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HNK - TIR - 10 - Casa

Casa


Il giorno successivo, Cole si svegliò molto presto. Dormì poco più di quattro ore, irrequieto com’era. Coprì Daisy, fino al collo, con la parte di coperta che aveva utilizzato lui, dormendo vicino alla sua donna. Si alzò dal suo giaciglio e si allontanò dal gruppo, diretto verso la fine del tunnel. Nel suo cammino fu il più silenzioso possibile, evitando di svegliare anche una sola persona. L’unico rumore udibile era il tintinnare del grosso martello che cozzava sulla sua armatura. Si spinse oltre il limitare del campo adibito per la notte, nell’oscurità della grotta. Nonostante fosse sprovvisto di luce, riusciva a vedere in modo impeccabile la strada davanti a sé. Scavalcò un masso che altrimenti l’avrebbe fatto inciampare, accarezzando la sua tetra corazza, in segno di ringraziamento. Molto era cambiato da quando l’aveva indossata per la prima volta, ed era sicuro che ancora molto sarebbe cambiato. Uno strano brivido gli percorse la colonna vertebrale, facendogli rizzare i capelli quasi del tutto rasati. Sentì l’abitante della Poké Ball nero lucido fremere, come se condividesse il suo stato d’animo.
- Non ancora, amico mio. Dobbiamo prima arrivare alla base, non voglio rivelare la tua presenza – disse Cole, parlando più a sé che alla Ball.
Si fermò, immerso nell’oscurità, con la mente che vagava nei suoi pensieri. Ce l’avevano quasi fatta, ormai erano praticamente al sicuro, grazie anche ai sistemi di difesa dell’ultima zona ancora libera dalla tirannia dell’Ordine. Assieme a Daisy e Sur, anche l’ultimo gruppo di rifugiati ancora in libertà era finalmente giunto verso la sicurezza. Cole lo aveva lasciato per ultimo in quanto il più numeroso e potente rispetto agli altri. Dopo aver vagato di Regione in Regione, era finalmente arrivato il momento in cui i suoi sforzi avrebbero dato vita a un movimento che avrebbe portato alla liberazione del mondo intero.
Cole chiuse gli occhi, restando in ascolto del mondo che lo circondava. Piccole gocce d’acqua che filtravano dal soffitto cadevano a un ritmo quasi regolare, andando a creare piccole pozze nell’infinito labirinto di tunnel creati nei secoli dai molti Pokémon scavatori. Alcune sezioni della nuda e viva terra si muovevano, gemevano e venivano distrutte, dal passaggio di Pokémon selvatici in superficie. Le pareti parvero essere vive, gremite di Pokémon tipo Terra intenti a spostarsi nel sottosuolo, aprendo nuove gallerie e distruggendone di vecchie al loro passaggio. Poco più avanti ai piedi di Cole apparve un Nosepass dal terreno che esaminò la zona circostante con il suo naso elettromagnetico. Osservò Cole, nell’oscurità, ricambiando il suo sguardo. Il Pokémon inclinò leggermente la testa di lato, si girò velocemente e scomparve nel sottosuolo, chiudendo la piccola galleria al suo passaggio.
Cole fece altrettanto, girandosi a sua volta, per poi tornare indietro. Ritornò dal gruppo, per poi svegliare tutti. Circa mezz’ora dopo, erano nuovamente in marcia.

