Vecchie Lacrime
Kyle stava continuando la sua corsa incessante verso l’altro capo del tunnel, senza dare ascolto ai suoi muscoli che gli urlavano in ogni modo possibile di fermarsi a riposare. I polmoni erano diventati due braci ardenti all’interno del corpo del ragazzo: Kyle sentiva a ogni respiro l’aria fredda in lotta con il calore del proprio corpo, provocandogli quell’orribile sensazione di autocombustione, accompagnata dall’incessante martellare del dolore che sentiva sul fianco sinistro, causato anch’esso dallo sforzo.
Kyle però doveva correre, e non aveva tempo per fermarsi.
Ogni minuto passato era uno in più verso il fallimento del loro piano, e questo non lo poteva permettere, troppe vite dipendevano da ciò. Per questo corse, corse e corse ancora.
Per un breve istante guardò dietro di sé, trovando Riolu che lo seguiva a ruota, visibilmente meno spossato rispetto a Kyle, il quale diventava sempre più pallido.
- Non… vale… sei troppo allenato… io muoio e tu no… - disse, intervallando ogni parola da diverse boccate d’aria.
Riolu non sorrise come suo solito, anzi, si fermò di colpo; Kyle gli si avvicinò capendo immediatamente che c’era qualcosa di sbagliato in quell’atteggiamento.
Il ragazzo alzò il braccio con cui reggeva la torcia, proiettando un fascio di luce sul viso di Riolu, il quale rimase impassibile, con la stessa espressione assunta durante il loro discorso telepatico di poco prima.
- Riolu, che c’è? Cosa fai amico?
Lui tese le orecchie, per poi voltarsi di scatto verso il tratto di galleria già percorso. Alzò a sua volta la propria torcia, illuminando il percorso. Lo scrutò a fondo, passando molto lentamente da una porzione di rocce e terreno a un’altra, analizzò ogni minimo particolare, archiviandoli nella propria memoria, in attesa di ciò che stava cercando.
Kyle puntò allora la sua torcia nella stessa direzione del fascio luminoso già esistente. Così facendo il campo visivo si ampliò notevolmente, denudando le pareti dal velo di tenebre che le avvolgeva, nascondendo la loro vera forma a occhi indesiderati. L’unica cosa che i due furono in grado di vedere e sentire furono le rocce e le gocce d’acqua che cadevano dal soffitto andando ad alimentare minuscole pozzanghere colme di sali minerali.
- Che cerchi, non vedi che non c’è nulla? Dai Riolu dobbiamo fare presto, rimettiamoci in marcia.
Riolu, però, rimase fisso sulla sua posizione, continuava a osservare la galleria. Il ragazzo gli si avvicinò, mettendogli una mano sulla spalla; questo fu come un antidoto per la paralisi momentanea di Riolu, il quale si girò di scatto, spaventato.
- Ehi calma amico, non c’è niente di cui preoccuparsi, vedi? Solo rocce e terra, unite a terra e rocce, inoltre l’unica entrata è quella dove ci stiamo dirigendo noi due, non può esserci niente di pericoloso lì, fidati.
Riolu tentennò, ritornando a illuminare la galleria alle sue spalle, disperdendo le prime ombre. Questo rivelò nuovamente la totale assenza di movimenti fra le pareti, cosa che tranquillizzò il Pokémon.
-Allora, andiamo? - chiese Kyle, indicando la via con la sua torcia.
Riolu fece cenno di sì col capo, per poi incamminarsi, superando Kyle, il quale restò per un attimo fermo sui suoi piedi, osservando la galleria.
-Nulla… - sospirò, rassicurato dalle sue stesse parole.
Il ragazzo si girò, riprendendo la sua marcia: passò dal passo svelto alla corsa sostenuta in pochi metri, poi, come colto da una paura infantile, avvertì un brivido lungo la schiena.
Si ricordò di tutte le volte in cui, da piccolo, scappava da una stanza non appena spenta la luce.
Ricordò la sicurezza delle proprie teorie, secondo le quali, non appena una stanza veniva lasciata al buio, i mostri all’interno erano autorizzati a rincorrere e trascinare con loro nelle tenebre tutti i bambini che non li temevano e scappavano. Kyle non era uno di quelli. Da buon fifone, preferiva lasciar spegnere la luce a qualcun altro, e quando questo non era possibile, preferiva spegnerla allungando un braccio all’interno della sala, col corpo già pronto alla fuga verso la sicurezza e protezione della luce.
