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LEV - CEP - 7 - Malibu pt. 2

Capitolo 7: Malibu pt. 2
 
 
Schermoluce. O Barriera. O forse Protezione. Probabilmente nessuno di loro lo avrebbe mai scoperto, sta di fatto che la pallottola si disintegrò a mezz’aria, contro un invisibile muro di luce. Tuttavia l’uomo vestito di nero che aveva sparato ad Axel, presumibilmente un infiltrato nella scorta della sua villa a Olivinopoli, non era solo. Immediatamente tutte le guardie cominciarono a sfondare porte e finestre della proprietà per accerchiare gli Allenatori che erano all’interno.
Cazzo, dobbiamo andarcene! esclamò il Superquattro.
A quel punto il loro salvatore si palesò. A generare quella barriera che aveva evitato al piombo di raggiungere il proprio Allenatore era stato un minaccioso Magnezone che si era nascosto tutto il tempo levitando al piano di sopra. Il Pokémon lanciò una scarica che lasciò l’agente infiltrato a terra svenuto.
Che diavolo succede, Axel? esclamò furente Tiana.
Avete addosso roba metallica? chiese quello.
Nessuno lo stette a sentire. Il caos che era scoppiato in meno di pochi secondi avrebbe colto di sorpresa anche l’uomo più calmo del mondo.
Avete addosso roba metallica? ripeté, rabbioso per la mancata risposta.
Dalla matassa dei sei Dexholder che tiravano fuori alla ben e meglio i loro Pokémon nella speranza di fronteggiare gli agenti vestiti di nero che iniziavano a fare capolino dalle vetrate rotte e dalle altre stanze, non si levò alcuna risposta.
Ah vaffanculo! Axel impartì un ordine preciso al proprio Magnezone.
Il Pokémon generò un fortissimo campo magnetico che attirò tutti i soprammobili e i componenti metallici della casa, aprì ogni cassetto dal pomello metallico, rovesciò sedie e sgabelli e strappò ogni arma dalle mani delle guardie. Il salone era ora tutto a soqquadro, ma nessuno avrebbe sparato loro contro. In tutto questo, Crystal aveva perso due forcine per i capelli, Blue un braccialetto e Gold la felpa a causa della cerniera lampo.
Dobbiamo scappare! ordinò quindi Axel.
Le guardie avevano perso le loro armi da fuoco, Magnezone le aveva tutte scagliate fuori dalla finestra, e non si fecero scrupoli a tirare fuori l’arma di riserva: le loro Poké Ball. Così, grazie ai Pokémon da sfondamento di tutti i presenti, calciando un Arcanine di qua e un Manectric di là, gli otto Allenatori cominciarono a farsi strada nella calca di nemici.
Axel sfondò una delle vetrate che dava sull’oceano ordinando a Magnezone di scagliarvi contro due guardie. Probabilmente quei due poveracci sarebbero morti cadendo in acqua da quell’altezza. Ad ognuno fu comunque permesso di uscire fuori e saltare sul proprio Pokémon volante. E così i Dexholder più i due Superquattro di Holon che volavano uno su Zapdos, l’altra su Swanna, presero una debita distanza dalla villa. Qualche guardia sembrava in procinto di salire sulla propria cavalcatura alata per inseguirli, ma Axel prevenne ogni possibilità. Fece un cenno con la mano e gridò qualcosa. E immediatamente divampò una inquietantissima luce gialla da casa sua. Decine di potenti esplosioni detonarono attorno alle fondamenta della sua villa. Erano degli Electrode che utilizzavano Autodistruzione.
Aspetta, che cazzo stai facendo? lo richiamò Green.
Troppo tardi, ormai l’edificio sembrava un castello di carte sotto il soffio del vento. Il cemento si sgretolò, i vetri esplosero, le fondamenta si sradicarono. La villa di Axel crollò nel mare in pochi secondi, polverizzandosi e accartocciandosi su se stessa. Il mare accolse tonnellate e tonnellate di resti e macerie colorandosi di una fitta schiuma biancastra e agitandosi paurosamente. E tutti loro, guardando senza poter agire in nessun modo, sapevano che decine di uomini erano rimasti intrappolati all’interno di quella valanga che si era riversata nell’acqua.
 
Porca puttana, Axel, che diavolo hai combinato? gridò Sapphire al Superquattro.
