Ferro batte Suono
- Allora? Quanto vi ci vuole?
Kyle si voltò verso il suo superiore, un uomo di mezza età, dal volto spossato e l’aria perennemente stanca.
- Solo un attimo, Sur, io e il mio compare riempiamo quest’altro secchio e vi raggiungiamo.
- Tu già non dovresti essere qui, Daisy mi ucciderà se verrà a sapere che stai aiutando negli scavi.
- E allora tu non dirle nulla, no? Non mi piace restare a guardare mentre gli altri lavorano, lo sai.
- Lo so, lo so, però il tuo turno verrà dopo, e non è dei più facili - Disse Sur, asciugandosi dalla fronte rugosa le gocce di sudore che, nella luce delle torce, apparivano come delle stelle in un immenso cielo notturno.
- Tu ti preoccupi troppo per me, sicuro di stare bene? Non hai un bel colorito
- Ragazzo, ricordati sempre che stai parlando col mitico Sur, colui che può tutto.
- Già mi hai raccontato questa storia ma insisto: zoppichi, a malapena ti reggi in piedi, meglio che tu vada. Qui ce la vediamo io e Riolu.
Sur guardò con attenzione il ragazzino, passando dal volto puro e innocente, al piccone arrugginito che reggeva fra le mani. Lo sguardo passò poi oltre il minatore clandestino, per raggiungere la parete dove si riuscivano a intravedere decine e decine di pietre, incastonate nel ventre che stavano profanando con il loro continuo picconare.
Il veterano degli scavi riagganciò i suoi occhi al viso di Kyle, passando in rassegna i pochi segni che il tempo aveva lasciato al suo passaggio. Finì col restare fisso sulla cicatrice che si trovava poco sotto l’occhio sinistro.
- E va bene hai vinto, non so resistere a quel faccino. Sbrigati a crescere, così non mi imbrogli più, chiaro? Già adesso quella pazza di Daisy mi ucciderà sapendo che ti ho lasciato lavorare di nuovo qui dentro.
- A me fa paura quella donna, delle volte. Tanta paura - disse Kyle, riprendendo il suo lavoro di picconatore.
- Non è una donna, figliolo. Quella è la versione apocalittica di Giratina: se è arrabbiata, scappa.
Kyle tolse la bandana che portava al braccio, la indossò per simulare l’enorme massa di capelli di Daisy e impugnò il piccone a due mani, innalzandolo verso il cielo come se fosse il martello di Thor. Sur si rannicchiò, implorando pietà. Kyle abbassò il piccone su di Sur che, arrivato il suo turno, simulò una fulminazione.
I due iniziarono a ridere a più non posso, mentre Riolu li fissava incuriosito - Non ti spaventare Riolu, è tutto normale.
- Tanto normale non è, Kyle. Forza finisci presto e vieni a mangiare; io ti precedo, vuoi qualcosa in particolare?
- Cosa c’è per pranzo?
- Zuppa con la zuppa, oppure zuppa di zuppa. A te la scelta.
- Opterò per la zuppa, mi sa.
- Bravo, e ora sbrigati, ci vediamo sopra.
- Certo Sur, a dopo.
Kyle osservò Sur allontanarsi, pensieroso.
Si voltò verso il suo Riolu, che ricambiò il suo sguardo.
Il ragazzo si sentì improvvisamente nudo di fronte lo sguardo del suo Pokémon: sapeva che Riolu stava lentamente imparando come analizzare le aure delle cose e persone che lo circondano, e che non lo facesse con cattive intenzioni. Nonostante questo, lo turbava, e non poco, la capacità del suo Riolu di abbattere le barriere della sua psiche così facilmente.
Sentì tutti i suoi pensieri ed emozioni fluire lentamente verso di lui. Ogni sensazione convergeva dal suo cervello verso quello del suo compagno, creando un legame invisibile fra i due, così flebile che bastò un battito di ciglia a interromperlo: Kyle chiuse per un istante gli occhi, e quando li riaprì tutto era come prima.
Riolu lo guardava sempre con aria pensierosa, come se si sforzasse con tutto se stesso di capire cosa stesse pensando il suo amico.
