Capitolo
5:
Turntablism pt. 2
‒
Quindi è probabile che Ruby abbia ammazzato Murdoch in quel modo
orribile? ‒
fece Green.
‒
La Torre Dei Cieli è territorio suo e inoltre sappiamo che era a
conoscenza dei
piani di Murdoch ‒ elencò Silver.
‒
Green, da quanto tempo è lì il cadavere? ‒ chiese Sapphire volendo
portare
nuove informazioni al brainstorming che era in corso.
‒
A giudicare dallo stato di degradazione, meno di due giorni ‒ rispose
quello
attraverso il PokéGear.
‒
Ho parlato con Ruby ieri sera, dovrebbe essere partito nell’istante
appena
seguente con un volo privato per compiere l’omicidio in tempo ‒ suggerì
la
ragazza di Hoenn.
‒
Nei fatti, avrebbe potuto farlo... ha un jet privato ‒ chiarì Crystal,
velenosa.
‒
Mettiamo in conto che sia stato lui, allora ‒ parlò stavolta Rocco. ‒
perché
mai avrebbe deciso di togliere di mezzo Murdoch ora che il disastro è
ormai
stato causato?
La
sua
razionalità fece titubare tutti i presenti.
‒
Può non piacerci, ma Ruby non è uno stupido né un bambino, neanch’io
vedo un
motivo che lo avrebbe spinto a tanto ‒ disse Sapphire.
‒
Rocco, voglio sapere di più a proposito di Kalut ‒ proferì Red, facendo
scendere il silenzio.
Qualcuno
cominciò
ad annuire per mostrare consenso nei confronti del Campione di Kanto.
Ormai, quella di Kalut era l’unica pista seguibile nell’unanimità.
‒
Qualcuno qui ha bisogno di delucidazioni, a quanto pare… ‒ disse una
voce alle
loro spalle.
Camilla,
la
Campionessa di Sinnoh, comparve nella stanza. Platinum si illuminò,
conosceva quella donna fin troppo bene e la ammirava dal profondo del
suo
cuore. Le sorrise elegantemente e la Campionessa rispose.
‒
Ce ne hai messo di tempo ‒ la accolse Rocco alzandosi.
L’uomo
abbandonò
la sua posizione lasciando il posto a Camilla, che però preferì
poggiarsi alla scrivania più che alla sua poltrona. I presenti, passati
i
convenevoli, cominciarono a rivolgerle sguardi di riverenza e serietà.
Camilla
li squadrava tutti, da capo a piedi; conosceva abbastanza bene Red e
Sapphire,
il primo era un Campione come lei, la seconda era balzata sotto tutti i
riflettori del mondo con la sua presenza tra i rango S al torneo.
Eppure,
ognuno di loro aveva una faccia conosciuta. Loro avevano impedito a
Rayquaza di
radere al suolo Vivalet, e il background di ognuno era colmo di imprese
mitiche
compiute negli anni: erano degli eroi. Di fronte a quei sei ragazzi,
lei, fiera
Campionessa di Sinnoh che deteneva gloriosamente il titolo da anni, si
sentiva
piccola e debole. Ma di certo non lo lasciò intendere a nessuno dei
presenti.
‒
Vorrei congratularmi con ognuno di voi per quello che avete fatto a
Vivalet ‒
pronunciò con gli occhi fissi nel vuoto, la sua voce era matura e dolce
al
tempo stesso. ‒ Ci sono un paio di assenze, noto.
‒
Gold e Green a rapporto, siamo in diretta da Hoenn ‒ esclamò il ragazzo
di
Johto in vivavoce dal PokéGear mettendo ognuno in imbarazzo. Si avvertì
movimento, un brusio di fondo molto simile a quello creato da due
persone che
litigano a bassa voce. Qualcuno credette di sentire una roba contenente
le
parole “Camilla”, “bionda”
e “pezzo di”.
‒
Ruby è… impegnato ‒ spiegò
Rocco
capendo che l’allusione di Camilla superasse i due Allenatori che erano
in
collegamento PokéGear.