Tutti gli Allenatori erano atterrati sulle coste di una delle isole vorticose, poco lontano. Ancora scossi da ciò che era appena successo, avevano poggiato i piedi per terra, o meglio, sulla sabbia, prima possibile. Tanto era difficile che ci fosse anche solo uno di quegli agenti che avesse ancora voglia di inseguirli.
Mi aspettavo una reazione, la scorta mi era stata mandata da Zero. Sapevo che mi si sarebbero rivoltati contro, non li ho rifiutati per non destare sospetti, ma ho preso le mie precauzioni si giustificò quello.
Ma stiamo scherzando? Quante persone hai ucciso senza neanche pensarci? intervenne Blue attaccando Axel a sua volta.
Dodici, dodici guardie con due Pokémon ciascuna, se vuoi saperlo! ringhiò quello, severo, attirando lattenzione di tutti. E non pensare che l’abbia fatto a cuor leggero, stiamo per entrare in guerra con queste persone, loro non si fanno scrupoli a ucciderci, noi non possiamo mettere a repentaglio la pelle per dare loro clemenza. Inoltre, ora che ci penso, se li avessi lasciati vivi, loro avrebbero comunicato a Zero che sapete della sua responsabilità circa Rayquaza, Murdoch e Fenix e che siete sulle sue tracce. Dovreste pure ringraziarmi.
Ognuno tacque.
Volete che vi spieghi che cosa è successo veramente? Bene, statemi a sentire la sua rabbia cominciava a sbollire. Zero ha macchinato tutto riguardo alle faccende di Vivalet: Murdoch, costretto da quel folle, ha fallito nel controllare Rayquaza. È scomparso, certamente ucciso, per punizione.
I Dexholder si scambiarono degli sguardi di approvazione, la teoria di Camilla era stata confermata.
A quel punto, Zero ha iniziato ad indagare su noi altri Superquattro, credendo che volessimo tutti tradirlo come crede abbia fatto Murdoch. È accecato dalla rabbia e ha intenzione di eliminare ogni possibile minaccia, adesso noi come voi. Io e Tiana siamo venuti qui a casa mia, lontana da Zero, sperando di temporeggiare e inventarci qualcosa sospirò e riprese fiato. Come vedete non è servito a molto
Che cosa sta cercando Zero, esattamente? domandò allora Green.
Il controllo, Zero sta eliminando tutti gli Allenatori più potenti e influenti, vuole che tutto ciò che loro rappresentavano confluisca in un solo punto focale: Holon.
In un istante, tutto il disegno fu più chiaro ai presenti.
L’isola di Holon: una piccola regione, ma un grandissimo parco divertimenti proseguì Axel. Gli Allenatori si sarebbero rivolti contro la Lega che si era costruita la più grande immagine di sé, la catastrofe avrebbe attratto le attenzioni di tutto il mondo e dopo qualche tempo dei nuovi turisti. La Lega come mondo dello spettacolo: avrebbe attratto tutto il flusso mediatico e l’influenza degli altri Allenatori più grandi, una volta scomparsi quelli frammentati per le altre regioni. Pensate al più stupido degli esempi: se tutti quegli Allenatori avessero perso la vita all’Holon World Stadium, dove sarebbe stato costruito il loro monumento alla memoria? Dove sarà comunque costruito per quei poveri innocenti che sono morti?
Ogni Dexholder conosceva bene la risposta, in cuor suo.
E in fondo, alla fine di tutto, quale sarebbe stata l’unica Lega ancora in piedi? Axel aveva aperto loro gli occhi.
Possibile che nessuno di loro era riuscito a rendersene conto, fino a quel momento?
Quindi questo è l’obiettivo di Zero, perché gli informatori di Rocco e Camilla non hanno subito comunicato loro tutto? si domandò Green senza attendere una risposta.
Un attimo, Axel si intromise Sapphire. Che ruolo ha, in tutto questo, la Faces?
Quello alzò un sopracciglio, non comprendendo. Tiana, che gli si era affiancata per tutto il discorso, reagì con la stessa ignoranza.
Non sapete proprio niente?
Non capisco cosa dovremmo sapere…
Sapphire sospirò sconsolata. Si voltò verso gli altri Dexholder. Da come si guardavano, comprendevano di star pensando tutti la stessa cosa. Forse la vicenda di Hoenn era soltanto un’altra storia per niente collegata a ciò che stava accadendo con Zero. Senza dirsi una sola parola, avevano già deciso, si sarebbero concentrati solo ed esclusivamente su Holon, per ora. Ruby, Lino e la Faces potevano aspettare.
