Bella Earl!
Tirò un sospiro di sollievo, era tornato alla realtà. Era la seconda volta in giornata che Kyle veniva salvato da Riolu, durante i suoi improvvisi viaggi della mente. Il Pokémon lo stava guardando con naturalezza, come se non fosse successo nulla; abbassò la testa su di un lato, corrugando la fronte, quando percepì che qualcosa non andava nello sguardo di Kyle.
Uno schiaffo lo colpì dietro la nuca.
- Che diavolo ti prende?!
- Ti eri imbambolato, e io ti ho risvegliato. Non ringraziare non serve - Sur sorrideva.
- Non stavo dormendo a occhi aperti… sto… sto bene.
- Dai che ora zio Sur ti porta da Earl e lui toglie tutti i tuoi dubbi.
- Va bene… senti, Sur, quella statua è tua?
- Quel panzone? No, è per Earl, lui è quasi un buddista.
- Quasi un che?
- Buddismo, era una religione esistente, diversa dal culto di Arceus, prima dell’avvento dell’Ordine. E quella è la loro divinità, credo, o meglio qualcuno di cui imitare lo stile di vita. Earl ne voleva una e quindi io l’ho - presa in prestito - da un magazzino statale.
- Presa in prestito?
- Sì, alla Homer Simpson.
- Ossia? Non l’ho mai sentito - chiese curioso il ragazzo.
- Significa che adesso è mia, e che la restituisco quando preferisco, quindi mai. E mi dispiace per te, quando sei nato i Simpson non esistevano più, quante cose che vi siete persi voi ragazzi, prima era tutta un’altra cosa. I bei tempi in cui la tua sola preoccupazione era capire come aveva fatto Homer a mangiare un panino di dieci metri… - lo sguardo di Sur si perse nel vuoto, mentre la sua mente tornava indietro di diversi decenni, verso un contesto completamente diverso, e meno pericoloso.
- Sur, non per qualcosa, ma non credo sia il momento di fare il nostalgico, dobbiamo andare o no da questo Earl? Ho bisogno di togliermi questa sensazione di morte da dosso.
- Oh certo, scusami caro, ora ci andiamo. Seguimi, qui dietro.
Sur aprì un’enorme zip laterale, all’interno delle pareti della tenda, da cui apparì l’ingresso della camera in cui si trovava in quel momento Earl.
Kyle mise il primo piede lì dentro, rimanendo stupito da tutti gli artefatti che erano stati deposti lì dentro.
Ovunque si girasse poteva vedere mimetiche militari, armi più varie, dai fucili d’assalto ai potenti fucili a pompa, granate, mine, giubbotti antiproiettili, spade medievali e, cosa che più lo sorprese, maschere tribali delle antiche tribù africane. Il tutto era riposto in delle teche di vetro completamente consumate dal tempo che, grazie agli agenti atmosferici più vari, era riuscito a rendere le pareti di vetro quasi impenetrabili dallo sguardo.
Il pavimento della stanza era rivestito da una spessa moquette, su di cui erano poggiati degli enormi cuscini rettangolari, le cui federe erano quasi completamente logorate dal tempo.
Le pareti presentavano innumerevoli foto molto vecchie, ritraenti diversi battaglioni d’esercito, ognuno dei quali era ritratto con la propria bandiera e ogni soldato imbracciava un fucile che poteva risalire alla seconda guerra mondiale.
Kyle si avvicinò ad una di esse, prestando la massima attenzione a ogni minimo particolare. La fotografia era danneggiata in più punti, specialmente vicino gli angoli, dove si trovava anche un’enorme buco dovuto probabilmente a una sigaretta. Il corpo centrale era occupato da circa una ventina di uomini, resi completamente gialli a causa dell’invecchiamento della carta. AI due estremi del gruppo in posa, si trovavano due bandiere, una complementare dell’altra: in quella di sinistra si trovava raffigurata la prima metà di un’enorme dragone spettrale, comprendente la testa e il busto, con gli arti che erano composti da strana materia gassosa. La seconda, posizionata all’estrema destra, comprendeva invece il lato inferiore del corpo, le cui zampe sprofondavano in un pozzo oscuro.