‒
Veramente, da più o meno due anni a questa parte, nessuno di noi è in
buoni
rapporti con Ruby ‒ puntualizzò Sapphire, paladina dell’onestà.
Camilla
intese,
accennò un sorriso, prese un respiro.
‒
Siete venuti qui per parlare con Rocco, state indagando a proposito
dell’attentato ‒ proferì la Campionessa di Sinnoh. ‒ E proprio Rocco mi
ha
chiesto di venire qui, quando ha saputo che eravate giunti ad Altelia.
Nessuno
dei
Dexholder riusciva a capire dove volesse andare a parare Camilla.
‒
Perché aveva intuito ‒ proseguì lei. ‒ che avreste fatto delle domande a
cui
avremmo avuto l’autorità di rispondere solo insieme.
‒
E così è stato ‒ concluse Rocco.
Gli
occhi
grigi della Campionessa oscillavano tra i loro volti. Li studiava,
cercava di carpire anche la minima caratteristica del loro animo. Era
sempre
stata ottima nel decifrare le persone che aveva davanti, non avrebbe
sicuramente fallito con loro.
‒
Kalut, di cui Rocco vi ha parlato con approssimazione, era una delle
persone
più vicine al Campione Zero. Lui per molto tempo ha svolto perfettamente
il suo
lavoro, trattenendo la follia di Zero dal compiere azioni come quella a
cui
tutti abbiamo assistito. Purtroppo, da pochi giorni i due si sono persi
di
vista, Zero ha tagliato ogni legame con Kalut e i risultati di ciò li
abbiamo
potuti riscontrare in quello che è avvenuto a Vivalet ‒ ripeté la donna.
‒
Rocco ci ha già spiegato tutte queste cose ‒ puntualizzò Sapphire.
‒
Bene, innanzitutto, Zero vuole togliere di mezzo tutti gli Allenatori
più
potenti, e con potenti intendo capaci di influenzare la massa,
politicamente e
socialmente ‒ lo sguardo di Camilla era fisso su Red, eroe moderno,
modello per
la maggior parte degli aspiranti Allenatori, Campione di Kanto, una
leggenda
vivente. Ovviamente, quest’ultimo non poté non sentirsi a disagio.
‒
Perché vuole farlo? ‒ domandò giustamente Sapphire.
‒
Non siamo a conoscenza delle motivazioni che lo spingono a tanto ‒
mormorò
Camilla.
‒
È assurdo, l’Allenatore più forte della terra aveva intenzione di
uccidere
tutte quelle persone e nessuno fa niente ‒ intervenne Gold.
‒
Ti sei risposto da solo, è l’Allenatore più forte della terra ‒ lo
contrastò la
Campionessa.
‒
Ma come si può lasciare che questo giri ancora a piede libero dopo tutto
ciò
che è successo?
‒
Ovviamente, tutti i suoi piani sono segreti, noi siamo solo stati capaci
di
anticiparlo grazie a Kalut. Altrimenti avremmo già avuto le prove per
fermarlo
‒ spiegò la donna.
Per
un
momento ci fu il silenzio nella stanza.
‒
Perché ha attaccato uno stadio pieno di civili, se voleva uccidere solo
determinate persone? ‒ domandò Blue, razionalmente.
‒
È qui la stranezza, la risposta potrebbe trovarsi proprio nel cadavere
che i
vostri amici che sono a Hoenn hanno trovato
‒ Zero è spregiudicato, ucciderebbe i suoi
avversari
e le persone che reputa debbano morire senza onore e pietà, ma morirebbe
anziché far del male a coloro che lui reputa innocenti ‒ la donna stava
dimostrando di avere una profonda conoscenza del soggetto, persino Rocco
pendeva dalle sue labbra.
‒ La reazione di Rayquaza… ‒ tentò Red.
