Always Running
Il gruppo di sopravvissuti marciò per diversi giorni, nel sottosuolo. Giorno e notte; persero ogni inferenza temporale, al buio delle caverne e gallerie. Le luci emanate da Pokémon, torce e dispositivi vari non riuscivano a illuminare del tutto l’ambiente. In particolare, la zona superiore delle pareti ed il soffitto vennero lasciate arbitrariamente in balia delle tenebre, per risparmiare energia e batterie. Cole, assieme a Kyle, Arcanine e Riolu, apriva la fila; seguivano i più anziani, i bambini ed i feriti, i quali davano il ritmo alla marcia. Subito dopo di loro si trovavano i giovani e gli adulti più in forze ed esperti in combattimenti, affiancati dai loro Pokémon, già fuori dalle Pokéball. Daisy veniva subito dopo di loro, assieme alle donne e i restanti civili, dietro di loro giganteggiava Rhyperior, trascinandosi il suo immenso fardello senza un apparente sforzo. Infine, a circa quaranta passi di distanza, Sur ed i suoi tenevano d’occhio il tutto e si occupavano della sicurezza delle retrovie. Simile alla tattica utilizzata dai branchi di Luxray durante le migrazioni.
Dopo il primo giorno, in cui marciarono per sette ore di fila senza tregua, Cole decise che fosse arrivato il momento di prendersela con più comodo. Non aveva intenzione di perdere altri innocenti a causa dei ritmi serrati. Sur aveva fatto brillare l’ingresso della galleria, sotterrando le prime centinaia di metri di strada: sarebbe stata un’impresa ardua, anche per Rhyperior, sgomberarla dai detriti in poco tempo. Così, Cole cominciò a concedere pause più lunghe e più frequenti, durante le quali il gruppo si univa, lasciando qualche sentinella nella retrovia e in capo al manipolo di sopravvissuti. Fu soprattutto durante questi momenti che Cole raccontò varie vicende della sua avventura, lasciando in sospeso il numero di persone dall’altra parte, ad aspettarli. Daisy parve accontentarsi dei suoi racconti; Kyle era sempre più desideroso di conoscere ogni istante del suo viaggio.
In soccorso di Cole venne Sur, le poche volte che lasciava la retroguardia, per poter allenare Kyle, Riolu ed Arcanine.
- State migliorando, ragazzo. Arcanine è una forza, non si stanca mai!
- Grazie, Sur, cerchiamo di mettercela tutta – rispose Kyle, mentre parava la sassata lanciata da Sur, utilizzando un coperchio di una pentola a mo’ di scudo.
Durante l’allenamento fisico di Kyle, Arcanine e Riolu lottavano in coppia contro un Electabuzz e un Raichu addetti ai rifornimenti energetici, venendo messi a dura prova.
- Kyle, concentrati! – urlava spesso, Sur – Se non resti concentrato su di noi e loro, come pensi di guidarli in battaglia?
- È difficile, non posso pensare a entrambi.
- Sì che puoi, basta fare pratica.
Kyle mosse brevemente il viso verso i suoi Pokémon, urlandogli delle mosse da seguire per portarsi in vantaggio. Sur approfittò per colpirlo violentemente sul viso, utilizzando il suo bastone. Kyle cadde all’indietro, con un sonoro tonfo. Riolu e Arcanine si voltarono, sentendo i lamenti del loro allenatore e vennero colpiti a loro volta dai loro rivali.
Sur fece segno ai due tipi Elettro di fermarsi, aiutò Kyle ad alzarsi e si avvicinò con lui ai Pokémon.
- Vedi? Una sola distrazione, tua o loro, e siete fregati. Credi nei tuoi compagni, e loro crederanno in te.
Colse la rassegnazione negli occhi di Kyle, sorrise e puntò verso di lui il proprio bastone.
- Forza, un’altra volta. Poi basta, c’è quella quarantenne fra le ultime file che… Meglio non dirti cosa faremo, dietro quella roccia – ammiccò il veterano, tornando in posizione di combattimento.
Kyle fece un segno d’intesa ai suoi Pokémon, e si lanciò di nuovo all’attacco.
Tutto filò liscio fino al settimo giorno di cammino, durante il quale sarebbero arrivati a poche leghe dalla loro destinazione.