L’ultimo tratto di strada fu per lo più silenzioso e senza eventi degni di nota. Tutti camminavano con lo sguardo proteso in avanti, cercando di fendere l’oscurità e osservare finalmente la fine del loro viaggio. Per tutta la galleria rimbombava il pesante falcare di Rhyperior: come un enorme tamburo da guerra, il rumore prodotto dai suoi passi faceva vibrare le pareti e sobbalzare le pietre più piccole presenti sul terreno. Il Pokémon Trapano avanzava senza alcuno sforzo evidente, nonostante trasportasse un’enorme turbina da diverse tonnellate di peso.
Dietro di lui, Sur e i suoi uomini camminavano con passo sostenuto, lasciando volontariamente qualche dozzina di metri di distanza da Ryp, con armi e Poké Ball pronte a ogni evenienza.
- Singing' “Don't worry 'bout a thing, 'Cause every little thing gonna be alright” – cantavano in coro, rendendo la melodia alquanto felice ed eccitata, nonostante le circostanze in cui veniva evocata.
Una piccola porzione di terra e sassi si staccò dal lato destro della galleria, portando con sé polveri e provocando un debole rumore, amplificato grazie alla tipologia di ambiente. Chiunque si accorse dell’accaduto ma nessuno gli diede più importanza di quanta se ne dà a una mosca.
Kyle volse lo sguardo verso destra, appena in tempo per vedere la polvere galleggiare, per brevi istanti, per aria, prima di ricadere dolcemente sul terreno arido e compatto.
L’arrivo era imminente, mancava sempre meno. Mano a mano che avanzavano l’eccitazione generale aumentava: anche se non espressa in alcun modo, era tangibile. Istintivamente, mano a mano che si avvicinavano, iniziarono ad accelerare il passo, sempre più inclini a voler raggiungere il prima possibile la nuova zona sicura.
Cole si fermò d’impatto, intimando l’alt al resto del gruppo. – Ci siamo, eccoci arrivati – disse, indicando la fine della galleria.
Quella, si concludeva con un’immensa voragine nel suolo, di almeno cinquanta metri di raggio, da cui trasudava una sinistra oscurità che pareva cercare di vincere le fonti di luce, per poi avvinghiarsi alle sue prede e gettarle nell’abisso.
Un fremito percorse la schiera di sopravvissuti, scioccati dalla vista. Tutte le fonti di luce erano puntate nella voragine, e anche così non si riusciva a vincere il buio.
Daisy si sporse in avanti, superando Cole. Allungò il collo verso la voragine, da cui proveniva un gelido alito di aria carica d’odore di uova marce e chiuso, pestilenziale.
- Cole, che razza di presa per il culo è, questa? – sbottò la corvina.
- La nostra nuova casa – sorrise lui, mostrando tutti i suoi denti.
Daisy raccolse un sasso piuttosto grosso e lo lasciò cadere nel vuoto. Aspettò diversi secondi, che si accumulavano in decine. Poi si girò, impaurita e stizzita allo stesso momento, verso di lui.
- Credi davvero di poter scendere lì sotto? Il sasso non ha prodotto il minimo rumore, sarà profondo chilometri!
I più prossimi ai due, sentendo le parole di Daisy, iniziarono a mormorare fra di loro, impauriti e sicuri di essere ormai spacciati. Non avevano più viveri ed erano fin troppo stanchi, per poter tornare indietro. Senza contare che i Sacerdoti stavano sicuramente seguendo il loro stesso percorso, seppur con qualche giorno di svantaggio.
Daisy continuò a urlare e imprecare, attirando l’attenzione di tutti. Giunse Sur, dalle retrovie, per cercare di capire cosa stesse succedendo e di trovare una soluzione. Kyle li vide discutere, mentre Cole continuava a fissare il baratro, con un sorriso stampato in faccia.
Esprimeva immensa soddisfazione. E pareva anche divertito, e non poco.
Si girò verso di Kyle, facendogli l’occhiolino. Poi, senza dire nulla, si avviò verso l’enorme fossa.
Daisy non ebbe il tempo di aprire bocca, che Cole saltò in avanti, diretto verso morte certa.