Il ragazzo inspirò lentamente, per poi emettere rapidamente le sue riserve di aria conservate all’interno dei suoi polmoni. Portò la sua mano destra sulla spalla sinistra di Riolu, sorridendo nonostante il disagio.
- Sai che non sopporto quando qualcuno cerca di scavare dentro di me, eppure lo fai lo stesso, perché?
Il Pokémon Emanazione lo fissava. Il suo corpo diventò rigido, il volto inespressivo.
Kyle sentì la sua mente collegarsi con quella di Riolu. Erano uniti da un ponte mentale, il ragazzo riusciva a sentirlo. Tutte le sue emozioni si riversarono in Riolu, così come la sua mente accolse tutto ciò che stava sentendo l’altro capo del ponte. Era un po’ come trovarsi a mezz’aria, su di un piccolo ponte di legno che funge da tramite fra due capi di un baratro. Kyle si trovava dal lato opposto di Riolu, e al contempo riusciva a vedersi anche al suo fianco. La sensazione era stranissima: sentiva ancora il suo corpo e i suoi pensieri, ma il tutto era come filtrato da una sottile lastra di vetro, che sembrava dividere in due tutti i pensieri. Kyle riusciva a sentirli nella sua testa, ma li vedeva indirizzarsi anche verso di Riolu, che stava captando ciò che il suo amico provava.
Kyle si sentì barcollare, era come se quel collegamento gli stesse risucchiando le sue riserve di energia. Si appoggiò al ponte, quando le gambe gli vennero meno. Fu a quel punto che vide Riolu, tendergli la mano. Il ragazzo allungò la sua, incontrando il tiepido calore del corpo di Riolu.
“Amico” disse telepaticamente Riolu, rispondendo alla domanda iniziale del suo compagno. Kyle rimase esterrefatto, prima di svenire.
Quando riaprì gli occhi, Riolu era comodamente seduto sul suo ventre, con le gambe incrociate. Sorrideva.
- Ma che… era tutto vero? Non me lo sono sognato, Riolu? - Kyle si mise a sedere a sua volta, alzando Riolu a mezz’aria, mettendo in collisione il suo raggio visivo con quello del Pokémon.
Riolu sorrise, annuendo vigorosamente per tre volte.
- Come cavolo hai fatto? Da quel che so soltanto i Lucario ne sono in grado…
Riolu fece spallucce, stranito a sua volta.
- Beh è molto strano ma ciò non significa che sia un male! Mi raccomando, continua a esercitarti, però la prossima volta avvisami, se non vuoi farmi venire un colpo, ok? - Kyle fece scendere Riolu al livello del terreno, per poi alzare il pugno.
La risposta non si fece attendere: Riolu alzò a sua volta il pugno, e colpì velocemente quello del suo amico, due volte.
- Ottimo, e ora rimettiamoci a lavoro. Abbiamo una parete da abbattere! - disse Kyle, impugnando nuovamente il piccone. Nonostante stessero scavando da diverse ore, i due riuscirono a trovare le forze sufficienti per riprendere il lavoro, incoraggiati più dal loro obbiettivo finale che dalle loro rimanenti scorte di energie.
Alla luce delle lanterne a led l’interno del tunnel diventava sempre più sinistro, per Kyle.
Inizialmente, accompagnato dai diversi Machoke, Excadrill e Rhydon che con la loro presenza andavano a riempire gli enormi spazi ora vuoti, non aveva fatto caso a come si presentasse la vena che stavano aprendo all’interno del terreno.
Il ragazzo osservò per un breve istante il muro che si trovava davanti ai suoi occhi: riusciva a distinguere diverse sostante ferrose e vari minerali che risplendevano quando colpiti dal fascio di luce che emettevano le lanterne: alcuni si limitavano a riflettere la luce bianca che li colpiva, mentre la maggior parte, composta da minerali, mutava la luce assorbita. I colori andavano dal rosso acceso, al violetto scuro, passando per le diverse graduazioni dello spettro. Kyle rimase a bocca aperta davanti a quello spettacolo. Guardò il suolo, dove trovò la stessa disposizione, seppur in percentuale minore.