Ricordò la sensazione che provava da piccolo quando iniziava a correre a perdifiato, soprattutto per le scale della cantina, immaginando qualche oscura entità alle sue calcagna. A volte riusciva a sentire anche il loro respiro sul collo, con la sicurezza che se si fosse fermato, o girato, la pena sarebbe stata la morte. Ebbe paura da piccolo, e ne provò ancora in quel momento, nonostante fossero passati dodici anni.
Stavolta non solo lo immaginò, lo sentì proprio sulla sua pelle, la quale si accapponò all’istante: un alito di vento lo raggiunse all’altezza della nuca, per poi ridiscendere lungo la colonna vertebrale.
Fosse stato solo quello, non avrebbe avuto paura più di tanto, non avrebbe corso come un pazzo.
Il vero problema fu quello che il vento portò con sé, parole.
Kyle riuscì a percepire poche lettere, prima che ogni singolo atomo del suo corpo gli urlasse di correre come mai prima per salvarsi la pelle. Giunse forte e chiaro al suo cervello, nonostante fosse appena udibile: “ti ve… ro mi…”.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, incredulo e impaurito. Immediatamente iniziò una lotta all’interno del suo cervello, fra la parte razionale e la parte impulsiva.
La prima a prendere parola fu quella razionale, incarnata, nella mente di Kyle, dal Dio romano Apollo.
- Qui bisogna mantenere la calma, non è possibile un fenomeno del genere, sicuramente ci sarà una spiegazione logica, mio caro. Fermati, illumina il retro del tunnel e conferma l’ipotesi secondo la quale nessun essere paranormale ti insegue. Sarà una brezza sotterranea nata in una fenditura fra la roccia e il pilastro poco prima portato alla luce. Mi raccomando Kyle, calmo e razionale, con la ragione si supera tutto.
Fu questo il momento in cui la parte impulsiva, travestita dal Dio romano Dioniso, completamente in contrasto con Apollo e il suo incitamento, prese il proprio turno, pronunciando tre semplici parole: “Corri maiala, coooooorriiii!”.
Kyle, da buon ragazzo intelligente e razionale, prese alla lettera le parole della parte impulsiva, iniziò a correre, spingendo sempre di più con le gambe sul terreno, cercando di avere la massima velocità e accelerazione. In pochi secondi raggiunse Riolu, lo raccolse al volo e se lo posizionò sulla spalla sinistra, senza fermare la sua corsa.
Corse ancora, e corse ancora, sembrava una distanza infinita quella che stava percorrendo, il tempo si era dilatato, facendogli sembrare pochi attimi in più di ore e ore.
Finalmente riuscì a intravedere la luce salvatrice che si faceva strada nel buio, proveniente dal loro nascondiglio sotterraneo.
Riolu continuava a cercare di attirare l’attenzione di Kyle, colpendolo sulla spalla, senza però il minimo risultato. Il ragazzo era in modalità fuga, e non riuscì a sentire nulla al di fuori di Dionisio che continuava a urlargli nel cervello.
A pochi metri dall’arco da cui si propagava la luce, inciampò e cadde, graffiandosi le braccia e le mani, poste a protezione della faccia. Rovinò per un paio di metri, prima di fermarsi.
Quando finalmente aprì gli occhi, Riolu era in piedi di fianco a lui, completamente illeso.
Kyle guardò dietro di sé, sentendo il buio della galleria urlare di rabbia per essersi fatto scappare la sua preda.
- Ragazzo, che ti prende? - chiese la voce proveniente dalle sue spalle.
Kyle si voltò di scatto, lanciando la torcia che aveva in mano verso il suo interlocutore inaspettato. Il colpo andò a segno, dritto al ventre di Sur, che si piegò su di sé per il dolore.
- Diamine figliolo, sono vecchio, queste cose non si fanno… bel colpo comunque… ah cazzo
- Sur! Scusami, è solo che lui, o meglio lei, stava urlando, quindi io ho corso. Anche perché c’era il coso di acciaio in mezzo al muro, era un casino lì dentro… e poi il buio mi correva appresso! Si muoveva! E poi e poi…
- Calma! Ragazzo, tu hai passato fin troppo tempo dentro quella galleria, ti avevo detto di non restarci più del dovuto, il tuo cervello stava andando a puttane.
- No, Sur, non è vero. Credimi io ho visto quella donna, l’ho sentita urlare, e ho sentito anche l’oscurità cercare di aggrapparsi a me e trascinarmi nelle viscere della Terra.
