Nowhereland
Adesso
sono diventato Morte, il distruttore dei mondi.
Robert
Oppenheimer,
citando il Bhagavadgita
L’uomo vestito di bianco tiene
la testa
appoggiata alla parete di vetro del suo ufficio. Il silenzio che regna
nella
stanza viene di tanto in tanto spezzato da grida soffocate e esplosioni
attutite che provengono da fuori. Solo da fuori. Il suo Sancta Sanctorum
esiste
nell’incorruttibilità della penombra, della moquette pregiata, della
scrivania
in marmo zuccherino. L’ampio balcone si affaccia sulla città, è la
piattaforma
perfetta su cui sedersi ad ammirare il vorticante formicaio di luci che
è
Austropoli. La città sembra trattenere il fiato. Quel giorno, la neve
scende
copiosa sul reticolo urbano.
L’uomo in bianco accenna un
sorriso, si
dirige alla sua scrivania, prende dal portapenne in avorio una
stilografica di
alto artigianato. E dal cassetto tira fuori un A4. Prima che possa
sedersi
sulla poltrona in velluto, qualcuno suona alla porta.
‒ Sophie? ‒ sussurra l’uomo in
bianco
toccando il tecnologico dispositivo collegato all’interfono che aveva
sulla
scrivania.
‒ Signore ‒ risponde una voce
femminile
dall’altra parte.
Basta il tocco di un secondo
interruttore a sfioramento per sbloccare la porta di ingresso. La porta
che non
cigola mai, che sembra fatta in puro legno massello ma in realtà
resisterebbe
all’impatto di un calibro 50. Entra una giovane ragazza dalla chioma
corvina
raccolta in un’unica treccia. È vestita elegantemente ed ha un paio di
occhiali
dalla montatura sottile sul naso. Nelle mani dalle unghie curate stringe
delle
cartelle che, a giudicare dalla sua postura, sembrano la cosa più
importante
che lei conosca al mondo. Si piazza di fronte all’uomo in bianco,
intuibilmente
il suo capo, e riprende fiato.
‒ Il Nodo è stato tagliato ‒
pronuncia.
L’uomo non reagisce
immediatamente. Si
accarezza i baffi, respira profondamente, dischiude le labbra, poi: ‒ i
miei
generali?
‒ Scomparsi. Tutti quanti.
Crediamo che
siano…
‒ È la seconda parte del
protocollo 2,
quello che hai tra le mani?
‒ Veramente questo è il
protocollo 3,
il protocollo 2 può già dirsi concluso.
L’uomo in bianco tende la
mano, afferra
i fascicoli bollati TOP SECRET. Li apre senza sentire più l’emozione che
si
prova a violare un documento riservato.
‒ Gli analisti?
‒ Sono stati messi a tacere,
come aveva
chiesto.
‒ Il loro rapporto è qui
dentro?
‒ Sissignore.
‒ Riassumi ‒ ordina, gettando
il foglio
stampato nel distruggidocumenti che lo riduce a particelle
infinitesimali senza
emettere alcun rumore.
Dopo la perdita delle armi
leggendarie,
la rottura del Nodo è un colpo troppo forte perché il mondo possa
rendersene
conto. L’unica possibilità che le rimane rappresenta allo stesso tempo
l’unica
chance che possiede il genere umano di comprendere in che situazione si
trova.
In un certo senso, vincono tutti.
‒ Va bene.
Cade il silenzio. I fascicoli
vengono
appoggiati sulla scrivania.
‒ Hai fatto un buon lavoro,
Sophie ‒
mormora l’uomo.
La segretaria si congela
all’istante.
‒ Puoi andare, puoi
ufficialmente
considerarti licenziata.
Quella comincia a tremare.
‒ Tutto questo sarebbe stato
impossibile senza il tuo aiuto.
Sophie sente le gambe cadere
sotto il
peso del corpo.
‒ Grazie per il sostegno che
hai avuto
il coraggio di darmi in questi anni di duro lavoro.
‒ Non uscirò viva da questo
palazzo,
vero? ‒ riesce a pronunciare, con un filo di voce.
L’uomo scuote
impercettibilmente il
capo.
‒ Non temere, è tutto molto
più veloce
di quanto tu possa pensare.
La donna comincia a
singhiozzare.
‒ Buona serata, Sophie.
Quella esce dallo studio.