- È bellissimo… ed è incredibile come io non abbia visto nulla di tutto questo durante il lavoro, ero troppo applicato… forse farei meglio ad avvisare gli altri però, penso che ci possano essere utili tutti questi materiali. Eh? Cos’era quello? - Kyle si girò di scatto di centottanta gradi, dirigendo il proprio sguardo verso la provenienza del suono che lo aveva turbato. La vista non fu per niente come la precedente: Kyle indirizzò il fascio di luce verso la parte già scavata del tunnel e, seppur le pareti fossero costellate di minerali che riflettevano luce, questa andava scemando mano a mano che continuava il suo percorso, allontanandosi dalla sua fonte. Alla distanza di circa una ventina di metri, la luce lasciava il posto al buio; i riflessi colorati e il fascio di luce della potente lampada a led si interrompevano improvvisamente, come inghiottite dal buio.
Il cuore si fermò per un istante, uno strano brivido si ripercosse lungo tutta la lunghezza del corpo del ragazzo, partendo dalla spina dorsale. Senza accorgersene, Kyle stava trattenendo il respiro, impegnato nello scrutare l’oscurità, aspettando uno dei tanti demoni che costellavano la sua immaginazione, pronto a scagliarsi su di lui per fare a brandelli il suo corpo. Quello, apparve davvero: dall’oscurità apparve una figura indistinta. L’essere si avvicinò quanto bastava per rendere visibile nella penombra il suo corpo, dalle sembianze umanoidi.
Kyle la illuminò meglio, rapito dal suo sguardo. Era una donna, dal corpo pallido ed esile. Talmente gracile che era possibile vedere le vene pulsare al di sotto del sottile strato di pelle che le proteggeva dagli agenti esterni.
Lei fluttuava a mezz’aria, indossava una veste da notte bianca che le lasciava nude le gambe dal polpaccio in giù. Diverse ricamature in pizzo le adornavano la veste, con un motivo floreale sul petto. La veste candida era violentemente stuprata da una notevole quantità di sangue rappreso, accumulato soprattutto in prossimità del ventre. Una spallina le si era accasciata sull’avambraccio, rendendo libera la vista di una porzione di seno, sodo e prorompente, sproporzionato in confronto all’esile corpo a cui apparteneva.
Escludendo gli abiti, l’aspetto della donna era più vicino a come vengono immaginati gli angeli, piuttosto che una creatura dell’oscurità: nonostante il suo corpo fosse esile, aveva le curve al punto giusto, lo sguardo scivolava senza interruzioni dal viso sino alle gambe e viceversa. Le curve erano al punto giusto, e perfette quasi quanto il volto. Fu quello a ipnotizzare definitivamente Kyle. Il volto formava un’ovale perfetto, le cui linee si addolcivano mano a mano che lo sguardo si avvicinava al mento; le labbra erano sottili e delicate, leggermente carnose, valorizzate dal naso alla francese, la cui forma pareva come indirizzare lo sguardo verso le labbra sottostanti; una ciocca dorata le fluttuava dinnanzi agli occhi, grigio chiaro, risplendenti come una perla di ghiaccio, al cui interno si nasconde un cuore d’acqua, colpita dai raggi solari. Per Kyle, quella era la donna più bella che avesse mai visto.
Lei smise di levitare, atterrando col massimo dell’eleganza. I suoi occhi lo fissavano, scrutando nei suoi, catturandolo e rendendolo privo di volontà. Sorrise, scoprendo due perfette file di denti, bianchi come neve appena depositata al suolo.
Kyle sapeva di non trovarsi al cospetto di un umano, anche se l’essere ne aveva le sembianze.
Come sottofondo sentiva ancora il continuo picchiettare di Riolu, che non si era accorto dell’apparizione.
- Riolu, credo sia meglio andarcene, vieni subito qui - Il ragazzo si girò verso di lui, cercando di attirare la sua attenzione.
O almeno così gli parve. Nella sua mente aveva pronunciato le parole. Le aveva sentite, era certo di aver chiamato a voce alta il suo Pokémon, ciò nonostante, dalle sue corde vocali non passò alcun filo d’aria, era diventato completamente muto.