Dall’altro capo dell’asta che la reggeva, si trovava un bambino, sul cui capo volteggiava un Abra. I due sorridevano, nonostante le abrasioni che si trovavano lungo quasi tutto il loro corpo.
Riolu si avvicinò a sua volta alla fotografia che stava guardando Kyle, incuriosito dalle tracce di energia che rilasciava. Riusciva a sentirle a intermittenza, come un flebile calore che gli accarezzava la mente, attirandolo a sé. Era uno strano misto di felicità, stanchezza e paura, quello che stava sentendo in quel momento, e questo lo turbava. Era la prima volta che un oggetto inanimato inviasse delle piccole onde di energia nella sua mente, le poche volte in cui era riuscito a captarne di simili, era stato da persone o esseri viventi, che in qualsiasi caso possedevano un’energia vitale propria, e soprattutto viva. Non gli piacque ciò che stava succedendo in quella situazione, lo strano oggetto umano lo stava inquietando. Cercò affannosamente la mano di Kyle, per trovare conforto. La trovò giusto in tempo, prima di sbiancarsi per la paura.
- Ventotto Aprile, terzo anno di guerra - gracchiò una debole voce, proveniente dalle loro spalle.
Sur si voltò, incrociando lo sguardo dell’uomo.
- Bella Earl! - urlo, sorridendo come suo solito.
- Ehilà Gamberone! - ricambiò lui, sorridendo a sua volta.
Kyle si voltò, vide un uomo anziano, molto anziano, seduto su di un mucchio di cuscini. L’osservò alzarsi e dirigersi verso di Sur, a braccia spalancate. I due si abbracciarono a lungo.
Earl era un tipo strano, molto magro, di piccola statura, con la pelle del viso così tanto piena di rughe da somigliare alle iscrizioni in braille che aveva visto diverse volte durante gli scavi.
I capelli erano completamente bianchi, lisci quanto nessuna donna della sua comunità poteva mai solamente aspirare ad averne. Indossava una lunga tunica, bianca anch’essa, dalle ampie maniche, su di cui si trovavano, ricamate, due fiamme, una azzurra, l’altra rosso vermiglio. Erano una speculare dell’altra, correvano verso tutta la lunghezza delle braccia, si lanciavano verso il basso tramite i fianchi della veste, e atterravano sull’ampia gonna, che copriva i piedi dell’anziano, unendosi lungo tutto il bordo, dando infine vita a una nuova fiamma, composta da vampe blu fuse con le loro sorelle rosso sangue.
- Tu sei Earl? - chiese timidamente Kyle.
- Signorsì, Caporal Maggiore della tredicesima divisione, nel fiore della mia carriera si intende, ma sono passati molti anni.
- Piacere, io sono Kyle - si avvicinò ai due, e allungò la mano verso di Earl, titubante.
- Il piacere è mio, ragazzo. So cosa ti stai chiedendo: sì sono bianco, ma non sono dell’Ordine, sono un rifugiato come voi, e odio quei luridi pezzi di merda; inoltre, in quella foto, io sono il bambino con quell’Abra vicino. Avevo più o meno sei anni.
- E a sei anni già eri un militare?!
- Quando la guerra ti porta via tutta la tua famiglia, trucidata davanti ai tuoi occhi, e tu vieni salvato da un Abra che miracolosamente si era rifugiato nello stesso fienile in cui eri scappato quando quel soldato nemico aveva preso il coltello, accompagnato dalle risa dei suoi commilitoni, allora l’età in guerra non conta. Ciò che importa è solo vivere, e uccidere il tuo nemico prima che lui uccida te.
- Mio Arceus… scusa io non sapevo….