Axel, vogliamo dare una mano, Zero va fermato e ti assicuro che ci sono molti Allenatori validi disposti ad aiutarci disse Sapphire.
Bene, la cosa migliore è rimanere uniti, ora. Purtroppo però sarà abbastanza complicato mettere i bastoni tra le ruote a Zero mormorò quello.
Che cosa abbiamo su di lui, sappiamo dove trovarlo, quali sono i suoi punti deboli, qualcos’altro?
Veramente poco, ma possiamo dirvi tutto ciò che sappiamo rispose Tiana.
 
Un’ora dopo, nel laboratorio di Borgo Foglianova, sei Dexholder e due Superquattro sfuggiti alla morte più di una volta sedevano attorno ad una bibita fresca. Il Professor Elm era stato felice di rivedere i suoi ragazzi, affezionarsi a uno di quei bastardi, per una persona qualsiasi, significava ansia e paura di non rivederli più dopo l’ultima volta che si sono chiusi la porta di casa alle spalle.
Zero ha un talento naturale, bisogna riconoscerlo. Lui è incredibilmente potente, chi non lo ha mai visto combattere non può saperlo puntualizzò Tiana. Fatto sta che la sua principale arma è la sua instabilità mentale. Non solo lo rende imprevedibile, ma anche incontrollabile e privo di giudizio. Le persone che lui reputa meritino la morte difficilmente si salvano, anche perché ricorre a qualsiasi metodo, Pokémon o no, per farle fuori.
Il rassicurante discorso della Superquattro aveva congelato il sangue a tutti.
In poche parole siamo fottuti? domandò Blue.
No, ricordiamoci sempre che Zero è forte, ma anche solo aggiunse quella.
Sì, dillo alle guardie che per poco non ci ammazzavano tutti… commentò Silver.
Abbiamo per caso visto Zero, con loro? domandò Axel, sottile. Zero agisce da solo, quando delega altri al suo posto, non si immischia mai, ma quando entra in gioco in prima persona, lo fa in solitaria precisò il Superquattro.
Ci state dicendo che la cosa migliore da fare sarebbe che noi attaccassimo Zero quando lui scenderà in campo? domandò Gold.
Vi stiamo dando delle direttive, voi potete farne ciò che volete.
Non so, attaccare direttamente Zero mi sembra stupido, posso dirlo? fece quello. Anche se gli farebbero bene due calci in culo.
Io ho bisogno di pensare… Sapphire scattò in piedi.
Vengo con te la seguì Blue.
Le due ragazze lasciarono il laboratorio strisciando fuori dalla porta. Nessuno cercò di fermarle, non si fronteggia mai una donna esasperata. Crystal, la quale era rimasta zitta tutto il tempo, come ormai era consuetudine, si alzò e decise di relegarsi in una delle camere. Rimasero solo Gold, Green e Silver insieme ai due Superquattro di Holon, la temperatura era scesa di qualche grado e l’entusiasmo generale si era corroso.
Che cosa è successo al vostro amico Red? chiese Axel, come se dovesse sembrare amichevole per approcciare.
Non lo sappiamo fu la quasi indignata risposta di Green.
Notando lo stupore suo e di Tiana, Silver decise di precisare: Lui e la sua ragazza sono scomparsi una mattina, così, senza dire nulla. Quello stesso giorno, Red ha organizzato una conferenza stampa in cui ha dato le proprie dimissioni facendo una forte allusione alle ultime vicende avvenute.
E voi come intendete reagire? domandò Tiana con fare materno.
Credo di parlare per tutta la mia squadra quando dico che ora come ora non abbiamo la testa per questa faccenda. Si vedrà, ma per adesso dobbiamo risolvere un’altra situazione ingarbugliata tagliò corto Silver.
L’imbarazzo in cui cadde la situazione placò ogni rumore. Si udiva solo il suono che emetteva Gold masticando il collo della sua maglietta.
‒ Voi conoscevate Zero personalmente? ‒ domandò Green ai due Superquattro, come per educazione.