- Kyle, non è che hai mangiato qualche funghetto che hai trovato nella galleria? Doveva essere qualcosa di molto ma molto forte.
- Ti dico la verità! Ho visto quella donna, l’ho sentita urlare, e mi stava uccidendo quel tremendo suono. Riolu mi ha salvato, nonostante non mi potesse sentire. Era come se fossimo stati divisi da una parete di vetro insonorizzato, però lui ha colpito col piccone uno dei pilastri in acciaio che cercavamo e il rumore del metallo contro metallo l’ha fatta scappare-
- Non mi stai mentendo, ragazzo? Tu e Riolu avete davvero visto questa cosa?
- Sì.
-E avete trovato il primo pilastro?
- Di nuovo sì.
- Nient’altro di strano? Qualsiasi cosa successa dovete dirmela, assolutamente.
- No, questo è tutto Sur- Kyle decise di tenere per sé la chiacchierata mentale col suo Riolu.
- Va bene, allora ci siamo?
- Sì, Sur, l’abbiamo raggiunto.
Kyle poteva vedere la felicità negli occhi del suo superiore. Dall’ultimo colpo fallito non lo aveva visto più così felice. Quella sconfitta lo aveva deluso a fondo, e ora Kyle leggeva nel suo viso la voglia di rifarsi e di rimettersi in gioco. Il ragazzo poteva notare una scintilla di speranza farsi largo fra le curve delle rughe facciali di Sur, cavalcandole come un surfista in un mare carico di onde così alte da sfidare la forza di gravità, vincendola prima dell’inevitabile discesa, momento in cui si può approfittare della rinnovata velocità per rimettersi in gioco. Allo stesso modo viaggiava ora lo stato d’animo di Sur.
- Kyle tu non sai quanto ci sarà d’aiuto tutto questo, se tutto andasse nel verso giusto, la nostra casa ne gioverebbe e non poco. E Arceus sa quanto ne abbiamo bisogno ora, siamo quasi allo stremo- una lacrima spiccò un balzo da una delle creste rugose sul viso di Sur, diretta verso il suolo.
Kyle la vide. In essa si concentravano tutte le preoccupazioni, le paure, i ricordi e le speranze dell’uomo che aveva di fronte. Il tempo gli parve fermarsi, si prolungò improvvisamente, ripetendo lo stesso fotogramma all’infinito all’interno della testa del ragazzo. Kyle vide in quella lacrima centinaia di persone affamate, prossime alla morte.
Vide bisognosi di cure elemosinare medicinali per le strade.
Vide senzatetto ringraziare infinite volte quando una famiglia lo accoglieva in casa propria.
Vide tutta la sua gente, intenta ad aiutare ognuno il prossimo, indipendentemente dal rango sociale o dalla disponibilità di materie prime.
Vide quella ragazzina di tanti anni fa, in fila per la razione giornaliera di zuppa, cedere il suo pasto al ragazzino poco dietro di lei, che altrimenti sarebbe rimasto senza cibo a causa della carenza di rifornimenti. Provò nuovamente la stessa sensazione di meraviglia, sentì la stessa bontà irradiata dagli occhi di lei colpire il suo cuore, inducendolo a riflettere
È questo che si fa in famiglia, si divide e si aiuta per primi i bisognosi. Quella ragazzina ha rinunciato al suo pasto pur di far mangiare uno più piccolo e debole di lei. Noi non siamo tante persone messe assieme, non siamo semplici ribelli fuggiaschi. Noi siamo una grande famiglia, ci sosteniamo uno con l’altro, contro le ingiustizie e le repressioni. È questo che siamo, e io ne sono fiero.
Il pensiero della ragazza benevola si ricollegò ad altri innumerevoli episodi di condivisione e bontà a cui aveva assistito. Uno in particolare ritornò alla sua mente, imponendosi sugli altri: il giorno in cui tutto cominciò.
Ricordò il ritorno trionfale di Cole all’interno del Quartiere 16, seguito a ruota dal suo Rypherior che trasportava diverse tonnellate di provviste. Lo rivide sorridere, distribuendo razioni gratuite a tutti. Vide se stesso, in piedi di fronte a lui, aspettando per un suo abbraccio, che mai più arrivò.
Gli unici ad arrivare furono i Sacerdoti, Cole non ebbe neanche il tempo di girarsi.
Fu a questo punto che il tempo riprese a scorrere davanti agli occhi di Kyle, riportandolo al fiume in corsa della realtà.