‒ Rayquaza ha perso il controllo, stiamo
parlando di
un Pokémon che ha miliardi di anni, l’unica cosa capace di ucciderlo si
è
dimostrata essere la sua stessa forza, non avrebbe mai permesso ad un
uomo solo
di indirizzare le sue azioni ‒ lo contrastò Camilla, severa. ‒ E
soprattutto,
Zero non avrebbe mai permesso a Murdoch di commettere una strage…
Sapphire non respirava più, ormai,
ascoltava ciò che
quella conversazione le proponeva con espressione vuota.
‒ Zero ha spiegato con precisione i suoi
intenti a
Murdoch, ma quest’ultimo ha fallito, portando Rayquaza ad uccidere
civili e
innocenti, cosa che gli è costata la vita ‒ riassunse.
‒ Quindi sarebbe stato Zero stesso l’autore
di
questo scempio? ‒ domandò Gold, in collegamento dalla Torre Dei Cieli.
‒ Sì, intenzionato a punire il suo
sottoposto che
centinaia di innocenti hanno pagato con la vita.
‒ Questo è ciò che fa Zero, è senza pietà,
se reputa
che le sue vittime meritino di morire.
Tutti gli ascoltatori rimasero
esterrefatti, ma un
minimo rincuorati. La colpa non gravava più sulle loro spalle, anche se
una
tremenda realtà era venuta fuori da ciò che Camilla aveva spiegato loro.
‒
Che cosa significa di preciso che Kalut è una delle persone più vicine a
Zero?
‒ proferì Silver nel silenzio generale. ‒ E come può un folle come Zero
essere
divenuto Campione?
Tutti
i
presenti si scambiarono degli sguardi come a domandarsi l’un l’altro se
seriamente nessuno se lo fosse chiesto.
Camilla
fece
lo slalom con le pupille tra tutti loro, scannerizzandoli fin dentro i
vestiti. Guardò Rocco, si scambiò con lui uno sguardo vacuo, ma che
pareva di
intesa. Tornò ai Dexholder. Tutto taceva, stranamente pure Gold era
zitto.
‒
Accadono molte cose alle nostre spalle ‒ mormorò.
Rocco
si
gettò in gola un altro bicchierino. Ne offrì uno pure a Camilla, che
rifiutò.
‒
Tante cose che neanche a noi sono state pienamente rivelate, dai nostri
informatori.
Un
brivido
gelido attraverso gli scheletri dei presenti.
‒
I vostri informatori?
Rocco
annuì
sconsolato: ‒ Sappiamo solo ciò che ci è stato riferito come chiarimento
per far quadrare la storia di Rayquaza… e farla giungere a Ruby.
‒
Perché informatori al plurale? ‒ domandò Green dal PokéGear.
‒
La loro identità, esclusa quella di Kalut, fa parte del segreto ‒
sorrise
Camilla.
Silenzio
di
riflessione, alcuni istanti si sprecarono.
‒
Scusatemi ‒ Red si alzò improvvisamente e fece per uscire. Yellow,
stupita, gli
stette dietro.
Tutti
lo
osservarono scomparire dietro la porta, nessuno parlò.
‒
C’è altro che sentite il bisogno di chiedermi? ‒ proseguì Camilla.
‒
Sono veramente poche le informazioni su cui fare qualche domanda ‒ fece
notare
Silver.
‒
Vogliamo sapere tutto ‒ Blue fu più diretta.
Camilla
la
guardò aggrottando le sopracciglia sopra i suoi grandi occhi celesti.
‒
Insomma, abbiamo fatto l’impossibile per le nostre regioni contro ogni
genere
di minaccia e pericolo e adesso che possiamo finalmente agire con
cognizione di
causa, e non allo sbando come abbiamo sempre fatto, nessuno viene a
dirci
nulla? ‒ fu chiarissima.
‒
Appunto per questo, in questo caso potrebbero non essere richieste le
vostre doti
‒ Camilla era molto formale. ‒ Mi dispiace, ma forse credono che ciò che
stia
accadendo ora sia ben più grande di voi…
‒
È tutto? ‒ sibilò Crystal delusissima.
‒
Per ciò che ci è concesso dirvi, sì ‒ ammise la bionda.