‒ Sì ‒ annuì Tiana, che sembrava la più provata dei due. ‒ all’apparenza sembra un ragazzo normale, a tratti simpatico. Ma non permette a nessuno di leggere nella sua testa o di avvicinarsi troppo a lui. Credo abbia subito dei forti traumi, o altro, sarebbe l’unica spiegazione per la sua doppia personalità.
Voi non avete mai fatto niente per fermarlo? ‒ domandò Silver. ‒ Da quanto tempo Zero occupa il ruolo di Campione? Un anno? Possibile che non abbiate avuto voglia di opporvi a lui, magari denunciandolo o qualcosa del genere?
‒ Era la cosa più sicura ‒ rispose prontamente Axel.
I tre Dexholder non capirono.
‒ Poco tempo dopo la sua salita al potere, Zero conobbe un ragazzo. Si chiamava Kalut ‒ cominciò Tiana.
Il sentir pronunciare quel nome, riaccese una lampadina nei loro cervelli.
‒ Sembrava, in un certo senso, essere riuscito a placare la follia e sete di distruzione di Zero. Non so in che circostanze i due si fossero conosciuti, ma Kalut era costantemente in compagnia del Campione. Sembravano molto legati. Durante la permanenza di Kalut alla Lega, Zero sembrava aver abbandonato i piani per Vivalet ‒ spiegò Axel.
Ciò che era stato raccontato loro era vero, allora: c’era un’unica persona capace di fermare la follia di Zero.
‒ Kalut quindi viveva alla Lega? ‒ domandò Green.
‒ Sì, Zero gli aveva concesso uno degli appartamenti.
‒ E poi che cos’è successo?
‒ Hanno litigato ‒ proferì Tiana. ‒ abbiamo assistito ad una delle più violente liti mai viste. Zero sputava fuoco, era il suo lato peggiore, quello che stava mostrando. Persino Kalut aveva perso la pazienza e lui aveva una personalità molto più tranquilla di quella di Zero.
‒ Quindi Zero se n’è andato?
‒ Non l’abbiamo mai più visto ‒ rispose Axel.
‒ Sapete per che cosa litigassero? ‒ indagò Green.
‒ No.
La risposta lo lasciò lievemente spiazzato.
‒ Non avete sentito niente? Nemmeno un’ombra di discussione?
‒ Oh, no. Hai frainteso. Loro non si urlarono contro ‒ precisò Axel. ‒ Lottarono con i loro Pokémon, e finiti quelli si presero a botte ‒ spiegò, come se fosse la cosa più normale al mondo.
 
All’esterno, Blue e Sapphire camminavano lungo la riva del mare che bagnava le coste di Johto da un lato e quelle di Kanto dall’altro.
Che cosa ne pensi, Blue? domandò la Dexholder di Hoenn senza scollare gli occhi dall’orizzonte.
A proposito di?
Tutto questo, in generale.
Io… Blue temporeggiò. Ti prego, possiamo parlare di altro?
Sapphire comprese la situazione della sua amica e le venne incontro. Come… come va con Green?
Blue fece la faccia di chi si vede passare dalla padella alla brace.
‒ Sinceramente non lo so, lui è più complicato di una femmina. Lo sai com’è, Green…
Sapphire annuì debolmente.
‒ Fa il duro, ma non vuole davvero trattarti male e... non riesco a capire che cosa voglia davvero, possibile che dopo tutti questi anni non abbia ancora deciso cosa fare della sua vita?
‒ Tu che cosa vorresti? ‒ le chiese Sapphire.
‒ Non lo so, all’inizio era bello: avere qualcuno con cui sfogarsi senza per forza doversi impegnare. Anche i nostri fidanzamenti settimanali, alla fine, erano delle sciocchezze, era tutto un gioco. Poi arriva il momento in cui inizi a pensare che in tutta una vita tu sei riuscita a divertirti qua e là, ma non hai portato a termine nulla…
‒ E ti senti uno schifo ‒ proseguì Sapphire.
‒ E ti senti uno schifo ‒ confermò Blue.
“Stanotte ho scopato con Ruby” avrebbe voluto dire Sapphire, che sentiva il bisogno di parlarne con qualcuno. Ma non lo fece, era certa che l’avrebbe presa male. Quindi entrambe lasciarono scorrere il silenzio di transizione tra una conversazione e un’altra.
‒ Che cosa pensi sia accaduto a Hoenn? ‒ domandò allora Blue.
‒ In che senso?