Daisy aveva raggiunto Sur e stava discutendo con lui gli ultimi dettagli sul come sistemare i sopravvissuti. Nei giorni passati si erano fatti un resoconto di chi fosse riuscito a scamparla, scrivendo una lunga lista contenente i vari lavori e le braccia disponibile per ognuno. Cole, però, le disse di non preoccuparsi più di tanto, in quanto nella loro nuova base avrebbero trovato tutto ciò che occorreva.
Quest’ultimo, si trovava come sempre in testa alla strana e malridotta carovana, assieme a Kyle. Fuori splendeva il sole di mezzogiorno ma nessuno, all’interno delle gallerie, percepiva l’alternarsi del giorno e della notte. Il loro ciclo vitale era ormai dettato dal solo sempre più affaticamento del corpo, fra una dormita e un pasto.
Kyle aveva finalmente esaurito l’interminabile sfilza di domande da lui gettate di continuo sul povero Cole e per questo si limitava, al momento, ad avanzare silenziosamente al suo fianco. Riolu aveva ormai trovato il suo posto, sul capo di Arcanine.
Cole imbracciava un fucile a pompa, mentre un enorme martello simile a quelli utilizzati dai fabbri, ma con l’asta di sostegno molto più lungo, rimbalzava e tintinnava sulla sua schiena. Kyle notò che su tutto il corpo dell’arma si intravedevano gli stessi strani simboli argentati che costellavano l’armatura: spesso le linee correvano le une indipendenti dalle altre, per poi riunirsi in strane rune che gli fecero venire in mente le foto di vecchi templi, trovate rovistando in giro fra case e costruzioni abbandonate.
Erano giorni che voleva chiedergli cosa significassero ma ogni volta qualcosa glielo impediva, a volte stesso la sua mente, troppo vogliosa di conoscere le meraviglie in giro per il mondo viste da suo zio: mari, monti, foreste, città fantasma. Una in particolare, rimase impressa dai racconti di Cole: Amarantopoli, con la sua immensa Torre di Latta e la vecchia Torre Bruciata, di cui non restavano neanche le fondamenta. Cole gli raccontò di averla vista in sogno, mentre aspettava, arrampicato su di un albero, il passaggio di alcuni Sacerdoti per tendergli una trappola.
Il giovane si decise: era arrivato il momento di chiedergli da dove provenisse quell’equipaggiamento così strano.
Si avvicinò a Cole, accelerando di poco il passo, per poterlo raggiungere. Allungò verso di lui una mano, per richiamare la sua attenzione. D’improvviso un grido gelido e tagliente gli lacerò i timpani, facendolo rabbrividire. Venne trapassato da parte a parte, l’impatto fu così forte da farlo accasciare sul pavimento; cercò di coprirsi la testa con le mani, per non impazzire.
I Pokémon gemettero, mentre la gente tutt’intorno si gettava al suolo. Cole fu l’unico a restare in piedi, un nero monolite in una radura di rami piegati dal vento. Urlò qualcosa ma alle orecchie di Kyle non arrivò altro che un suono ovattato e attutito. Cole gli si avvicinò, urlando di nuovo. Lo alzò di peso, indicandogli Arcanine e Riolu, i quali si erano già ripresi e si apprestavano a raggiungerli. Piano piano, l’udito tornò nuovamente e Kyle poté sentire ciò che gli veniva detto.
- Kyle, resta vicino ad Arcanine e Riolu, proteggi i civili. Io, Daisy e gli altri penseremo a qualsiasi cosa sia.
Vagamente, dalle retrovie, Sur stava dando ordini simili ai suoi soldati.
Kyle si sforzò per rialzarsi, facendo leva con le braccia. Non appena fu in piedi, una miriade di puntini bianchi iniziò a ronzare davanti ai suoi occhi. Barcollò, il suo piede parve vagare nell’infinito nero cosmico, per poi ritrovare il saldo appoggio sul terreno. In pochi attimi, tutt’attorno, iniziarono a correre umani e Pokémon: seguirono le direttive di Cole, posizionandosi poco più avanti dei civili.
