−
Riesci a vederli, Xatu? – chiese al suo Pokémon.
“Zero
è
all’ultimo piano, Ruby e Sapphire lo hanno raggiunto. Nei piani
sotterranei
ci sono invece Crystal e Silver che lottano contro un Dakrai. Credo
stiano
cercando le persone...
−
Che persone?
“Civili…
terrorizzati…
si trovano appena sotto di loro.”
−
Non posso aiutarli, non ora, devo occuparmi di Zero.
“Quindi
raggiungiamo
l’ultimo piano?”
−
Sì – rispose il ragazzo dai capelli bianchi.
Kalut
aveva
raggiunto Porto Alghepoli in tempi strettissimi, considerato che appena
quarantacinque
minuti prima si trovava a Zafferanopoli. Era sul tetto del centro
commerciale
e, un centinaio di metri più lontano, vedeva il palazzo FACES. Si
preparava ad
entrare in soccorso dei Dexholder per fermare Zero una volta per tutte.
“Kalut,
aspetta…”
mormorò ad un certo punto Xatu.
−
Che succede?
“Non
ti
ho ancora detto cosa sta succedendo…”
−
Andiamo, forza! – esclamò Silver. Il suo Feraligatr colpiva
violentemente il
Darkrai nemico, lo scontro stava volgendo leggermente a vantaggio suo e
di
Crystal. − Idropompa!
Il
Pokémon
Neropesto scomparve. L’oscurità a intervalli del parcheggio sotterraneo
in cui stavano lottando era un ottimo espediente per nascondersi per un
Pokémon
come lui. Tuttavia, i suoi agguati erano divenuti ormai prevedibili e
l’Hitmonchan di Crystal si era trasformato in una perfetta retroguardia
pronta
ad intercettare ogni singolo movimento sospetto. Stavolta però, Darkrai
non
tentò di prendere alla sprovvista Feraligatr o Hitmonchan.
Silver
udì
un urlo acutissimo, la eco di quel parcheggio amplificò la potenza di
quel
grido. Silver si voltò immediatamente.
−
Crystal – sussurrò.
La
ragazza
aveva commesso un errore: invece di mantenersi nelle zone illuminate
dalle luci al neon, aveva mezzo un piede in una zona d’ombra. Forse si
era solo
distratta, forse se ne era scordata, forse la violenza della lotta
l’aveva
costretta a fare un passo indietro involontariamente.
Aveva
una
grossa e affilata appendice nera conficcata nella coscia destra, un
tentacolo fatto di pura oscurità le aveva trafitto la carne. Quella era
l’unica
parte del suo corpo che era entrata nell’ombra, ma secondo lei faceva
già
abbastanza male.
−
Crystal! – gridò Silver, gettandosi verso di lei.
La
lama
d’ombra serpeggiò fuori dalla ferita, Crystal cadde a peso morto sul
terreno e Silver la soccorse. Il sangue cominciò a fuoriuscire copioso,
a terra
si formò in pochi istanti una grossa pozzanghera. La situazione era
preoccupante, ma tra il sangue, le grida di Crystal e la lotta che,
anche senza
le loro indicazioni, continuava ad imperversare, Silver mantenne la
lucidità.
Il fulvo prese gli elastici con cui Crystal si era legata i capelli e li
utilizzò come lacci emostatici stringendoli nella parte alta della
coscia. Prese
la sua maglietta e la avvolse attorno alla ferita, premendo forte sui
due fori
da cui sgorgava il liquido ematico.
−
Andrà tutto bene.
Tutto
questo,
non riusciva a calmare il dolore della ragazza. Chiamò allora Weavile e
ordinò di raffreddare la ferita, in modo da diminuire l’afflusso
sanguigno e
dare un minimo di sollievo alla ragazza.
−
Non è successo niente, ti porterò in ospedale.
Crystal
continuava
ad ansimare. Aveva le lacrime agli occhi e stringeva il braccio di
Silver come fosse stato l’ultimo appiglio prima del vuoto.