Invece di precipitare, schiacciato verso il basso dalla forza di gravità, rimase fermo a mezz’aria, come se fosse capace di levitare. Fece un paio di passi in avanti, tastando un immaginario terreno, con il piede. Diede un paio di pestoni, facendo vibrare l’aria. Della polvere si sprigionò dal suo stivale, per poi ricadere nel vuoto.
Cole si girò verso di Daisy, scoppiando a ridere all’istante. – Dovresti vedere la tua faccia, tesoro mio. Sembri morta. Coraggio, seguitemi.
Colpì nuovamente il vuoto con lo stivale, stavolta sembrò una sequenza di pause e colpi ben definita, della durata di una decina di secondi. All’ultimo colpo, l’aria sotto di Cole s’illuminò, mostrando un sentiero invisibile a occhio nudo che andava piano piano definendosi.
- Una delle difese del rifugio, non credereste mai a chi ha pensato questa cosa geniale. Abbiamo approfittato dell’abisso, probabilmente Groudon era venuto in vacanza qui. Noi ci abbiamo fatto qualche modifica con i nostri Pokémon Psico.
Nel mentre Cole parlava, un’azzurra strada andò a disegnarsi sotto i suoi piedi: dal limitare dell’abisso, partì un potente fascio di luce che andò a rendere visibile il percorso creato grazie alle arti psichiche dei Pokémon. Avanzò con velocità sempre maggiore, voltando ora a destra, ora a sinistra. Per lunghi tratti proseguiva dritto, per poi girare bruscamente e invertire il senso di marcia, salendo di quota e poi ridiscendendo. Sembrava un vero e proprio labirinto su più piani, con la sola differenza che lì la strada era singola.
Tutti erano fin troppo stupiti per poter proferire parola. Kyle, Riolu e Arcanine guardavano sbalorditi le luci azzurre sotto i loro piedi, che diventavano più scure in prossimità dei loro corpi. Rhyperior andò per ultimo, e la strada scomparve al suo passaggio, lasciando dietro di sé il vuoto.
- Abbiamo pensato di renderlo un po’ più lungo da percorrere, ma così facendo, nel caso qualcuno avesse trovato per caso la via, sarebbe stato impossibile seguirla senza conoscere la combinazione giusta, per questo la strada gira di volta in volta in modo imprevedibile, per evitare qualsiasi problema. E se qualcuno dovesse volare – e qui Cole indicò le parti di strada sopraelevate, fatte in modo da impedire qualsiasi passaggio laterale – ci sono quelle a pensare al resto.
La traversata durò una mezz’ora abbondante, nel mentre Cole rispose a molte delle domande a lui dirette, sulla strana e bizzarra natura di quel modo per attraversare il baratro.
- Certo che è vero, non c’è nessuna illusione. Scavammo nella montagna per poter avere una via di fuga segreta, in caso di attacco, diretta verso di voi, e ci trovammo quest’immane voragine davanti, abbiamo semplicemente pensato di rendere la cosa a nostro favore. Ovviamente c’è anche la combinazione per rendere il ponte dritto e passare più velocemente, ma non avreste le mascelle che puliscono il pavimento adesso! – Cole rise di gran gusto, mentre Rhyperior metteva, finalmente, piede sull’altro capo dell’abisso. Di colpo la luce azzurra che aveva illuminato l’ambiente, emessa dal ponte, scomparve. Cole batté le mani, e immediatamente apparvero delle fiamme eteree sulla parete di fronte a loro. I sopravvissuti erano stipati in una piccola zona pianeggiante, in cui erano a malapena contenuti. Non c’erano gallerie, scale o tunnel in cui passare, solo il muro di terra e rocce che sbarrava loro la strada.
- Ryp, vuoi essere così gentile da fare tu gli onori di casa?
Il Pokémon ruggì lievemente. Segno di assenso.
Si fece largo tra la folla, con delicatezza imbarazzante per uno della sua stazza, facendo ben attenzione a non calpestare nessuno. Si avvicinò al muro, a circa un quinto della sua lunghezza, sulla sinistra.
E batté il grosso pugno sulla parete.

