine.
Un
potentissimo montante sferrato dallo spettro colpì la delicata Ruru.
‒
Psichico! ‒ mossa semplice ma
inarrestabile, una forte emicrania mandò in pappa il cervello di
Dusknoir.
‒
Palla Ombra!
‒
Esclusiva!
Zero
a
zero, dal corpo del fantasma non uscì alcuna emanazione di energia
negativa.
Si rese conto che non poteva competere con quella Gardevoir, nonostante
la
priorità delle proprie mosse.
‒
Destinobbligato! ‒ ordinò
Emerald.
Aveva
cambiato
tattica. Ma Ruby non volle dargli la soddisfazione.
‒
Cuorardore!
Ruru
si
spense in un istante, sacrificandosi a beneficio del prossimo Pokémon
del
suo Allenatore. Emerald si morse la lingua. Flygon tornò in campo più
carico di
prima e si scagliò in un violentissimo Dragofuria
verso il nemico. Distortozona era terminata, Flygon si era mosso più
rapidamente.
‒
Gelopugno!
Ruby
non
intervenne. Il cazzotto di Dusknoir gli aveva quasi abbattuto il Pokémon
dal momento che si trovava ancora nel raggio d’azione del nemico.
‒
Basta, Dragobolide! ‒ Ruby
pensò di
decretare la fine.
‒
Furtivombra e Legatutto!
Il
movimento
di Dusknoir fu simile a quello della mossa che aveva paralizzato
l’Explo di Gold. Lo spettro comparve subito alle spalle del nemico,
quindi lo
chiuse tra le sue braccia intrappolandolo. Le meteore evocate da Flygon
si
diressero per loro natura verso il bersaglio, la devastante pioggia
cadde
aprendo grossi crateri nel terreno. Colpiti entrambi, sia Flygon che
Dusknoir
cedettero.
Quando
il
polverone si diradò, dagli spalti si levò un grido atono.
I
serissimi sguardi di Emerald e Ruby si incrociarono ancora una volta e
gli
ultimi due Pokémon che scesero in campo furono Sceptile e Milotic.
‒
Mimi, Surf!
Mossa
praticamente
inutile. Affilato e simile allo scafo di una nave, il Pokémon
Foresta giunse in un solo salto al nemico e affondò nelle sue squame un
letale Fendifoglia che non
mandò al tappeto
Milotic solo grazie alla sua abilità Pelledura.
Sceptile
atterrò
dal suo lato del campo fradicio e con le zampe immerse in una
pozzanghera ampia quanto tutta l’arena ma soddisfatto per il colpo
sferrato.
‒
Ha perso… ‒ mormorò con rassegnazione Sapphire dalla terrazza. Lei si
ricordava
bene dello scontro tra i due Dexholder al Parco Lotta. Solo Red la
sentì, ma lì
per lì non comprese, pensava si riferisse a Ruby.
‒
Bora ‒ la voce del Campione
di Hoenn
fu un sussurro, ma il glaciale vento evocato dal suo Milotic cominciò a
sibilare forte, cupo e devastante.
Il
rettile
era coperto d’acqua. Emerald si trovò all’istante con uno Sceptile
completamente ibernato dal suo lato del campo. Il suo volto non lasciava
repliche.
Ruby
aveva
vinto.
Il
boato
del pubblico fece vibrare cielo e terra. Ruby aprì le braccia come per
spiccare il volo, Emerald cadde in ginocchio.
Pochi
minuti
dopo i due tornarono alla loro postazione. Un paio di Campioni si
complimentarono con Ruby, Diantha gli fece i complimenti per l’eleganza
dei
suoi Pokémon e Camilla elogiò quel Dragobolide.
Una cupola di Dexholder invece si strinse attorno ad Emerald che
cercò di
contrarre gli zigomi in un sorriso, ma senza riuscirci. Sapphire lanciò
un’occhiata allo sguardo distaccato di Ruby che non aveva neanche
rivolto gli
occhi verso i suoi ex compagni.
