Capitolo
7: Malibu pt.
3
‒
Ripetimi perché ci stiamo fidando ciecamente? ‒ domandò Gold, in groppa
a
Togekiss, sulla via per le cascate Tohjo.
Axel
aveva
ricevuto un ben poco rassicurante messaggio circa un imminente attacco
di
Zero all’Altopiano Blu. Il mittente era Kalut e tutto lo squadrone aveva
deciso
di mobilitarsi sulla base di quelle poche righe di testo.
‒
Perché Kalut è una delle poche persone che potrebbe meritare la nostra
completa
fiducia, per il momento è l’unico che ha agito come avremmo agito noi ‒
spiegò
Green.
‒
Potrebbe?
‒
Sì, ci stiamo basando su un messaggio, ma non mi interessa. Se è l’unica
strada, è l’unica strada.
‒
Bah…
Otto
Allenatori
in groppa ad altrettanti Pokémon volanti raggiunsero la grotta delle
cascate Tohjo in pochi battiti di ali.
‒
Rapidi, scavalcare richiede troppo tempo ‒ li spronò Axel.
Le
due
pareti di acqua furono oltrepassate in modi profani e a dir poco
ingiuriosi
per la sacralità di quel luogo. Due minuti dopo, erano già dall’altra
parte.
Ripresero
le
cavalcature alate per eludere il varco di transizione e sorvolarono
nostalgicamente la Via Vittoria.
‒
Avvisiamo Lance e gli altri! ‒ ordinò Green. ‒ Quanto tempo abbiamo?
‒
Non ne avete ‒ rispose una voce.
E
tutte le finestre del palazzo della Lega esplosero. Una roboante
esplosione per
poco non sfondò i timpani ai presenti. L’onda d’urto fece crollare
parecchi
marmi, sbilanciò gli Allenatori che si trovavano ancora in volo, sfoltì
gli
alberi più vicini.
Ognuno
dei
presenti rimase col cuore in gola. Il loro cervello si spense per
qualche
attimo, tentando di accettare l’orribile visione. E così, mentre le
fiamme
cominciarono a rodere l’edificio dall’interno, tutti e otto gli
Allenatori
atterrarono sconsolati. Green era pallido, Sapphire sembrava dover
cedere sulle
proprie gambe, Crystal aveva ricominciato a tremare. Tornò finalmente il
silenzio, rotto solo dallo scoppiettare delle fiamme e dallo sgretolarsi
di
alcune mura. Blue percepì la mancanza del proprio battito cardiaco.
Altri
morti, altre vite innocenti. E soprattutto, a quel punto Zero non
avrebbe
potuto distruggere altri posti più importanti per lei. La casa dei suoi
genitori forse, a meno che non l’avesse già distrutta.
‒
Axel, Kalut diceva sul serio… ‒ mormorò Tiana, prima di essere perforata
da due
affilatissime ed invisibili lance.
Davanti
agli
occhi attoniti dei presenti, la bellissima Superquattro di Holon emise
un
grido soffocato e si accasciò a terra con due buchi nel torace da cui
fluivano
copiosi fiotti di sangue. Cadde in una pozza rossastra e non si mosse
più.
Dietro di lei, comparve un Deoxys. Si trovava nella sua forma offensiva
e le
due lance che avevano ucciso Tiana altro non erano che i due flagelli
che
costituivano il suo braccio destro.
‒
L’altro, ora ‒ ordinò la voce che comandava il Pokémon DNA.
E
mentre Axel rivedeva scorrere come un film la propria vita, una barriera
di
energia si interponeva tra lui e le appuntite estremità di Deoxys. Il
suo
braccio si fermò a pochi centimetri dai suoi occhi.
‒
Fermati, Zack.
Alle
spalle
dei Dexholder, era apparso un giovane dai capelli bianchi. Aveva un
fisico mediamente muscoloso, indossava una maglia nera senza alcun
disegno e
teneva le mani nelle tasche dei bermuda. Non aveva scarpe. Kalut si
mostrò ai
presenti. Attorno a lui: uno Xatu, che sembrava nella sua massima
concentrazione, intento a bloccare Deoxys, e un Arcanine. Non disse
nulla, né
fece alcun cenno e il suo secondo Pokémon partì per attaccare l’essere
che
aveva appena assassinato Tiana. La scena sembrava assurda, ma quel
grosso
canide sputafuoco cominciò a colpire severamente l’umanoide psichico
facendolo
indietreggiare di parecchio. Poi, il ragazzo guardò Xatu che alzò il
becco in
direzione di un punto indefinito.