−Ti
prego,
farò di tutto per salvarti.
A
quel punto, Silver si rese conto di trovarsi davanti ad una scelta:
fuggire con
Crystal tra le braccia e avere un buon margine di possibilità di
salvarla oppure
pensare agli impiegati, salvando centinaia di persone, ma perdendo di
certo
Crystal.
Zero
sembrò
non curarsi della presenza di Ruby e Sapphire nella stanza. I due, dal
canto loro, non sapevano assolutamente come muoversi. Si erano preparati
a
dover affrontare l’Allenatore più forte del mondo, ma lo avevano trovato
lì, da
solo, al centro della stanza, con un foglio in mano e il volto rigato di
lacrime.
Con
lo
sguardo più umano che gli avessero mai visto fare, Zack alzò gli occhi
in
loro direzione. Si asciugò le lacrime con le dita. Guardò il pavimento
come un
bambino che ha appena combinato un disastro.
−
Teneva tutto in cassaforte, il bastardo… − commentò, alzando il mento in
segno
di disprezzo verso la scrivania.
Ruby
e
Sapphire erano ancora pietrificati.
−
Mi è toccato irrompere dentro un palazzo – ringhiò.
−
Zero… − tentò Ruby. – se hai ottenuto quello che volevi, puoi lasciar
andare i
civili.
−
No, mi dispiace, loro moriranno tutti – negò il Campione di Holon
accennando
una risata, come fosse la cosa più normale del mondo.
−
Aspetta, perché dovresti farlo? Qual è il tuo obiettivo? – Ruby cercava
di
mantenere la calma.
Zero
scrutò
il personaggio che aveva davanti. Fece qualche passo in sua direzione.
−
Io ti ho fatto uccidere dal mio Scizor, Ruby, e non hai neanche un
graffio…
−
Zero, ti chiedo di rispondermi, altrimenti sarò costretto ad utilizzare
le
maniere forti – lo minacciò Ruby.
Zero
tacque.
Aggrottò le sopracciglia e annuì.
−
Va bene – sussurrò.
Il
pavimento
tremò sotto i piedi dei presenti, il palazzo sembrò dondolare come
una torre di costruzioni. Ruby e Sapphire furono colti di sorpresa, ma
Zero non
fece la minima piega.
−
Lo senti? – domandò Zero. – Sono io che comando qui! – gridò loro il
ragazzo.
−
Che diavolo hai in mente?
−
Oh, niente di particolare, solo i miei Pokémon pronti ad abbattere
questo
gigantesco castello di carte dalle fondamenta – stavolta aveva lui il
coltello
dalla parte del manico.
−
Tu non puoi…
−
Sì io posso.
Zero
sospirò.
Ruby teneva fissa la posizione, coprendo Sapphire col suo corpo.
−
Non credere che sia io il cattivo, ragazza – disse lui, rivolto alla
Dexholder.
– Il tuo amichetto lì… ha pure lui qualcosa da raccontarti.
−
Che cosa stai dicendo? – chiese Sapphire, senza sapere come rivolgersi
ad un
genio omicida fuori di testa.
−
Dico che ci troviamo qui per una ragione ben precisa, no? Niente va mai
lasciato al caso. Ti sei chiesta perché ho colpito la multinazionale che
controlla la Lega di questo buffone qui davanti? Non hai mai pensato di
fare
qualche connessione?
Sapphire
era
ormai incuriosita. Ruby taceva, con espressione provata in volto.
−
Però effettivamente nemmeno lui ha colpa… è solo un disperato, proprio
come
tutti…
−
Zero, dicci che cosa vuoi e che scopi hai – riprovò Ruby.
−
Io voglio che questo posto diventi polvere, amico mio… − rispose Zero. –
Mi
hanno portato via tutto, mi hanno fatto sembrare un assassino, mi hanno
dipinto
come un mostro. E allora va bene, sarò il mostro che hanno creato.