Ruby
vide
Zachary Recket, Campione di Adamanta, comparire accanto a lui.
‒
Il ragazzo che hai battuto ha un Pokédex, giusto?
‒
Sì ‒ rispose Ruby senza batter ciglio.
‒
Lo conoscevi bene?
Ruby
temporeggiò,
si incupì. ‒ A quanto pare ‒ mormorò alzando le sopracciglia.
Zack
scosse
la testa. ‒ Mi dispiace.
‒
Come lo so… ‒ e mandò giù un bicchiere di champagne.
Il
pubblico
era caldo, gli incontri proseguirono. A scontrarsi furono Antares,
Campione di Sidera, e Baldo, ad uscirne vincitore fu proprio il Re
Piramide che
sembrava una specie di leggenda venuta dal nulla a quel punto. Per terzi
si
scontrarono Lance e Red che in una lotta spettacolare e senza esclusione
di
colpi fecero quasi mettere a piangere il telecronista. Il Dexholder
riuscì a
surclassarlo, risollevando il morale generale del suo gruppo. Fu il
turno di
Drake e Corrado. Vinse Drake e la parentesi gloriosa di Corrado come
Capopalestra
giunto tra i Campioni conobbe la fine con un interminabile ovazione del
pubblico. Poi ci furono un paio di colpi inaspettati: Silver e Green
sconfissero
rispettivamente Iris e Camilla. Il loro rientro fu accolto con
l’entusiasmo più
alto che il gruppo avesse dimostrato dall’inizio di quella giornata.
Ormai
Sapphire
sarebbe stata la prossima a combattere. Contro Adriano, l’uomo di
Alice, la sua vecchia insegnante. Quello che aveva rinunciato per amore
di lei
al ruolo di Campione. Quando la ragazza fu chiamata, si alzò
meccanicamente e
camminò verso il corridoio da cui aveva visto uscire tutti. Aveva le sue
Poké
Ball strette alla cintura e sentiva i suoi Pokémon pulsare di energia
all’interno. Uscì dalla stanza lasciandosi il mondo alle spalle, accanto
a lei
solo il suo avversario e di fronte a lei una porta. Era un ascensore. Lo
prese
senza emettere parola. Nessun tragitto in ascensore le era mai sembrato
tanto
lungo. Poteva avvertire le vibrazioni del pubblico persino dall’interno
di
quella angusta cabina. Tutti avevano atteso, tutti erano ansiosi. Il
mondo
voleva vedere ciò che la Conqueror
era
capace di fare. L’unica Allenatrice di rango S a non essere un Campione.
Era
una grossa responsabilità, certo. La porta le si aprì sul Campo Lotta su
cui
avrebbe combattuto oltre il limite delle proprie possibilità. Fece un
passo
avanti e trasse un sospiro, un altro passo e fu finalmente fuori. Un
boato la
travolse. Il calore e le emozioni del pubblico erano tutt’un’altra cosa
da lì. Erano
più invadenti.
Si
guardò
attorno più spaesata che mai. Dispersa a guardare quelle duecentomila
anime che la fissavano e gridavano, urlavano, strillavano. Lei era
Sapphire
Birch.
Prese
posizione,
aveva la collana ancora in tasca. Si rese conto che era diventata
caldissima.
‒
Te lo meriti davvero, il titolo di Campione ‒ mormorò Emerald.
Ruby
stava
in piedi di fronte al vetro, fissava la ragazza dagli occhi del colore
dello zaffiro. L’altro Dexholder gli aveva rivolto la parola, cosa che
non si
era aspettato affatto. Notò che si era comunque ben guardato dal farlo
in
presenza di Sapphire.
‒
Grazie, Rald… ‒ rispose.
‒
Perché hai mollato tutto?
‒
Tutto, cosa?