‒
Ti ho trovato ‒ mormorò.
Dalla
coltre
di foglie, emerse Zero, il Campione di Holon. Ognuno dei presenti aveva
visto il suo volto un innumerevole numero di volte, ma mai nessuno aveva
potuto
riprenderlo con quelle guance scavate, quelle occhiaie e quella follia
negli
occhi. L’uomo più potente della terra scrutò Kalut da testa a piedi, i
due si
incamminarono l’uno contro l’altro, come dei duellanti del far west.
‒
Kalut, quelli non erano venti minuti… ‒ ringhiò Axel, quando il ragazzo
gli
passò accanto.
‒
Mi dispiace per Tiana, non sono arrivato in tempo ‒ ribatté
semplicemente il
giovane dalla chioma color neve.
Quello,
esasperato,
si accasciò sul cadavere dell’amica e gridò fuori la sua
frustrazione.
‒
Intendete darmi una mano? È per questo che vi ho chiamati ‒ chiese,
rivolto ai
Dexholder.
Quelli
impiegarono
un pochino per comprendere di avere davanti l’uomo che
rappresentava la chiave di tutto e contemporaneamente quello che invece
concretizzava il più grande pericolo della terra.
‒
Non posso affrontare Zero da solo ‒ ammise Kalut.
Nel
frattempo,
Arcanine e Deoxys si separavano, il primo era malconcio mentre il
secondo sembrava in perfetta forma. E così, con un paio di sguardi
gelidi,
sullo sfondo del palazzo della Lega in fiamme, Zero si preparava ad
affrontare
i suoi avversari. Axel riuscì a portare via il cadavere di Tiana in
tempo,
prima che il Pokémon DNA controllato da Zero cominciasse a fronteggiare
ben
sette nemici contemporaneamente.
Circa
venti
minuti dopo, la Ferrari bianca di Lance inchiodò sullo spiazzo di ghiaia
retrostante la sede della Lega. L’uomo scese nervosamente dall’auto, ma
non
mollò la presa sulla portiera per evitare di vacillare. Aveva
individuato il
fumo nero a chilometri di distanza, ma non aveva voluto credere
all’ovvio fino
a quel momento. Ebbene, di fronte ai suoi occhi, l’Altopiano Blu:
macerie e
resti di un palazzo divelto dall’esplosione che i pochi abitanti locali
avevano
potuto udire. Qualche grosso pezzo di materiale da costruzione era
ancora
avvolto nelle fiamme, mentre le mura di mattoni erano tutte state
frantumate e
trasformate in un polveroso puzzle di tessere tutte uguali. Ormai, la
carcassa
dell’edificio sembrava reggersi in piedi per miracolo, perdendo qualche
pezzo
qua e là, continuando a decadere progressivamente.
Il
cellulare
del Campione squillò nella sua tasca. Lui lo estrasse e rispose.
‒
Dovete venire qui, è peggio di quanto pensassi ‒ proferì, senza cercare
vie più
dolci.
Riagganciò
senza
salutare, prese a correre per aggirare l’edificio distrutto, verso il
viale di ingresso. Aveva percepito dei rumori e li aveva riconosciuti
immediatamente: qualcuno stava ancora lottando.
Più
o
meno un quarto d’ora prima, una telefonata che non si sarebbe mai
aspettato
aveva mandato in mille pezzi la sua giornata. Lance si trovava nella sua
villa
quando una delle guardie del transito tra la Lega e il Percorso 23 aveva
iniziato a strillare alla cornetta qualcosa a proposito di una
gigantesca
esplosione e una colonna di fumo che si era levata dalla zona
dell’Altopiano.
L’uomo si era immediatamente Allarmato, aveva spinto forte
sull’acceleratore
della sua auto per divorare il percorso tra la sua villa di campagna,
nella
zona limitrofa a quella del Bosco Smeraldo, e la Lega Pokémon delle
regioni di
Kanto e Johto. E così, come
se dopo gli
avvenimenti di Vivalet e le dimissioni di Red la sua vita non potesse
diventare
più complicata, si stava preparando ad affrontare il responsabile dei
uno dei
più inaspettati atti di terrorismo degli ultimi tempi.