Tornò
la
calma nell’atmosfera cupa generale, ognuno era rimasto male nel profondo
del
suo animo per aver imboccato tale vicolo cieco. Per primo si interruppe
il
collegamento con Green e Gold che si congedarono con uno svogliato
saluto. Poi
alcuni dei Dexholder cominciarono ad alzarsi per uscire fuori dalla
palestra,
dopo aver ringraziato sia Rocco che Camilla.
Rimase
soltanto
Sapphire. Rocco non le staccava gli occhi di dosso, se la ragazza
fosse stata appena più insicura a proposito della ferrea morale
dell’uomo,
avrebbe sicuramente pensato a tutte le cattive intenzioni che il suo
sguardo
sembrava celare. Camilla, invece, sembrava non vederla. I loro occhi si
incrociarono solo dopo vari istanti.
‒
Ruby ‒ mugolò lei. ‒ Ruby c’entra qualcosa con questa vicenda?
Camilla
non
rispose, si limitò a fissarla nel modo penetrante della madre che fissa
il
figlio quando ha appena combinato un disastro. Dalle sue labbra strisciò
fuori
un qualcosa che parve suonare come “non
so
dirtelo” e tanto bastò a farle alzare i tacchi da quella stanza
soffocante. E anche Sapphire se ne andò.
‒
Continueranno a cercare, lo sai questo? ‒ disse la donna rivolgendosi a
Rocco,
quando era ormai sicura che gli ospiti si fossero levati di torno.
‒
Certo che lo so, sono i Dexholder, sono una stirpe di ficcanaso.
‒
In un certo senso, spero riescano a scoprire qualcosa che anche a noi è
sfuggito, ho fiducia in loro.
‒
Camilla, stiamo parlando della Faces, è un’organizzazione di stato.
‒
Andiamo, loro sono tra gli Allenatori più conosciuti della terra, loro sono lo stato.
‒
E in un certo senso questo rappresenta una grossa falla del nostro
sistema…
insomma, se qualsiasi uomo è capace di costruirsi un impero basato sui
propri
Pokémon, la ragione è in mano al potere.
‒
Ti ricordo che, da sempre, gli Allenatori più forti sono quelli che
riescono a
stabilire un legame interno e perfetto con i loro Pokémon. Cosa
impossibile se
si sfruttano i loro poteri per prevalere sugli altri.
‒
Non lo so, speriamo bene.
‒
Altrimenti, che cosa ci resta? ‒ fece, sorridendo.
‒
Chiamiamo Green ‒ ordinò Sapphire raggiungendo gli altri fuori dalla
palestra.
‒
Perché? Ha appena riagganciato ‒ ribatté Silver.
‒
Chiamalo.
Convincendosi,
il
fulvo ricompose il numero e passò il dispositivo a Sapphire.
‒
Oh, che c’è ancora?
‒
Ragazzi, ho bisogno di voi.
‒
Sapphire, che cosa ti serve?
‒
Riuscite mica a rintracciare Ruby da quelle parti? Sono sicura che sia
tornato
ad Hoenn. Devo urgentemente parlare con lui.
‒
Ehm… suppongo di sì…
‒
Grazie, riferitevi per prima cosa a Iridopoli o comunque andate a
parlare con
un Capopalestra, contattatemi appena lo avete raggiunto.
‒
Va bene, ti faremo sapere.
La
chiamata
terminò.
‒
A che cosa ti serve? ‒ domandò prontamente Silver riprendendo il suo
PokéGear.
‒
Mi servono alcune informazioni particolari.
Il
rosso
la guardò storto. Poi scrollò le spalle.
‒
Piani? ‒ domandò Platinum sviando il discorso.
Nessuno
si
fece avanti con prontezza.
‒
Intendiamo continuare con l’indagine?
‒
Su che cosa? Sappiamo il motivo di tutto il casino, non ci resta che
trovare
Zero ‒ intervenne Crystal, decisa.