‒
Noi, il Pokédex, insomma… i tuoi amici.
Ruby
rimase
zitto per un po’.
‒
Ruby, rispondimi.
‒
Non posso, Emerald.
‒
Che vuol dire non puoi?
‒
Vuol dire che non posso! ‒ senza volerlo aveva gridato.
Ruby
si
guardò attorno, tutti lo fissavano, era caduto il silenzio sulla
terrazza.
Il ragazzo contò uno ad uno tutte le facce rivolte verso di lui. Tutti.
Da
Camilla a Red, da Green a Diantha, da Silver a… mancava qualcuno.
Zero,
il
Campione di Holon, era scomparso. O meglio. Ruby fece mente locale. No,
non
lo aveva proprio visto quel giorno, nella foga della situazione. L’Allenatore
più forte del mondo non era
mai giunto all’arena, il giorno della finale del campionato. Si rese
conto che
tutta la messinscena era finita, che i giochi erano finiti, che il
torneo era
finito.
Corse
via.
Ed Emerald gli tenne dietro.
‒
Ruby, che cosa sta succedendo?
Il
ragazzo
stava scendendo le scale in fretta, non si curava di lui.
‒
Ruby!
Niente,
il
biondo faceva fatica a corrergli dietro.
‒
Rubin Harmonia!
I
passi del ragazzo si bloccarono.
‒
Smettila ‒ sussurrò.
‒
Di fare cosa? ‒ chiese Emerald.
‒
Di far finta di essere comprensivo.
Quello
scosse
la testa. ‒ …non sto fingendo.
‒
Emerald.
‒
Dimmi.
‒
Sono successe molte cose in questi due anni, molte cose di cui faccio
fatica a
parlare… molte cose di cui mi vergogno.
Il
biondo
seguiva le sue parole con attenzione.
‒
Ma adesso ho bisogno che tu torni di sopra e smetti di seguirmi. Spero
solo di
essere abbastanza forte da solo, vi ho già messi abbastanza nei guai.
Emerald
non
capiva.
‒
Per favore ‒ lo supplicò.
Quello
annuì
lentamente, salì con riluttanza un paio di gradini prima di scomparire
dietro la seconda rampa di scale. Ruby attese alcuni attimi.
‒
Andrà tutto bene ‒ mormorò con la voce meno sicura che gli fosse uscita
negli
ultimi dieci anni sperando che l’amico potesse ancora sentirlo. Emerald
si
fermò, quindi riprese la salita fino a scomparire dal suo raggio di
percezione.
Lo aveva sentito.
Ruby
tornò
a scendere le scale.
Sapphire,
nel
frattempo, si stava rendendo conto che il calore che quella pietra che
lei
aveva in tasca era reale. Bruciava, ardeva, sembrava quasi essere fatta
di
magma vivo. Non si trattenne e la tirò fuori. Pulsava ed emanava quella
strana
forza. La vedeva risplendere di un’antica luce proprio nella sua mano.
Ormai
non sentiva più niente.
Adriano
non
la stava guardando, tutte le duecentomila persone intorno non la stavano
guardando, lei non era al Campionato Pokémon Internazionale. Tutto il
caos era
sparito, tutta la tensione era sparita. Tutto era sparito.
E
poi un ruggito spezzò il mondo. Dal cielo scuro ma privo di nubi di una
sera
estiva, si proiettò un intenso lampo di luce verde. Un gigantesco
dragone
comparve sopra le loro teste, spalancò le fauci ed emise un secondo
grido
infernale. Si muoveva nell’etere come fosse parte di esso, latrava al
cielo sovrastando
le urla terrorizzate delle persone che avevano appena assistito alla sua
comparsa.
Rayquaza
strinse
la bocca, si voltò e la spalancò subito dopo rilasciando un raggio di
energia luminosissima dritto in direzione delle tribune appena dietro di
lei. Sapphire
chiuse gli occhi.
Commenti
Posta un commento