Stringe il
rosario che tiene sempre al collo e si augura di ricevere una sorta di
indulgenza per tutti i peccati commessi. Aveva accompagnato tanti uomini
sulla
via del loro ultimo viaggio. Altro che il miglio verde, quello è un
semplice
corridoio nero. Si rallegra soltanto di aver inquinato poco l’ambiente e
di non
aver fatto figli che qualche sconosciuto avrebbe dovuto raccogliere da
un
orfanotrofio, un giorno. Rimpiange di non aver mai letto Harry Potter e
visitato la città di Firenze.
L’uomo in bianco, toccato
dalle ultime
parole scambiate con la persona a lui più vicina, si prende qualche
istante per
riprendersi. Quindi raggiunge il mobile di cristallo che sta a sinistra
della
sua scrivania, da questo preleva una bottiglia di Ben Nevis 21 Years
Old. Se ne
versa mezzo bicchiere con calma maniacale e poi ripone la bottiglia
sopra la
scrivania, accanto ai fogli.
Fa un sorso, sente il calore
attraversagli il corpo.
Torna alla scrivania, attiva
il
microfono stereofonico che dovrebbe percepire la sua voce da qualsiasi
punto di
quella stanza. Si schiarisce la voce.
‒ Mi chiamo Edmund Calaver.
Sono nato
il 13 febbraio del 1971 a Mentania, nella regione di Hoenn. Attualmente
sono il
presidente della Adnihil Corporation e guido questa società da anni,
ormai. Ho
commesso varie azioni che la vostra società etichetterebbe come crimini,
ho
ucciso e fatto uccidere molte persone, ho controllato interi stati e
preso
decisioni segrete dalle quali dipendeva la sorte di numerose
popolazioni. Io
sono una delle poche persone che al mondo si può vantare di aver
veramente
conosciuto il potere. Oggi,
31
dicembre dell’anno 2016, alle 23:05 sto realizzando questa registrazione
perché
tutti coloro che la ascolteranno possano capire che cosa io ho pensato
in
questo esatto momento della mia vita. Partiamo dall’inizio: sono
responsabile
della morte di Giovanni, di Max, Ivan, Ghecis e di tanti altri che hanno
dedicato la loro vita alla ricerca di una forza superiore, assoggettando
Pokémon Leggendari e potenze inimmaginabili. Mi sono impadronito di
tutte le
tecnologie che le loro organizzazioni criminali avevano intenzione di
sfruttare
per i loro scopi di conquista, dominio, distruzione. Ho scatenato io
tutti i
fenomeni innaturali che il mondo ha conosciuto negli ultimi anni.
Ho cambiato climaticamente e
geograficamente diversi paesi, regioni e territori con le forze dei
Pokémon
Leggendari da loro ottenute, ho giocato con quei poteri, ho mosso le mie
pedine
su questo enorme scacchiere che è il vostro mondo. Dai lunghi inverni di
Sinnoh
alla siccità di Hoenn, dalle mutazioni delle specie Pokémon al
cambiamento dell’ecosistema
‒ riprese fiato. ‒ Il filosofo Talete, millenni fa, riuscì a prevedere
che ci
sarebbe stata una ricca annata per la crescita delle olive, quindi
acquistò
tutti i frantoi della sua zona. Io, differentemente, ho creato le mie
annate di
ricchezza.
Calaver sorseggia il whisky.
‒ Tutto ciò che ho fatto, mi
ha
permesso di tenere le fila di un impero che ha esteso il proprio dominio
sulla
maggior parte del globo. In poche parole, molti di voi sono sotto il mio
controllo. Soltanto una delle mie azioni, di cui ancora nessuno sa
niente, è
apparentemente priva di un motivo: ho tagliato il Nodo, cioè il punto in
cui,
alla creazione del mondo, Regigigas legò insieme tutte le funi con cui
aveva
trascinato le terre emerse. Le conseguenze di questa azione non sono
semplici
da prevedere, ma posso dirvi che una nuova deriva dei continenti
inizierà presto.
Io sono quindi anche il fautore della terra che esisterà nel futuro.
L’uomo si prende un secondo.
Mette in
pausa la registrazione e posa il whisky sulla scrivania assicurandosi di
centrare il suo poggia-bicchiere in pelle. Si avvicina di nuovo alla
finestra.