- Ah tranquillo, non ci sono problemi. La guerra mi ha privato di tutto, ma mi ha anche donato il mio Abra, e col tempo sono finito qui, con voi, invece che trovarmi nell’oppressione delle città. Certo non dico che sia un bene, ma tanto male alla fine non mi è andata, sono ancora vivo, dopotutto - Earl allungò una mano, poggiandola sulla testa di Kyle per poi scombinargli i capelli.
Un’esemplare di Abra iniziò a fluttuare dietro la schiena dell’anziano, intimidito da Riolu. Volteggiò un paio di volte sulle teste dei presenti, per poi calarsi fra di loro, restando vicino a Earl.
Riolu si avvicinò, cercando di toccare la coda di quel Pokémon che, nell’aria, fluttuava e danzava come un fiocco di neve cadente, sospinto dal vento in modo irregolare.
Sulle prime Abra si mostrò impaurito dall’altro Pokémon, nonostante fosse incuriosito a sua volta.
- Ecco, e lui che si è auto presentato, è Abra, lo stesso che vedete nella foto.
- E non lo hai mai fatto evolvere dopo tutto questo tempo?
- No, lui non voleva, probabilmente, e io non l’ho mai catturato, viviamo assieme da quasi cento anni, e non ho bisogno di comandarlo, siamo amici e lui fa per me quello che io farei per lui.
- Aspetta un momento, hai detto cento anni! Ma quanto sei vecchio?
- Molto, Kyle, forse troppo - ridacchiò lui, prima di scoppiare in un violento attacco di tosse.
Si portò un fazzoletto di stoffa alla bocca, coprendo i suoni, mentre boccheggiava in cerca di una posizione migliore. Sur accorse in suo aiuto, sostenendolo nel durante.
- Ecco, vedi? Sono vecchio. Ma prima che si faccia tardi, perché sei qui, Kyle?
- Per una cosa che ho visto all’interno del tunnel, abbastanza complicato da spiegare in poche parole.
- Allora prenditi tutto il tempo che ti serve, noi mettiamoci comodi sui miei cuscini, ti va?
Kyle annuì, impossibilitato a parlare; incominciava a sentire un grosso nodo bloccargli la gola, annullando del tutto la salivazione.
- Lasciamo i due piccoli a divertirsi, fra poco faranno amicizia, non preoccuparti per il tuo piccolo Riolu.
- Va bene, Earl. Io mi siedo qui? - indicò un vecchio cuscino viola, molto grande e spesso.
- Certamente, adesso vai pure figliolo, io e Sur ci sistemiamo di fronte a te, così possiamo ascoltarti per bene. Abra, ti dispiace portare del the al nostro ospite? Ha la gola secca - il Pokémon acconsentì e si diresse verso la piccola dispensa, seguito a ruota da Riolu.
Kyle apparve visibilmente stupito.
- Non domandare, la risposta non è razionale, non capiresti. Coraggio, figliolo, parla pure.
- Ok… beh tutto è iniziato… - Kyle impiegò all’incirca un’ora nel descrivere l’incontro con la donna, soffermandosi anche sullo strano essere luminoso.
Earl ascoltò prestando la massima attenzione, annuendo di tanto in tanto.
- Ragazzo, di tutte le esperienze vissute in vita mia, nessuna si avvicina a questa. Non ho mai combattuto contro di un essere simile, però forse ti posso aiutare, seguimi.
Il vecchio si alzò, e si diresse verso di una tenda nascosta dietro due tenute d’assalto, comprendenti anche due scudi antisommossa. Tirò una cordicella, e all’istante la tenda si divise in due, rivelando una libreria dal corpo in legno massiccio, sembrava pesare una tonnellata.
- Sur, ma questa non era la tua tenda? - chiese Kyle.
- Certo, ma sai com’è, gli anziani vanno accontentati, altrimenti se la prendono.
- Oh non solo per questo - s’intromise Earl.
- Se non mi fa portare la mia roba, gli spacco il culo, come i vecchi tempi, sotto le armi.