‒ Nel senso… cosa pensi ci sia dietro a tutto quello schifo? La Faces, Ruby, Lino…
‒ Non so, non so cosa pensare. Io… ‒ Sapphire sapeva che aprirsi in quel modo l’avrebbe costretta a subire una lunga e pesante ramanzina. ‒ Io non riesco a pensare che Ruby abbia voluto fare tutto questo.
‒ Sei ancora così legata a lui?
‒ Sarò sempre così legata a lui.
‒ Non so, secondo me non… dovresti. Non è la cosa… giusta.
In maniera completamente inaspettata, Blue scoppiò a piangere. Sapphire assistette ad una scena rara come quella senza sapere minimamente come reagire. Si era sentita così parecchie volte, negli ultimi tempi, impotente di fronte al mondo che si sgretolava davanti a lei. E Blue che lacrimava copiosamente, cercando di soffocare ogni gemito e coprendosi il volto con la mano, la faceva sentire ancora inutile, impotente, debole.
‒ Blue, che succede? ‒ chiese con un pallido filo di voce.
Forse era lo stress accumulato, forse le forti emozioni degli ultimi giorni, forse qualcosa che Sapphire aveva detto senza preoccuparsi delle conseguenze.
‒ È tutto ok, davvero… ‒ provò a rispondere quella.
C’era una sorta di regola nel mondo che obbligava le persone affrante e distrutte a rispondere ciò a chiunque fosse interessato a loro.
‒ Blue, ti prego ‒ la supplicò per una risposta.
Gli occhioni celesti di quella, per quanto gonfi e umidi, le sorrisero. Amaramente, ma le sorrisero. Allora Sapphire comprese. Blue non aveva mai avuto fiducia nelle persone, le poche volte che aveva deciso di affidarsi ai suoi amici, il mondo le era sempre caduto addosso. Silver era l’essere umano che lei sentiva più vicino, ma il suo affetto la distruggeva, riportandole alla mente tutti i momenti più brutti della sua vita. Sapphire, al contrario, aveva provato un sentimento troppo grande perché Blue potesse solo immaginarlo. E così, il vederli insieme rendeva Blue felice, generando un piccolo, empatico calore dentro di lei. Ma vedere il loro legame spezzato uccideva ogni sua speranza. Blue invidiava Sapphire, in un certo senso. Ma odiava ancor di più vederla sola e triste. Lei odiava quel mondo grigio che si era costruita attorno negli anni, quel mondo in cui non esistevano più i buoni, quel mondo in cui lei era costretta a vivere.
‒ Non fa niente, mi deve pure tornare il ciclo, scusami… ‒ banalizzò tutto.
‒ Vogliamo rientrare?
‒ Aspetta, aspetta un momento ‒ temporeggiò, asciugandosi le lacrime.
Quando le due ragazze rientrarono, Crystal era uscita dalla sua stanza e Silver aveva iniziato a preparare il thè. Nessuno aveva trovato una soluzione a niente. Tutto era ancora fermo in un limbo di angoscia e debolezza. La stessa impotenza che tutti loro avevano provato di fronte a Rayquaza, al corpo morto di Emerald, al ritiro di Red, alla morte di quei poveracci a Olivinopoli. Axel era in piedi e osservava le miriadi di cianfrusaglie che il laboratorio conteneva, come ognuno fa quando si sente a disagio in casa altrui, facendo finta di osservare attentamente l’angolino delle scope o il lettore DVD rotto.
Poi qualcosa ruppe quel silenzio tombale che si era creato nella stanza: la suoneria del cellulare di Axel. Il trillo fu udito da tutti. Il Superquattro estrasse il telefonino dalla tasca e lesse. Tiana lo vide perdere colore e cominciare a respirare a fatica in un istante. Il ragazzo sembrava aver appena visto la foto del suo bambino di cui non sapeva nulla.
‒ Statemi tutti a sentire ‒ disse, con voce insicura. Attirò l’attenzione di quelle sei anime maledette che si trovavano lì con lui.
‒ Che succede? ‒ domandò Green, attento.
Zero intende attaccare l’Altopiano Blu ‒ lesse a voce alta. ‒ È il numero di Kalut.
Fu faticoso metabolizzare il tutto.
‒ Tutto qui? ‒ domandò Green.
Puntuale come la morte, un secondo messaggio arrivò al cellulare di Axel.
Tra venti minuti.

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