‒
Traditore ‒ sibilò Zero mentre il suo Deoxys trafiggeva lo stomaco di
Axel con
uno dei suoi flagelli.
Per
un
attimo, per un solo attimo, Kalut aveva distolto l’attenzione dal
Pokémon
DNA, e quella minuscola frazione di tempo era costata la vita ad
un'altra
persona. Davanti a lui, con un grido esasperato, il corpo dell’ultimo
Superquattro di Holon rimasto si accasciava esanime.
‒
Figlio di puttana! ‒ esclamava Sapphire mandando il suo Blaziken verso
Zero nel
tentativo di colpirlo. Il ragazzo si mosse neanche, Suicune entrò
tempestivamente
in suo soccorso generando delle cristalline barriere di ghiaccio
luminescente e
bloccando sul nascere l’offensiva del Pokémon.
Zero
aveva
combattuto valorosamente utilizzando solo tre Pokémon dall’inizio della
lotta: Deoxys, Suicune e Darkrai. Tutti esemplari unici catturati in
circostanze misteriose. Nessuno ricordava ci fossero quei nomi nella sua
squadra, non aveva mai utilizzato Pokémon così particolari dall’inizio
della
sua carriera. Eppure, il Campione di Holon aveva tenuto testa a più
Allenatori
tutti insieme sfoggiando uno dei più efficaci arsenali mai visti sulla
terra.
Kalut sembrava l’unico in grado di anticipare le sue mosse, ma non era
riuscito
a sferrare neanche un colpo, trattenendosi per poter proteggere
efficacemente
gli altri compagni, Zero era un mostro e quei Pokémon erano troppo
potenti. E così,
nessuno dei Dexholder era riuscito a penetrare le sue difese, nonostante
nessun
Pokémon fosse andato KO, la lotta sembrava essere pari se combattuta in
sette
contro uno.
Poi,
un
istantaneo lampo di luce in direzione di Zero. Quello ebbe il tempo di
accorgersene per schivare la fiammata che era stata diretta contro di
lui, ma
l’improvvisa vampa non poté non sfiorargli il braccio destro. Accennò ad
un
minimo dolore digrignando i denti e si voltò, come ogni altro
combattente,
verso la fonte dell’attacco. Vide Lance con al seguito un minaccioso
Dragonite
pronto a unirsi alla mischia.
E
lo sguardo dell’Allenatore più forte del mondo cambiò improvvisamente.
Parve
più docile, più calmo. Sembrava che pure il dolore della scottatura
fosse
scomparso.
‒
Via, adesso ‒ esclamò.
E
Deoxys si trasferiva immediatamente alle sue spalle. Darkrai e Suicune
scomparvero per fatti loro, Zero sfruttò il potere di teletrasporto del
Pokémon
DNA per vanificarsi in meno di un istante. Due morti, una breve
scazzottata, un
edificio distrutto. E Zero era di nuovo irraggiungibile, scomparso nel
nulla
come polvere nel vento.
‒
Che diavolo è successo?! ‒ ringhiò Lance con la tensione che pompava nei
ventricoli al posto del sangue. ‒ Quello era Zero, che cosa ha fatto?!
Davanti
a
lui: i Dexholder, tutte facce più o meno conosciute, un individuo che
non
aveva mai visto prima e due cadaveri che ben riconosceva essere due dei
Superquattro di Holon. L’individuo sconosciuto fu il primo a farsi
avanti.
Aveva dei curiosi capelli bianco perlaceo, dei vestiti del tutto
inadatti alla
situazione drammatica e i piedi scalzi che poggiavano sull’erba morbida.
‒
Chi sei tu? ‒ gli domandò Lance prima che questo potesse aprire bocca.
Kalut
lo
squadrò e sospirò, voltandosi verso gli altri. ‒ Probabilmente l’arrivo
di Lance
vi ha salvato la vita… ‒ disse.