‒
Io pensavo di cercare Kalut, più che Zero ‒ propose Silver. ‒ Zero è
forte,
innegabilmente forte, e instabile, da come abbiamo appreso da Rocco.
Inoltre
non avrebbe senso andare a trattare con uno che aveva intenzione di
ucciderti.
Kalut potrebbe invece rivelarsi un alleato e magari condurci agli
“informatori”
di cui parlava Camilla.
‒
Ok ‒ Red intervenne dal consenso generale, con la solita voce vuota che
aveva
nell’ultimo periodo. ‒ che cosa abbiamo su Kalut?
‒
Sappiamo che è legato a Zero…
‒
Nient’altro?
‒
Credo che la sua vicinanza al Campione basti… ‒ fece Silver. ‒
Cerchiamolo su
internet, di sicuro è un personaggio famoso se è vicino a Zero.
Red
accese
il PokéNet che i suoi privilegi da Campione gli avevano permesso di
ricevere in anteprima qualche mese addietro, si connesse a Google e
digitò il
nome di Kalut, scritto in tutti i modi che la sua pronuncia lasciassero
intuire: Caloot, Khalot, Calut,
Qalout,
Kalut. In ognuno dei casi: nulla, scoprì il significato di diversi
termini
appartenenti a lingue che mai aveva sentito nominare e conobbe il nome
di
località lontane e sconosciute. Niente lo collegò ad una persona reale,
tantomeno ad una che avesse a che fare con Zero.
‒
Non esiste, se internet non lo conosce, non esiste ‒ commentò
ironicamente Blue.
‒
Dev’essere un consigliere che agisce nel backstage più totale, magari il
suo è
anche un soprannome ‒ provò Silver.
‒
Se andassimo direttamente alla sede della Lega di Holon? ‒ propose
Sapphire.
‒
Nella tana del lupo?
‒
No, sentite, siamo ragionevoli, cosa possono farci?
Qualcuno
la
guardò titubante.
‒
Abbiamo reporter che ci seguono ovunque andiamo, siamo delle star in
questa
regione, sui giornali c’era la nostra faccia dopo la prima pagina che
parlava
di Rayquaza.
‒
Non ha tutti i torti ‒ la appoggiò Silver.
‒
Che ne dite?
Due
minuti
dopo erano già in viaggio per tornare a Vivalet, riprendere le loro
cose. Si sarebbero indirizzati verso la sede della Lega il mattino
seguente. Il
viaggio sarebbe stato molto più lungo. Il rientro fu silente e privo di
avvenimenti interessanti, Platinum li lasciò non appena mise piede in
città, i
restanti sei ragazzi raggiunsero l’hotel in cui avevano alloggiato per
tutto il
periodo del Torneo. Il sole stava ormai per tramontare e una lieve
brezzolina
cominciava a sfiorare la pelle di tutti. La giornata era gradevolissima,
Vivalet si era ormai purificata dalle polveri alzate dal gigantesco
disastro e
il lutto cittadino si era ormai smorzato con la ripresa dei lavori che
avrebbero dovuto risollevare la città. Tutto sembrava tornare lentamente
in
vita e, mentre i vertici dell’informazione e della sicurezza nazionale
erano
intenti a giocare la più grande partita di scaricabarile della storia,
il
popolo tornava a respirare le madri e le vedove si asciugavano le
lacrime, gli
uomini attraversavano quel dolce periodo in cui si illudono di amarsi
gli uni
con gli altri. Sapphire ci pensava profondamente, quando si rese conto
che
avrebbe trovato una simpatica sorpresa ad attendere lei e i suoi amici
davanti
all’entrata del residence.
‒
Giornalisti ‒ evidenziò Silver notando la capanna di ometti distinti in
mezzo
alla folla che aspettavano pronti all’azione. ‒ Oggi non hanno ancora
avuto
tempo di portare a casa del materiale da noi.
Coraggiosi,
i
Dexholder affrontarono il problema di petto. E i cacciatori di scoop
targati
“press” non si lasciarono scappare l’opulento boccone: sguainarono
reflex,
microfoni e taccuini.