- Sur ha combattuto con te?! - quell’affermazione sconvolse Kyle, che se l’era sempre immaginato come uno che non appena poteva, scappava dalle fatiche.
- Già, ed era pure forte, quasi quanto me - disse con una punta di stanchezza facilmente riconoscibile nella sua voce, mentre tirava fuori dallo scaffale un’enorme libro.
Kyle intravide un luccichio proveniente dal fondo dello scaffale.
- Eccolo qui, questo può aiutarci - Earl poggiò il grande libro su di un tavolino vicino il mucchio di cuscini colorati.
- Che cos’è? - chiese Kyle, incuriosito dalla copertina raffigurante, in rilievo, una foresta al cui interno si materializzavano occhi fluttuanti nel buio, completamente rossi. La lingua utilizzata per il titolo era estranea per il ragazzo.
- Mitologia Nordica, questo libro ne raccoglie tutti gli aspetti, parla dei miti e le leggende di praticamente tutti i popoli appartenenti alle montagne a nord di Sinnoh, dove si trovava Nevepoli. Prima di noi, Kyle, sono vissuti moltissimi altri regni, questo ne è uno dei testimoni più antichi, è antecedente ogni sorta di scoperta tecnologica, quando i Pokémon erano completamente allo stato brado.
- Quindi è un raccoglitore di tutte le credenze dei popoli antichi?
- Esattamente, anche se, essendo loro contemporaneo, le differenziazioni sono fatte semplicemente in base a dove vivevano le loro tribù. Per esempio, credo che la nostra amica faccia parte delle tribù delle Foreste Nere.
- Le foreste nere…? Il nome non mi piace.
- Non ti preoccupare ragazzo, il nome è dovuto al fatto che lì il sole era molto raro - Earl rise sonoramente.
- Ricevuto… beh di che cosa si tratta allora?
- Aspetta, aspetta, lasciami il tempo di cercare le apparizioni femminili, poi vedremo a quale tribù era collegata, e da lì possiamo capirne la natura - Earl prese un fodero in cuoio da sopra il tavolo, e ne cacciò un paio di vecchi e consumati occhiali argentati, talmente opachi da non riuscire più a riflettere la luce che li investiva, ma ancora perfettamente utili al loro scopo.
Le pagine del libro scorrevano veloci sotto le avvizzite dita di Earl; l’odore di manuali antichi si iniziò a diffondere, penetrando all’interno del naso di Kyle.
- Adoro l’odore dei libri, hanno quel non so che di ipnotico, mi piace - inspirò a fondo, godendo degli impulsi che i suoi organi percettivi inviavano al suo cervello.
Earl si inumidì le dita passandosele sulle labbra, in modo da poter far scorrere con maggiore facilità la carta spessa che nascondeva al suo interno l’essenza di ciò che stava tormentando Kyle.
- Eccoci, in queste pagine ci sono le rappresentazioni di tutte le figure femminili, qui troverai la tua adorata perseguitrice, avanti dai un occhiata - Earl aggiunse una pacca sulla spalla del ragazzo, sorridendo.
Cercava di tranquillizzarlo, poteva ancora vedere i residui del terrore che aveva vissuto in poco tempo.
Kyle sfogliava e sfogliava, scrutando ogni singola figura, senza però ottenere nessun risultato: ogni immagine gli sembrava simile alla donna che aveva visto all’interno della galleria, era impossibile per lui distinguere una figura dall’altra, anche a causa del quasi totale sbiadimento delle sagome, il cui inchiostro aveva iniziato lentamente ad allontanarsi dal proprio solco originale, creando macchie sparse fra le pagine.
- Non riesco a capirci nulla, Earl. Le pagine sono troppo sbiadite per poter leggere qualcosa con questa grafia - Kyle continuava, invano, a sfogliare l’enorme libro, nella speranza di porre fine ai suoi dubbi e preoccupazioni.
- Aspetta - disse il vecchio - Ti aiuto io, guarda forse è questa!