Controlla nuovamente il balcone. È pieno di neve. Grossi fiocchi
cristallini
cadono lentamente nel buio di quella notte gelida. Qualcuno starebbe
pure
festeggiando, da qualche parte.
‒ Sono poche parole.
Calaver estrae uno dei tablet
sottili che
tiene nel suo ufficio, quello che è sul piedistallo piazzato accanto
alla
finestra. È un 15 pollici, leggerissimo, connesso alla rete del
grattacielo.
Invisibile, schermato, impossibile da hackerare e rintracciare. Tocca
un’icona
sullo schermo e si apre la finestra delle riprese effettuate dalle
telecamere
interne del palazzo. In uno dei piccoli schermi subito identifica i
soggetti
che stanno correndo nel corridoio sud-ovest del tredicesimo piano.
Calaver sorride. Sorride a
coloro che
sono venuti a cercarlo senza che questi possano accorgersene. Quindi
posa il
tablet. Riprende la registrazione, sa che non ha molto tempo a
disposizione. La
conclude in pochi minuti.
Vari pavimenti più in basso,
al
tredicesimo piano, Red, Blue e Green si fanno strada tra corridoi e
stanze con
la forza dei loro Pokémon. Sfondano porte, scaraventano avversari fuori
dalle
finestre, eludono trappole. Al loro seguito, Bellocchio, che aveva
autorizzato
i Dexholder ad agire in veste di squadra d’assalto. Per anni aveva
funzionato,
la Polizia Internazionale doveva riprendere fiducia negli Allenatori.
Mentre i
vari squadroni di poliziotti mettevano in sicurezza il palazzo, il loro
quartetto seguiva il sentiero d’oro che sarebbe arrivato direttamente al
boss
finale. Erano entrati in quel grattacielo pochi minuti prima, le
indagini
condotte da anni dall’ispettore avevano portato ad un solo nome,
responsabile
di un numero di reati talmente grande da poter raddoppiare la durata del
processo di accusa in tribunale. Edmund Calaver è, secondo lui, un uomo
talmente potente da essersi stancato di orologi, barche e automobili. È
così,
per colpa di certi signori, che un povero poliziotto deve trovarsi nel
bel
mezzo di un raid proprio durante la notte di capodanno. Più avanti, tre
ragazzi
che avevano visto morire tanta gente: amici, parenti, fratelli. Tre
ragazzi
armati delle loro squadre di Pokémon completamente accecati dalla rabbia
e dal
dolore. Vendetta, il sentimento che li animava, vendetta nei confronti
di quel
burattinaio che aveva controllato le loro vite per arrivare a
distruggerle
qualche tempo dopo. Fuoco e fiamme, si tolgono di mezzo gli scagnozzi di
Calaver
come fossero moscerini. Lo avrebbero raggiunto, lo avrebbero sconfitto.
Loro sono
gli ultimi in grado di farlo, gli ultimi Dexholder rimasti.
Poco lontano, attorno al
palazzo e
nelle vie circostanti, uno sciame di volanti della polizia attende in
fibrillazione. Centinaia di agenti armati riversati per le strade sono
ansiosi
di poter raccogliere il criminale più grosso della storia. Il popolo
aveva
percepito molto chiaramente il messaggio: è come se tutte le
organizzazioni a
delinquere degli ultimi anni fossero risorte insieme in un solo uomo.
Una folta
folla si era quindi raccolta attorno al luogo dell’incursione. Una
gigantesca
corona di curiosi circondava l’area del palazzo. Per la maggior parte,
civili
che allungano il collo tra le teste dei poliziotti, in più alcuni
reporter che
aspettano di scrivere la prima pagina della propria testata. L’uomo più
ricco
del loro secolo si era rivelato anche il più malvagio del loro secolo,
qualche
vignettista satirico avrebbe avuto da scuotere la testa.
Dai dati permeati dalle
comunicazioni
interne della polizia, gli eroi si trovano al tredicesimo piano ormai.
Manca
poco perché i generali dell’incursione giungano alla cima. Le forze
dell’ordine
sono partite direttamente dal basso così da mettere a tacere l’intero
corpo di
difesa posseduto da Calaver. È un avversario che non ama scherzare,
quello.
Ad un certo punto, dalla folla
silenziosa si leva un rumore particolare. Una voce gracchiante ma
limpida.