Tum… Tum Tum… Tum.

Ci fu un attimo di pausa poi, come richiamato dalle viscere della terra, qualcuno rispose a sua volta.

Tum Tomp… Tomp Tum, Tum.

Rhyperior lasciò passare pochi secondi, poi concluse quello scambio di battute con colpi di forza crescente.

Tum… Tum, Tum, TUM.

Dal nulla comparvero delle fessure di luce. Due imponenti battenti di pietra si spostarono verso l’interno, lasciando entrare fasci di luce così potenti da accecare i più di loro, ormai non più abituati a luci così intense.
Cole entrò, facendo segno agli altri di seguirlo. – Benvenuti, a New Hope, la vostra nuova casa!
I primi a entrare furono Daisy, Sur e Kyle coi suoi Pokémon. Ci fu un’esplosione di grida di gioia e applausi. Loro erano accecati dalla troppa luce ma, dopo pochi attimi, furono di nuovo capaci di vedere.
Davanti a loro si estendeva un’enorme vallata posta fra le montagne.
E dentro di essa, migliaia di persone che erano giunte all’ingresso per l’occasione.
Fra le urla di gioia, Kyle sentì il suo cuore esplodere. Non ricordò di essersi mai sentito così bene come in quel momento: era certo di trovarsi nel posto giusto. Quello era il piccolo angolo di universo in cui sentiva che si sarebbe trovato benissimo. Già a primo impatto, venne raggiunto da qualcosa, che pareva permeare l’aria, di dolce e gentile, trasudante sicurezza. Non aveva alcun dubbio, quella era la sua nuova casa.

Diverse ore dopo, gli abitanti di New Hope stavano aiutando i sopravvissuti a sistemarsi e ad allestire il nuovo campo. Rhyperior venne incaricato di portare con sé i vari Pokémon lavoratori, verso le zone lasciate apposta per loro. Venne raggiunto in un grosso spiazzo da alcuni tecnici, abitanti del posto, che iniziarono a mettere assieme i vari pezzi dei generatori di energia elettrica, portati dal vecchio campo dai Pokémon. I più robusti erano impegnati a spostare a destra e sinistra, sotto comando degli ingegneri, i vari inverter e connettori. Rhyperior sistemò l’enorme turbina vicino a diversi condensatori e gruppi di batterie che avrebbero poi contenuto l’energia prodotta dai Pokémon. Nel frattempo, un gruppo misto di Mankey, Machop, Gabite e alcuni Toxicroac, era impegnato nel concludere la costruzione di nuove case ed edifici vari, già avviata dagli abitanti di New Hope. Un piccolo stormo di Noctowl li supervisionava, con i loro enormi occhi penetranti e perennemente attenti. Utilizzavano i loro poteri psichici solo in rari casi, restando appollaiati sugli alberi che delimitavano la piccola radura in cui si sarebbero stabiliti i nuovi arrivati.