In mezzo a tutto quel baccano, Kyle impiegò non poca fatica a raggiungere Arcanine. Riolu era sceso dalla sua testa e lo aspettava ai piedi di quest’ultimo. Dopo l’intenso allenamento al seguito di Sur, i tre si sentivano molto più sicuri di sé; bastò un solo cenno di Kyle e i suoi Pokémon lo seguirono. Dal folto pelo di Arcanine si sprigionavano scintille e l’aria venne pervasa da un leggero odore di zolfo, mentre dalle mascelle serrate del possente Pokémon Leggenda fuoriuscivano piccole vampe, illuminandogli la cicatrice che gli coronava il muso.
- Kyle, resta indietro – gli urlò Daisy – Pensa ai civili, io vado avanti. Voi uomini, seguitemi, portate i Pokémon, veloci!
- No, Daisy, non ancora – Cole le fece segno di restare indietro e riporre la Pokéball.
Ci fu un ulteriore urlo, straziante più del precedente. Ad esso si unirono, come un richiamo, decine e decine di versi simili, più o meno acuti. Kyle aveva le orecchie che andavano letteralmente in frantumi.
Il ragazzo si aggrappò con una mano al manto di Arcanine, ancora sporco di detriti dopo l’incidente durante la loro missione, utilizzandolo come trespolo per tirarsi su. Volse lo sguardo verso l’oscurità in cui convergevano le pareti ma nessuna figura si presentava ai suoi occhi, nonostante i vari Pokémon Elettro stessero bombardando la galleria con potenti scariche elettriche, portando la visibilità a oltre cento piedi di distanza.
Cole urlò qualcosa che non arrivò alle orecchie di Kyle, indicando il soffitto. Gli attacchi dei Pokémon si riversarono immediatamente verso la direzione indicata dal loro compagno. I tipo Psico, capitanati da un Espeon, crearono una bolla protettiva intorno ai civili, fermando la caduta dei massi, causata dall’impattare delle mosse contro ciò che Kyle pensò dovesse trattarsi dei loro nemici.
Si alzò un polverone immenso. Ogni rumore cessò.
I macigni vennero spostati e depositati ai lati della strada, creando un minimo di riparo ai civili.
Kyle, completamente stordito dal tutto, ci mise qualche attimo a riprendere contatto con la sfera terrestre. La maggior parte della gente si era buttata per terra, impaurita. In piedi restarono solo i combattenti, e Cole. La polvere sembrava, per qualche strano effetto ottico, non riuscire a raggiungere la sua armatura.
Ci furono ulteriori grida, stavolta di minore intensità. Kyle alzò gli occhi e rabbrividì non appena vide la prima di quelle cose.
- Banshee, allora esistono, non era un sogno… - disse, più fra sé e sé, ripensando alla spiegazione data da Earl pochi giorni prima.
Ed effettivamente, erano molto vicine a questa: parevano delle ninfe, coi lineamenti del viso delicati e dolci, lunghi capelli lisci come seta e un corpo da far invidia alle donne più belle che Kyle avesse mai visto. Indossavano tutte una lunga camicia da notte, di pura seta, bianche come un raggio di Luna. Il sangue si gelò nelle vene di Kyle, non appena i suoi occhi si poggiarono su quelli di una delle Banshee. Neri.
Neri più dell’assoluta tenebra.
La visuale tornò a farsi limpida, polvere e frammenti di rocce scomparvero lentamente dalla vista di tutti. Kyle ne riuscì a contare una dozzina, a primo sguardo. Quelle parvero non importarsi particolarmente dei Pokémon: i loro sguardi erano fissi sui sopravvissuti, che ricambiavano con occhi pieni di terrore.
I Pokémon non persero tempo e ripresero il loro attacco, non curanti dei danni collaterali alla struttura della galleria.
- Riolu prepara Vuotonda, Arcanine tu Lanciafiamme, intesi? – Kyle si voltò verso i suoi Pokémon, notando che erano scomparsi.
In pochi attimi il suo sguardo saltò da un lato all’altro della galleria, temendo il peggio. Riconobbe la folta criniera di Arcanine ergersi poco oltre Cole, di fianco a lui si trovava Riolu. Corse istintivamente verso di loro, fregandosene della minaccia incombente. Un masso si staccò dal soffitto, fracassandosi poco sopra la sua testa; l’impatto rese visibile, per qualche istante, la bolla protettiva che finiva pochi metri più avanti. Kyle alzò gli occhi, controllando il soffitto. Inspirò profondamente e si lanciò oltre la barriera, trattenendo il respiro.