Earl strappò il manuale dalle mani del ragazzo, portandolo avidamente vicino al viso, come se fosse il suo unico tesoro. Kyle venne sorpreso dalla sua reazione, era come se lui non contasse nulla in quel momento, nonostante si parlasse di ciò che lo interessava in prima persona. Inizialmente fu quasi disgustato dall’improvviso cambio di carattere di Earl; bastò vedere le successive mosse, per cambiare idea.
Earl prese un’enorme lente di ingrandimento, spessa diversi centimetri, e dal diametro abbastanza ampio da ricoprire completamente la sua faccia. La portò all’altezza degli occhi, focalizzandola sul libro.
- Non ci vedo, cataratta. A questo serve questo stupido vetro: credo di aver visto qualcosa che potrebbe essere la nostra indiziata. Il solo problema è che i miei occhi hanno visto troppe albe, e da soli non riescono a effettuare un buon lavoro, almeno nei particolari - Earl alzò lo sguardo, mostrando una faccia distorta, a causa dell’effetto di ingrandimento, al ragazzo.
- Oh capisco… cos’hai visto di tanto importante?
- Niente.
- Come niente? Ma hai detto di guardare, avevi trovato qualcosa!
- Non ho mai detto questo.
- Ciò che hai detto lo implica, però.
- Nondimeno non l’ho detto, ragazzo.
- E allora che cosa vuoi dire?
- Dico che fai troppe domande, e sei fortunato a non trovarti nell’esercito, altrimenti adesso ti ritroveresti a pelare patate per anni, oltre a dover rasare i peli sotto le ascelle del cuoco - Earl rise, Kyle parve sconvolto - Scherzo ragazzo, scherzo. Semplicemente mi è venuta in mente una creatura, forse è lei.
- Lei chi? Kyle era sempre più curioso, non poteva evitare di pensare alla vera identità di ciò che l’aveva quasi ucciso.
- Eccola! Una Banshee, mitologia delle tribù della Foresta Nera, come pensavo. Sono degli spiriti femminili, di solito appartenenti a una famiglia in particolare, ne erano le protettrici, in un certo senso. Viaggiavano spesso nei boschi, accompagnate dalle loro risa di vittoria, nel caso in cui muoia un membro di una famiglia rivale, oppure piangendo in modo straziante, a seguito della morte di un familiare. Si pensava che fosse sufficiente udire il loro pianto per far impazzire un uomo adulto, portandolo alla morte. L’unica cosa che non torna è il fatto che ti ha attaccato, non si registravano attacchi, almeno non voluti: si poteva venir attratti dal pianto, in quanto si voleva cercare di aiutare la donna in pericolo, ma quando se ne capiva la vera natura, era ormai troppo tardi.
- Santo Arceus, che brutto modo per andarsene… e c’è un qualcosa che le tenga lontane? Anche un amuleto o robaccia simile - Kyle era diventato completamente bianco, le gambe iniziarono a tremare sotto il peso del suo corpo, senza la sua approvazione.
- Mi dispiace, Kyle, ma la sola cosa che si può fare è interrompere il loro pianto, spesso rumori forti le fanno scappare, come a esempio….
- Un piccone contro una lastra d’acciaio?
- Esattamente, mi hai tolto le parole di bocca.
- Lo so, è stato quello a salvarmi, grazie a Riolu - Kyle si voltò in cerca dell’amico, che stava ancora giocando con Abra, correndo avanti e indietro per la tenda.
- Una delle poche cose che puoi fare, in questo momento, è tornare immediatamente da Daisy, e restare sempre in compagnia. Non restare mai solo, ragazzo.
- Lo farò, grazie mille, Earl. Posso fare qualcosa per ricambiare?
- Ruba tanta roba al magazzino, se c’è vorrei della Rap Cola, è la mia preferita.
- Vedrò di trovartene una cassa allora.
- In questo caso spero che la Banshee non ti prenda. Sur, che dici, vuoi accompagnare Kyle a casa sua?