−
Parli della bugia a proposito di Murdoch? – intervenne Sapphire.
Zero
si
mostrò stupito.
−
Cosa sapete?
−
Sappiamo che i tuoi Superquattro ti hanno tradito e incastrato, ci è
stato
detto da una persona.
−
Oh, il giovane Kalut… beh, voi gli avete creduto?
−
Ha dimostrato di meritare la nostra fiducia – rispose la ragazza.
−
Beh, effettivamente ha ragione. Murdoch ha ucciso tutte quelle persone a
Vivalet sapendo che poi la colpa sarebbe ricaduta su di me, Fenix, Axel,
Tiana…
erano tutti d’accordo per farmi arrestare.
−
Noi ti crediamo, Zero, possiamo fare qualcosa…
−
Beh, sì, alla fine ho soltanto ucciso quattro persone, demolito
l’Altopiano
Blu, abbattuto il palazzo della FACES e fatto una strage dei suoi
uomini… mi
rilasceranno sicuramente.
−
Perché hai deciso di diventare un criminale? Perché non hai scelto di
dimostrare la tua innocenza?
−
Perché è così che loro ti
maneggiano!
– esclamò lui con tanta forza nei polmoni da mettere quasi paura ai due
Dexholder.
−
Ti mettono nei guai, ti distruggono… poi ti tendono la mano al momento
giusto.
Se sono la tua unica speranza, possono sfruttarti a loro piacimento –
spiegò
Zero.
−
Di chi parli, quando dici loro? –
chiese
Sapphire.
Zero
non
rispose subito, lasciò parlare Ruby. Il Campione di Hoenn si era zittito
dopo l’accusa di Zero e, fino a quel momento, aveva taciuto.
−
Della FACES – rivelò il Dexholder.
−
Bravo, risposta esatta, figlio di Norman.
Tale
appellativo
causò un piccolo spasmo al ragazzo, come se fosse stato punto
all’improvviso.
−
Ruby, che cosa intende? – chiese Sapphire.
−
I miei Superquattro erano agenti FACES. Avevano l’ordine di boicottarmi
fin
dall’inizio. Io non lo sapevo, non l’ho capito subito… − spiegò Zero. –
Ero una
minaccia, per la FACES, perché ho scalato fino alla vetta del potere con
il
solo obiettivo di distruggerla, loro lo hanno scoperto in qualche modo,
mi sono
fidato delle persone sbagliate.
−
E perché volevi distruggerla?
−
Per questo – disse passando loro il fascicolo che stava leggendo fino a
poco
prima.
Ruby
lo
prese con cautela, lo alzò in modo che anche Sapphire potesse leggere
con
lui.
Silver
teneva
Crystal stretta a sé. La ragazza continuava a perdere sangue, nonostante
il suo intervento di soccorso. Stava per prendere una decisione quando
qualcuno
comparve alle sue spalle.
−
Portala via, qui ci penso io… − mormorò Kalut.
Silver
si
voltò, comprendendo di aver appena ricevuto una grazia dal cielo.
−
Sbrigati, o non durerà a lungo.
Il
ragazzo
corse sulla via del ritorno. Aveva Crystal in braccio che gemeva e
diventava sempre più pallida. Fece una, due, tre, quattro rampe di scale
senza
mai fermarsi. Poi avvenne qualcosa: il terreno tremò sotto i suoi piedi,
il
palazzo sembrò doversi sgretolare da un momento all’altro. Cadde
dell’intonaco
dal soffitto, qualcosa si mosse nell’ombra.
Il
ragazzo
ebbe appena il tempo di posare a terra la debole Crystal senza farle
del male e prendere una Ball dalla propria cintura. Una creatura si
avventò
contro di lui, famelica. Per fortuna, fu abbastanza rapido da chiamare
il suo Feraligatr
che lo difese dagli artigli di un ferale Lycanroc.