- Riolu! - provò nuovamente a urlare. Così fece per diverse volte, ottenendo solo un suono gutturale ovattato, che non raggiunse che pochi centimetri dalla sua bocca.
Provò ancora.
E ancora.
E ancora.
Provò a urlare con quanto fiato avesse in corpo, con il solo risultato di sentire la gola andare in fiamme. Decise di smuovere con la forza Riolu.
Appena mosse un passo nella sua direzione, lei iniziò a piangere.
Kyle si girò nella sua direzione, la vide seduta sul pavimento, rintanata all’interno di una piccola nicchia laterale del tunnel, con le gambe strette al petto dalle braccia, la testa china su di esse. Si dondolava leggermente in avanti e indietro, alternando singhiozzi a lunghi lamenti. Le lacrime le stavano lentamente scivolando sulle guance, per poi lanciarsi nel vuoto, trovando la loro morte nella veste, dove si univa ai coaguli di sangue.
Sapeva di non doversi avvicinare, eppure il suo inconscio lo stava facendo avanzare lentamente verso di lei. Kyle provò ad arrestarsi, cercò di riprendere il controllo del suo corpo, invano. Era come se il pianto della donna fungesse da magnete, e il suo corpo fosse una sostanza magnetica.
Arrivò a pochi passi da lei, quando la donna alzò il viso. I suoi occhi erano ora irritati, a causa del violento pianto. Nonostante stesse piangendo da poche decine di secondi, gli occhi erano fin troppo arrossati. Kyle provò compassione per lei, anche se la mente gli urlava di scappare via da quel luogo.
Fece un altro passo nella sua direzione, e lei smise di piangere.
Ora lo stava fissando, con i suoi occhi rossi.
Per Kyle fu come venir circondato dalle fiamme.
Stava provando il suo stesso dolore.
Ed era tanto, fin troppo per lui. Si sentiva bruciare le interiora.
Sentì il suo corpo urlare di dolore, eppure lui fece un ulteriore passo verso di lei. L’attrazione era troppo forte per potersi tirare indietro.
Smise di piangere, lei, e questo lo risollevò un poco, senza togliere la sensazione di autocombustione.
Una mano venne allungata verso di lui. Sporca di sangue, muco e lacrime, imprimeva un dolore indicibile nel petto del ragazzo, che ora vedeva la sua mano alzarsi per cercare quella della ragazza.
Lei si sporse leggermente in avanti, toccando prima solo i polpastrelli del ragazzo, per poi richiudere la mano in una morsa, attorno a quella di lui.
Kyle sussultò, non aspettandosi tale velocità e forza da quel corpo esile.
Poi, accadde.
Kyle sentì letteralmente il mondo esplodere, quando lei iniziò a urlare.
Non era un urlo normale, di quelli che ti colpiscono i martelletti nelle orecchie.
Quello che sentì Kyle fu come una colossale esplosione. Percepì ogni singola cellula del proprio corpo venir colpita dall’impatto con l’onda sonora. Urlò a sua volta, inciampando sulle sue stesse gambe.
Riuscì a liberarsi dalla mano di lei, e cercò di coprirsi le orecchie, senza alcun risultato. Le grida di dolore della donna diventavano sempre più forti. Era insopportabile sentire quel lungo e tormentoso lamento. Kyle vide sgorgare fuori dalle sue orecchie sangue a fiotti, le sue gambe tremare e il petto iniziò a scricchiolare all’altezza del cuore. Quell’essere lo stava uccidendo.
Annaspò utilizzando le gambe, per allontanarsi da lei, arrivando vicino al piccone che reggeva fra le mani prima dell’incontro. Si rovesciò su di un lato, cercando di alzarlo, ma le forze lo avevano già abbandonato. L’unica cosa che riuscì a fare fu abbassare lo sguardo, verso il suo petto, vedendo le chiazze rosse che si stavano formando sulla sua T-shirt di Left 4 Dead, poi non vide più nulla, rimase solo l’urlo straziante di lei per qualche altro attimo, poi, il nulla.