- Sì certo, il bianco non muove il culo dai suoi bei cuscini e il nero deve fare il lavoro pesante, è ingiusto. E poi dormi nel letto comodo, voglio il mio avvocato.
- Non riapriamo questo discorso, ti offrii vitto e alloggio, ricordatene - Earl ammiccò verso di Kyle.
- Erano trent’anni fa! Ho diritto a picchiare il tuo candido culo da puretto del cazzo.
- Non vorrai obbligarmi a dire a Daisy che non hai voluto accompagnare Kyle?
- Calma, vecchio del malaugurio, scherzavo. Kyle lo accompagno io, con piacere. Andiamo ragazzo. E a mai più, stupido cialtrone dell’epoca di Tutankhamon.
- Arrivederci miei cari, mi raccomando fate attenzione lì fuori, nelle gallerie è meglio essere prudenti.
- Certo, Earl, grazie ancora di tutto, arrivederci. Tornerò con la sua Rap Cola! - Kyle corse verso l’uscita, seguito a ruota da Riolu, il quale non aveva mai smesso di osservare e vigilare sul suo amico. Salutò Abra con un cenno della mano, per poi darsi all’inseguimento di Kyle, il quale, preso dall’entusiasmo di conoscere finalmente il nome di quella donna, sentiva il bisogno di correre da Daisy a raccontarle tutto, lei avrebbe saputo sistemare le cose nel caso di un nuovo attacco.
- Non sono fatto per questo, io dovrei trovarmi sul divano a vedere tv, con una birra in mano. E invece devo correre appresso a due duracell senza fine. Ma perché corrono e non camminano! Kyle, rallenta che la pancia mi fa perdere velocità! Sur iniziò a correre a sua volta, sbuffando per il troppo esercizio fisico a cui era sottoposto.
- Dai Sur, che un po’ di corsa ti fa bene.
Il pensiero di quell’essere parve come scivolare via dalla mente di Kyle, che in questo momento pensava solo al fare ritorno da Daisy, per poter dormire tranquillamente.
Le cose andavano diversamente per Riolu, il quale non riusciva a rassicurarsi, neanche adesso che si trovavano completamente circondati dagli scavatori che popolavano le strade.
Quella cosa, la Banshee, occupava il primo posto nella mente del Pokémon, obbligandolo a non abbassare la guardia in nessun istante. Temeva per l’incolumità di Kyle, piuttosto che per la sua vita; credeva che le possibilità di pericolo in quelle circostanze fossero minime, ma nonostante questo non poteva fare a meno di girarsi per guardarsi le spalle, con la continua impressione di essere inseguito. Spesso si ritrovò a girarsi per guardarsi le spalle e individuare eventuali malintenzionati pronti ad aggredirli, senza però trovare nulla, e questo lo portava ad allontanare i pensieri negativi. Era ora certo che in quelle condizioni non ci sarebbe stato nessuno in grado di aggredirli, in mezzo a tanta gente.
Di una cosa era sicuro, qualcuno o qualcosa li seguiva. Non si trattava però della Banshee, o almeno in parte. Sentiva la sua presenza, simile a ciò che aveva percepito all’interno della galleria, e nonostante questo c’era un particolare che gli sfuggiva, impossibilitandolo a identificare la presenza che sentiva sul collo. L’essenza immaginata dai dettagli del vecchio militare si differenziava da ciò che percepiva ora, come se fosse un falso, un’imitazione molto accurata.
Riolu scrollò la testa, liberandosi all’istante delle troppe congetture effettuate in pochi secondi dalla sua mente, riportando l’attenzione all’attività motoria. Un passo col piede destro, uno col sinistro, in rapida sequenza.
Kyle percepì i dubbi di Riolu, anche se in parte molto limitata, voltandosi e guardandolo dritto negli occhi. Capì che qualcosa non tornava al suo Pokémon, e quindi non era cosa da sottovalutare.
Banshee… ho una brutta sensazione. Riolu, non ce ne siamo liberati...
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