Se
fosse
stato un minimo meno attento, sarebbe sicuramente morto, e di
conseguenza
anche Crystal. Il Pokémon Lupo che aveva davanti sembrava eccitato
all’idea di
affondare le sue zanne in lui. Era uno dei Pokémon di Zero, quindi
temerlo era
giusto e saggio. Ma Silver aveva deciso che nulla gli avrebbe impedito
di
salvare la ragazza.
−
Cascata! – ordinò al suo Pokémon.
Professor Roland. Soggetto 01: Zackary
Edward Roland.
Unione
del
genoma Pokémon e del genoma umano in fase embrionale.
−
Bello, vero? – chiese Zero. − Un padre malato, amante solo di se stesso
e del
suo lavoro… un paio di calcoli. E così una persona talmente arrogante da
non
limitarsi a distruggere la tua vita, no… io sono stato creato per una
sperimentazione! – gridò, in preda all’ennesimo sbalzo di umore.
−
È la verità, questa? – domandò Ruby. – Sono andate così le cose?
−
Sì, Ruby, io sono l’esperimento di mio padre. La FACES spinse perché
fossi
creato, la FACES comandò quell’uomo perché mi costruisse.
−
E vuoi vendetta, per questo? – chiese Sapphire.
Zero
sorrise.
Lo fece in maniera quasi tenera.
−
Sembrerebbe la cosa più ovvia, già… ma non è così – scosse la testa. –
La
vendetta è precisa e prevedibile, è una reazione, è il karma che
colpisce al
contrario. Io sono più colui che intende impedire che tutto questo
avvenga.
Questa creazione di mostri, di uomini in provetta, la FACES non può
avere il
dominio pure sugli esseri umani. Non ne ha il diritto!
−
E per questo intendi uccidere dei civili? Degli uomini innocenti? –
chiese
Sapphire.
−
Sì, hanno provato a distruggermi, ci sono riusciti, tutto ciò che posso
fare è dimostrare
che avevano ragione… sono un criminale. Ma sono un criminale spinto dal
desiderio di annientarli per quello che hanno fatto. E quanto tutti
crederanno
che io abbia agito per vendetta, indagheranno sulla FACES, capiranno
cosa sta
succedendo…
−
Kalut, hai ragione, la FACES va fermata, ma non uccidendo dei civili… −
riprovò
Ruby.
−
Mi dispiace, io non ho nulla contro di voi… si, forse ti ucciderò, Ruby.
Ma non
qui, non ora, a meno che tu non decida di restare all’interno del
palazzo.
−
Darkrai è stato battuto, sto facendo uscire gli ostaggi dall’uscita del
parcheggio. Silver, tu e Crystal siete fuori? – domandò Kalut sul gruppo
di
comunicazione. Il ragazzo aveva spalancato l’uscita per le auto che era
stata
sigillata da Zero.
−
Ci siamo quasi.
−
Hai preso la strada più lunga, datti una mossa, Zero vuole distruggere
questo
posto per intero.
−
Non è così semplice, dannazione.
−
Mi dispiace, Zero, dobbiamo comunque impedirti di distruggere questo
posto –
disse Sapphire. Ruby chiamò all’appello Swampert, lei fece lo stesso con
Gallade.
Zero
si
coprì la faccia con la mano.
−
Sono lusingato, ma non potete fare niente, non sarò io a dare gli ordini
stavolta.
È già tutto programmato, i miei Pokémon sanno già cosa fare… − alzò le
spalle.
I
due Dexholder non parlarono. Ebbero seriamente paura, capirono di non
poter
fare niente e di aver solo perso tempo fino a quel momento.
Altra
scossa,
il palazzo tremò come una gelatina.
−
Tardi… troppo tardi – mormorò il ragazzo.
−
Ti fermeremo comunque, Zack – gli fece Sapphire, con la voce più
insicura mai
modulata.
“Kalut,
intervieni
all’ultimo piano” fece Xatu.
“Che
succede?”
chiese lui.
“Prova
ad
immaginare…”
“Merda.”