Sur lo aveva osservato per tutto il tempo, cercando di decifrare il suo stato d’animo. Gli avvicinò una mano al volto, accarezzandogli una guancia.
- Ehi… che ti prende, non sei felice? Abbiamo trovato il punto dove infiltrarci, avremo cibo e provviste in sufficienza per molto altro tempo, non sei felice?
- Sì, certo. Stavo solamente pensando, è tutto ok.
- Ho visto altre volte quello sguardo, so che non è niente di buono. Forza, non obbligarmi a dirlo a Daisy, sai che ti uccide
- Questo è un ricatto, dov’è finita la libertà del decidere se condividere o meno i propri sentimenti?
- Morta, la poverina ha contratto l’Ebola. Per fortuna non ha sofferto- disse sussurrando Sur.
- Ti sembra questo il momento di scherzare!?
- Scusa, volevo solo scherzare.
- Pure io, tranquillo Sur.
- Hai la stronzaggine che cresce sempre di più, ma se vuoi parlare io sono qui, ok?
- Grazie Sur, non ti preoccupare però; stavo solo ripensando a quando abbiamo perso Cole…- Kyle abbassò lo sguardo, richiudendosi in se stesso come un bozzolo.
- Lo so, piccolo, lo so. Guardaci adesso però, grazie a lui il popolo si è risvegliato: è opera sua tutto questo. È grazie a lui se la rivolta è esplosa, ci ha invogliato a ribellarci, quindi tutto questo è un suo figlio, non trovi? - Sur gli stava sorridendo, alzando l’angolo sinistro della bocca, come era suo solito nei momenti in cui si sentiva il nuovo Seneca.
- Hai ragione… - Kyle vuotò completamente i polmoni al pronunciare l’ultima sillaba della frase.
-Ecco vedi? Dai sorridi, la vita è bella, don’t worry, be happy.
- Dove l’hai sentita, quella?
- Bob Marley, ma tu sei troppo giovane e troppo poco educato in musica per poterlo conoscere, un giorno te ne parlerò, ma adesso abbiamo cose più importanti da fare.
- Diciamo agli altri del traguardo raggiunto?
- No no, meglio dirlo domani mattina, lasciali dormire ora. Se dovessimo dirglielo, non ci sarebbe uno solo di loro che aspetterebbe domani per lavorare, ed è meglio lasciarli riposare, domani mattina li avviserò io all’alba, in modo da poterci preparare per bene.
- E cosa allora, Sur? - chiese dubbioso Kyle.
-Dobbiamo scoprire chi era quella puttanella che ti ha attaccato, no? - ammiccò il brizzolato.
Solo allora Kyle si accorse che i capelli di Sur stavano diventando bianchi piuttosto in fretta, una settimana prima erano del tutto diversi. Kyle li ricordava folti, voluminosi e di un nero acceso, sembravano appartenere a una di quelle vecchie stelle del cinema di cui aveva visto le locandine dei film una volta, mentre saccheggiavano un vecchio cinema, in cerca di tessuti e cavi elettrici.
Adesso, invece, sembravano morenti, dal colore spento a causa dello spesso strato di polveri che si era accumulato durante gli scavi, e il colore bianco stava prendendo il sopravvento sul nero.
Sur gli sembrava improvvisamente più vecchio, e questo non gli si addiceva per niente. Kyle lo aveva sempre visto allegro, felice e iperattivo: era il primo a proporsi in qualsiasi tipo di lavoro, specialmente quando si trattava di scavare lui era un maestro; e nessuno era in grado di ottenere gli stessi risultati raggiunti da Sur, la galleria appena scavata aveva soltanto quattro giorni di vita, così come il campo base.
- Ragazzo mio, smettila di fissarmi, stai diventando inquietante.
- Scusami Sur… mi ero accorto dei tuoi capelli, e volevo chiederti una cosa.
- Shampoo tre volte a settimana, con un pizzico di linfa dal bocciolo del mio Ivysaur- sorrise nuovamente lui.
- Non quello! - rise forte Kyle.
- Volevo chiederti come fai a essere così bravo negli scavi- disse, cercando di contenere le risate per non far uscire solo dei versi gutturali dalla bocca.
- Sono un ingegnere edile, non vedi quanto è figo il campo base? Merito mio!
- Quindi sei andato a scuola!
- No, mai andato in vita mia. Un titolo si può ottenere anche senza studiare, basta leggere tanto, fare applicazioni nella vita vera, non scoraggiarsi mai, e farsi un poco il culo, tutto qua.