Pochi
minuti
dopo, la situazione era diventata ingestibile. L’arrivo dei Superquattro
dell’Altopiano Blu che erano stati convocati per emergenza da Lance
aveva solo
preceduto quello delle forze dell’ordine, dei giornalisti e dei vigili
del
fuoco. La zona era stata messa in sicurezza e, in mezzo alla calca, le
persone
che erano state trovate sul posto si erano ritrovate accerchiate dalle
guardie.
Lance aveva spiegato ciò che aveva visto, grazie anche alla
testimonianza
dell’uomo che lo aveva allertato, e dai Dexholder fu sollevato ogni
sospetto.
Furono gettati dei teli sopra ai cadaveri di Tiana e Axel, i giornalisti
cominciarono a immortalare ogni momento di quel formicaio che una volta
poteva
ricordare una scena del crimine.
Dentro
un
tendone improvvisato dalle forze di soccorso, vi erano sei sconsolati
Dexholder seduti su degli scatoloni che alternavano sguardi vacui verso
il
terreno e occhiate fuggevoli rivolte a Kalut. Green sembrava dover
saltare da
un momento all’altro come una molla, Crystal lo aveva iniziato a fissare
come
da qualche giorno fissava Sapphire. Nessuno sembrava capire
quell’enigmatico
individuo che camminava a piedi scalzi e si guardava attorno con i suoi
occhi
profondi.
‒
Volete chiedermi molte cose ‒ esordì il ragazzo dai capelli bianchi,
prendendoli in contropiede.
Silenzio,
solo
il brusio della folla di sottofondo.
‒
La vostra è una situazione spinosa, per la prima volta il mondo non
dipende da
voi ma stranamente state facendo di tutto perché questa responsabilità
torni a
gravare sulle vostre spalle… ‒ balbettò come se stesse pensando a voce
alta.
Nessuno lo comprese pienamente. ‒ Si tratta delle vostre forti
personalità
egocentriche oppure solo di un intensa forma di masochismo? O altruismo?
O
magari entrambe, che differenza fa? ‒ rise.
‒
Chi diavolo sei tu, Kalut? ‒ domandò Silver con aria stupefatta.
Il
ragazzo
dai capelli bianchi si calmò improvvisamente. Non gli era mai stata
posta quella domanda.
‒
Hanno detto di me molte cose, ma sei il primo che lo chiede direttamente
a me ‒
mormorò.
‒
Che cosa c’entri con Zero? ‒ chiese, più diretto, Green.
‒
Io lo sorveglio: gioco con lui, lo tengo buono, lo faccio divertire in
modo da
tenerlo calmo ‒ rispose.
‒
Giochi con lui? ‒ Gold notò subito la stranezza.
‒
Gioco, il gioco aiuta molto le persone: rilascia serotonina, aiuta molto
l’organismo, calma il cervello…
‒
Impedisce di distruggere le città ‒ Green lo affrontò sul suo terreno.
‒
Stiamo parlando di Zero, grande Capopalestra di Smeraldopoli, non di tua
sorella Margi.
Green
decise
che lancetta del barometro della sua pazienza era andata troppo oltre la
soglia consentita. Ancora poco e avrebbe mollato un manrovescio al
ragazzo.
‒
Che diavolo c’entri tu con lui? ‒ Blue volle balzare dritta al punto.
‒
Oh ancora siete lontani dalla soluzione, quanta fiducia mal riponiamo al
giorno
d’oggi ‒ li prese in giro Kalut.
Rimasero
tutti
attoniti.
‒
Zero vuole il controllo sulle regioni, intende sottometterle con la
paura e la
forza ‒ proferì, stufo, Silver. ‒ Non ci serve alcuna soluzione,
vogliamo solo
impedirglielo.
I
suoi compagni annuirono, Silver si era correttamente fatto portavoce
delle
intenzioni del gruppo.
‒
State sbagliando tutto ‒ lo stroncò Kalut. ‒ Zero ha solo bisogno di
aiuto per
ritrovare la calma e io posso riuscirci. Non vuole nulla di tutto ciò
che avete
detto.
Le
espressioni
esterrefatte che gli comparvero davanti spiegavano più o meno
quanto fosse alle loro orecchie assurda tale affermazione.
‒
Zero ha commesso un genocidio ‒ ringhiò Sapphire, furente.
‒
Zero ha commesso un errore ‒ ribatté Kalut.