“Mi chiamo Edmund Calaver,
sono nato il
13 febbraio a Mentania…”
È una registrazione trasmessa
dalla
radio portatile che un ragazzo si era portato dietro. Il popolo si rende
conto
di star ascoltando la voce di colui che la polizia sta per raggiungere e
arrestare. Lentamente, il messaggio si diffonde. Ognuno accende ciò che
possiede: cellulari, radioline, PokéNav, PokéGear. Qualcuno si attacca
persino
ai walkie-talkie della polizia. Qualcuno comprende che Calaver ha
diffuso in
ogni rete di comunicazione il proprio messaggio. È così attorno al suo
palazzo,
in tutta Austropoli, in tutta Unima, a Kanto e dall’altra parte del
mondo.
Calaver ha mandato la sua registrazione in tutto il globo. E non c’è
uomo che
non lo conosca, dopo gli eventi che hanno sconvolto la popolazione
terrestre
negli anni precedenti.
Qualche esperto spiega che la
registrazione è stata effettuata in precedenza e che le parole che
stanno
ascoltando non vengono pronunciate in diretta. Intanto, i reporter
prendono
appunti e persino le inviate tacciono di fronte ai propri cameraman.
L’intera popolazione mondiale
ascolta
le sue rivelazioni sui crimini commessi, sul potere accumulato, sui
mezzi
utilizzati.
“…sono
quindi
anche il fautore della terra che esisterà nel futuro. Perché ho fatto
tutto questo? Per creare un mondo modellato secondo il mio gusto, la
mia
comodità, il mio piacere. Ogni umano modifica il proprio mondo in base
alle
proprie esigenze. Chiunque lo fa quando costruisce una casa, imbianca
una
parete, cambia una lampadina. Io lo ho fatto in base alle mie
possibilità. E in
tutti questi anni, ho capito una cosa molto importante.”
Red ordina al suo Venusaur di
intrappolare tre tipi armati con le sue liane. Vede una scalinata,
chiama i
suoi compagni. Sa che quella via li condurrà a Calaver. La imboccano
tutti
insieme mangiando i gradini a due a due. Erano vicini, riescono a
raggiungere
l’attico. Lì non ci sono guardie, ormai la sicurezza è stata sradicata
dalle
altre squadre in azione. Solo gli ultimi bodyguard, che alzano le mani,
gettano
le armi e si fanno da parte, di fronte alla sconfitta certa.
“Il
mondo
non si evolve, vive un ciclo di rinnovamento continuo. Io ho scelto di
lasciare su tutta l’umanità il mio segno, il mio tocco personale. Ho
scelto di
farlo, contro ogni legge e regola, perché quella era la mia volontà.
Sapevo benissimo
che ciò avrebbe significato il pagamento di un prezzo più grande di
me, sapevo
che avrei dovuto affrontare grandi nemici e avversari, sapevo che
qualcuno
avrebbe potuto opporsi a me sostenendo che io non ho l’autorità di
fare tutto
questo. Eppure l’ho fatto, io sono riuscito a farlo. E senza che mi
fosse data
l’autorità.”
Green concentra le fiamme del
suo
Charizard sulla porta dell’ufficio di Calaver. Questa rimane
completamente
divelta. Permette l’entrata nell’anticamera e, successivamente, nella
stanza
del criminale più potente del mondo. I Dexholder e Bellocchio si
introducono,
si guardano attorno, verificano di non avere fucili puntati addosso e
mine
antiuomo sotto i piedi. Cercano il loro obiettivo. Red sembra dover
scoppiare a
piangere di rabbia, Green ha ormai abbandonato disgraziatamente la sua
proverbiale calma, Blue ha le emozioni che le esplodono in volto e non
sembra,
come al suo solito, la donna più bella del mondo. Bellocchio ha il cuore
che
esplode nel petto, ma rimane serio. Impugna la sua Colt e si muove con
attenzione ed esperienza.
“Sapevo
che
mi avrebbero osteggiato, sapevo che prima o poi sarei stato scoperto.
Oggi
sono vicino alla fine e mi rendo conto che non provo rimorso o
pentimento. Anzi,
sono felice. So di lasciare un mondo modellato secondo il mio volere.”
Gli occhi di tutti si puntano
sull’uomo
in bianco. Calaver è fuori, sul suo balcone. Ha un completo Armani
bianco e i
piedi immersi nella neve. La giacca svolazza a causa del forte vento. I
suoi
capelli bianchi e la corporatura atletica gli danno un tono eroico e
ascetico. Dà
le spalle alla sua stanza, quindi il quartetto non può vedere i suoi
occhi di
ghiaccio che scrutano la città dall’alto.