Il
ragazzo
dai capelli bianchi, fatti uscire tutti i civili, saltò in groppa a
Xatu che lo condusse fino all’ultimo piano in poco tempo. Vide
immediatamente
la scena che si era prefigurato: Ruby e Sapphire intenzionati a portare
via
Zero per consegnarlo alla legge.
−
Fermi! – esclamò Kalut, comparendo alle loro spalle. – Lasciatelo
andare.
In
quel
momento, tutto il palazzo cominciò a crollare. I civili erano fuori,
Silver era sicuramente già uscito.
−
Cazzo, Kalut, che ti salta in mente? – chiese Ruby.
−
Fidatevi di me, arrestarlo significa fare il loro gioco.
Il
palazzo
cominciava a dondolare pericolosamente, i vetri si rompevano, gli
oggetti cadevano da sopra le scrivanie, i muri iniziavano a sgretolarsi.
−
Vuoi scherzare? Tu per primo parlavi di fermarlo – fece Sapphire.
−
Non così, non arrestandolo.
−
Che significa?
−
Significa che Kalut ci serve libero, e che le forze dell’ordine sono la
FACES,
ormai. Non possiamo fidarci, spero vi abbia spiegato cosa sta
succedendo.
Dobbiamo averlo dalla nostra parte e non dalla loro.
Ruby
guardò
Kalut, poi fissò Zero, poi cercò risposte negli occhi di Sapphire. Non
sapeva come fare, non riusciva a capire quale fosse la cosa giusta da
fare.
L’ultima
Idropompa,
e anche Lycanroc andò al tappeto. Silver ordinò a Feraligatr di
caricarlo in spalla perché anche quel Pokémon fosse tratto in salvo.
Mancavano
ancora un po’ di piani all’uscita. Il ragazzo fece altre rampe di scale,
con
l’aria che nemmeno entrava o usciva più dai polmoni. Sentiva il sangue
pulsare
sulle tempie e le gambe bruciare come tizzoni ardenti. Si trovò davanti
all’uscita, quando tutto cadde.
L’intero
pavimento
del primo piano crollò davanti alle vetrate, quasi colpendo Silver e
Feraligatr in pieno. Il ragazzo non poteva muoversi bene, gli era
difficile
persino mantenere l’equilibrio, a causa della sorta di scossa sismica
che era
in corso. Vedeva i muri crollare, i pavimenti che si aprivano fino a
mostrare
il piano sottostante. Le colonne torcersi su loro stesse e il cemento
sgretolarsi.
−
Ti amo – le sussurrò, sperando che fosse ancora abbastanza sveglia da
sentirlo.
Con
le
sue ultime forze, correva verso l’uscita con Crystal in braccio quando
un
pezzo del soffitto di staccò di netto sopra di lui.
Il
ragazzo
fu colpito, rovinò a terra e lì rimase, svenuto, stretto sulla ragazza
come ultimo spasmo di coscienza.
Feraligatr
era
dietro di lui, lo aveva visto cadere e perdere i sensi.
−
Ah, vaffanculo! – esclamò Ruby.
−
Che cosa dobbiamo fare? – si domandò Sapphire.
−
Mi occupo io di lui, mettetevi in salvo – fece Kalut. – Non possiamo
consegnarlo alla legge, lo capite?
Il
Campione
di Holon, trattato come merce di scambio, taceva e seguiva la
conversazione con un’espressione divertita in volto, ma nessuno ci
faceva caso.
Di nuovo, Ruby e Sapphire si guardarono negli occhi. E così si
convinsero.
Riuscirono a trovare la forza nei loro rispettivi sguardi.
−
Faremo come dici tu – mormorarono, lasciando Zero nelle mani del ragazzo
dai
capelli bianchi.
−
È la scelta giusta – commentò lui, guardandoli negli occhi.