Clank Clank Clank
Fu questo che fece rinvenire Kyle.
Sentì quel rumore diverse volte, crescente d’intensità.
Quando riaprì gli occhi, si trovò disteso sul suolo, completamente illeso. Riolu stava immobile davanti la parete, col piccone depositato ai suoi piedi. Era intento a osservare la parete, all’interno della quale si intravedeva uno scheletro metallico.
- Riolu non hai visto… nulla? Niente di strano? - chiese, massaggiandosi la nuca.
Riolu lo stava guardando con la testa leggermente inclinata sul lato destro, quando la scosse a destra e sinistra, dando una risposta negativa.
Il Pokémon prese fra le sue mani quelle del suo allenatore, sentendo la preoccupazione che si faceva sua. Ora lo guardava fisso negli occhi.
- Non ti preoccupare, sto bene… credo di aver avuto un incubo. Troppo lavoro fa male - sorrise, Kyle, cercando di essere il più convincente possibile. Ciò nonostante, era palese il terrore che si era dipinto sul suo viso.
Riolu lasciò lentamente la presa, a malincuore.
Kyle sorrise, per davvero stavolta, mentre accarezzava sulla testa il suo amico, che adorava essere coccolato in quel modo.
Riolu rispose lanciandosi fra le braccia del proprio allenatore, abbracciandolo e venendo stretto da Kyle. Il legame fra i due era sempre stato molto forte, dal primo giorno in cui si erano incontrati non aveva fatto altro che crescere sempre di più, rendendoli due fratelli.
La mente del ragazzo ritornò al suono metallico che aveva sentito in precedenza e che lo aveva risvegliato dal suo incubo. Rivolse la sua attenzione alla parete oggetto degli scavi, intravedendo qualcosa che prima non c’era, liscio e lavorato.
Si avvicinò, sollevando con fatica la grossa lanterna, la cui luce venne riflessa dal metallo, accecandolo.
- Questo è… è un pilastro! Riolu ci siamo, queste sono le fondamenta! Santo Arceus, due settimane di lavoro finalmente ci stanno ripagando. Veloce, torniamo indietro e andiamo ad avvisare Sur, sarà felicissimo di venire a conoscenza del risultato, forse la fortuna è finalmente dalla nostra parte - Kyle stava passando velocemente la mano sul pilastro, ripulendolo dalla polvere.
Le sue dita si muovevano velocemente, in cerca di una conferma. Era talmente euforico da non fare caso ai graffi che venivano inflitti ai suoi polpastrelli dalle pietruzze ancora attaccate alla lastra metallica. Stava iniziando a sanguinare, quando trovò quello che stava cercando.
Acciaierie Krupp. Scelte da Sua Santità. Anno 2046.
- Sì, sono loro! La data è esatta, quella di un anno fa, quando hanno iniziato la costruzione.
Riolu lo guardava, carico di energia. Non riusciva a stare fermo e quindi spostava il suo peso da una zampa all’altra, saltellando di tanto in tanto.
- Forza amico, corriamo al villaggio, abbiamo da lavorare nei prossimi giorni. Veloce!
Kyle lasciò cadere il piccone, raccolse una torcia dal pavimento e girò su se stesso, puntando verso il buio del tunnel. Non perse un attimo e partì, correndo a perdifiato. La torcia fra le mani si muoveva incessantemente, gli cadde diverse volte prima e fu raccolta altrettante volte, prima di trovare una posizione stabile. In quel momento Kyle sembrava più un ubriacone intento a inserire, senza riuscita, le chiavi di casa all’interno della serratura della propria porta.
Dopo l’ennesima caduta della torcia, si fermò, inspirò e cercò di calmarsi, ancorando saldamente la mano attorno al corpo in plastica allungata fuggiasco.
Ritrovato il giusto equilibrio fra euforia e pensiero critico, il ragazzo partì nuovamente in una corsa sfrenata, diretto alla sua base, seguito a ruota da Riolu, il quale continuava a sentire un qualcosa di strano nell’aria.
In effetti, poco dietro i due, là dove l’oscurità tornava a richiudersi, fecero capolino due gemme rosse fluttuanti.
- Hancock
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