In pochi attimi fu di fianco ai suoi Pokémon, Arcanine ringhiava violentemente verso la galleria, non parve accorgersi della sua presenza.
- Che fate qui? – urlò Kyle, cercando di sovrastare il rumore dello scontro alle sue spalle.
Riolu si voltò verso di lui, afferrandogli il braccio sinistro. Lo trascinò in avanti di qualche passo ed indicò davanti a loro, nella direzione in cui Arcanine stava ringhiando. Gli occhi di Kyle, non dotati della possibilità di individuare le auree emanate dagli esseri viventi come quelli di Riolu, ci misero molto più tempo ad adattarsi al buio profondo e a scorgere la sagoma indistinta di un qualcosa, decine di metri più avanti, celata nell’oscurità.
Kyle staccò la torcia dalla propria cintura, per poi puntarla in avanti: un Pokémon fantasma fluttuava a mezz’aria. Era di color viola, quasi porpora con le estremità più chiare del resto del corpo. Tre grossi gioielli, di un’altra tonalità di viola, erano incastonati nel suo petto. Due enormi occhi penetranti erano spalancati, sormontati da quel che ricordava un vecchio cappello da stregone, mentre il corpo del fantasma era simile ad una tunica svolazzante al vento.
Lui parve non aver fatto caso a loro tre, continuò ad osservare imperterrito la moltitudine di gente che cercava un qualche modo per contrattaccare l’assalto delle Banshee.
Kyle rimase come pietrificato, perso negli enormi occhi del Pokémon. Il suo sguardo gli fece accapponare la pelle e gelare il sangue nelle vene. Perse progressivamente l’udito: i suoni giunsero ovattati alle sue orecchie per i pochi attimi successivi, per poi svanire del nulla. Il silenzio lo sommerse come una valanga, mentre il cuore pulsava sempre più prepotentemente nelle sue orecchie, martellando con incessante paura. Gli parve di impazzire.
Sbatté ripetutamente le palpebre, impossibilitato ad altri movimenti, e improvvisamente il mondo tornò ad esistere: Riolu era lì, vicino la sua gamba, a strattonarla e cercare di attirare l’attenzione, mentre Arcanine ringhiava ferocemente verso il Pokémon nell’ombra.
- Riolu, corri a chiamare Cole, fallo venire qui! – urlò Kyle, riprendendosi dall’ipnosi.
Il Pokémon Emanazione non perse tempo e si fiondò alla ricerca di Cole, nella moltitudine che si trovava poco più indietro, nel lungo tunnel.
Kyle fece qualche passo, raggiungendo Arcanine. Dalla sua mandibola fuoriuscivano scintille e piccoli lapilli, che una volta toccata terra, continuavano a bruciare. Il manto dell’enorme Pokémon Leggenda era completamente arricciato, diventando perpendicolare al terreno in corrispondenza della schiena, dal collo alla coda, anch’essa compresa.
Saldamente fermo sulle sue quattro zampe, sembrava un’antica scultura intagliata in granito ed arricchita di ebano nero come la pece. La sporcizia accumulata sul suo manto non faceva altro che far risaltare ancor di più la sua possanza.
Fiero, inamovibile, pareva ergersi a difesa di tutti. Unico baluardo, contro cui il pericolo si sarebbe infranto come vento contro una montagna.
Immobile e fedele, aspettava in modo glaciale un solo comando, per avventarsi sull’avversario ed eliminarlo.
- Arcanine, vogliamo mettere in pratica quel paio di cose che Sur ci ha spiegato? – Kyle deglutì violentemente, con le gambe che gli tremavano.
Le mani sudate, e un’infinità di emozioni contrastanti scaturite dal suo primo, vero e proprio, incontro di Pokémon.
L’adrenalina di Arcanine finì per infettare Kyle, che avvertiva la tensione, palpabile e malleabile, che si era creata nell’aria. Sembrava che scariche elettriche e fulmini rombassero attorno ad Arcanine, tanto che era voglioso di sfogare la sua potenza. Il Pokémon Leggenda ruggì forte, facendo tremare l’animo di Kyle per eccitazione e paura assieme.