‒
Kalut, ti preghiamo ‒ Green teneva gli occhi chiusi e si massaggiava la
fronte
nel debole tentativo di mantenere la calma. ‒ spiegaci che cosa sta
succedendo.
Tornò
la
quiete, il ragazzo sembrava riflettere sulla domanda che gli era stata
appena posta.
‒
Ho fatto giungere a Rocco e Camilla delle informazioni quasi
completamente
vere. Per loro, Zero aveva intenzione di uccidere gli Allenatori più
importanti
servendosi di Rayquaza. Tutto questo doveva essere funzionale
all’intervento di
Ruby, che era l’unico in grado di opporsi al Pokémon Leggendario…
‒
Non è vero ‒ si indispettì Sapphire.
‒
Sì, per questa cosa sì, ma non impelaghiamoci in altri discorsi. Ho
fatto in
modo che loro due si attivassero sulla base di questa informazione
poiché Zero
mi era sfuggito di mano, dopo l’ultima crisi non sono più stato capace
di
controllarlo. Lui è fuggito ‒ proseguì.
Tutti
pendevano
impazienti dalle sue labbra, Sapphire invece non poteva fare a meno
di pensare a ciò che Kalut le aveva detto.
‒
E Zero non hai mai avuto intenzione di uccidere quelle persone ‒
puntualizzò.
‒
Ma… l’ordine di risvegliare Rayquaza… ‒ tentò Blue.
‒
Zero voleva avere il potere di controllare Rayquaza, ma non sappiamo per
quali
scopi. Ha delegato Murdoch per questo. Il suo errore è stato fidarsi di
lui ‒
Kalut parlava lentamente, lasciando che la verità riempisse la stanza e
la
tensione accompagnasse le sue parole. ‒ Murdoch e gli altri Superquattro
hanno
tradito Kalut, utilizzando Rayquaza per attaccare quei civili. Zero, al
momento
opportuno sarebbe stato incastrato. Io ho allora colto la palla al
balzo,
giocando dalla loro parte, facendo credere che anche io pensassi che
Zero fosse
il responsabile. Per questo ho dato la colpa a lui, quando ho informato
Rocco e
Camilla. Solo così potevo continuare ad avere dalla mia parte i
Superquattro di
Holon. Poi, Zero ha deciso di iniziare a sterminarli. Mi era sfuggito,
l’unico
modo per ritrovarlo era seguire Tiana e Axel, prima o poi li avrebbe
ritrovati
per ucciderli.
Tutti
i
presenti ricordarono le parole di Camilla: Zero uccide solo coloro che
secondo lui meritano di morire, i traditori che avevano causato quello
sterminio erano degni obiettivi. Il Campione di Holon non li aveva mai
costretti a nulla, si era sempre fidato di loro. Axel aveva mentito, di
nuovo,
per una ragione ancora ignota.
‒
Facci capire, Axel e Tiana hanno tradito Zero e tu li hai utilizzati
come
esche? ‒ domandò Green.
‒
Io avrei lasciato che li trovasse soltanto per individuare lui, sarei
riuscito
a proteggerli entrambi. Ma Zero mi ha anticipato, ha voluto attrarre noi
da lui
facendo esplodere l’Altopiano Blu.
‒
Così non è stato.
‒
No, non ci sono riuscito… Zero sta diventando sempre più
incontrollabile, non
mi aspettavo che avesse quei Pokémon e che fosse diventato tanto forte,
di
solito riesco a fronteggiarlo. Ma lui era sicuro di riuscire a vincere.
‒
Quindi se prima non era ancora quel mostro spietato che avrebbe fatto a
pezzi
centinaia di persone senza batter ciglio, lo sta comunque diventando ‒
chiese
Gold.
‒
Praticamente sì, ma possiamo ancora calmarlo.
‒
Kalut, che cosa volevano i Superquattro che intendevano incastrare Zero?
‒
domandò Sapphire, arrivando al nodo principale.
Dall’entrata
del
tendone fece capolino Lance: ‒ Uscite, dobbiamo farvi alcune domande ‒
poi
indicò Kalut con lo sguardo. ‒ anche a te ‒ e sparì.