- Quindi hai fatto tutto da solo!? Io so che ci vogliono anni e anni per studiare bene.
- Non da solo, con Earl
- Earl? E chi è?
- Il vecchio da cui ti voglio portare, fidati che se c’è qualcuno che conosce tutto, quello è Earl. È proprio dall’altra parte del campo, nella mia tenda. È venuto a trovarmi, sei fortunato.
Kyle lo guardava dubbioso, notando un sosia del precedente sorriso. Stavolta entrambi gli angoli della bocca erano rivolti verso l’alto. Questa espressione inquietava abbastanza Kyle, nonostante conoscesse il vecchio Sur fin da quando riusciva a ricordare, gli ricordava uno di quegli orrendi pupazzi dei clown che lo avevano sempre terrorizzato.
Sbatté diverse volte le palpebre, facendo allontanare quei pensieri e facendo riapparire davanti ai suoi occhi l’immagine familiare e tranquillizzante di Sur, un po’ più vecchio di quanto lo ricordasse, ma pur sempre il suo amico Sur.
- Va bene, fammi strada allora… speriamo bene.
I due si incamminarono, seguiti a ruota da Riolu che era rimasto in disparte durante tutta la conversazione, troppo occupato nell’osservare l’apertura della galleria, completamente al buio, nonostante ci fossero diversi neon posti nelle vicinanze. Con diffidenza il Pokémon gli diede le spalle, per raggiungere gli altri due del suo gruppo.
I tre oltrepassarono i cumuli delle poche pale unite ai vecchi picconi arrugginiti che componevano il misero attrezzamento del loro gruppo. Alcuni di loro erano costituiti da un semplice bastone a cui era stata legata una grossa pietra, opportunamente levigata sulla punta, in modo da renderla più funzionali. Agli occhi di Kyle quelli non erano semplici utensili, bensì la loro via d’uscita dal momento di difficoltà, erano gli strumenti che li avrebbero portati al deposito del centro commerciale.
Kyle volse lo sguardo verso la grande tenda, i cui lati erano stati sostituiti con del plexiglass bucherellato, adibita a mensa. Al suo interno vi scorse tutti gli uomini e i Pokémon, prima impegnati a liberare dalle rocce la galleria, ora impegnati a saziare la loro fame con quel poco che restava. Solo la birra artigianale abbondava. Aiutava chiunque in quella sala a ritrovare la giusta voglia di dormire, anestetizzando ogni tipo di preoccupazione o dolore dovuto al troppo lavoro. Quella era la sera in cui chiunque poteva, per qualche ora, essere libero di essere felice. Kyle li vide tutti, uomini e Pokémon, scherzare e ridere assieme: un Hitmonlee e un Hitmonchan stavano ballando su di un tavolo, accompagnati dal battere di piedi e boccali di birra su ogni tipo di supporto, nel mentre gli uomini intonavano diversi canti, tutti con riferimenti alla giornata passata, e al seno della barista.
- Perché cantano quelle canzoni così strane? - chiese Kyle.
- Perché quello è Jazz, Kyle. È davvero molto, molto vecchio come genere, per questo le nuove generazioni non lo conoscono: il Sacro Ordine ha distrutto tutto ciò che non fosse la loro musica - Sur pronunciò le ultime parole colmo di disgusto.
- E quei temi così… normali?
- Appunto, questo è il Jazz, improvvisazione su di un fatto appena accaduto, per farla facile. Poi la barista ha delle belle poppe, è Joy?
- Sì, almeno così mi pare.
- Beh, è sempre stata una bella ragazza. Kyle dovresti provarci.
- Ma cosa dici, Sur! Ha come minimo cinque anni in più a me! E poi, non dovevamo andare da Earl?
- Ragazzo tu togli tutto il divertimento, ogni tanto una risata nella vita devi farla. Se vivi solo per lavorare ed eseguire gli ordini, poi cosa ti resta? O meglio, tu dove resti?
- Io? Scusa che significa?
- Quando lo capirai, te lo dirò. Ora… andiamo da Earl - disse Sur, incamminandosi per la via mal illuminata.
Kyle e Riolu iniziarono poco dopo la marcia, seguendo Sur passo dopo passo, inoltrandosi in una crescente oscurità.
Riolu avvertì nuovamente la sensazione provata poco prima nella galleria, mentre Kyle avvertì la mente di Riolu avvicinarsi timidamente alla sua.
- Hancock
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