Kyle analizzò un attimo la situazione: quel Pokémon non sembrava prestare la minima attenzione, era completamente assorto dalle Banshee.
Che sia in qualche modo collegato? In ogni caso, devo neutralizzarlo o tenerlo impegnato finché Cole non sarà qui.
Kyle si volse verso i Sopravvissuti, notando che ben poco era cambiato da prima. Di Cole neanche l’ombra, Riolu proseguiva la sua ricerca.
Tornò a guardare in avanti, Arcanine stava letteralmente esplodendo per l’adrenalina. Kyle chiuse gli occhi.
Inspirò a fondo.
Svuotò completamente i polmoni.
E, infine, aprì gli occhi. La determinazione poteva leggersi sul suo volto.
- Arcanine – sentenziò, si sentiva onnipotente in quel frangente – Attacca! Però… - non fece in tempo a finire la frase, che il suo Pokémon scattò in avanti.
Arcanine piegò indietro le orecchie, appiattendole fino a diventare una sola linea con la testa. I muscoli e i tendini delle zampe scattarono, tendendosi. Tale fu la potenza della carica, che Arcanine parve quasi esplodere. Terreno, pietre e polvere si alzarono al suo passaggio, vorticando nella sua scia, come un uragano in piena estate.
Le fauci di Arcanine schioccarono rumorosamente, quando le fiamme vennero liberate dall’interno del suo corpo. Ne venne avvolto completamente: ogni singolo centimetro del suo corpo venne avvolto da roventi fiamme scarlatte, che rombavano e danzavano intorno alla sua figura in carica, illuminando di un macabro rosso scuro tutte le pareti rocciose prossime al suo corpo. Arrivò a circa quindici passi dal Pokémon avversario, ancora in trance, e si rannicchiò, comprimendo tutta la sua energia cinetica nelle zampe. Spiccò un unico, enorme balzo, carico di furia e potenza, per poi abbattersi inevitabilmente sul Pokémon fantasma.
Una spessa coltre di detriti, polvere e fumo si sparse nel punto d’impatto, intralciando la vista. All’istante, ogni rumore cessò. Kyle non si accorse della scomparsa improvvisa delle Banshee, tantomeno di Cole che stava avvicinandosi, accompagnato da Riolu. I secondi passarono e non un movimento percepibile.
Kyle puntò una torcia nel punto in cui era atterrato Arcanine, sforzandosi con gli occhi, per poter vedere. Finalmente, il manto di Arcanine apparve alla luce artificiale, mostrandolo seduto, immobile ad osservare Kyle, scodinzolando. Il Pokémon avversario giaceva inerme alla sua destra.
- Penso che Arcanine l’abbia beccato – disse Cole, ormai giunto al fianco del ragazzo.
Gli intarsi argentati rilucevano debolmente, nel momento in cui Cole puntò la sua torcia in direzione di Arcanine, per poi illuminare il Pokémon fantasma, riverso per terra.
- Richiama Arcanine, è un Pokémon fedele e fino a che non riceve un ordine, non si schioda di lì. Potrebbero essercene altri, vado io.
Dicendo questo, Cole si incamminò, torcia nella mano destra, la sinistra appoggiata su di una Ball completamente nera. Gli stessi decori dell’armatura ne rivestivano la lucida sagoma, completamente liscia, al di fuori del lato superiore, su cui facevano capolino diverse scaglie disposte in fila indiana, come le squame sulla schiena di un Feraligatr.
Kyle richiamò Arcanine, il quale si incammino con passo fiero e col torace in fuori. Nonostante fosse ricoperto di sporcizia, la sua regalità era tale da venir trasmessa anche tramite lo spesso strato di fuliggine e polvere adagiato sul suo manto.
Cole gli scambiò un cenno d’intesa a circa metà della distanza che avrebbe dovuto percorrere, dandogli una leggera pacca sulla spalla anteriore sinistra. Arcanine si diresse verso Kyle e Riolu, che lo guardavano carichi di ammirazione, Riolu in particolare. I due lo stavano aspettando al limitare del gruppo. Tutti erano con gli occhi fissi su di Cole, il cuore di molti sembrò andare in pausa, mentre la loro guida si avvicinava al punto in cui si trovava il loro aggressore. Nessuno emetteva fiato, l’unico rumore udibile era dato dai piedi di Cole che calpestavano e sgretolavano le pietre più piccole, depositate sul suolo.