‒
Sapphire, è vero che Ruby è il suo ex? Come si è conclusa la vicenda?
‒
Dove si trovano Green e Gold, il gruppo ha avuto delle rotture?
‒
Red, perché non si trova a Kanto in questo momento critico?
‒
Platinum, che cosa pensa la sua famiglia di questa sua vocazione alla
vita
spericolata?
‒
Silver, che balsamo utilizza?
La
pioggia
di domande cadde su di loro copiosa e devastante, alcuni di loro fecero
di tutto per rispondere in maniera esaustiva, sincera ed educata (le tre
cose
non sempre coincidevano, anzi, quasi mai) e dopo un discreta mezz’ora
riuscirono a percorrere quei pochi passi di marciapiede che li avevano
separati
dall’entrata sicura del loro residence. Si resero conto che, nel
frattempo, una
piccola cortina di gente si era radunata attorno a loro, gridando,
esultando e
applaudendo ad ogni risposta involontariamente epica che uno di loro
tirava
fuori. Ovviamente, un coro di sostegno lì accompagnò mentre scomparivano
all’interno dell’hotel. Avrebbero potuto chiedere dei soldi al
proprietario di
quel posto per tutte le foto che ritraevano loro con l’albergo sullo
sfondo,
eppure, avevano la sottile sensazione che era stato proprio il direttore
a
convocare i giornalisti. In che altro modo avrebbero potuto scoprire il
luogo
in cui alloggiavano, altrimenti?
Ogni
Dexholder
tornò in camera sua, Sapphire si chiuse la porta alle spalle e cercò
di non pensare allo sguardo gelido di Crystal che l’aveva accompagnata
per
tutto il giorno, Blue scomparve stranamente silenziosa, Crystal si
vanificò
allo stesso modo di Silver, Red e Yellow si chiusero in camera e
sembravano i
più sereni della compagnia.
‒
Cosa ne pensi, amore?
Yellow
era
intenta a spazzolare la sua lunga chioma bionda mentre lo specchio
imitava
tutti i suoi movimenti. Red era sul letto, guardava il biancore
dell’intonaco
di fronte a sé e il suo guardo vacuo non pareva accennare ad emozione
alcuna.
‒
Red, che cosa succede? ‒ la ragazza si girò verso di lui. ‒ Sei strano
da un
bel po’.
Quello
agitò
una mano: ‒ non siamo proprio nel periodo più bello che io ricordi.
‒
Che cos’hai, Red? ‒ insistette.
Un
sospiro.
‒
Che succede?
Red
scattò
in piedi. Yellow non poté che seguirlo con gli occhi.
‒
Dovrei essere a Kanto, in questo momento, ho dei lavori da portare a
termine.
‒
Che cosa significa?
‒
Che devo ricostruire, voglio lasciare qualcosa alla Lega… cazzo… non
avevo mai
pensato a un’eventualità simile.
‒
Red, che vuoi dire?
‒
Dovrò pur avere qualche idea, voglio dare tutto a Kanto, voglio… voglio…
Red
tremò.
‒
Che ti succede…? ‒ chiese la ragazza, terrorizzata.
‒
Lasciami solo.
Yellow
raggelò.
‒
Lasciami solo, per favore… vattene.
E
in quel momento, nel terrore che quella situazione aveva infuso nel suo
animo,
Yellow credette di vedere una lacrima rigare la guancia del suo ragazzo.
‒
Red…
Il
Campione
di Kanto, con gli occhi fissi nel vuoto, inclinò la testa verso la sua
borsa, come ad indicargliela. Yellow comprese con qualche istante di
ritardo.
Raggiunse la tracolla, ispezionò il contenuto e notò una cartella di
colore
giallo acceso, di carta liscia e plastificata. La aprì. E un sospetto le
morse
lo stomaco con le sue fauci. Non guardò neanche la RM, passò
direttamente al
foglio scritto. Lesse ghiacciando sempre più ad ogni sillaba.
Red
aveva
un glioblastoma multiforme. Un tumore al cervello. Incurabile.
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