‒
Devo andarmene ‒ decise allora Kalut. ‒ Vi contatterò io se saprò altro
sui
movimenti di Zero. Dobbiamo riuscire a fermarlo, ma ora non so come
convincere tutti
del fatto che Zero non sia il diretto responsabile.
‒
Aspetta ‒ intervenne Gold. ‒ Può non aver causato lo sterminio di
Vivalet, ma
ha ammazzato quattro persone, per poco non uccideva pure noi e inoltre
ha
appena fatto esplodere la Lega Pokémon.
‒
Sì, il che doveva solo metterci in allerta per portarci da lui, non è
morto
nessuno nell’esplosione. Zero uccide solo chi merita di morire.
Kalut
sapeva
ciò che diceva, i Dexholder credevano alle sue parole. Purtroppo c’erano
ancora molti punti interrogativi: le cause che spingevano Kalut a fare
ciò che
stava facendo, l’obiettivo dietro il tradimento dei Superquattro, le
reali
intenzioni di Zero.
‒
Non posso spiegarvi ora ‒ Kalut decise di uscire dalla parte opposta
della
tenda e scomparire in mezzo alla vegetazione.
A
poco servirono le proteste dei Dexholder. Il ragazzo scomparve rapido e
silenzioso come un serpente. Videro uno Xatu seguirlo in volo da
lontano.
Dall’altra
parte,
la sera stava scendendo. Ormai l’area era stata messa in sicurezza, le
decine di reporter che erano confluite sul luogo non aspettavano altro
che
spiegazioni. E queste ultime dovevano pure essere particolarmente caute,
dopotutto i Dexholder erano stati ritrovati sulla scena di un attentato.
Era
notte fonda quando anche l’ultimo dei giornalisti decise di demordere. A
quel
punto, sulla scena, restavano solo Lance, i poliziotti e i Dexholder.
Il
Campione
di Kanto, con vari giorni privi di sonno che gli gravavano sotto gli
occhi,
prese i Dexholder da parte.
‒
Che diavolo è successo? Che cosa ci faceva Zero in questa situazione? ‒
domandò, più nervoso che arrabbiato.
Si
fece
avanti Green, per parlare con lui da pari a pari: ‒ Zero è fuori di
testa,
lo è sempre stato e ora sta peggiorando. Hai visto cosa è successo ai
suoi
Superquattro? È stato lui, dobbiamo riuscire a trovarlo per mettergli i
bastoni
tra le ruote.
Nessuno
capì
se Lance lo stesse ascoltando o no, aveva uno sguardo vacuo che
combatteva
contro la pesantezza delle sue palpebre.
‒
Il ragazzo di prima, chi era? Dov’è finito?
‒
Lui è l’unica persona capace di fronteggiare Zero, si chiama Kalut. Non
può…
apparire in pubblico.
Sentendo
quel
nome, una fievole luce si accese negli occhi del Campione, ma in pochi
ci
fecero caso. Sta di fatto che evitò di insistere.
‒
Io… non capisco, perché ha attaccato l’Altopiano Blu?
‒
Voleva attrarre qui delle persone.
‒
Chi?
‒
Quelli che i medici hanno portato via dentro un sacco nero, Lance.
Circa
un’ora
dopo, i Dexholder si erano già allocati nelle camere del gigantesco
laboratorio di Biancavilla, a casa Oak. Il Professore era fuori, ma
Margi li
aveva accolti con tanto entusiasmo. Aveva avuto modo di conoscere tutte
quelle
facce nel corso degli anni, era felice di averli a casa per un po’,
anche se la
situazione non era delle migliori. Lance, poco prima, si era
raccomandato di
fare il possibile per trovare Zero e non esitare a chiamarlo in caso di
bisogno. Aveva bisogno anche lui di qualche lume da seguire, dentro
questa
vicenda.
Sapphire
ci
rifletté parecchio. Lance si era ritrovato il doppio delle
responsabilità
addosso e la metà delle forze su cui contare, nel corso di pochissimo
tempo. Le
sarebbe piaciuto fare qualcosa, ma tutto sembrava distoglierla
dall’obbiettivo
principale. Ruby, la Faces, Red, dovevano essere tutti messi in secondo
piano.
Zero era ancora in libertà e loro lo avrebbero fermato.
Commenti
Posta un commento