Dopo pochi passi di attesa, Cole lo raggiunse. L’aria intorno al suo corpo era stranamente più fredda e rarefatta rispetto a pochi metri prima.
Il Pokémon giaceva a terra, privo di forze e di coscienza. Cole puntò la luce della torcia sul suo viso, sorridendo soddisfatto.
- Niente di cui preoccuparsi – urlò, per farsi sentire anche da Sur e coloro che erano rimasti indietro, assieme a Ryp, per evitare attacchi dalle retrovie.
- È soltanto un Mismagius. Utilizzano i loro poteri psichici per creare delle illusioni per le loro vittime. Mentre si è impegnati a combattere contro dei finti pericoli, Mismagius si nutre di paure e dell’energia vitale delle sue vittime.
Cole prese una Poké Ball vuota dal suo cinturone e l’adagiò lentamente sul viso di Mismagius. Il Pokémon non oppose la minima resistenza alla cattura, ormai privo di forze.
Sur arrivò di corsa, facendosi largo tra la folla. – Cole, che cavolo è successo qui? C’erano delle gran gnocche ectoplasmatiche che urlavano come Daisy nel terzo giorno di ciclo. Sono venuto appena ho potuto, ora la situazione è sotto controllo.
- Tranquillo, vecchio, era solo un Mismagius, Kyle l’ha preso, ora è al sicuro. Penso che lo porterò alla nostra equipe di scienziati, potrebbe tornare utile nella difesa del rifugio.
Sur spostò il grosso fucile ad otturatore scorrevole da una spalla all’altra, per poi far schioccare la colonna vertebrale, con un chiaro segno di soddisfazione sulle labbra. – Quanto manca ancora, per arrivare? – chiese poi.
- Ormai non più di un paio di chilometri. Siamo prossimi all’ingresso Sud: se guardi le incisioni su quel masso, vedrai che non sono scalfitture casuali, è una nostra piccola invenzione, un linguaggio non visibile a chi non cerca bene. Bisogna mettersi in una certa posizione ed illuminare il masso in questo modo – alzò la torcia, facendo molta attenzione all’inclinatura dei raggi.
Apparvero segni incomprensibili ma che furono tradotti con cura da Cole.
- Sì, esattamente due chilometri e mezzo. Il mio orologio dice che sono circa l’una e un quarto di notte, direi che per oggi può bastare, domani riprenderemo la marcia.
- Va bene, allora faccio sistemare tutti quanti come meglio possibile. Vado a preparare i ragazzi per i turni di guardia.
Circa mezz’ora dopo, Kyle fu libero dal complimentarsi di Cole e gli urli violenti di Daisy, dritti in volto, preoccupata a morte per la sua incolumità.
Arcanine era accucciato vicino una grossa stalattite, appoggiatoci col fianco sinistro. Riolu ronfava sulla sua groppa. Il Pokémon Leggenda vide Kyle avvicinarsi, i suoi occhi di fuoco erano posati in quelli color nocciola del ragazzo.
Arcanine spostò le zampe anteriori, creando un varco entro il quale Kyle trovò posto. Si appoggiò con la schiena contro il caldo ventre del suo Pokémon, che lo fissava incessantemente.
- Sei stato bravissimo prima – lo accarezzò sotto al mento e poi dietro l’orecchio, Arcanine chiuse gli occhi e si rilassò.
- Però devi farmi finire di parlare, la prossima volta. Non voglio ti accada nulla, intesi?
Kyle, dopo aver porso la domanda, si alzò, per poter osservare Arcanine. Quello emise un leggero brontolio, segno di intesa. Kyle, quindi, prese la sua enorme testa fra le mani, avvicinandoci la sua. La poggiò contro la fronte di Arcanine, chiuse gli occhi, e inspirò a fondo.
Tornò a stendersi, avvolto e protetto dal caldo manto del Pokémon. Addormentandosi, pochi minuti dopo, si unì al resto del folto gruppo.
Non una sola vita era sveglia in quella grotta, in quel preciso istante. Tutto taceva.
Hancock.
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