I
Dexholder cercavano avidamente una piccola ombra di sincerità nel suo
sguardo,
ma gli occhi di Kalut erano indecifrabili, lo erano stati dal loro primo
incontro: due perle vitree che sembrano sempre osservare ogni
particolare di
qualsiasi situazione. Avevano fatto l’impossibile per fermare Zero e
all’ultimo
momento il loro alleato più importante aveva rivelato di voler tenere in
libertà il loro nemico, si stavano sentendo terribilmente in colpa.
Eppure lo
guardavano mentre Kalut lo accompagnava verso una vetrata infranta per
farlo
fuggire con sé.
Poi
accadde
qualcosa: il ragazzo dai capelli bianchi sussurrò qualcosa all’orecchio
di Zero. Questo si voltò verso Ruby e Sapphire.
−
Avete perso qualcuno? – chiese, con uno sguardo di dolore puerile negli
occhi.
−
Un nostro amico è morto a causa di tutto questo – rispose Ruby. – Si
chiamava
Emerald ed è stato ucciso da Rayquaza. So che è stato Murdoch a causare
il
disastro a Vivalet, ma sei stato tu ad aver portato tutto questo.
Zero
sembrava
per la prima volta toccato dalle sue parole, lo stava ascoltando con
attenzione.
−
Non sei nostro nemico, ma voglio che tu sappia che molti innocenti sono
morti a
causa di tutto questo e uno di loro, in particolare, si è sacrificato
per me,
era una delle persone migliori al mondo – concluse.
Il
sorriso
sul volto di Zack era decaduto. Ciò che Ruby aveva detto lo stava
facendo rimuginare su qualcosa. Tuttavia, ebbe poco tempo per farlo,
quando
Kalut lo prese e lo gettò nel vuoto. Braviary intervenne tempestivo,
prendendolo
al volo, e Xatu lo affiancò. Kalut e Zero scomparvero nell’oscurità
della
notte.
Gli
abitanti
di Porto Alghepoli assistettero ad una scena epica e drammatica. Il
grattacielo FACES, il più alto della città, si sgretolò su se stesso.
Implose
scomparendo in una nuvola di polvere. Dalla sua sommità, comparvero due
puntini
verdi: un Flygon e un Tropius. Le loro cavalcature erano due Dexholder,
che
atterrarono tra la folla ammassata per le strade, in mezzo alle prime
linee. Si
era creato, attorno alla zona dell’incidente, un ampio cerchio di
ambulanze,
volanti, giornalisti. La notte di Porto Alghepoli era ormai colorata
dalle luci
blu della polizia e dai flash delle macchinette fotografiche, si
avvertiva il
caos tipico della folla: schiamazzi, chiacchiere, casino.
I
due, finalmente in salvo, cercarono Silver e Crystal. Si guardarono
attorno,
chiesero ai passanti, gridarono a voce alta il loro nome. Poi lo videro:
dalla
nuvola di polvere, uscì una sagoma di grosse dimensioni.
Sapphire
lo
riconobbe subito: era il Feraligatr di Silver.
Gli
corse
incontro e vide molto di più. Il rettile portava i corpi del suo
Allenatore e di un Lycanroc sulla spalla destra e nel braccio sinistro
stringeva Crystal in posizione fetale. Li aveva portati fino a lì
caricandosi
di tutto il loro peso, nonostante avesse addosso i segni e la fatica di
ben due
battaglie. Il Pokémon lasciò i corpi ai paramedici e si gettò a terra
per
riposarsi. Era coperto di una mistura di sangue e polvere. Sia Silver
che
Crystal grondavano: lui dalla testa e lei dalla gamba. Immediatamente
furono
caricati su un’ambulanza che partì a razzo verso l’ospedale più vicino.
Sapphire
e
Ruby, che avevano seguito la scena da qualche metro di distanza, si
accorsero
si starsi tenendo la mano. Rimasero stretti l’uno a l’altra in mezzo a
tutto
quel caos, quella polvere.
Rimasero
uniti
nella folla, immobili, silenziosi, notturni.
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