“Io
ho
cambiato il mondo, le mie azioni resteranno per sempre.”
La scrivania di marmo viene
scagliata
lontano da una zampata del Blastoise di Blue. Sfonda la vetrata e si
spacca
abbattendosi sul cornicione del terrazzo, proprio accanto a Calaver.
“E
come
io ho potuto farlo, dopo di me arriverà colui che sarà in grado di
fermarmi. E altri dopo di loro. E così, dopo ancora. L’umanità vive un
ciclo
infinito che si ripete sempre e comunque.”
Il mondo intero ascolta le sue
parole,
mentre Calaver si volta verso Bellocchio che gli punta una pistola alla
testa. Sorride.
Dietro, la sua squadra
personale, i tre
Dexholder rimasti. Fissano Calaver e ardono dentro. Lo hanno in mano,
ormai. Due
elicotteri della polizia spuntano dal cielo nero e dirigono i due fasci
di luce
dei riflettori in modo tale da illuminare l’area appena circostante al
criminale. Poi, da uno dei velivoli, fa capolino un uomo con un casco e
un
corpetto antiproiettile. Imbraccia un fucile con mirino ottico. Punta
con
attenzione.
“Ho
lottato
fino all’ultimo momento per sopravvivere e per rendere il mondo il
luogo che volevo fosse. Mi rendo conto di averlo fatto seguendo i miei
ideali
personali, egocentricamente.”
Il primo è Red, che si trova
al centro,
poi Green e infine Blue. Nessuno ha il tempo di comprendere ciò che sta
succedendo.
Bellocchio sente tre spari a brevissima distanza l’uno dall’altro, si
volta e
vede i tre Dexholder cadere, coi vestiti impregnati del loro sangue.
L’agente
non si lascia ingannare. Deve sotterrare la propria umanità e capire che
è una
trappola. Torna a guardare Calaver, lo prende per la collottola e lo
costringe
a nascondersi con lui dietro al cornicione. È fuori traiettoria di
sparo. Allora,
il mercenario di Calaver che pilota l’elicottero attua la manovra che
gli era
stata ordinata. Sterza violentemente con la cloche, la coda del proprio
velivolo tocca l’elica del gemello. In un accartocciarsi di lamiere,
entrambi
gli elicotteri si schiantano contro il palazzo ed esplodono. Più o meno
verso
il ventesimo piano, uccidendo quindi decine di poliziotti che erano
penetrati
nel grattacielo. Bellocchio percepisce ogni suono e ogni movimento
d’aria. Comprende
che cosa è successo. Torna in piedi e costringe Calaver a rialzarsi con
lui.
Non riesce a non colpirlo in
volto col
cane della pistola. Quello cade a terra. Erano riusciti, con l’aiuto di
tutti i
Dexholder, a fermare le sue armi che prevedevano l’utilizzo di Pokémon
Leggendari. Calaver, ormai rimasto senza forze dalla propria parte, era
comunque riuscito ad uccidere i propri avversari.
“Io
ho
tenuto in mano il mondo. Se siete stati abbastanza bravi da fermarmi,
significa che lo meritavate, perché siete stati migliori di me. Tutto
fa parte della
legge della natura.”
Calaver sfrutta il momento di
smarrimento dell’ispettore, estrae un revolver dalla giacca e tenta di
puntarglielo alla testa. Ma Bellocchio è addestrato. Gli afferra il
braccio, lo
disarma, lo atterra, gli punta di nuovo la pistola alla testa.
Quell’uomo aveva
ucciso migliaia di persone. Famiglie, paesi, città e molti sarebbero
morti per
sua causa indiretta. Ma, più di tutti, era riuscito ad ammazzare i
Dexholder, gli
eroi che erano riusciti a togliere a Calaver il potere sui Leggendari.
Quelli che
non si erano sacrificati nel farlo, si erano beccati un proiettile in
corpo.
“Torneranno
altri
che voi chiamerete criminali, torneranno più forti di me e voi dovrete
essere più forti di loro.”
Bellocchio preme il grilletto.
Calaver muore.
“Dopo
la
morte, tornerà la vita e così per sempre. Nell’eterno ciclo.”
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