Kyle approfittò del tempo che impiegarono gli altri a sistemarsi, per poter esplorare la valle.
Si erano lasciati l’imponente Monte Corona, la cui vetta innevata si stagliava nel cielo come un’imponente zanna intenta a lacerarlo, alle spalle. Tutt’attorno, i confini erano definiti da diverse montagne minori, vallate e dirupi: a prima occhiata pareva impossibile uscire da quel luogo, senza dover ricorrere al volo o allo scavare nella nuda e viva roccia. Kyle alzò lo sguardo al cielo, troppo bramoso di rivedere nuvole, sole e Pokémon volare liberi nelle blu onde celesti; l’abitare sotto terra aveva i suoi difetti, di questo ne era certo.
Il cuore gli batteva forte nel petto anche per il semplice cinguettio di alcuni stormi di Starly, intenti a volteggiare sopra le loro teste, ad altezze piuttosto elevate. C’era verde ovunque, dalle centinaia di alberi di frutta sparsi in modo casuale o raggruppati per tipologia, di cui la maggior parte sconosciuti a Kyle, all’erba, così soffice e morbida che non si avrebbe avuta alcuna difficoltà a dormirci sdraiati, con più comodità dei migliori letti disponibili a Sinnoh. Decise di togliersi le scarpe, che portò poi a mano, e di affondare con i nudi piedi nell’erba ancora leggermente bagnata di rugiada, lì dove il sole non era riuscito ad arrivare direttamente. Dietro di lui, Riolu cercava inutilmente di smuovere Arcanine, immobile, con la coda fra le zampe.
Kyle lo guardò, ipotizzando che il Pokémon si sentisse a disagio, in una situazione del tutto diversa dalle sue abitudini, rinchiuso chissà quanto tempo in quel deposito dov’era stato trovato.
- Arcanine, seguimi dai. Non ti devi preoccupare di niente, è solo erba, non fa male – il ragazzo calò una mano, facendola sprofondare nel manto erboso.
Raccolse un po’ di terreno, facendosi largo fra gli steli, per poi avvicinarsi ad Arcanine e facendoglielo annusare.
Riolu lo imitò, affondando entrambe le braccia nell’erba. Guardò il Pokémon Leggenda dritto negli occhi, sorridendo.
Arcanine mosse un primo passo, calpestando lentamente la verde peluria della terra, con la sua zampa. Raspò il terreno con gli artigli, facendo finire del terriccio fra le unghie e il pelo fra le dita.
La sensazione di freschezza lo raggiunse immediatamente; Kyle lo vide scodinzolare.
Pochi istanti dopo, Arcanine scattò in avanti, diretto verso il nulla. Corse il più velocemente possibile, scartando improvvisamente di lato o fermandosi di colpo, lasciando lunghi solchi nel terreno. Corse da un lato all’altro della valle, così veloce che chi lo vedeva non aveva neanche il tempo di domandarsi cosa fosse quella freccia arancione, impazzita e indomata.
Diverse volte concluse la sua corsa rotolandosi nell’erba, ruzzolando per diversi metri con le gambe all’aria e l’affanno, per poi fermarsi qualche istante, sdraiato per terra, con la lingua di fuori e i muscoli in eccitazione, e subito dopo ripartire.
Kyle mosse un passo in sua direzione, cercando di coglierlo in un momento di pausa, dato che sembrava essere diventato sordo ai suoi richiami, quando un’enorme mano gli si poggiò sulla spalla.
- Lascialo fare, credo sia la prima volte che veda l’erba e la natura…
Kyle si volse verso la voce familiare, trovando il volto di Cole che lo fissava, sorridente.
- … Lasciagli godere la libertà, per la prima volta.
- Ho solo paura si allontani troppo – commentò Kyle, ingenuamente.
- Di questo non devi preoccuparti, i Pokémon sono fedeli, gli Arcanine in particolare lo sono di più del solito. Forse non lo hai notato, ma non ha smesso di guardarti neanche per un istante, fra una corsa e l’altra. In un certo senso sta ancora aspettando la tua approvazione.
- Oh, allora devo andare a dirgli di fare liberamente ciò che vuole, non voglio essere d’intralcio con questo.
- Non è il momento, ragazzo. Devi venire con me da una persona, ci tengo che tu la conosca e, se siamo fortunati, ci sarà anche l’altro. Probabilmente avrà portato ormai a termine l’altra missione. Manda Riolu da Arcanine, ci penserà lui.
E così fece, lasciando i suoi due Pokémon liberi di scorrazzare in giro, godendosi quei brevi istanti di felicità pura e slegata da ogni logica e legame materiale. Nel mentre, il pelo di Arcanine era ormai quasi libero dalla fuliggine e la sporcizia che si erano accumulati durante il viaggio, portando il suo manto a una nuova nascita, libera dal peso del passato e aperta a una nuova vita.


 
- Hancock

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